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Autore: PrincesMonica    11/07/2010    2 recensioni
Piccola FF nata da alcuni deliri. E' una FF fresca e tranquilla, senza troppe pretese.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bhe grazie a voi che avete commentato ^___^ Me molto Happy.
Scommetto che vi stavate chiedendo come sono le Puffole Pigmee... bhe, grazie alla mia amica ValeTrinity89 ecco che potete scoprirlo.
Questo disegno lo ha fatto lei ormai quasi un anno fa durante una vacanza delirio a casa mia, fatta da The Killers, Proteus e storie sceme tra le caverne..... Non riesco a mettere il link, quindi fate copia ed incolla.
http://img243.imageshack.us/img243/5086/006zy.jpg
Grazie Puffola Grupie ç__ç.... a proposito, manca solo una settimanaaaaaaaaa XDXDXD


Per quella sera si era preparata in maniera maniacale. Aveva comprato un corpetto nuovo nero di finta pelle, legato strettamente sul davanti da dei legacci neri. Incorporato c’era un reggiseno di pizzo bianco. Aveva optato per un paio di pantaloni di pelle nera e degli stivali sempre neri con un leggerissimo tacco a pianta larga. Alla vita aveva una specie di cintura a catenella, i guanti standard con le ossa disegnate e la solita collanina con il plettro. I capelli erano sciolti e mossi, con un trucco non troppo marcato. Lo smalto nero completava il tutto.
E continuava ad osservare i volti nella saletta. Nulla, lui non si vedeva. Sospirò indispettita.
“Tutto ok?” Bob come sempre era ben disposto a starla ad ascoltare. Monica sapeva che, nonostante fossero amici e lui fosse molto più giovane di lei, Robert aveva una semi cotta.
“Sono patetica. Sono andata nel negozio più caro della città per questo nuovo corpetto da urlo, ho speso ore per sistemarmi i capelli e truccarmi, senza parlare della depilazione totale e… lui non c’è.”
“Aspettavi qualcuno in particolare?” Lei arrossì un po’. “Ahhh, ho capito. Ovvio, aspettavi Jared Leto. Avrei dovuto immaginarlo. Se ti può consolare, sei bellissima stasera.”
“Grazie, ma sono una stupida. In fondo perché lui dovrebbe volere una come me quando ha stuoli di donne disposte a tutto. E da dire che sono tutte bellissime.”
“Monica, tu vali molto più di loro. E se lui non lo ha capito, allora è lui che ci perde. E noi ci guadagniamo.”
Lei rise e si alzò dal divanetto: ok, era ora di dar fuoco alle polveri.
I suoi compagni iniziarono con la solita canzone dei Metallica che apriva ogni loro spettacolo. Aspettò che finissero l’intro e poi iniziò a cantare. La voce partiva bassa, perché sapeva che se la doveva conservare al meglio.
Aveva già caldo, le luci colorate scaldavano il locale come fosse un forno ed era terribile. Le prime gocce di sudore le scendevano dal collo.
Finirono la prima parte che era completamente distrutta: cosa diavolo le stava succedendo? Non le era mai capitato di essere così sfinita e non aveva neppure il ciclo.
“Ci risentiamo tra una decina di minuti. Anche le Puffole necessitano di riposo.” E scesero, mentre il DJ faceva partire una canzone parecchio commerciale.
Si sedette distrutta sul loro divanetto e osservò le varie coppiette li intorno. Sbuffò e si rialzò sotto lo sguardo indagatore di Bob.
“Esco!” sbottò dirigendosi verso l’uscita secondaria. Aveva bisogno di aria…tanta aria.
 
“La vedi?” Jared stava cercando di farsi largo in mezzo alla folla, ma sembrava che il mondo avesse deciso di darsi appuntamento a quel locale per festeggiare la chiusura. Brent doveva fare i salti di gioia vedendo quanti clienti avrebbe avuto in futuro.
