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Autore: marie le bon    25/07/2010    0 recensioni
Il dolore di un rimpianto per un amore mai nato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’odore delle patate, l’ho sognato stanotte, in preda ad un miraggio.

Lui abbracciarmi da dietro e sussurrarmi nell’orecchio: “sei bellissima”. Io che rispondo: “come hai detto?non è vero!” e lui che rincara la dose ribattendo: “Si, lo sei” e poi prendendomi le spalle e con delicatezza costringermi  a guardarlo negli occhi mentre lui si abbassa e mi bacia.

Posso sentire anche adesso il contatto delle nostre labbra, così, come la cosa più giusta dell’universo, come il tempo che passa e l’acqua che da monte scende a valle, senza doppi fini, così perché è tangibile e posso quantificare, anche se con una misura indefinita, quanto lui mi ami.

Questo delirio  ha reso più duro il risveglio alla realtà, ieri non avevo bevuto, ma ammetto che nonostante lui non sia più un mio pensiero fisso ormai da settimane, o da giorni?,( in questo stato di cose non riesco nemmeno più a fissarmi sul tempo che passa), dev’esserci ancora sicuramente qualche  sua particella che naviga negli anfratti più reconditi del mio cervello, e nel mio cuore credo abbia lasciato un’impronta indelebile. Il suo sorriso soprattutto. E così mentre scrivo e mentre fumo le solite fortuna blu, ultima vestigia spagnola, sorrido anch’io riandando con la mente ai momenti passati insieme.

Momenti fatti di  notti assurde a rincorrere  taxi senza soldi in tasca, perché spesi per un panino da dividere in due  in preda alla fame chimica, attimi infiniti di abbracci ubriachi cercando di riprendersi,  in improbabili ma convinti biascichii  per convincere un autista di bus a deviare il suo percorso prefissato per portarci a casa gratis, folli ore per dividerlo da una lotta e abbracci abbracci e ancora abbracci. Dio quanti abbracci in questa storia!

Ma anche momenti di tranquillo studio, durante i quali per me era impossibile concentrarsi per più di due secondi su quello che stavamo ripetendo, anche se mi auto convincevo di doverlo fare e volevo non pensare alla voglia che mi prendeva di baciarlo, momenti in cui ci cercavamo, uscendo dalle nostre tane, momenti in cui sdraiata sul suo letto, mentre lui lavorava, sognavo,  cercando di coinvolgerlo facendo ombre cinesi sulla parete. L’oca, il cane, l’aquila… tutte svanivano dopo che scioglievo le mie dita, così come l’incanto della nostra mai nata storia d’amore.

E poi alla fine di tutto momenti di crudele ed ormai inutile romanticismo, quando con un braccialetto volevo legarlo a me per sempre, e con una pietra incastonata volevo che la sorte gli arridesse sempre, perché la fortuna dovrebbe sempre favorire le anime libere e buone.  E poi lezioni di portoghese tra una birra ed un’altra, tentativi di approccio mentre io non avevo altro in mente se non i miei sbagli, che sempre, notte dopo notte, venivano a tentarmi e a torturarmi con il loro finto messaggio di pace e di amore.

Cos’è il rimpianto se non una corrente fredda che ti prende alla nuca e ti blocca, ti paralizza e ti dà la consapevolezza che neanche la stoffa  più calda potrà sciogliere i tuoi muscoli permettendoti di  fare qualcosa per cambiare la situazione.  Che niente, nemmeno una macchina del tempo, potrebbe farti rivivere quelle situazioni, che il tuo cervello è malato, perché non ha saputo cogliere la felicità, e la sicurezza di avere dentro di te un io più forte che ti porta sempre alla sofferenza …

Sentire, anche adesso mentre nella solitudine schiaccio uno dietro l’altro i tasti del computer, sentire le nostre dita intrecciarsi, mentre i nostri piedi si muovono frenetici e la musica romba sopra le nostre teste … alma gitana …

Essere convinta che le porte del destino saranno per sempre chiuse su di noi, che i suoi racconti appassionati sul suo lavoro, sui suoi viaggi, i suoi occhi che brillavano così intensamente quando riviveva con le parole un suo sogno e la sua realizzazione , le nostre menti e le nostre anime così strettamente legate, che ci isolavano tanto palesemente dal mondo esterno,  (il tempo passava e non ce ne accorgevamo nemmeno), non torneranno più, che tutto è perduto.

La cosa più drammatica è stata la mia cecità di fronte a tutto questo, di fronte anche a me stessa e a quello che provavo. La mia incoscienza che mi faceva seguire  i beffardi   luccichii fatui di una falsa moneta.

Ora sono qui con il profumo delle patate ancora nelle narici e cerco di convincermi che in fondo niente di tutto questo ha una reale importanza, che lui mi ha dimenticata, cosa probabilmente vera, dato che non prova più a rispondere ai miei richiami nell’etere.

Forse per lui l’amnesia è stata veramente una soluzione. Io che sono qui però, senza più distrazioni negative addosso, solo adesso sento quanto le mie azioni abbiano pesato e quanto le mie scelte fatte senza pensare mi abbiano portato su questa via lastricata di ortiche, senza alcun segnale che mi possa  condurre finalmente ad una meta giusta, sempre se ne esiste una.

E cosi il tempo passa e vivo nell’illusione del mio mondo parallelo, continuando a ripetermi come un ritornello ormai privo di senso e praticamente irrealizzabile  le parole di un grande poeta:  “amore, amor io t'attenderò ogni sera, ma tu vieni non aspettare ancor, vieni adesso finché è primavera”.

 

 

 

 

 

 

 

 



  
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