Sorry seems to be the hardest word…
Sono
seduto con le gambe incrociate sul pavimento polveroso. Non so come sono
arrivato in questa stanza ora buia e in disuso: semplicemente cercavo un posto dove
andare, dove poter stare in solitudine con i miei tormentati pensieri ed è
apparsa una porta dove prima c’era lo spoglio muro.
La stanza delle necessità: assurdo come
possa conoscerti bene, meglio di come tu conosca te stesso. Perché io avrei
detto che avevo bisogno di distrarmi e non pensare, mentendo; mentre lei ha
fatto apparire questa stanza vuota se si esclude un grosso specchio posto
rasente al muro. E i miei piedi si sono mossi da soli fino a lì, le mani hanno
tolto il vecchio telo color ocra e scoperto la superficie riflettente di quello
specchio d’acqua eternamente fermo.
«Lo
specchio delle brame» ho sussurrato consapevole e da allora lo fisso in attesa
di vedere qualcosa che, in realtà, non vorrei mai vedere. E lo specchio
risponde, compie il suo terribile dovere. Sembrano fili d’argento quelli che
danzano sulla sua superficie e in breve disegnano quella data mentre il mio sospiro rompe il silenzio.
31 Ottobre – Halloween
È
quello da cui fuggo e quello che paradossalmente cerco.
Mentre
le grida della festa giungono fin dentro la stanza, io sono qui per cercare di
dimenticare e allo stesso tempo ricordare quanto questo giorno abbia detto
fin’ora, quanto rilievo abbia nella mia inutile esistenza.
Il
dolore mi riempie, il grido sale alla gola, le lacrime inondano gli occhi. Come
se non fosse passato che un giorno da quella data, ora James e Lily mi guardano
sorridenti, inconsapevoli; poco lontano un grassoccio Peter accenna un sorriso
gentile e timido che mi ricorda i primi anni di Hogwarts: a volte sembra ancora
il bambino di allora.
Sembrava, mi ricorda la
mente.
Già.
Sembrava.
James
allunga una mano verso di me ed io sfioro con le dita pallide il vetro, come un
cagnolino che prova a fare amicizia con il suo riflesso in uno stagno.
«Mi
mancate… mi mancate così tanto» sussurro mentre la voce si incrina e trema
«Sono così solo… James, perché?»
Tremo.
E con me trema la superficie del vetro, per un attimo James, Lily e Peter quasi
spariscono ed il mio stomaco si stringe: non voglio che vadano via, non voglio
perderli di nuovo…
Tutto
torna fermo, calmo… mi rendo conto che anche i battiti del mio cuore sono
tornati regolari, il respiro si è fatto meno pesante e pare che la stretta allo
stomaco mi stia dando un po’ di tregua.
È
proprio vero: Erouc li amotlov li
ottelfirnon.
Ma
in quel quadro manca qualcuno… non è così? I malandrini erano quattro. E Black
non è nello specchio.
No.
Io non voglio vederlo, non ho alcuna
intenzione di scorgere i suoi occhi grigi… non posso... Lui non apparirà, non potrei sopportarlo.
Li
ha traditi! Ha tradito tutti… lui… lui… cos’ha
fatto? E quella domanda è niente più che un sussurro confuso.
Perché?
Perché Felpato ha fatto una cosa simile?
Ho
un groviglio di sentimenti che mi impedisce di respirare e stavolta il riflesso
impallidisce, come se non avesse la forza di rimanere lì con me. Perché io non
so, io non capisco…
Sirius,
il nostro Sirius non lo avrebbe mai
fatto! Ci avrei giurato! Avrei messo la mia vita nelle sue mani, come in verità
hanno fatto Lily e James… ma allora come siamo arrivati qua?
La
verità fa male, ma il dubbio uccide… perché io da quel giorno sono
semplicemente morto.
Se
solo avesse avuto un motivo… uno soltanto! Se solo potessi trovare una
spiegazione, una! Forse starei meglio… o forse non risolverebbe nulla, ma
almeno uscirei da questo tremendo dubbio.
E
invece sono ancora qui e lui, Black – Black,
non Sirius – è lì fuori, evaso, pronto a completare la sua opera, ad uccidere
Harry.
