Ho
creato questa one-shot per caso, grazie ad un lavoro di antologia. La
consegna era totalmente diversa da ciò che ne è uscito, ma non
importa. Spero che vi piaccia, perché ha un significato molto
profondo. Buona lettura a tutti voi. Baci, Angy^-^.
Ps:
ci tengo a dire che ciò che ho scritto è interamente frutto della
mia fantasia e ogni riferimento a fatti o persone della vita reale è
puramente casuale. Se sto commettendo un plagio, cosa che ritengo
improbabile, vi posso assicurare che è del tutto a mia insaputa.
Pps:
se qualcuno di voi volesse fare qualche commentino, sappiate che
tutto sarà gradito, ovviamente anche delle critiche costruttive.
Quindi, aspetto tanto recensioni. Ancora una volta, buona lettura.
Dovevamo
partire. Non sapevo dove, come e neanche perché. Mio padre si era
girato e aveva detto << Partiamo >> . Boh! Una persona
non decide di punto in bianco di partire. Non è una cosa normale! Ma
in fondo l'ho sempre saputo che mio padre non lo ha mai conosciuto
questo aggettivo. E così, non senza musi, urla, litigi, mi ero
ritrovata a fare le valigie. Massimo due giorni. Un bagaglio leggero.
L'indomani babbo li avrebbe caricati, i suoi e i miei e saremmo
partiti. Voleva evidentemente approfittare del sabato, uno dei rari
giorni nei quali non lavorava e io non andavo a scuola. Così il
venerdì sera andai a dormire pensando a cosa avremmo fatto il giorno
dopo. Chiusi gli occhi e già la mia sveglia spacca timpani rossa mi
avvisava che era arrivata l'ora di andare. In meno di un'ora eravamo
pronti sull'auto vecchia e decrepita di babbo.
<<
Ti divertirai >> tentò di rassicurarmi con il suo solito
sorriso che mi riscaldava dentro. Ed era così felice che capì che
era da tanto che voleva farlo. Lasciare ogni cosa e buttarla all'aria
per godersi un paio di giorni libero. Non me la sentì di rovinargli
tutto. Gli sorrisi.
<<
Ne sono certa >> gli dissi del tutto convinta del contrario.
Lui avviò il motore raggiante. Infrangendo tutte le mie aspettative,
però, non prendemmo l'autostrada ma bensì una stradina di campagna.
In poco tempo gli edifici grigi della nostra città, le palazzine, lo
stress, la gente indaffarata e le auto sparirono per dare spazio a
campi di grano, alberi solitari, erbacce, fiori di tutti i colori.
Eravamo circondati dalla natura. Abituata com'ero alla mia città,
ammirai stupefatta il paesaggio che si stagliava al di fuori della
macchina. Lo ammetto, avevo quindici anni e non avevo mai visto la
campagna, mai ero uscita dalla mia città. Cominciava a fare caldo,
così abbassai il vetro del mio finestrino e mi sporsi leggermente
all'infuori.
L'aria
fresca e...pura, è questa la parola giusta, mi sferzava il viso. Mi
sentivo diversa, strana. Mi piaceva quel dolce contatto con il vento
che fuggiva lontano. Mi sentivo viva. Per la prima volta. Non ho idea
di quanto rimasi in quella posizione. Quando chiusi il finestrino,
notai di sbieco un accenno di sorriso da parte di mio padre.
<<
Dove stiamo andando? >> chiesi curiosa.
<<
Oh, non è importante il DOVE, la destinazione, ma bensì il DURANTE,
il viaggio per arrivare alla meta >> disse semplicemente lui,
con un sorriso sibillino. All'inizio pensai che era solo una delle
sue tante stramberie.
Quel
paesaggio ci accompagnò sino a mezzogiorno. Babbo parcheggiò vicino
a un piccolo stagno. Aprendo il cofano notai che aveva portato con se
la tenda. Mh, male. Mangiammo dei panini al tonno, maionese e
pomodoro. Il pomeriggio lui si addormentò e io andai in giro, senza
allontanarmi troppo. C'era lo stagno, pieno di pesciolini e
ranocchie, ninfee rosee e giunchi. Stupefacente, no, per una
ragazzina che non è mai andata al di fuori della sua misera e grigia
città. Mi piacque moltissimo. La brezza che mi sfiorava dolcemente
il viso aveva un buon profumo, non di quelli che si comprano le
vecchie signore, che ti soffoca tanto è forte, ma uno delicato,
intenso e dolce allo stesso tempo. A un certo punto vidi un albero.
Un grosso ed enorme albero di noce. Era tutto bellissimo, ma la cosa
più bella fu quell'albero. Così maestoso e imponente, sembrava
volermi accogliere con le sue braccia di foglie verdi e offrirmi un
rifugio sicuro. Volli arrampicarmi, arrivare sin lassù e pensare. Ma
non sapevo come fare. Rimasi ad ammirarlo per almeno due ore buone.
Quel posto mi dava l'ispirazione. Così calmo e pacifico, così
solitario e accogliente. Non sono mai stata una persona socievole, al
contrario. E mi sembrò che quell'albero esprimeva il mio più
profondo essere.
<<
Ti piace, eh? >> disse una voce alle mie spalle. Mi voltai e
riconobbi mio padre che mi guardava felice.
<<
Molto >> annuì. La sera cenammo con i panini superstiti ed
entrando nella tenda diedi un'occhiata di sfuggita al cielo sopra di
me. Miriadi e miriadi di stelle si stanziavano nel blu notte e
brillavano come non mai. Le ammirai per un bel po'. Mi addormentai
con il sorriso. Quando ce ne andammo l'unica cosa che disse mio padre
fu questa.
<<
A tua madre questo posto piaceva proprio tanto >> . Non so
perché, ma non ebbi bisogno di fingere che non mi fossi divertita.
Babbo non mi portò mai più lì, mai più. Il viaggio lo interpretai
come una fuga dalla realtà, un sogno nel quale voleva immergersi con
me. E presto me ne dimenticai, troppo presa da scuola, sport, amici.
E divenne un sogno lontano.
All'inizio
pensai che era solo una delle sue tante stramberie. Ma
solo ora, che sono vecchia con una famiglia e tanti nipoti e senza
più genitori da tempo, bé, solo ora capisco che quella frase fu
l'essenza della vita di mio padre, che quel viaggio non lo fece per
farmi vedere il posto preferito di mia madre, come ingenuamente
credetti, ma per farmi capire che il bello della vita non è come
finisce, ma come la vivi. E ora, nel freddo pungente di una sera
d'inverno, mentre sono al terrazzo a rimirare lo stesso cielo di
quella volta, una lacrima sfugge al mio autocontrollo e passa lungo
la guancia per finire a terra con un docile e silenzioso pof. Mio
marito accanto a me mi chiede << Che c'è? >> .
<< Sto solo pensando a quanto sia stato bello ed
intricato il viaggio per arrivare sino a qui >> dico.
<< E ti è piaciuta la meta, anche se fino
all'ultimo non la conoscevi? >> mi chiede ancora cogliendo
subito il senso figurato della mia frase.
<< Si, perché l'importante non è il DOVE, la
destinazione, ma il DURANTE, il viaggio per arrivarci >>
rispondo mentre una seconda lacrima cade giù. E penso che quel
semplice paesaggio di campagna sia stato il più bel dono di mio
padre, così diverso dalla città nella quale ho sempre vissuto.
<< E poi non è ancora finito >> aggiungo
sorridendo soddisfatta.