Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: marie le bon    25/07/2010    1 recensioni
Storia di un incesto consumato tra fratello e sorella nell'ignoranza e superstizione contadina.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il loro era amore. Amore con l’A maiuscola, quel genere di amore cresciuto tra i campi di polenta e il granaio pieno di frutta messa a riposare, pronta per l’inverno. Amore nato e cresciuto insieme a loro, amore che li univa da uno stesso destino, amore fatto di peccato e di inferno.

Si chiamavano Giuseppe e Rosanna. Erano fratello e sorella.

Si conoscevano dalla nascita, ma si riconobbero solo molto tempo dopo, dopo l’adolescenza. Si sentivano come due gusci di noce vuoti in mezzo al mare in tempesta, separati dal resto del mondo e nello stesso tempo legati l’uno all’altra da una forza atavica.

Coppia proibita, in un paese in cui la scienza per eccellenza erano i consigli e gli intrugli della comare, il potere era quello del bastone e della forza fisica, la religione era un miscuglio strano di superstizione e di ciò che urlava il parroco con tono minaccioso la domenica in chiesa. Non erano istruiti, come la maggior parte dei compaesani, avevano anche loro solo la quinta elementare. Lui, fino ai quindici anni, era stato un “famiglio” nei campi di un signorotto rispettato da tutti. Per cena, dopo aver trascinato la vanga con la schiena ricurva dall’alba al tramonto, riceveva una fetta di polenta fredda e un paio di foglie dure di radicchio, quello della qualità con il pelo lungo, di quelli che adesso credo non esistano più. Lo pagavano dieci lire alla fine del mese e il signore, dovendo pareggiare i conti delle entrate, non poteva permettersi di scialacquare i soldi nelle cene dei “laorenti”[1]. D’altra parte il ragazzo era alto e nel pieno delle forze.

Una notte gelida di dicembre, però, dopo che  Santa Lucia gli aveva lasciato due arance e tre fichi secchi sul comodino,  si ammalò. Una strana tosse lo aveva colto all’improvviso e il signore, che non poteva pagare per le medicine, lo lasciò tornare a casa, dopo tanto tempo passato in quella grande dimora. In inverno, comunque, c’era poco da fare nei campi.

Lì a casa riconobbe Rosanna.

Ella si occupava delle faccende domestiche, aveva sedici anni, due in meno di lui. Era stata chiesta in moglie da un brav’uomo, che di lavoro faceva il carrettiere, possedeva un mulo, una casa grande e  riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena. Aveva sedici anni in più di lei.

Lei era bella, di una bellezza difficilmente descrivibile. Aveva i capelli biondo cenere, gli occhi nocciola e un viso che, a seconda di come cambiava espressione, poteva essere associato a fenomeni naturali. Se arrabbiata sembrava si scatenasse dentro di lei una burrasca con grandine, tuoni e fulmini, se felice sembrava che la primavera e l’estate le nascessero dentro. Era sempre allegra.

Giuseppe e Rosanna vissero con innocenza i primi segni del loro amore nascente. Lui era gentile con lei, una volta guarito, l’aiutava a portare pesi, l’aiutava a mungere le vacche, l’aiutava a mescolare la polenta, benché rimproverato dalla loro madre, che non voleva che Giuseppe facesse lavori riservati alle donne.

Erano due figlioli che, avendo vissuto insieme pochi anni, prima che lui andasse a lavorare per il signore, non avevano imparato a riconoscersi come fratelli.

Il vero guaio si ebbe in una notte fresca e calda di maggio. La loro passione si consumò, finalmente, con la velocità di un fulmine che squarcia la notte limpida, ma ciò che rimase fu ben più pesante da nascondere e da giustificare.

Rosanna diede alla luce il frutto dell’incesto lontana da tutti e sola, anche la madre, unica depositaria del segreto, non aveva voluto aiutarla, aveva preferito andare in chiesa, a battersi il petto e a pregare per la salvezza delle loro anime.

Gioia era una bella bimba, sana, venne al mondo piangendo con una voce acuta e potente, con i pugnetti chiusi verso il cielo, quasi a volersi imporre già da subito, nonostante l’avessero messa a giocare un ruolo nascosto dalla società.

Rosanna, il giorno dopo il parto, uscì di casa prima che sorgesse l’alba, percorse i viottoli, tutti salite e discese, fino ad arrivare alla chiesa. Depose Gioia davanti alla porta.

Per fortuna era riuscita a nascondere la gravidanza alle voci. Per fortuna suo padre aveva fissato il giorno delle nozze con il carrettiere.

Non sarebbe più stata povera, in giugno si sarebbe sposata.

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] Braccianti.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: marie le bon