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Autore: PrincesMonica    16/07/2010    2 recensioni
Piccola FF nata da alcuni deliri. E' una FF fresca e tranquilla, senza troppe pretese.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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C’era un casino incredibile quella sera. Un via vai allucinante, fatto di fili e tecnici che andavano da una parte all’altra del palco, controllando che tutto fosse perfetto e sistemato per l’inizio del grande concerto.
Jared continuava a fissare la porta del Backstage, ma di Monica neppure l’ombra. Erano le cinque del pomeriggio.
“Jay, abbiamo un soundcheck da fare.”
“Si arrivo.” Salì sul palco ancora un po’ contrariato… le aveva datto di usarlo quel pass e lei non si era fatta vedere. Eppure era sicuro di piacerle e pure tanto. Quel bacio non se l’era immaginato e la cosa peggiore era che pure da parte sua c’era stato molto impegno. Normalmente si donava volentieri alle donne, ma manteneva una certa distanza, perché non voleva dare strane speranze e perché, alla fine, non voleva certo legarsi con qualcuno. Quindi si al sesso senza preoccupazioni, giusto per divertirsi e svuotarsi, ma nessuna per più di un paio di incontri, meglio se separati da settimane di intenso lavoro uno dall’altro.
No, con Monica non era stata la stessa cosa: l’incredibile voglia e l’incredibile chimica che aveva sentito quelle due brevi volte che l’aveva vista e con cui aveva parlato, cresceva di minuto in minuto, tanto che da un paio di sere non riusciva ad andare con nessuna ragazza. E questo NON andava per niente bene per uno come lui.
Sospirò davanti al microfono e cercò di tornare ad essere il solito Jared, pronto e serio a lavorare e metterci il cuore nella sua musica.
E non notò tre paia di occhi che lo fissavano rapiti.
Monica aveva provato a salutarlo, ma era arrivata troppo tardi e lui era salito a provare gli strumenti. All’entrata del backstage ci aveva messo un po’ a convincere che il pass le era stato dato da Jared in persona e quando Emma l’aveva salvata, dato che conosceva la lista guest a memoria, le avevano fatto storie anche per Valeria e Michela. Per fortuna che la super mega segretaria dettava legge quasi quanto il suo capo.
E ora era li, in perfetta tenuta da Echelon, con la maglietta adorata nera con i glyphy bianchi, il logo della sua vecchia divisione italiana, i jeans da battaglia e ovviamente la sua borsetta home made glytterata. E rideva. Non poteva far altro: Jared aveva cambiato il colore dei capelli ed era, francamente, ridicolo. Biondo platino di base e fucxia tutto il resto. Per il resto era perfetto, maglietta maniche corte bianca e un paio di pantaloni neri con le borchiette scintillanti.
“Solo lui può essere affascinante anche con i capelli come quelli di un pagliaccio.” Sentenziò Miky.
“Sembra un semaforo.” Rincarò la dose Vale.
Monica sorrise senza rispondere. A lei non importava proprio: le piaceva lo stesso. E quella sera avrebbe fatto di tutto per averlo.
Non era scema, l’interesse del frontman per lei non era, ancora, dovuto alla sua intelligenza. C’era una chimica incredibile tra di loro e ne era certa, anche lui l’aveva percepita. E quindi quella notte l’avrebbe passata con lui. Lo sapeva… e di certo non l’avrebbe passata a parlare.
Era piuttosto nervosa, specie per le occhiatacce che le lanciavano alcune ragazzette vicino a lei, quelle con il Vip Pass comprato a dollari sonanti, mentre lei se la intendeva con la segretaria personale di Jared Leto. Non sarebbe uscita viva da li, già lo sapeva.
“Alla fine sei arrivata.” Monica sbattè le palpebre un paio di volte e si ritrovò a fissare sorpresa gli occhi di Jay che la guardavano sorridenti.
“Si, scusa il ritardo… ho avuto problemi con tutti. La strada, l’hotel, la security…ma almeno sono arrivata.”
Jared stava per abbracciarla, poi capì che forse doveva mantenere un po’ di ritegno, visto che si stava accorgendo solo in quell’istante che non erano soli. Si limitò a sorriderle ancora più profondamente e poi salutò anche le altre presenti, a partire da Michela e Valeria.
