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Autore: Justice Gundam    24/09/2005    7 recensioni
Ecco la mia prima storia dedicata a Digimon! Dopo la sconfitta dell'Imperatore, nuovi oscuri pericoli incombono su DigiWorld... riusciranno i Digiprescelti della nuova e della vecchia generazione a respingere questi nuovi (e vecchi...) nemici e salvare il Mondo Digitale? Leggete e commentate!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Digimon Adventure 02 Reload-14

Digimon Adventure 02 Reload

Una fanfiction di Digimon scritta da: Justice Gundam

 

Justice: E ci rivediamo di nuovo! E’ passato un po’ di tempo, me ne rendo conto, ma gli esami mi hanno ancora rotto un po’ le scatole! Comunque, per un po’ adesso dovrei essere libero, e mi posso dedicare senza intoppi a questa fanfic!

 

Yamato: Ne siamo lieti. Allora, in questo capitolo ti concentrerai su noi del vecchio gruppo, mi pare di aver capito…

 

Justice: Sì, questo è il capitolo in cui voi accederete al santuario di Azulongmon, per dimostrare di essere ancora degni delle vostre Crest! Siete pronti a sostenere la prova?

 

Taichi: Certo, ma prima… credo che abbiamo un po’ di recensioni a cui rispondere. Comincio io, se permettete!

 

Justice: Prego!

 

Taichi: Grazie! Allora, qui abbiamo il buon vecchio Killkenny, che fa i suoi soliti, e bene accetti, commenti sugli avvenimenti del capitolo precedente. Grazie ancora, e… no, le info che hai letto sull’analisi di BlackWarGreymon nel chappy precedente non si riferiscono ad una fanfiction, ma al videogioco ‘Digimon World 3’, in cui il nemico principale è appunto questa organizzazione di hackers e terroristi informatici chiamata A.o.A. Stando alle informazioni che l’autore ha, sei Digimon malvagi, due Ultimate e quattro Mega tra cui appunto un BlackWarGreymon, fanno parte dei membri di alto rango di questo branco di criminali.

 

Mimi: A Miele, grazie dell’entusiasmo con cui ci segui… ed ecco a te il capitolo 14! Non ti preoccupare, Justice continuerà a scrivere ancora parecchio su Digimon… questa saga è appena iniziata! Per quanto riguarda riunire il gruppo… beh, dovrebbe avvenire abbastanza presto… forse già nel prossimo capitolo!

 

Sora: Per la mia omonima, Sora89… anche a te i nostri più sentiti ringraziamenti per la tua recensione. Spero che questo capitolo, incentrato su noi della vecchia guardia, non ti deluda! E, sì, l’autore ha seguito il primo episodio di Witch… gli è piaciuto, ma il doppiaggio e la caratterizzazione di Cornelia (la sua Witch preferita dopo Irma) non lo hanno convinto più di tanto…

 

Takeru: Infine, a Francesca Akira… beh, senza fare spoiler, ti posso dire che, in ogni caso, ora come ora non abbiamo possibilità contro BlackWarGreymon. Certo, se noi riuscissimo a recuperare le Crest, forse lo scontro sarebbe più equilibrato… ce la faremo? A te il piacere di scoprirlo in questo capitolo! 

 

Justice: Ok, ragazzi… a proposito, una domanda dall’autore ai lettori… qualcuno di voi sa a quale punto cardinale corrisponda il Drago (Seiryu) nella mitologia giapponese? Se all’Est o all’Ovest? Sono sicuro che la Tigre (Byakko) rappresenta il Nord, e la Fenice (Suzaku) il Sud… ma sul Drago e sulla Tartaruga non sono sicuro al 100%. Ringrazio chiunque mi possa dare qualche delucidazione, e il motivo di questa domanda… lo vedrete in questo capitolo, che vi farà una rivelazione che penso coglierà molti di sorpresa! Per ora, vi auguro buona lettura, e mi raccomando, recensite!

 

**********

Capitolo 14 – Il santuario di Azulongmon

 

Era calata la notte sul Mondo Digitale, e la foresta all’estremo Ovest del continente era immersa nell’oscurità, illuminata soltanto da una falce di luna calante e dalle migliaia di stelle che punteggiavano il cielo, la cui luce si faceva comunque strada a fatica tra i rami e le folte chiome degli alberi. Una leggera brezza contribuiva a rinfrescare l’aria e alleviava il calore di quella nottata estiva. Tutto il bosco sembrava immerso nella pace e nella tranquillità, e gli unici rumori che infrangevano il silenzio della nottata erano il fruscio delle foglie, e l’occasionale frinire di qualche grillo o cicala. Era davvero un quadro iddilliaco, che però contrastava fortemente con il caos che si agitava all’interno di DigiWorld… e le emozioni che si agitavano nei cuori dei Digiprescelti, chiamati ad affrontare una delle più grandi prove della loro vita.

 

In quel momento, in una radura, tutti i ragazzi e i loro Digimon stavano dormendo, avvolti nei loro sacchi a pelo disposti attorno ad un falò ormai quasi spento. A vegliare su tutti c’era Andromon, il massiccio Digimon robotico che, assieme a Leomon e ad Ogremon, si era offerto di accompagnare i ragazzi nel loro viaggio alla ricerca delle Crest. I suoi infaticabili sensori scandagliavano ogni secondo l’area attorno al gruppo, cercando di individuare fonti di calore o movimenti inusuali che avrebbero potuto significare la presenza di ospiti poco desiderabili. Gli altri due Digimon stavano anche loro riposando, un po’ più in là rispetto al gruppo dei Digiprescelti: sia Leomon che Ogremon dormivano sulla nuda terra, avendo declinato l’offerta di Taichi e Yamato di usare i loro sacchi a pelo. Anche nel sonno, il Digimon leonino non perdeva il suo aspetto nobile e composto, mentre Ogremon… considerando quanto fragorosamente russava e si agitava nel sonno, non sorprendeva che Leomon si fosse scelto un giaciglio un po’ lontano da lui!