Poggio
la schiena contro il vetro, vicino a James che ora si è seduto, lo sguardo
scuro rivolto al mio tormento. Vorrebbe farmi stare meglio, vorrebbe vedermi
sorridere come facevo una volta…
«Perché
una volta ci si divertiva a Halloween, vero? Non è sempre stato così…» sussurro
alla sua ombra con voce ingenua, stupidamente ingenua «Una volta c’erano
costumi, scherzetti e dolcetti… e anche un litigio, anche un’offesa poteva
trovare soluzione…».
Ora
James sorride, mi guarda e annuisce… poi scompare ed io non posso reprimere un
secondo gemito. Quella superficie riflettente è maledettamente brava a leggere
il cuore di chi gli è di fronte perché ora non ci sono più i malandrini e Lily
ad osservarmi, ma la vecchia sala di ritrovo dei Grifondoro, quando io ero a
scuola e poco lontano, accanto al camino, scorgo due figure.
Già,
bei tempi…
Halloween 1976
«Non gli parlerai più?» mi
chiese.
«Ma che ne so, Pete!»
Impressionante come la
rabbia fosse ancora insita in me. Da una settimana io e Sirius non ci
parlavamo, dopo la sua brillante idea di far partecipare anche Piton alle
nostre gite notturne durante le notti di luna piena.
«Ma stasera è Halloween!»
protestò Peter con quel suo fare da bambino troppo cresciuto al quale non
sapevo dire di no.
E, infatti, sorrisi
bonario e vidi sul suo volto spuntare la stessa espressione di felicità.
«Vieni: nella Sala Grande
sarà giù cominciata la cena».
Hogwarts era sempre stata
magnifica, non dimenticherò mai l’impressione che quell’antico castello lasciò
dentro di me la prima volta che ne varcai la soglia, ma durante le feste era
strabiliante, da lasciare senza fiato e ad Halloween poi… beh era il massimo!
Mentre io e Peter scendevamo gli ultimi gradini di fronte all’entrata, non
potei fare a meno di notare le decorazioni – ogni anno sempre diverse – che
risaltavano da ogni parte: alcuni fili di fuoco arancioni e neri si avvolgevano
a spirale, leggiadri, quasi trasparenti eppure così luccicanti alla ringhiera di
marmo della vecchia scala ed il brivido che ti attraversava a contatto con quel
fuoco freddo era eccezionale. Ovunque sulle nostre teste fluttuavano zucche
illuminate con strani ghigni che ancora facevano sussultare i ragazzini del
primo anno ed entrando nella sala ci accolsero stormi di pipistrelli che
volavano da una parte all’altra come in un’ipnotizzante e sinistra danza.
In realtà non era apparsa
ancora alcuna pietanza sulle lunghe tavole delle Quattro Case, anche se, ormai,
mancavano all’appello ben pochi studenti.
James e Sirius erano
seduti al solito posto, più o meno a metà del tavolo, di fronte a Lily Evans
che da poco aveva cominciato a rivolgere la parola anche al resto del gruppo
del Malandrini.
Mi sedetti accanto a lei,
proprio di fronte a Sirius che era indeciso se cercare o evitare il mio
sguardo. Pochi minuti dopo comparvero le attese pietanze sulle quali le piccole
zucche illuminate, che decoravano i tavoli a poca distanza l’una dall’altra, lanciavano
suggestivi riverberi di luce. Pensai che, però, Peter non aveva dovuto fare
molta attenzione a questi particolari perché si gettò con la solita fame sul
primo vassoio che gli era davanti come se non mangiasse da settimane.
Sorrisi lievemente e alzando
la testa incontrai gli occhi grigi di Sirius che sorrideva come di rimando.
Subito il mio volto ritornò serio e gelido e con non curanza misi nel mio
piatto alcune fettine di carne e delle patate.
Sapevamo entrambi – o
meglio, a giudicare dal suo sguardo, forse, per ora, ero solo io a saperlo –
che lo avrei perdonato: si trattava solo di decidere il tempo di durata della
punizione e di certo non sarebbe finita quella sera.
In fondo nessuno poteva
negare che l’aveva fatta grossa… aveva mandato bellamente al diavolo tutte le
promesse ed i giuramenti di segretezza che avevamo fatto e – a costo di
sembrare un bambinetto viziato – ero davvero deluso. Sentivo la rabbia e la
frustrazione montare come non mai: come aveva osato rivelare quello che ero? E
poi non ad uno studente qualunque, ma a Piton!
