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Autore: Alchimista    22/07/2010    12 recensioni
Halloween da sempre vuol dire scherzare e divertirsi. Un tempo è stato così anche per i malandrini... già, un tempo...
PRIMA CLASSIFICATA AL "MARAUDERS' STORY CONTEST" INDETTO DA MALANDRINA 4EVER E LALLAS92
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorry seems to be the hardest word…

Sorry seems to be the hardest word…

 

 

 

Sono seduto con le gambe incrociate sul pavimento polveroso. Non so come sono arrivato in questa stanza ora buia e in disuso: semplicemente cercavo un posto dove andare, dove poter stare in solitudine con i miei tormentati pensieri ed è apparsa una porta dove prima c’era lo spoglio muro.

La stanza delle necessità: assurdo come possa conoscerti bene, meglio di come tu conosca te stesso. Perché io avrei detto che avevo bisogno di distrarmi e non pensare, mentendo; mentre lei ha fatto apparire questa stanza vuota se si esclude un grosso specchio posto rasente al muro. E i miei piedi si sono mossi da soli fino a lì, le mani hanno tolto il vecchio telo color ocra e scoperto la superficie riflettente di quello specchio d’acqua eternamente fermo.

«Lo specchio delle brame» ho sussurrato consapevole e da allora lo fisso in attesa di vedere qualcosa che, in realtà, non vorrei mai vedere. E lo specchio risponde, compie il suo terribile dovere. Sembrano fili d’argento quelli che danzano sulla sua superficie e in breve disegnano quella data mentre il mio sospiro rompe il silenzio.

31 Ottobre – Halloween

È quello da cui fuggo e quello che paradossalmente cerco.

Mentre le grida della festa giungono fin dentro la stanza, io sono qui per cercare di dimenticare e allo stesso tempo ricordare quanto questo giorno abbia detto fin’ora, quanto rilievo abbia nella mia inutile esistenza.

Il dolore mi riempie, il grido sale alla gola, le lacrime inondano gli occhi. Come se non fosse passato che un giorno da quella data, ora James e Lily mi guardano sorridenti, inconsapevoli; poco lontano un grassoccio Peter accenna un sorriso gentile e timido che mi ricorda i primi anni di Hogwarts: a volte sembra ancora il bambino di allora.

Sembrava, mi ricorda la mente.

Già. Sembrava.

James allunga una mano verso di me ed io sfioro con le dita pallide il vetro, come un cagnolino che prova a fare amicizia con il suo riflesso in uno stagno.

«Mi mancate… mi mancate così tanto» sussurro mentre la voce si incrina e trema «Sono così solo… James, perché?»

Tremo. E con me trema la superficie del vetro, per un attimo James, Lily e Peter quasi spariscono ed il mio stomaco si stringe: non voglio che vadano via, non voglio perderli di nuovo…

Tutto torna fermo, calmo… mi rendo conto che anche i battiti del mio cuore sono tornati regolari, il respiro si è fatto meno pesante e pare che la stretta allo stomaco mi stia dando un po’ di tregua.

È proprio vero: Erouc li amotlov li ottelfirnon.

Ma in quel quadro manca qualcuno… non è così? I malandrini erano quattro. E Black non è nello specchio.

No. Io non voglio vederlo, non ho alcuna intenzione di scorgere i suoi occhi grigi… non posso... Lui non apparirà, non potrei sopportarlo.

Li ha traditi! Ha tradito tutti… lui… lui… cos’ha fatto? E quella domanda è niente più che un sussurro confuso.

Perché? Perché Felpato ha fatto una cosa simile?

Ho un groviglio di sentimenti che mi impedisce di respirare e stavolta il riflesso impallidisce, come se non avesse la forza di rimanere lì con me. Perché io non so, io non capisco…

Sirius, il nostro Sirius non lo avrebbe mai fatto! Ci avrei giurato! Avrei messo la mia vita nelle sue mani, come in verità hanno fatto Lily e James… ma allora come siamo arrivati qua?

La verità fa male, ma il dubbio uccide… perché io da quel giorno sono semplicemente morto.

Se solo avesse avuto un motivo… uno soltanto! Se solo potessi trovare una spiegazione, una! Forse starei meglio… o forse non risolverebbe nulla, ma almeno uscirei da questo tremendo dubbio.

