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Autore: ShopaHolic    25/07/2010    2 recensioni
Estate 2009. Dopo quattro anni dall’uscita di American Idiot, i Green Day sono tornati con un nuovo album, e il tour è finalmente alle porte. Ma se le cose non andassero esattamente come erano state previste? Se un improvviso imprevisto li costringesse a rimandare la partenza, e la cosa avesse ripercussioni serie sull'animo di Billie Joe Armstrong? E se fosse l'incontro fortuito con una curiosa ragazza dal nome evocativo e dal passato misterioso, totalmente estranea al suo mondo, a portare scompiglio nella vita di tutti?
Dal capitolo 20:
«Mi rendo perfettamente conto che è sbagliato, e che è un errore essere qui adesso. Ed è anche rischioso, considerando l’accanimento mediatico che c’è su di te ultimamente, ma ci sono persone che si sono sacrificate tanto, per me, affinché io fossi felice, e pur sapendo che queste persone non approverebbero mai quello che sto facendo, io sento che è quello che voglio. Io voglio sentirmi viva e felice. E non so per quanto durerà tutto questo, ma io mi sento così, adesso, e se anche dovesse finire tutto nel giro di cinque minuti, io sarò lo stesso contenta di averlo vissuto.»
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Adrenalina che non esplode e stanchezza che rimane

 
Quando Mike andò ad aprire la porta aveva ancora gli occhi lucidi e iniettati di sangue, i capelli erano tutti arruffati e sulla canottiera bianca che indossava era ben evidente una macchia rossastra all’altezza del petto, probabilmente la traccia di qualche alcolico che si era rovesciato addosso.
«Hai un aspetto orribile.» proferì Billie Joe Armstrong notando immediatamente le condizioni in cui si trovava il suo amico.
«Poco male. Tu è una vita che hai un aspetto orribile.»
«Spero almeno che ne sia valsa la pena. Passato una bella serata?»
«Ottima. Avresti dovuto esserci.»
Billie Joe alzò gli occhi al cielo. Ci sarebbe voluto ben altro che un paio di ciambelle e un cappuccino per fargli passare l’arrabbiatura. Certo, Mike era il suo migliore amico, eppure non aveva mai incontrato in vita sua qualcuno che fosse più permaloso di lui, mai.
«La vuoi piantare di tenermi il muso?»
«Io ti starei tenendo il muso?»
«Oh no, hai ragione, scusa: non avevo notato quel sorriso enorme che hai fatto appena mi hai visto.»
Il tono del frontman dei Green Day si era fatto sarcastico, e Mike non esitò a farglielo notare.
«Piantala tu, sei ridicolo.»
«Tu sei ridicolo.» ringhiò Billie Joe contro il suo migliore amico. «Lo so che pensi che sono incoerente, ma se è vero che arrabbiarsi e abbattersi non serve a niente, è pur vero che niente e nessuno ci impedisce di farlo, se questo ci fa sentire meglio. L’hai fatto tu e l’ho fatto anch’io. Quando è successo a te, però, ti ho fatto la paternale perché tu, l’altra mattina, stavi dando spettacolo davanti a tutti, cosa non molto carina se pensi che chiunque sa chi siamo, io invece mi sono chiuso in casa a farmi i cazzi miei e non ho rotto le palle a nessuno. Ti sta bene, come spiegazione?»
Il bassista rimase in silenzio, cacciando fuori un sospiro. Non aveva minimamente pensato a tutto questo, aveva dato per scontato che le parole di Billie, quella mattina, fossero state di semplice ammonimento, una sorta di terapia d’urto per far sì che non si gettasse nella rabbia e nello sconforto, senza fermarsi a riflettere che se il suo amico lo aveva rimproverato in quel modo, lo aveva fatto nel solo tentativo di calmarlo, di evitargli di dare di matto in quella maniera davanti a così tanta gente, senza pensare che quella stessa rabbia, quello stesso smarrimento, Billie Joe Armstrong lo stava provando anch’egli, proprio come lui.
«Vuoi entrare?» domandò Mike dopo alcuni secondi, alzando lo sguardo verso il suo amico in segno di resa.
«Magari.» rispose questo accennando un sorriso mentre l’altro si faceva da parte per farlo passare.
«Cos’è quel sacchetto?»
«Questo?» Billie Joe sollevò il braccio. «E’ solo... la colazione.»
Mike corrugò la fronte.
