Total Eclipse Of the Heart
L'amore
è come un sigaro: se
si spegne, lo
puoi riaccendere, ma
non ha più lo stesso sapore
(Archibald
Wavell)
Si fermo’
dinanzi allo specchio, indecisa, con le mani chiuse in due severi
pugni.
Strinse a se’ il
trench giallo chiaro, che suo marito odiava, premette le labbra l’una contro
l’altra assumendo un’espressione contrita, o piu’ semplicemente impaurita.
Controllo’ di avere le chiavi e la bacchetta con se’ e tiro’ un lungo
respiro.
L’indirizzo lo
sapeva, c’era ben poco da indugiare.
Sfilo’ il
bigliettino dalla tasca e lo guardo’ ancora una volta, come faceva sempre dal
giorno in cui l’aveva letto per la prima volta.
“Ti
amo”
Chissa’ se nei
suoi occhi avrebbe trovato ancora un briciolo d’amore.
C’aveva
riflettuto ore, giorni, settimane. A come suo marito avrebbe potuto prenderla, a
quante porte le sarebbero state sbattute in faccia, alla sofferenza delle sue
figlie.
I sensi di colpa
continuavano ad assalirla meschini ed incontrollabili.
Aveva deciso che
gli avrebbe parlato, solo quello. Nulla di piu’. Voleva sapere qualcosa in piu’
di lui, anziche’ leggere quei trafiletti sulla Gazzetta. Voleva sapere di lui e
Astoria.
Si controllo’
ancora una volta e sfilo’ la fede dalle dita, riponendola in borsa. Sapeva di
andare incontro ad un grande errore, ma non poteva fare a meno di lasciar
scivolare via quell’anello che costituiva un ostacolo, una costrizione. Fonte di
altri sensi di colpa.
Chiuse gli
occhi, le si accartoccio’ lo stomaco per qualche attimo per via della
smaterializzazione e poi li riapri’.
Malfoy Manor si
ergeva dinanzi a lei in tutto il suo splendore.
Sorrise
amaramente pensando che i suoi avvocati avevano persino evitato che la casa
venisse pignorata.
Prese un lungo
respiro e si diresse alla porta d’ingresso.
Non sapeva chi
l’avrebbe accolta, e se l’avrebbe fatto qualcuno.
Con le mani
tremanti e tentennanti busso’ alla grande porta di ciliegio e non pote’ fare a
meno di notare una A ed una D intarsiate nell’elegante
legno.
Indietreggio’,
pensando di darsi alla fuga ma la porta si apri’.
Un uomo, con il
volto segnato dalle rughe apri’ la porta, affacciando appena il capo. –Non sono
ammessi giornalisti, signorina-
-Non sono una
giornalista- balbetto’ Hermione rendendosi conto di quanto la voce stesse
venendo a mancare. –Sono Hermione Granger, vorrei vedere Draco Malfoy, se e’ in
casa-
-Controllo,
aspetti qui- disse l’uomo, probabilmente il maggiordomo sparendo dalla porta e
lasciandola sola sul palchetto antistante l’ingresso.
-Il signor
Malfoy mi ha detto di dirle che e’ in casa ma non ha desiderio di vederla, mi
dispiace- disse l’uomo riapparendo dopo qualche minuto.
Hermione
spalanco’ la bocca e poi la richiuse. Si schiari’ la gola e disse. –La prego,
gli dica che e’ importante, che vorrei parlargli-
-Signorina io..-
mormoro’ il maggiordomo.
-La prego-
sussurro’ Hermione abbassando lo sguardo.
-Bene- concluse
il maggiordomo per poi sparire di nuovo.
Hermione
incrocio’ le mani, quasi in segno di preghiera.
La porta si
spalanco’. –Puo’ entrare, la aspetta nel salottino. Prego, mi dia il
cappotto-
Hermione sorrise
debolmente e fece segno di no col capo. –Lo tengo con me-
Il maggiordomo
scrollo’ le spalle e la lascio’ passare.
