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Autore: Sonomi    24/07/2010    1 recensioni
La famiglia Cullen è sull'attenti. Un'odore strano aleggia per le foreste e in città. Alice ha una visione su un'ombra che si aggira nei boschi. Una nuova strana ragazza arriva in città:Isabella. Che succederà? La mia prima FF su twilight^^
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Bene questa è la mia prima FF su twilight e l'ho scritta circa un annetto fa...
spero che la leggerete e lascerete un commentino, anche per criticare!
Le critiche fanno sempre bene^^
buona lettura,
Sonia

Capitolo 1
Profumo

Era buio. Ma l'odore era fortissimo, umano. Impossibile per un essere pericoloso. Eppure Alice aveva parlato chiaro: c'era qualcosa di strano. Erano giorni che intono a casa nostra e nelle terre Quilieutes si sentiva questo strano odore. Alice aveva "visto" un'ombra passare nei boschetti vicino alla nostra abitazione. Era ovvio che la presunta minaccia non fosse umana, ma l'odore presente era inequivocabile.
Quella sera io ed Emmet eravamo di guardia. Non c'era un filo d'aria, ma la notte era fittissima, tanto che nè io nè Emmett riuscivamo a vedere bene. "Vedi niente?" mi chiese Emmett mentalmente. Scossi la testa senza fiatare. Sì sentì un rumore strano, seguito dal suono di un ramo spezzato. Ci acquattammo in posizione di attacco, pronti allo scontro. Paura vana: era Sam Uley. Se ne stava sui margini del suo confine, come facevamo noi. "Trovato niente?" Sia Emmett che io scuotemmo la testa. "Meglio così. Paul mi ha detto di dirvi che in città ha sentito la traccia dell'odore. Non so se questa notizia vi possa interessare"
-Grazie, vi terremo informati- sibilai. Sam abbassò la testa a mò di saluto e sparì nel buio. Erano passate circa cinque ore dall'inizio del nostro turno, e il cielo iniziava a schiarirsi. -E' ora di tornare a casa, ci daranno il cambio Esme e Carlisle- mi disse Emmett.
Il sole era sorto, in teoria, anche se qui si vedeva si e no una volta al mese. Normale in questa cittadina nominata Forks, dove vivevano la bellezza di circa 3200 persone. Ma per noi Cullen era meglio così perchè questo ci permetteva di uscire anche di giorno. Ebbene si, notizia sconvolgente, noi siamo vampiri. Il più vecchio di noi ha quasi 700 anni. Niente male no?Ci eravamo trasferiti a Forks circa due anni prima e io, Emmett, Rosalie, Alice e Jasper (i miei fratelli) frequentavamo la " Forks Hight School ". Passavamo come figli adottivi di Carlisle ed Esme che in teoria erano troppo giovani per avere figli diciasettenni. Quella mattina in città, sarebbe iniziato tutto, il pericolo era vicino a noi.
Arrivati a casa Esme e Carlisle ci diedero il cambio. La scuola ci aspettava....uno dei miei incubi peggiori. Se c'era una cosa che odiavo,e che odio anche ora, è la scuola. Una noia mostruosa....... Ma era necessario per mantenere in piedi la scenetta che mandavamo avanti da circa 90 anni. Oggi l'aria era più calda del solito, non che a me importasse molto. Tutti insieme scendemmo in garage dove la mia Volvo aspettava solo di essere usata. Ci dirigemmo verso la scuola.
Entrammo nel parcheggio dove gli studenti erano colti dall'euforia del primo giorno di scuola. Cosa alquanto strana per me. Ma non per Alice. Era imbambolata a fissare un gruppetto di persone nell'angolo vicino all'aula di inglese. Erano quasi tutte femmine a parte tre ragazzi che stavano intorno a una di loro, come volessero proteggerla. La ragazza aveva i capelli castani,e gli occhi di un caldo marrone cioccolato. La sua pelle era molto chiara, quasi come la mia. E fu allora che lo sentii: l'odore. Mi girai intono confuso, cercando di capire da dove venisse, ma niente, non trovavo la direzione. Con un ringhio mi avviai alla mia prima lezione.
