Non voglio perderti
Capitolo 13
“Sei
sicura di voler eliminare il file?” La scritta appariva chiaramente sulla
schermata del computer.
“Sì”
E così
anche il sesto tentativo di incominciare il tema “La scomparsa degli ambienti
naturali ti sembra uno stupido capriccio degli ecologisti o è un problema che
riguarda da vicino tutti noi?” era andato a farsi benedire.
Basta,
stop. Doveva calmarsi un attimo. Un respiro profondo e.. Doveva ricominciare a
scrivere il tema. Seriamente però. Si concentrò più che potè,
analizzando attentamente il primo punto della scaletta: “Scrivo una breve
introduzione al problema da analizzare nel testo”.
No. Basta.
Così non sarebbe andata da nessuna parte. Doveva fare un attimo un pausa e poi avrebbe ripreso. Perché
con quei pensieri che la assillavano da quella mattina neanche Eistein sarebbe riuscito a trovare l’ispirazione e la
concentrazione giusta.
Poi
improvvisamente l’angoscia riprese il controllo di lei,
come quella mattina quando era appena tornata dall’ “appuntamento” con Giorgio.
Si
precipitò in bagno sentendo gli occhi inumidirsi poco alla volta, cosciente che
era sul punto di piangere ancora. Fece giusto in tempo a girare la chiave nella
toppa della porta e la prima lacrima le solcò il viso.
Si guardò
un attimo allo specchio. Aveva un’aria stravolta, stanca, triste. Non era la Evie di sempre. Quella con un
sorriso pronto per ogni occasione. Si accosciò contro il muro bianco e i
ricordi le impossessarono la mente..
FLASHBACK
Driin.. Driin..
Tutto era iniziato, così, con lo
squillo del suo cellulare. Si era precipitata a rispondere, sperando di vedere
magari apparire sulla schermata “Matty cell”. Ma come al solito aveva
dovuto ricredersi. “Giorgio cell” diceva lo schermo
un po’ appannato.
Trasse un respiro profondo e facendosi coraggio rispose al telefono.
- Pronto? – domandò piuttosto
scocciata continuandosi a ripetere mentalmente “che diavolo vorrò
questo??”
Giorgio era un ragazzo robusto, di
15 anni, né alto né basso e piuttosto bruttino. Da qualche giorno sosteneva di
essersi perdutamente “innamorato” di Evie e.. questo lei avrebbe potuto anche accettarlo.
Insomma, lo sapeva per esperienza che “al cuor non si comanda” e che a volte
l’amore si impossessa di noi senza che noi possiamo
fare finta per fermarlo. E anche se a lei non piaceva,
avrebbe cercato di andargli incontro. Insomma se c’era una cosa che odiava fare
era ferire le persone. Certamente non avrebbe illuso Giorgio, gli avrebbe
esposto chiaramente che per lui lei non provava nulla, ma magari gli avrebbe
potuto offrire la sua amicizia.
Ma con Giorgio non era così. Non poteva essere così. Per il semplice
fatto che lui prima di dichiararsi perdutamente innamorato di
Evie ci aveva provato con Giulia, Lara, Giada,
Martina e una miriade di altre ragazze. Sostenendo sempre le stesse identiche
cose. Insomma lui ci provava con qualsiasi ragazza gli capitasse
sotto tiro con la speranza che prima o poi qualcuna avrebbe accettato la sua
proposta. E questo le faceva venire una rabbia
tremenda. Odiava le persone così.. Così stupide, così
banali, così insopportabilmente superficiali.
- Ciao Evie!
Senti.. Volevo chiederti se per caso stamattina hai
qualcosa da fare.. No sai perchè volevo sapere se
magari tra una mezz’oretta andiamo un attimo a fare un giro.. Non tanto! Solo
dieci/quindici minuti.. Ti devo parlare -
“Qui si mette male..!” Pensò cercando di inventarsi mille scuse per non andare
a quella sottospecie di “appuntamento”.
