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Autore: shining leviathan    17/07/2010    9 recensioni
Zack e Aeris sono felicemente sposati. Ma il loro matrimonio, per un motivo o per l'altro, non funziona come dovrebbe.
Tifa è frustrata dalla freddezza di Cloud, spesso assente e rigido, incapace di donarle l'amore che la ragazza vorrebbe.
Cloud dal canto suo non sa scegliere, condizionato da una misteriosa ragazza che fa di tutto per rovinare la relazione tra i due.
Questo porterà Zack e Tifa ad avvicinarsi pericolosamente l'uno all'altro, un gioco di resistenza che entrambi sanno di non poter vincere. Sarà vero amore o una trama del destino?
Tra colpi di scena, e ritorni inaspettati i protagonisti di questa storia metteranno in discussione se stessi e i loro sentimenti, scoprendo che niente è come sembra, che nessun segreto è destinato a durare.
(Zack x Tifa)(Aeris x Tseng)(Cloud x Sorpresa)
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Tseng, Zack Fair
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Alura, per evitare l’infarto a voi anime savie, vi avverto: Cloud va un pochino in la dei suoi stereotipi, ma io penso che sia solo dovuto alla confusione di un uomo che non sa scegliere fra un amore “recente” ed un altro che, nel suo egoismo angosciante, non vuole lasciare andare nonostante sappia che è finita. Penso che voglia bene a Tifa al punto di non volerla lasciare ad un altro che non sia lui. Perché lui crede che nessuno è degno della sua compagnia, nessuno può capirla come lui. Ma è una mia opinione. Ci vediamo a fondo pagina !! ^__^

 

 

 

Era arrivato più in fretta che poteva, spronando la moto lungo la distesa arida della landa.

Di tutti gli intoppi che temeva di incontrare non se ne era presentato nessuno, se non quello del carburante. Ma per fortuna la Fenrir sin era fermata a qualche metro dall’unica stazione di servizio ancora funzionante in quel luogo inospitale.

Ora che era arrivato,però, avrebbe voluto scappare di fronte alla facciata fatiscente di quella casa.

 Il quartiere in cui si trovava era nella stesso medesimo stato.

La strada stretta e dissestata era coperta di rifiuti, smossi in un fruscio continuo dallo zampettare dei topi. I fili del bucato si intersecavano come sottili ragnatele sotto i davanzali di legno scheggiato, dove lo raggiunse il pianto disperato di un neonato. Tutto era avvolto da una pesante coltre di oscurità, satura di oli mal fritti e spazzatura rancida. Storse il naso, disgustato dalla decadenza di quel luogo.

Perché lei si ostinava a voler stare in un posto così malfamato? I soldi che le aveva dato erano sufficienti per trasferirsi altrove, in un posto dignitoso. Eppure era ancora lì. Perché?

Anche al buio Cloud riusciva a distinguere quell’abitazione  che pareva poggiarsi pesantemente ad un’altra, come se il vento troppo forte l’avesse storta nel suo scheletro decisamente malandato.

Diede un’occhiata dietro le sue spalle, guardingo nel sentire rumori estranei, poi si avvicinò all’ingresso. Davanti alla porta screpolata fece un respiro profondo, riempiendosi le narici dell’odore nauseante di rifiuti, e allungò una mano, vincendo l’esitazione che lo incitava ad andarsene subito.

Serrò le nocche e battè due colpetti sull’anta con un timore quasi reverenziale. Il silenzio della strada assorbì il suono secco, facendolo dilagare fra i vicoli stretti e immondi.

Si ritrasse, come ad essersi scottato, e si guardò nervosamente attorno. Non voleva che qualcuno lo vedesse lì, anche se ormai tutti lo conoscevano per le sue sporadiche e silenziose visite.

 Diventava nervoso quando incrociava uno dei vegliardi seduti all’ombra dei balconi, odiava i loro sorrisetti sdentati, i mille sottointesi che leggeva fra le pieghe delle rughe. E odiava sentirsi uno di “quelli”.

Lui non era uno di “quelli”, era semplicemente un uomo preoccupato per una donna. Ed era una cosa normale.