Tuttavia, non per tutti il sonno era tranquillo: Mimi Tachikawa, l’allegra e spontanea Digiprescelta della Sincerità, e la sua partner Palmon erano riuscite a dormire soltanto per qualche breve spezzone, e per la maggior parte del tempo (a proposito, quanto tempo era passato da che si erano accampati? Ormai ne avevano perso la cognizione…) erano rimaste sveglie ad osservare il cielo terso, perse nei propri pensieri. L’ansia per ciò che le aspettava l’indomani impediva loro di chiudere occhio a lungo, per quanto si sforzassero.

 

Gettando un’occhiata ai suoi compagni di viaggio, che sembravano tutti profondamente addormentati, Mimi sospirò. “Accidenti, quanto invidio Taichi-san e gli altri… immagino che anche loro siano preoccupati come me… però loro riescono a non farsi influenzare più di tanto, io no…” pensò tra sé. Poi, i suoi pensieri andarono nuovamente ai suoi genitori e ai suoi amici a New York, dove si era trasferita: chissà quanto erano preoccupati per la sua scomparsa!

“Come va, Mimi? Anche tu non riesci a dormire, vero?” chiese Palmon, rendendosi conto dell’irrequietezza della sua partner umana.

La ragazzina dai capelli rosa sospirò nuovamente, volgendosi al piccolo Digimon vegetale. “Sigh… purtroppo no, Palmon… continuo a pensare a cosa ci attende domani nel tempio di Azulongmon, e se saremo in grado di recuperare le nostre Crest… e poi, continuo a pensare ai miei genitori… avevo promesso loro che non avrei più fatto una cosa del genere, e invece eccoci qui… intendiamoci, sono felice di stare con i miei amici, e partecipare di nuovo alle loro avventure… però, chissà come saranno in ansia mamma e papà…”

Palmon non potè fare a meno di notare come i grandi occhi castani di Mimi si fossero inumiditi durante il discorso. La Digiprescelta della Sincerità stava male al pensiero che qualcuno a lei caro fosse in pena per lei, e avrebbe voluto trovare un modo per contattarli e tranquillizzarli… E il piccolo Digimon dall’aspetto di fiore sapeva che toccava a lei tenerle alto il morale, come altre volte era successo ai tempi del loro primo viaggio.

 

Sfoderando il migliore sorriso che fosse in grado di fare in quella circostanza, Palmon battè amichevolmente la sua mano fatta di liane sulla spalla di Mimi. “Abbi fiducia, Mimi: se ti conosco bene come credo, la tua Crest brillerà di nuovo, e così anche quelle dei nostri compagni. Vedrai, anche questa situazione si risolverà per il meglio… in fondo, già in passato ci siamo trovati in situazioni difficili, ma ne siamo sempre venuti fuori! Questo perché abbiamo fatto fronte comune, e abbiamo messo assieme le nostre qualità migliori: lo stesso faremo anche questa volta! E, per quanto riguarda i tuoi genitori… Gennai sta cercando il modo di contattare il Mondo Reale e spiegare cosa sta succedendo… andrà tutto bene, vedrai!”

“Lo spero, Palmon…” rispose Mimi, voltandosi sulla schiena e guardando di nuovo le stelle, nel tentativo di scacciare i cattivi pensieri. Fu allora che un movimento, proveniente da uno dei sacchi a pelo sparsi attorno a lei, attirò l’attenzione sua e quella di Palmon: incuriosite, le due guardarono da quella parte per vedere due dei loro compagni, più esattamente Jyou Kido e il suo partner Gomamon, alzarsi dal loro sacco a pelo e rimettersi a posto come meglio potevano. Il piccolo Digimon simile ad una foca si stropicciò gli occhi con una pinna, scacciando il sonno, mentre il Digiprescelto dell’Affidabilità si mise una mano davanti alla bocca per soffocare uno sbadiglio e si infilò le scarpe, alzandosi dal suo giaciglio il più silenziosamente possibile.

“Ma guarda… sembra che non siamo noi le sole ad avere problemi ad addormentarsi…” notò Mimi, alzando lievemente la testa per vedere cosa stava facendo il maggiore dei Digiprescelti. Dopo essersi messo gli ormai immancabili occhiali, Jyou si chinò per prendere in braccio Gomamon, e si diresse verso la parte più esterna della radura, dove Andromon stava di guardia. I suoi movimenti non sfuggirono agli acuti sensori del Digimon robotico, che si volse verso il ragazzo occhialuto con aria leggermente sorpresa.

 

“Ehm, scusa, Andromon…” bisbigliò Jyou, cercando di non disturbare il sonno dei suoi compagni “E’ che io e Gomamon non riuscivamo a dormire, e ho pensato che forse avresti apprezzato se ti avessimo aiutato a fare la guardia…”

Andromon fece un cenno con la testa, abbassando il volume dei propri sintetizzatori vocali. “Ringrazio per l’offerta, ma non è necessario. Sono in grado di restare in stato di stand-by di sorveglianza per un tempo indefinito.

“Sì, lo sappiamo…” rispose Gomamon “Ma comunque… sei occhi vedono meglio di due, no? E poi, non possiamo lasciare tutto il lavoro a te!”

Andromon rimase in silenzio per un po’, elaborando le parole di Gomamon, poi riprese, sempre con quella sua voce piatta e metallica. “Va bene. Permesso accordato. Tuttavia, vi consiglierei di non restare svegli a lungo. Dovete risparmiare le energie, ricordatevelo.

“Va bene, Andromon. Non staremo su troppo a lungo. Concluse Jyou, sorridendo leggermente, mentre Gomamon faceva un saluto militare con una pinna.

