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Autore: elyxyz    22/07/2010    33 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Note: il seguente scritto conterrà riferimenti slash più avanti

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Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Grazie di tutte le recensioni ricevute. *inchin* Spero che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!

Vorrei fare una dedica speciale, oggi.

Un grazie di cuore alle splendide ragazze presenti ieri al raduno, per la divertentissima giornata trascorsa insieme (anche se magari non leggeranno mai queste righe) e un abbraccio particolare a Silvia e Noemi, per averlo organizzato.

 

E come sempre una dedica a quelle persone che hanno recensito il precedente capitolo:

Friducita, _Saruwatari_, Tao, _Grimilde, bollicina, Orchidea Rosa, Fix89thebest (Grazie!, e se recuperi il commento, mi fa piacere^^), Dasey91 (Ciao! Bentornata!^^ spero che da ora tu possa seguire con più regolarità), chibimayu, bilancina92, Asche (Visto? Non hai atteso tanto! Ma se recuperi il commento, mi fa piacere^^), Rozalia, _ichigo_85, GiuLy93 (Ciao! Benvenuta!^^ grazie per le tue bellissime parole, spero che la fic continui a piacerti), ranyare, Yuki Eiri Sensei, saisai_girl, GiulyB, mistica (Ciao! Sì, la tua mail è arrivata, scusa ma risponderò entro domenica!), Benzina (Ciao! Benvenuta!^^ spero che, quello che succederà nella fic, possa piacerti altrettanto!), damis e Tempest_the_Avatar (Ciao! Benvenuta/o!^^ ho visto giusto ora il tuo commento nel cap 17, grazie!).

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XIX           

 

 

Quella sera, Merlin aveva saputo da Gwen che Morgana, a cena, non aveva dato soddisfazione ad Arthur per l’assenza pilotata della sua valletta.

Quando aveva letto il messaggio – le aveva raccontato l’amica – la sua signora si era limitata ad un piccolo sbuffo infastidito, come se in realtà si fosse prefigurata una soluzione così.

D’altro canto, l’aveva rincuorata Guinevere, ella stessa si era prodigata nel giustificare la mancanza di Linette come una necessaria incombenza, e – aveva assicurato la beneamata Gwen a Morgana – Lin avrebbe voluto tanto poter partecipare alla loro riunione, se solo fosse dipeso da lei.

 

Oh, sì. Come no?, aveva ansato interiormente Merlin, fingendosi tuttavia assai contrito e ringraziandola per il grande zelo e l’intercessione accorata.

 

L’amica aveva poi ripreso a scusarsi per l’inconveniente di quel mattino, “Non sapevo come avvisarti!” motivò. “Lady Morgana ha avuto uno dei suoi soliti incubi e non me la sentivo di lasciarla da sola... Ciò nonostante, sono felice che Gaius abbia provveduto in vece mia.”

 

Lo stregone le aveva sorriso, rassicurandola.

Subito dopo però si era congedato, adducendo il bisogno di mettere a letto l’Asino.

 

Guinevere era arrossita per quell’appellativo irriverente, ma successivamente aveva riso con lui.

 

 

***

 

 

Dopo aver compiuto il suo dovere per la notte, e aver preso accordi per il dì seguente, Linette fu accompagnata a casa dalla guardia di turno, come sempre.

Stranamente Gaius dormiva già – e probabilmente era stata una giornata spossante anche per lui –, ma Merlin rifletté sull’imprevisto di quel mattino. E se il vecchio medico non fosse stato presente in casa? Come avrebbe fatto, lui?

 

Sopprimendo uno sbadiglio, si risciacquò il viso per cacciare la stanchezza e si rinchiuse nella sua stanzetta, alla ricerca di incantesimi che facessero al caso suo.

 

 

***

 

 

Gwen arrivò puntuale, il giorno dopo, scusandosi ancora, mortificata.

Acconciò i capelli a Linette e la strinse nel bustino, con pochi e semplici gesti, dettati dall’abitudine.