Sentì qualcosa di caldo salirgli sulle scarpe e sussultò, calciando il topo di fogna  contro mucchietto di rifiuti accatastati lì a fianco. Il fruscio della carta quando questo scappò freneticamente lo mise ancora più in soggezione.

Bussò di nuovo, con più foga.

“ Chinta?”

“ Entra, Cloud”

L’anta si scostò dallo stitipe, fendendo l’oscurità della via con una lama di luce soffusa. Cloud la fissò un attimo, indeciso, poi adottò nuovamente la sua naturale freddezza e spinse ulteriormente la porta, entrando in casa.

Non doveva mostrarsi debole, non con lei. Soprattutto con lei.

Sapeva che in quel gioco lui sarebbe sempre stato il perdente, ma un minimo di tono avrebbe potuto fargli guadagnare delle posizioni. E lui non voleva perdere senza lottare.

Appena varcò la soglia, l’immagine del piccolo salotto gli si aprì davanti agli occhi. L’aria era polverosa, soffocante e la lampada collocata nell’angolo non faceva che aumentare la sensazione di essere in una bisca di porto, con una luce così soffusa e ambrata da far male alla vista. La poltrona in cuoio sotto ad essa era decisamente consunta, percorsa da sottili graffi che ne deturpavano la pregiata fattura. L’unico punto della piccola abitazione che spiccava come una rivelazione dall’oscurità che l’avvolgeva, insieme alla strana sensazione che il pavimento di legno cigolante stesse per frantumarsi ad un passo falso.

“ Sei venuto”

Il biondo si voltò di scatto dove sapeva che c’erano delle scale, e richiuse lentamente la porta, facendo girare la chiave senza staccare gli occhi dalla sagoma scura.

“ Come hai avuto il mio numero?” chiese laconico e si avvicinò lentamente alla ragazza.

Chinta incrociò le braccia sul corrimano, poggiandoci sopra il mento “ Tu che dici?” replicò con una nota di divertimento “ Come potrei averlo avuto? Dai, prova ad indovinare”

“ Non mi piacciono gli indovinelli” la interruppe duro “ Ma immagino che sia stata una mia negligenza”

“ Già, ma non ne sei particolarmente pentito, vero? Se sei qui…” si raddrizzò, scendendo gli ultimi scalini dissestati “ Significa che ti importa veramente” allungò una mano e Cloud gliela strinse delicatamente, tirandola leggermente a se. I braccialetti d’argento al suo polso tintinnarono melodiosi.  Il fruscio dell’abito estivo sulla pelle della giovane gli scatenò una serie di sentimenti contrastanti, che passarono veloci come ombre sul suo volto.

“ Per mia sfortuna mi importa. So che non dovrei..” passò un dito sul braccio pallido di Chinta, risalendo fino all’incavo del collo. La sentiva fremere al suo tocco, i muscoli che guizzavano eccitati, e si fermò, allontanandola con gentilezza. Il fastidio di Chinta per quella mancata tenerezza avvelenò ulteriormente l’aria di tempesta che indugiava sui due.

Chinta si voltò, procedendo a passo marziale fino alla lampada polverosa. La spense, poi in un attimo tornò di fronte a Cloud, così vicina che lui potè percepirne il respiro dolce sul viso.

“ Allora,Cloud” il suo nome venne esalato quasi in un sospiro quando lui le circondò la vita con le braccia “ Vuoi parlare o preferisci….  Disporre di me in altro modo?” A quelle parole il biondo si pietrificò.

“ Non sono venuto per quello, e tu lo sai” voltò la testa perché, nonostante fosse buio, non voleva sentire lo sguardo malizioso della ragazza su di se. Non sapeva mentire agli altri e neppure a se stesso.

La voleva quasi quanto lei voleva lui, e Chinta lo sapeva. Sapeva anche che l’unico ostacolo fra loro alleggiava invisibile nella mente di Cloud, lontano ma sempre presente nel cuore del ragazzo.

“ Oh” gli mise le mani sul petto, fissando le irte punte bionde che le sfioravano la guancia “ Fammi indovinare: è per la tua pseudo-fidanzatina,vero? Quella che molli sempre in mezzo alla strada. Tif.. sì, Tifa!” sorrise, minacciosa, pronta a far del male.