“Signorsì, colonnello!” disse la piccola foca, guadagnandosi una risatina soffocata da parte di Jyou… e nessuna reazione da parte di Andromon, che rimase là con espressione neutrale!

“Sono spiacente. Il concetto di humour non è contenuto nella mia banca dati. Scandì il Digimon androide, sotto lo sguardo falsamente offeso di Gomamon.

“Dillo prima, no?” mormorò la fochina.

 

Sempre sotto lo sguardo di Mimi, Jyou e Gomamon si diressero con cautela all’altro capo della radura e si misero seduti su una roccia, iniziando a scrutare i propri dintorni e cercando di non farsi sfuggire nulla. Sorridendo tra sé, la ragazzina ripensò a come, durante il loro primo viaggio a DigiWorld, fosse sempre Jyou il primo a preoccuparsi della sicurezza del gruppo. Certo, a volte era un po’ troppo nervoso e andava in panico per delle sciocchezze… ma Mimi, come del resto ogni altro membro del gruppo, aveva avuto modo di rendersi conto che dietro quell’aria apparentemente goffa e imbranata si nascondeva un ragazzo maturo e generoso, di cui ci si poteva sempre fidare, e che al momento giusto sapeva sfoderare un coraggio insospettabile. I ricordi di Mimi andarono a quando, durante la tirannia dei Dark Masters, lei si era separata dal gruppo dopo un litigio particolarmente acceso tra Taichi e Yamato: era stato proprio Jyou ad offrirsi di accompagnarla, e se non fosse stato per lui, Mimi non sapeva come sarebbe riuscita a salvarsi da MetalEtemon, quello spregevole essere che aveva tolto la vita a Leomon. In fondo, si poteva dire che era stato Zudomon a sconfiggere la scimmia metallica… e poi, Jyou aveva ancora una volta dimostrato la sua generosità medicando Ogremon, rimasto ferito dagli scagnozzi di Puppetmon, e standole al fianco quando lei era depressa e sfiduciata, e non voleva più combattere…

Un’idea balenò in testa a Mimi. “Hey, Palmon, che ne dici? Andiamo a fare una sorpresa ai nostri Signori Affidabilità?” mormorò la ragazzina nell’orecchio della sua partner. Palmon rispose con un sorrisone. “Mimi, mi hai letto nel pensiero! Credo che farà loro piacere un po’ di compagnia!”

 

In silenzio, le due amiche si alzarono, e Mimi si infilò le scarpe prima di alzarsi dal sacco a pelo. Poi, in silenzio, Mimi e Palmon si avvicinarono a Jyou, arrivando a qualche metro di distanza, e lo chiamarono a bassa voce. “Psst! Jyou…”

“Huh? Chi mi…” Jyou ebbe un piccolo sobbalzo per la sorpresa, ma per fortuna non prese paura. Lui e Gomamon si voltarono verso la fonte di quel bisbiglio. “…Mimi-san?”

Sorridendo dolcemente, Mimi alzò una mano per salutare il Digiprescelto dell’Affidabilità. “Ciao, Jyou-kun… ciao, Gomamon… scusate se vi abbiamo disturbato, ma io e Palmon non riuscivamo a dormire… e abbiamo pensato che forse avreste gradito qualcuno che vi stesse al fianco…” bisbigliò lei, avvicinandosi al suo amico “Ti dispiace se mi siedo vicino a te?”

“No… per niente…” rispose Jyou, ancora un po’ spaesato (e ignorando l’occhiolino che Gomamon, al suo fianco, continuava a fargli…) “Anzi, grazie per il gentile pensiero…”

“E’ il minimo, per ringraziarti di quanto hai sempre fatto per noi…” spiegò Mimi, sedendosi a fianco dell’amico occhialuto assieme a Palmon. Non lo immaginava, ma queste parole e questi gesti avevano fatto un certo effetto al ragazzo, che si rese conto di essere leggermente arrossito. Ringraziando l’oscurità che impediva a Mimi di vedere il colore delle sue guance, Jyou si schiarì la gola e rispose. “Beh… non ho fatto poi queste grandi cose… semplicemente, cercavo, e cerco tuttora, di pensare all’incolumità di tutti…”

Mimi sorrise, gradendo la modestia del suo amico. Doveva ammetterlo, parlare con lui era piacevole: era un ragazzo intelligente e privo di prepotenza, e aveva imparato a dire la sua senza farsi prendere dall’insicurezza e senza mai essere brusco. “Non ti sottovalutare, Jyou-kun… hai sempre fatto molto per noi, senza mai pensare a te stesso. Sono sicura che domani potrai recuperare la tua Crest senza problemi… in fondo, hai sempre fatto il tuo dovere con solerzia, e sei sempre stato generoso con tutti noi. Sappiamo tutti di poter contare su di te.

“Beh, grazie…” rispose Jyou, facendo vagare il suo sguardo verso i margini della foresta. Non potè fare a meno di notare, tuttavia, come il tono di Mimi si fosse incupito quando aveva parlato della prova che li attendeva l’indomani. A conferma dei suoi timori, un lungo silenzio seguì la sua risposta, segno che Mimi e Palmon, che di solito erano delle allegre chiacchierone, erano molto preoccupate. C’era qualcosa, in questo lungo silenzio, che metteva a disagio Jyou: anche senza che lei dicesse nulla, il ragazzo riusciva a sentire l’ansia della sua amica, e voleva fare qualcosa per rassicurarla.

  

“Mimi-san…” cominciò a parlare il ragazzo “C’è… qualche problema? Se vuoi, possiamo parlarne…”

La Digiprescelta della Sincerità fu sorpresa solo in parte dalla domanda. Certo, non se l’aspettava, ma ormai si era abituata al fatto che Jyou riuscisse spesso a cogliere quando i suoi amici non erano al massimo della forma. Con un sospiro, la ragazzina si spostò leggermente sulla sua postazione.

