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Autore: Sarhita    24/07/2010    4 recensioni
E, come a dimostrargli che no, quello non era stato solo un sogno, come stava per azzardarsi a supporre, ne che si era immaginato tutto ma che quello che era successo era accaduto davvero, un dolore al petto, più forte degli altri, come una potente voce solista che sovrasta un coro di voci bianche, si fece sentire.Così, abbassando lo sguardo, la scorse. Ed eccola lì. Al centro di uno strano disegno, la bocca sul cuore era aperta, sorridendo malvagia, facendo uscire di tanto in tanto una rosea lingua. E faceva un male tremendo.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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I’m Deidara and I’m back for...


PROLOGUE

Aprì un occhio azzurro, ancora appannato, stancamente, come se quel semplice gesto gli costasse un enorme sforzo, poi, dopo essersi ferito lo sguardo con un raggio di luce lo richiuse, per riaprirlo più lentamente poi, piano, insieme all’altro, che era rimasto chiuso, facendo attenzione, questa volta, alla luce del sole che gli arrivava calda sul viso.
Guardando il cielo sopra di se aspettò qualche secondo che l’intorpidimento mentale e fisico svanisse, e quando ciò avvenne si alzò, mettendosi seduto sull’erba fresca prendendo coscienza di trovarsi in un bosco, o una foresta.
Preso coscienza sul dove, il dolore si fece sentire vivo come non mai, e si accorse di un piccolo e insignificante particolare: gli faceva male ovunque.
-    Dove… dove diamine mi trovo? – farfugliò, guardandosi intorno ignorando le fitte che partivano dal collo e dalla schiena.
Si chiese cosa lo avesse ridotto in quelle condizioni.
Anche solo respirare era fastidioso, come se qualcuno si fosse divertito a ballare sulla sua cassa toracica.
Una folata di vento fresco gli scompigliò la lunga chioma bionda, intanto lui cercava di fare chiarezza.
Cercò di ricostruire mentalmente le mosse da lui compiute fino a quel momento e, finalmente, il ricordo di ciò che era successo tornò vivo nella sua mente, tant’è che gli sembrava di risentire la sua stessa voce mentre spiegava la sua tecnica finale, e la più artistica e spettacolare..
Si era scontrato con niente popò di meno che con Sasuke Uchiha, un altro possessore di quella insulsa tecnica oculare, oh, quanto la odiava!
E per di più quell’insulto alla bellezza di un ragazzino lo aveva provocato a tal punto che era stato costretto a usare quella tecnica!
Rivide tutta la scena, il momento in cui si era tolto i vestiti, quando aveva liberato la bocca sul cuore, togliendo lentamente i fili che Kakuzu gli aveva cucito per chiuderla, l’aveva usata per impastare l’argilla, e aveva dato il via alla più sensazionale dimostrazione sull’arte della storia: si era fatto esplodere, con la sua tecnica micidiale.
Il tutto per uccidere il giovane Uchiha.
Quindi, se si era fatto esplodere, se aveva usato il suo stesso corpo per diventare arte, trovando una fine gloriosa e nel suo stile, tutto ciò comportava che lui avrebbe dovuto essere… morto?
Eppure, a quanto pare, qualcosa non era andato come previsto.
Infatti lui era lì, ancora vivo, anche se non sapeva ancora come, che se ne stava seduto in mezzo a una foresta chissà dove, con soltanto i pantaloni addosso.
E, come a dimostrargli che no, quello non era stato solo un sogno, come stava per azzardarsi a supporre, ne che si era immaginato tutto ma che quello che era successo era accaduto davvero, un dolore al petto, più forte degli altri, come una potente voce solista che sovrasta un coro di voci bianche, si fece sentire.
Così, abbassando lo sguardo, la scorse.
Ed eccola lì.
Al centro di uno strano disegno, la bocca sul cuore era aperta, sorridendo malvagia, facendo uscire di tanto in tanto una rosea lingua.
E faceva un male tremendo.
-    Dovrò farla sistemare da Kakuzu accidenti… - borbottò, piegandosi leggermente in avanti per far passare il dolore.
Tendendo le braccia e appoggiando le mani al suolo cercò di issarsi in piedi, ma le cuciture che ancora aveva sulle braccia chiesero pietà, così riuscì ad alzarsi soltanto dopo alcuni tentativi andati a vuoto, con il risultato che ora gli faceva male anche il di dietro.
Quella tecnica era mortale, quindi già era molto che fosse ancora li, quindi decise di smetterla di chiedersi come fosse sopravvissuto e cercare, invece, la risposta a una domanda al momento ancora più importante: dove diamine si trovava?
