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Autore: Yu_Kanda    18/07/2010    1 recensioni
Un ufficiale Giapponese, Yuu Kanda, viene inviato in Germania prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale per coadiuvare l'alleato Tedesco nelle indagini su alcune fughe di notizie.
Assegnato suo malgrado alle SS del Reich, si trova ad eseguire compiti che non condivide.
Durante una di queste missioni incontra Lavi, del quale fa arrestare un familiare, scatenando una reazione a catena.
[World War II, YAOI, Kanda/Lavi]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice del "Premio Fantasia" allo "Zodiac Contest" indetto da redseapearl sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Questo capitolo di "From Doomsday to Doomsday" è pubblicato per il LAVIYU FESTIVAL!


Benvenuti al LaviYu Festival, evento giunto alla sua seconda edizione!


Organizzato dalle fan di tutto il mondo, il Festival si colloca a cavallo dei compleanni di Lavi e Kanda, iniziando il 6 Giugno, data del compleanno di Kanda, e culminando nel LaviYuu day, che è stato scelto esattamente a metà fra le due ricorrenze, l'8 di Luglio, per terminare il 10 di Agosto con il compleanno di Lavi.

Quest'anno l'evento ha un programma con anche contest legati alla coppia, trovate il link alla discussione ufficiale nel mio profilo, e nella discussione il link al sito ufficiale Inglese dell'evento con il programma completo.






Chapter 4 – Doppio Gioco



La mattina seguente Lavi riorganizzò completamente l'ufficio di Kanda, mentre l'ufficiale terminava di analizzare i documenti che aveva lasciato in sospeso dal giorno prima.

O almeno, tentava disperatamente di studiarli; con uno iperattivo come Lavi intorno, Kanda si rese ben presto conto che era impossibile concentrarsi su qualcosa per più di cinque minuti consecutivi, prima che questi lo chiamasse per chiedergli un parere o più semplicemente iniziasse a parlargli di sé e del suo lavoro prima di conoscerlo.

- Devo lasciarli negli scatoloni? - esordì all'improvviso il giovane, indicando tre grossi pacchi ammucchiati nell'angolo più lontano dalla porta, i quali contenevano le cose prelevate nel suo ex-appartamento. Aveva appena terminato di sistemare tutti i libri (che erano assai pochi in verità) presenti nella stanza, creando un intero vano libero nello scaffale.

- Scegli quelli che ti pare fino a riempire il dannato buco, ma fallo in silenzio. - Kanda espirò rumorosamente scoccandogli un'occhiata irritata, poggiando poi un gomito sul bordo della scrivania e la fronte sul palmo aperto della mano, tentando di tornare a focalizzare l'attenzione sul lavoro.

Lavi si affrettò ad obbedire, sorridendo tuttavia al suo giovane superiore con aria speranzosa.

- Yuu, posso spostare anche questi? - chiese ancora, mostrando a Kanda un mucchio di fascicoli accatastati sopra e di fianco ai numerosi manuali di regolamenti militari, il sorriso accattivante di cui era così prodigo di nuovo stampato sul volto.

- Possibile che tu non riesca a stare a bocca chiusa per almeno due minuti consecutivi? - scattò Kanda con un gesto rabbioso, spazzando le carte dalla scrivania e mandandole a spargersi in terra sotto lo sguardo mortificato di Lavi.

- Ma Yuu... - cercò di giustificarsi il giovane, ottenendo solo che Kanda si alzasse dalla sedia sbattendo con violenza entrambi i pugni sulla scrivania, facendolo sussultare per la brutalità di quella reazione.

- Ti ho già mostrato cosa può succederti se continui ad usare il mio nome, o sbaglio? - sibilò Kanda in tono mortale, trapassandolo con lo sguardo. Lavi deglutì a fatica, annuendo più volte.

- O-OK... Ricevuto... - balbettò raggelato, grattandosi nervosamente la chioma ribelle. Yuu sapeva davvero essere terrificante a volte. Rimase impalato a fissarlo mentre il giovane ufficiale tornava a sedersi come se nulla fosse accaduto, freddo e scostante come pochi attimi prima.

- Raccogli quei documenti. - ordinò quindi all'attendente con noncuranza.

Lavi ubbidì in silenzio, porgendoglieli e tornando poi ad occuparsi del riordino senza più proferire parola, dedicandosi questa volta allo schedario dell'ufficiale Giapponese.

