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Autore: Ilaja    19/07/2010    1 recensioni
Un amore imprevisto.
Una parte di mondo che si apre sotto il getto del cuore.
Un intreccio di pensieri, sentimenti, filosofie di vita.
Disegni sul petto. Segni di carboncino tra le dita.
Emozioni d'amare.
Dedicato a tutti quelli che si chiedono cosa c'è dietro la sensazione più bella della vita; cosa c'è dietro l'amore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

Dalla parte dell'ingiustizia

 

Correva. Correva con il solo impeto che le porgeva la disperazione. Correva caracollando, inciampando sui suoi piedi, affannata e sudata, nonostante fosse appena l’alba e il sole illuminasse appena i piccoli boccioli dei timidi fiori primaverili.

Correva con gli occhi più blu e luccicanti del solito, i capelli neri al vento, trasportati da quella corrente avida che rapiva anche le lacrime appena sgorgate, lasciandole sole, perse, nell’aria troppo piena per fare spazio a loro.

Un signore in completo scuro le si parò davanti, tenendosi stretto il cappello, ballerino nella brezza di quel mattino. Quanta indifferenza, quanto grigiore nei suoi occhi! Sembrava che il suo mondo fosse dello stesso colore del suo vestito.

Seppur con ripugnanza, la ragazza, però, per un attimo, lo invidiò. Lo invidiava a malincuore, odiando e volendo allo stesso tempo la sua insensibilità, il suo schematico modo di osservare, come se tutta la terra non fosse altro che uno dei grafici a barre che presentava alle conferenze di lavoro. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vivere così, lasciandosi alle spalle le pene e le sofferenze di quel mondo.

Lo scansò con rudezza, lasciandogli sfuggire il cappello, che volò via, insieme alle imprecazioni del funzionario. Però a lei non importava. Avrebbe mandato all’aria altri cento cappelli pur di raggiungere il binario giusto.

Donne infilate in stretti e costosi abiti giravano sui tacchi vibranti di sfarzosità, seguite dai facchini sepolti sotto la moltitudine di bagagli. Ragazzi con giacche leggere e jeans logorati dall’usura correvano tra i binari, ridacchiando, le borse a tracolla che sbatacchiavano felicemente contro i loro fianchi. Uomini seri e scontrosi, avvolti nei cappotti grigi e senza motivi, osservavano impazienti il ticchettare dell’orologio della stazione.

Gente, chiasso, ressa . Solo confusione, e nient’altro. Aveva sempre odiato quei posti, affollati, con le persone accalcate le une sulle altre, somiglianti a un branco di bestie affamate. Affamate di cosa, poi? Denaro? Sì, era quella la risposta. Soldi, soldi, soldi.

Però, per il momento, aveva ben altro a cui pensare. Si trattenne dal disgusto che le suscitavano e corse, corse fino allo stremo.

Era là. Il portello stava per chiudersi. Un lembo della sua giacca era appena scomparso.

“William!!” urlò la giovane. “William, ti prego! Ascoltami!!”

Fischi. Sbuffi di vapore. Il treno aveva appena iniziato a muoversi.

Lei non era mai stata un’amante dello sport, anzi, il più delle volte era così imbarazzata da inciampare persino sui propri piedi. Però quella era una questione di vita o di morte.

Si fece forza e corse, sulle sue gambe esili e magre, corse con quanto fiato aveva in corpo, corse come mai aveva fatto in tutta la sua vita. Corse, dietro al treno, anche quando la piattaforma non ci fu più. Corse per vederlo, per spiegargli. Non poteva finire così. Non poteva, semplicemente. No. Non l’avrebbe permesso.

Era quasi giunta al terrazzo che occupava il lato posteriore del treno. Occhi incuriositi la osservavano da ogni parte. Li ignorò.

Puoi farcela, si disse, ansimando, Puoi farcela. Un ultimo sforzo…

Una mano, forte, robusta e calda, la afferrò per il maglione e l’aiutò a issarsi sul terrazzo. “Martina? Ma sei impazzita?!”

Martina. Che bello sentire il suo nome pronunciato da quelle labbra! In modo così tenero, così dolce…

Si lasciò cadere seduta sul pavimento del terrazzo, respirando con voluttà. Passarono alcuni minuti, in cui l’unico rumore che sentivano le sue orecchie era il frastuono del treno, il ruggito del vento, e i suoi gemiti senza forze.

“William…” sussurrò. Lui la guardava. Non con crudeltà, o durezza, non con una fiamma vendicatrice che divampava nelle iridi. La guardava. Così, semplicemente.

Quanto amava quello sguardo! Sino a pochi giorni prima era pieno di tenerezza, brulicante d’amore, così passionale da farle spezzare il cuore dalla gioia di essere lei l’oggetto del suo desiderio. Poi era arrivato lui. L’altro. Un uomo senza ideali, senza forza d’animo. Un bruto, ecco cos’era! Meschino fino al midollo.

“Mi dispiace…”

Quello sguardo era murato dall’indifferenza. Faceva così male…

La sua bocca non disse nulla.

“Lui mi ha…”

Non c’erano parole per spiegare. Lui era un suo compagno di scuola, senza dubbio uno dei ragazzi più affascinanti, che si credevano i migliori solo perché qualche asina giuliva sveniva dietro la loro ombra. Le aveva chiesto di mettersi insieme. Lei lo aveva respinto, cercando di spiegargli che stava già con lui, l’unico amore di tutta la sua vita. Gli occhi di lui si erano accesi di furore. Poi…

Martina scosse la testa, le lacrime che sgorgavano senza freni, un fiume in piena in una notte di settembre.

Lui continuava a fissarla. Il viso aveva ripreso a non lasciar trapelare nessuna emozione. Come quando l’aveva conosciuto. Come ogni studente di ciascun liceo scientifico. Muto. Meccanico. Insensibile.

“Ti prego…”

Niente da fare, quelle dannate parole non venivano. Perché? Non aveva più la forza di pronunciarle, lì, esanime, squassata dal dolore e dal tormento, quel cosino minuscolo che era il suo cuore che batteva forsennato, senza fine, sino a farle male al petto.

Lui si alzò. Le sbatté la porta in faccia, tornando nel suo vagone. E lei rimase lì, i ruggiti del vento che danzavano coni suoi capelli scuri, le lacrime che non si fermavano, le mani che avevano preso a tremare. Non trovava nemmeno la forza di alzarsi. Nemmeno le parole per spiegarsi. Nemmeno la voglia di opporsi alla sua decisione.

Rimase lì, un fagotto di indecisione, sconfitta e irrealtà.

Perché stavolta era finita davvero.

 


Ciao ragazzi e ragazze! Rieccomi con il seguito di questa storiella...

Ringrazio tanto _Gemellina_ per il consueto aiuto, e ne approfitto per salutare la mitica Erica_8, appena tornata bella abbronzata dall'Irlanda e che, spero, abbia il cuore di lasciarmi una recensioncina:)

Baci a tutti!

Chiara (o, se preferite, Ilaja^^)

  
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