“Jyou… tu pensi che riusciremo a ritrovare tutti le nostre Crest e affrontare Mephistomon… e chiunque altro stia minacciando il Mondo Digitale? Io… non ti nascondo che ho un po’ paura… non abbiamo idea dei pericoli a cui andiamo incontro, e temo che dovremo affrontare qualcuno di ancora più terribile dei Dark Masters, o addirittura di Diaboromon…” confessò Mimi, tenendo gli occhi fissi sul terreno. “E poi… so che potrà sembrarti infantile, ma sono preoccupata per i miei genitori a New York… cosa staranno facendo in questo momento? Saranno spaventati a morte per la mia scomparsa…”

“Mimi-san…” mormorò Jyou, rendendosi conto dello stato d’animo della sua amica. Il ragazzo occhialuto sentiva che in quel momento era sua responsabilità darle sicurezza, perciò le appoggiò una mano sulla spalla. “Non preoccuparti, Mimi-san… vedrai, sono convinto che andrà tutto bene, se collaboriamo e restiamo uniti. So che stiamo andando incontro a grandi pericoli, ma… stai tranquilla, troveremo assieme il modo di venirne fuori.

Mimi, dapprima un po’ sorpresa per la sicurezza ostentata dal suo amico, sorrise leggermente. “Sì, forse hai ragione…”

Jyou attese un po’, permettendo a Mimi di dire quello che voleva, poi, sentendo che la Digiprescelta ancora non proferiva parola, continuò. “Sai, Mimi-san… anch’io sono in ansia per i miei genitori e mio fratello. Purtroppo, non ci possiamo fare niente, finchè il virus che Mephistomon ci ha inviato rimane nei nostri Digivice. Dobbiamo aspettare che Koushiro-san abbia abbastanza tempo per analizzarlo e neutralizzarlo, e intanto pensare a respingere gli attacchi dei nostri nemici e ad aiutare i nuovi Digiprescelti nella loro battaglia. Comunque, sono sicuro che Gennai-san troverà un modo per contattare i nostri cari e tranquillizzarli… vedrai, Mimi, andrà tutto bene.”

 

Mimi sbattè gli occhi, guardando meravigliata il suo amico con gli occhiali, poi si mise una mano davanti alla bocca, emettendo una lieve risata argentina.

“Huh? C’è… qualche problema? Ho… detto qualcosa di strano?” chiese Jyou, spaesato e leggermente nervoso. Mimi smise immediatamente di ridere e mosse una mano con tono apologetico.

“Ehm… scusa, Jyou-kun, non volevo prenderti in giro…” si scusò Mimi “E’ solo che… beh, ancora una volta mi ha sorpreso vedere quanto coraggioso e deciso ti sai rivelare nei momenti di bisogno! Parlare un po’ con te e con Palmon mi ha davvero tirato su di morale, e ti ringrazio di questo!”

“Ah, di niente…” rispose lui, mettendosi una mano dietro la nuca “Mi sembravi un po’ triste, poco fa, e ho semplicemente pensato che forse avrei potuto fare qualcosa per aiutarti… sono contento che parlare con me ti abbia dato una mano…”

“Sicuro! Solo, adesso… cerca di pensare un po’ anche alla tua salute, e non restare alzato troppo a lungo, va bene?” lo pregò la ragazzina, ritrovando il suo solito tono gioviale e battendogli amichevolmente una mano sulla spalla. “Anche tu devi conservare le forze per domani, non sei d’accordo, Palmon…”

Si interruppe quando, guardando dietro di sé per rivolgersi alla sua partner digitale, non vide nessuno dietro di sé! Nel frattempo, Jyou si era reso conto che anche Gomamon era sparito chissà dove, e la cosa non contribuì certo a metterlo a suo agio! Ora si trovava da solo, a parlare con una ragazza così carina, e facile preda dei suoi soliti attacchi di nervosismo!

Accidenti, Gomamon… la prossima volta che fai una cosa del genere, avvertimi!” pensò tra sé il ragazzo, alzando gli occhi al cielo. Certo, non poteva dire che parlare così, a quattr’occhi con la sua amica non gli facesse piacere… Mimi, dal canto suo, aveva apprezzato la discrezione dei loro Digimon, e doveva ammettere che anche a lei non dispiaceva l’idea di una discussione amichevole con il ragazzo…

 

Intanto, due paia di occhi, appartenenti a Palmon e a Gomamon nascosti dietro un cespuglio, stavano osservando con curiosità la scena, come se stessero assistendo ad un telefilm di amori adolescenziali! Gomamon aveva addirittura tirato fuori un pacchetto di popcorn da chissà dove, e li stava sgranocchiando allegramente!

“Hey, Gomamon!” disse il piccolo Digimon pianta “Sembra che Mimi e Jyou non se la passino male! Secondo te, quanto ancora prima che si bacino?”

Gomamon tuffò una pinna nel pacchetto, tirando fuori un’altra manciata di popcorn. “Oh, direi due o tre minuti… se Jyou non manda tutto all’aria!” scherzò la fochina, prima di gettarsi in bocca i fiocchetti croccanti.      

 

“Ehm… sì, Mimi-san, stavi dicendo…” mormorò Jyou, cercando di riprendere il discorso senza emozionarsi troppo.

“Sì… stavo dicendo, che non ti conviene restare sveglio troppo a lungo…” proseguì Mimi, abbassando lo sguardo verso il terreno, e sperando che il suo amico non si accorgesse che era arrossita un po’. “Domani avremo una giornata faticosa…”

“Hai ragione…” ammise Jyou “Allora, aiuto Andromon a fare la guardia ancora un po’ , poi torno a dormire, va bene?”