Il giorno dopo comparve un nuovo scaffale nell'ufficio di Kanda, con tanto di sportelli e serratura, e grande abbastanza da contenere tutti i volumi appartenuti al vecchio Bookman, ora gli unici averi rimasti a Lavi di suo nonno.

Il giovane si avvicinò al mobile con reverenza, toccandolo come se non credesse a ciò che vedeva il suo unico occhio, quasi si aspettasse che non fosse reale; poi di scatto si voltò verso Kanda, allargando le braccia.

- Grazie, Yuu! - esclamò cercando di abbracciarlo, e ricevendo un gancio allo stomaco in risposta. Lavi si aggrappò all'ufficiale Giapponese ridendo di cuore, quasi il pugno appena incassato non l'avesse per nulla raggiunto.

- TCH! Sei un caso senza speranza, - sentenziò Kanda cercando di divincolarsi – lasciami andare immediatamente o ti farò molto male, è una promessa!

Lavi si scostò da lui lentamente, sorreggendosi alle sue spalle per un momento, per poi barcollare indietreggiando di un passo, il braccio destro premuto contro lo stomaco. Ma il sorriso accattivante era ancora lì, notò Kanda con incredulo stupore. Quel giovane era una causa persa, insegnargli un minimo di disciplina pareva davvero un impresa impossibile.


Quei sommovimenti continuarono per l'intera settimana, suscitando la curiosità di tutti. Ognuna delle reclute era ansiosa di conoscere il nuovo attendente del loro Comandante Giapponese, sicura che non sarebbe durato più di due giorni, e trovandosi estremamente contrariata nello scoprire suo malgrado che aveva torto quando l'ex-attendente del Comandante, una recluta che tutti conoscevano soltanto come Michael, passava ad incassare i soldi della scommessa...

Sebbene non la smettesse un attimo di parlare, Kanda trovava che il giovane dai capelli rossi avesse le qualità necessarie per riuscire nel suo lavoro, pur mancando totalmente di disciplina: metodico, preciso, veloce, istruito. Anche intelligente, benché si comportasse tutto il tempo come un idiota, cosa cui ormai il Giapponese si era rassegnato, visto che si accompagnava anche al sottufficiale che ogni tanto gli aveva fatto da interprete, Toma Sucher.

"Coppia perfetta di idioti," pensò scuotendo il capo.

- Yuu, questo dove lo metto? - provenne in quel momento dall'unico presente dei due sopracitati idioti.

Kanda sollevò di scatto il viso e contestualmente un sopracciglio, scoccandogli uno sguardo omicida, ma l'altro invece che tremare gli rivolse uno dei suoi sorrisi disarmanti.

Un'altra cosa cui doveva arrendersi: Lavi non avrebbe mai smesso di chiamarlo per nome.

In quel momento entrò Toma portando la notizia che la Gestapo aveva sequestrato molte tonnellate di libri riguardanti il marxismo, destinati anch'essi ad essere bruciati.

Era il 22 Maggio 1933.



Lavi si era perfettamente adattato al nuovo stile di vita, e dopo il primo traumatico impatto con la camerata di reclute cui era stato assegnato, vivere promiscuamente con tutte quelle persone ora non gli sembrava più così terribile, anzi si era fatto anche alcuni amici fra quei soldati.

Con due di loro in particolare si intratteneva spesso, un Tedesco dall'aria schiva con cui giocava a scacchi ed un Rumeno piuttosto ingenuo cui vinceva quasi ogni volta metà paga a poker, per poi puntualmente rendergliene buona parte impietosito dai piagnistei del giovane.

Proprio con quest'ultimo Lavi si trovava particolarmente a suo agio, forse perché non si curava affatto di chi fosse o agli ordini di chi servisse, quindi non poneva mai domande su Kanda o sui compiti che questi gli affidava.

Inoltre il giovane Rumeno gli era molto simpatico anche per l'aspetto bizzarro che ricordava il classico vampiro Transilvano, motivo per cui Lavi ad un certo punto gli affibbiò il nomignolo 'Herr Vampir'.

Tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi fino a quando gli immigrati dai paesi adiacenti la Germania sarebbero rimasti benvoluti all'interno del sistema, se come tutti sembravano credere il Nazismo si stava orientando all'intolleranza assoluta verso tutti i non Tedeschi.

