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Autore: z e r o    17/07/2010    3 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 36_L'Unico il Quale Glii Abbia Mai Fatto Venire la Pelle d'Oca

Sì… sono ancora viva. (Non per molto…ndTutti). Lo so, questo tremendo ritardo è da imputare solo all’accidia che mi affligge da tempo immemore. Meriterei di passare il finesettimana nella capanna di Hagrid ad ascoltarlo declamare la Divina Commedia: questa sarebbe una punizione abbastanza adeguata?

Hagrid: Di mezzo nostra cammin del vita nel…

zero: ARGH!

 

CAPITOLO 36

 

L’UNICO IL QUALE GLI

ABBIA MAI FATTO

VENIRE LA PELLE D’OCA

 

Dopo essersi gridati contro la solita, abusata, lunghissima vocale per un periodo di tempo esageratamente lungo, Harry e Lupin dovettero interrompersi per ossigenare il proprio sangue. Ansimante, Harry tornò a voltarsi in direzione del tessuto svolazzante, che si era appena ingoiato il suo Padrino. Le sue rade sinapsi cerebrali, affaticate dalla mancanza d’ossigeno, cominciarono finalmente a fare sei per otto.

 

-               Il Padrino è morto, sparito per sempre, morto di una morte orrende e super dolorosa, andato, andato, andato, come il mio cane. (un momento: io non ho un cane…)

 

-               Non potrà mai adottarmi, ergo non avrò mai il suo cognome figo. (promemoria: disdire l’ordine dei fazzoletti, degli asciugamani e delle lenzuola con su ricamato il nome Harry Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyn Black).

 

-               Mi chiamerò per sempre VASAIO! Aaaaaaargh! (promemoria: informarsi all’anagrafe sulle mie possibilità di cambiare cognome).

 

-               Sei per otto fa quarantotto.

 

Mentre Harry era perso negli oscuri vicoli ciechi della propria mente labirintica e stratificata, Bellatrix riuscì a fuggire utilizzando l’Arcana Tecnica Ninja dello Schiaccianoci per sopraffare Kingsley.

 

«Sta scappando!» gridò qualcuno – no, non Qualcuno, qualcun altro… -, e diverse paia d’occhi – amici e non – si volsero in direzione della fuggitiva. Nessuno degnò di un’occhiata il povero Kinglsey, che si rotolava sul pavimento gemendo e reggendosi l’organo che gli avrebbe garantito una sua discendenza (…).

 

«Ha ucciso il Padrino!» urlò Harry, andandole dietro «Lo ha ucciso, e io ucciderò lei!». Dopo un paio di gradoni, gli si presentò un problema esistenziale: se uccideva Bellatrix, tutti i suoi progetti di matrimonio sarebbero falliti. Certo, il mare era pieno di pesci…ma un’ergastolana quando gli sarebbe ricapitata? «Pazienza,» disse tra sé e sé, stringendosi nelle spalle «tanto sono anche necrofilo».

 

E dopo essere giunto a questa conclusione, partì di gran carriera all’inseguimento della sua futura Sposa Cadavere. Nello stesso momento, diversi chilometri più a sud, un’alquanto bruciacchiata Autrice, sopravvissuta miracolosamente al rogo capitato CASUALMENTE nella sua camera, si voltò con apprensione verso la finestra affumicata della stanza, dietro la quale i legali di Tim Burton – e di un sacco di altri film – affilavano asce e coltelli, decisi come non mai a reclamare la sua testa su un vassoio d’argento.

 

Harry arrivò in cima agli scaloni ed attraversò la porta dalla quale la nera veste svolazzante di Bellatrix era appena scomparsa. Entrò nella stanza, nella quale trovò Ron cianotico ancora semisoffocato dalle viscere del cervello, Ginni che cominciava a riprendersi e guardava preoccupata il suo piede girato di centottanta gradi all’indietro, ed Hermione e Alice abbandonate in un angolo in una posizione scomposta.