La donna si
guardo’ intorno, non sentendosi piu’ a suo agio in quei lunghi corridoi, dal
soffitto alto e le mura piene di dipinti e ritratti.
Si fece strada
verso il salotto e si fermo’ esitante sulla soglia.
-Prego, Granger,
entra- soffio’ una voce dall’interno.
Hermione avanzo’
nella stanza e lo vide seduto su una poltrona crema con le gambe accavallate che
leggeva un libro.
-Draco..-
bisbiglio’ lei. Lui alzo’ il capo e le indico’ un posto a sedere, esattamente
davanti a lui.
-Dimmi- disse
lui chiudendo il libro. –Cosa ti porta qui dopo undici
anni?-
-Io.. ecco…
volevo sapere come stavi- tento’ lei sorridendo
lievemente.
Sul volto di
Draco si dipinse un’espressione marmorea, quasi assente, come se il suo sguardo
osservasse qualcosa alle sue spalle di molto piu’
interessante.
-Molto bene,
grazie. Il mio medico dice che godo di ottima salute- rispose lui inarcando
gravemente un sopracciglio.
-Ho letto il
biglietto, l’ho letto solo un mese fa- aggiunse Hermione. –Non avevo mai avuto
il coraggio di aprire quella busta-
-Ah- seppe dire
lui rivolgendo lo sguardo al camino che scoppiettava
allegramente.
-Mi dispiace,
Draco, ho sbagliato. Lo riconosco. Te ne do atto, probabilmente sono
imperdonabile. Anzi sicuramente lo sono- disse lei sporgendosi in avanti verso
di lui.
Lo sguardo di
lui guizzo’ velocemente sulle sue mani, incespicando sulle dita. –Credevo fossi
sposata con Weasley. Ma non ti sei fatta annunciare ne’ come signora Weasley,
ne’ indossi una fede-
-Non mi sono
ancora abituata- si giustifico’ lei arrossendo.
-Non ho ancora
capito il motivo della tua visita- le disse quasi con tono
d’accusa.
-Draco, volevo
rivederti. Sapere come stavi. Scusarmi-
-Bene, hai fatto
tutte e tre le cose. Roger potra’ guidarti verso l’uscita- disse lui
assottigliando lo sguardo.
-Te ne prego,
non trattarmi cosi’. Cosa dovevo fare? Non e’ stata interamente colpa mia! Ron
mi ha chiesto di sposarlo ed il si’ era solo una formalita’, per tutti, tutti i
presenti. Tutti se lo aspettavano da me!- strillo’ lei agitandosi sulla
poltrona.
-Anche io-
aggiunse lui con voce calma. –Eppure nella mia mente ti avevo dipinto diversa.
Ti avevo fatto piu’ coraggiosa-
Hermione
abbasso’ lo sguardo e noto’ una foto di Draco e della moglie. Si chino’ per
guardarla poi rivolse lo sguardo verso l’uomo. –La ami?-
-Mi ci trovo
bene- rispose lui senza scomporsi per la repentinità della domanda. –E
tu?-
Hermione
spalanco’ gli occhi per una frazione degli occhi poi chino’ lo sguardo. –Mi ci
trovo bene anche io-
-Ho saputo che
hai avuto due bambine- disse lui con aria vaga.
Lei sorrise
notando che era proprio conversazione quella che tentava di fare
lui.
-Si’, ora sono a
Hogwarts- disse lei in un sorriso orgoglioso pensando alle sue due
gemelle.
-Gryffindor,
immagino- replico’ lui in un sorriso cupo.