E invece sono ancora qui e lui, Black – Black, non Sirius – è lì fuori, evaso, pronto a completare la sua opera, ad uccidere Harry.

Poggio la schiena contro il vetro, vicino a James che ora si è seduto, lo sguardo scuro rivolto al mio tormento. Vorrebbe farmi stare meglio, vorrebbe vedermi sorridere come facevo una volta…

«Perché una volta ci si divertiva a Halloween, vero? Non è sempre stato così…» sussurro alla sua ombra con voce ingenua, stupidamente ingenua «Una volta c’erano costumi, scherzetti e dolcetti… e anche un litigio, anche un’offesa poteva trovare soluzione…».

Ora James sorride, mi guarda e annuisce… poi scompare ed io non posso reprimere un secondo gemito. Quella superficie riflettente è maledettamente brava a leggere il cuore di chi gli è di fronte perché ora non ci sono più i malandrini e Lily ad osservarmi, ma la vecchia sala di ritrovo dei Grifondoro, quando io ero a scuola e poco lontano, accanto al camino, scorgo due figure.

Già, bei tempi…

 

Halloween 1976

«Non gli parlerai più?» mi chiese.

«Ma che ne so, Pete!»

Impressionante come la rabbia fosse ancora insita in me. Da una settimana io e Sirius non ci parlavamo, dopo la sua brillante idea di far partecipare anche Piton alle nostre gite notturne durante le notti di luna piena.

«Ma stasera è Halloween!» protestò Peter con quel suo fare da bambino troppo cresciuto al quale non sapevo dire di no.

E, infatti, sorrisi bonario e vidi sul suo volto spuntare la stessa espressione di felicità.

«Vieni: nella Sala Grande sarà giù cominciata la cena».

Hogwarts era sempre stata magnifica, non dimenticherò mai l’impressione che quell’antico castello lasciò dentro di me la prima volta che ne varcai la soglia, ma durante le feste era strabiliante, da lasciare senza fiato e ad Halloween poi… beh era il massimo! Mentre io e Peter scendevamo gli ultimi gradini di fronte all’entrata, non potei fare a meno di notare le decorazioni – ogni anno sempre diverse – che risaltavano da ogni parte: alcuni fili di fuoco arancioni e neri si avvolgevano a spirale, leggiadri, quasi trasparenti eppure così luccicanti alla ringhiera di marmo della vecchia scala ed il brivido che ti attraversava a contatto con quel fuoco freddo era eccezionale. Ovunque sulle nostre teste fluttuavano zucche illuminate con strani ghigni che ancora facevano sussultare i ragazzini del primo anno ed entrando nella sala ci accolsero stormi di pipistrelli che volavano da una parte all’altra come in un’ipnotizzante e sinistra danza.

In realtà non era apparsa ancora alcuna pietanza sulle lunghe tavole delle Quattro Case, anche se, ormai, mancavano all’appello ben pochi studenti.

James e Sirius erano seduti al solito posto, più o meno a metà del tavolo, di fronte a Lily Evans che da poco aveva cominciato a rivolgere la parola anche al resto del gruppo del Malandrini.

Mi sedetti accanto a lei, proprio di fronte a Sirius che era indeciso se cercare o evitare il mio sguardo. Pochi minuti dopo comparvero le attese pietanze sulle quali le piccole zucche illuminate, che decoravano i tavoli a poca distanza l’una dall’altra, lanciavano suggestivi riverberi di luce. Pensai che, però, Peter non aveva dovuto fare molta attenzione a questi particolari perché si gettò con la solita fame sul primo vassoio che gli era davanti come se non mangiasse da settimane.

Sorrisi lievemente e alzando la testa incontrai gli occhi grigi di Sirius che sorrideva come di rimando. Subito il mio volto ritornò serio e gelido e con non curanza misi nel mio piatto alcune fettine di carne e delle patate.

Sapevamo entrambi – o meglio, a giudicare dal suo sguardo, forse, per ora, ero solo io a saperlo – che lo avrei perdonato: si trattava solo di decidere il tempo di durata della punizione e di certo non sarebbe finita quella sera.

