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Autore: Circe_laMaga    22/07/2010    3 recensioni
è una storiella che mi è uscita di getto. parla di una scrittrice diventa famosa che ha un blocco e ritornando al paese dove é cresciuta capisce che ha perso se stessa perché ha rinnegato le proprie oriini. Spero di avervi incuriosito! _Nabis_
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È la prima storia che pubblico su EFP, quindi siate clementi! Mi è balenata in testa oggi, così l’ho scritta. Non scrivo da molto quindi il testo sarà tempestato di errori ortografici e grammaticali.

Questa storia rappresenta la visione di me stessa a trent’anni, infatti mostro questa donna come una scrittrice (il mio sogno nel cassetto). Ritorna nel paesino in cui è cresciuta e trova l’ispirazione persa da un po’ di tempo. Capisce che avendo fatto di tutto per scappare dalla sua vecchia vita, ha perso anche se stessa, perdendo così le parole per raccontare! Datemi un’opinione! Grazie ___ Nabis

 

La Scrittrice

Era una fredda giornata autunnale. La neve ricopriva già la strada e i marciapiedi, quando ancora le foglie dai colori caldi attendevano la loro ora per cadere leggiadre. La via era deserta e gli unici rumori udibili erano dovuti alle campane della chiesetta, eretta al centro della piazza, che segnavano le dieci in punto.

Da uno degli edifici, dall’aria antica, della strada principale del paesino, uscì una donna. Ella era alta, indossava un cappotto rosso rubino e portava guanti in tinta. Le scarpe, stivali neri con tacco dieci, ticchettavano sull’asfalto a ogni passo della donna.

I capelli neri, lunghi e boccolosi, le cadevano indomabili sulle spalle, mentre il ciuffo ribelle che cadeva davanti gli occhi nocciola della donna, veniva freneticamente scacciato via con un gesto della mano.

La donna, tutta trafelata, aveva con se una borsa enorme che spostava da una spalla all’altra.

Appena raggiunse la piazzetta innevata, entrò in un café che recitava “La Betola”.

Aveva un aspetto piuttosto rustico questo locale. Le pareti ricoperte dal legno, erano decorate da quadri di artisti sconosciuti e il bancone, costruito in pietra aveva uno scarso assortimento di dolci!

Il locale era occupato da tre tavolini circolari e due sgabelli affiancati al bancone, ià occupati da due signori sulla sessantina, dalla barba incolta e i capelli bianchi, che sorseggiavano un caffè.

« Caffè corretto? » chiese la donna, appena entrata dall’uscio, con un’aria bonaria.

I due uomini, girandosi, sorrisero all’indirizzo della donna.

« Stefany, di nuovo qui? » disse l’uomo seduto a destra. Lei annuì seria.

L’altro signore scherzò: « Hai passato vent’anni a voler fuggire da questo paese e adesso ci ritorni? Londra ha già perso il suo fascino? »

Stefany rise: « Londra è come sempre strepitosa, ma lo sapete meglio di me che ‘quello lì’ ama la sua città natale, quindi, qppena può, mi ci trascina!»

Un uomo, sulla trentina, sbucò dalla porticina che conduceva al retro del locale.

« Se sei in vacanza, come mai qui? Credevo che le passassi con i tuoi vecchi amici e con la tua famiglia! » disse il barista, con un sorrisetto ironico.

« Matteo, tu sei mio amico e poi non ho voglia di passare le mie ferie con quella bisbetica di mia madre!»

I tre uomini scoppiarono a ridere e Matteo rivolse un sorriso alla sua amica, che intanto, con un gesto brusco, scostò il suo ciuffo ribelle da davanti gli occhi.

« Ho letto il tuo ultimo romanzo. Alla fine ce l‘hai fatta!» disse il barista, uscendo da dietro il bancone e abbracciando la donna.

Lei ridacchiò e con un tono sostenuto chiese: « Ne dubitavi, forse?»

Matteo alzò gli occhi al cielo, rispondendo: « Certo che no!»

Lei scoppiò a ridere: « Io invece ne avevo molti di dubbi, di riuscirci! »

« Sempre la solita Stef!» disse uno dei due uomini seduti sullo sgabello, che aveva ripreso a sorseggiare il suo caffé.

Rispose un ‘Naturale’ e, facendo nuovamente ticchettare i suoi tacchi, si diresse all’unico tavolino che dava sulla strada.

Tolse i guanti e il cappotto, dove si scoprì un’attillata camicetta nera sul seno prosperoso e pantaloni grigi, infilati negli stivali neri.

Dalla borsa enorme che, fino a quel momento portava a tracolla, ne uscì un computer portatile “Apple” e un centinaio di fogli che la donna sparse sul tavolo fino a seppellirlo completamente sotto quella marea di fogli scarabocchiati.

*

Seduta al suo tavolino, sorseggiando di tanto in tanto la terza tazzina di quell’amaro caffè, la donna digitava qua e là qualche parola priva di senso, perdendosi poi a fissare la strada solitaria.

Un turbine di pensieri e parole affollavano la mente della donna, che osservava la luce soffusa entrare dalla vetrata.

Frugò nelle tasche del cappotto e trovando quello che cercava, si accese una sigaretta.

Si da un’occhiata in giro. I due uomini ormai non c’erano più e il suo vecchio amico stava leggendo un giornale.

Prendendo un respiro, incominciò a battere sulla tastiera parole senza senso, ma che prese insieme davano vita ad un romanzo! Il tanto atteso romanzo a cui non sapeva più dar voce da nove mesi prima, quando si era trasferita in una delle città più belle al mondo.

*

Così la donna, uscita da quel bar, ritornò a casa, facendo ticchettare i suoi tacchi sulla strada sporca di neve caduta la notte e facendosi scompigliare i capelli dall’arietta di montagna. Non era poi così tanto cambiata da quando era una ragazzina: la solita testarda, la solita orgogliosa e lo stesso amore per la scrittura!

Perché rinnegare il passato quando ti ha fatto diventare quello che sei ora?

Fine!

 

Mi lasciate qualche recensione? Vorrei avere una vostra opinione su come scrivo e su questa pazza storia che mi è uscita di getto! Grazie mille in anticipo.

P.S_ lo so che non centra niente, ma mi potreste consigliare qualche bella Dramione. Grz! <3

  
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