Trassi un sospiro per
calmarmi – non serviva praticamente a nulla quella sfuriata mentale se Sirius
non poteva sentirmi. Avrei dovuto riservare quel vulcano in eruzione per quando
mi avrebbe rivolto la parola. Per ora dovevo solo essere quanto più freddo
possibile con lui.
Con la coda dell’occhio
notai uno sguardo molto eloquente che Lily lanciò a James ed una scrollata di
spalle ed un secondo sguardo che pareva dire “non posso farci nulla” che lui rivolse
di risposta alla rossa.
«Qualcosa non va, James?»
chiesi gelido e quello quasi sussultò.
Se qualcuno avesse visto
la scena da fuori avrebbe sicuramente notato una sorta di banale ilarità in
quello scambio di battute e nel brivido che corse sulla schiena di Ramoso.
Allora però non potevo ancora rendermene davvero conto.
«No, nulla Rem» rispose
lui volgendo un secondo guardo a Lily ed uno a Sirius e Peter.
Il clima di guerra fredda
era chiaramente palpabile, nonostante tutte quelle candele accese nella sala creassero
un certo tepore piacevole nel freddo dell’ultimo di Ottobre.
Poi, ad un tratto, tutte
le illuminazioni della grossa sala si spensero per una tremenda folata di
gelido vento che lasciò studenti ed insegnanti al buio. Non mancarono le grida
di alcune ragazzine del primo e forse anche del secondo anno, ma io ero sicuro
che alla tavola degli insegnanti, almeno Silente se la stesse ridendo sotto la
lunga barba, forse anche gongolando per quell’inutile inquietudine che si
andava diffondendo in tutta la stanza.
Improvvisamente la porta
d’ingresso si spalancò con un sordo rumore che, a dirla tutta, fece sussultare
anche me. Un freddo innaturale fece rabbrividire tutti, mentre molti sguardi
saettavano da un punto all’altro della stanza in cerca di una spiegazione. Un
sussurro riportò l’attenzione di tutti sull’ingresso dal quale era entrato
qualcosa che ora si muoveva sinistro verso i tavoli. I miei sensi di lupo mi
misero all’allerta: non era nulla di buono quello che si avvicinava. Intanto,
una piccola luce comparve sul soffitto infinito della sala.
Come una piccola, bellissima luna piena pensò il lupo dentro di me con una certa ammirazione.
Ma se quella sfera di
latte era tanto affascinante, potevo ben affermare il contrario per l’essere
dalle orribili fattezze che la sua luce ora aveva rivelato. Il volto
mortalmente bianco, gli occhi spenti avvolti da un insano viola, stracci che
malandati ricoprivano il corpo, il passo lento ed inquietante:
inconfondibilmente un Infero.
I giochi di luce sulle sue
forme lo rendevano ancora più orribile, ma qualcosa ad un tratto lo aveva messo
in ombra. Lo sguardo di tutti si spostò un po’ più in alto, sulla seconda
figura che era entrata portando con se un puzzo terribile di fogna: un Troll di
montagna in piena regola, con la sua enorme massa tra il verde e il terra, la
testa quasi sproporzionata rispetto al resto del corpo e la clava stretta nella
grossa mano; un suo cupo verso fece sobbalzare i più e gridare alcune ragazze
impaurite da quell’incontro così vicino con la bestia.
Ma un brivido improvviso
mi fece voltare verso Sirius sulla cui testa aleggiava un fantasma. Non ci misi
molto a capire che non apparteneva per nulla alla scuola e notai che Alice,
poco distante da noi, si era stretta a Frank spaventata mentre James, Sirius e
Peter guardavano quell’essere trasparente senza sbattere ciglio.
L’atmosfera di paura,
inquietudine e tensione che si era creata in pochi istanti aveva tolto il fiato
a tutti gli studenti: uno scenario perfetto per la notte di Halloween.
Sorrisi spezzando la
tensione che per qualche istante si era impadronita di me. Quelli dell’ultimo
anno avevano preparato una rappresentazione con i fiocchi: troll, inferi,
fantasmi ed altri mostri si aggiravano per le quattro tavole, quando, dal fondo
della sala, davanti al tavolo degli insegnanti, un ululato attirò l’attenzione
dei partecipanti a quell’insolita cena. Tutti trattennero il fiato alla vista
di un grosso lupo mannaro ancora con le fauci rivolte verso la piccola luna.