Era bellissima, aveva pensato Jared. E lo era perché incredibilmente normale: non si era messa tacchi a spillo vertiginosi con mini giro passera e trucco da zoccola. Era arrivata li esattamente come se fosse stata in prima fila. E lo aveva apprezzato da morire. Solo che non poteva dimostrarle, in quel momento, quanto.
“L’importante è che tu sia arrivata. Non posso stare tanto con te adesso, ma segui Emma, ti farà strada per arrivare in transenna.”
“Wow, questo si che è un trattamento Vip!”
“No, per quello stareste dietro il palco a vederci in pace.” Tre sbuffi e tre occhiatacce.
“E tu lo chiami un concerto bello? Ma dai, e dove la lascia l’adrenalina, la voglia di saltare, sudare e cantare?” Se ne uscì Valeria mentre cercava con gli occhi di trovare un modo per avvicinarsi a Tim ed offrirgli la Corona che teneva in borsetta, stile spacciatrice.
“Bhe è più comodo no?”
“Bha. Dipende dai punti di vista.”
Monica scosse la testa, ma gli sorrise.
“Ci vediamo dopo, se ti va.” Era tempo di mettere ben in atto il piano della notte.
“Ovvio, solo che dovrai aspettare un po’. Dopo il concerto ho il meet con i ragazzi del Golden Ticket. Dormi qui?”
Il concerto, come in quasi tutti i posti a Las Vegas, si svolgeva in una sala di un grande albergo. Jared quella notte stava a dormire qualche piano più sopra, in una delle suite più grandi che dava sulla skyline della città del peccato. Molto suggestivo in effetti.
“Ma ti pare che possa permettermelo? No, io e le ragazze dormiamo in un piccolo motel in una stradina laterale.”
Jared sorrise malizioso:
“Non ne sarei così sicuro…”
La lasciò facendole l’occhiolino, mentre andava da un tecnico a sistemare gli ultimi particolari.
“Mi sbaglierò, ma ti ha appena chiesto di stare con lui stanotte.”
“Grazie sorellina… lo avevo intuito.” E sorrise a Michela. Si sentiva vittoriosa.
Seguirono Emma attraverso un corridoio, fino ad arrivare alla sospirata transenna. Era il momento della quiete prima della tempesta. E poi arrivò l’orda delle persone che si posizionarono di fianco a loro e le guardavano senza capire come fosse possibile che loro fossero già li.
Monica non riusciva a stare ferma… la sola idea di poter stare con lui quella notte la mandava in piena confusione. Insomma, mica era una cosa di tutti i giorni fare sesso con uno come Jared Leto.
“Monica stai calma? È tutto il tempo che ti agiti.”
“Eh?” Valeria sbuffò.
“È appena uscito il gruppo di supporto e tu non hai detto una parola.” L’interpellata sgranò gli occhi.
“Oh Cristo, non me ne sono neppure resa conto.”
“Dai che siamo ad un concerto dei Mars, DEVI godertelo, non perderti in inutili orpelli.”
Monica la fissò male.
“Scoparsi Jared non è un orpello…credimi.”
“Non lo so e non lo voglio sapere, anche perché sennò Jackson la prenderebbe decisamente a male.”
Monica non riuscì a rispondere perché le luci si spensero e il concerto dei 30 Seconds to Mars iniziò. Le note cupe di Escape si spansero nell’aria, seguite dai colpi ritmici della batteria di Shannon e poi di quelli degli SDC, uno dei gruppi di supporto dei Mars, ma che suonavano anche durante alcune loro canzoni. E poi al culmine, la voce bassa e roca di Jared.
 
Time to escape
The clutches of a name
No this is not a game
It's just a beginning
I don't believe in faith
But the bottom line
It's time to pay
You know you've got it

Coming...

This is war
 
Monica urlò e si scrollò dalla testa tutti i problemi che si stava facendo e ritornò ad essere la solita Echelon Scatenata.
E quindi saltò, cantò stonando insieme a Michela e Valeria, ammiccò a Jared che l’aveva trovata appena era salito sul palco e il telo nero era caduto. Sudò come non mai e si divertì come da tempo non le accadeva. Insomma, un vero fantastico concerto.
“Grazie a tutti! E questa canzone è dedicata a tutti coloro che credono ai sogni… che seguono la propria via e soprattutto credono in quella fottuta cosa chiamata Fantasia… This song is call the Motherfucking The Fantasy.”