“D’accordo… intanto, io provo a chiudere occhio un’oretta, temo di aver già perso abbastanza sonno con tutte le mie preoccupazioni…” rispose timidamente Mimi “Ti ringrazio per avermi aiutato, e avermi fatto coraggio! Buonanotte!”

“Va bene, Mimi-san, e… di niente! Buonanotte anche a te!” rispose Jyou, alzando una mano per salutarla. Mimi ricambiò il gesto e fece per ritornare al suo sacco a pelo, seguita da Palmon che era in quel momento uscita dal suo nascondiglio. Il piccolo Digimon pianta si fermò dopo due passi e si girò verso Gomamon, che, ancora nascosto, stava guardando la scena con aria stupita, dimenticandosi completamente dei popcorn!

“Spiacente, Gomamon! Temo di averla vinta io la scommessa!” commentò allegramente Palmon, estendendo le sue dita-liane verso il pacchetto di popcorn abbandonato e avvinghiandolo strettamente. Gomamon, con un grosso gocciolone di sudore sulla fronte, non ci fece neanche caso e continuò a guardare meravigliato Mimi e Palmon che tornavano al loro sacco a pelo, e Jyou che le accompagnava con lo sguardo senza battere ciglio. Qualche secondo dopo, quando fu sicuro che la ragazza e il Digimon pianta stessero di nuovo cercando di dormire, il Digimon foca strisciò fuori dal suo nascondiglio, dirigendosi con decisione verso il suo partner umano.

“Insomma, Jyou!” gli mormorò una volta giunto abbastanza vicino da parlargli senza disturbare nessuno. “Era la tua occasione e l’hai lasciata andare così! Perché non glielo hai detto, santi numi? Lei ti piace, no?”

Jyou sospirò, chinandosi per raccogliere il suo amico digitale. “Hai ragione, Gomamon, mi sono lasciato sfuggire una buona occasione… ma, vedi, non è così semplice… voglio dire, Mimi potrebbe avere qualunque ragazzo le piaccia… compreso quel Michael che lei ha incontrato negli Stati Uniti! Insomma… perché mai dovrebbe voler avere a che fare con uno come me?”

La fochina scosse la testa e rispose, con tono bonario. “E’ questo il tuo problema, mio caro Jyou. Tu ti sottovaluti troppo, quando in realtà hai delle grosse qualità. Penso che Mimi-chan potrebbe essere interessata proprio a te, sai?”

 

Jyou rimase un po’ in silenzio, ponderando le parole di Gomamon. Chissà, forse aveva ragione… forse, Jyou aveva una possibilità di farsi notare da Mimi: valeva la pena di tentare… certo, non subito… al momento, avevano un compito più importante, e poi Jyou riteneva di non conoscerla ancora abbastanza da parlarle di una cosa del genere… ma chissà, magari conoscendosi meglio, e tenendosi in contatto…

Con un lieve sorriso, Jyou rispose al suo partner. “Sai, Gomamon, penso che proverò a seguire il tuo consiglio. Chissà, magari funziona…”

E bravo Jyou! Così si parla!” rispose Gomamon, chiudendo gli occhi e sfoderando il suo classico sorriso sornione. Con rinnovata determinazione, i due amici si rimisero a sedere, riprendendo il loro turno di guardia…

 

**********

La notte era, per fortuna, passata senza incidenti, e la mattina dopo il gruppo si rimise presto in viaggio per il santuario di Azulongmon. Ormai erano in cammino da un paio d’ore, con Taichi, Agumon, Yamato e Gabumon in testa al gruppo: mancavano soltanto Biyomon e Gatomon, che erano andate in avanscoperta per evitare al gruppo sorprese sgradite, traendo vantaggio dalla loro piccola taglia e dalla loro agilità.

Scostando con una mano la fronda di un albero che gli ostruiva la visuale, Yamato notò che il terreno cominciava a farsi meno dissestato, e più avanti il bosco si diradava per fare spazio ad un sentiero battuto. Il Digiprescelto dell’Amicizia indicò questo particolare ai suoi amici. “Guardate, ragazzi! Sembra che ci stiamo avvicinando a un luogo di interesse… potrebbe essere il santuario?”

“Non lo escluderei.” Rispose Koushiro “Fermiamoci qui un attimo, e aspettiamo che Biyomon e Gatomon ritornino, va bene?”

Il resto del gruppo si disse d’accordo, e i ragazzi appoggiarono a terra gli zaini e si sedettero per terra per riposarsi un attimo. Non dovettero attendere a lungo prima che il vivace uccellino rosa e la gattina bianca si ripresentassero, la prima svolazzando allegramente tra le braccia di Sora, e l’altra balzando di ramo in ramo come una ninja.

“Hey, hanno fatto presto!” commentò Takeru. “Speriamo che abbiano buone notizie…”

“Sora! Sora!” cinguettò Biyomon, gettandosi tra le braccia della sua amica umana.

“Biyomon, Gatomon! Bentornate!” rispose la ragazza dai capelli arancioni, abbracciando il suo Digimon. “Allora, ci sono novità?”

“Buone notizie e cattive notizie.” Rispose Gatomon, atterrando con nonchalance tra le braccia di Hikari “Allora, quali volete per prime?”

“Ehm… forse è meglio che ci diate prima le buone…” mormorò Agumon “Così le cattive fanno meno male…”

 

“Le buone notizie sono… che il santuario di Azulongmon è proprio dritto davanti a noi!” cinguettò Biyomon, puntando un’ala nella direzione in cui andava il sentiero. “In dieci minuti di cammino ci dovremmo essere!” Un breve coretto di esclamazioni entusiaste accolse l’annuncio, ma la consapevolezza che ci fossero altri problemi in vista frenava un po’ l’entusiasmo…

“Fantastico! Ma… se queste sono le buone notizie, allora quali sono quelle cattive?” chiese Taichi.

