Robertine,
colombiano, spregiudicato donnaiolo senza valori
ed i suoi amici
Dover e Clear, due “negri”, come li chiama lui
sempre pronti a
fare a botte.
E poi c’è
Kensinghton, un gallese fuori di testa che si crede la moderna
reincarnazione
anglofona di
Archimede Pitagorico
ed Erika, una
prostituta. Sì. Con le sembianze di una diciassettenne
presbiteriana.
Si sono
cacciati nei guai. In guai molto, molto grossi.
Steve
Brookfield, capo della “Flying Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, l’ha
giurato.
“Ripulirò
Londra da questa feccia!”.
Ma
ancora non ha imparato che l’erba cattiva non muore
mai.
E
c’è un posto in cui è molto difficile, sradicarla...
BENVENUTI
A WHITECHAPEL!
Se l’East End di
giorno poteva essere paragonato ad uno sgargiante meltin pot di cingalesi,
italiani, vietnamiti, angloafricani ed irlandesi, bivaccanti ai quattro angoli
delle strade o intrappolati lungo i tormentosi crocevia degli Stores lungo il Tamigi prontamente
immortalati da qualche turista curioso, di notte, pensava Robertine fumando
l’ennesima canna della giornata, era ben altra storia.
Era come se il
quartiere più misero di Londra, reduce da una artificiosa mascherata diurna di
perbenismi, rinascesse dalle proprie Ceneri analogamente all’Araba Fenice,
pronto a offrirsi dinanzi agli occhi dei suoi visitatori più sudicio e criminale
che mai.
Perfino St
Katharine’s dock, col suo porto turistico giù da Tower Bridge si spogliava dei
propri abiti di Disneyland per Crucchi ed apriva le sue porte ai più gonzi
criminaluncoli della zona, in cerca d’un rifugio per la notte ove ritemprare le
ladre membra stanche di corrompere e borseggiare.
Robertine si
trovava, chiappe per terra e filtro stretto tra le dita, sul grigio marciapiede
di Duval Street, la” fu Dorset”,
meglio nota come la peggiore delle contrade ove si potesse pensare di capitare a
Londra. Situata nel cuore di Spitalfields Rockery, il caso voleva che fosse
stata abitata da triliardi di prostitute sin dalla prima metà del sedicesimo
secolo, sventrate come vacche dagli implacabili attrezzi del mestiere di quel
buontempone di Jack The Ripper.
Sfortunatamente,
Duval Street aveva tuttavia perduto quasi del tutto il macabro fascino d’un
tempo. Ora, Spitalfields non era divenuta che un pezzo di Banglatown: una
gigantesca kasbah urbana intasata di bancarelle e sartorie bangladesi dai colori
sgargianti. Niente più tracce di criminali assetati di sangue a piede libero,
dunque.
Robertine sorrise
amaramente.
Eccezion fatta per
lui e la sua cricca, naturalmente.
Robertine Giordani
sbadigliò nuovamente, gettando un’occhiata annoiata al quadrante distrutto del
suo cellulare. Erano le tre e trentacinque, porca miseria. Era stufo di
aspettare. Venti minuti di ritardo. Si poteva sapere perché si era scelto come
amici dei negri? Quelli non avevano la più pallida idea di che cosa significasse
essere puntuali.
Un sadico ghigno si
dipinse via via sul suo volto abbronzato. Se li era scelti perché non sopportava
di rigare dritto o di annoiarsi. Ecco, perché.
Robertine era il
classico ragazzo che le verginelle in calzoncini di lino e gonnellina al
ginocchio si sarebbero comodamente voltate a guardare arrossendo, di ritorno
dalla messa della Domenica. Non era bello nel significato più oggettivo del
genere, forse: ma Erika, con uno sgradevole rossore sulle guance ogni qualvolta
gliene si parlava, lo descriveva ugualmente come un “tragico James
Dean”. Era alto, con la pelle perennemente tostata di sole -checché a
Londra non ve ne fosse traccia – ed imbronciato. Capelli biondastri e scarmigliati ed
occhi scurissimi conferivano alla sua faccia da adorabile bastardo quelle
ultime, provvidenziali pennellate in grado di renderlo un falso d’autore quanto
mai credibile.
