Lisbon P.O.V
Jane
mi afferrò gentilmente il volto, proprio mentre sentivo il mio corpo
sprofondare sempre più nel sonno.
Percepivo
il calore delle sue mani sulle mie guance; la ferita alla testa, a giudicare
dallo sguardo di Jane, doveva essere più grave del previsto; non capitava tutti
i giorni di vederlo così in apprensione per qualcuno…e sapere che quel qualcuno
ero proprio io, mi faceva sorridere.
-Come
faccio a rimanere sveglia?- gli chiesi mentre lo sentivo asciugarmi con la
manica della camicia, una piccola goccia di sangue che mi scendeva dalla
ferita.
-Proviamo
a fare un gioco!- esclamò soddisfatto.
Non
potevo crederci…eravamo in quella situazione assurda e l’unica cosa che gli
veniva in mente era GIOCARE?
-Come
scusa?- chiesi, sperando di aver capito male.
-Possiamo
fare un piccolo gioco per non farti pensare alla stanchezza!-
Non
era certo un piano geniale, ma al momento mi sembrava l’unica opzione
disponibile…quindi accettai.
-D’accordo!
Che gioco proponi di fare?- ero curiosa di sapere quale era il gioco che aveva
in mente, mentre sentivo la stanchezza farsi largo.
-Il
gioco della verità! Dovrai essere sincera al 100% o il gioco non avrà senso!-
mi spiegò come se fossi una bambina di due anni.
-Le
so le regole Jane! Perché vuoi fare proprio questo gioco?-
-Perché
così potrò capirti meglio senza dover investigare…stavolta mi basterà
chiedere!- rispose sicuro con quel suo solito sorrisetto.
-D’accordo
iniziamo! Come mai ti diverti tanto ad incasinare ogni situazione che si va a
creare durante un caso?- chiesi osservando il suo volto mentre compariva
un’enorme sorriso trionfante sulle labbra. Odiavo quando faceva così, perché
non faceva altro che innervosirmi; amava prendermi in giro con i suoi
trucchetti e la maggior parte delle volte non riuscivo a rispondergli per le
rime, e questo mi mandava in bestia…però allo stesso tempo sapeva essere così
dolce alle volte che mi chiedevo se non ci fossero due personalità dentro di
lui.
-Oh
Lisbon…ma io non mi diverto a incasinare, mi impegno per trovare il colpevole…e
per farlo devo conoscere anche il più insignificante dettaglio sui
sospettati…così mi vedo costretto a ricorrere ai miei trucchetti alle volte
poco gentili e una volta premuti i tasti giusti…VOILÁ…il gioco è fatto!- mi
rispose soddisfatto sistemandosi per essere più comodo –Ora tocca a me…cosa
provavi nei confronti di Bosco?-
Mi
mancò il fiato per qualche secondo..non credevo alle mie orecchie; mi voltai
letteralmente scioccata con la bocca spalancata per lo stupore.
Non
mi aspettavo certo una domanda del genere, anche perché sapeva quanto dolore mi
riportava in superficie parlare di Sam.
-Non
sono affari che ti riguardano!- ribattei mentre sentivo un’enorme rabbia
crescermi dentro.
La
stanchezza era scomparsa…questo dovevo dargliene atto, ma a quale prezzo? Dovevo
sentirmi fare la predica da uno come lui? Sentiva proprio il bisogno di
giudicarmi?
Non
doveva spingersi in quel terreno…nessuno poteva capire…tantomeno lui!
-Il
gioco prevede la sincerità al 100% e poi io ho già risposto alla tua domanda
sinceramente!-
-Non
ti intromettere nelle mie questioni private Jane…non ci provare!- non volevo
arrivare al punto di minacciarlo, ma la situazione di certo non mi aiutava a
mantenere la calma. Eravamo pur sempre chiusi in quello stramaledetto
ascensore, la testa mi faceva un male assurdo e lui riusciva ancora a
irritarmi.
-Lo
amavi?- domandò a bassa voce, quasi impaurito.
-NO…e
comunque non sono affari tuoi!- sbottai voltandomi dall’altro lato per non
dover incrociare il suo sguardo, che non faceva altro che scrutarmi dalla testa
ai piedi.
-Lui
però ti amava!-
-Era
sposato! NON DOVEVA provare nulla nei miei confronti!- ero sul punto di
scoppiare a piangere; tutta la stanchezza e la collera accumulata mi fecero
venire le lacrime agli occhi.
-Ma
l’amore non si comanda…per questo è una cosa folle!-
-Cosa
vuoi da me Jane?- urlai sfinita.