Ma Merlin si rendeva conto da sé che quella situazione non poteva durare all’infinito: quella che doveva essere una circostanza temporanea e di breve permanenza si stava, ahilui!, trasformando in una faccenda a tempo indeterminato; e non era giusto approfittare della gentilezza della cara Guinevere, che doveva alzarsi più presto del solito per aiutarla, e aveva già numerose mansioni da svolgere per conto suo.

Senza contare che, a questo punto, le cose fondamentali – cosa indossare e come farlo, senza causarsi danni permanenti o soffocamento – erano ormai chiare anche a lui e sarebbe bastato giusto un paio di incantesimi per prepararsi da sé.

Ci aveva lavorato su fino a tarda notte e l’unica azione lacunosa era la pratica.

 

“Stavo pensando…” iniziò quindi, con fare casuale “che potresti mostrarmi come riesci tu, da sola, a legarti il tuo corsetto, così smetterei di infastidirti!”

 

Guinevere le fece un sorriso amichevole. “Ma non è un disturbo, mia cara!”

 

“Sì, però…” ritentò il mago. “E un’acconciatura più fattibile? Una di quelle adeguate, ma che potrei fare da me?

 

Gwen bloccò i movimenti e le girò attorno per fronteggiarla.

Linette, ti sei per caso offesa per ieri? E’ per questo motivo che vuoi arrangiarti?”

 

“Oh, no! No-no!” blaterò il servo, allarmandosi. “Non è come pensi!” le spiego.

 

L’ancella allora sospirò, rasserenata, e le sorrise.

“Se vuoi davvero renderti indipendente, posso insegnartelo, ma – se me lo permetterai – vorrei venire comunque, ogni tanto, per acconciarti i capelli… è un peccato castigarli sempre in una semplice treccia!”

 

Merlin non ebbe cuore di rifiutare, “Ogni tanto, puoi.” Le accordò alla fine, quasi fosse un favore che lui concedeva all’amica e non il contrario.

 

I limiti di questa concessione, il ragazzo li avrebbe scoperti solo qualche mattina dopo, quando, ingenuamente, aveva ripreso a dormire con i propri abiti maschili e non più con quelle imbarazzanti camiciole da notte che l’amica gli aveva fatto comperare e che scatenavano la malsana ironia di Gaius.

Gwen era giunta a sistemargli la chioma senza preavviso e si era alquanto scandalizzata nel vederla agghindata da maschio.

 

“Sei proprio affezionata agli abiti di tuo cugino, eh?” aveva sbottato, meravigliata.

 

Lo stregone aveva biascicato un “E’ solo che sono comodi.” E poi le aveva mentito, per trarsi d’impaccio, dicendo che si stava preparando per andare a caccia col principe e Guinevere sembrò credergli.

 

Da quel giorno, però, a scanso di equivoci, Linette riprese ad indossare le camicie da notte che la serva di Morgana le aveva scelto.

E sembrò una scelta saggia, perché Gwen sembrava sempre comparire a tradimento.

 

 

Quel nono mattino, ad ogni modo, Merlin si piazzò davanti ad uno specchio rovinato, preso in prestito dal vecchio Gaius, e osservò con occhio clinico il modo con cui l’ancella le spiegava come intrecciare le lunghe ciocche.

Fatto questo, Gwen si offrì pure di togliersi il proprio abito e di mostrarle in modo pratico in che modo agire, ma Merlin, arrossendo fin sulle orecchie enormi, si rifiutò categoricamente di assistere alla vestizione dell’altra e preferì essere usato come manichino.

 

 

***

 

 

Ogni attimo libero, Linette l’aveva passato a dire e ridire i pochi incantesimi che sembrava non padroneggiare ancora del tutto.

Dopo il cinquantesimo tentativo, e con una leggera variazione nelle pronuncia originale, la valletta era riuscita a far sfilare i bottoni dalle asole, come se una mano invisibile e celere avesse compiuto il lavoro al suo posto.