“ E come sta la cara Tifa?”

Cloud si voltò di nuovo, innervosito dalla piega acida con cui Chinta sferrò il primo dei suoi attacchi. Una nuova disputa, solo perché si trovava nell’incapacità di scegliere. E lei sapeva bene quali tasti toccare per farlo andare in bestia.

Imprecò a mezza voce,scostando il corpo della ragazza da se. I suoi occhi incupiti parevano dei pozzi senza fondo.

“ Non sono affari tuoi” sibilò arrabbiato, e affondò la dita nell’avambraccio della giovane, facendole emettere uno strilletto dolorante.

“ La mia vita non è affar tuo!”

“ Non lo è? NON LO è?” esclamò Chinta, divincolandosi “ E cosa sono allora,Cloud?? Dimmelo? Io cosa sono? Una cosa di cui vergognarsi? Un giocattolo? Che diavolo vuoi ancora? Perché sei tornato da me?”

Non rispose, ma allentò la stretta, lasciando impronte rossastre sull’incarnato niveo. Chinta si massaggiò le braccia quasi con furia, e Cloud si pentì di essere stato così violento. Ma non gli passò neanche in mente di chiederle scusa.

“ Sei tu che mi hai chiamato” rispose con la solita neutralità “ Pensavo che avessi bisogno di qualcosa”

“ Ho già tutto quello di cui ho bisogno” disse sgarbata “ E non mi serve l’aiuto di nessuno”

“ E allora perché mi hai chiamato?”

Gli occhi di Chinta si fecero sfavillanti, animati da una passionalità repressa “ Per vederti. Temevo che ti fossi stufato di me”

“ Non mi stuferei mai di te, ma io non ti voglio in quel senso. Non pretendo niente, ne servizi, ne devozione, ero solo preoccupato per la tua salute”

“ Certo” sputò ironica “ Quando mi baci è per controllare la mia salute? Oh, grazie. Le mie labbra sono a posto. Ma se vuoi controllare altro io sono disponibile” concluse circondandogli il collo con le braccia esili e Cloud abbassò lo sguardo a disagio.

“ Non-n…. è successo solo una volta”

“ Cinque” lo corresse lei con tenerezza  “ Cinque volte”

“ Bhè, non accadrà più” il rossore si diffuse velocemente sulle sue guancie, e Chinta sorrise.

“ Perché ti reprimi, Cloud? So che cosa c’è dietro quella maschera, molto meglio della tua Tifa”

Lui non rispose.

“ Ciò che desideri veramente, quello che vuoi..” la sua voce divenne poco più di un sussurro sensuale quando fece combaciare la fronte con quella del ragazzo “ Tutto. Anche le cose al di fuori del convenzionale” e detto questo fece scivolare le mani nei pantaloni di Cloud, carezzandolo con voluta lentezza.

Una scarica intensa di adrenalina incendiò il biondo, propagandosi violentemente in tutto il sistema nervoso.

 Gemette soffocato mentre minuscole gocce di sudore si formavano sulla schiena. La mani di Chinta stimolavano i punti più sensibili, procedendo dolci, eppure decise, e le sue dita esperte aprirono la porta di un piacere così intenso da lasciarlo senza fiato. Il desiderio che aveva di lei, di quella criniera profumata in cui aveva affondato il naso, crebbe in maniera esponenziale. La sua infallibile lucidità venne soppiantata da fantasie sempre più rincorrenti della pelle calda e liscia che poteva baciare, mordere, succhiare, di un’euforia nuova ma nota al tempo stesso che lo faceva precipitare in un estasi talmente abbagliante da essere quasi insopportabile.

Con uno sforzo immenso afferrò i gomiti della ragazza e le fece uscire le mani, ansimando come reduce di una lunga corsa. La stessa che il suo cuore apatico stava conducendo nella cassa toracica, rimbombando talmente forte da non essere più percepibile all’udito.

Pensò di aver vinto, quella volta, ma vedendo l’espressione così vulnerabile di Chinta attraverso il velo di appagamento non potè resistere. Dopo averla fissata per un lungo attimo la baciò. Si impossessò delle sue labbra con un impeto feroce,risvegliato dall’audacia di quella piccola tentatrice, assaporando fino all’ultimo centimetro quella bocca accogliente che faceva combaciare la lingua ruvida con la propria, mischiando sapori e saliva.