Monica fece un urlò altissimo e sorrise a Jared: aveva mantenuto la promessa, se ne era ricordato e lo sguardo che lui le lanciò le fece capire che era dedicata tutta a lei. Voleva piangere e lo avrebbe fatto se non fosse stata troppo felice.
Jared la fissava, magari fugacemente, ma i suoi occhi ritornavano sempre davanti a lei, dove Monica stava dando ottime capacità canore, non dimenticandosi una sola parola e saltando come una forsennata. Lei e le sue amiche sembravano le più scatenate: si capiva lontano dieci miglia che erano italiane e che quindi concepivano il concerto in maniera decisamente alternativa rispetto alle americane. Era un qualcosa che lui aveva imparato a sue spese andando in giro per l’Europa: nel vecchio continente erano molto più calorosi rispetto a casa sua e l’Italia, in particolare, era la patria dell’affetto. Quindi non si era stupito più di tanto.
Aveva solo quella incredibile e pressante voglia di farla sua, solo che non poteva.
Finalmente arrivò Kings and Queens e la Church, insieme sul palco a cantare e poi tutti via, verso il retro.
Le ragazze mostrarono i loro pass ed entrarono senza fatica, stavolta, nel backstage, dove c’era un movimento pazzesco: nessuno riusciva a stare fermo, fili e cavi venivano spostati, videro di sfuggita la chitarra bianca di Jared che veniva riposta sacralmente in una cassa, gli SDC che sistemavano i loro oggetti di scena, Tomo che baciava una ragazza castana che sembrava una camionista, ma molto molto dolce. Insomma, scene di vita quotidiana per dei musicisti. Si guardarono un po’ stordite attorno.
“Ragazze, venite, non credo che sia il posto migliore per voi.” Era riapparsa Emma, impeccabile nel suo lavoro, che le accompagnò verso una zona più tranquilla.
“Me le hai salvate allora.” Jared era spuntato dal nulla davanti a loro, tanto che Michela fece pure un urletto di sorpresa. Era seguito da Shannon che le guardava incuriosito. “Fratellone, arrivo subito. Cinque minuti che parlo con lei.”
Monica si sentì gli occhi del Leto grande puntati addosso e cercò di fare un sorrisino di circostanza, mentre capiva in quell’istante cosa volesse dire essere analizzata dalla testa ai piedi…
“Vieni.” Jared la prese per mano e la accompagnò dentro uno stanzino che si rivelò essere il suo camerino. Tavolino con specchiera, ingombro di carte, un armadio da cui spuntavano alcune magliette, una enorme valigia blu e poco altro. Stranamente spartano per uno come lui.
“Carino…” analizzò Monica girandosi verso Jared, che aveva appena chiuso a chiave la porta. “eh?”
Lui non si prese neppure la briga di parlare, la spinse a sedersi sul tavolino e, preso il collo con una mano, la baciò. Era tutta sera che voleva farlo e finalmente erano da soli, senza nessuno che poteva disturbare.
Insinuò la lingua tra le sue labbra e iniziò a darle un ritmo forsennato: sentiva l’urgenza di averla tutta sua, la voglia pressante sulla bocca e nei pantaloni. Monica si stupì all’inizio, non si aspettava una furia simile, poi si adattò senza nessun problema e si lasciò togliere la maglietta senza protestare, anche perché di li a pocò aveva la sua bocca a lasciarle una scia umida sulla pelle.
“Aspetta, potrebbero beccarci.” Riuscì solo a mormorare in preda all’estasi che quelle dita, che fino a poco prima avevano pizzicato le corde di una chitarra, le stavano dando. Era arrivato a slacciarle i pantaloni, veloce come un razzo. Minchia, pensò fulminea, ne deve aver fatto di pratica di sesso veloce da post concerto.
“E chi se ne frega. Ti voglio ora, qui e subito.”
“Ah bhe, se lo chiedi in maniera così gentile, come faccio a dirti di no.”
Non ci misero molto a finire sul pavimento appena lavato, che sapeva ancora di detersivo, ad urlare ed ansimare, uno sopra l’altro, mentre l’orgasmo arrivava prepotente a soverchiarli. Le unghie di Monica lasciarono dei profondi segni sulla schiena di Jared, che, dal canto suo, si era premunito di marchiarle con un morso la spalla destra, proprio mentre veniva con un gemito roco.
