Non la tipica storia di due omosessuali.
Capitolo 1Molto spesso si tende ad iniziare un
racconto con la
descrizione di situazioni surreali,angoscianti e particolari. Magari un
vicolo
oscuro, nel quale un ragazzo sta seduto osservando il cielo
distrattamente,pensando al dolore che gli appesantisce il cuore.
Il tutto reso più cupo da un violento temporale.
Non vorrei che la storia che sto per raccontare cominciasse
in questo modo, ma è proprio grazie a questa condizione
atmosferica che tutto
ebbe inizio, e forse anche una fine.
Era un tranquillissimo
martedì mattina di
scuola.
Precisamente il 6 di Settembre.
Un giorno come gli altri: Tokyo era scossa da uno di quei
forti temporali che caratterizzano il Giappone in quel periodo
dell’anno e la
massa di gente che solitamente si fermava davanti ai semafori in attesa
di
passare in mezzo al traffico infernale sembrava ancora più
grande.
Nulla era rilevante agli occhi di Sasuke Uchiha, un ragazzo
di 18 anni che frequentava la terza classe del terzo anno di una scuola media superiore di livello medio-alto, uno degli istituti pubblici che dava più possibilità di entrare in una università altrettanto valida.
Il ragazzo stava seduto composto al suo banco in attesa del
professore di giapponese antico che sarebbe arrivato dopo dieci minuti.
Sasuke arrivava sempre quindici minuti prima dell’inizio
della lezione, cinque minuti prima dell’arrivo della maggior
parte della
classe. Arrivava, si sedeva e stava lì, o a fissare la
cattedra davanti a lui o
a leggere un libro, fino a quando era obbligato a muoversi per compiere
il
tradizionale saluto.
Non chiacchierava particolarmente con i compagni di classe.
All’inizio del suo percorso scolastico, in uno di quegli
incontri che si fanno per far conoscere meglio gli studenti di una
classe,
aveva messo in chiaro di non voler stringere amicizie profonde con
nessuno. E
il suo tono di voce freddo e deciso, accompagnato da uno sguardo truce,
era
bastato per convincere gli altri ragazzi a tenerlo alla larga.
Non che fosse antipatico, scorbutico o scontroso. Era sempre
disponibile a rispondere a domande riguardanti
l’attività didattica e, perché
no, anche a parlare dei suoi hobby, come la musica.
Ovviamente qualcuno, coloro che Sasuke definirebbe
“scocciatori”, aveva tentato di legare con lui: il
caso di Sakura Haruno.
Lei aveva tentato di conquistare le simpatie
del ragazzo avvicinandosi in primo luogo
fisicamente.
Ogni volta che si salutavano o che parlavano del più e del
meno tentava di abbracciare il ragazzo, come spesso usava fare tra gli
adolescenti, soprattutto femmine. Sasuke, ovviamente, rispondeva
scansandosi
abbastanza bruscamente.
La ragazza, non volendosi arrendere, aveva tentato
l’approccio verbale.
Durante l’intervallo Sakura iniziava a parlare dei suoi
diversi problemi, soprattutto amorosi, e poi chiedeva al ragazzo di
raccontargli delle sue avventure.
Sasuke aveva reagito dicendole che non gli interessava
niente delle sue vicissitudini e che di sicuro non avrebbe mai parlato
dei suoi
problemi con una piovra del genere.
Non ci fu il bisogno di ignorare Sakura perché da sola aveva
deciso di non rivolgere mai più la parola al compagno di
classe.
Sasuke pensava a molte cose. Quella mattina pensava a come
lo scroscio dell’acqua si abbinasse bene al rombo dei tuoni e
a come la luce
dei fulmini risaltasse nel cupo grigio del cielo.
Ogni tanto spostava lo sguardo verso la finestra, voltandosi
leggermente di lato, nella speranza di poter scorgere una saetta. Cosa
molto
difficile anche per la presenza degli imponenti palazzi della capitale.
Sasuke
amava i temporali. Ma quella mattina, stranamente, desiderava che ci
fosse il
sole.
I minuti passarono lentamente, ma nonostante questo non si
rese conto dell’eccitazione che impregnava la classe quel
giorno. Non si
accorse della massa di suoi compagni raccolti intorno ad un banco solo
e neanche
del fracasso che quelli facevano.
Quando improvvisamente il silenzio e l’ordine tornarono a
regnare nella classe, Sasuke realizzò che qualcosa di
particolare stava
succedendo.
Tutto gli fu chiarito con l’intervento del professore.
“Ragazzi, da oggi avremo un nuovo alunno nella nostra
classe. Prego Naruto, avvicinati alla lavagna..”
Un ragazzo biondo si alzò dalla sua postazione in mezzo
all’aula e si mise di fianco all’insegnante.
Sasuke lo guardò, analizzando alcune sue caratteristiche
fisiche. Era abbastanza alto, dalla carnagione mediterranea e con occhi
azzurri. Sicuramente non era giapponese di origine.
Ne ebbe conferma quando il nuovo arrivato parlò.
“Sono Naruto Uzumaki, ho 18 anni, quasi 19, e mi sono appena trasferito
a Tokyo da Osaka.
Mio padre è per metà
americano ed è proprio in America che ho abitato fino
all’anno scorso.”
Concluse con un inchino.