-Ti sbagli-
ribatte’ lei scuotendo il capo. –Ravenclaw e Slytherin-
Il volto di lui
si incupi’. –Non e’ che una e’ mia figlia?-
Hermione scuote’
il capo. –E tu? Figli?-
-Nessuno. Non ho
ancora capito perche’ lo stai facendo-
-Cosa?-
-Cercare di
essere gentile, venire qui, sbattermi davanti la tua vita come se me ne
fregasse- sbotto’ lui arcigno. –Saro’ franco. Ho impiegato i giorni ad Azkaban
pensandoti, cercando di distruggerti. E indovina? Ce l’ho fatta. Non potrai mai
comprendere l’umiliazione di non vederti quel giorno, di sapere che tu sposavi
un altro, quell’altro tra
parentesi-
-Io non ce l’ho
fatta- bisbiglio’ Hermione. –Per undici anni, ogni giorno ti ho dedicato un
attimo, con la paura di dimenticarmi tutto-
-Non sono qui
per curare la tua debolezza- disse lui con astio evidente. –Che cosa vuoi,
Granger? Cosa ti aspettavi? Che ti lasciassi entrare, che corressi ad
abbracciarti e baciarti tutta?-
-Non sono venuta
qui per tradire mio marito- ammise lei aggrottando le sopracciglia. –E nemmeno
per complicarti la vita-
-Bene- taglio’
corto lui. –Allora sai dov’e’ l’uscita-
Hermione
impettita si alzo’ e scuote’ il capo. –Sai cosa mi ha incoraggiato a venire
qui?-
-Cosa?- domando’
Draco alzandosi per accompagnarla alla porta. Elegante anche nella sua
scortesia.
-Sulla Gazzetta
del Profeta c’era un articolo su di te. Avevi detto che non avevi nessuno al tuo
fianco, eri solo e che l’unica persona che poteva stare al tuo fianco ti aveva
abbandonato- disse Hermione schiarendosi la voce. –Ero io quella
persona?-
-Pero’, sei
perspicace. Temevo che il matrimonio con un Weasley ti avrebbe dimezzato i
neuroni- rispose lui fissando il vuoto.
Lei gli prese il
volto fra le mani, stringendolo appena. Ma lui non oppose
resistenza.
-Hai detto che
non volevi tradire tuo marito- soffio’ lui aggressivo.
-Non volevo
abbandonarti- singhiozzo’ Hermione.
-Le lacrime con
me non attaccano, Granger- replico’ lui posando una mano su quella di
Hermione.
-Io ti ho amato
tantissimo, Draco, e ti amo tutt’ora dentro di me- ammise lei stringendo la
presa.
Anche lui
strinse la presa sulla piccola mano della donna.
-I miei
sentimenti per te sono gli stessi di quando ti scrissi quel biglietto, eppure ho
costruito una barriera, una cortina di ferro. Tu devi starne fuori, fallo per
me. Fallo per i nostri coniugi e per i tuoi figli. Fallo per te stessa- disse
lui staccando le mani di lei dal suo volto ma continuando a stringergliele. –La
cosa peggiore che puoi fare con un amore e’ riprenderlo all’improvviso, dopo
troppo tempo. Non avra’ piu’ lo stesso dolce sapore di un tempo. Sapra’ di
qualcosa di amaro, di aspro. Sapra’ di rimpianti e
rimorsi-
-Io..-mormoro’
Hermione.
-Lasciami
finire- disse lui premendo la sua fronte contro quella della ragazza e
puntandole i suoi occhi grigi contro. -Io voglio vederti felice, non voglio la
tua infelicita’. E non posso permettermi di rovinarti la vita. Stammi lontano,
brucia quel biglietto, fai qualunque cosa. Stai lontana da questa casa, non
metterci piu’ piede perche’ sai che ti lascero’ entrare ogni
volta-
-Non posso-
disse lei con la voce rotta dalle lacrime. –Ogni notte, quando cerco di dormire
cerco la tua schiena, cerco te nel letto. E se chiudo gli occhi e’ peggio, ci
sei sempre tu. So di aver sbagliato e so che non posso tornare indietro per
rimediare..-
-Ma sai anche
che e’ troppo tardi per cambiare il corso delle cose- la interruppe lui. –E lo
so anche io. Per questo non ti ho mai cercato-
Lei lo guardo’
boccheggiando per qualche istante. –Ti amo, Draco-
Lui le strinse
dolcemente le mani. –Anche io, Hermione- disse lasciandola spiazzata.