“Cristo…”
“No, sono solo Monica…” Mormorò ancora schiacciata da lui, con le gambe indolenzite per la locazione non del tutto comoda dove avevano deciso di farlo e per l’orgasmo appena ricevuto.
“Scema.”
Lei sorrise: poteva sentirsi decisamente felice. Un sogno agognato da anni si era avverato. Poteva tornare ad LA contenta e con la consapevolezza che Jared Leto scopava veramente bene.
Finalmente lui si alzò e Monica potè guardarselo bene. I capelli erano ancora perfettamente in piega, con quella assurda cresta rosa, pardon, melograno, ma aveva i suoi segni ovunque e non solo sulla schiena, ma anche sui glutei perfetti e pure sui pettorali. Era come se lo avesse marchiato. La aiutò ad alzarsi e ne approfittò per baciarla nuovamente, stavolta più dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli leggermente umidi per il concerto.
“Aspettami… ho l’incontro con i fans e poi alcune cose di cui discutere con i tipi della EMI. Ma voglio rivederti subito dopo, capito?”
Monica lo fissò stranito.
“Sul serio?”
“Certo, perché? A te non va?”
“Ovvio che mi va, ma pensavo che… non lo so, avessi migliore compagnia.” Lui le sorrise malizioso, guardandola come un gatto guarda un topo, tanto che Monica sentì le gambe cederle.
“Ho già la miglior compagnia che potrei avere… stanotte urlerai il mio nome.”
Un brivido le scese lungo la schiena e si ritrovò ammutolita, mentre lui sorrideva trionfante. Cornuto! Riuscì solo a pensare Monica mentre si rivestiva lentamente e lo seguiva verso l’altra stanza dove le sue amiche stavano parlando con Tomo e Tim, mentre Shannon era alle prese con l’I-Phone e bestemmiava in turco perché non riusciva a trovare il punto di domanda (Così sapete perché nei Tweet non ce lo mette mai N.D.A).
Valeria era una macchinetta, sembrava non riuscire ad esaurire la sua fonte di parole, mentre Michela era decisamente più quieta, ma rideva di gusto.
“Quanto avete bevuto voi due nei cinque minuti che sono stata via?”
“Ma quali cinque minuti? Sarà almeno una mezz’ora che ti aspettiamo.”
“Oh… meglio per me.”
“Comunque Michela si è scolata un’intersa Corona che avevo portato a Tim e adesso ride come una scema.”
“Pure tu non mi sembri molto sobria.”
“Io sto benissimo… Jackson mi ha insegnato a bere.” E fece la faccia convinta stringendo il pugno, mentre Tomo sghignazzava.
“Apposto siamo con Jack.”
“Ragazzi andiamo, ci aspettano per il Meet.” Jared fece l’occhiolino a Monica, senza curarsi del fatto che parecchi occhi erano puntati sul collo della ragazza, dove spiccava nitido un bel livido scuro.
Le ragazze rimasero sole e Miky guardò la sua amica seriamente.
“Ci sei riuscita alla fine… Jeff dovrà pagare.” E rise felice.
“Pagare cosa?”
“I due avevano scommesso su te e Jared a letto assieme. Ha vinto Michela.”
Monica era senza parole: ora pure le sue amiche scommettevano sulla sua vita sessuale e sentimentale.
“Ah, pure Kellan aveva scommesso su di te vincente… e sembrava anche piuttosto sicuro. Solo Bob era ostile all’idea, ma dato che ha una cotta per te da quando avete iniziato a suonare assieme, si capisce bene il perché.”Michela continuava a ridere da sola. “Comunque deduco che stanotte la passerai con lui, vero?”
“A quanto pare.”
“Bene, divertiti allora, Puffola Magister.”
“Sì divertiti e poi racconta… voglio tutti i particolari… potrei scriverci una FF.”
Monica rise e accompagnò le sue amiche verso l’esterno, dove cercarono un Taxi: Michela non era nelle condizioni di guidare e Valeria non aveva la patente, quindi la sua Echelon car rimaneva li con lei.
“Mi raccomando, divertiti.”
“E voi fate le brave.”
Vide il taxi giallo scivolare rapido nel traffico della città del peccato, poi si girò verso il maestoso albergo dove capeggiava ancora a caratteri cubitali il nome dei 30 Seconds to mars.
Prese un profondo respiro, sorrise ed entrò.
La notte era appena iniziata.
   
 
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