In fondo nessuno poteva negare che l’aveva fatta grossa… aveva mandato bellamente al diavolo tutte le promesse ed i giuramenti di segretezza che avevamo fatto e – a costo di sembrare un bambinetto viziato – ero davvero deluso. Sentivo la rabbia e la frustrazione montare come non mai: come aveva osato rivelare quello che ero? E poi non ad uno studente qualunque, ma a Piton!

Trassi un sospiro per calmarmi – non serviva praticamente a nulla quella sfuriata mentale se Sirius non poteva sentirmi. Avrei dovuto riservare quel vulcano in eruzione per quando mi avrebbe rivolto la parola. Per ora dovevo solo essere quanto più freddo possibile con lui.

Con la coda dell’occhio notai uno sguardo molto eloquente che Lily lanciò a James ed una scrollata di spalle ed un secondo sguardo che pareva dire “non posso farci nulla” che lui rivolse di risposta alla rossa.

«Qualcosa non va, James?» chiesi gelido e quello quasi sussultò.

Se qualcuno avesse visto la scena da fuori avrebbe sicuramente notato una sorta di banale ilarità in quello scambio di battute e nel brivido che corse sulla schiena di Ramoso. Allora però non potevo ancora rendermene davvero conto.

«No, nulla Rem» rispose lui volgendo un secondo guardo a Lily ed uno a Sirius e Peter.

Il clima di guerra fredda era chiaramente palpabile, nonostante tutte quelle candele accese nella sala creassero un certo tepore piacevole nel freddo dell’ultimo di Ottobre.

Poi, ad un tratto, tutte le illuminazioni della grossa sala si spensero per una tremenda folata di gelido vento che lasciò studenti ed insegnanti al buio. Non mancarono le grida di alcune ragazzine del primo e forse anche del secondo anno, ma io ero sicuro che alla tavola degli insegnanti, almeno Silente se la stesse ridendo sotto la lunga barba, forse anche gongolando per quell’inutile inquietudine che si andava diffondendo in tutta la stanza.

Improvvisamente la porta d’ingresso si spalancò con un sordo rumore che, a dirla tutta, fece sussultare anche me. Un freddo innaturale fece rabbrividire tutti, mentre molti sguardi saettavano da un punto all’altro della stanza in cerca di una spiegazione. Un sussurro riportò l’attenzione di tutti sull’ingresso dal quale era entrato qualcosa che ora si muoveva sinistro verso i tavoli. I miei sensi di lupo mi misero all’allerta: non era nulla di buono quello che si avvicinava. Intanto, una piccola luce comparve sul soffitto infinito della sala. 

Come una piccola, bellissima luna piena pensò il lupo dentro di me con una certa ammirazione.

Ma se quella sfera di latte era tanto affascinante, potevo ben affermare il contrario per l’essere dalle orribili fattezze che la sua luce ora aveva rivelato. Il volto mortalmente bianco, gli occhi spenti avvolti da un insano viola, stracci che malandati ricoprivano il corpo, il passo lento ed inquietante: inconfondibilmente un Infero.

I giochi di luce sulle sue forme lo rendevano ancora più orribile, ma qualcosa ad un tratto lo aveva messo in ombra. Lo sguardo di tutti si spostò un po’ più in alto, sulla seconda figura che era entrata portando con se un puzzo terribile di fogna: un Troll di montagna in piena regola, con la sua enorme massa tra il verde e il terra, la testa quasi sproporzionata rispetto al resto del corpo e la clava stretta nella grossa mano; un suo cupo verso fece sobbalzare i più e gridare alcune ragazze impaurite da quell’incontro così vicino con la bestia.

Ma un brivido improvviso mi fece voltare verso Sirius sulla cui testa aleggiava un fantasma. Non ci misi molto a capire che non apparteneva per nulla alla scuola e notai che Alice, poco distante da noi, si era stretta a Frank spaventata mentre James, Sirius e Peter guardavano quell’essere trasparente senza sbattere ciglio.

L’atmosfera di paura, inquietudine e tensione che si era creata in pochi istanti aveva tolto il fiato a tutti gli studenti: uno scenario perfetto per la notte di Halloween.

Sorrisi spezzando la tensione che per qualche istante si era impadronita di me. Quelli dell’ultimo anno avevano preparato una rappresentazione con i fiocchi: troll, inferi, fantasmi ed altri mostri si aggiravano per le quattro tavole, quando, dal fondo della sala, davanti al tavolo degli insegnanti, un ululato attirò l’attenzione dei partecipanti a quell’insolita cena. Tutti trattennero il fiato alla vista di un grosso lupo mannaro ancora con le fauci rivolte verso la piccola luna.