-Se
io ti baciassi…adesso…cosa sentiresti?-
Rimasi
imbambolata –Non ci provare…non lo faresti!-
-Cosa
proveresti?- sussurrò avvicinandosi al mio viso, fino a che potei percepire il
suo respiro sulla mia pelle.
Lentamente
sentii le sue labbra sulle mie, mentre automaticamente le nostre lingue si
intrecciavano quasi come due calamite…attratte l’una dall’altra.
La
mia mente cercava invano una spiegazione a tutto ciò, mentre sentivo la sua mano
scivolarmi sotto la maglietta, sfiorarmi delicatamente facendomi quasi il
solletico.
All’improvviso
tornai in me, staccandomi velocemente da lui.
Non
sapevo cosa fare…ero arrabbiata ma allo stesso tempo strafelice per quello che
era appena successo.
-Cosa
hai provato?- la sua voce mi riscosse dalle mille emozioni che in quel momento
mi frullavano nel cervello.
“Cosa
ho provato?” chiesi a me stessa mentalmente. Mi sono sentita completa come non
mai, appagata, soddisfatta, felice e Dio solo sa il resto…ma non potevo
permettermi un disastro di proporzioni bibliche innamorandomi del mio
consulente…così decisi di mentirgli.
-Non
ho provato assolutamente niente…a parte il fatto che tu abbia approfittato di
me!- ero tornata fredda e lucida, mentre una strana rabbia iniziava a farsi
largo.
Jane P.O.V
Sentivo
ancora le sue labbra sulle mie…i suoi capelli mentre mi solleticavano la
guancia e la sua pelle bollente sotto le mie dita.
-Non
ho provato assolutamente niente…a parte il fatto che tu abbia approfittato di me!-
Rimasi
spiazzato…non poteva dire sul serio; era stato come vivere in un sogno per poi
vederlo crollare poco dopo senza difese!
-Niente?-
chiesi nella speranza di aver frainteso.
-Non
permetterti mai più di fare una cosa del genere…stai oltrepassando ogni
limite!-
Era
arrabbiata…questo lo poteva intuire chiunque, ma non tutti sapevano che era una
rabbia di copertura, creata per nascondere i suoi veri sentimenti.
La
vidi voltarsi dall’altro lato per ricomporre la sua maschera indistruttibile,
ma io potevo sentire quello che provava ed ero certo che un giorno anche
lei sarebbe riuscita a sentire quello che lei stessa provava, per non lasciarsi
sopraffare dalla rabbia.
Non
sapevo come comportarmi in quel momento; avevo agito d’impulso, seguendo il mio
infallibile istinto, convinto che questa sarebbe stata la volta buona, ma
evidentemente mi sbagliavo.
Sapevo
benissimo quali erano i suoi dubbi e le sue paure e non potevo certo
biasimarla…erano paure fondate.
Temeva
per la sua carriera, per il team; aveva paura di lasciarsi scavalcare dalle
emozioni e perdere, di conseguenza, anche il controllo della situazione, ma
soprattutto credeva che io non fossi ancora pronto ad andare avanti, per amarla
con tutto me stesso.
Credeva
che un giorno si sarebbe ritrovata a fare il rimpiazzo di mia moglie, ma non si
rendeva conto che lei era tutto per me.
Mia
moglie e mia figlia avrebbero sempre fatto parte di me…avrebbero sempre avuto
un posto speciale nel mio cuore, ma quello che Teresa non sapeva era che anche
lei si era, giorno dopo giorno, ritagliata un posto molto importante nel mio
cuore.
Mi
ritrovai seduto con la schiena poggiata stancamente alla parete; mi ero quasi
dimenticato di essere ancora rinchiuso in quella specie di sgabuzzino.
-Scusa!-
sussurrai senza neanche rendermene conto; sentivo il bisogno di farle le mie
scuse.
La
mia voce era quasi impercettibile, ma sapevo che lei mi aveva sentito.
-Non
avrei dovuto approfittare di te!- Non si era mossa di un centimetro, il viso
era ancora rivolto dall’altro lato…immobile!
Mi
sentivo un completo idiota; avevo messo a rischio la nostra amicizia dopo che
avevo faticato tanto a convincerla che di me si poteva fidare.
Dopo
la comparsa di Red John nella mia vita, ero diventato insensibile e privo di
ogni interesse verso gli altri, ma Lisbon aveva sempre tirato fuori il MEGLIO
di me e io stavo bene accanto a lei…mi sentivo a casa.
Era
stata l’unica in grado di farmi provare qualcosa verso il prossimo, a farmi
lottare per qualcuno e ora…proprio io avevo avuto il coraggio di ferirla.
Come
potevo scusarmi se la parte più importante di me stesso era già sua? Lei mi
aveva rubato il cuore.