Non esistevano luce od ombra, bene e male, solo lei e il suo calore, le sue mani che sfioravano i capelli ispidi da chocobo, che lo attirava a se. E lui che la sovrastava, non riuscendo a ricordare come fosse finita sotto di lui, sulla poltrona, che la tastava con una rudezza decisamente stonante con le attenzioni delicate di Chinta.

Cloud fece scivolare una mano nella scollatura a V, cercando con insistenza un seno, palpandolo voglioso quando lo strinse fra le mani tremanti. Chinta gemette piano,soddisfatta di aver  finalmente abbattuto le inibizioni a cui era incatenato il ragazzo, e condusse la sua mano fino a sfiorare quella di Cloud, sfidandolo, attirando la sua attenzione predatrice. Il giovane Soldier capì che aveva il permesso e slacciò frettolosamente il nastro che assicurava al collo l’abito. Chinta socchiuse gli occhi quando la stoffa scoprì il petto florido, e la bocca di Cloud che dalla nuca si spostava sempre più in basso le donò istanti di pura goduria. Si sentiva morire al passaggio della lingua sul capezzolo, della scia umida che si asciugava con un lieve solletico nell’aria calda e rarefatta.

Era tutto ciò che desiderava dal primo istante in cui l’aveva guardata, spazzando via le ceneri di un amore passato che non le era mai stato riconosciuto. Cloud per molti versi glielo ricordava, ma quel ragazzo era diverso da tutti gli altri. Anche lui aveva sperimentato la sottile sofferenza dell’essere sbeffeggiati ed emarginati solo per ciò che gli altri non volevano vedere. Una similitudine che rievocò nella memoria  quando lui si accasciò esausto sul suo petto.

 La guancia sudata di Cloud premeva nell’incavo dei suoi seni, suscitando un senso di appartenenza nel cuore di entrambi,anche se nel disordine mentale dopo quella follia Cloud riuscì ad avvertire una piccola stilla di pentimento. L’orologio ticchettava impassibile sulla parete della cucina, conciliando l’intima tranquillità a cui si erano abbandonati. Ansanti e sudati, innegabilmente eccitati e felici, e per un attimo il biondo mandò a benedire tutto ciò che non appartenesse a quell’effimera bolla di gioia. D’altronde cosa poteva importargli se la vita la fuori andava avanti? Lui si trovava bene lì, in quel mondo che pareva costruito solo per contenere  un affetto innocente, una cosa sua. Da curare e amare.

Amare….

Si staccò piano, a malincuore, pensando a Tifa che lo aspettava a casa.

D’improvviso si sentì travolgere da un’ondata gelida, che nemmeno il calore di pochi minuti prima era in grado di scaldare. Tutti i sensi di colpa si riversarono in un unico blocco, facendogli percepire il peso di eventi che per troppo tempo aveva trascurato. Si sentì un verme, viscido nelle sue bugie raccontate sempre con più maestria per goderne di un piacere ancora maggiore quando si buttava tra le braccia di un’altra, spaventandosi e eccitandosi nel fare una cosa tanto proibita quanto distruttiva.

Pensò ai capelli corvini di Tifa, delle pochissime volte in cui li aveva sfiorati non desiderando altro che quello. Perché la pace per cui aveva duramente lottato gli aveva concesso un angelo; l’angelo che per le notti insonni di adolescente l’aveva tormentato ,costringendolo  ad ammirarla sempre da lontano.  Immerso nella melma insieme a tutto ciò che era impuro, indegno  dall’alto del piedistallo su cui l’aveva collocata. Sapeva che quei tempi erano finiti, tutto il dolore cancellato in un unico sguardo, ma dopo ciò la sua vita aveva di nuovo preso una piega inaspettata.

Lei era entrata con prepotenza in un rapporto già destinato a crollare.