Il gelo attraversò la mia schiena,
mentre osservavo quell’animale con la netta impressione di guardare il mio
riflesso in uno specchio; in quel momento ero sicuro di avere lo sguardo degli
altri Malandrini su di me e, infatti, quando mi voltai, tre paia di occhi mi
osservavano con espressione indecifrabile.
Fortunatamente l’entrata
in scena di quattro ragazzi distrasse la loro attenzione e i loro sguardi mi
lasciarono libero. Mi sentivo come improvvisamente al centro di un’attenzione
non richiesta e nonostante il buio mi avvolgesse, avevo l’impressione che tutti
mi stessero guardando. Eppure, volgendo gli occhi un po’ ovunque, notai come la
paranoia si stesse prendendo gioco di me: tutti guardavano i nuovi arrivati.
Erano uno per ogni casa,
tutti del settimo anno ed avanzavano con aria seria e bacchetta alla mano. Poi
ognuno prese una strada diversa e si avvicinò ad uno delle creature oscure che
popolavano la stanza. Non usarono incantesimi: bastava semplicemente sfiorarli
perché questi svanissero dissolvendosi come fumo confuso, di varie sfumature di
grigio, nell’aria fredda e buia.
Inizialmente tutto pareva
svolgersi con calma e il silenzio di tomba non accennava ad essere spezzato
neanche da un fiato. Ma in breve quelle creature cominciarono ad intuire la
loro vicina fine perché ora non ci stavano più a farsi eliminare così, ma si
muovevano come prede in quella che ben presto divenne una caccia.
Il ritmo incalzava, potevo
quasi fiutare la paura di quegli esseri fittizi e l’eccitazione dei loro
predatori, mentre ad ogni bestia uccisa la sala sembrava svegliarsi sempre più
con grida di esultanza e sospiri di sollievo.
Ad un tratto i quattro
ragazzi si accorsero che ormai l’unica Creatura Oscura ancora presente nella
Sala Grande era il Mannaro che per nulla impaurito, rimaneva ancora fermo
davanti il tavolo dei professori, ora gli occhi puntati sui predatori, deciso a
non essere la loro preda.
Tutto accadde in una
frazione di secondo ed il mio cervello non riuscì subito a realizzare
l’accaduto. Un secondo prima i due schieramenti opposti si studiavano con sguardi
impavidi, un secondo dopo il Serpeverde aveva fatto qualche passo avanti e –
bacchetta tesa e sguardo inespressivo – aveva lanciato un anatema mortale
contro la bestia. Le parole erano uscite dalle labbra con semplicità, come se
stesse sussurrando una ninnananna… e l’effetto era più o meno lo stesso.
«Avada Kedavra»
Il mannaro emise un gemito
di dolore, poi si accasciò con un tonfo e scomparve come tutti gli altri.
Non mi resi conto di aver
tirato il fiato, né che le mani avevano preso a tremare violentemente; lo
sguardo era fisso sul punto in cui fino ad un attimo prima c’era stato il
licantropo, lo stomaco si era chiuso in una morsa tremenda e la testa aveva
preso a girare lieve, provocandomi uno stato di totale confusione.
Aprii la bocca per dire
qualcosa, ma le parole non accennavano ad uscire. Era un mostro fittizio come
tutti gli altri… perché scatenare su di lui un anatema che uccide? Avevo
l’impressione di essere stato colpito io, che quel lampo verde aveva avvolto il
mio petto chiudendolo in una stretta gelida.
«Mocciosus!» sussurrò rabbioso James «Maledetto!»
Cosa? Che c’entrava Piton
adesso? I miei occhi si volarono verso il tavolo dei Serpeverde e cercarono il
diretto interessato. Il ragazzo dalla chioma unticcia stava guardando proprio
verso di me, un sorriso di sfida e sadica gioia che gli allargava le labbra.
«Non può parlare, ma ha
trovato lo stesso il modo di divertirsi: bel suggerimento per lo scherzo di Halloween»
continuò Sirius parlando per la prima volta quella sera.
«Questa però la paga… oh,
se la paga!»
Sentivo la rabbia dei due
Malandrini forte come non mai, i loro occhi ardevano nella stanza ancora buia,
le menti già vagavano alla ricerca di un modo per vendicarsi. I piccoli occhi
di Peter, invece, osservavano ancora il mio volto con un’espressione
dispiaciuta: dovevo avere davvero un brutto aspetto.