Robertine era nato
in Colombia diciannove anni prima, da madre Bogotana e padre italo londinese,
durante una appassionata luna di miele. La madre, pesantemente incinta già da
svariati mesi prima del matrimonio riparatore che l’avrebbe “indissolubilmente”
legata al mascalzone latino Dominick Giordani, si era raccomandata col rosario
tra le mani che suo figlio, che la Madonna l’avesse in gloria, non
assomigliasse a quel “mujeriego”
del papà.
La
Santa Vergine non aveva esaudito le sue preghiere, inutile precisarlo. E la povera donna si era così ritrovata a
gestire in breve tempo non soltanto il ristorante italiano di famiglia situato
in piena Whitechapel Road, ma due uomini di discutibile maturità uno più
complicato dell’altro.
Tragica
ironia.
Quanto
a Robertine, che amava sinceramente la mamma e le sue rughe d’espressione come
solo un mascalzone dedito alle peggiori trasgressioni saprebbe, d’altronde,
fare, beh. Risolveva il tutto con un’equazione mentale addirittura più
che semplice, fornendo alle accorate raccomandazioni di “mamacita”
sempre la stessa, sempre verde,
risposta.
“Non sono io a stare vicino ai guai. Sono loro a non
restare lontano da me”.
E precipitava così,
invariabilmente, qualsiasi possibilità di dialogo...
-Bastardo senza
palle!
Robertine si
sollevò di scatto in piedi, sorridendo. L’inequivocabile finezza non poteva che
provenire dalle signorili labbra di quell’Apollo color Caffè del suo amico
Dover, di cui il sopraccitato insulto costituiva il saluto più
caratteristico.
Avvolto in una
cerata gialla vagamente Hitchcockiana, era alto quasi un metro e novanta, smilzo
e con una lunga cicatrice ad attraversargli la guancia
sinistra.
Sul pollice destro,
un grosso anello di rame di cui si rifiutava di raccontare la storia e il
braccio stretto attorno alle spalle di suo fratello Clear, seminascosto da una
lisa giacca a vento del Liverpool, taciturno e leggermente più basso ma non meno
folle del proprio consaguineo.
-Cosa diamine stavi
facendo seduto per terra? Sembri uno di quegli strafottuti barboni bangalesi. Se
ti vedesse tua madre le piglierebbe un infarto!- Sogghignò, appioppando a
Robertine un’energica pacca sulla spalla.
- Ti aspettavo da
venticinque minuti, forse. E poi preoccupati della tua. L’infarto la piglia ogni
notte quando si piega come una lavandara tra le mie cosce, sai?..- Sorrise
cattivo Robertine.
-Sempre il solito
bastardo! Spara ancora una simile eresia e ti squarto in due come il fish che
vende il padre di Kensinghton al birrificio. Ma senza le chips. Mi hai capito
bene, mezza sega?- Ringhiò Dover, principiando ad alterarsi. Diventava una vera
e propria furia quando si accennava anche solo alla sua adorata mammina. Un vero
bamboccione.
Kensinghton Hill,
un gallese ossigenato e con qualche rotella fuori posto, la vera e propria mente
della loro ghenga di ladruncoli e degenerati, intimò agli amici di fare
silenzio, agitando le lunghe braccia ossute e pallide, percorse da grosse vene
azzurrognole e scarabocchiate di tribali e tatuaggi
alfanumerici.
-Piantatela cazzo.
Sembrate due poppanti- Sibilò, incollando i suoi occhi grigi e spiritati addosso
a Robertine – scusaci per il ritardo, Rob. Ma abbiamo con noi qualcosa che
sicuramente ti farà dimenticare lo sgradevole inconveniente.