 

E siccome lo specchio a figura intera nella camera dell’Asino era l’ideale per controllare il proprio operato, e suddetto Asino era impegnato ancora a lungo negli allenamenti quotidiani, il mago si azzardò persino a slacciare e riallacciare, con la magia, il bustino che gli comprimeva vita e seno.

 

Peccato che non si fosse accorto dell’ora tarda – aveva indugiato un po’ troppo nel prendere confidenza con quella novità – e si era ritrovato con la voce del principe ad un palmo di naso, oltre il paravento.

Per sua fortuna, Merlin era girato di schiena e Arthur non aveva visto che era tutto sbottonato. Chiudendo all’indietro, con finta nonchalance, l’anta del guardaroba, gli disse che stava finendo di riordinare l’armadio e che sarebbe giunto da lui all’istante.

 

Arthur era troppo stanco e impolverato per protestare e si lasciò cadere di peso sulla sedia; mentre lo stregone aveva sussurrato a mezza voce l’incanto per rendersi presentabile ed era sgattaiolato di corsa a prendergli il pranzo.

 

 

***

 

 

Dopo avergli ordinato il pasto – che sarebbe giunto dalle cucine entro mezz’ora – e preparato il bagno, Merlin si concentrò sulle mansioni che aveva accantonato sino a quel momento.

 

Il principe s’era cambiato d’abito perché doveva presenziare ad una riunione di Stato che, lo scudiero ne era certo, sarebbe durata fino a sera. Quando fece ritorno, infatti, era quasi ora di cena.

 

Sua Maestà si era levato da sé la corona di erede al trono e gliel’aveva consegnata perché la riponesse al suo posto; poi, come qualche ora addietro, si era lasciato stramazzare sullo scranno, borbottando qualcosa sulla cocciutaggine di suo padre e degli altri consiglieri di palazzo, stropicciandosi le palpebre stanche.

 

Merlin lo ascoltava distrattamente, intanto che armeggiava con la chiave del cassetto in cui doveva riporre il diadema.

Arthur richiamò la sua attenzione, sfilandosi dalla mano l’anello ereditato dai Pendragon.

 

“Tieni, metti via anche questo!” ordinò, lanciandoglielo.

 

Lo stregone però era voltato e si accorse solo distrattamente del movimento; cercò invano di afferrare il prezioso cerchietto, allungando una mano aperta, con l’unico risultato che il gioiello era rimbalzato sul suo palmo, come se fosse stato un dardo contro uno scudo, ed era volato sopra l’armadio più grosso con una traiettoria inconcepibile.

 

“Hai una pessima presa!” la rimproverò il Somaro Reale, incredulo per l’assurdità della cosa.

 

“E voi una pessima mira!” ribatté l’altro, a tono.

 

Paradossalmente, Arthur scoppiò a ridere, anziché arrabbiarsi.

“Sei un disastro, Linette. Lasciatelo dire!”

 

Merlin arrossì, perché sapeva che metà della colpa era sua; ma era distratto, e quella testa di legno avrebbe potuto aspettare, invece che tirare, o quantomeno avvisarlo per tempo!

 

“E’ finito lassù, credo.” Biascicò allora, mettendosi in punta di piedi e tastando con le dita, alla cieca, il bordo dell’enorme mobile. Tuttavia non avrebbe potuto arrivarci, per controllare seriamente, senza una scaletta o quantomeno una sedia su cui salire.

 

L’erede al trono la canzonò un altro po’ per la sua inettitudine, mentre Lin lo lasciava fare, e girata di schiena si affannava in inutili tentativi.

Per questo non si rese conto subito della presa salda che le afferrò i fianchi e ansimò un gridolino spaventato, quando si sentì sollevare da terra.

 

“Pesi meno di un pulcino.” Brontolò il principe, issandola, ma Merlin non ebbe tempo di replicare, che si sentì chiedere: “Riesci a vederlo?”