Il gelo attraversò la mia schiena, mentre osservavo quell’animale con la netta impressione di guardare il mio riflesso in uno specchio; in quel momento ero sicuro di avere lo sguardo degli altri Malandrini su di me e, infatti, quando mi voltai, tre paia di occhi mi osservavano con espressione indecifrabile.

Fortunatamente l’entrata in scena di quattro ragazzi distrasse la loro attenzione e i loro sguardi mi lasciarono libero. Mi sentivo come improvvisamente al centro di un’attenzione non richiesta e nonostante il buio mi avvolgesse, avevo l’impressione che tutti mi stessero guardando. Eppure, volgendo gli occhi un po’ ovunque, notai come la paranoia si stesse prendendo gioco di me: tutti guardavano i nuovi arrivati.

Erano uno per ogni casa, tutti del settimo anno ed avanzavano con aria seria e bacchetta alla mano. Poi ognuno prese una strada diversa e si avvicinò ad uno delle creature oscure che popolavano la stanza. Non usarono incantesimi: bastava semplicemente sfiorarli perché questi svanissero dissolvendosi come fumo confuso, di varie sfumature di grigio, nell’aria fredda e buia.

Inizialmente tutto pareva svolgersi con calma e il silenzio di tomba non accennava ad essere spezzato neanche da un fiato. Ma in breve quelle creature cominciarono ad intuire la loro vicina fine perché ora non ci stavano più a farsi eliminare così, ma si muovevano come prede in quella che ben presto divenne una caccia.

Il ritmo incalzava, potevo quasi fiutare la paura di quegli esseri fittizi e l’eccitazione dei loro predatori, mentre ad ogni bestia uccisa la sala sembrava svegliarsi sempre più con grida di esultanza e sospiri di sollievo.

Ad un tratto i quattro ragazzi si accorsero che ormai l’unica Creatura Oscura ancora presente nella Sala Grande era il Mannaro che per nulla impaurito, rimaneva ancora fermo davanti il tavolo dei professori, ora gli occhi puntati sui predatori, deciso a non essere la loro preda.

Tutto accadde in una frazione di secondo ed il mio cervello non riuscì subito a realizzare l’accaduto. Un secondo prima i due schieramenti opposti si studiavano con sguardi impavidi, un secondo dopo il Serpeverde aveva fatto qualche passo avanti e – bacchetta tesa e sguardo inespressivo – aveva lanciato un anatema mortale contro la bestia. Le parole erano uscite dalle labbra con semplicità, come se stesse sussurrando una ninnananna… e l’effetto era più o meno lo stesso.

«Avada Kedavra»

Il mannaro emise un gemito di dolore, poi si accasciò con un tonfo e scomparve come tutti gli altri.

Non mi resi conto di aver tirato il fiato, né che le mani avevano preso a tremare violentemente; lo sguardo era fisso sul punto in cui fino ad un attimo prima c’era stato il licantropo, lo stomaco si era chiuso in una morsa tremenda e la testa aveva preso a girare lieve, provocandomi uno stato di totale confusione.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma le parole non accennavano ad uscire. Era un mostro fittizio come tutti gli altri… perché scatenare su di lui un anatema che uccide? Avevo l’impressione di essere stato colpito io, che quel lampo verde aveva avvolto il mio petto chiudendolo in una stretta gelida.

«Mocciosus!» sussurrò rabbioso James «Maledetto!»

Cosa? Che c’entrava Piton adesso? I miei occhi si volarono verso il tavolo dei Serpeverde e cercarono il diretto interessato. Il ragazzo dalla chioma unticcia stava guardando proprio verso di me, un sorriso di sfida e sadica gioia che gli allargava le labbra.

«Non può parlare, ma ha trovato lo stesso il modo di divertirsi: bel suggerimento per lo scherzo di Halloween» continuò Sirius parlando per la prima volta quella sera.

«Questa però la paga… oh, se la paga!»

Sentivo la rabbia dei due Malandrini forte come non mai, i loro occhi ardevano nella stanza ancora buia, le menti già vagavano alla ricerca di un modo per vendicarsi. I piccoli occhi di Peter, invece, osservavano ancora il mio volto con un’espressione dispiaciuta: dovevo avere davvero un brutto aspetto.