- Ok, va
bene.. – Stava pensando di tutto, tranne quello che
poi effettivamente disse. ‘Ok,
va bene’ aveva risposto. Ma
era sicura di star bene? Gli aveva detto che sarebbe
uscita con lui! Sarebbe dovuta uscire con Giorgio!
Si odiava a volte. Odiava quell’angioletto che ogni tanto le impossessava
la mente costringendola a fare quelle che chiamava “buone azioni”. Odiava quella incapacità di ferire la gente. Quante ragazze al suo
posto non ci avrebbero messo neanche un secondo a dire
“Te lo scordi! Tu non mi piaci e basta..!”. Ecco cosa le mancava. Quel pizzico di faccia tosta che non guasta mai.
Sempre a preoccuparsi degli effetti
che avrebbero avuto le sue azioni su chi le stava accanto..
persino gente di cui sinceramente non gliene importava niente! Quando poi gli altri, la maggior parte delle volte, agivano
come meglio credevano fregandosene altamente di quello che lei avrebbe potuto
provare.
Il bello era che non avrebbe mai
avuto il coraggio di non presentarsi a quel maledetto appuntamento. No. Non
avrebbe mai avuto la faccia tosta di fare come
dicevano le sue amiche “Non ci andare.. che cosa te ne frega!”. Ci sarebbe
andata. Lo sapeva. Sapeva come era fatta. Ed era certa che se non si fosse presentata il “suo
angioletto” glielo avrebbe fatto pesare sulla coscienza per tempo. Era fatta
così.. Nessuno poteva farci niente!
Fatto sta che mezz’ora dopo era
pronta a subirsi Giorgio, davanti alla gelateria “Da Giovanni”. Il ragazzo era
arrivato all’appuntamento in anticipo e appena l’aveva vista aveva iniziato a
farle segni strani con le braccia. Come se lei non l’avesse
visto.
Erano andati avanti a parlare per
tutto il tempo del più e del meno. Scuola, amici, oratorio… Tutto tranne che quell’argomento.
Che cosa diavolo stava aspettando? Voleva andarsene a casa, dannazione! Giurava che non ci sarebbe mai
uscita con lui.. Quindi o si muoveva a dichiararsi o poteva
tenersi tutto dentro! Così prese le redini della situazione.
- Mi dispiace..
Ma ora devo proprio tornare a casa! Sai devo
studiare e se no poi mia mamma rompe.. Sai i genitori come sono fatti! –
Sorrise al pensiero di quanto la scusa “Mia mamma
vuole che..” oppure “Mia mamma non vuole che..” tornasse comoda in certe situazioni quando invece era lei
che non voleva fare una determinata cosa.
- Ah ok.. Ti lascio subito andare.. Volevo solo dirti una cosa..
Insomma.. – Si fermò un attimo. – Visto che tu sei
carina.. Ti vuoi mettere con me? –
Doveva proprio dire
che quel ragazzo era proprio un incapace a dichiararsi. Avrebbe avuto voglia di
dirgli di tutto. Mille scuse le frullavano nella testa. “Mi dispiace, ma sono
occupata”, “Mi dispiace, non mi piaci” oppure ancora più soft “Non ci
conosciamo ancora bene.” Oppure avrebbe potuto
metterla sul drammatico, facendo una finta scena isterica e mettendosi a urlare “Lo sapevo che c’era sotto qualcosa.. Sei come
tutti gli altri maschi!! E io che in questo momento avevo
bisogno di un amico.. Pensavo che tu fossi il ragazzo che stavo aspettando! E
invece sei come tutti gli altri.. Mi sono sbagliata.
La vostra amicizia non è mai gratuita.. Mirate sempre
a qualcosa altro!” Iniziando poi a correre, facendo finta di piangere.
Certamente avrebbe fatto il suo effetto e sarebbe stato molto divertente, ma
non era il genere di ragazza da fare quelle cose.
- Non so io..