Davanti a me avevo una ragazza del guppo di prima. Era strana. Si guardava intono agitata,e quando incrociò i miei occhi il suo sguardo divenne terrorizzato. Nessun umano aveva mai reagito così. Si sentiva in pericolo, lo percepivo nei suoi pensieri: "Oddio, oddio". Strano.
La mattina passò veloce. Non mi accorsi neanche dell'arrivo dell'ora mensa. Mi diressi con i miei fratelli verso l'edificio e prendemmo il nostro solito tavolo. Stavamo sempre isolati sia per nostra scelta ma anche perchè gli umani percepivano una certa agitazione quando eravamoo nei paraggi. Che grande cosa l'istinto. E mentre mi sedevo lo sentii di nuovo: quell'odore dolce, ma pungente. Il gruppetto misterioso entrava nella mensa. Tutti attorno alla ragazza mora, di nuovo. Questo si che era strano.
Dal loro comportamento sembrava quasi che la ragazza mora fosse una specie di leader in quel gruppo. O la più volubile. Cercai di indagare con la mente, ma niente. Tutto il gruppo era nel silenzio più assoluto. Ma era impossibile. Nessun umano mi aveva dato problemi prima. Iniziavo a sentirmi veramente a disagio.
Ci passarono accanto, e notai che la ragazza "protetta" si girò a guardarmi. I suoi occhi incontrarono i miei per un secondo. Lei spalancò i suoi, allo stasso modo della ragazza di inglese. La sola differenza era che nei suoi non c'era paura, anzi erano sorpresi. Alice si girò verso di me, e guardando la ragazza mi disse: - Si chiama Isabella. E' arrivata qui il mese scorso. E' ospite di una sua parente. Era con me a biologia-
-Sai solo questo di lei?-
-Purtroppo si-
-Non riesco a leggerle la mente. Esattamente come tutto il gruppetto-
-Cosa???!!???- esclamò Emmet all'improvviso.
-Si. Prima ci ho provato, per cercare di capire come mai tutti le stanno così intorno, come se volessero proteggerla, ma non ho sentito niente di niente- dissi con un mezzo ringhio. Un ragazzo al tavolo accanto al mio mi guardò. "Matti come sempre" e posò il suo sguardo sul panino che stava magiando. Questo era un gran casino. Non potendo leggere nella loro mente, non potevo sapere se avessero sospettato qualcosa. Dubitavo che avrebbero parlato, avendo notato la reazione della ragazza durante inglese, ma non potevo esserne sicuro. Eravamo esposti al rischio.
Tornammo a casa in fretta e furia, per avvertire Carlisle del mio impedimento verso quei strani ragazzi. Una cosa in più, oltre ad essere pericolosa, a rendere le mie giornate scolastiche meno sopportabili. Senza contare il fatto che non riuscivo a dimenticare lo sguardo di Isabella. Quell'aria sorpresa... e quegli occhi così caldi.... uno sguardo davvero strano. -Carlisle?- chiamai. Lo vidi scendere dalle scale con Esme al seguito. -E' successo qualcosa?-
-No...per ora. Ma c'è un piccolo problema- disse Alice.
-Non posso leggere la mente di un gruppo di ragazzi della scuola e non capiscio perchè - dissi io lasciando trapelare il mio nervosismo. Emmett ghignò.
-Non puoi? E perchè?- chiese Esme.
-Non ne ho idea. Ma potrebbe essere pericoloso. Dobbiamo stare attenti-
-Hai ragione figliolo. Teniamo gli occhi aperti. E tu Alice tieni d'occhio il futuro- le chiese Carlisle. Lei annuì. Tutti ci dirigemmo verso i rispettivi hobby mentre io vedevo ancora gli occhi di Isabella.

