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Autore: almostlover    16/07/2010    2 recensioni
[...]E poi mentre Elena, in lacrime, contava mentalmente quanti passi mancassero alla zia per arrivare alla cucina, due braccia la tirarono via dal corpo di John. Era Stefan. Alle sue spalle c'era Damon, al telefono.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ritornata con un nuovo capitolo fresco fresco. Mi dispiace di averci messo così tanto tempo, ma non riuscivo a trovare niente di bello da far accadere in questo capitolo e infatti è così.

Sono contenta che a voi piaccia e che alcuni la abbiano messa tra i preferiti o tra le seguite, non sapete quanto.

Ovviamente sono spiacente anche per gli orrori ortografici e sono ben accetta a critiche … andateci giù pesante!

Grazie a tutte.

 

<< Cosa hai in mente? >>. La voce di Elena risultò particolarmente agitata in risposta alle parole di Stefan. Era ancora accanto a lui.

<< Non lo so >> confessò Stefan. << Ma Damon ed io non siamo abbastanza forti contro Katherine >> aggiunse con più vigore nel tono.

A quelle parole la testa di Damon, che era impegnato a sfogliare con finto interesse il quotidiano, scattò all'insù per guardare il fratello con aria interessata. << A proposito penso che dovresti rimetterti in forma >> disse con l'abituale ghigno stampato in faccia. Lanciò il giornale da qualche parte sul pavimento e si avvicinò alla coppia alla velocità da vampiro.

Elena sentì il corpo di Stefan irrigidirsi sotto il suo tocco e sapeva bene perché. Damon gli aveva suggerito di bere sangue umano per " rimettersi in forma ". Stefan non avrebbe mai accettato una cosa del genere, non dopo tutto quello che era successo la settimana prima durante Miss Mystic Falls.

<< Non se ne parla >>. Stefan liquidò in fretta la proposta del fratello senza pensarci su mezza volta. Si percepiva la sua paura a mille miglia di distanza.

E' comprensibile che abbia paura di perdere ancora il controllo, pensò Elena. Non lo si può biasimare.

<< In tal caso Elena potrà tenersi la tua testa come ricordo >> disse Damon rivolto al fratello senza omettere quel suo sarcasmo che nascondeva sempre un velo di verità. Elena non riusciva a capire perché tenesse tanto al fatto che Stefan bevesse sangue umano. In fondo con o senza sangue umano entrambi non avevano speranze di battere Katherine. Eppure Damon insisteva. Poi la risposta le arrivò come dal nulla. Lo scopo di Damon non era mettere Stefan in condizione di vincere, nemmeno lui era tanto presuntuoso da pensarlo. Katherine era stata trasformata molto tempo prima di loro e di conseguenza aveva una forza maggiore, un Potere maggiore che avrebbe messo K.O. entrambi in un battito di ciglio. No, lui voleva aumentare la sua resistenza.

<< Stefan >> disse Elena per richiamare a sé l'attenzione del vampiro accanto a lei. << Damon ha ragione >>. Elena riuscì a vedere con la coda dell'occhio lo stupore sul volto di Damon per aver concordato con lui. << Katherine è molto più forte di voi >>. Come se lui non lo sapesse!, si disse.

<< Ho già detto che non lo farò! >> ribadì Stefan con maggior convinzione nella voce. Poi prese a scuotere la testa come a sottolineare l'illogicità della proposta di Damon.

<< Maggiore è la vostra forza, maggiori sono le probabilità di vittoria >>. Con tutto l'aiuto possibile, avrebbe voluto aggiungere Elena, ma si guardò bene dal farlo. Rivolse, invece, uno sguardo supplichevole al suo fidanzato.

Stefan rimase in silenzio per un paio di secondi riconsiderando l'idea. << Non lo farò >> sentenziò poi con sicurezza, fissando con intensità Elena quasi come se volesse soggiogarla. << Non posso >>.