“Come faccio a vedere qualcuno che non conosco? E soprattutto ti ricordo che sei più alto di me Jayo!” Jared alzò gli occhi al cielo. Non poteva venire con lei suo fratello? Sua cognata non gli avrebbe più dato tregua quando avrebbe visto Monica. “E non sbuffare che ti conosco.”
Arrivarono da Robert e Kellan che stavano bevendo una birra.
“Oh cazzo, Jared Leto!” urlò Kellan. Subito parecchi sguardi si girarono verso di loro.
“Se eviti di sbandierarlo ai quattro venti sono più felice.” Subito un flash abbagliò la zona.
“Ma che te ne frega Jared.” Fece la ragazza vicino a lei. Portava dei tacchi stratosferici, tanto che quasi arrivava a guardare Jared negli occhi, chioma rosso fuoco e sguardo indagatore e malizioso. “Dove sta la cantante allora?”
“Stefy, puoi tacere due nanosecondi?”
“Monica è sul retro… aveva caldo.” Rispose Bob perdendo un po’ il suo sorriso e sembrando sempre più agonizzante.
“Ok, grazie. Senti Stefy, prenditi da bere, mettiti dove vuoi. Io torno subito.”
“Divertiti Jay. Io e PJ ti aspettiamo buonini qui e già che ci siamo telefono a quello scemo di Shannon, giusto per vedere se la Tachipirina gli ha fatto effetto.” Jared la guardò perplessa.
“Ma lo hai chiamato 5 minuti fa.”
“Eh bhe allora? Mi manca il mio Micione.” Rispose addolcendo talmente il tono che a Jared venne il diabete fulminante.
“Come siete finiti a sposarvi, resta un mistero.”
“Potere dell’amore. E ora vai a cercare la tua bella.” Un Fuck sommesso arrivò alle orecchie della donna che sghignazzò.
Jared si fece largo tra la gente praticamente assiepata ovunque, incurante di sguardi e macchine fotografiche che scattavano. Di solito arrivare tardi era abbastanza normale per lui, ma quella sera aveva profondamente odiato ogni minuto perso davanti a casa di Shannon. Fece rovesciare il drink di una ragazza, rischiò di inciampare poco elegantemente su un piede comparso misteriosamente, fino a quando riuscì ad aprire la porta che dava sul parcheggio del locale. Era pieno di gente che chiacchierava/fumava/beveva e non tutti in questo ordine. Alcuni, lontano, pomiciavano senza alcun problema.
“Ciao bello, hai da accendere?” Una biondina con il trucco leggermente sbavato e i capelli vaporosi gli si era avvicinata sensuale.
“Mi spiace, non fumo.”
“E allora che ci fai qui?” Jared la guardò male.
“Fatti i cazzi tuoi.” Una leggera risata arrivò dalla sinistra.
“Una entrata degna di nota, Jared.” Monica entrò del tutto nel suo campo visivo e finalmente anche lui sorrise. “Smamma biondina, il ragazzo qui è con me.” La ragazza offesa se ne tornò dalla sua amica pronta a consolarla. “Non sei stato molto gentile.” Lui fece spallucce.
“Non amo molto chi ci prova in questa maniera così banale.”
“Poverina, è piccola. Quanti anni avrà? 18? 20? Almeno così impara che cosa si prova ad essere rifiutata.”
Si guardarono in silenzio: Jared apprezzava immensamente come si era vestita quella sera. Era ancora più sexy che al loro primo incontro. I pantaloni neri non nascondevano nulla e il corpetto di pizzo era una istigazione a delinquere.
“Non credevo venissi.”
“Te lo avevo promesso.”
“Sì, ok, ma…”fece lei guardando dietro le sue spalle.
“Non ti fidi di me?”
“Non è che non mi fido, ma, sì, insomma… tu hai un sacco di cose da fare più importanti che venire qui ad ascoltare me. E poi…”
“E poi?”
“E poi tu, sì, tu sei tu, un attore, un cantante affermato, un personaggio famoso e io? Cosa sono io? Niente.”