D’altronde, Cloud aveva già cominciato a sospettare che la sua infatuazione per Tifa si stesse esaurendo sotto il punto di vista della coppia. L’amicizia che provavano l’uno per l’altra era una cattiva compagna, insieme all’abitudine di trattarsi come vecchi amici anche nelle faccende più intime, mantenendo un tono scherzoso e distaccato su ogni cosa. E con questo, l’inizio di un rapporto amoroso tracollò inesorabilmente.

Svanita l’euforia iniziale, Cloud aveva cominciato a stancarsi.

Non riusciva a lasciarsi andare come Tifa, non riusciva ad andare più in la di cosa c’era stato fino a quel momento. Semplicemente, odiava l’idea di considerare Tifa come donna, come se dove dipendere strettamente da lui in  una maniera profonda. E non conosceva altro metodo per sfuggirle se non quello di scappare il più lontano possibile, in quella città in rovina. Con una donna che aveva segnato il suo destino nello stesso istante in cui l’aveva salvata.

Certo, inizialmente non se ne era fatto una buona opinione. Quando le aveva teso la mano, lei, gli aveva sputato in un occhio, e fu solo l’inizio: oltre alle minacce verbali a promettergli ogni agonia, dovette pure fare un salto all’ospedale. Caricandola sulla moto, nolente,  gli aveva morso una mano, con la stessa stizza di un cane preso a bastonate. Nonostante i guanti, cinque punti di sutura dovettero metterglieli e a Tifa raccontò la prima delle tante menzogne che da lì in poi sarebbero diventate il suo pane quotidiano.

Disse, con il solito gelo, che era stato un mostro particolarmente feroce. E infondo questa versione non era distante dalla realtà.

La ragazza si dibatteva come un gatto selvatico, rifiutando l’aiuto con lo stesso orgoglio di un guerriero, spaventata, in realtà, da quegli occhi blu cobalto che riemergevano dallo stesso oscuro passato da cui proveniva anche lui. Fu l’inizio della fine e la fine di un inizio che aveva atteso tutta la vita.

“ Sei pensieroso” mugugnò Chinta carezzandogli i capelli, e Cloud sospirò.

“ Cloud”

Il biondo alzò la testa, sostenuto in parte dalle dita di Chinta che tiravano con leggera irritazione le sue ciocche dorate.

“ Solo con me sei ciò che ti ostini a tenere nascosto al resto del mondo…”

I suoi occhi fiammeggianti si piantarono con decisione in quelli del Soldier.

“ Lasciala” ordinò secca “ Lasciala e torna da me, per sempre”

Silenzio. Afflitto, gravido di tensione.

Cloud sentì la bile ribollirgli nello stomaco, innervosito dalle parole di Chinta.

 Non poteva lasciarla. Tifa, in un modo o nell’altro, era sua. Sarebbe impazzito a vederla con un altro uomo, un uomo che non sarebbe mai stato alla sua altezza. Nessuno gliel’avrebbe portata via, non avrebbe permesso a nessuno di rubare quell’angelo riservato solo a lui. Fin da quando aveva coscienza aveva capito che lui e Tifa erano destinati a stare insieme, legati dal filo del Fato. Separarsi da lei voleva dire rinunciare alla propria luce. Avrebbe sacrificato la felicità di entrambi se necessario, ma cederla a qualcuno mai.

“ Non posso” rispose dopo un po’ “ Lei soffrirebbe. E anch’io”

La risata beffarda di Chinta lo lasciò di sale.

“ Soffrire per lei? Tu? Non farmi ridere, Cloud” socchiuse le palpebre, facendo balenare il suo sorriso nel buio del salotto.

“ La verità la leggo nei tuoi occhi, non nelle tue parole” la luce tornò improvvisamente, accecando Cloud, che strizzò gli occhi. Il braccio di Chinta rimase sospeso a mezz’aria, il cordino della lampada dondolò come se fosse stato smosso dalla brezza serale.

“ Non sopporteresti la vista di lei con un altro,vero?” il suo ghigno si ampliò “ Ma succederà, prima o poi. La perderai lentamente, fino all’inesorabile. E allora cosa farai?”

“ Sta zitta!” ruggì il biondo, abbandonando di scatto la sua posizione, ergendosi minaccioso in tutta la sua altezza. Chinta si sistemò il vestito sulle gambe, ignorando l’ira di Cloud. Scosse la testa.