Gatomon alzò le spalle. “Indovinate un po’? Sembra che Mephistomon abbia avuto la nostra stessa idea! Lì, davanti all’entrata del tempio, abbiamo visto tre bestioni niente affatto raccomandabili, e scommetto i baffi che sono Digimon artificiali mandati là dal nostro ex-Apocalymon a fermarci!”

“Sono tutti e tre Digimon che non abbiamo mai visto, ma ho la sensazione che siano tutti degli Ultimate, come quello SkullBaluchimon che abbiamo affrontato l’altro giorno…” spiegò Biyomon, senza nascondere una certa preoccupazione.

Hikari strinse i denti, rispecchiando i sentimenti dei suoi compagni. “Ahia… tre Ultimate? E’ un problema, nelle nostre condizioni non siamo in grado di affrontarli…”

“Già… dovremmo trovare un modo di aggirarli ed entrare nel santuario senza combatterli… ” proseguì Takeru, cercando di pensare ad un modo di evitare lo scontro con i tre guerrieri di Mephistomon. Prima che qualcuno dei ragazzi prescelti si facesse venire un’idea, fu Ogremon a farsi avanti e proporre una soluzione.

“Beh, a me sembra tutto piuttosto facile!” esordì il Digimon orco “Diamo loro un falso bersaglio, attirando la loro attenzione, e mentre loro perdono tempo ad inseguire l’esca, voi entrate nel tempio e fate quello che dovete fare! Semplice, no?”

Mimi sbattè gli occhi, sbalordita dalla semplicità del piano e dall’idea che potesse funzionare. “Ogremon… sei sicuro che una cosa del genere possa funzionare? Non per essere pedante, ma mi suona come il tranello più vecchio del mondo… scusa se ti ho offeso…”

Nessuna offesa, Mimi.” Replicò Leomon, facendosi avanti. “Comunque, io credo che l’idea di Ogremon possa funzionare benissimo.”

“Mi associo.” Rispose Andromon “Dai miei dati, posso dedurre che i Digimon creati dalle Dark Towers non sono dotati di una vera e propria intelligenza, e agiscono solamente seguendo lo scopo per cui sono stati programmati. Se si presentasse loro un bersaglio, lo attaccherebbero senza esitazione, concentrando tutta la loro attenzione su di esso. Quello sarebbe il momento giusto per eluderli, ed entrare nel santuario.

 

I Digiprescelti e i loro Digimon rimasero in silenzio per diversi attimi, rendendosi conto di dove i loro vecchi alleati volevano andare a parare: sembravano voler dire che loro tre sarebbero stati l’esca che avrebbe distratto i Digimon artificiali, e la cosa non li faceva sentire tranquilli.

“Hey, cosa sarebbero quei musi lunghi?” sbottò Ogremon, intuendo quello che i ragazzi stavano pensando. “Dopo tutto, noi non possiamo accedere al tempio, e dobbiamo pur renderci utili in qualche modo, o sbaglio?” Senza attendere risposta, il Digimon orco si rivolse agli altri due. “Allora, qual è il piano di attacco?”

Andromon indicò una zona alla loro sinistra, ben nascosta dagli alberi e dalla vegetazione. “Io, Ogremon e Leomon attaccheremo da quel lato, attirando l’attenzione dei Digimon artificiali. Cercheremo di perderli nella foresta, dando a voi ragazzi un tempo più che sufficiente per entrare nel santuario, recuperare le vostre Crest e uscire per affrontarli ad armi pari.

“Questo significa… che voi, nel frattempo dovrete vedervela da soli contro quei tre Ultimate… pensate che ce la farete a resistere così a lungo?” chiese Taichi.

“Abbiamo alcuni vantaggi che loro non hanno. Rispose pacatamente Leomon, mentre il gruppo iniziava ad avvicinarsi all’uscita del bosco. “Intanto, noi abbiamo sicuramente molta più esperienza di loro, e poi noi, al contrario di loro, siamo in grado di pensare autonomamente e reagire alle varie situazioni con maggiore prontezza. Non cadremo prede di quei burattini tanto facilmente. Ecco, adesso mettiamoci al riparo e analizziamo la situazione…”

 

A queste parole, i ragazzi e i Digimon, che erano ormai giunti all’uscita e potevano già vedere il santuario di Azulongmon fare capolino tra le fronde, si nascosero nella fitta vegetazione, facendo capolino quel tanto che bastava per osservare senza essere visti. Davanti ai loro occhi, ad alcune decine di metri dall’uscita della foresta, si stagliava un enorme, suggestivo tempio in stile dorico di marmo bianco, con tanto di colonne scanalate e capitello a triangolo isoscele, ornato da statue e bassorilievi che raffiguravano quello che sembrava essere un drago serpentino dalle possenti spire. Una grande scalinata dava accesso al tempio, che sembrava abbastanza grande da poter accogliere anche un gigante senza problemi.

Tuttavia, le riflessioni dei ragazzi sulla maestosità del santuario lasciarono molto presto spazio alla cautela: tre Digimon, chiaramente quelli di cui avevano parlato Gatomon e Biyomon, erano immobili di fronte alla scalinata, bloccando l’unica via d’accesso al tempio: al centro, stava un insetto vagamente simile ad un Kuwagamon: le differenze stavano principalmente nel fatto che si reggeva su quattro zampe anziché due, e la corazza, molto più spessa e ingombrante rispetto al cervo volante umanoide, era grigia con decorazioni rosse che ricordavano simboli mistici o fiamme sulle zampe, sul cranio e sulle lunghe mandibole uncinate. Una lunga criniera grigio piombo emergeva dalla corazza che copriva la testa, le mani erano tenaglie, e dalle elitre spuntavano due paia di ali trasparenti, anziché una sola come nel caso di un Kuwagamon.