Purtroppo le cose non erano andate affatto come Lavi sperava, e dal giorno in cui si era arruolato non era riuscito ad avere una singola notizia sul nonno adottivo; il vecchio Bookman sembrava svanito nel nulla, inghiottito dalla burocrazia del Reich a sentire il Generale Tiedoll.

Ma Kanda era stato molto diretto con lui, rivelandogli senza tanti giri di parole che la difficoltà di rintracciare il nonno era senza alcun dubbio dovuta all'inimicizia tra lui ed un altro Comandante delle SS, che a suo avviso si era adoperato perché si perdesse ogni traccia dell'anziano studioso; ed aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

Neanche il Generale Tiedoll era riuscito a farsi dire dove lo avessero rinchiuso. Sembrava davvero che quel Link avesse amicizie molto potenti fra le alte sfere.

- Yuu? - la voce di Lavi riscosse Kanda, spezzandone la concentrazione, ed il giovane sollevò la testa dai documenti che stava esaminando, l'espressione contrariata ed un sopracciglio sollevato come sempre nell'udir pronunciare il proprio nome.

- Che c'è adesso? - rispose in tono seccato, rivolgendo al suo attendente uno sguardo truce, aspettandosi ancora qualche richiesta assurda o che il giovane iniziasse a raccontargli cose che lui non voleva ascoltare.

- Pensi che mio nonno sia morto? - chiese invece Lavi in tono triste, lasciando Kanda sconcertato, e soprattutto senza alcuna risposta da dare.

- E' possibile. - ammise l'ufficiale in tono calmo, come se parlasse del tempo. Il volto di Lavi non mostrò reazione, ma gli angoli della bocca gli si incurvarono in una smorfia amara.

- Già... - il giovane annuì e si voltò, tornando a rovistare fra i libri sullo scaffale pretendendo di cercare qualcosa. Kanda sospirò, alzandosi in piedi, attirando in tal modo di nuovo su di sé l'attenzione del giovane Bookman.

- Credimi, sto facendo quanto in mio potere per rintracciarlo, ma tuo nonno sembra essere sparito senza lasciare traccia. - fece una pausa, incontrando lo sguardo triste di Lavi; poi sollevò una mano chiusa a pugno con fare irritato, quasi volesse colpire qualcuno a lui ben noto violentemente con essa. – Persino i soldati che lo hanno portato qui al comando delle SS non sanno dire che fine abbia fatto dopo. O almeno giurano di non saperlo.

- E tu... sei convinto sia opera di quel Link? - azzardò di chiedere Lavi, sebbene timoroso della possibile reazione del suo Comandante a quella domanda.

- Mi sta sfidando, quel maledetto! - scattò Kanda con ira, sbattendo le mani sulla scrivania col solo risultato di gettare in terra metà dei documenti che stava studiando. - Ma non può nasconderlo per sempre, qualcuno parlerà prima o poi!

Lavi sorrise, raccogliendo le carte dal pavimento e riconsegnandole fra le mani di Kanda, che lo fissò per un attimo con sorpresa, rendendosi conto di aver appena ammesso di essersi preso molto a cuore l'intera faccenda.

- Grazie. - disse Lavi in tono pacato. - Se non hai bisogno d'altro torno ad occuparmi delle traduzioni per la riunione di domani.

L'ufficiale Giapponese fece un cenno affermativo col capo, seguendo il giovane con lo sguardo mentre lasciava la stanza.



Quella sera nel dormitorio Lavi si accingeva a spogliarsi per prepararsi ad andare a dormire, la sua espressione solitamente allegra rimpiazzata da una corrucciata.

Si era appena seduto sulla branda, completamente assorto nei propri pensieri, quando gli si avvicinarono due dei soldati con cui aveva legato meglio, apparentemente sul piede di partenza a giudicare dal bagaglio che portavano con loro.

- Notizie di Bookman? - chiese il più basso dei due, un giovane mingherlino dai lineamenti affilati e dal naso prominente. Questi era di origini Turche a quel che diceva, ma la sua famiglia risiedeva in Germania da prima della sua nascita, così lui aveva accettato di buon grado l'arruolamento. - Ti vedo piuttosto abbattuto, ragazzo! - il soldato gli posò una mano sulla spalla, e Lavi gli rivolse uno sguardo addolorato.