“ Che c’è?” proseguì “ Ti brucia l’idea che lei possa godere della compagnia di un altro? Magari nel posto che lasci vuoto a letto quando vieni da me”

“ Ti ho detto di stare zitta!”

Cloud si avvicinò, afferrandole i polsi con inusitata violenza.

Possibile che dovesse sempre andare a finire così? Lui risvegliato nella sua violenza, lei così maligna?

Dannazione..

Cloud la inchiodò alla poltrona, impossessandosi delle sue labbra ancora una volta. Rude,  intenzionato a farle del male con la forza della sua rabbia nascosta, della disperazione mascherata da sentimenti  che,sapeva, lui non era in grado di provare veramente. Non con Chinta, ma nemmeno con altri.

Si sentiva solo, come se premesse le labbra sulla superficie di uno specchio. Fomentando l’immenso egoismo che un giorno l’avrebbe lasciato solo, a guardarsi con disgusto sulle rovine delle cose che aveva perso per la sua vanità.

Non avrebbe mai ammesso che lei avesse ragione. Nel fondo del suo cuore lo sapeva già da tempo, ed era rimasto a guardare. Presto o tardi ne avrebbe pagato le conseguenze.

Si staccarono con uno schiocco, e si scostò. Non voleva prendere uno schiaffo, non voleva nemmeno vedere la soddisfazione negli occhi di Chinta, e fece due passi indietro, fissando il pavimento come un bimbo consapevole dei propri misfatti. L’odore del cuoio e del sudore mischiato al profumo di viola della ragazza gli indugiava nelle narici, riempiendo i suoi pensieri di una vergogna insopportabile. Aggredirla in quel modo era stato poco saggio, ora l’avrebbe stuzzicato spesso con quella scusa, minando l’autocontrollo che si era costruito negli anni con la forza di un ciclone.

Strinse i denti. Se Sephiroth fosse stato ancora vivo l’avrebbe sbeffeggiato senza pietà.

“ Sei un vero codardo” avrebbe riso con quella sua voce sibillina “ Ti fai mettere i piedi in testa da una misera donna?”

Si voltò, come a volersene andare, ma la voce di Chinta lo trattenne.

“ Vuoi dormire qui?” la sua voce era colma di un’ansia così straziante che gli fu difficile paragonarla alla sogghignate ragazza di poco prima.  E poi non era una domanda.

Era una supplica.

Chi sei? Possibile che tu sia la stessa che si diverte a mettermi in difficoltà ogni volta? Quante maschere hai indossato nella tua vita per avere un cambiamento così drastico?

Chinta…

Fece scrocchiare il collo, sbuffando rumorosamente.

“ Non lo so. Tifa…”

“ Per una notte non soffrirà” rispose decisa “ E la strada è pericolosa a notte fonda. Non voglio leggere sui giornali del tuo cadavere smembrato dai mostri”

“ Mai stati un problema”

Si alzò dalla poltrona e scivolò verso di lui, circondandolo in un abbraccio languido. La testa posata sulla schiena ampia e allenata, in una sorta di muta preghiera. Lo baciò sulla nuca, provocando una sorta di mugugno deliziato da parte del Soldier.

“ Rimani” sussurrò tracciando un sentiero di baci sul collo teso, avvertendo il sussulto del pomo d’Adamo sulla pelle sudata. Morse con delicatezza il lembo di pelle sotto l’orecchio, e la silenziosa resa di lui fu palpabile anche prima che lui pronunciasse:

“ Va bene. Per questa volta resto”

Chinta sorrise, posandogli un veloce bacio sul lobo dell’orecchio.

“ Fantastico!” esclamò separandosi da lui e dirigendosi verso il piano di sopra “ Allora vado a cambiare le lenzuola”

“ No”

Chinta alzò un sopracciglio, sorpresa.

“ No?”

“ Preferisco dormire sulla poltrona” spiegò Cloud e si andò a sedere su essa. Chinta si strinse nelle spalle, borbottando un “contento tu”, e cominciò a salire le scale mandandogli un bacio quando arrivò in cima, poi sparì.