– Balbettò incerta. – Ci devo pensare. – Aggiunse rapidamente.
E così era riuscita a rovinare tutto. Aveva illuso quel “povero” ragazzo
semplicemente perché non riusciva a dirgli di no.
Perché non voleva vederlo soffrire. Perché odiava sapere che
era stata lei a ferire qualcuno.
Si salutarono e si avviò verso
casa. “Poverino però..
Mi fa quasi pena! Non so perché non riesco a mandarlo a quel paese.. A dirgli che non solo non mi piace, ma non voglio neanche
essere sua amica. Già.. Penso che sono sua amica per
pura e semplice compassione”
Fu un attimo. Un flash. Quella
frase che si era detta mentalmente “Penso che sono sua amica per pura e
semplice compassione!” le impossessò la mente. E qualcosa le venne in mente. Qualcosa di confuso
inizialmente, che però la ferì profondamente.
Pensò a Giorgio, pensò a lei, a Matteo e di nuovo a lei. Quel quartetto aveva qualcosa di
comune.
Giorgio era “lo sfigato”
della situazione che le andava dietro. A lei non piaceva e se manteneva la sua
amicizia era solo per semplice pena. Anzi la irritava parecchio il suo modo di
andarle dietro.. Insomma se non le piaceva, non le
piaceva! Non capiva perché doveva insistere.. Era
assillante. Già. Assillante era la parola giusta.
E poi la sua attenzione si spostò su Matteo e lei.
Lei, in quel caso, era “la sfigata” della situazione che gli andava dietro da parecchio
tempo anche. A lui lei non piaceva, glielo aveva detto anche, e… magari anche
lui manteneva la sua amicizia solo per semplice pena. Forse anche a Matteo lei
irritava parecchio. Anche lui pensava che se lei non gli piaceva, non gli piaceva e
basta! Forse nemmeno lui non capiva perché doveva insistere..
Era assillante. Già. Si lamentava tanto di Giorgio. Quando
poi lei stava facendo la stessa identica cosa.
Fu peggio di cento pugnalate al
cuore. Lo sapeva che quella era una cosa piuttosto scontata ed anzi non
riusciva a capire come aveva fatto ad arrivarci solo in quel momento. Ma non aveva mai visto la situazione da quel punto di vista.
E le fece un male tremendo.
Perché per la prima volta la
verità, pura e semplice, le si era presentata davanti
agli occhi. “TU A MATTEO NON PIACI. PUNTO E BASTA. NON PIACI. LUI PROBABILMENTE
NON SA COME LIBERARSI DI TE PERCHÉ GLI FAI PENA! È SOLO PER QUESTO, EVIE, CHE MANTIENE LA TUA AMICIZIA! SEI ASSILLANTE. PROBABILMENTE
NEANCHE TI SOPPORTA! NON GLI PIACI. NON GLI PIACI. E
NON PUOI CAMBIARE QUESTA SITUAZIONE”
Perché per la prima volta
mettendosi nei suoi panni le era sembrato di vedere le cose proprio dai suoi
occhi. Di capire tutto.
Non era mai riuscita ad accettare
la realtà. Forse il profondo del suo cuore lo sapeva, ma lei aveva cercato di
ignorarla facendo finta di niente. Aveva continuato a rincorrere Matteo perché
qualcosa le diceva che non era vero che a lui lei non
piaceva. Ma in quel momento le sembrava di aver capito
tutto.
Matteo non era
innamorato di lei, non avrebbe mai potuto esserlo.
Matteo era suo amico probabilmente
solo perché le faceva pena. Compassione.
Questa era la realtà. Questa era la
dura e cruda verità. E lei
avrebbe dovuto imparare a conviverci ed ad accettarla poco alla volta.
FINE FLASHBACK
Era andata
così quella mattina. Ed era anche quello il motivo per cui
in quel momento se ne stava lì accoccolata in un angolino del bagno a piangere.
