Seduti
sulla sabbia morbida, uno accanto
all’altra, abbracciati.
Romantico.
Peccato
che non fosse proprio una situazione
romantica.
Avevo
appena finito di raccontare a Scott la mia
vita.
Di
come io, Destiny e nostro padre avevamo dovuto
lasciare New York per trasferirci a Los Angeles; di come avevo
conosciuto Lola,
la mia migliore amica; di come tutto era finito con il mio unico vero
fidanzato, James; di come mi sentivo sola nell’ultimo
periodo, senza una madre
con cui condividere la mia adolescenza.
E
lui mi aveva ascoltato, senza porre domande,
senza interrompermi mai. Come un vero amico avrebbe dovuto fare.
Quando
terminai il mio racconto, una lacrima
scese dal mio occhio. E poi un’altra, e un’altra
ancora. Stavo piangendo a
dirotto, lì, vicina a Scott.
Lui
mi abbracciò, dolcemente. Sentivo il suo
profumo, così delicato, come lui.
Era
bello stare lì, senza pensare a niente.
All’improvviso mi venne una voglia improvvisa di baciarlo, ma
mi trattenni. Non
potevo.
Quando
finalmente ci staccammo, io mi asciugai le
lacrime con la mano e incitai Scott di raccontare la sua, di storia.
«Sì.
Allora, ho un fratello più piccolo, Nate, ma
non credo che t’interessi molto adesso. Da sempre amo la
musica: canto, suono,
scrivo testi… io, Frank e Jack – i miei due
migliori amici - abbiamo formato
una band, i Like Brothers, speriamo che un giorno sfondi.
«Poi,
beh, che dire? Ho conosciuto Emily qualche
anno fa… è una persona stupenda, credimi,
è solo che… l’hai trovata in un
momento sbagliato, ecco».
Non
ci credevo molto, ma rimasi in silenzio ad
ascoltare la voce rassicurante di Scott.
«E…
insomma… sono otto mesi che stiamo insieme…
io le voglio molto bene, e so che lei ne vuole altrettanto a me, ma in
questo
periodo, non so… diciamo che… che non siamo
più in sintonia come prima: lei è
gelosa di ogni mia amica, non usciamo più insieme da
giorni… pensa che l’ultimo
bacio ce lo siamo dati tre settimane fa.
«Io
non so cosa mi prende, ma credo che sia
arrivato il momento di rompere. Però non ce la faccio. Emily
è affezionata a me
in modo esagerato e quindi non so come lasciarla. Ho paura di farle
troppo
male. Io… io sono molto sensibile per queste
cose…»
«Sai»
gli dissi, «non è facile trovare ragazzi
così sensibili. Altri ti scaricano e basta, dopo cinque mesi
e mezzo… con un
sms…»
E
di nuovo lacrime. Fiumi di lacrime in piena.
E
di nuovo un abbraccio, ancora più caldo, ancora
più dolce, ancora più romantico.
«Scusa»
sussurrai, staccandomi. «Scusami, Scott.
Io…»
«Emma»
disse lui dolcemente, «tu non devi
scusarti di nulla. E’ naturale soffrire per amore, sarebbe
strano che tu non
piangessi ricordandolo. Adesso sfogati, su».
Mi
prese di nuovo fra le sue braccia, mentre io
continuavo a versare lacrime su lacrime.
Restammo
così per ore… o almeno così mi
sembrava.
Lui
mi accarezzava, mi coccolava, mi dava tiepidi
baci sulla fronte, per tranquillizzarmi…
«Wow».
…mi
cullava al ritmo delle onde…
«Ho
detto, wow».
…mi
sussurrava parole confortanti nelle orecchie…
«Ehm
ehm… W-O-W».
Ci
girammo.
Una
bella ragazza, con denti perfetti e capelli
scuri si stagliava di fronte a noi, con un’espressione
disgustata.
«Bene,
Scott. Vedo che Emily aveva ragione: la
stai veramente tradendo con un’altra ragazza. Complimenti,
complimenti».
«Alice…
noi siamo solo amici! Tu sai che io sono
sincero! Alice!» le disse Scott, preoccupato.
L’espressione
della ragazza si era intenerita.
«Scott,
io ti conosco da molto» iniziò a dire
Alice, «e so che tu non dici molte bugie, ma, se tu fossi nei
miei panni, cosa
penseresti vedendoti abbracciato ad un’altra ragazza, dandole
dei baci sul viso,
coccolandola… insomma, io sono la migliore amica di Emily,
è per il suo bene».
A
quel punto decisi di intervenire. Scott mi
aveva aiutato troppo per fare la fine del traditore.
«No,
ehm… Alice, giusto?» cominciai.
Lei
annuì.
«Oh,
ecco, bene» ripresi. «Intanto io sono Emma,
piacere. Bene, ho conosciuto Scott solo oggi e tra noi non
c’è assolutamente
niente. E’ solo che parlando mi è venuta a mente
la mia ultima storia ed ho
avuto il bisogno di… sfogarmi in qualche modo. E Scott mi ha
consolato
abbracciandomi. Non c’è niente tra di
noi».
“Purtroppo”
avrei voluto aggiungere.
Alice
non era del tutto convinta, ma si vedeva
che il mio discorso era servito a qualcosa. Per fortuna.
Mi
asciugai le lacrime rimaste sul mio volto, ed
invitai Alice a sedersi con noi.
«Certo!»
rispose lei.
Così
ci mettemmo a parlare. Parlammo, tutti e
tre, per ore e ore, del più e del meno.
Scoprii
tante cose di Alice: amava cantare anche
lei; lei e Emily erano amiche fin da piccola; adorava vestirsi bene
come me;
aveva paura del pubblico; e, cosa più importante, era molto
simpatica.
Parlando
io e lei ci trovammo sempre più in
sintonia, scoprimmo di avere in comune le stesse cose, di avere gli
stessi
gusti… di essere perfettamente compatibili.
Senza
accorgersene passò tutta la serata, le
ombre si erano fatte scure, la luna aveva preso il posto del sole.
«Che
ore sono?» chiesi ad un certo punto, per la
prima volta in quella giornata.
«L’una
e un quarto» rispose Alice, tirando fuori
l’iPhone dalla borsa.
«Che
cosa?» esclamai.
Era
tardissimo, il mio coprifuoco scadeva alle
undici, come una bambina.
Tirai
fuori il mio cellulare: otto chiamate non
risposte, undici SMS e cinque messaggi nella segreteria telefonica.
Il
silenzioso! Come avevo fatto a dimenticare di
disattivare la modalità silenziosa?
«Io
sono fritta» dissi.
«Perché?»
chiese Scott.
«Portami
immediatamente a casa, ti prego».
«Certo»
rispose lui.
Salutammo
Alice e ci precipitammo in macchina.
Diedi
velocemente le istruzioni per arrivare alla
mia abitazione a Scott, e partimmo a velocità della luce.
Troppo
tardi.
Un’auto
della polizia era proprio davanti a casa
mia.