 

Cloud si sistemò meglio sull’arredo di cuoio, pentendosi un po’ della sua scelta. Era scivolosa, ancora impregnata dell’odore di loro e fece una smorfia, sentendosi uno schifo. Allungò una mano e tirò la cordicella, immergendosi  nel buio della notte.

Per un attimo desiderò sparire.

Il BIP! Del cellulare lo riscosse da strani pensieri e lo estrasse dalla tasca. Il display, unica fonte di luce che conferiva al suo volto un colorito bluastro, si accese con un unico nome.

TIFA

Non era mai stato particolarmente romantico, e non aveva mai usato appellativi smielati per designare la mora, anche perché si vergognava a chiamarla in altri modi. E per lei era lo stesso.

Siamo uguali…

 Portò il telefono all’orecchio e ascoltò il messaggio di segreteria telefonica con un groppo in gola.

“ Ciao, Cloud. Tutto bene? No, era solo per sapere se stavi  bene. Mi sembravi così strano. Sai.. io… oh, niente, mi faccio sempre un sacco di paranoie! Non ascoltarmi. Però mi fa piacere quando ci sentiamo, mi fa stare meglio. Lo sai che ti voglio bene…è una cosa sciocca da dire adesso, lo so, eppure lo dico comunque. Fa niente. Ci..ci vediamo domattina, ok? Fa attenzione, ciao”

Cloud staccò la chiamata. Gli pareva di soffocare dalla vergogna.

Portò una mano alla fronte, sorreggendola mentre stringeva i denti per non imprecare contro se stesso. Era un’idiota, c’era cascato di nuovo.

Uno dei molari scricchiolò fastidiosamente.

Lo schermo si spense, gettandolo in balia delle sue colpe. E in tutte vi era lei, il suo sguardo di rubino tinto di dolore e sconcerto.

Tifa…

La notte non gli era mai parsa così buia.

 

 

 

 

“ Ohi, Elena porca puttana!”

La giovane Turk fulminò con lo sguardo il suo collega. Gli aveva pestato un piede, certo ,  ma non era un buon motivo per imprecare così poco elegantemente.

“ Reno” sibilò puntandogli un dito contro “ Vedi di moderare i termini quando sei in servizio!”

“ Ehi,ehi calma. Non alzare la voce, o sveglierai Tseng. E poi” il suo sguardo si fece incredibilmente serio “ Ricordati che stai parlando col tuo vice-capo”

“ O-oh, sì signore,scusi”

Reno fece uno sforzo di volontà enorme per non scoppiare a riderle in faccia. Che razza di credulona, proprio non c’era gusto a scherzare con lei. Ma ritenne più probabile che si fosse zittita per non turbare ulteriormente il sonno del suo senpai.

Eh, le donne innamorate!

“ Per stavolta passa, Elena” sbadigliò rumorosamente, congedandosi da lei con uno sventolio di mano.

“ ‘Notte”

Il fetore di alcol fece arricciare il naso alla bionda.

 Intuendo che la scia provenisse da Reno alzò gli occhi, amareggiata dal comportamento dissoluto del ragazzo. Girò i tacchi, sistemandosi il caschetto con un gesto della mano, e avanzò di qualche passo, finchè le sue scarpe mandarono il noto fruscio di carta calpestata.

Incuriosita, abbassò lo sguardo, e vide minuscoli coriandoli bianchi macchiati di nero. Pareva una filigrana piuttosto pregiata, molto somigliante a quella dei documenti degli studi legali, se non la stessa. Si mise in equilibrio sui talloni e ne raccolse un pezzo, quello più integro anche se stropicciato. Agrottò le sopracciglia.

 

…. Come unico parente in vita,per l’affido di Eliza Sommers

 

 

 

 

Angolo del te

Bene, eccomi qua.

Chinta è finalmente venuta alla luce, anche se non l’ho descritta  a fondo.

 Lo capirete più avanti.

La sua importanza nella storia è, diciamo, marginale nei fatti narrati, ma importante nel cambiamento e nelle scelte di Cloud. Appariranno ancora questi incontri, ma pochi anche perchè mi concentrerò sulla coppia principale (Zack x Tifa). Comunque: detestabile donna semina zizzania.

