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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    23/07/2010    4 recensioni
“Se la risposta è l’amore, potresti rifarmi la domanda?”
E Francis e Arthur, inciampando e sorreggendosi a vicenda, insieme sono sicuri di poter trovare tutte le domande.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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x Ichibanme_Arisu: o___O COMMENTI! non ci posso credere *riguarda e rilegge* wow, sono morta e arrivata in paradiso! *pensieri sconci su Inghilterra* ok, forse non sono esattamente in paradiso, ma ci vado vicina! xD
E... Ogni pairing? Tranne Alfred? Mia cara, se non mi trovo una recensione di 20 righe su QUESTO capitolo, allora.... xD
x Fire Angel: COSAAAAAA!!!???? NEI PREFERITI! STAI SCHERZANDO!? *si riprende e corre a controllare i preferiti* Ommioddio... è vero! *occhioni luccicanti* Ti voio bene! *si soffia il naso*
quanto alle risate, ne sono felice. Ho deciso di alternare un capitolo allegro a uno angst. Cosi attiro gente da tutte le parti, sfogo sia la necessità fi fluff che fi angst, ma nessuno cercherà di tagliarsi le vene! ^^

“Amami quando meno me lo merito, perché sarà allora che ne avrò più bisogno.”

Proverbio Svedese

-Che cosa è successo, America?-
La personificazione degli Stati Uniti d’America si voltò verso la soglia della cucina, contro cui si stagliava Arthur, vestito solo di un paio di pantaloni da ginnastica troppo grandi, e un’espressione lasciva gli deformò i tratti angelici.
-Pfff, reggi così male l’alcol da non ricordarti niente, Arty? Su… Il pub, io che ti ho portato di peso qui, te che mi hai trascinato a letto e ti sei fatto montare come una puttana in calore… Ti dice niente?-
Gli lanciò uno sguardo ammiccante, aggiungendo: -Tra parentesi, dovresti ringraziami. Per non averti lasciato lì, e anche per i servizi di dopo… Anche se non avrei mai potuto dire di no davanti alle tue suppliche! E da come gemevi mi sembrava che ti divertissi!-
Arthur lo guardò fisso negli occhi, e America non riuscì a sottrarsi da quei occhi, verdi e impassibilifreddidurigelidi.
Avrebbe dovuto vergognarsi come un cane, supplicarlo di non dire niente a nessuno.
Perché allora se ne stava zitto? Perché non arrossiva, balbettava, cercava di negare l’imbarazzo?
Perché sembrava giudicarlo?
-Dai, Arty, non fare così. Non c’è mica niente di male, no? Solo…- America sgranò gli occhi, fingendo stupore.
Arthur a malapena trattenne un verso di disgusto.
-Oh, Francia, è vero! Che cosa gli dirai a questo punto?- Domandò America con falsa, schifosissima falsa premura, portandosi una mano al volto in un gesto teatrale, ogni singola parola imbevuta di sarcasmo e derisione.
-La verità.-
La voce dell’inglese risuonò come una sferzata, e America, inconsciamente, indietreggiò.
-Gli dirò che non è successo niente.-
Dentro di sé America esalò un sospiro di sollievo, e sul suo volto tornò la smorfia allusiva.
-Come? Vuoi mentirgli? Il perfetto gentleman che si abbassa a mentire come un’adultera?-
Ma Arthur gli negò di nuovo il controllo della situazione, perfettamente composto.
-Stanotte non è successo proprio niente tra noi due.- Si toccò il fondoschiena, senza smettere di fissarlo. –Non ho male, e non c’è traccia di sperma né su di me, né sulle lenzuola.-
Come riassumere in una frase il terrore che l’aveva attanagliato quando si era svegliato, nudo, da solo, in un letto che non era il suo.
Il mal di testa lancinante, la nausea che aveva provato pensando a cosa poteva avere fatto.
-E dall’occhio nero che ti sta spuntando, direi che quello che ha supplicato sei tu, ma sembra che tu non abbia avuto fortuna.-
America strinse i pugni e digrignò i denti, abbandonando ogni pretesto di falsa cordialità, e si avvicinò minaccioso all’altro, che però lo fermò sferzandolo nuovamente con le sue parole.
-Sei patetico.- Detto ciò, si voltò e si avviò vero la porta d’ingresso.
-Fermo!- Ringhiò l’altro biondo, afferrandolo per un braccio mentre stava già girando le chiavi nella toppa, costringendolo a voltarsi verso di lui.
-Cos’ha lui più di me, eh? Siete una coppia di perdenti, ecco cosa siete!-
-Tu non vuoi me. Tu vuoi solo vedermi correre piangendo da te per aiuto, vuoi che sia legato a te come tu lo eri a me da piccolo. Bene, renditi conto di una cosa, perdente.-
Arthur lo trafisse con un ghigno gelido, imparziale e spietato come quello della morte.
-Io non sono un bambino, e non otterrai mai questa soddisfazione da me. Una volta, forse, ma adesso… Mai.-
-Perché?- Domandò America con uno sguardo disperato, terrorizzato nel sentirsi sezionare in quel modo, nel vedere la sua mente esposta in quel modo.
-Perché tu mi hai abbandonato e tradito quando io avevo bisogno di te. E perciò io non sarò qui con te quando avrai bisogno di me.-
-Perché lui, allora? Ti ha fatto soffrire quanto me!-
-Perché Francis è sempre stato con me. Come dite voi americani? “Nella buona e nella cattiva sorte”. Mi ha amato quando tutti mi odiavano, mi ha amato quando sono caduto dal mio trono.-
Mentre America chiedeva, no, supplicava di avere delle risposte, la sua stretta si era allentata, e Arthur ne approfittò per aprire la porta e uscire, vestito solo di quei pantaloni troppo grandi di America trovati buttati per terra, che se non altro gli protessero un po’ i piedi dalla ghiaia del vialetto.
-AAAARGH!- Urlò America, sferrando un pugno alla porta, sfondandola, ma Arthur non si voltò.
  
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