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Autore: ilaria8    24/07/2010    2 recensioni
Cosa succederebbe se la povera Lisbon rimanesse rinchiusa in ascensore in piena notte...con Jane? 2° classificata al Concorso Jisbon
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lisbon P

Lisbon P.O.V

 

Jane mi afferrò gentilmente il volto, proprio mentre sentivo il mio corpo sprofondare sempre più nel sonno.

Percepivo il calore delle sue mani sulle mie guance; la ferita alla testa, a giudicare dallo sguardo di Jane, doveva essere più grave del previsto; non capitava tutti i giorni di vederlo così in apprensione per qualcuno…e sapere che quel qualcuno ero proprio io, mi faceva sorridere.

-Come faccio a rimanere sveglia?- gli chiesi mentre lo sentivo asciugarmi con la manica della camicia, una piccola goccia di sangue che mi scendeva dalla ferita.

-Proviamo a fare un gioco!- esclamò soddisfatto.

Non potevo crederci…eravamo in quella situazione assurda e l’unica cosa che gli veniva in mente era GIOCARE?

-Come scusa?- chiesi, sperando di aver capito male.

-Possiamo fare un piccolo gioco per non farti pensare alla stanchezza!-

Non era certo un piano geniale, ma al momento mi sembrava l’unica opzione disponibile…quindi accettai.

-D’accordo! Che gioco proponi di fare?- ero curiosa di sapere quale era il gioco che aveva in mente, mentre sentivo la stanchezza farsi largo.

-Il gioco della verità! Dovrai essere sincera al 100% o il gioco non avrà senso!- mi spiegò come se fossi una bambina di due anni.

-Le so le regole Jane! Perché vuoi fare proprio questo gioco?-

-Perché così potrò capirti meglio senza dover investigare…stavolta mi basterà chiedere!- rispose sicuro con quel suo solito sorrisetto.

-D’accordo iniziamo! Come mai ti diverti tanto ad incasinare ogni situazione che si va a creare durante un caso?- chiesi osservando il suo volto mentre compariva un’enorme sorriso trionfante sulle labbra. Odiavo quando faceva così, perché non faceva altro che innervosirmi; amava prendermi in giro con i suoi trucchetti e la maggior parte delle volte non riuscivo a rispondergli per le rime, e questo mi mandava in bestia…però allo stesso tempo sapeva essere così dolce alle volte che mi chiedevo se non ci fossero due personalità dentro di lui.

-Oh Lisbon…ma io non mi diverto a incasinare, mi impegno per trovare il colpevole…e per farlo devo conoscere anche il più insignificante dettaglio sui sospettati…così mi vedo costretto a ricorrere ai miei trucchetti alle volte poco gentili e una volta premuti i tasti giusti…VOILÁ…il gioco è fatto!- mi rispose soddisfatto sistemandosi per essere più comodo –Ora tocca a me…cosa provavi nei confronti di Bosco?-

Mi mancò il fiato per qualche secondo..non credevo alle mie orecchie; mi voltai letteralmente scioccata con la bocca spalancata per lo stupore.

Non mi aspettavo certo una domanda del genere, anche perché sapeva quanto dolore mi riportava in superficie parlare di Sam.

-Non sono affari che ti riguardano!- ribattei mentre sentivo un’enorme rabbia crescermi dentro.

La stanchezza era scomparsa…questo dovevo dargliene atto, ma a quale prezzo? Dovevo sentirmi fare la predica da uno come lui? Sentiva proprio il bisogno di giudicarmi?

Non doveva spingersi in quel terreno…nessuno poteva capire…tantomeno lui!

-Il gioco prevede la sincerità al 100% e poi io ho già risposto alla tua domanda sinceramente!-

-Non ti intromettere nelle mie questioni private Jane…non ci provare!- non volevo arrivare al punto di minacciarlo, ma la situazione di certo non mi aiutava a mantenere la calma. Eravamo pur sempre chiusi in quello stramaledetto ascensore, la testa mi faceva un male assurdo e lui riusciva ancora a irritarmi.

-Lo amavi?- domandò a bassa voce, quasi impaurito.

-NO…e comunque non sono affari tuoi!- sbottai voltandomi dall’altro lato per non dover incrociare il suo sguardo, che non faceva altro che scrutarmi dalla testa ai piedi.

-Lui però ti amava!-

-Era sposato! NON DOVEVA provare nulla nei miei confronti!- ero sul punto di scoppiare a piangere; tutta la stanchezza e la collera accumulata mi fecero venire le lacrime agli occhi.

-Ma l’amore non si comanda…per questo è una cosa folle!-

-Cosa vuoi da me Jane?- urlai sfinita.