 

Avendo perso tempo come un emerito imbecille, non si accorse che Bellatrix aveva lanciato un incantesimo contro la vasca dei cervelli, che si inclinò, rovesciando il suo disgustoso contenuto su tutto il pavimento. Con un balzo disumano, Harry si attaccò al lampadario, strillando come se gli avessero detto che sarebbe diventato calvo. (E lo sarà… eccome se lo sarà… mufufufufufu…ndA)

 

Per niente desideroso di permettere che i suoi adorati stivali gotici entrassero in contatto con lo schifoso liquame, tentò di elaborare in fretta una soluzione, anche perché i suoi rachitici bicipiti, tricipiti, deltoidi ecc. non l’avrebbero retto ancora per molto. Guardò in basso, dove la soluzione gli si palesò in tutta la sua sadica evidenza. Mollò la presa e atterrò sul corpo di Ron, il quale, oltre al soffocamento e all’annegamento, doveva confrontarsi ora anche con lo schiacciamento. Saltando di corpo in corpo, Harry raggiunse incolume la porta.

 

Si ritrovò nuovamente nella stanza nera, quella con i muri neri, le porte nere, il pavimento nero, il soffitto nero, e le candele nere dalla luce nera. Non avendo il tempo di provare tutte le porte, afferrò il bazooka che Hermione aveva lasciato per ogni evenienza e le fece saltare tutte. Individuata quella che cercava, la varcò di corsa e riprese l’inseguimento.

 

Quando si accorse che la porta dell’ascensore si stava chiudendo, aveva ormai raggiunto una velocità troppo elevata per fermarsi in tempo. Frenò ugualmente, per tentare almeno di evitare di spaccarsi la faccia sbattendoci contro, e a farne le spese furono gli stivali che con tanta cura aveva salvato dall’inondazione, la cui suola si consumò completamente a causa dell’attrito col pavimento. Harry, scalzo e in lacrime, sollevò i miseri resti delle sue calzature con mani tremanti.

 

«Maledetta bastarda» ringhiò «pagherai anche questa!».

 

Chiamò l’ascensore, pestando sul pulsante anche più del dovuto. L’ascensore, nonostante la sua letale velocità, ci mise una vita a scendere. Dopo dieci minuti che lo aspettava, Harry si rese conto che c’erano anche le scale. Meditando vendetta atroce e sanguinaria contro il signor Weasley che non gliel’aveva detto costringendolo ad usare l’infernale mezzo, Harry entrò nella cabina e premette il pulsante per l’Atrium – ma se ti sei accorto che ci sono le scale, che cazz prendi l’ascensore a fare?! ndA -. L’ascensore schizzò verso l’alto con la potenza e la velocità di un razzo katiusha, riducendo Harry in 2D sul pavimento.

 

Quando il satanico mezzo fu giunto a destinazione, Harry ne strisciò miserevolmente fuori e si accorse, con sommo orrore, che Bellatrix aveva quasi raggiunto la cabina telefonica che le avrebbe permesso di fuggire. Si rimise in piedi a fatica, ma prima che potesse lanciarsi all’inseguimento, la donna si voltò e gli lanciò una maledizione, che colpì l’ascensore facendolo esplodere.

 

Tiè, fottuto ascensore!” pensò Harry trionfante, schivando frammenti di ascensore incandescenti e nascondendosi dietro la fontana dei Magici Fratelli per evitare di fare la stessa fine.

 

La successiva maledizione di Bellatrix fece saltare la testa del campione di Beyblade – poco male, non è una gran perdita –. «Non puoi vincere contro di me, Potter» lo schernì «Io ero e sono la serva più fedele dell’Oscuro Signore. Da lui ho appreso le Arti Oscure, ho tagliato teste, cucinato torte ripiene di carne umana, interpretato una regina dall’abnorme massa cranica e doppiato un cadavere! Ho imparato incantesimi che tu nemmeno ti sogni di affrontare… e adesso dammi la profezia!»

 

«Quale? Quella che è andata a pezzi un capitolo fa?» replicò caustico il goth guy. Dopo un’accurata scansione delle frequenze di Radio Voldemort, aggiunse «E lui lo sa!».

 

«No, non è vero!» negò la donna. «Tu menti!»