Erk!-
Kensinghton intimò
ad Erika Santini, unica donna della ciurma, di fare un passo in avanti. Almeno
due particolari rendevano del tutto metafisico credere che fosse realmente una
prostituta part time.
Punto uno. Non dimostrava più di diciassette anni, ad
occhio e croce: senza seno e con il viso struccato di una scolaretta al primo
giorno di liceo.
Punto due. Era spaventosamente innamorata di Robertine.
Il che, risultava un filino in aperto contrasto con il codice morale della sua
blasonata carriera lavorativa. ..
Erika iniziò a
frugarsi del tutto impudicamente al di sotto della felpa blu. Era lunga, troppo
per il suo corpo minuto, e di almeno due taglie più grande: cosicchè copriva per
intero gli hotpants bianco neri rigorosamente Adidas che la ragazza indossava ai
piani bassi, creando la spiacevole illusione che si trovasse, in realtà, in
mutande.
Depositò tra le
mani di Robertine un piccolo sacchetto di iuta, per poi tornare ad impegnare le
mani brune nel tentativo di legare i capelli castani in un’alta coda di
cavallo.
Un’espressione
stupefatta si dipinse via via sul bel viso del ladruncolo.
Non ci poteva
credere! Quello era dunque il vero motivo del ritardo!
-Porca merda..-
Balbettò, per la prima volta improvvisamente pallido in viso ..- Cocaina.
Cocaina purissima! Ma questo vuol dire che...-
Dover annuì,
assumendo un’espressione grave. Insieme a Clear, Kensinghton ed Erika aveva
improvvisamente formato un cerchio, che si stringeva sempre di più addosso a
Robertine, oppresso da una sgradevole quanto inaspettata sensazione di
soffocamento.
-Esatto Rob. Siamo
stati reclutati. E questo può significare solo due cose.
Un tetro silenzio
rese quel grigio squarcio notturno di Whitechapel ancor più
macabro.
-O siamo ricchi, o
siamo stecchiti. Ora siamo in ballo.
“E
Balliamo!”.
***
Georgia Brookfield
credeva di saperne una più del diavolo. Dietro il suo visetto da cherubino
pre-Raffaellita, - lo diceva sempre, d’altronde, anche suor Marie Claire- , si celava un
Machiavellico angelo infernale.
L’aveva pensata
giusta, quella notte. Ricreare l’atmosfera famigliare dei tempi andati,
quale idea! Alzarsi in punta di piedi, avvolta nella sua fluttuante camicia
da notte bianca: legare i lunghi capelli biondi, ravvivati da onde leggere in
una lunga treccia ripiegata sulla spalla sinistra, trattenuta da un fiocco color
pesca di morbida seta.
Sgranare il più
possibile i suoi grandi occhi turchesi.
Ecco.
Così.
All’incirca come
quando, di notte, si alzava di nascosto per raggiungere il suo papà che
macchinava improbabili congetture nel soggiorno, sino al mattino seguente, e gli
chiedeva con una vocina straziata e lamentosa da piccola fiammiferaia in pieno
Dicembre che, il giorno seguente, le comprasse quella bambola meravigliosa,
quella coi capelli di morbida lana rossa che aveva visto in vetrina da Hamleys.
E senza tanti giri di parole, poffarbacco!
Indipendentemente
da quanti “no!” le avesse detto durante il giorno, a prescindere
dall’ostinazione con la quale le avesse negato durante le dodici ore precedenti
tale, preziosa, concessione, non c’era storia.
Adombrato dalle
tormentose riflessioni sui criminali più incalliti della città, improvvisamente
intenerito dall’innocenza che la sua bambina riusciva ancora a conservare, sullo
sfondo di quella Londra corrotta e malavitosa, no.
Al suo papà, Steve
Brookfield, capo della “Flying Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, era inutile.
In
quei frangenti non riusciva proprio di dire di no.
Il
piano era molto semplice. Georgia avrebbe puntato sul fattore tenerezza, per poi
sganciare la bomba.