Lasciai che il mio sguardo
vagasse per la sala, che ora si stava lentamente illuminando, ancora preso da
quell’assurdo shock: in fin dei conti quel Serpeverde non aveva fatto altro che
dissolvere un brutto scherzo di Halloween, no? Eppure la crudeltà con cui lo
aveva fatto, lo sguardo privo di emozioni, l’Avada Kadavra sussurrato con tanta
leggerezza contro il mannaro continuavano a tormentarmi. Lo sguardo si fermò
d’improvviso sul volto anziano del preside e mi accorsi che anche i suoi occhi
erano rivolti a me… e negli occhi c’era una sorta di triste pietà, qualcosa che
fece ribollire in me la stessa rabbia di poco prima.
Mi alzai di scatto,
facendo sobbalzare quelli che mi erano vicino ed andai via spiegando che non
avevo più fame. Cominciai a camminare con apparente calma, dominando
perfettamente i miei sentimenti, ma non resistetti a lungo: lo scherzo di
Sirius, il rischio che avevo corso, quest’episodio e lo sguardo pietoso di
Silente – tutto parve riversarsi in me in una sola volta e quando giunsi sulla
Torre di Astronomia, proruppi in un pianto liberatorio.
Mi sentivo così
arrabbiato… con Sirius, con me stesso e anche con Silente – che diavolo voleva
dire la sua pietà?! Cosa dovevo farmene io?! No! Non ne avevo bisogno…
E poi mi vergognavo…
perché ero così patetico?! In fondo stavo piangendo per cosa? Per due scherzi
stupidi che mi erano stati fatti?
Altro che grande, grosso e
feroce Lupo Mannaro! Ero solo un bambino, pronto a versare lacrime per la prima
sciocchezza che gli capitava…
Il contatto di una mano
sulla mia spalla mi fece sussultare e alzando la testa scorsi i tre Malandrini
che mi fissavano; a sfiorarmi era stato Sir.
«Come ti senti?» mi chiese
gentile James.
«Sono patetico… sto
facendo una scenata per nulla».
«Ti sbagli» sussurrò Pete
«Questa volta Piton è stato davvero crudele… sapeva dove colpire».
Loro potevano ripetermelo
quanto volevano, ma io mi sentivo patetico: a sedici anni non si piange per uno
scherzo come stavo facendo io…
«Senti Rem…» la voce di
Sirius era per la prima volta incerta «Per quanto riguarda quello che è
successo la scorsa luna piena, io…» ma si fermò, non sapeva che dire e la
rabbia stava di nuovo montando in me.
«No Sirius, sei tu che devi
starmi a sentire! Io… io sarò pure uno sciocco, patetico ragazzino immaturo, ma
tu non puoi cavartela così, senza neanche riuscire a parlare! L’hai fatta
grossa, stavolta l’hai fatta davvero grossa! Era il mio
segreto… il nostro segreto… e tu sei andato a dirlo a Piton!»
«Veramente io non ho detto
a Mocciosus che tu sei…».
«Ma gli hai detto come
arrivare alla Stamberga! Che io ero lì! Sirius, c’è mancato tanto così che
diventassi un assassino! Se James non fosse arrivato in tempo o, peggio, se io
mi fossi trasformato prima, avrei potuto ucciderli o morderli! Sai che questa è
la mia paura più grande! Sai che mi odio solo al pensiero che una cosa simile
possa accadere… e tu che fai? Mi spiani la strada?!»
Avevo urlato con tutta la
forza, tutta la rabbia che potevo. Sirius, James e Peter mi guardavano
scioccati: non era certo da me urlare a quel modo, ma stavo davvero scoppiando.
«Io… io lo capisco… e non
ho mai detto di non esserne pentito. Non sapevo a cosa stavo pensando quando
gli ho detto dove andavi, credevo che sarebbe stato divertente e che l’avrebbe
finita di fare domande».
Ok. Stava dando i numeri o
sperava di farmi arrabbiare ancora di più?
«Divertente Sirius?
Divertente?! Certo! Lasciare che io sbrani uno studente di Hogwarts, che mi
buttino fuori dalla scuola e che il senso di colpa mi uccida è molto
divertente!».
Black sbiancò.