 

All’improvviso, accompagnato dalle note della colonna sonora di Guerre Stellari, fece la sua comparsa un losco figuro, ammantato di tenebra e circonfuso di oscuri presagi (ma come sono poetica…XD). La mefistofelica apparizione, il Lex Luthor senza appendice nasale, l’Orochimaru senza capelli, il cattivo per eccellenza assieme a Sauron e al-momento-non-mi-viene-in-mente-nessun-altro-ma-pazienza-tanto-i-lettori-hanno-sicuramente-più-fantasia-di me, avanzò lungo l’atrio e raggiunse Bellatrix, che si gettò supplichevole ai piedi del proprio padrone.

 

«No, Bella» disse l’Oscuro Signore. «Non mente».

 

Harry nel suo nascondiglio, alzò gli occhi al cielo: il suo Arci-Nemico-Recentemente-Resuscitato-Per-Alcuni-E-Definitivamente-Morto-Per-Altri aveva appena pronunciato la parola proibita di cinque lettere. E infatti

 

«Bella, amor mio, il tuo soave nome ha intriso i miei padiglioni auricolari con il suo eufonico suono! Dove sei, perciò? In qual loco glaciale e disagevole costoro ti detengono?».

 

Tre paia d’occhi si voltarono in direzione del sedicente vampiro, due di queste gravide della promessa di una dipartita molto dolorosa e, soprattutto, definitiva. Lord Voldemort alzò la sua arma magica, una spada laser non dissimile da quella di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – se non per il colore, e pronunciò il letale incantesimo Abra Kadabra Alakazam.

 

Il raggio verde colpì in pieno mister Cullen, che fu sbalzato via e sparì per sempre (si spera) in una nuvoletta di fumo. Liquidato il fastidioso imprevisto, l’Oscuro Signore tornò a concentrare la sua attenzione sul suo gotico nemico mortale.

 

«E così hai rotto la mia profezia» disse malevolo, guardando torvamente Harry – e riuscendo ad apparire ancora più brutto di quanto effettivamente fosse. Fece per dire qualcosa, ma non ci riuscì mai perché le statue della fontana cominciarono a prendere vita.

 

Il giovane uomo sulla ventina dall’espressione schizofrenica reggente un quaderno scese dal piedistallo e si esibì in una silenziosa risata da pazzo maniaco che lo scosse tutto. Poi guardò con aria folle Voldemort, prese la sua penna di ferro e la accostò al quaderno di ferro. Non appena cominciò a scrivere – o meglio, a tentare di scrivere – un suono fastidiosissimo trafisse i timpani dei presenti, suono che continuava ad aumentare man mano che il pazzo maniaco tentava di scrivere sul quaderno.

 

«Qualcuno lo fermi!» gemette Harry, tentando di tappare le orecchie sanguinanti per salvare i brandelli di timpano ancora utilizzabili.

 

La statua del giovane uomo sulla ventina inorridì, apparentemente perché gli risultava impossibile scrivere, ma prima che potesse riprovarci, Voldy gli fece saltare il braccio destro con una maledizione. Il giovane uomo sulla ventina guardò il moncone e assunse un’espressione inorridita – l’unica che ha, a parte quella da pazzo maniaco –, dopodiché si accucciò in un angolino a deprimersi.

 

Lord Voldemort, che era rimasto a guardare incuriosito il comportamento assurdo della statua del giovane uomo sulla ventina, tornò a dedicarsi al suo obiettivo principale, ovvero eliminare il goth guy, ancora miserevolmente nascosto dietro alla dannata fontana.

 

Il pernicioso individuo sollevò la spada laser, pronto a scagliare il colpo definitivo che avrebbe fatto saltare tutto per aria – fontana, nemico mortale, Atrium… – quando l’altro suo nemico mortale, ovvero colui il quale gli abbia mai fatto venire la pelle d’oca fece la sua apparizione.

 

«Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro» sussurrò il bieco figuro quand’ebbe individuato la sua perennemente sorridente nemesi armata di spada laser. Il turpe personaggio gli lanciò subito contro un incantesimo, ma il palese plagio di mago Merlino svanì nell’aria, per poi ricomparire accanto alla fontana, facendo risvegliare anche le rimanenti statue.