A quelle parole Damon scosse leggermente la testa sorridendo. << Guai in Paradiso! >> proclamò come se facesse un annuncio importante. Elena rivolse gli occhi al cielo mentre Stefan sembrò ignorare del tutto il commento sarcastico del fratello, avviandosi verso le scale.

Damon sorpassò agilmente Elena e si diresse alle sue spalle. Afferrò la giacca di pelle scura e se la infilò.

<< Dove vai? >>

<< Lascio voi due piccioncini discutere da soli >>. Aprì la porta e se la chiuse alle spalle.

La strana dipartita di Damon attirò la curiosità di Elena, ma quello non era il momento di preoccuparsi anche di lui. Doveva convincere Stefan.

 

 

 

Stefan era appena entrato in camera sua, cercando di capire a cosa stava pensando Damon. Era un'idea insensata. Bere sangue umano non lo avrebbe aiutato in alcun modo, Katherine era comunque decisamente più forte di loro due. E come se non bastasse Elena gli aveva dato corda. Il fatto che lei e suo fratello fossero in una tale sintonia lo faceva star male.

Sentì i passi di Elena con maggiore chiarezza man mano che si avvicinavano alla porta della sua camera. Entrò lasciando la porta aperta.

Stefan sapeva che avrebbe ricominciato immediatamente, così la anticipò. << Non intendo cambiare idea, Elena >> le disse senza voltarsi a guardarla.

<< So che sei preoccupato di perdere di nuovo il controllo, ma ... >>. Elena non riuscì a completare la frase. Stefan la interruppe. << Nessun ma >> disse voltandosi per la prima volta. Si avvicinò a lei a passi svelti e solo quando fu a pochi centimetri da lei continuò. << Non. Berrò. Sangue. Umano. >> scandì per bene le parole con la speranza di essere stato chiaro una volta per tutte.

Elena aveva ragione. Aveva paura di perdere di nuovo il controllo. L'ultima volta che era successo aveva ferito quella ragazza senza un motivo. No, anzi un motivo egoistico c'era: aveva sete. Era più forte di lui. Più ne beveva e più ne voleva. Non era in grado di fermarsi. Poi per fortuna ci hanno pensato Elena e Damon e si era ripromesso, dopo la sera al lago, che non sarebbe mai più ricaduto in quella situazione.

Ma Elena gli stava rendendo tutto più difficile. << Potresti imparare a controllare la sete come fa Damon >>.

<< Non è una cosa che si impara dalla sera alla mattina >>. Vide un moto di delusione balenare sul viso di Elena. Quelle parole erano sembrate arrendevoli anche a lui. Ma d'altra parte era vero. Era impossibile riuscirci. Nonostante lui e Damon non si fossero visti per decenni, Stefan era sicurissimo che aveva impiegato un bel pò di anni per controllare la sete e non il contrario. 

<< Provaci! >> lo incitò Elena a denti stretti. << Che male può farti? >>

Stefan scoppiò in una tenue risata malinconica che represse con la stessa velocità con la quale era spuntata. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. << Non mi preoccupo del male che potrei fare a me stesso, ma a te >> spiegò come se quella fosse la più naturale delle risposte. << Non riuscirei a perdonarmelo! >> poi aggiunse con una espressione dura che non gli si addiceva parecchio. Elena era l'unico motivo per il quale continuava a lottare contro la voglia di spegnere il dolore e mettere fine una volta per tutte alle sue sofferenze, l'unico motivo che lo spingeva a non voler accettare la proposta di Damon. Era terrorizzato all'idea di farle del male.

<< Non lo farai >> disse decisa Elena, afferrando tra le mani il volto di Stefan per meglio guardarlo.

<< Come fai a esserne così sicura? >>. Nemmeno lui lo era, ma Elena sembrava avere una fiducia innata nei suoi confronti che non si spiegava. In fondo più volte era capitato di tradirla, la fiducia: quando si era tenuto per sé dei segreti che la riguardavano, quando aveva iniziato a bere sangue umano senza dirle niente. Eppure lei lo perdonava sempre.