«Io… io… non ci ho
pensato, Rem»
«Beh, io sì! Io ci penso
ogni luna piena, ci penso ogni volta che sento il dolore della trasformazione
che m’invade le membra, ogni volta che mi sento morire».
Sirius era senza parole,
impressionato da quella rabbia, da quello sfogo e dalla stupidità della sua
azione.
Poi un rumore improvviso,
assordante esplose nell’aria intorno facendomi sussultare. Ora ne avevo davvero
abbastanza di scherzi e sorprese! Peter e James stavano sorridendo come due
stupidi, gli occhi fissi su qualcosa nel cielo, oltre la mia figura. Poi Ramoso
mi prese per le spalle e mi voltò verso il cielo stellato.
Al centro, in netto
contrasto con il blu notte, si stagliava una scritta rossa ed oro fatta di
fuochi d’artificio.
RICONOSCO
MI
SPIACE DAVVERO, LUNASTORTA
Continuavo a guardarla
mentre un sorriso così sciocco – giusto per restare in tema – si stendeva sul
mio volto pallido.
«Sai, Sirius ci ha stressati
per tutta la settimana» cominciò James.
«Continuava a chiedersi
come ti avremmo portato qui, se ce l’avremmo fatta in tempo, come avresti
reagito. È stata una lagna continua» continuò Peter.
«Ma devo riconoscere che
se si può trovare un lato positivo in questa brutta serata, è proprio il fatto
che sei arrivato qui da solo!» scoppiò a ridere Ramoso, seguito da Codaliscia.
Solo Felpato restava a
guardarmi con aria tesa.
«A volte è davvero
difficile chiedere scusa, eh?» dissi con un mezzo sorrisetto per farlo tornare
a respirare: ci teneva, ci teneva davvero a me, al nostro gruppo…
«Davvero Rem, mi spiace»
Il mio sorriso si allargò
a tutto il volto e anche Sirius ripeté lo stesso gesto.
«Scuse accettate. Ma Sirius…
non ti azzardare mai più!»
«Giuro!» poi guardò James
e tutti e due si avviarono fuori dalla torre di corsa.
«Ehi! Dove state
andando?!»
«A farla pagare a
Mocciosus!» gridò Sirius già sulle scale.
Scoppiai a ridere. Non
sarebbe mai cambiato. Nessuno di loro sarebbe mai cambiato ed in fondo era così
che doveva essere.
Mi affacciai dalla torre
mente gli ultimi riverberi colorati scendevano dal cielo.
Halloween 1976 – Una vita fa…
Ora
la superficie dello specchio è di nuovo vuota, solo la mia immagine vi si
riflette come in un comunissimo specchio. Sono di nuovo solo. Come negli ultimi
12 Halloween…
Mi
alzo e cammino lentamente verso l’uscita. Era quello che dovevo vedere.
Fuori,
i rumori della festa m’inondano le orecchie, assordanti: le grida dei
ragazzini, le chiacchiere delle ragazze, tutti rigorosamente in maschera.
Mentre scendo le scale un gruppo di ragazzini del primo anno mi passa accanto,
anzi quasi mi cade addosso.
«Scusi
professor Lupin» dice uno di loro «Ha visto che bel costume che ho?»
Lo
guardo. Prima non mi ero reso conto di cosa indossava, ma ora è tutto chiaro…
paradossalmente chiaro.
«Bellissimo,
Ryan… un bellissimo lupacchiotto mannaro!» esclamo sorridendo.
Il
piccolo mi sorride di rimando, un po’ arrossito per il complimento; poi torna a
correre insieme ai suoi amici.
Sospiro.
Fatico a credere che una volta correvo anch’io con i miei amici su queste
stesse scale, felice e spensierato, inconsapevole del futuro che ci attendeva…
Un’altra
vita. Semplicemente un’altra vita.
Qualcosa
si muove. Dietro di me si è appena mosso qualcosa, ma quando mi volto non c’è
nulla – sono solo nel corridoio.
Eppure
avrei giurato di vedere qualcosa.
Un
grosso cane nero.
La
stanchezza si comincia a far sentire… in fondo non manca molto alla luna piena.
Lo
spazio dell’autrice.
Ok.
Non chiedetemi come abbia fatto a classificarmi prima… non ci credo neanch’io!