- No. - sospirò, rivolgendo ai due amici un sorriso triste. Si strinse nelle spalle. - Yuu dice che potrebbe essere morto. - rivelò quindi con una nota di amarezza nella voce.

- Se insisti a chiamare Herr Kanda per nome uno di questi giorni ti farà frustare. - commentò il giovane magro, ridacchiando con fare allusivo.

- Daysha! - esclamò l'altro soldato, quest'ultimo di origini Austriache, un uomo alto e corpulento ma dall'espressione gentile, strattonando il compagno con aria di rimprovero. - Ti pare il caso di dire una cosa del genere in un momento come questo? - il soldato che rispondeva al nome di Daysha si voltò verso di lui allargando le mani con fare innocente.

- Cercavo solo di tirarlo su di morale. - si difese, tornando poi a rivolgersi a Lavi. - Ehi, su con la vita, amico mio! Herr Kanda esagera sempre, non devi pensare subito al peggio. - assestò all'amico una pacca sulla spalla, cercando di scuoterlo da quello stato di prostrazione. - Lo troverà vedrai.

Lavi annuì lentamente e si alzò in piedi, in attesa di sapere dove fossero diretti i due soldati e per quanto tempo sarebbero stati via.

- Ci proverò. - promise cercando di sembrare convincente, e fallendo a metà. - E' difficile per me vivere in questo ambiente, non sono tagliato per la vita militare. - sorrise ancora, questa volta con maggior convinzione, e Daysha restituì il sorriso, soddisfatto del proprio operato.

- Purtroppo dobbiamo separarci, ma sono sicuro che potremo vederci ugualmente di tanto in tanto, e magari organizzare qualche bella partita a carte. - disse il soldato mingherlino abbracciando l'amico.

Lavi lo fissò sorpreso, la confusione che si faceva strada sul suo volto stanco.

- Volevamo salutarti prima di spostarci. - spiegò Daysha, toccandogli il mento con il pugno chiuso in un gesto giocoso. - E raccomandarti di avere cura di te.

- Siamo stati promossi. Siamo Caporali ora. - rivelò l'altro soldato, annuendo in risposta alla domanda inespressa di Lavi. - Ci trasferiamo nelle camerate dei sottufficiali. Ma resteremo in contatto, è una promessa. Se avrai bisogno di noi potrai sempre contare sul nostro aiuto. - anche il giovane più alto abbracciò l'amico, quindi i tre si congedarono, e Lavi sedette nuovamente sulla branda, guardandoli allontanarsi.


Appena fuori portata d'orecchio, Daysha rivolse al compagno la domanda che gli ballava nella testa dal momento in cui Lavi aveva detto loro di Bookman.

- Marie. Anche tu pensi che Bookman sia morto vero? - l'altro giovane dette un cenno d'assenso col capo, l'espressione grave. - Ci avrei scommesso, sei un grosso bugiardo, sai? - Daysha lo fissò sollevando un sopracciglio con evidente aria d'accusa.

- Non sono io quello che gli ha dato false speranze. - protestò Marie in tono pacato. - Povero Lavi, dovremmo accennare la cosa al Generale Tiedoll, magari potrebbe dare una mano al Comandante Kanda. - i due sottufficiali scambiarono uno sguardo eloquente, e Daysha concordò in pieno, sebbene con qualche perplessità in più dell'amico.

- Non ci vuole un genio ad immaginare chi c'è dietro la sparizione del nonno di Lavi. - il giovane si strofinò il mento con fare pensoso, dondolando la borsa contenente i suoi pochi averi nell'altra mano, mentre entrambi i soldati continuavano a camminare verso il loro nuovo dormitorio. - Herr Link è un uomo pericoloso, si dice che abbia amicizie molto in alto tra i vertici del Reich. Herr Kanda farà bene ad essere prudente.

- Tutti noi faremo meglio ad esserlo. - sottolineò Marie in tono preoccupato. - Molto prudenti.



Di nuovo solo con i suoi pensieri, Lavi prese distrattamente in mano uno dei pochi libri che aveva potuto portare con sé nel dormitorio, intenzionato a leggerlo finché non fosse stato ordinato lo spegnere le luci.

Lo aprì con attenzione, sfogliando le prime pagine ed immergendosi con interesse nella lettura; il volume trattava dei miti Greci, un argomento che Lavi amava particolarmente, ed il giovane si soffermò a lungo sulle leggende relative alle costellazioni.