“La smetti di sparare queste stronzate? Guarda che io sarò un attore e un cantante, ma sono sempre un uomo normale. Quindi per favore, evitiamo questi discorsi che mi stanno stretti?”
“Ok, scusa.” Fece lei intimorita per la prima volta. Non se l’aspettava uno sbotto del genere, infatti anche lui capì.
“Non volevo essere così rude, ho avuto una giornataccia. Solo che sento sempre queste cose del tipo io sono io e tu sei tu e bla bla bla. Vorrei che tra noi non ci fosse questa barriera, ma che si possa essere amici.”
“Va bene, facciamo finta che niente sia successo e ricominciamo da capo.” Sorrise “Ciao Jared, sei in ritardo.” Lui sorrise e si grattò dietro al collo.
“Hai ragione, ma sai Shannon non sta tanto bene e Stefania ci ha messo una vita a scendere e poi…” Vederlo imbarazzato era uno spasso.
Monica aveva sempre visto Jared come una persona estremamente sicura di se stessa. Faceva sempre del suo meglio per essere quello che tutti si aspettavano che fosse e vederlo improvvisamente come un ragazzo quasi spaurito e che cercava di scusarsi per un banale ritardo, era favoloso.
Monica gli posò due dita sulle labbra sottili per terminare quel flusso di parole continue.
“Non occorre che ti scusi, posso capire. Ora scusa, devo tornare sul palco.”
“Ok, vengo con te.”
Si sentiva un idiota: era questo il modo di comportarsi con una ragazza? Sembrare un perfetto idiota? Mentre Monica tornava sul palco, Jared andò a sedersi vicino a sua cognata che parlava con un pupazzo blu raffigurante Stich del film della Disney.
“Mica lo farai bere?”
“No, PJ è un ragazzo serio. E voleva dirti che è molto carina… Alternativa, certo, ma carina.” Jared non rispose, ma fissò la band che aveva ripreso il concerto.
E tutti si accorsero di come la musica fosse cambiata: Monica saltava come una pazza, completamente rapita dalle note. Ammiccava con Kellan e Bob, un po’ meno con Jack e Jeff per non offendere le sue amiche.
Poi ad un certo punto apparve sul palco un ragazzo nuovo, mai visto. Pelle scura, canotta attillata a mostrare pettorali e bicipiti.
“Per la prossima canzone, diamo il benvenuto a John, dato che Bob non se la sentiva di affrontare questo rap.”
Una potente chitarra annunciò “Bleed it out” dei Linkin Park. Monica iniziò a battere le mani per dare il tempo, mentre John iniziava la parte di Mike Shinoda, con una voce potente. Ma a Jared importava poco: seguiva le movenze scatenate di Monica, che si agitava e cantava le parti di Chester con una grinta che non associava ad una donna.
Poi arrivò dritto e malandrino il fulmine della gelosia: John aveva preso per la vita Monica, stringendola a se in un abbraccio stile Anaconda e lei si strusciava come una gatta, facendo salire dei fischi dal pubblico.
Ad un certo punto Monica si staccò e prese ad incitare il pubblico per fare casino. Era stracarica, lo si capiva da miglia di distanze e lo stava guardando. Un leggero sorriso e via, accucciata come Chester ad urlare, tanto che Jared pensò che avrebbe perso la voce a breve. Era sudata, luccicante sotto i riflettori, con una luce negli occhi che riusciva a vederlo lui da lontano.
“PJ apprezza, se vuoi sapere.”
“Ora sono molto più felice…” rispose Jay senza fissare la cognata che sbuffava. Stava per odiare quel bestione pompato. Toccava Monica con troppa intimità e quel bacio prima di scendere dal palco, la sulla guancia, era troppo. “Fuck!!”
“Forza un bell’applauso per John, se lo merita!” urlò Monica prima di bersi un lungo sorso d’acqua dalla sua bottiglietta.
