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Autore: Sbrecca    18/07/2010    6 recensioni
"-..perchè ti ricordi di ieri sera, vero? In realtà, della sera precedente, Robertine ricordava soltanto di aver trascorso la cena a cacarsi sotto in attesa dell’incontro con mamma Koganame, fissando i Saltimbocca alla Romana che si decomponevano nel piatto di ceramica turchese ed ignorando completamente qualunque cosa i suoi genitori stessero bofonchiando. E come dargli torto? Stava per rischiare di essere sventrato vivo dalle Katane di quei due buontemponi di Gitsuo e Satomi. Ma questo, no. Sua madre non poteva né doveva saperlo. Lei, si doveva preoccupare soltanto che l’ affezionato Robertine fosse il più gentile possibile con la nuova, bastardissima cameriera. Ma porca puttana. Un ladro non può gestirsi il suo business di traffici illegali, furti ed omicidi con i propri amici senza che sua madre gli imponga di fare da crocerossina a una studentessa demente tutta trine e merletti dei Quartieri Alti ? Cose da pazzi."
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robertine, colombiano, spregiudicato donnaiolo senza valori

ed i suoi amici Dover e Clear, due “negri”, come li chiama lui

sempre pronti a fare a botte.

E poi c’è Kensinghton, un gallese fuori di testa che si crede la moderna reincarnazione

anglofona di Archimede Pitagorico

ed Erika, una prostituta. Sì. Con le sembianze di una diciassettenne presbiteriana.

Si sono cacciati nei guai. In guai molto, molto grossi.

Steve Brookfield, capo della “Flying Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, l’ha giurato.

“Ripulirò Londra da questa feccia!”.

Ma ancora non ha imparato che l’erba cattiva non muore mai.

E c’è un posto in cui è molto difficile, sradicarla...

 

BENVENUTI A WHITECHAPEL!

 

 

Se l’East End di giorno poteva essere paragonato ad uno sgargiante meltin pot di cingalesi, italiani, vietnamiti, angloafricani ed irlandesi, bivaccanti ai quattro angoli delle strade o intrappolati lungo i tormentosi crocevia degli Stores  lungo il Tamigi prontamente immortalati da qualche turista curioso, di notte, pensava Robertine fumando l’ennesima canna della giornata, era ben altra storia.

Era come se il quartiere più misero di Londra, reduce da una artificiosa mascherata diurna di perbenismi, rinascesse dalle proprie Ceneri analogamente all’Araba Fenice, pronto a offrirsi dinanzi agli occhi dei suoi visitatori più sudicio e criminale che mai.

Perfino St Katharine’s dock, col suo porto turistico giù da Tower Bridge si spogliava dei propri abiti di Disneyland per Crucchi ed apriva le sue porte ai più gonzi criminaluncoli della zona, in cerca d’un rifugio per la notte ove ritemprare le ladre membra stanche di corrompere e borseggiare.

Robertine si trovava, chiappe per terra e filtro stretto tra le dita, sul grigio marciapiede di Duval Street, la” fu  Dorset”, meglio nota come la peggiore delle contrade ove si potesse pensare di capitare a Londra. Situata nel cuore di Spitalfields Rockery, il caso voleva che fosse stata abitata da triliardi di prostitute sin dalla prima metà del sedicesimo secolo, sventrate come vacche dagli implacabili attrezzi del mestiere di quel buontempone di Jack The Ripper.

Sfortunatamente, Duval Street aveva tuttavia perduto quasi del tutto il macabro fascino d’un tempo. Ora, Spitalfields non era divenuta che un pezzo di Banglatown: una gigantesca kasbah urbana intasata di bancarelle e sartorie bangladesi dai colori sgargianti. Niente più tracce di criminali assetati di sangue a piede libero, dunque.

Robertine sorrise amaramente.

Eccezion fatta per lui e la sua cricca, naturalmente.

Robertine Giordani sbadigliò nuovamente, gettando un’occhiata annoiata al quadrante distrutto del suo cellulare. Erano le tre e trentacinque, porca miseria. Era stufo di aspettare. Venti minuti di ritardo. Si poteva sapere perché si era scelto come amici dei negri? Quelli non avevano la più pallida idea di che cosa significasse essere puntuali.