Al lato destro del minaccioso insetto, stava uno spaventoso mostro meccanico simile ad un Tyrannosaurus Rex cibernetico, con la pelle ricoperta di coriacee squame grigie, e il petto racchiuso da una corazza futuristica al cui interno confluivano numerosi tubi neri e cavi elettrici rossi e blu. Anche le articolazioni delle zampe erano state sostituite da impianti bionici, delle grosse spie azzurre erano state poste sulle ginocchia, e mani e piedi facevano sfoggio di affilati artigli di acciaio grigio-nero, e di ulteriori fili elettrici che connettevano chissà quali componenti interne. La mascella inferiore era anch’essa cibernetica e ricoperta di acciaio nero, imbullonata al cranio, con affilatissimi denti triangolari ad ornarne la parte anteriore, e sporgeva rispetto a quella superiore in maniera ripugnante. Per finire, un lungo cavo nero, partendo dall’armatura sulla schiena del dinosauro, si avvinghiava attorno alla robusta coda.

Infine, il terzo Digimon, anch’esso quasi interamente meccanico, assomigliava ad un gigantesco centauro: la metà superiore aveva fattezze umanoidi, mentre quella inferiore era quella di un non meglio identificato animale quadrupede. Quasi tutto il suo corpo era racchiuso in un’armatura, con un paio di mitragliatrici al posto delle braccia, e un grosso cannone montato sull’armatura del dorso. Indossava un elmetto fucsia e una sorta di maschera anti-gas, completa di occhiali sfumati di rosso, sulla faccia, mentre due lunghi nastri di munizioni, apparentemente illimitati, emergevano dall’armatura e si immettevano nelle braccia-mitragliatrici. Anche la parte inferiore delle zampe era corazzata, e le zampe, anziché essere quelle di un cavallo, assomigliavano a quelle artigliate di un animale carnivoro. Solo l’addome della metà umanoide e le articolazioni superiori delle zampe erano prive di armatura, e una coda di lunghi peli grigi, simile a quella di un cavallo, si agitava dietro la bestia.

 

“Così, quelli sono i Digimon artificiali di cui parlavate tu e Gatomon?” chiese sottovoce Sora a Biyomon. “Sembrano davvero pericolosi…”

Il piccolo uccellino rosa disse di sì con il becco. “Sì, Sora… sono proprio loro…”

 

 

ANALIZZATORE DIGIMON 

(Nota: descriverò i Digimon nell’ordine in cui li ho introdotti…)

 

Nome: Okuwamon

Tipo: Insetto

Attributo: Virus

Livello: Ultimate

Attacchi: Beetle Horn, Double Scissor Claw

 

Versione evoluta di Kuwagamon, Okuwamon è un Digimon insetto particolarmente violento e aggressivo. Attacca qualunque cosa gli sbarri la strada e la taglia a pezzi con le sue mandibole, capaci di incidere anche il diamante!

 

 

Nome: MetalTyrannomon

Tipo: Androide

Attributo: Virus

Livello: Ultimate

Attacchi: Fire Blast II, Nuclear Laser

 

Una pericolosissima fusione di potenza preistorica e perfezione scientifica! Questo terribile dinosauro robotico può emettere ardenti raggi di energia radioattiva dalle braccia, e la sua velocità e forza fisica sono molto superiori alla norma grazie ai suoi impianti cibernetici, che gli offrono anche una migliore protezione dagli attacchi nemici.

 

 

Nome: Assaultmon

Anche chiamato: Armormon

Tipo: Cyborg

Attributo: Virus

Livello: Ultimate

Attacchi: Justice Massacre, Surprise Attack

 

Questo Digimon è abile nell’individuare i punti deboli degli avversari e colpirli con precisione chirurgica. Pare che alcuni Assaultmon, piuttosto che evolvere normalmente da Monmon e Hookmon, fossero dei Centarumon addestrati nel combattimento a distanza ed evoluti in questa forma particolare…

Nota dell’Analizzatore: Monmon e Hookmon sono, rispettivamente, la forma Rookie e Champion ufficiale di Assaultmon.

 

 

Per diversi minuti, il gruppo restò nascosto ad osservare i tre minacciosi Ultimate artificiali, che rimanevano immobili come statue in attesa che quache bersaglio entrasse nel loro campo visivo. Si erano posizionati in modo tale che fosse impossibile tentare di entrare nel tempio senza attirare la loro attenzione, e i Digiprescelti sapevano che con dei Digimon che raggiungevano unicamente il livello Champion, non potevano sperare di reggere il confronto con quelle micidiali creature…

Con un sospiro rassegnato, Taichi si rivolse a Leomon, acconsentendo al rischioso piano che lui e gli altri due accompagnatori avevano proposto. “D’accordo, ragazzi… facciamo come avete proposto voi, ma mi raccomando, state attenti! Dobbiamo rivederci vivi…”

“Heh. Come se potessimo morire tanto facilmente!” rispose Ogremon “Voi restate qui, attendete qualche minuto, e godetevi lo spettacolo! Poi, di corsa a prendervi le Crest! Non preoccupatevi per noi, abbiamo i nostri bravi trucchetti da usare!”

“Grazie, amici…” mormorò Yamato “In bocca al lupo…”

Detto questo, Ogremon seguì Andromon e Leomon tra la vegetazione, sotto lo sguardo ansioso di ragazzi e Digimon. I Digiprescelti li accompagnarono con lo sguardo finchè i tre Digimon non furono completamente al difuori del loro campo visivo, poi si appiattirono nuovamente tra il fogliame, attendendo che i loro alleati mettessero in azione il loro piano.