«Cappuccino, cornetti e, soprattutto, ciambelle.» gli spiegò. «Per iniziare bene la giornata, no?» e così dicendo sorrise, alludendo alla vera e propria passione del suo amico per le ciambelle che, sapeva, erano gli unici dolci a cui non riusciva proprio a resistere.
Il bassista soffocò una risata.
«Stai diventando pericoloso, amico, conosci troppe cose di me.» ammise poi, arrendendosi davanti all’evidenza: non poteva tenere il muso a quel nano.
«Cavolo, quanta gente avete chiamato ieri sera?» domandò improvvisamente il vocalist mentre tirava fuori i cappuccini e le ciambelle dalla busta, avendo notato solo in quel momento il numero spropositato di bottiglie di alcolici ammassate sul tavolo e, in parte, sul pavimento e sul divano del soggiorno.
«Mah, solo un paio di amiche...» rispose Mike con tono vago, portandosi una mano tra i capelli. «che hanno chiamato altre amiche...»
«Vedo... » mormorò Billie Joe con una lieve nota di divertimento nella voce e un sorriso malizioso stampato sulle labbra mentre tirava via un reggiseno di pizzo nero rimasto impigliato allo schienale della sedia accanto a quella dove era seduto. «Scommetto anche che Frank abbia insistito per riaccompagnarle a casa.»
Le pupille di Mike si mossero rapidamente, disegnando un cerchio. 
«Veramente no, non proprio.» rispose mentre si mordicchiava la parete interna di una guancia, e così dicendo invitò il suo amico, con un cenno del capo, a seguirlo fin in fondo al corridoio, dove si fermò davanti a una porta che Billie Joe sapeva essere quella del bagno.
«Il bagno di casa Pritchard è lieto di presentarle l’episodio più umiliante della vita di Trè Cool.» annunciò platealmente un attimo prima di abbassare la maniglia, ricevendo come risposta uno sguardo interrogativo da parte del suo amico. Entrando nella stanza, le narici del chitarrista furono immediatamente colpite dal pungente odore che saturava l’aria: un’accozzaglia di fumo, alcol e feromoni. Billie Joe Armstrong arricciò il naso.
«Ma che diavolo...»
Sussultò notando diverse bottiglie di alcolici sul pavimento, alcune delle quali, non completamente vuote, avevano riversato a terra il loro contenuto. Tutto ciò, però, fu niente in confronto a quello che notò immediatamente dopo. Alla sua destra, infatti, semiseduto all’interno della gigantesca vasca da bagno bianca, con la testa reclinata all’indietro e una striscia di saliva che gli colava dalla bocca spalancata, Frank Edwin Wright III dormiva beatamente, russando come un maiale. La camicia rossa era aperta e stropicciata, e lasciava una visuale completa del petto e della pancia, decisamente lievitata negli ultimi anni. Non indossava i pantaloni, ma semplicemente un paio di boxer talmente colorati che avrebbero fatto inorridire persino Arlecchino.
«Incredibile: quest’uomo non ha più un briciolo di dignità.»
«E quando mai ne ha avuta?»
Il vocalist sorrise divertito, mentre automaticamente si facevano largo nei suoi pensieri tutta una serie di ricordi. Quando era giovane era capitato anche a lui, e diverse volte, di ritrovarsi completamente fatto, ubriaco come una spugna e praticamente nudo all’interno di una vasca da bagno, eppure erano anni che non assisteva più a una scena del genere, più o meno da quando aveva incontrato Adrienne, l’aveva sposata ed era diventato padre di Joey e Jakob. Da quando aveva messo la testa a posto, in sostanza.
Si avvicinò ulteriormente alla vasca e vi si piegò davanti, sulle ginocchia.
«Da quant’è che sta qui dentro?»
Mike si prese il mento tra due dita.
«Beh, considerando che quando, verso le sei e mezza, le ragazze se ne sono andate lui era già lì che dormiva, direi parecchio.»
«Così tanto?» Billie Joe sgranò gli occhi.
Com’era possibile -si chiese- che riuscisse a stare così tanto tempo a dormire dentro una vasca da bagno? Ricordava una delle volte in cui era successo a lui: si era svegliato dopo nemmeno due ore con un terribile torcicollo e un gran mal di schiena.
Mike si strinse nelle spalle, alzando il mento in direzione dell’amico dormiglione.
Il messaggio era chiaro: «È Trè Cool, amico, riuscirebbe a dormire anche in piedi e con qualcuno che gli suona la batteria nelle orecchie.»
Ricordandosi poi del cappuccino e delle ciambelle che lo attendevano ancora sul tavolo del soggiorno, propose a Billie Joe di tornare nel salotto.