 

La statua del ninja si moltiplicò inspiegabilmente, riempiendo l’Atrium e spiaccicando Harry contro una parete, mentre Voldy (sembra il nome di un Pokèmon…o il soprannome di un certo inquietante personaggio di Soul CaliburndA) e Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – cominciavano a darsele di santa ragione.

 

«Sei stato uno sciocco a venire qui stanotte, Tom» disse calmo Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –. «Gli Avatar stanno per arrivare».

 

Voldemort alzò gli occhi al cielo, infastidito. Quei cosi blu alti due metri non gli erano mai piaciuti. Partì all’attacco, roteando la spada laser, che sprizzò scintille quando entrò in contatto con quella del suo avversario. I due continuarono a duellare, mentre le spade laser lasciavano quell’adorabile scia luminosa che persiste sulla retina per ore ed emettevano il caratteristico ronzio da neon ammazza-zanzare. All’improvviso, da Chissà Dove, arrivò, volando, l’uccello infiammabile di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –, il quale, dopo aver compiuto diversi giri in aria sopra ai due contendenti, andò a ficcarsi proprio in mezzo alle due spade, finendo fulminato. I suoi miseri, cinerei resti si ammucchiarono sul pavimento.

 

Incuranti della cosa, Voldy e Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… e non ne posso più di scriverlo… – continuarono a duellare. Nel frattempo, la colonna sonora presente all’arrivo dell’Oscuro Signore si rifece prepotentemente sentire, aumentando addirittura di volume, in modo che tutti, ma proprio tutti, potessero sentirla. Mentre Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – avanzava, Voldemort arretrava, e continuò ad arretrare finché non inciampò e cadde nella fontana, inzuppandosi il popò.

 

Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – si mise poco decorosamente a sghignazzare, imitato da Harry, il quale aveva visto poco e niente, essendo ancora costretto ad intrattenere un rapporto molto intimo con la parete. Voldy fece una smorfia, lasciò andare la spada laser e si alzò in piedi lentamente, con espressione contrita e lacrimosa, guardando Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – come se avesse appena decapitato tutti i suoi peluche. Si tirò un lembo della veste con aria schifata e poi la lasciò andare. Offeso a morte, raccolse la spada laser e, continuando a guardare torvamente il suo avversario, lo superò e se ne andò dalla porta principale, meditando vendetta, tremenda vendetta.

 

«Ma come?!» esordì Harry dal suo angolino, irritato per non essere comparso quasi affatto nelle ultime righe. «È finita così?! Niente sconto mega apocalittico con magie super complicate e spettacolari che se fossero inserite in un film meriterebbero l’oscar? Si riduce tutto ad una roba così squallida?! Dove sono le teste mozzate, gli arti amputati che si muovono ancora, il sangue, il sangue?!»

 

Il nostro eroe fece per muoversi, ma Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – lo immobilizzò sul posto con un ordine perentorio: «Resta dove sei!».

 

«No…» gemette Harry «…non di nuovo…».

 

All’improvviso, Harry si sentì strano, molto strano. Si sentiva il collo stranamente mobile, tanto che avrebbe potuto girare la testa di centottanta gradi. Lo fece. Sentiva anche un certo movimento nello stomaco, e vomitò un sacco di roba verde.

 

«Oh» sorrise Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – «È posseduto». Guardò con vago divertimento il suo pupillo vomitare roba verde, ruotare la testa come un gufo e camminare a quattro zampe su per le pareti e sul soffitto. Sperò solo che non trovasse un crocifisso… vedere una cosa del genere gli avrebbe di certo rovinato la cena. …che cosa aveva per cena? Ah…zuppa di piselli.

 

Non era particolarmente preoccupato della cosa: recentemente, si era appassionato ad una serie televisiva nella quale due fratelli, che avevano per cognome la marca di un fucile, eseguivano esorcismi una puntata sì e una no. Oltre a fare esorcismi, aveva imparato anche che portarsi dietro una considerevole scorta di sale era la soluzione a molti problemi.

 

Con l’immenso pragmatismo che lo caratterizzava, Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… – estrasse da sotto la veste una pistola ad acqua benedetta, che usò per abbattere Harry – il quale stava scalando i muri come una sorta di Spiderman indemoniato –, che poi trascinò nel cerchio esoterico che aveva dipinto sul pavimento in modo da iniziare l’esorcismo.