Un sadico ghigno si dipinse via via sul suo volto abbronzato. Se li era scelti perché non sopportava di rigare dritto o di annoiarsi. Ecco, perché.

Robertine era il classico ragazzo che le verginelle in calzoncini di lino e gonnellina al ginocchio si sarebbero comodamente voltate a guardare arrossendo, di ritorno dalla messa della Domenica. Non era bello nel significato più oggettivo del genere, forse: ma Erika, con uno sgradevole rossore sulle guance ogni qualvolta gliene si parlava, lo descriveva ugualmente come un “tragico James Dean”. Era alto, con la pelle perennemente tostata di sole -checché a Londra non ve ne fosse traccia – ed imbronciato.  Capelli biondastri e scarmigliati ed occhi scurissimi conferivano alla sua faccia da adorabile bastardo quelle ultime, provvidenziali pennellate in grado di renderlo un falso d’autore quanto mai credibile.

Robertine era nato in Colombia diciannove anni prima, da madre Bogotana e padre italo londinese, durante una appassionata luna di miele. La madre, pesantemente incinta già da svariati mesi prima del matrimonio riparatore che l’avrebbe “indissolubilmente” legata al mascalzone latino Dominick Giordani, si era raccomandata col rosario tra le mani che suo figlio, che la Madonna l’avesse in gloria, non assomigliasse a quel mujeriego” del papà.

La Santa Vergine non aveva esaudito le sue preghiere, inutile precisarlo. E la  povera donna si era così ritrovata a gestire in breve tempo non soltanto il ristorante italiano di famiglia situato in piena Whitechapel Road, ma due uomini di discutibile maturità uno più complicato dell’altro.

Tragica ironia.

Quanto a Robertine, che amava sinceramente la mamma e le sue rughe d’espressione come solo un mascalzone dedito alle peggiori trasgressioni saprebbe, d’altronde, fare, beh. Risolveva il tutto con un’equazione mentale addirittura più che semplice, fornendo alle accorate raccomandazioni di “mamacita” sempre la stessa,  sempre verde, risposta.

“Non sono io a  stare vicino ai guai. Sono loro a non restare lontano da me”.

E precipitava così, invariabilmente, qualsiasi possibilità di dialogo...

-Bastardo senza palle!

Robertine si sollevò di scatto in piedi, sorridendo. L’inequivocabile finezza non poteva che provenire dalle signorili labbra di quell’Apollo color Caffè del suo amico Dover, di cui il sopraccitato insulto costituiva il saluto più caratteristico.

Avvolto in una cerata gialla vagamente Hitchcockiana, era alto quasi un metro e novanta, smilzo e con una lunga cicatrice ad attraversargli la guancia sinistra.

Sul pollice destro, un grosso anello di rame di cui si rifiutava di raccontare la storia e il braccio stretto attorno alle spalle di suo fratello Clear, seminascosto da una lisa giacca a vento del Liverpool, taciturno e leggermente più basso ma non meno folle del proprio consaguineo.

-Cosa diamine stavi facendo seduto per terra? Sembri uno di quegli strafottuti barboni bangalesi. Se ti vedesse tua madre le piglierebbe un infarto!- Sogghignò, appioppando a Robertine un’energica pacca sulla spalla.

- Ti aspettavo da venticinque minuti, forse. E poi preoccupati della tua. L’infarto la piglia ogni notte quando si piega come una lavandara tra le mie cosce, sai?..- Sorrise cattivo Robertine.

-Sempre il solito bastardo! Spara ancora una simile eresia e ti squarto in due come il fish che vende il padre di Kensinghton al birrificio. Ma senza le chips. Mi hai capito bene, mezza sega?- Ringhiò Dover, principiando ad alterarsi. Diventava una vera e propria furia quando si accennava anche solo alla sua adorata mammina. Un vero bamboccione.