Lasciai che il mio sguardo vagasse per la sala, che ora si stava lentamente illuminando, ancora preso da quell’assurdo shock: in fin dei conti quel Serpeverde non aveva fatto altro che dissolvere un brutto scherzo di Halloween, no? Eppure la crudeltà con cui lo aveva fatto, lo sguardo privo di emozioni, l’Avada Kadavra sussurrato con tanta leggerezza contro il mannaro continuavano a tormentarmi. Lo sguardo si fermò d’improvviso sul volto anziano del preside e mi accorsi che anche i suoi occhi erano rivolti a me… e negli occhi c’era una sorta di triste pietà, qualcosa che fece ribollire in me la stessa rabbia di poco prima.

Mi alzai di scatto, facendo sobbalzare quelli che mi erano vicino ed andai via spiegando che non avevo più fame. Cominciai a camminare con apparente calma, dominando perfettamente i miei sentimenti, ma non resistetti a lungo: lo scherzo di Sirius, il rischio che avevo corso, quest’episodio e lo sguardo pietoso di Silente – tutto parve riversarsi in me in una sola volta e quando giunsi sulla Torre di Astronomia, proruppi in un pianto liberatorio.

Mi sentivo così arrabbiato… con Sirius, con me stesso e anche con Silente – che diavolo voleva dire la sua pietà?! Cosa dovevo farmene io?! No! Non ne avevo bisogno…

E poi mi vergognavo… perché ero così patetico?! In fondo stavo piangendo per cosa? Per due scherzi stupidi che mi erano stati fatti?

Altro che grande, grosso e feroce Lupo Mannaro! Ero solo un bambino, pronto a versare lacrime per la prima sciocchezza che gli capitava…

Il contatto di una mano sulla mia spalla mi fece sussultare e alzando la testa scorsi i tre Malandrini che mi fissavano; a sfiorarmi era stato Sir.

«Come ti senti?» mi chiese gentile James.

«Sono patetico… sto facendo una scenata per nulla».

«Ti sbagli» sussurrò Pete «Questa volta Piton è stato davvero crudele… sapeva dove colpire».

Loro potevano ripetermelo quanto volevano, ma io mi sentivo patetico: a sedici anni non si piange per uno scherzo come stavo facendo io…

«Senti Rem…» la voce di Sirius era per la prima volta incerta «Per quanto riguarda quello che è successo la scorsa luna piena, io…» ma si fermò, non sapeva che dire e la rabbia stava di nuovo montando in me.

«No Sirius, sei tu che devi starmi a sentire! Io… io sarò pure uno sciocco, patetico ragazzino immaturo, ma tu non puoi cavartela così, senza neanche riuscire a parlare! L’hai fatta grossa, stavolta l’hai fatta davvero grossa! Era il mio segreto… il nostro segreto… e tu sei andato a dirlo a Piton!»

«Veramente io non ho detto a Mocciosus che tu sei…».

«Ma gli hai detto come arrivare alla Stamberga! Che io ero lì! Sirius, c’è mancato tanto così che diventassi un assassino! Se James non fosse arrivato in tempo o, peggio, se io mi fossi trasformato prima, avrei potuto ucciderli o morderli! Sai che questa è la mia paura più grande! Sai che mi odio solo al pensiero che una cosa simile possa accadere… e tu che fai? Mi spiani la strada?!»

Avevo urlato con tutta la forza, tutta la rabbia che potevo. Sirius, James e Peter mi guardavano scioccati: non era certo da me urlare a quel modo, ma stavo davvero scoppiando.

«Io… io lo capisco… e non ho mai detto di non esserne pentito. Non sapevo a cosa stavo pensando quando gli ho detto dove andavi, credevo che sarebbe stato divertente e che l’avrebbe finita di fare domande».

Ok. Stava dando i numeri o sperava di farmi arrabbiare ancora di più?

«Divertente Sirius? Divertente?! Certo! Lasciare che io sbrani uno studente di Hogwarts, che mi buttino fuori dalla scuola e che il senso di colpa mi uccida è molto divertente!».

Black sbiancò.