Ieri sono rimasta a guardare il mio nome sul primo posto come un ebete per
almeno 5 minuti prima di rendermene conto!!! *-*
Ci
tengo a ringraziare ancora una volta Malandrina4ever
e Lellas92…
Ecco
il loro giudizio:
PRIMA
CLASSIFICATA
“Sorry seems to be the hardest word” di Alchimista
Giudizio di malandrina4ever:
-Grammatica: 9/10
-Stile: 9/10
-Originalità: 9.5/10
-Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
-Sviluppo della trama: 10/10
-Attinenza alla ‘situazione’: 5/5
-Gradimento personale: 10/10
Totale: 62.5/65
La grammatica è quasi perfetta, ho notato solo un ‘sé’ senza accento e due
errorini di battitura (‘giù’ al posto di ‘già’ e ‘mente’ al posto di ‘mentre’),
ma assolutamente niente di grave insomma^^ Il tuo stile mi è piaciuto molto, il
contrasto tra presente e passato è davvero ben gestito, complimenti. Ed i
personaggi...bè sono loro. Sono proprio i malandrini, hai fatto un ottimo
lavoro con la caratterizzazione, in particolare con quella di Remus:
approfondita e totalmente IC, a mio parere. E anche James, Sirius e Peter,
seppur –ovviamente- meno presenti di Remus, sono perfetti, non potevo non darti
il punteggio massimo nella caratterizzazione. Ed il massimo lo hai ottenuto
anche nello sviluppo: trama ricca ed elaborata, penso proprio che non avresti
potuto svolgere in modo migliore la situazione. Oltretutto sei stata anche
originale, pensando ad Halloween mi aspettavo mille scherzi dei malandrini...ma
la tua storia mi ha sorpreso decisamente in positivo^^ Per finire sei stata del
tutto attinente alla situazione data, Halloween è chiaramente il tema centrale
della storia. A questo punto penso sia palese che il mio gradimento personale
non poteva che essere il massimo^^
Giudizio di Lellas92:
Grammatica: 9.5 /10
Stile: 9.5 /10
Originalità: 9.5 /10
Caratterizzazione: 10 /10
Sviluppo trama: 10 /10
Attinenza: 5 /5
Gradimento personale: 10 /10
Totale: 63.5
Allora, innanzitutto complimenti ^^
Dopo non so cosa dire XD
Storia incredibilmente buona, qualche errorino di battitura e di grammatica,
niente di grave ma ti consiglio di prestarci attenzione perché la grammatica é
decisamente una brutta bestia ;)
Lo stile mi è piaciuto molto, mi piace come riesci a descrivere bene gli eventi
e le ambientazioni, ammiro la tua capacità di passare senza forzature da
atmosfere più tese e malinconiche a quelle più divertenti e rilassate. I
periodi sono fluidi e la storia si legge praticamente da sola. ^^
Originale é originale, non c'é che dire, mi aspettavo un Halloween pieno di
scherzi e di dolci, invece mi hai completamente spiazzata, idea ottima e
decisamente più impegnata di quella che avevo io ^^ Brava!
La caratterizzazione a mio avviso é perfetta: Remus è ovviamente quello più
approfondito e mi è piaciuto immensamente quello che ho visto; James, Sirius e
Peter non sono assolutamente da meno; in poche battute, gesti ed espressioni
sei riuscita a pennellare perfettamente i loro tratti. Brava di nuovo ^^
Sullo sviluppo non ho niente da dire, la trama è buona e ricca nonostante tutti
i punti "fermi" (costituiti dai momenti in cui Remus riflette e non
si va quindi avanti nell'azione), un ottimo lavoro anche qua.
Attinenza ovviamente il punteggio massimo, hai incentrato la storia e il
flashback ad Halloween; e il tutto è stato estremamente "malandrino"
XD
Gradimento personale... Beh il punteggio si esprime da sè ^^ Non dovrei
aggiungere niente, la storia è scritta divinamente e questo gioca ovviamente un
ruolo fondamentale, ma in più mi ha proprio toccata, l'ho trovata malinconica,
ma allo stesso tempo commovente. Hai assolutamente meritato questo risultato
per me. Davvero un'ottima fiction, i miei più sinceri complimenti ^^
Punteggio Totale: 126/130
Beh…
ringrazio come sempre tutti quelli che leggeranno, recensiranno e la
inseriranno tra le preferite o da ricordare…
Ora mi
eclisso.
Un bacione a
tutti…
La vostra
Alchimista <3<3