Poi tornò in centro al palco, prese il microfono blu e guardò Jeff. Lui pizzicò le sue corde e i Kings of Leon invasero il locale. Jared pensò che la scelta fosse piuttosto bizzarra: Sex on Fire. Eppure lei la cantava così bene… e dava un’idea assolutamente sexy.
E finalmente la parte di lenti, con il culmine di Demolition lovers. Capì in quell’istante perché Gerard aveva dato l’ok per la Cover band. La voce era triste, dolce e disperata. La sapeva modulare perfettamente a seconda della parte della canzone. E poi musicalmente erano stratosferici: Kellan dettava il ritmo serrato, le chitarre di Jeff e Jackson portavano Monica verso il culmine della canzone e soprattutto dell’incredibile disperazione che traspariva dalla voce. Robert, infine, con il suono cupo del suo basso riempiva la sala di malinconia. Era una chimica incredibile, sembrava che fossero nati per suonare quella canzone.
Monica invasata, proprio come Gerard, la mano tesa verso qualcuno che non c’era, la mimica facciale, la voce al limite della rottura, le gote arrossate… non ce la fece più e si alzò per andare verso di lei. Arrivò al palco in pochissimi istanti, sfruttando i vuoti del pogo pazzo. Era sotto di lei a guardarla come non aveva mai guardato una donna in vita sua o quasi. Lei lo aveva visto: ne era rimasta sorpresa in un primo istante, ma si era ripresa in fretta. Andò verso di lui e si inginocchiò, cantando le ultime strofe con una voce ancora più struggente, come se stesse piangendo, gli tese la mano che lui prese  e si fissarono negli occhi, fino a quando non terminò l’ultima nota.
Monica stava tremando: non credeva di aver fatto quello che aveva veramente fatto. Aveva sognato una incredibile quantità di volte di cantare davanti a Jared, più per fargli capire quanto lo amava in una delle sue fantasticherie rosa. Ma farlo veramente, dal vivo e davanti a tutta quella gente. Oh Signore, si alzò di scatto e si girò per guardare Kellan che se la rideva sotto i baffi. Maledetto lui, non fosse un ammasso di muscoli ambulante, lo avrebbe preso a pugni… uscendone malridotta di certo!
Finì la bottiglia d’acqua e con una faccia di bronzo da guinnes riprese il concerto, per fortuna con l’ultima canzone della serata.
Nonostante fosse l’unica cover dei suoi amati U2 quella sera, la cantò distratta, portata avanti più dalla routine che dalla voglia. Lei aveva solo in mente di scappare da là sopra, aveva dato fin troppo spettacolo davanti a tutti. Si vergognava da morire.
Finalmente tutto finì: si godette meno del solito gli applausi e scese per dirigersi al sicuro dalle sue amiche. Amiche che avrebbe voluto strozzare un secondo dopo.
“Sei stata favolosa, sembrava stessi per baciarlo…o lo hai baciato sul serio?” Chiese Valeria scansando del tutto l’abbraccio del suo Jack.
“Non l’ho baciato!!! Si sarebbe sentito e comunque… figurati se mi avrebbe baciato davanti a tutti. Ha una immagine da preservare sai?”
“Ma quale immagine!”
Micky era più silenziosa e la guardava scettica.
“Secondo me se avesse avuto veramente questa immagine, di sicuro non si sarebbe fiondato davanti al palco e non ti avrebbe dato la mano.” Monica si bloccò e ci pensò. La sua amica non aveva tutti i torti. Cavoli, era stato lui a venire da lei. E adesso… lo guardò: era seduto tranquillo che chiacchierava con Stefania, la moglie di suo fratello e..un pupazzo? Chi era il più folle allora?
“Vado da lui. Se sto qui iniziano le seghe mentali e io non sono donna da seghe mentali. Non prima di esserci uscita assieme e averlo baciato, vi pare?”
“Giusto!” urlò Valeria.
“Fai la brava.” Fece Robert mogio.