 

Dopo aver vomitato un’intera nuvola temporalesca, Harry si sentì molto meglio. Il “molto meglio” si ridusse ad un “appena accettabile” quando vide di che cosa erano imbrattati i suoi vestiti. Inoltre non si ricordava assolutamente niente, come il risveglio dopo una notte durante la quale ci aveva dato dentro un po’ troppo con l’assenzio. Solo che, stavolta, l’unica cosa verde che vedeva non era una fatina.

 

Con un fracasso madornale, un sacco di persone si riversarono nell’Atrium, un pallidissimo Cornelius Caramella in testa.

 

«Ho… incrociato… l’Arci-Nemico-Di-Potter-Recentemente-Resuscitato-Per-Alcuni-E-Definitivamente-Morto-Per-Altri-Tra-I-Quali-Temo-Di-Non-Esserci-Più venendo qui!» esordì tremante.

 

«E perché cavolo non l’ha fermato?!» sbottò Harry, tentando di distogliere l’attenzione dallo scempio che erano diventati i suoi vestiti – Addio t-shirt dei Gothminister, non ti dimenticherò mai… ndHP – e lanciando un’occhiataccia al MiniMinistro e alla trentina di persone che lo accompagnava.

 

«A bò» fu l’illuminante risposta.

 

Harry pensò che davvero il mondo pullulava di teste di cazzo. Come si dice… la madre degli idioti è sempre incinta.

 

Caramella si guardò attorno. Il suo sguardo indugiò sulla fontana dei Magici Fratelli –per qualche oscuro motivo priva di statue, una delle quali se ne stava stranamente rannicchiata in un angolo a deprimersi –, su quello che un tempo si poteva definire “ascensore”, e su altre amene cosine palesemente fuori posto, come la disgustosa pozzanghera verde costituita da un liquido a lui ignoto, e che desiderava restasse tale. «Cosa è successo qui?» chiese in tono lamentoso a Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –

 

«Parleremo dopo che avrò rimandato Harry a OhSchwartz *smile*» disse questi.

 

«Harry-e-qualche-altro-nome-che-al-momento-non-ricordo Potter?!» esclamò stupito Caramella.

 

«Salve» replicò Harry ironico. «Mi ha rivolto la parola alcuni paragrafi fa, nel caso non se ne ricordasse».

 

«Ti spiegherò tutto quando Harry sarà tornato ad OhSchwartz *smile*» ripeté Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –.

 

Il metodo più rapido che conoscesse per spedire qualcuno in un determinato posto era la Calcinculoporta. Non doveva far altro che gettare un incantesimo sulla propria scarpa, che si sarebbe trasformata in uno stivale e avrebbe spedito Harry a quel paese. Cioè, a scuola.

 

Harry fissò lo stivale inquieto. Aveva già viaggiato tramite Calcinculoporta, e la cosa non gli era piaciuta affatto. Specialmente per l’artistico livido che aveva decorato il suo statuario deretano per settimane. «Non c’è un altro modo?» piagnucolò, arretrando. «Potrei andare a piedi, per esempio…».

 

«Suvvia, Harry *smile*» sorrise affabile il Preside. «Questo è il metodo più rapido. Ci vediamo tra mezzora» concluse pacato, tirandogli una vigorosa pedata nel didietro.

 

Harry sentì la familiare quanto spiacevole sensazione di dura suola a contatto con una parte delicata e il lucido pavimento tanto fashion sparì da sotto ai suoi piedi, insieme all’Atrium, Caramella e il suo esercito di deficienti, e il dannato Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - mentre veniva proiettato in un vortice di colori e rumori…

 

 

 

C’è nessuuunoooo? (ah, ecco che i legali dell’Acqua Lete si uniscono agli altri…)

Perdonatemi per la Calcinculoporta: l’ora è tarda, e il cervello comincia a perder colpi.

Come sempre, voglio ringraziare tutti coloro che continuano a leggere questa cosa nonostante i cali di qualità della stessa, sia che recensiscano, preferiscano, ricordino e seguano o restino nell’ombra! Grazie, grazie di tutto!

  
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