La nascita dei segni Zodiacali lo aveva sempre affascinato. Rileggeva ogni volta con piacere quegli argomenti, sognando gli eroi che avevano preso parte agli eventi, immaginando ogni singolo dettaglio con estrema precisione.

Stanco, afferrò la sottile striscia di stoffa che faceva da segnalibro, per spostarla sulla pagina cui era arrivato e poi riporre il volume, intenzionato a mettersi a dormire, quando un foglio cadde dal suo interno.

Lavi lo osservò con curiosità, chiedendosi che genere di appunti potesse aver lasciato nel libro, e restando sconcertato dalla scoperta che fece: il foglio era un messaggio di Allen.

"Cerca il Sagittario," era scritto in stampatello su di esso, ed un'immagine del Centauro celeste nell'atto di tendere l'arco verso le stelle che lo circondavano era disegnata con perizia al suo centro.

Aveva tutta l'aria di essere il volantino pubblicitario di un qualche locale, ma non c'erano riferimenti a nessun indirizzo; certo era che Allen stava cercando di indicargli il luogo dove poterlo incontrare, senza rischiare che chiunque avesse aperto quel libro lo scoprisse.

Tuttavia anche lui per il momento brancolava nel buio. La seconda frase che campeggiava intorno al disegno poi era ancora più criptica: "Il fuoco degli astri indica il tuo destino".

Cosa cercava di suggerirgli con quelle parole? Giusto in quel momento fu ordinato lo 'spegnere le luci' e l'analisi di qualunque cosa si agitasse ora nella mente di Lavi dovette necessariamente essere rimandata al giorno seguente.

Il giovane richiuse il libro con il volantino al suo interno e si rannicchiò sotto le coperte per concedersi un meritato riposo.



Strani sogni si impadronirono del subconscio di Lavi quella notte, e si ritrovò trafitto dalla freccia del Sagittario del cui mito aveva letto nel libro; la creatura gli si era avvicinata con fare amichevole come se lo conoscesse, ed improvvisamente non aveva più quattro zampe ma due ricoperte di corta pelliccia, come fosse piuttosto un satiro, e brandiva il suo arco contro di lui.

Il volto dell'arciere fu illuminato dalla luce e Lavi riconobbe in lui Allen, che gli sorrideva con fare rassicurante, e con quel sorriso sulle labbra tese l'arco, scoccando una freccia che gli si conficcò nel cuore; poi la massa biancastra dei capelli del giovane si mutò in criniera, e la sua figura divenne completamente equina, uno stallone bianco, con... con un corno in fronte... e lo calpestò.

Lavi si svegliò di soprassalto, madido di sudore ma lieto che si fosse trattato solo di un brutto incubo; si passò una mano sulla fronte, riadagiandosi poi lentamente sulla branda, il respiro irregolare ed il cuore che batteva all'impazzata.

Il messaggio di Allen era una trappola, ne era certo, ed il sogno gli suggeriva la medesima conclusione; tuttavia il giovane era deciso a decifrarlo e ad incontrare l'ex-amico. Magari nel suo ambiente qualcuno poteva aver avuto notizie dell'attuale luogo di prigionia in cui era tenuto suo nonno.

La giornata passò fra l'interminabile riunione dei vertici delle SS, in cui si decisero misure di sicurezza da adottare per prevenire manifestazioni popolari contro il Reich, visti i recenti disordini dovuti all'ordine di scioglimento dei partiti facenti parte del sistema elettorale dell'ormai defunta repubblica di Weimar, e l'organizzazione delle forze che avrebbero messo in atto tali misure.

Lavi quindi non ebbe un solo istante per riflettere sul misterioso volantino ed il suo invito a cercare il Sagittario. Così quando a sera rientrò nella camerata era piuttosto impaziente di studiarne immagine e frasi. Il fuoco degli astri, a cosa mai poteva riferirsi?

- Ehi, Lavi! Stando al servizio del Comandante Kanda ti sei ridotto a leggere l'Oroscopo? - lo canzonò un'altra recluta vedendo che fissava rapito l'immagine sul volantino. - Brucia quella roba, è meglio, ti spillano solo soldi!