“Caro
papà, sono diplomata. Lo so. Lo sai. Solo che il mese prossimo non me ne andrò
dalla zia Mildred nel Lincolnshire come tutte le estati. Andrò a farmi un
interrail in giro per il Nord Europa con la mia amica Paz. Sì. Lei . Quella col
piercing al sopracciglio ,che detesti. Non svenire, ok? Ormai ho diciannove
anni. Mamma lo sa già. Starò attenta! Non avrai cuore di dire no alla tua bambina, vero? Mi sono
diplomata con il massimo dei voti. E poi ho già trovato un modo più che
redditizio per pagare tutto da me, questo mese. Ho trovato un lavoro.
Lavorerò...-
Ma
Georgia Brookfield, quella sera, aveva tralasciato un particolare di notevole
importanza. Suo padre,
capo della “Flying
Squad” di Scotland Yard, branca dello Specialist Crime Directorate, non era
soltanto “adombrato”.
Era
FURIOSO.
-Non riesco a
crederci, KENDALL!- Ringhiava, paonazzo in volto e con gli occhi quasi fuori
dalle orbite, impugnando il proprio telefono cellulare come si fosse trattato d’un pezzo di ghisa
anziché d’un ritrovato ultraleggero della tecnologia moderna – mi dici che ti
hanno rubato una partita di coca fresca fresca di confisca dalla volante come
dovessi informarmi che tua moglie ha sfornato un altro marmocchio. Ma porca puttana, Kendall! Sai cosa
significa? Che c’è un nuovo David Copperfield criminale in giro specializzato in
rapine invisibili? La cocaina c’è, un attimo prima, e poi, PUFF! SPARITA!? NO! Significa solo che sei un fottuto
idiota dal sonno pesante e che te la sei fatta fare da sotto il naso! Non riesco
a crederci, per la miseria. Scotland Yard messo in ridicolo dal primo ladro da
quattro soldi che si aggira
per
Truman Brewery, e che ruba indisturbato direttamente da una vettura della
polizia?
Sei
licenziato, deficiente colossale! Le tue scuse ficcatele su per
il...-
Ma
proprio prima che Steve Brookfield potesse scadere ufficialmente nel volgare,
l’ultimo, scandaloso epiteto si dissolse nel nulla alla vista dell’adorata
quando eterea figliola che lo scrutava con i suoi limpidi occhi
celesti.
-Ciao
papà. Siamo sull’andante incazzatello, eh?- Sorrise Georgia, estraendo una
bottiglia di latte fresco dal frigorifero – non ho più tre anni, lo sai che puoi
raccontarmi tutto, vero!? Che succede? - Oh, tesoro. Un gran casino..- Rispose
grave Brookfield, addentando un frollino al burro con aria pensosa – cocaina, cocaina
purissima. Nessuno poteva sapere si trovasse nel bagagliaio di Kendall. Non un
criminaluncolo qualunque, almeno. Eppure, a neanche un’ora dalla confisca quella
robaccia viene trafugata via al perfetto idiota da un mister x ignoto, mentre
DORME! DORME, capito? SULLA VOLANTE DI SCOTLAND
YARD! DORME, in piena Truman Brewery anziché alzare il
culo e portare quello schifo in dipartimento!Impossibile, inaccettabile. Credevo di essere riuscito a tenere
ormai in scacco tutta la melma che trasmoda dalla gigantesca fogna Londinese. E
invece no, capito tesoro? E invece no! C’è qualcuno che ancora
ha la presunzione di poter venire a farmela sotto al naso! A me, Steve
Brookfield. Pezzo da novanta della polizia Londinese! L’uomo
batté vigorosamente il pugno destro sul tavolo, facendo traballare la scatola
semi-aperta di biscotti. Georgia deglutì.
Suo padre sembrava veramente troppo agitato, pensò, mentre sentiva il latte
gelido rimestarlesi nello stomaco come un panno bagnato in lavatrice.