<< Ti conosco e so che mi ami abbastanza da non riuscire a ferirmi in alcun modo >>. E' proprio questo il punto, si disse. L'amava troppo, non abbastanza, per ferirla. Ma la sete di sangue era più forte e difficile da tenere a bada.

Gli vennero in mente le sue stesse parole la sera al lago.

La prossima volta che farò del male a qualcuno … potresti essere tu.

Non avrebbe mai permesso che una cosa del genere potesse accadere. L'avrebbe impedito costi quel che costi.

<< Mi fido di te >>. Stefan abbassò lo sguardo. Non meritava la sua fiducia. Ma un motivo c'era se ne aveva così tanta in lui.

La fissò prima di parlare. << Io no >>. Lasciò per un attimo la frase a metà, poi continuò. << Ma ci penserò >>

 

 

 

La nebbia era fitta: gli alberi, i cespugli, i diversi animali del bosco erano ridotti a delle ombre sfocate difficili da identificare per un essere umano. Questo lo sapeva. Eppure lui ci vedeva. Benissimo. Non aveva difficoltà a a percepire qualsiasi cosa fosse lì attorno. Poi due ombre più scure, una alla sua destra e una alla sua sinistra, sfrecciarono a una velocità eccessiva e inusuale per essere un umano o un animale. O qualsiasi essere vivente. Erano vampiri.

Si arrestarono di colpo abbastanza lontano da non permettergli di riconoscerle. Chiamavano il suo nome.

<< Jeremy. Jeremy. Jer >>. Volevano che si avvicinasse a loro. Così fece.

Man mano che si faceva sempre più vicino era in grado di distinguere con maggiore chiarezza le loro forme. Erano due donne. Un pensiero gli attraversò la mente come un lampo.

No, non può essere.

Prese a respirare più velocemente nonostante non ne avesse il minimo bisogno. Quella era una reazione umana e lui ormai non era più.

Era a una decina di metri. Si bloccò. Aveva ragione. Erano loro.

Vicky.

Anna.

Riprese a camminare lentamente per paura che scomparissero con la stessa velocità con la quale erano uscite dalla sua vita.

Era a un passo da loro. Spostava lo sguardo dall’una alla altra con meraviglia. Poi all’improvviso, come aveva immaginato pochi attimi prima, iniziarono a dissolversi nell’aria. Istintivamente gridò prima il nome di Anna che gli rivolse un sorriso dolce prima di scomparire del tutto. Jeremy si voltò dall’altro lato: Vicky già non c’era.

D’un tratto non era più nel bosco, ma in una camera da letto scura.

Jeremy si svegliò con un sussulto. Sperava di essere ancora nel bosco in compagnia di Anna o Vicky o entrambe, ma l'unica cosa che purtroppo riusciva a vedere davanti a sé era un soffitto. Si mise a sedere con la rinnovata fiducia di vedere una delle due vampire seduta dietro la scrivania della stanza di Damon. Ma la delusione si insinuò dentro di lui quando si accorse che era l'unico presente nella camera e che quello di prima era soltanto un sogno. Avrebbe voluto che fosse la realtà, ovviamente non lo era e mai lo sarebbe stato. Ma lui poteva spegnere il dolore di quell'istante come e quando voleva. Aveva bevuto sangue di vampiro e si era ucciso solo per quel motivo. Per non provare il dolore, l'agonia che gli eventi della vita gli stavano causando. Prima i suoi genitori, poi Vicky, le bugie di Elena e infine Anna.

Il rumore di passi sempre più distinti lo distrassero dei suoi pensieri. Si sorprese di riuscire a sentire proprio come nel sogno. La porta della camera si aprì. Era Elena.

<< Jeremy >>. Nel tono della sorella riconobbe un misto di sollievo e preoccupazione allo stesso tempo. La vide chiudersi la porta alle spalle quando il suo odore lo colpì in piena faccia. Lo stesso olfatto.