Brucia... La parola echeggiò nella mente di Lavi come il responso di un oracolo, ed il giovane si riscosse all'istante, l'unico occhio esageratamente aperto a causa della rivelazione che lo aveva appena colpito.

- Oh, era giusto quello che stavo per fare! - rispose ridacchiando, grattandosi con fare impacciato la nuca; immediatamente dopo frugava tra le sue cose sotto la branda alla ricerca di una candela.

Avrebbe dovuto pensarci subito, uno come Allen non poteva che ricorrere a quel tipo di protezione per un eventuale messaggio! Semplice, ma allo stesso tempo insospettabile, proprio perché troppo stupido come metodo per far filtrare informazioni in codice...

Trovata la candela l'accese senza curarsi se qualcuno lo stesse osservando, e posizionò il foglio sulla fiamma, badando bene che ne venisse lambito ma non arso, e presto delle scritte blu apparvero fra le stelle attorno alla figura del Sagittario. Inchiostro simpatico, proprio come sospettava!

Memorizzò al volo l'indirizzo indicato e spense la candela, nascondendo di nuovo il volantino nel libro; l'indomani che aveva la mattinata libera si sarebbe recato in quel posto.



Lavi vagava ormai da più di un'ora per il quartiere segnalato nel messaggio, ma del fantomatico locale con le insegne del Sagittario nemmeno l'ombra. Eppure era sicuro di non sbagliare, il posto era certamente quello, anche se l'indirizzo non era preciso, il ritrovo di Allen ed i suoi amici doveva essere nei paraggi; si trattava solo di trovarlo, certo...

Mentre quei pensieri gli affollavano la mente, il giovane passò davanti ad una vetrata semi-opaca dal colore biancastro, sulla quale dei guizzi di azzurro attirarono la sua attenzione. Si voltò di scatto a guardarla meglio.

Alla sua sinistra, su quella vetrina, c'erano proprio dipinte delle stelle, anche se non riusciva a dire se formassero o meno una qualche costellazione; tuttavia le linee fra loro suggerivano un qualcosa d'altro, e Lavi si allontanò di qualche passo per avere una visuale intera del pannello.

A volte l'occhio cieco era una limitazione davvero seccante, quando le superfici da osservare erano così grandi! La figura che si distingueva sfumata fra le stelle era proprio quella riprodotta sul volantino: il centauro che tendeva l'arco, simbolo astrale del Sagittario.

L'aveva trovato, quello era il posto. Tuttavia non sembrava un locale dove radunarsi, era una bottega comune; Lavi entrò ostentando indifferenza, e si ritrovò dentro una panetteria. Sebbene fosse assai sorpreso della cosa non lo dette minimamente a vedere, fingendo di osservare le varie specialità prodotte dal fornaio che gestiva il negozio, e dopo alcuni minuti che era entrato si avvicinò al bancone per chiedere cautamente informazioni.

L'uomo dall'aspetto bizzarro che lo accolse non poteva in alcun modo essere Tedesco, con un tono di carnagione così scuro, la pettinatura insolita che gli separava i capelli in due code basse, bendate strettamente per quasi l'intera lunghezza, ed il chakra rosso che aveva dipinto in fronte. Il tutto era completato da un paio di occhiali scuri dalla forma improbabile, quasi fossero il frutto della mente malata di Komui; quindi forse era nel posto giusto dopotutto, valeva la pena tentare.

- Salve. Mi hanno indirizzato qui per parlare con una persona, un certo Allen Walker. - affermò Lavi una volta rimasto il solo avventore nel negozio.

L'uomo, che presumibilmente aveva origini indiane secondo le conoscenze del giovane Bookman, cambiò subito espressione, smettendo di sorridere e squadrandolo da capo a piedi.

- Non conosco nessuno con quel nome, mi dispiace ragazzo. - rispose il panettiere appoggiando un gomito sulla sommità del vetro che proteggeva il suo bancone e reclinando il viso ad incontrare il pugno chiuso, il sorriso sornione che gli ricompariva sulle labbra.

- E' sicuro? - Lavi gli mostrò il volantino, e l'uomo sollevò un sopracciglio. - Allen mi ha mandato questo con le indicazioni per arrivare qui. - spiegò ancora sperando di farsi riconoscere, in caso la reticenza del suo interlocutore fosse dovuta al sospetto che potesse essere della polizia del Reich.