Lo so che qui Cloud sembra un po’ OOC ma, come ho già detto, è molto confuso. Pardon.

Ora ho il piacere din presentarvi i miei due assistenti ^__^

Vincent Valentine e Vanitas detti anche “ Squadra V”.

Vincent: Ero in spiaggia, spero per te che sia importante.

Io: Come va, Vanitas?

Vanitas: Qui sono io che faccio le domande!

SCIAFF!!

Io: invece io dirigo il tutto, anche la tua esistenza! Vedi di avere un po’ di rispetto è_é

Vanitas: Sc-scusi signora..

Vincent: Non dobbiamo essere di più per formare una squadra?

IO: Oh, di questo non preoccuparti. Rispondiamo alle recensioni!

 

Kuromi_

Ma glassie! Sono contenta che ti piaccia la mia fic! Mi fa sempre piacere ricevere pareri nuovi ^__^

Per immedesimarmi in alcuni personaggi non faccio fatica, ma dipende. Cloud è complesso, difficile da rendere con fedeltà (tu mi hai detto che li impersono bene, spero che non cambi idea con questo Cloud un po’ OOC, povera me >_<) mi sa che abbiamo gli stessi gusti! Anch’io adoro Cloud, ma preferisco Zack certe volte ( *___*) e Reno è un grande! Però amo Tseng allo stesso modo, è così affascinante!

Ciao, e grazie della recensione!

 

Tifa_Heart

Ah, non preoccuparti per i ritardi. Ultimamente ho poco tempo per stare su efp, e mi sa che non aggiornerò più questa fic fino a settembre. Anyway, comunque le coppie saranno quelle,sì.

Ma non renderò le cose così facili, e non è nemmeno detto che cambi idea XD

Grazie della recensione!!

 

Fflover89

Evvai, allora siamo dello stesso parere! Anche io preferisco lo Tseris piuttosto che lo Zerith, li trovo così carini insieme! Lui austero, lei allegra e spensierata XD

Tifa è arrivata al limite, perché il libro non è il kamasutra (XDDDDDDDDDDDDD ma ci avrà pensato) ma un manuale per apparire più seducenti e desiderabili. Inutile dire che non le servirà perché attirerà l’unico uomo che non doveva avvicinare. Tutto nelle prossime puntate!!

Grazie per la recensione!!!

 

Lady_Loire

Tseng che ride è una rarità,  ma vederlo nei panni di padre O_O  OMG

È stata dura anche per me, ma sarà dolcinoso (Tseng mi spara un colpo in testa e uso prontamente Vanitas come scudo) bene invece Reno farà la zia X…D (esperimenti Shinra, povero rosso) e per quanto riguarda Aeris, l’idea di avere un figlio la sfiorerà molto presto, ma Zack non sarà molto d’accordo..

Una squadra di calcio in figli? Oh, io due invece:

una con Zack e l’altra con Cloud (le rispettive consorti vendicano il loro onore offeso picchiando l’autrice)

bene, alla prossima e grazie!!!

Shadow Madness

Felice che ti piaccia sempre più ^^

Lo Tseris è una coppia che mi piace molto, anche perché riesco a vederceli bene assieme, più di Zack. Muhahhahahaha! Conversione completa.

A parte gli scherzi, sono felice del tuo sostegno.

Questo capitolo è stato una faticaccia, e Cloud… traditore è_é poi vedi che Tifa ti rende la pariglia!!

Basta va, ci sentiamo alla prossima!! Ciao e grazie ancora!!

 

The one winged angel

Come detto sopra, sì,le coppie per il momento sono quelle. Tranne che per Cloud….tutto a suo tempo!

Chinta alla fine non è la sorella (purtroppo) è la pseudo amante di Cloud. Scemo di un chocobo e non vuole nemmeno lasciare Tifa! Egoista!!

Bof..

Come al solito, ti ringrazio molto del commento ^_^

Ciao, alla prossima!!!

 

Ringrazio zack_fair per aver inserito la storia nei preferiti! Spero di sentire il tuo parere anche su questa come per l’altra fic!!

Ciaooooo, buone vacanze a tutti!!!

 

 

 

 

  
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