Non l’aveva mai chiamata per nome, nemmeno quando facevano l’amore. –Ma non
posso-
Lei annui’ e
lascio’ che lui allentasse la presa.
-Dunque, addio?-
chiese lei incassando il colpo.
Lui annui’ col
capo lentamente e le prese il capo fra le mani. Poso’ le sue labbra sulla fronte
e sorrise debolmente. –Addio, Granger-
Le labbra di lui
scesero lungo il suo volto, esitando un attimo, facendole avvertire il calore
del suo respiro contro la sua pelle. Poi sfiorarono le labbra di lei. Si
posarono leggere, per qualche secondo.
Lei gli strinse
la mano e riapri’ gli occhi. Tremava tutta. –Addio, Malfoy-
Si volto’ ed
usci’ velocemente chiudendo la porta con violenza
improvvisa.
Il corridoio di
Malfoy Manor era silenzioso.
Draco strinse la
mano che gli aveva stretto, bruciava, proprio come un
tempo.
Il maggiordomo
affianco’ Draco. –Non avrebbe mai dovuto lasciarla entrare, signor Malfoy, se
posso permettermi-
Lo sguardo di
Draco era fisso sul punto in cui lei era sparita. –Lo so, ma ero troppo curioso
di vedere fino a che punto avrei potuto resistere-
-E?- domando’
l’uomo cercando lo sguardo del suo amato padrone.
Draco non
rispose. Chiuse gli occhi, sentendo improvvisamente il dolce odore di lei
insinuarsi prepotentemente nelle sue narici. –E undici anni sono stati
cancellati in un attimo-
Il maggiordomo
rimase in silenzio.
-Roger, mi
faresti un caffe’ corretto, per piacere? Molto corretto- disse continuando a
fissare quel punto.
-Certo, signor
Malfoy- disse allontanandosi.
Draco rimase li’
per qualche altro minuto poi si mosse, sospiro’ e si diresse verso la lunga ed
elegante scalinata.
Sali’
velocemente le scale.
Apri’ la prima
porta sulla destra.
Una donna dagli
occhi verdi lo guardo’. –Oh, Draco. Pensavo stessi ancora nel tuo
studio-
-No, Astoria, ho
appena finito- sorrise debolmente lui mentre lei gli baciava la guancia.
-Era lei, vero?
Ho sentito delle voci. Era lei, non e’ vero?- chiese Astoria quasi in un
singhiozzo.
-Non c’e’ mai
stato nessuno- menti’ lui con il volto irrigidito.
-Beh, se c’e’
stato- lo ignoro’ lei risiedendosi dinanzi allo specchio. –Spero che se ne sia
andato per sempre, questa
volta-
Astoria sapeva
tutto, lo aveva sempre saputo, e l’aveva sopportato con
pazienza.
Sospiro’
guardandosi allo specchio, riacquistando il suo sorriso calmo e sereno e prese a
spazzolarsi i capelli, poi lo guardo’ con uno sguardo tenero. –Credi che stia
male con i capelli tirati indietro?- gli chiese con voce
pacata.
-No, stai molto
bene invece- rispose Draco e si diresse verso la porta. –Vado di nuovo nello
studio-
Astoria annui’ e
continuo’ a spazzolarsi come se nulla fosse accaduto.
Rientro’ nel suo
salotto e trovo’ il maggiordomo ad attenderlo con il suo caffe’
corretto.
-Grazie Roger-
disse prendendo il bicchiere fra le mani e vuotandone il contenuto velocemente.