Si avviò verso di lui: si sentiva traballante sui tacchi e con la salivazione azzerata. Aspettò che i due finissero di parlare e poi li salutò.
“Ciao.”
“Ciao!” esclamò la Rossa che si alzò per abbracciarla, manco fossero amiche di vecchia data. “Io sono…”
“Stefania, lo so. Non è la prima volta che ti vedo.” Lei fece la faccia compiaciuta, poi la scrutò con gli occhi chiusi a fessura.
“Non è che tu sei una di quelle che mi dava della zoccola perché stavo con Shannon? Non è che tu me lo vuoi portare via?”
“Credo che sia difficile separare due come voi ormai. E poi, comunque…”
“Ti piace Jared.” Colpita ed affondata. Ma perché quando serviva non c’era mai una buca nella quale cadere?
“Stefy, la stai mettendo in imbarazzo.” Jared sorrideva, ormai ben conscio di quello che la cognata poteva dire o fare.
“Vedo una ragazza che conosco, torno subito. PJ vieni con me.” Prese il pupazzo e lasciò i due a guardarsi imbarazzati.
“Scusala, a volte non collega il cervello con la bocca.”
“Non ti preoccupare, so cosa è capace di fare. L’ho vista in azione. Del resto se avessi un marito come il suo tirerei pure io le unghie fuori. Posso sedermi qui con te?” Ok, il peggio era passato.
“Certo.” E ripresero esattamente da dove avevano interrotto il precedente concerto. A Monica non sembrava neppure che lui fosse Jared Leto, bensì solo Jared, un uomo incontrato in un locale. Che poi lei gli parlasse del suo misero lavoro di centralinista e lui di incredibili hotel e concerti in giro per il mondo, non importava. Stavano parlando come due vecchi amici ed era rassicurante.
“Senti…” iniziò lui “…posso farti una domanda un po’ personale?”
“Vai tranquillo, io rispondo a qualsiasi cosa.” Lui sorrise.
“Sei single vero?” Lei lo guardò stranita.
“Ovviamente, altrimenti non starei qui a flirtare con te.” Lui rise di gusto.
“Mi piaci. Sei simpatica e incredibilmente schietta.”
“Ne sono felice. Del resto tu piaci a me. Anche se è ovvio.”
“Ovvio?”
“Bhe sì. Non solo sei schifosamente bello, una istigazione a delinquere per chiunque, ma sei intelligente, fai un sacco di cose e le fai bene, cosa che mi permette di odiarti. Vorrei avere io un decimo del tuo talento, così forse non marcirei in quel sottoscala che è il mio ufficio. Ti invidio e ti ammiro. Del resto sono una Echelon, seguirti è il mio dovere.”
“Anche tu fai un sacco di cose. Canti molto bene.” Lei abbassò gli occhi compiaciuta.
“Non è vero. Canto discretamente. Comunque è già qualcosa. Senti, posso chiederti io un favore?”
“Spara, vedremo che posso fare.”
“Al concerto a Las Vegas mi canti The Fantasy? Cominciate qualcosa di nuovo con il tour lo so, però… The Fantasy è un inno per me. Puoi farla acustica, tutta la band, giusto accennata, ma… ti prego.” E cercò di sfoderare la sua aria da cucciola indifesa. In risposta lui ridacchiò. “Ok, ho capito, la mia tattica ha funzionato come un ghiacciolo in una tazza di the bollente.”
“Non ti prometto niente, la scaletta la decidiamo assieme, ma di sicuro proverò a mettercela dentro. Per una Echelon questo ed altro.” Stava per allungare la mano ed accarezzarla, era una cosa che non faceva mai eppure… diamine stava diventando uno di quei protagonisti di romanzi rosa! Un flash potente rovinò tutta l’atmosfera. Era apparso un reporter con una macchina fotografica che sembrava una cinepresa per quanto era grossa.
“Una nuova fiamma, Jared?” lui arretrò la mano e si irrigidì: ma anche li dovevano rompergli i coglioni?