il giorno dopo

Mi preparai mentalmente a quello che stavo per subire. Quel silenzio mi innervosiva parecchio. Non ero abituato ad essere ostacolato. Senza contare che ero perseguitato da quegli occhi caldi..... Qualcuno bussò alla porta. Jasper entrò silenziosamente e guardandomi mi disse: -Fratello che hai? Ti sento nervoso-
-Come ti sentiresti tu se venissi a sapere che il tuo potere viene ostacolato, Jasper?-
-Edward calmati, non c'è pericolo per noi. Ci penserà Alice a tenere sott'occhio la situazione. Calmati- e un'aria serena inase la stanza. "Muovetevi, è ora di andare" disse Alice mentalmente. -Se non scendiamo tua moglie mi stacca il collo- Jasper sorrise e ci incamminammo giù nel parcheggio per prendere la macchina.
Arrivati a scuola lo strano fenomeno si presentò ancora. Ma peggio del giorno precedente. I ranghi intorno alla ragazza erano più stretti, tutti avevano uno sguardo diffidente. Quando gli passammo accanto, Isabella disse: -Calamati, Kira, non c'è niente da temere- tutto questo con occhiate dolci da sciogliere il ghiaccio. Mi accorsi che guardava la ragazza di inglese. Strano. Guardai Alice, ma lei non si era accorta di niente. Troppo occupata a pensare a Jasper. E lei ci doveva aiutare, ora che si avvicinava l'anniversario di matrimonio? Che aiuto sicuro. Ci diriggemmo verso le rispettive lezioni ma stetti ben attento a sedermi lontano da quella Kira. Non dovevo destare sospetti. Silenzio come al solito comunque. Non si sentiva niente da quel gruppetto. Ma l'odore ogni tanto si ripresentava, a strane interferenze. E non fui l'unico ad accorgermene. Infatti Jazz, mi lanciava strane occhiate.
La mia lezione finì prima. Mi diressi, con i miei pensieri assenti, verso la ia macchina. Infatti non mi accorsi quando scontrai qualcuno..qualcuno che al tocco era strano. Pelle dura ma calda. Abbassai gli occhi sulla figura accanto a me. Mi ritrovai a fissare un paio di occhi da cerbiatto marroni, che mi guardavano con altrettanta sorpresa. Isabella. Lei distolse lo sguardo e mi sussurrò: -Scusa- per poi andarsene. Era sola, senza gruppetto. Ma sempre vuoto. Un momento: pelle dura? Ma cosa...ok: ora ero ancora più confuso.

***

-Alice?- chiesi.
-Si, Edward?-
-Ora inizio davvero a preoccuparmi-
-Santo cielo, Edward, calmati. Non è successo niente!- mi disse lei annoiata.
-Invece si. Oggi sono andato a sbattere contro Isabella-
-Le hai fatto male??! Noi non siamo molto soffici!-
-Già, ma neanche lei lo è. E' dura come la pietra. Ma è calda-
-E'?- mi chiese lei - ma cosa dici?-
-Che anche lei è dura, come noi, ma emana calore- Alice mi guardò.
-Lo chiedo a Carlisle- mi disse e andò al piano di sopra. Decisi di andare nella mia stanza. Infilai un cd di Debussy e mi sedetti sul divano, rivolto verso la finistra. Il cielo era chiaro (ovviamente grigio) e tra gli alberi filtrava la luce. Chiusi gli occhi e pensai al piccolo scontro avvenuto con la misteriosa ragazza. Era incredibile come i suoi occhi mi avessero incantato. Non mi era mai capitato. Ma la cosa più strana era la sensazione che avevo provato. Mi ero sentito stringere lo stomaco e una strana gitazione mi aveva invaso.
Riaprii gli occhi e rimasi scioccato: una figura era schizzata davanti alla mia finesra e si era innoltrata nel bosco. Corsi fuori da casa mia e iniziai a correre. Sentivo l'odore, era vicino. La figura mi passò davanti ma non ebbi il tempo di prenderla. Era più svelta di me. La persi di vista. Ma una cosa l'avevo notata. Un riflesso marrone in quell'ombra che correva.
Tornai in casa, e tutti mi guardarono. -L'ho persa-
-Hai visto l'ombra?- mi chiese Esme.
-Si. E' passata davanti alla vetrata di camera mia. Ho provato a seguirla, ma l'ho persa- ripetei con un ringhio. Jasper mi posò una mano sulla spalla e mi sentii suboto meglio.
-Non preoccuparti Edward, non c'è pericolo- mi disse. Speravo di poterci credere.

  
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