Non ci fu spazio per ulteriori chiarimenti perché il
professore iniziò subito la sua lezione, ignorando la palese
curiosità degli
alunni.
Per Sasuke quel ragazzo era solo un essere vivente in più in
quella stanza.
Scoprirono che il biondo, per volere dei genitori, era
cresciuto dall’altra parte del mondo con dei parenti, in modo
che potesse
imparare bene l’inglese e assaporare le mille
opportunità che quel continente
offriva. Il ragazzo però desiderava ardentemente tornare in
Giappone, il paese
natale che amava tanto. Così, una volta diciottenne si era
trasferito ad Osaka
dai suoi genitori, per un anno dedito al ripasso della lingua, per poi
andare a
Tokyo da solo per poter concludere la scuola e scegliere una adeguata
università.
Solo alla pausa pranzo si accorse che un ragazzo della sua
sezione non si era ancora presentato. Anzi, non l’aveva
proprio degnato di un
minimo sguardo.
Naruto non gli diede molta importanza e continuò a godersi
il suo bento, osservando la pioggia abbattersi con veemenza sulla
finestra
dell’aula. Non odiava i temporali, ma preferiva di gran lunga
un fresca
giornata primaverile, in cui i petali dei fiori, cullati da un leggero
venticello, volteggiano nell’aria fino a depositarsi sul duro
asfalto.
Una cosa era certa: odiava il sole più di ogni altra cosa.
Quel sole a cui spesso era accomunato per via dei suoi capelli
biondissimi e
del suo carattere, apparentemente così gioviale.
In classe erano rimasti solo gli alunni incaricati della
pulizia, lui ,che stava cercando di ricopiare degli ideogrammi
complicati, e il
ragazzo che non aveva ancora conosciuto.
Naruto pensò di chiedere una mano ad una delle due ragazze
che stavano pulendo la lavagna e con cui prima aveva scherzato
allegramente.
Sakura, se non ricordava male.
Questa declinò gentilmente e si rivolse alla sua amica
bionda, una certa Ino.
Anche lei, però, sembrava essere abbastanza di fretta, ma
ebbe una idea interessante.
“Perché non provi a chiedere a Sasuke?”
Sasuke? Si chiese perché questo nome non l’avesse
mai
sentito, ma subito dopo si diede dello stupido per non aver capito
immediatamente. Era il ragazzo enigmatico.
Questo stava racimolando i suoi libri per metterli nello
zaino a tracolla. Sentendosi chiamare in causa, si girò
verso la ragazza con
uno sguardo interrogativo.
“Ehm, Sasuke, mi chiedevo se puoi dare una mano a Naruto con
quei kanji” Ripeté Ino, avendo intuito di essere
stata almeno in parte
ignorata.
Il ragazzo spostò lo sguardo sul biondo.
“Certamente” rispose semplicemente e poi si
avvicinò al suo
banco, prendendo una sedia in prestito dalla postazione vicino.
Naruto rimase colpito dai colori dell’altro. Tutto era
infatti un contrasto.
Gi occhi e i capelli erano di un nero molto inteso, come la
maggior parte della popolazione asiatica.
L’elemento che lo distingueva dagli altri era la pelle molto
chiara e pallida.
“Piacere Sasuke Uchiha. Dimmi come posso aiutarti”
Naruto si ritrovò a chiedersi come mai un ragazzo
dall’aspetto così bello e di facciata gentile
potesse starsene per ore e ore da
solo senza rivolgere,o quasi, la parola a nessuno.
Non si disturbò a chiederlo, l’avrebbe fatto
l’indomani ai
suoi nuovi compagni, sempre che il giorno seguente non
l’avesse già
dimenticato.
Finirono abbastanza in fretta nonostante Naruto si fece
spiegare certe cose più di una volta, facendo sbuffare il
moro.
Scesero insieme le scale dell’istituto e si fermarono
all’ingresso, osservando per un attimo gli ultimi residui del
temporale che
stava per terminare.
“Grazie per l’aiuto!” Gridò il
biondo, quando l’altro si
stava già incamminando nel giardino sotto il suo ombrellino
nero.
Note dell’autrice:
Allora! Dopo circa tre anni mi sono rimessa a scrivere.
Non ho mai scritto una fanfiction relativa a Naruto ma devo
dire che le ho sempre lette, forse anche con più interesse
di quelle su Kingdom
Hearts.
Beh ultimamente mi sono stupita di come molte fan
fiction -molte, non
tutte - presentano
alcuni elementi comuni alquanto
surreali. Se non surreali, decisamente rari.
Quante volte è capitato di leggere una storia in cui uno dei
due protagonisti è etero, vede il suo futuro ragazzo
estremamente bello e se ne
innamora. O meglio, se ne innamora il suo pene ._.
E immediatamente il ragazzo scopre di essere gay.
Sinceramente non mi quadra XD Per questo ho deciso di provare
a scrivere una fan fiction un po’ più profonda e
studiata, anche
psicologicamente diciamo.
Cioè non ho le pretese di poter scrivere un romanzo
psicologico, però almeno tento di seguire un filo logico
abbastanza coerente.
Spero di riuscirci xD
Questo è il capitolo introduttivo,non sono convinta di come
è uscito, non mi piace molto.
Anche perché non ho in mente una vera e proprio storia
dettagliata, ho qualche idea qua e là.
Fatemi sapere se vi è piaciuto!
A presto ^^