Poi si sedette ed inizio’ a fissare il fuoco. –Vorrei non vedere nessuno oggi,
annulla tutti gli appuntamenti del pomeriggio-
-Signor Malfoy,
c’e’ anche sua madre- tossicchio’ il maggiordomo.
Draco gli
rivolse uno sguardo cupo. –Cancella anche io, voglio stare un po’ da
solo-
Roger annui’ e si allontano’ scuotendo il capo fra se’ e se’.
Hermione era
nella stanza. Guardava quel biglietto. Si’ l’avrebbe bruciato, avrebbe seguito
il suo consiglio. Era per il bene di entrambi. Prese la bacchetta e la punto’
contro il biglietto. Poi si ricordo’ del medaglione, quello che lui le aveva
regalato tempo addietro.
Lo strinse fra
le mani, ma poi lo ripose nel cassetto. Era appartenuto alla signora Malfoy in
gioventu’, la donna piu’ amata da Draco. Decise che gliel’avrebbe spedito a
casa, tramite un Barbagianni.
Guardo’ il
biglietto e sospiro’. Dopo qualche secondo la carta prese fuoco,
accartocciandosi e ripiegandosi su se’ stessa.
Ron, appoggiato
allo stipite della porta, osservo’ la scena. Lei non l’aveva visto ma lui la
stava guardando da tempo.
Tiro’ un lungo
respiro. Era arrivato il momento dunque. Lui aveva sempre saputo, nonostante lei
non gliel’avesse mai detto.
Sorrise
debolmente. Ed ando’ via, non volendo essere visto dalla
moglie.
-Dov’e’ mamma?-
chiese una piccola bambina dai capelli ramati e gli occhi verdi.
–Mamma adesso
non puo’ venire, tesoro- sorrise Ron prendendola fra le braccia. –Sta facendo
una cosa molto importante-
La bambina
annui’ e si lascio’ portare nella cameretta. -Che ne dite di studiare un po’?-
propose Ron sorridendo e passandole una mano sul volto ancora
paffuto.
Chiuse la porta
e torno’ dinanzi a quella di Hermione.
La donna alzo’
lo sguardo cupo. –Ciao tesoro- disse abbozzando un
sorriso.
Lui sorrise e si
sedette al suo fianco. –Sono contento che finalmente tu abbia bruciato quella
lettera-
Lei trasali’ e
lo guardo’ sgranando gli occhi. –L’ho sempre saputo- spiego’ l’uomo stringendole
una mano. –Ma non importa, l’importante e’ che finalmente hai deciso di chiudere
ogni porta. Ci sono io al tuo fianco-
-Ron…io… mi
dispiace- bisbiglio’ lei sentendo gli occhi appannarsi di
nuovo.
Lui le strinse
la mano con ancora piu’ energia e tenerezza. –Non importa, ho
detto-
Le circondo’ la
vita con un braccio e la strinse a se’ baciandole teneramente la fronte.
Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
Nothing I can do
A total eclipse of the heart
Once upon a time there was light in my life
But now there's only
love in the dark
Nothing I can say
A
total eclipse of the heart
(Total Eclipse Of The Heart – Bonnie
Tyler)
Okay, lo
ammetto. Anche io avevo voglia di fare un sequel, (In tutta sincerita’ avevo
gia’ iniziato ad abbozzarlo) non potevo reggere che i due non si vedessero,
quindi incoraggiata ho scritto del loro incontro.
Spero vi piaccia
anche se non ha un gran lieto fine.
Mi e’ piaciuto
scrivere moltissimo delle reazioni dei rispettivi coniugi, la silenziosa
sofferenza di Astoria mascherata dietro la superficialita’ e la dolce
arrendevolezza di Ron. Li ho voluti
immaginare cosi’.
Il titolo e’
quella della canzone di cui ho riportato un pezzo alla fine, credo che si addica
molto alla storia.
Ditemi un po’
che ne pensate (:
Alice.