-Se io ti baciassi…adesso…cosa sentiresti?-

Rimasi imbambolata –Non ci provare…non lo faresti!-

-Cosa proveresti?- sussurrò avvicinandosi al mio viso, fino a che potei percepire il suo respiro sulla mia pelle.

Lentamente sentii le sue labbra sulle mie, mentre automaticamente le nostre lingue si intrecciavano quasi come due calamite…attratte l’una dall’altra.

La mia mente cercava invano una spiegazione a tutto ciò, mentre sentivo la sua mano scivolarmi sotto la maglietta, sfiorarmi delicatamente facendomi quasi il solletico.

All’improvviso tornai in me, staccandomi velocemente da lui.

Non sapevo cosa fare…ero arrabbiata ma allo stesso tempo strafelice per quello che era appena successo.

-Cosa hai provato?- la sua voce mi riscosse dalle mille emozioni che in quel momento mi frullavano nel cervello.

“Cosa ho provato?” chiesi a me stessa mentalmente. Mi sono sentita completa come non mai, appagata, soddisfatta, felice e Dio solo sa il resto…ma non potevo permettermi un disastro di proporzioni bibliche innamorandomi del mio consulente…così decisi di mentirgli.

-Non ho provato assolutamente niente…a parte il fatto che tu abbia approfittato di me!- ero tornata fredda e lucida, mentre una strana rabbia iniziava a farsi largo.

 

Jane P.O.V

 

Sentivo ancora le sue labbra sulle mie…i suoi capelli mentre mi solleticavano la guancia e la sua pelle bollente sotto le mie dita.

-Non ho provato assolutamente niente…a parte il fatto che tu abbia approfittato di me!-

Rimasi spiazzato…non poteva dire sul serio; era stato come vivere in un sogno per poi vederlo crollare poco dopo senza difese!

-Niente?- chiesi nella speranza di aver frainteso.

-Non permetterti mai più di fare una cosa del genere…stai oltrepassando ogni limite!-

Era arrabbiata…questo lo poteva intuire chiunque, ma non tutti sapevano che era una rabbia di copertura, creata per nascondere i suoi veri sentimenti.

La vidi voltarsi dall’altro lato per ricomporre la sua maschera indistruttibile, ma io potevo sentire quello che provava ed ero certo che un giorno anche lei sarebbe riuscita a sentire quello che lei stessa provava, per non lasciarsi sopraffare dalla rabbia.

Non sapevo come comportarmi in quel momento; avevo agito d’impulso, seguendo il mio infallibile istinto, convinto che questa sarebbe stata la volta buona, ma evidentemente mi sbagliavo.

Sapevo benissimo quali erano i suoi dubbi e le sue paure e non potevo certo biasimarla…erano paure fondate.

Temeva per la sua carriera, per il team; aveva paura di lasciarsi scavalcare dalle emozioni e perdere, di conseguenza, anche il controllo della situazione, ma soprattutto credeva che io non fossi ancora pronto ad andare avanti, per amarla con tutto me stesso.

Credeva che un giorno si sarebbe ritrovata a fare il rimpiazzo di mia moglie, ma non si rendeva conto che lei era tutto per me.

Mia moglie e mia figlia avrebbero sempre fatto parte di me…avrebbero sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, ma quello che Teresa non sapeva era che anche lei si era, giorno dopo giorno, ritagliata un posto molto importante nel mio cuore.

Mi ritrovai seduto con la schiena poggiata stancamente alla parete; mi ero quasi dimenticato di essere ancora rinchiuso in quella specie di sgabuzzino.

-Scusa!- sussurrai senza neanche rendermene conto; sentivo il bisogno di farle le mie scuse.

La mia voce era quasi impercettibile, ma sapevo che lei mi aveva sentito.

-Non avrei dovuto approfittare di te!- Non si era mossa di un centimetro, il viso era ancora rivolto dall’altro lato…immobile!

Mi sentivo un completo idiota; avevo messo a rischio la nostra amicizia dopo che avevo faticato tanto a convincerla che di me si poteva fidare.

Dopo la comparsa di Red John nella mia vita, ero diventato insensibile e privo di ogni interesse verso gli altri, ma Lisbon aveva sempre tirato fuori il MEGLIO di me e io stavo bene accanto a lei…mi sentivo a casa.

Era stata l’unica in grado di farmi provare qualcosa verso il prossimo, a farmi lottare per qualcuno e ora…proprio io avevo avuto il coraggio di ferirla.

Come potevo scusarmi se la parte più importante di me stesso era già sua? Lei mi aveva rubato il cuore.

 

  
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