“Mi sa che è meglio che vada. Devo aiutare i ragazzi a sistemare il palco.” E Monica si alzò, mentre il fotografo continuava il suo lavoro. “Ci vediamo al tuo concerto, ok?”
“No, ti aspetto qui ancora un po’, il tempo che sto stronzo se ne vada via.”
Monica salì sul palco, dove Kellan stava terminando di smontare la batteria. Prese il suo microfono a lustrini blu e lo mise nella custodia dopo averlo pulito. Tirò su i cavi con una lentezza di un bradipo: era stanca. Da una parte era euforica per quel passo avanti con Jared: era inutile che facesse finta di nulla, lei gli piaceva. Il perché era ancora un mistero, ma era chiaro e limpido come la luce del sole al mattino. Oltre al fatto che glielo aveva detto. Ma poi? Cosa c’era oltre questo interesse? Qualcosa di più o il baratro?
Molto spesso si era domandata cosa avrebbe fatto in una situazione del genere e si era sempre ripetuta che avrebbe preso le cose come venivano. Si raddrizzò e lo guardò: era sempre assediato dal tipo che continuava non solo a scattare, ma anche fare domande. Per fortuna Stefy stava tornando con un ammasso di muscoli che prese per la collottola il malcapitato e lo portò fuori di peso. Jared sembrava decisamente più sollevato.
“Allora la cosa è seria eh?” Kellan le si era avvicinato: era ancora a petto nudo per la gioia delle sue fans che lo aspettavano proprio sotto il palco. Aveva delle tracce di rossetto sul collo e a lato della bocca.
“Sei sporco lo sai?”
“Sì, sono i miei trofei.”
“Scimmione!” E rise.
“Non cambiare discorso. Te lo fai?” lei tornò seria.
“Non lo so. La voglia c’è, ma… una parte di me ha paura che poi ci rimarrei male. Ma alla fine, se lui vuole, mi sa che ci vado a letto.”
“Lui lo vuole. Si capisce da come ti ha guardato tutta la sera, da quello che ti chiedeva su Demolition Lovers. Io non ci capisco tanto di amore e stronzate del genere, ma so quando un uomo vuole del sesso e lui ne vuole a vagonate.”
Monica adorava parlare con Kellan, era la sua ancora al mondo reale.
“Grazie. Allora ne approfitterò!” Monica vide che Jared la stava guardando: Stefania si stava mettendo il giubbotto. “Torno subito.”
“Devo portare a casa Stefy, ha avuto un attacco di infermierite acuta.” Si capiva dal tono della voce che non ne era poi così contento.
“Non è un problema, tanto tra una settimana circa ci si rivede a Las Vegas no?”
“Sì e a questo proposito…non c’è un posto qui tranquillo?” Monica lo guardò incuriosito e Stefania sogghignò accanto. “Nana, smettila.”
“Ehy, nana a chi?”
“Vieni da questa parte.” Fece Monica prendendolo per mano e portandolo attraverso la folla verso una piccola porticina con scritto sopra Private.
“Che cosa è sto robo?”
“Lo sgabuzzino. E dove ci cambiamo noi.” Era un disastro, vestiti ovunque, casse di acqua e fusti di birra vecchi impolverati e nuovi lindi e pinti. “Romantico, vero?”
“Mi sono trovato in posti peggiori.” A fare che? Fu il pensiero fulmineo di Monica, ma evitò di chiederglielo: era cosa risaputa che la sua vita privata era sempre rimasta tale per un motivo. “Comunque, volevo stare un attimo appartati perché ti volevo dare questo.” Fece uscire dalla tasca un piccolo quadrato colorato e plastificato. Monica rimase senza fiato. A caratteri cubitali c’era scritto “Backstage Pass” e dietro data, ora e luogo del concerto dei Mars.
“Oh mio dio…”
“So che hai già comprato il biglietto, ma con questo puoi entrare dietro e non devi neppure metterti a fare la fila fuori.”