 

S-sì, Sire. E’ là nell’angolo più lontano.”

 

“Ci arrivi?” insistette il nobile, senza dimostrarsi affaticato dal fardello sostenuto.

 

“Sì, dovrei… forse.” Azzardò il servitore, allungandosi sul legno quanto più poteva. “Fatto!” esclamò alla fine, vittorioso.

 

Un istante dopo, era di nuovo a terra, con l’anello fra le dita. Eppure lo sguardo del principe non era esattamente soddisfatto.

 

“Ma la vita nei campi non dovrebbe irrobustirvi?” sbottò, scrutandola serio. “Sei quasi più magra di Merlin, che è già a malapena un mucchietto d’ossa!”

 

“Ma, Sire…” tentò il servo, sentendosi come se avesse compiuto una marachella.

 

“Devo forse ordinarti di mangiare?” Le chiese, provocatorio.

 

“No, Maestà. Non serve.” Rispose conciliante il mago, benché a disagio.

 

“Quand’è stato l’ultimo pasto?” insistette Arthur, con quel cipiglio tipico di quando rimbrottava una recluta carente.

 

Melin distolse gli occhi.

-zione.” Masticò.

 

Un nobile sopracciglio biondo s’inarcò severo.

“E perché?” s’interessò, incrociando le braccia al petto.

 

“Non… non ho avuto tempo a pranzo, ero in arretrato coi miei doveri.” Confessò, di malavoglia, il mago.

 

“Un altro po’ e diventeresti trasparente come un fantasma. Tu, e anche tuo cugino!” inveì l’erede al trono, infervorandosi. “Quando tornerà, lo costringerò a mangiare di più!” Arthur fece qualche passo in circolo, dando voce alla memoria. “Qualche giorno prima che partisse, un paio di settimane fa, l’ho tirato fuori da una buca in mezzo al bosco con una mano sola. E’ davvero solo un mucchietto d’ossa!”

 

“Ma… ma siamo sani e forti, stiamo bene! Io sto bene!” protestò la serva.

 

“Non dire sciocchezze!” la sgridò, fronteggiandola. “A volte temo che, solo sfiorandoti accidentalmente, potrei romperti come un pezzo di vetro.” Le afferrò il polso come prova e gli ossicini scricchiolarono. “Visto? Un uomo potrebbe…” tacque “Sì, beh… chiunque penserebbe di farti del male anche solo accarezzandoti.” E distolse gli occhi da lei, a disagio.

 

Anche Merlin si sentì arrossire miserevolmente. Per questo cercò di cambiare argomento e, giusto in quel mentre, bussarono alla porta e il valletto corse ad aprire, approfittando di quella scusa per trarsi d’impaccio.

Quando però fece ritorno, con il vassoio della cena in mano, Arthur non si era mosso di un pollice, né col corpo né con gli intenti.

 

“Ho il sospetto che anche Merlin saltasse troppi pasti. Accomodati e mangia.” Le ordinò, perentorio, riacquisendo il controllo della situazione.

 

“Oh, no, Sire! Questo è il vostro!” obiettò l’altro, posando il portavivande.

 

“Me ne farò portare un altro.”

 

“No, non serve, non... io non mangio neppure un terzo rispetto a voi!”

 

“Ed è per questo che sei tutta gracilina e ansimi sfinita nella foresta, quando andiamo a caccia…” la biasimò, ed era peggio del suo mentore, quando gli faceva la ramanzina.

 

“Sei così magra!” le ripeté, quasi fosse un’accusa. “Forza, siediti e sfamati!” le ordinò nuovamente, spingendola per le spalle fin verso la sedia di fronte a quella dove sedeva lui.

 

Il mago tentò invano di opporre resistenza, sia fisica che verbale, ma con scarsi risultati.

“Ma… Gaius! Gaius mi attende per la cena!” provò infine, sconcertato, come ultima carta da giocare.