«E Frank?»
Mike lanciò un’occhiata distratta in direzione del batterista.
«Lasciamolo lì, prima o poi si sveglierà.»
I cappuccini non si erano ancora freddati, notò Billie Joe mentre inghiottiva il liquido cremoso e amarognolo. Diede un morso a un cornetto e afferrò una delle bottiglie ammassate a un angolo del tavolo, rigirandosela tra le mani.
«E insomma, a quanto pare vi siete dati alla pazza gioia.»
Mike si strinse nelle spalle e scosse la testa, mandando giù un boccone della sua ciambella.
«Forse Frank.» minimizzò. «Io ho solo bevuto un goccetto e fumato un paio di canne.»
Billie Joe corrugò la fronte. I termini “un goccetto” e “un paio” non facevano parte del vocabolario dei Green Day.
«Mike, c’è un numero spropositato di bottiglie vuote, c’è un reggiseno di pizzo e c’è Frank, di là, che sta dormendo mezzo nudo nella vasca da bagno.» gli fece presente tenendo il conto con le dita, per poi aggiungere sorridendo: «In tutto questo tu hai il coraggio dirmi che hai soltanto bevuto un goccetto e fumato un paio di canne? Dimmela tutta.»
Il bassista alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
«Forse non ho bevuto solo un goccetto.» ammise. «Però se stai alludendo a qualcos’altro, sappi che non ho messo le corna a Brittney.»
Si sentì incredibilmente orgoglioso di sé stesso, mentre pronunciò quelle parole, ripensando al modo in cui aveva trascorso la serata nel momento in cui il suo amico si era chiuso in bagno con le ragazze. Ce ne era una, tra quelle,che non aveva seguito Frank e le altre, ed era rimasta tutto il tempo lì con lui sul divano, a bere e chiacchierare come due vecchi amici. Aveva venticinque anni e la pelle scura, i suoi genitori erano emigrati dall’America Latina più di trent’anni prima. Era una ragazza sveglia, Mike se ne era accorto subito. Lavorava part-time come commessa in un supermercato e nei finesettimana arrotondava con gli strip-tease per potersi permettere la retta del college, ma nonostante questo non aveva mai permesso a nessuno dei suoi clienti di allungare troppo le mani o di portarsela a letto. Rimaneva in bilico sul sottile filo che divide la necessità di denaro dallo squallore vero e proprio, senza mai arrivare a oltrepassarlo. Quella che aveva avuto con quella ragazza era stata forse la conversazione più interessante che avesse avuto da una decina di anni a quella parte.
Billie Joe sollevò le mani in segno di resa e accennò un sorriso prendendo un altro sorso del suo cappuccino. Era contento di constatare che anche il suo amico aveva messo la testa a posto, che non commetteva stronzate che avrebbero potuto compromettere anche la storia con Brittney.
«Sai che è proprio buona?» domandò improvvisamente Mike dopo diversi secondi di silenzio in cui era riuscito a farsi fuori l’intera ciambella. «Dove le hai prese?»
«In un bar che ho scoperto per caso.» rispose l’altro senza aggiungere ulteriori particolari. «Mi sono svegliato presto e visto che non riuscivo più a prendere sonno, sono andato a fare un giro, poi ho visto le ciambelle...»
«Stai diventando uno di quegli sfigati che si svegliano alle sei di mattina anche d’estate?»
Billie Joe soffocò una risata.
«No, no. Non c’è pericolo. È stato solo un caso.»
Mike prese un ultimo sorso del suo cappuccino e approfittò di quell’attimo di confidenza per porgere al suo amico una domanda che gli premeva sulla bocca dello stomaco da quando gli aveva fatto quel discorso pochi minuti prima, non appena lui aveva aperto la porta di casa.
«Billie, tu stai bene?»
Il frontman dei Green Day rimase con il bicchiere attaccato alle labbra, torturandone il bordo con i denti.
«Perché me lo chiedi?»
«Perché dal modo in cui hai reagito a tutta questa storia sembrava che tu l’avessi presa bene, sicuramente meglio di noi.» spiegò tenendo fisso lo sguardo su di lui. «Poi all’improvviso ti chiudi in casa e ti rifiuti di uscire, vieni qui a farmi l’ennesima paternale, e io scopro che in realtà tu non l’hai presa bene affatto.»
Billie Joe staccò il bicchiere ormai vuoto dalle labbra, rigirandoselo tra le mani senza mai distogliere lo sguardo dalle sue dita.