- Ammetto che somiglia al disegno sul mio vetro, ma non ho mai visto prima quel volantino, ragazzo mio. - insistette il panettiere senza cambiare posa od espressione. Lavi sospirò, non ne avrebbe mai cavato nulla. Borbottò un grazie, voltandosi per lasciare il negozio, inseguito dalla voce sinuosa dell'asiatico che rispondeva allegramente. - Però torna a trovarmi se ripassi di qua!

L'uomo seguì Lavi allontanarsi finché non fu fuori visuale, quindi chiuse la porta a chiave e scomparve nel retrobottega.


Appena fuori, Lavi sospirò di nuovo. Era stato un autentico buco nell'acqua, eppure il luogo non poteva che essere quello, ne era assolutamente certo. Forse nel negozio lavoravano più persone e quell'uomo non era il panettiere giusto cui rivolgere quella particolare domanda...

Il giovane si fermò, osservando ancora il Sagittario sul foglio spiegazzato ed il suo enigmatico messaggio, quando il tocco improvviso di una mano che gli afferrava la spalla gli fece quasi fermare il cuore per lo spavento.

- Lavi! Quanto tempo! - l'apostrofò una voce appena affannata in tono mellifluo.

Di riflesso Lavi si strinse i pugni al petto, accartocciando involontariamente il volantino, e si voltò a guardare il proprietario di quella voce dal suono così familiare; il suo unico occhio incontrò quelli azzurro ghiaccio di Allen Walker, che lo fissava sorridendo con aria angelica, come se nulla degli ultimi eventi fosse mai accaduto.

- Allen. - esclamò il giovane Bookman sorpreso, scrollandosi di dosso con decisione la mano del ragazzetto albino. Questi si piegò su sé stesso, appoggiando le mani poco sopra le ginocchia, boccheggiando: sembrava avesse corso a perdifiato per raggiungerlo. Il giovane Inglese si scostò una ciocca di quei suoi capelli bianchi dal viso, annuendo di rimando. - Ti ha avvisato il panettiere, è così, vero? Il posto era quello quindi.

- E chi lo sa, potrei averti incontrato per caso. - rispose Allen raddrizzandosi, il respiro ora quasi regolare. Si strinse nelle spalle con studiata noncuranza, ma il suo sorriso accattivante la diceva lunga sul fatto che mentiva. - Come mai hai deciso di venirmi a cercare? - domandò in tono casuale, ma con una luce negli occhi che tradiva estremo interesse per la cosa.

- Possiamo parlarne in un posto più privato? - propose Lavi, cui il Tedesco piuttosto stentato di Allen dava sempre l'impressione che il giovane nascondesse qualcosa; in privato avrebbero potuto parlare Inglese, così lui sarebbe stato in grado di individuare meglio verità e bugie.

- Seguimi. - gli fece cenno Allen incamminandosi.

 





@Valentinamiky: Ed io per contro sono felicissima che tu sia approdata nel nostro forum! Formeremo un esercito di fanatiche LaviYuu! *risata megalomane*

Sì, era in attesa di sostanziose aggiunte da un po', poi mi è capitato il contest adatto cui presentarla e mi sono adoperata per sistemarla tutta per bene!

XD La mancanza di pazienza di Kanda è famosa e si fa sentire da subito, come da copione.

Il fatto poi che in questo contesto volendo lo può strozzare senza conseguenze dovrebbe mettere Lavi sul chi vive... Invece niente, è senza speranza quel ragazzo!


@red_Lyon: Grazie, fa piacere che il lavoro che c'è dietro a questa storia si noti u_u

Non ho mai studiato così tanto nemmeno quando ero all'università XD Benedetto sia google per le informazioni che ti fornisce... Mi sono passata ogni evento partendo dal rogo dei libri fino allo scoppio della guerra ç_ç

Diviso amici e nemici secondo le nazionalità e gli schieramenti politici delle rispettive nazioni a quel tempo...

Direi che adesso come adesso mi manca giusto qualche scena nel finale, e la revisione di ciascun capitolo man mano che suddivido la storia per la pubblicazione. XD

Abbiate fede, arriveremo in fondo e scriverò anche un seguito (ne ho già impostata la trama XD)

Sono contenta di sapere che seguivi dall'inizio e ti ringrazio per l'incoraggiamento e soprattutto per il gradimento che dai alla storia^^

   
 
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