Jeremy rimase in silenzio a osservare la sorella avvicinarsi a passi incerti al letto, nascondendosi le mani all'interno delle maniche della maglia. Gesto che lasciava trasparire il suo turbamento.

<< Dobbiamo parlare, Jer >>.

Adesso dobbiamo parlare?, si disse. Dopo essere morto e diventato un vampiro?

<< Io non ho niente da dirti! >>. La sua voce risuonò più dura di quanto volesse lasciar intendere. Per una strana ragione la rabbia iniziava a montare e a crescere a dismisura. Non aveva voglia di parlare, non con Elena, non per sentirsi dire quanto stupido fosse per aver fatto quello che ha fatto.

<< Beh io si >> disse Elena, lasciando scivolare fuori le mani. Prese un respiro profondo e si sedette sul letto. << Perché l'hai fatto? >>.

Come se non lo sapessi, pensò Jeremy. Era sicuro che Damon le aveva già raccontato della loro chiacchierata notturna.

Ancora con lo sguardo fisso sulla sorella, Jeremy riuscì a vedere le diverse sfumature di marrone dei suoi occhi che prima non avrebbe mai lontanamente immaginato. Stessa ottima vista.

<< Per amore? >> sentì dire dalla sorella. Sembrò quasi che lo sconcerto avesse parlato al suo posto. Non era quello il motivo, ma anche se lo fosse stato, era così una idea stupida?

In fin dei conti se si ama tanto una persona, è normale che si vuole trascorrere con lei tutta la vita, o l'eternità nel suo caso.

Gli vennero in mente le parole di Anna quando lui la pregava di essere trasformato.

Sai perché trasformiamo la gente? Lo facciamo, uno, se ci serve qualcuno che faccia il lavoro sporco per noi. Due: per vendetta. Tre: per noia, ma sai che questo non va mai a finire bene. E poi c'è il motivo più ovvio. Ami una persona così tanto, che faresti qualsiasi cosa per poter trascorrere tutta l'eternità insieme.

Un sorriso amaro gli comparve sulle labbra. Quello non era più il suo caso, quindi decise di rispondere alla domanda di Elena. << No, sapevo che Anna era morta quando ho preso la decisione >>.

La rabbia cominciava a diminuire quando scoppiò di nuovo anche più forte di prima, ammesso che fosse stato possibile. << E allora perché? Se è per colpa mia ... >> la interruppe. Non voleva stare ad ascoltare Elena parlare un secondo di più. Sempre a prendersi la colpa di tutto, anche delle sue azioni.

Una strana sensazione di arsura gli salì in gola. La sete era più forte di quanto si aspettasse.

Provò a calmarsi per non fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.

<< Ascolta: so che stando spesso attorno a quei due tu ti sia convinta di essere il centro dell'universo, ma non è sempre così >>. Si alzò da letto alla velocità da vampiro, spaventando Elena. Si avviò alla porta.

Le aveva sputato quasi quelle parole in faccia con la consapevolezza che l'avrebbero ferita. Si rese presto conto che anche il controllo, come la sete, era una cosa difficile da tenere a bada. E forse aveva esagerato.

Prima di uscire, si voltò verso la sorella. << Comunque puoi metterti l'anima in pace: non è colpa tua >>. Detto ciò uscì dalla camera con la super velocità, lasciando Elena da sola, mentre il suo udito gli mostrava ancora una volta quanto i suoi sensi si fossero acuiti: era già di fronte alla porta d'ingresso quando sentì la vibrazione del cellulare di Elena.

Essere un vampiro, alla fin fine, non era poi così male!

 

 

Elena si asciugò la lacrima solitaria che le era scivolata lungo la guancia. Poi la gamba prese a vibrare. Afferrò il cellulare. Era un messaggio di Matt.

Vieni in ospedale  

 

A\N: mi ero quasi dimenticata di Caroline. Poverina lei!!!

Al prossimo capitolo. Spero!!! Tengo le dita incrociate.

Ps: siate brutali con i commenti …

 

  
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