Lei, che si credeva padrona del mondo. Lei, che
pensava che insistendo avrebbe potuto cambiare il destino. Lei, che credeva di poter manipolare a suo piacimento i sentimenti
altrui. Che si era nascosto dietro un muro per paura
di accettare la realtà. Che si era rifiutata di
superare quell’ostacolo che la vita le aveva
presentato. Che aveva preferito nascondersi in un mondo di illusioni, sogni, bugie piuttosto che farsi entrare in
testa la cruda verità.
“Io non
gli piaccio e lo devo accettare” Si ripeteva mentalmente, continuamente.
Ma quello
che la faceva piangere in quel momento era la
coscienza che non sarebbe riuscita a dimenticarlo così su due piedi. Avrebbe potuto andare avanti a ripetersi quella stupida frasetta all’infinito, ma sapeva che non sarebbe stata
capace di lasciare in pace Matteo. Di lasciargli vivere la sua vita. Di lasciargli compiere le sue scelte, senza che lei fosse lì in
mezzo.
Non
sarebbe mai e poi mai stata capace di fingere di non amarlo più. Di non provare ancora con tenacia a rincorrerlo sperando che un
giorno qualcosa sarebbe cambiato. Non era capace di non essere più
assillante. No. Lei non ci sarebbe mai riuscita. Perché lo
amava. Tanto. Troppo. E fingere il contrario la
avrebbe annientata.
La vita
non è come un film o come un romanzo. Sai quei film o quei libri in cui succede
di tutto. I due protagonisti che si amano alla follia
che devono passare mille peripezie prima di potersi amare in pace. Ma alla fine riescono a coronare il loro sogno. Oppure quei
libri nei quali uno dei due rincorre l’altro per una vita e alla fine però riesce a conquistarlo, a farsi uno spazio nel suo
cuore.
Nella vita
la trama potrà anche essere simile, ma quello che cambia è
il finale. La trama della sua vita era così: “Lei rincorreva lui per una vita e
alla fine si rendeva conto che non avrebbe mai potuto conquistarlo. E soffriva in silenzio, con il cuore a pezzi”
Era questo
il suo romanzo.
Era
rimasta per lungo tempo drogata di sogni, di speranza,
di illusioni. Con la speranza che la vita avrebbe potuto
essere come uno di quei film visti al cinema o a casa delle amiche in un
pomeriggio di inverno.
La vita
però purtroppo non era così. E questa volta avrebbe
dovuto accettarlo. Per forza.
Cercò di
asciugarsi le lacrime e ritornò davanti allo schermo vuoto del computer sul
quale appariva ancora il titolo del tema. Fece un respiro profondo e iniziò a
concentrarsi.
Facendo
finta di niente. Cercando di mettere a tacere il suo
cuore ferito.
Ma in
fondo al suo cuore quel diavoletto diabolico continuava a ripetere:
“Gli fai solo pena.
Non gli piaci.
Tu non gli piacerai
mai.
Sei assillante.
Non gli piaci”
Quella parole che annientavano poco alla volta quel cuore spezzato, quel cuore
drogato di sogni, di illusioni, di speranze. Era quella la cruda realtà. E avrebbe dovuto iniziare ad accettarla. Da quel momento.
FINE CAPITOLO 13
E
finalmente il “tanto atteso” capitolo è arrivato.. Vi
ho fatto aspettare, vero? Vi chiedo scusa ma tra
inizio della scuola, ripresa degli allenamenti ecc.. ho avuto molto da fare! Comunque vi ringrazio tanto.. Un bacione
a tutti i miei lettori che ogni capitolo diventano sempre più numerosi..
Grazie!! A presto! (Questa volta vi prometto che non
vi farò aspettare tanto nd_diddly Dicono tutti così.. nd_tutti)
Grazie
mille ancora..!!
Bacioni
Diddllina_4ever
P.S. Lo so
come capitolo è un po’ triste.. Non datemi
dell’insensibile o della spietata! Ma la storia deve essere anche un po’ così.. no?