«È stato strano.» ammise con voce mesta, corrugando la fronte. «Era tutto pronto, dovevamo solo partire.»
«Questo lo so.»
Il chitarrista alzò lo sguardo dal bicchiere e lo rivolse al suo amico, accennando un sorriso lieve.
«Se è per questo, tu sai anche quanto io abbia bisogno dei nostri fan, del nostro pubblico.»
L’altro annuì senza interromperlo.
«Sono la mia valvola di sfogo, lo sai: la stanchezza diventa adrenalina prima di ogni concerto, e poi cresce, cresce, cresce, fino a che non ti trovi catapultato sul palco, di fronte a loro. Quella è la vera apoteosi: in quei momenti mi sembra di non capire più niente, è come se non ragionassi più, mi sento come sul punto di esplodere. È una sensazione così grande che credo che nessun tipo di droga, per quanto potente, possa riuscire minimamente a equipararla. Forse è il caso di dire che è proprio questa, la droga più potente, capisci? Proprio come una droga, l’effetto che ti dà e fantastico finché sei lì a goderti il momento,  e anche quando finisce, nei momenti immediatamente successivi. Poi però la stanchezza torna, e anche tanto forte. Te ne accorgi quando ti infili a letto e poggi la testa sul cuscino.»
Mike incurvò gli angoli delle labbra verso l’alto.
«È  vero.»
«È vero...» ripeté Billie Joe. «Però quando poi ti alzi, il giorno dopo, e devi preparare la scaletta per un nuovo concerto, la stanchezza diventa adrenalina un’altra volta.»
«È un circolo vizioso.»
L’altro annuì.
«Proprio quello.» abbassò lo sguardo cacciando fuori un sospiro silenzioso. «Penso che la mia reazione sia stata dovuta al fatto che io ero già carico di adrenalina da mesi, per questo tour, e vedermelo annullare così all’improvviso è stata una gran bella botta.»
Il suo sguardo tornò a Mike.
«Il meccanismo si è inceppato di colpo: l’adrenalina mi è rimasta tutta dentro e, anzi, piuttosto che esplodere come nei concerti, è diventata di nuovo stanchezza... e a questo punto credo che sia stata questa, ad esplodermi dentro. Mi ha buttato giù.»
«Capisco.» annunciò il bassista accennando un sorriso comprensivo.
Ora che gli aveva chiarito ogni cosa, poteva capire davvero la reazione che aveva avuto il suo amico. Lui stesso non aveva preso bene quello che era successo, ma era contento di notare che tutto ciò non aveva compromesso quanto di più importante ci fosse in gioco, la loro amicizia. Il tour era stato annullato, ma loro, i Green Day, erano ancora lì, ancora insieme, ancora con la voglia di affrontare i problemi, di sopportarsi, di aiutarsi. E se anche avessero dovuto aspettare l’eternità prima di tornare ad esibirsi dal vivo, l’avrebbero sicuramente fatto, ma una cosa era certa: niente e nessuno avrebbe mai potuto rompere l’amicizia che li legava.
«Certo, avere la casa vuota, poi, non è che aiuti molto a distrarsi...» confidò Billie Joe dopo alcuni istanti di silenzio.
«Perché non ti trasferisci qui anche tu? Mi sembra inutile dirtelo, dovresti saperlo da te che non ci sarebbe nessun problema, anzi.»
Billie Joe scosse la testa.
«Lo so che non ci sarebbero problemi -e infatti puoi stare certo che verrò molto spesso a trovarvi- però preferisco restare a casa mia.»
L’espressione di Mike si fece vagamente perplessa.
«Sto bene, adesso.» mise in chiaro l’altro in risposta a ciò che il suo amico aveva solo pensato. «Sto bene davvero, non preoccuparti. La stanchezza che avevo... l’ho sfogata tutta ieri sera. Puoi stare tranquillo.»
Mike annuì un po’ più convinto.
Billie Joe gli sorrise amichevolmente, abbassando lo sguardo sull’orologio che aveva al polso. Gli tornò in mente solo in quel momento che il loro amico era ancora nella vasca da bagno a dormire.
«Che dici, andiamo a svegliare Frank?»
Mike storse la bocca in un espressine pensierosa, fissando il soffitto bianco. Ripensò all’immagine del suo amico nella vasca da bagno con quei tremendi boxer colorati e la saliva che gli colava lungo il mento.
«Mah, naaa
Entrambi scoppiarono a ridere di cuore.
 
[Continua

Capitolo revisionato il 04-03-12

   
 
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