Guardandosi intorno arrivò alla conclusione che se fosse rimasto lì a scervellarsi inutilmente non avrebbe concluso molto, quindi si incamminò in una direzione presa a caso, tanto non sapeva dove fosse quindi anche se si fosse perso non avrebbe peggiorato di molto la situazione, aspettando intanto che il suo chakra si rigenerasse naturalmente durante il lento cammino, così avrebbe potuto creare un decisamente più comodo uccello d’argilla per esplorare la zona dall’alto e capire finalmente in che razza di posto si trovasse.
Dopo qualche ora di cammino, con il tramonto che tingeva il cielo, era stanco morto, in compenso le fitte sul petto erano diminuite, e poteva camminare in posizione eretta tranquillamente.
Era quasi del tutto buio quando si trovò nei pressi di una radura che, stentava a crederci, riconobbe immediatamente.
-    Perfetto! Sono nei pressi del covo! Ma come diavolo ci sono finito?
Ora le domande diventavano un po’ troppe. C’era qualcosa che puzzava nell’aria.
Eh beh, poteva essere anche lui, visto che tra il combattere contro Sasuke Uchiha e trovarsi disperso nei pressi del covo, non c’era stato il tempo di fare una doccia… Ma non era questo il punto…
Lo sapeva. A forza di farsi domande gli sarebbe venuta un’emicrania, poco ma sicuro.
Fece per dirigersi al covo quando si nascose sentendo delle voci provenire da un sentiero poco distante, non sapendo chi fossero, ma percependo una strana sensazione, che lo allarmò.
Erano due membri dell’Akatsuki, si rassicurò non appena scorse i loro mantelli simbolo, neri come la notte con quelle nuvole rosse, quindi fece per rivelare la sua presenza, ma si bloccò, agghiacciato, quando sentì la sua stessa voce pronunciare alcune parole.
-    Danna tu pensi che io non sia abbastanza forte per questa missione? TI sbagli di grosso! Quelli di Suna vedranno cos’è la vera arte! – senza ombra di dubbio, era stato proprio lui a parlare, e una sensazione terribile di deja-vu, solo, visto dall’esterno, si fece largo in lui.
- Muoviti, Deidara. – e quella voce artefatta, quel suono proveniente da quella marionetta, mandarono in tilt il suo raziocinio. Senza scoprirsi, continuò a fissare la scena, non sapendo se credere o meno a quello che gli mostravano i suoi stessi occhi e a quello che sentivano le sue orecchie,
Dal covo era uscito lui stesso, baldanzoso e arrogante come sempre prima di una missione, insieme al danna, Akasuna no Sasori, colui che era il suo maestro, nonostante, opinione diametralmente opposta alla sua, aveva la convinzione che l’arte fosse eterna, ed era lì, che si muoveva all’interno di Hiruko, fermandosi per aspettare il suo partner che si era fermato infervorato dal poco interesse che aveva mostrato l’Akasuna per quello che aveva appena detto.
Deidara si acquattò ancora di più dietro una roccia coperta da alcuni alberi, sempre più sconvolto.
-    Non è possibile, ricordo questa scena, prima di partire… per… per Suna, prima che Sasori… - rifletté. – Questo vuol dire che… - il ragionamento era teoricamente impossibile. Già solo il fatto di essere ancora vivo dopo la sua tecnica autodistruttiva era altamente improbabile, e già sentiva che c’era qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa di strano, ma ora si esagerava!
Sasori della sabbia rossa era vivo! Vivo! E di questo non poteva esserne più felice. Ma questo voleva dire solo una cosa. E per quanto impossibile e assurda fosse l’ipotesi che aveva formulato la sua mente, non poteva che essere la verità.
-    Sono… nel passato?
Ok, vagliando tutte le possibilità era possibile che lo sharingan di quel bastardo del fratellino di Itachi lo avesse spedito in una qualche illusione, ma quel posto era troppo reale.
No, non c’era traccia di genjutsu. Lo capiva benissimo. Lo avrebbe notato. Aveva conosciuto lo Sharingan a sue spese e non era un genjutsu quello.
Quindi non poteva che essere vero.
Era davvero tornato indietro!
Con tutte le conseguenze che ciò comportava…
E Jashin solo sapeva quali…






Si lo so, argomento scontato e trito e ritrito, ma spero che piaccia. Anche perché la fine me la sono sognata. XD
E ora mentre mi lanciate i pomodori vado a scrivere Inspiration e Arigatou.
Ne approfitto per informare quei pochissimi interessati che sto scrivendo una raccolta “il terzo incomodo” su Naruto che posterò presto, una storia comica (non è il mio genere accidenti -_-) su one piece e una raccolta depressiva (-_-“) su Nana.
E prima o poi riprenderò la mia fic su nana e su Gintama.
Chi lo sa…
E magari scriverò qualcosa su Inazuma e Teggen Toppa Guren Lagann. E magari su Aquarion.
E ho ben due originali iniziati…
Ok auguratemi buona fortuna... ne ho urgente bisogno… XD
   
 
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