«Io… io… non ci ho pensato, Rem»

«Beh, io sì! Io ci penso ogni luna piena, ci penso ogni volta che sento il dolore della trasformazione che m’invade le membra, ogni volta che mi sento morire».

Sirius era senza parole, impressionato da quella rabbia, da quello sfogo e dalla stupidità della sua azione.

Poi un rumore improvviso, assordante esplose nell’aria intorno facendomi sussultare. Ora ne avevo davvero abbastanza di scherzi e sorprese! Peter e James stavano sorridendo come due stupidi, gli occhi fissi su qualcosa nel cielo, oltre la mia figura. Poi Ramoso mi prese per le spalle e mi voltò verso il cielo stellato.

Al centro, in netto contrasto con il blu notte, si stagliava una scritta rossa ed oro fatta di fuochi d’artificio.

 

RICONOSCO LA MIA STUPIDITÀ

MI SPIACE DAVVERO, LUNASTORTA

  

Continuavo a guardarla mentre un sorriso così sciocco – giusto per restare in tema – si stendeva sul mio volto pallido.

«Sai, Sirius ci ha stressati per tutta la settimana» cominciò James.

«Continuava a chiedersi come ti avremmo portato qui, se ce l’avremmo fatta in tempo, come avresti reagito. È stata una lagna continua» continuò Peter.

«Ma devo riconoscere che se si può trovare un lato positivo in questa brutta serata, è proprio il fatto che sei arrivato qui da solo!» scoppiò a ridere Ramoso, seguito da Codaliscia.

Solo Felpato restava a guardarmi con aria tesa.

«A volte è davvero difficile chiedere scusa, eh?» dissi con un mezzo sorrisetto per farlo tornare a respirare: ci teneva, ci teneva davvero a me, al nostro gruppo…

«Davvero Rem, mi spiace»

Il mio sorriso si allargò a tutto il volto e anche Sirius ripeté lo stesso gesto.

«Scuse accettate. Ma Sirius… non ti azzardare mai più!»

«Giuro!» poi guardò James e tutti e due si avviarono fuori dalla torre di corsa.

«Ehi! Dove state andando?!»

«A farla pagare a Mocciosus!» gridò Sirius già sulle scale.

Scoppiai a ridere. Non sarebbe mai cambiato. Nessuno di loro sarebbe mai cambiato ed in fondo era così che doveva essere.

Mi affacciai dalla torre mente gli ultimi riverberi colorati scendevano dal cielo.

Halloween 1976 – Una vita fa…

 

Ora la superficie dello specchio è di nuovo vuota, solo la mia immagine vi si riflette come in un comunissimo specchio. Sono di nuovo solo. Come negli ultimi 12 Halloween…

Mi alzo e cammino lentamente verso l’uscita. Era quello che dovevo vedere.

Fuori, i rumori della festa m’inondano le orecchie, assordanti: le grida dei ragazzini, le chiacchiere delle ragazze, tutti rigorosamente in maschera. Mentre scendo le scale un gruppo di ragazzini del primo anno mi passa accanto, anzi quasi mi cade addosso.

«Scusi professor Lupin» dice uno di loro «Ha visto che bel costume che ho?»

Lo guardo. Prima non mi ero reso conto di cosa indossava, ma ora è tutto chiaro… paradossalmente chiaro.

«Bellissimo, Ryan… un bellissimo lupacchiotto mannaro!» esclamo sorridendo.

Il piccolo mi sorride di rimando, un po’ arrossito per il complimento; poi torna a correre insieme ai suoi amici.

Sospiro. Fatico a credere che una volta correvo anch’io con i miei amici su queste stesse scale, felice e spensierato, inconsapevole del futuro che ci attendeva…

Un’altra vita. Semplicemente un’altra vita.

Qualcosa si muove. Dietro di me si è appena mosso qualcosa, ma quando mi volto non c’è nulla – sono solo nel corridoio.

Eppure avrei giurato di vedere qualcosa.

Un grosso cane nero.

La stanchezza si comincia a far sentire… in fondo non manca molto alla luna piena.

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo spazio dell’autrice.