Kensinghton Hill, un gallese ossigenato e con qualche rotella fuori posto, la vera e propria mente della loro ghenga di ladruncoli e degenerati, intimò agli amici di fare silenzio, agitando le lunghe braccia ossute e pallide, percorse da grosse vene azzurrognole e scarabocchiate di tribali e tatuaggi alfanumerici.

-Piantatela cazzo. Sembrate due poppanti- Sibilò, incollando i suoi occhi grigi e spiritati addosso a Robertine – scusaci per il ritardo, Rob. Ma abbiamo con noi qualcosa che sicuramente ti farà dimenticare lo sgradevole inconveniente.

Erk!-

Kensinghton intimò ad Erika Santini, unica donna della ciurma, di fare un passo in avanti. Almeno due particolari rendevano del tutto metafisico credere che fosse realmente una prostituta part time.

Punto uno. Non dimostrava più di diciassette anni, ad occhio e croce: senza seno e con il viso struccato di una scolaretta al primo giorno di liceo.

Punto due. Era spaventosamente innamorata di Robertine. Il che, risultava un filino in aperto contrasto con il codice morale della sua blasonata carriera lavorativa. ..

Erika iniziò a frugarsi del tutto impudicamente al di sotto della felpa blu. Era lunga, troppo per il suo corpo minuto, e di almeno due taglie più grande: cosicchè copriva per intero gli hotpants bianco neri rigorosamente Adidas che la ragazza indossava ai piani bassi, creando la spiacevole illusione che si trovasse, in realtà, in mutande.

Depositò tra le mani di Robertine un piccolo sacchetto di iuta, per poi tornare ad impegnare le mani brune nel tentativo di legare i capelli castani in un’alta coda di cavallo. 

Un’espressione stupefatta si dipinse via via sul bel viso del ladruncolo.

Non ci poteva credere! Quello era dunque il vero motivo del ritardo!

-Porca merda..- Balbettò, per la prima volta improvvisamente pallido in viso ..- Cocaina. Cocaina purissima! Ma questo vuol dire che...-

Dover annuì, assumendo un’espressione grave. Insieme a Clear, Kensinghton ed Erika aveva improvvisamente formato un cerchio, che si stringeva sempre di più addosso a Robertine, oppresso da una sgradevole quanto inaspettata sensazione di soffocamento.

-Esatto Rob. Siamo stati reclutati. E questo può significare solo due cose.

Un tetro silenzio rese quel grigio squarcio notturno di Whitechapel ancor più macabro.

-O siamo ricchi, o siamo stecchiti. Ora siamo in ballo.

“E Balliamo!”.

 

                                                                                            ***

 

Georgia Brookfield credeva di saperne una più del diavolo. Dietro  il suo visetto da cherubino pre-Raffaellita, - lo diceva sempre, d’altronde, anche suor  Marie Claire- , si celava un Machiavellico angelo infernale.

L’aveva pensata giusta, quella notte. Ricreare l’atmosfera famigliare dei tempi andati, quale idea! Alzarsi in punta di piedi, avvolta nella sua fluttuante camicia da notte bianca: legare i lunghi capelli biondi, ravvivati da onde leggere in una lunga treccia ripiegata sulla spalla sinistra, trattenuta da un fiocco color pesca di morbida seta.

Sgranare il più possibile i suoi grandi occhi turchesi.

Ecco. Così.

All’incirca come quando, di notte, si alzava di nascosto per raggiungere il suo papà che macchinava improbabili congetture nel soggiorno, sino al mattino seguente, e gli chiedeva con una vocina straziata e lamentosa da piccola fiammiferaia in pieno Dicembre che, il giorno seguente, le comprasse quella bambola meravigliosa, quella coi capelli di morbida lana rossa che aveva visto in vetrina da Hamleys. E senza tanti giri di parole, poffarbacco!

Indipendentemente da quanti “no!” le avesse detto durante il giorno, a prescindere dall’ostinazione con la quale le avesse negato durante le dodici ore precedenti tale, preziosa, concessione, non c’era storia.

Adombrato dalle tormentose riflessioni sui criminali più incalliti della città, improvvisamente intenerito dall’innocenza che la sua bambina riusciva ancora a conservare, sullo sfondo di quella Londra corrotta e malavitosa, no.