Forse era il caso
di rimandare l’operazione al giorno seguente. Forse, era il caso di lasciarlo
sfogare tranquillamente... -Non sai quanto mi
conforta sapere che presto sarai via di qui, amore mio, dalla zia Mildred..-
Riprese infatti, dopo poco, papà Steve, accarezzandole dolcemente la testa –. Si
preannunciano mesi duri, per Londra. Un’estate infuocata. Ma io li stanerò, quei
bastardi mercenari. Sicuramente, Scotland Yard ha per le mani un affare di
proporzioni colossali, ma ne usciremo puliti. Sì. Spazzerò via da Londra quei bastardi saltafossi e li
farò marcire in galera. Abbiamo già ripulito il West End, ora non resta che un
tassello mancante al puzzle. Quella fogna, quel pisciatoio, quella giungla
urbana che ancora nasconde qualche cane presuntuoso con la folle pretesa di
turbare l’ordine pubblico. Quello schifo dove non voglio che tu metta piede.
MAI! Non mi interessa cosa dice la gente. Certi luoghi, certe persone non
cambiano mai. Non importa quanto tempo sia trascorso.
Whitechapel...- Georgia deglutì.
Per poco, il latte con il quale si era appena rinfrescata la gola non la soffocò
irreparabilmente. Se Steve Brookfield
non fosse stato troppo occupato a fissare l’interno della scatola dei biscotti,
indeciso se scegliere il solito frollino al burro o buttarsi su un bretzel dolce
ricoperto di marmellata alle more, se ne sarebbe con tutta probabilità
accorto. Si era fatta
improvvisamente pallida. -Oh, ma tesoro. Che
pieno di me! Mi sono scordato di chiederti che fai, alzata a quest’ora – riprese
papà Steve, masticando a piene mandibole. Alla fine, il bretzel l’aveva avuta
vinta. – qualcosa ti turba? C’era qualcosa che volevi
chiedermi? -Io?- Squittì
Georgia, iniziando a sudare freddo – Io? No. Non c’è
niente. Proprio niente,
papà. Georgia Brookfield
credeva di saperne una più del diavolo. Ma quella volta,
ugualmente, le parole “Ho trovato un lavoro. Lavorerò come cameriera, in un
ristorante. “- le morirono in gola. “Un ristorante
a Whitechapel”. SSSSSSSSSSSALVE
A TUTTI!! Sono Sbrecca, l’autrice di questa storia ^^! Che dire...è da un po’
che ci lavoro con una certa dedizione e spero vivamente sia di vostro
gradimento! L’ispirazione mi è venuta andando a trovare a Londra un amico che
ormai vive là, una sorta di “Robertine” in carne ed ossa! Mi raccomando, se ci
fosse qualcosa di simile non esitate a informarmi..lungi da me l’idea di
plagiare qualcuno! Quelli che vedete sopra sono i volti che ho immaginato di
dare ai personaggi..Hayden Panettiere (dei del ciUelo, la trovo così bellina
**!) per la virginale Georgia, un Fernando Torres un po’ torbido ed oscuro che
presta le sue sembianze allo spregiudicato Robertine, la bravissima e bellissima
Carey Mulligan per Erika. Preciso che ovviamente non ritengo che quest’attrice
stupenda e fresca come una rosa sia sciatta o tantomeno assomigli ad una
diciassettenne presbiteriana..mauaha -.-“” (scusa Carey!^^ licenza
poetica..)..ma aveva quella freschezza e semplicità che immagino essere tipiche
del personaggio di Erika, di cui presto saprete di più! ^^ Infine, per il pazzo
gallese Kensinghton la scelta cade ovviamente su Rhys Ifans (il folle ed increbile Spike
di “Notthing Hill”!) mentre i due tenebrosi fratelli Dover e Clear li immagino
un po’ come il famosissimo rapper 50 cent e l’attore Rob Brown, il Rock del film
“Ti va di ballare”? Chiedo scusa a tutte le star impropriamente divenute parte
di tale scempio e mi auguro che mi facciate sapere che ne pensante : ) E MI
RACCOMANDO..siate clementi! La
vostra Sbrecks
.