Lei lo prese con dita tremanti e lo guardò come se fosse il Santo Graal…cosa che in effetti era in quel preciso istante. Lo fissò come e fosse Babbo Natale e poi gli gettò le braccia al collo lasciandolo sorpreso.
“Grazie, grazie, grazie, grazie.” Lui, che scemo non era, approfittò per abbracciarla a sua volta e stringerla a sé. Poteva sentire ancora un’ombra del profumi che si era spruzzata sotto chili di odore di concerto, donna e voglia che emanava. Deglutì pesantemente e la staccò leggermente da sé. Aveva le sue labbra a pochi centimetri dalle sue, poteva vedere ogni singolo avvallamento, la leggera cicatrice sul labbro superiore…ogni più piccola efelide sul naso piccolino e quei due grandi, maliziosi e caldi occhi da cerbiatta sexy. Le sorrise furbo e andò a toccarle il naso con il suo, poi reclinò leggermente il viso e si avvicinò piano. Sempre con il naso, le sfiorò la guancia, per poi scendere verso le labbra già socchiuse ed in attesa di sentenza. Solo quando le passò una mano dietro al collo, intrecciando le dita ai suoi capelli lunghi, eliminò i pochi centimetri che lo separavano da lei.
Aveva le labbra calde e asciutte, gustose grazie al velo di burro cacao alla ciliegia che si era messa. Chiuse gli occhi anche lui per assaporarsi meglio quel miscuglio di sapori che era quella ragazza.
Ciliegia, fragola ed alcool dello Scivolo bevuto assieme, il suo sapore forte di donna. Dio, come gli piaceva. Si fece più esigente, entrò in lei quasi di prepotenza, stringendole il fianco, mentre lei gli passava il braccio dietro alla testa. Le lingue combattevano un duello ben collaudato, con mosse sapienti da entrambi le fazioni. Nessuno predominava sull’altro, erano pienamente in sincrono.
Monica aveva chiuso qualsiasi pensiero nel cassetto più remoto, intenta a godersi tutto: La mano tra i capelli, che adorava, la mano sul fianco che la stringeva possessivamente, come a decretare che lei fosse sua. Il suo corpo sodo ed asciutto che la spingeva verso le casse dell’acqua. E quella bocca incredibilmente affamata di lei, che la assaliva come volesse di più, un di più che lei era ben disposta a dargli, ma non li dentro, non nel mezzo di quella immondizia da bar.
Si staccarono ansimanti e ancora con gli occhi ben chiusi: lui posò la fronte su quella di lei e Monica poteva sentire il respiro di Jared sulla sua bocca. Ne voleva ancora: le girava la testa, sembrava ubriaca e tutto per un bacio. No, cazzo, non un bacio qualsiasi, quel bacio. Era stato il migliore della sua vita. Nettamente il migliore. Diavolo!
“Puoi guardarmi?” La sua voce la riscosse dai suoi pensieri e dalla voglia di assalirlo nuovamente. Aprì gli occhi e traballò sui tacchi: è un reato essere guardate in quella maniera e lei sapeva che lui sapeva. “Hai degli occhi bellissimi: castani al centro, con un cerchietto di un colore simile al verde.”
“Se vuoi parlare di occhi, non prendere i miei ad esempio. Parliamo dei tuoi?” lui rise e la tensione scemò. Si staccarono e si sistemarono.
“Devo andare o Stefania rompe.”
“Ok, ci vediamo al concerto ok?”
“Perfetto e mi raccomando, usalo quel Pass.” Lei lo guardò come scandalizzata.
“Secondo te ho scritto scema sulla fronte? Ovvio che lo uso!!”
I due uscirono dallo stanzino e quando Jared individuò Stefania, si voltò verso Monica.
“Allora vado. Buonanotte, Monica” e le diede un casto bacio sulle labbra, incurante del mondo esterno.
“Buonanotte Jared.” Fece lei sorridendo al vuoto quando lui se ne fu andato.
 
   
 
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