Al suo papà, Steve Brookfield, capo della “Flying Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, era inutile.

In quei frangenti non riusciva proprio di dire di no.

 

Il piano era molto semplice. Georgia avrebbe puntato sul fattore tenerezza, per poi sganciare la bomba.

 

“Caro papà, sono diplomata. Lo so. Lo sai. Solo che il mese prossimo non me ne andrò dalla zia Mildred nel Lincolnshire come tutte le estati. Andrò a farmi un interrail in giro per il Nord Europa con la mia amica Paz. Sì. Lei . Quella col piercing al sopracciglio ,che detesti. Non svenire, ok? Ormai ho diciannove anni. Mamma lo sa già. Starò attenta! Non avrai cuore di dire no  alla tua bambina, vero? Mi sono diplomata con il massimo dei voti. E poi ho già trovato un modo più che redditizio per pagare tutto da me, questo mese. Ho trovato un lavoro. Lavorerò...-

 

Ma Georgia Brookfield, quella sera, aveva tralasciato un particolare di notevole importanza.  Suo padre,

capo della “Flying Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, non era soltanto “adombrato”.

Era FURIOSO.

 -Non riesco a crederci, KENDALL!- Ringhiava, paonazzo in volto e con gli occhi quasi fuori dalle orbite, impugnando il proprio telefono cellulare come  si fosse trattato d’un pezzo di ghisa anziché d’un ritrovato ultraleggero della tecnologia moderna – mi dici che ti hanno rubato una partita di coca fresca fresca di confisca dalla volante come dovessi informarmi che tua moglie ha sfornato un altro marmocchio. Ma porca puttana, Kendall! Sai cosa significa? Che c’è un nuovo David Copperfield criminale in giro specializzato in rapine invisibili? La cocaina c’è, un attimo prima, e poi, PUFF! SPARITA!? NO! Significa solo che sei un fottuto idiota dal sonno pesante e che te la sei fatta fare da sotto il naso! Non riesco a crederci, per la miseria. Scotland Yard messo in ridicolo dal primo ladro da quattro soldi che si aggira per Truman Brewery, e che ruba indisturbato direttamente da una vettura della polizia? Sei licenziato, deficiente colossale! Le tue scuse ficcatele su per il...-

Ma proprio prima che Steve Brookfield potesse scadere ufficialmente nel volgare, l’ultimo, scandaloso epiteto si dissolse nel nulla alla vista dell’adorata quando eterea figliola che lo scrutava con i suoi limpidi occhi celesti.

-Ciao papà. Siamo sull’andante incazzatello, eh?- Sorrise Georgia, estraendo una bottiglia di latte fresco dal frigorifero – non ho più tre anni, lo sai che puoi raccontarmi tutto, vero!? Che succede?

 - Oh, tesoro. Un gran casino..- Rispose grave Brookfield, addentando un frollino al burro con  aria pensosa – cocaina, cocaina purissima. Nessuno poteva sapere si trovasse nel bagagliaio di Kendall. Non un criminaluncolo qualunque, almeno. Eppure, a neanche un’ora dalla confisca quella robaccia viene trafugata via al perfetto idiota da un mister x ignoto, mentre DORME! DORME, capito? SULLA VOLANTE DI SCOTLAND YARD! DORME, in piena Truman Brewery anziché alzare il culo e portare quello schifo in dipartimento!Impossibile, inaccettabile.  Credevo di essere riuscito a tenere ormai in scacco tutta la melma che trasmoda dalla gigantesca fogna Londinese. E invece no, capito tesoro? E invece no! C’è qualcuno che ancora ha la presunzione di poter venire a farmela sotto al naso! A me, Steve Brookfield. Pezzo da novanta della polizia Londinese!

L’uomo batté vigorosamente il pugno destro sul tavolo, facendo traballare la scatola semi-aperta di biscotti.

Georgia deglutì. Suo padre sembrava veramente troppo agitato, pensò, mentre sentiva il latte gelido rimestarlesi nello stomaco come un panno bagnato in lavatrice.