 

Il principe arricciò le labbra in una smorfia di vittoria – ormai Merlin temeva che fosse più una questione di principio piuttosto che di effettiva generosità – e intrappolò il servitore tra lo spesso legno e la pesante seggiola, senza via di fuga.

 

Umiliante. Era come se Arthur avesse deciso che andava imboccato. O peggio, si sentiva come un maiale all’ingrasso.

 

Ma l’Asino, incurante del suo turbamento, si avviò all’entrata e spalancò il portone, chiamando una delle guardie nel corridoio.

“Fammi consegnare subito un secondo pasto completo!” comandò. “E riferisci al medico di corte che, da stasera, cenerà da solo!” stabilì e poi richiuse la porta, sbrigativo, ammiccandole. “Visto?”

 

Merlin rimase a boccheggiare sconvolto; eppure, come avrebbe scoperto in seguito, quella non era solo una bizza momentanea del suo padrone.

Da quel vespro, e per quasi tutti i giorni a venire, se il principe non doveva presenziare alla tavola del re o ai banchetti ufficiali, avrebbero pressoché sempre desinato insieme.

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

 

Note: facciamo il punto della situazione: Morgana avrà una parte attiva nel prossimo capitolo.

E dal 21° in poi, si inizierà ad avanzare più velocemente, non più solo giorno per giorno.

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Grazie per il caloroso bentornata! ^____________^

Sì, in vacanza ho buttato giù parecchie idee, su Linette e altre fic (RPS!, Crack!fic, AU!), e ne vedrete presto i frutti! ^O^

- Anche a me Gaius piace sempre di più, mi diverto da matti a muoverlo. E avrà il suo siparietto anche nel prossimo capitolo!^^

- Ma siete tutte maliziose, eh? ^.=

Quel “Non temere, Lin-Lin. A tempo debito, mi ripagherai.” non aveva un intento sessuale, nella testa di Arthur! E’ un’anima tardo- ingenua, lui! X°D Lo sapete che il principe ci mette un sacco a carburare, no? ^__=

- Noto che siete curiose di sapere il motivo del litigio tra Uther e Arthur. Non l’ho spiegato perché è ininfluente per la trama, e l’argomento dell’alterco non era Linette.

Io, però, un perché me l’ero dato, immaginando la scena, ed è semplicemente una questione di tasse.

Una cosa, che mi colpì molto del telefilm, fu il litigio tra loro a causa dei tributi da riscuotere e le insolvenze del popolo.

Beh, forse i mercanti della fic non avevano pagato e il principe ha avuto l’ingrato compito di riscuotere, ma quando se ne esce dalla bottega è più sereno, e quindi forse ha trovato dei compromessi accettabili con quella povera gente.

- Arthur non racconta sempre tutto a Linette per varie ragioni: alcune serie, altre futili, e ancora, in aggiunta, perché lei non è suo cugino idiota. Nel cap 21 c’è una riflessione di Merlin al riguardo.

- No, mi spiace. Ma Maga Magò non rientra tra i personaggi. XD

- Ormai Arthur sta perdendo il conto delle figure di cacca che fa davanti a Linette, quindi... una più, una meno…

 

 

Nell’anticipazione abbiamo un Merlin alle prese con una nuova reazione del principe:

Allorché il suo signore allungava piano le mani verso il suo viso, Merlin si ritrovò a deglutire a vuoto, ascoltando il cuore battere forsennato, per una ragione che non comprendeva. Stupore, forse?

Ma-ma che...” balbettò, sentendo le guance andare a fuoco.

 

Shhh...” sussurrò l’altro, accarezzando con cautela gli zigomi, quasi fosse stata una creatura rara, da non spaventare.

 

 

E, per finire, posso già annunciarvi che, salvo Apocalissi o imprevisti, aggiornerò lunedì 26 luglio per festeggiare con voi il mio primo compleanno nel fandom di Merlin… con una nuova storia, che spero vi piacerà. ^^

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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