 

Ok. Non chiedetemi come abbia fatto a classificarmi prima… non ci credo neanch’io! Ieri sono rimasta a guardare il mio nome sul primo posto come un ebete per almeno 5 minuti prima di rendermene conto!!! *-*

Ci tengo a ringraziare ancora una volta Malandrina4ever e Lellas92

 

Ecco il loro giudizio:

 

PRIMA CLASSIFICATA
“Sorry seems to be the hardest word” di Alchimista

Giudizio di malandrina4ever:

-Grammatica: 9/10
-Stile: 9/10
-Originalità: 9.5/10
-Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
-Sviluppo della trama: 10/10
-Attinenza alla ‘situazione’: 5/5
-Gradimento personale: 10/10
Totale: 62.5/65

La grammatica è quasi perfetta, ho notato solo un ‘sé’ senza accento e due errorini di battitura (‘giù’ al posto di ‘già’ e ‘mente’ al posto di ‘mentre’), ma assolutamente niente di grave insomma^^ Il tuo stile mi è piaciuto molto, il contrasto tra presente e passato è davvero ben gestito, complimenti. Ed i personaggi...bè sono loro. Sono proprio i malandrini, hai fatto un ottimo lavoro con la caratterizzazione, in particolare con quella di Remus: approfondita e totalmente IC, a mio parere. E anche James, Sirius e Peter, seppur –ovviamente- meno presenti di Remus, sono perfetti, non potevo non darti il punteggio massimo nella caratterizzazione. Ed il massimo lo hai ottenuto anche nello sviluppo: trama ricca ed elaborata, penso proprio che non avresti potuto svolgere in modo migliore la situazione. Oltretutto sei stata anche originale, pensando ad Halloween mi aspettavo mille scherzi dei malandrini...ma la tua storia mi ha sorpreso decisamente in positivo^^ Per finire sei stata del tutto attinente alla situazione data, Halloween è chiaramente il tema centrale della storia. A questo punto penso sia palese che il mio gradimento personale non poteva che essere il massimo^^

Giudizio di Lellas92:
Grammatica: 9.5 /10
Stile: 9.5 /10
Originalità: 9.5 /10
Caratterizzazione: 10 /10
Sviluppo trama: 10 /10
Attinenza: 5 /5
Gradimento personale: 10 /10
Totale: 63.5

Allora, innanzitutto complimenti ^^
Dopo non so cosa dire XD
Storia incredibilmente buona, qualche errorino di battitura e di grammatica, niente di grave ma ti consiglio di prestarci attenzione perché la grammatica é decisamente una brutta bestia ;)
Lo stile mi è piaciuto molto, mi piace come riesci a descrivere bene gli eventi e le ambientazioni, ammiro la tua capacità di passare senza forzature da atmosfere più tese e malinconiche a quelle più divertenti e rilassate. I periodi sono fluidi e la storia si legge praticamente da sola. ^^
Originale é originale, non c'é che dire, mi aspettavo un Halloween pieno di scherzi e di dolci, invece mi hai completamente spiazzata, idea ottima e decisamente più impegnata di quella che avevo io ^^ Brava!
La caratterizzazione a mio avviso é perfetta: Remus è ovviamente quello più approfondito e mi è piaciuto immensamente quello che ho visto; James, Sirius e Peter non sono assolutamente da meno; in poche battute, gesti ed espressioni sei riuscita a pennellare perfettamente i loro tratti. Brava di nuovo ^^
Sullo sviluppo non ho niente da dire, la trama è buona e ricca nonostante tutti i punti "fermi" (costituiti dai momenti in cui Remus riflette e non si va quindi avanti nell'azione), un ottimo lavoro anche qua.
Attinenza ovviamente il punteggio massimo, hai incentrato la storia e il flashback ad Halloween; e il tutto è stato estremamente "malandrino" XD
Gradimento personale... Beh il punteggio si esprime da sè ^^ Non dovrei aggiungere niente, la storia è scritta divinamente e questo gioca ovviamente un ruolo fondamentale, ma in più mi ha proprio toccata, l'ho trovata malinconica, ma allo stesso tempo commovente. Hai assolutamente meritato questo risultato per me. Davvero un'ottima fiction, i miei più sinceri complimenti ^^

Punteggio Totale: 126/130

 

 

 

Beh… ringrazio come sempre tutti quelli che leggeranno, recensiranno e la inseriranno tra le preferite o da ricordare…

Ora mi eclisso.

Un bacione a tutti…

 

La vostra Alchimista <3<3

  

   
 
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