Forse era il caso di rimandare l’operazione al giorno seguente. Forse, era il caso di lasciarlo sfogare tranquillamente...

-Non sai quanto mi conforta sapere che presto sarai via di qui, amore mio, dalla zia Mildred..- Riprese infatti, dopo poco, papà Steve, accarezzandole dolcemente la testa –. Si preannunciano mesi duri, per Londra. Un’estate infuocata. Ma io li stanerò, quei bastardi mercenari. Sicuramente, Scotland Yard ha per le mani un affare di proporzioni colossali, ma ne usciremo puliti. Sì. Spazzerò via  da Londra quei bastardi saltafossi e li farò marcire in galera. Abbiamo già ripulito il West End, ora non resta che un tassello mancante al puzzle. Quella fogna, quel pisciatoio, quella giungla urbana che ancora nasconde qualche cane presuntuoso con la folle pretesa di turbare l’ordine pubblico. Quello schifo dove non voglio che tu metta piede. MAI! Non mi interessa cosa dice la gente. Certi luoghi, certe persone non cambiano mai. Non importa quanto tempo sia trascorso. Whitechapel...-

Georgia deglutì. Per poco, il latte con il quale si era appena rinfrescata la gola non la soffocò irreparabilmente.

Se Steve Brookfield non fosse stato troppo occupato a fissare l’interno della scatola dei biscotti, indeciso se scegliere il solito frollino al burro o buttarsi su un bretzel dolce ricoperto di marmellata alle more, se ne sarebbe con tutta probabilità accorto.

Si era fatta improvvisamente pallida.

-Oh, ma tesoro. Che pieno di me! Mi sono scordato di chiederti che fai, alzata a quest’ora – riprese papà Steve, masticando a piene mandibole. Alla fine, il bretzel l’aveva avuta vinta. – qualcosa ti turba? C’era qualcosa che volevi chiedermi?

-Io?- Squittì Georgia, iniziando a sudare freddo – Io? No. Non c’è niente.

Proprio niente, papà.

Georgia Brookfield credeva di saperne una più del diavolo.

Ma quella volta, ugualmente, le parole “Ho trovato un lavoro. Lavorerò come cameriera, in un ristorante. “- le morirono in gola.

“Un ristorante a Whitechapel”.

 

 

 

 

 

SSSSSSSSSSSALVE A TUTTI!! Sono Sbrecca, l’autrice di questa storia ^^! Che dire...è da un po’ che ci lavoro con una certa dedizione e spero vivamente sia di vostro gradimento! L’ispirazione mi è venuta andando a trovare a Londra un amico che ormai vive là, una sorta di “Robertine” in carne ed ossa! Mi raccomando, se ci fosse qualcosa di simile non esitate a informarmi..lungi da me l’idea di plagiare qualcuno! Quelli che vedete sopra sono i volti che ho immaginato di dare ai personaggi..Hayden Panettiere (dei del ciUelo, la trovo così bellina **!) per la virginale Georgia, un Fernando Torres un po’ torbido ed oscuro che presta le sue sembianze allo spregiudicato Robertine, la bravissima e bellissima Carey Mulligan per Erika. Preciso che ovviamente non ritengo che quest’attrice stupenda e fresca come una rosa sia sciatta o tantomeno assomigli ad una diciassettenne presbiteriana..mauaha -.-“” (scusa Carey!^^ licenza poetica..)..ma aveva quella freschezza e semplicità che immagino essere tipiche del personaggio di Erika, di cui presto saprete di più! ^^ Infine, per il pazzo gallese Kensinghton la scelta cade ovviamente su   Rhys Ifans (il folle ed increbile Spike di “Notthing Hill”!) mentre i due tenebrosi fratelli Dover e Clear li immagino un po’ come il famosissimo rapper 50 cent e l’attore Rob Brown, il Rock del film “Ti va di ballare”? Chiedo scusa a tutte le star impropriamente divenute parte di tale scempio e mi auguro che mi facciate sapere che ne pensante : ) E MI RACCOMANDO..siate clementi!

La vostra

Sbrecks

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