“Ragazzi… voi pensate davvero che l’idea di Leomon e degli altri funzionerà? Sembra anche a me un piano un po’ semplicistico…” commentò Tentomon, richiudendo le elitre e accucciandosi dietro un arbusto.

“Preferisci affrontare quei bestioni? Perché non credo abbiamo molte altre alternative!” lo apostrofò Gatomon, accennando con la testa alle minacciose figure di Okuwamon, MetalTyrannomon e Assaultmon stagliate davanti al santuario. Da quando i ragazzi erano arrivati, le tre marionette di Mephistomon non si erano mosse di un millimetro, con grande sollievo di tutti. Si trattava ora di restarsene tranquilli, e attendere il segnale di Andromon e degli altri…

 

I secondi passavano, apparentemente eterni, e ancora nulla. I Digimon artificiali erano ancora fermi al loro posto, e ancora non sembravano essersi accorti della presenza dei ragazzi prescelti e dei loro compagni nascosti tra la vegetazione. L’attesa era snervante, ma i Digiprescelti sapevano che era solo questione di attimi…

Lightning Blade!” La voce metallica di Andromon spezzò il silenzio, e un attimo dopo una scia energetica a forma di mezzaluna arrivò all’improvviso dalla sinistra dei Digiprescelti e centrò in pieno MetalTyrannomon, scagliandolo a terra con un fragore assordante. Il dinosauro cibernetico ruggì per la sorpresa e il dolore, mentre gli altri due Ultimate artificiali si voltavano verso il punto da cui era provenuto l’attacco: Andromon era in piedi diversi metri più in là, il braccio destro, trasformato in una lama di energia, ancora flesso in avanti. Ai suoi lati, Ogremon e Leomon spuntarono dalla vegetazione, cogliendo di sorpresa i guerrieri di Mephistomon e scagliando contemporaneamente i loro attacchi.

Fist of the Beast King!

Pummel Whack!

Le due sfere di energia spirituale si dipartirono dai pugni serrati dei due amici-rivali e sfrecciarono verso il terzetto di Digimon artificiali, piovendo addosso ad Okuwamon. Il gigantesco cervo volante si difese efficacemente incrociando le braccia davanti a sé e parando entrambi i colpi, che si infransero sul suo corpo senza danni, ma lo scopo di attirare l’attenzione era stato raggiunto: mentre MetalTyrannomon si rialzava ruggendo per l’irritazione, Assaultmon si fece avanti, piegando il proprio corpo verso il basso, e usò il suo Surprise Attack, sparando una grossa sfera di energia dal cannone sulla schiena. Per fortuna, Andromon, Leomon e Ogremon erano tutti troppo esperti per farsi colpire da un attacco così telegrafato, e si dispersero rapidamente, lasciando che il colpo li oltrepassasse.

Che mira scadente!” lo prese in giro Ogremon, facendosi avanti e mostrando un pugno ad Assaultmon. “Hey, ammassi di granito! Perché non venite qui a prenderci? Forza, fatevi sotto, non aspetto che voi!”

Nessuno dei tre Digimon artificiali badava agli insulti, ma avevano appena individuato tre nemici, e la loro programmazione imponeva loro di distruggerli… senza permettere loro di concentrarsi su altro! MetalTyrannomon puntò i suoi arti anteriori contro Andromon e, improvvisamente, sparò due raggi di luce rossa contro il Digimon androide, che li evitò scostandosi di lato. I due laser proseguirono la loro corsa e impattarono contro un albero diversi metri più indietro, carbonizzandolo in una fragorosa esplosione.

“Accidenti…” mormorò Ogremon, lasciandosi scendere una goccia di sudore dalla fronte “Sono contento di non essere stato io il destinatario…”

“E’ il momento!” esclamò Leomon, vedendo che i tre Digimon artificiali iniziavano a muovere verso di loro “Ritiriamoci nella foresta e cerchiamo di tenerli occupati finchè i ragazzi non tornano!”

“Ricevuto. Iniziare manovra evasiva.” Replicò Andromon, cominciando ad indietreggiare e scagliando un’altra Lightning Blade sul terreno davanti ai loro avversari, per ritardare un po’ l’inseguimento. Poco dopo, lui, Ogremon e Leomon si ritirarono nuovamente nel bosco, prestando attenzione a non voltare mai le spalle ai loro nemici. E, come tutti speravano, i tre colossi artificiali si mossero dalla loro posizione per inseguirli!

 

I Digiprescelti si alzarono leggermente dalle posizioni in cui si trovavano, attendendo che i tre guardiani del santuario si allontanassero un altro po’. Poi, quando fu sicuro che lui e i suoi amici non correvano più il rischio di essere individuati, Taichi diede il via libera con un movimento del braccio, e tutti scattarono in avanti, uscendo dai loro nascondigli e correndo il più velocemente possibile verso l’entrata, senza mai staccare gli occhi dai tre Digimon artificiali che inseguivano i loro amici…

Spero che Andromon e gli altri sappiano quello che stanno facendo… Buona fortuna, amici…” pensò tra sé Taichi, salendo i gradini del santuario a due a due, con Agumon a fianco e Sora, Biyomon, Yamato, Gabumon, Takeru, Gatomon, Tentomon e Patamon subito dietro. Mimi, Jyou, Koushiro, Hikari, Palmon e Gomamon, che erano meno abituati agli sforzi fisici, erano un po’ più indietro, ma per fortuna non eccessivamente. In breve tempo, tutti i ragazzi prescelti e i loro Digimon avevano raggiunto l’entrata del santuario e oltrepassato l’arcata d’ingresso, raggiungendo un enorme vestibolo interno, senza farsi scoprire dai poco scaltri Digimon artificiali. Non appena tutti furono al sicuro all’interno del tempio, si fermarono per riprendere fiato, stancati da quella corsa a rotta di collo.

“Uff…” sospirò Taichi, appoggiando le mani sulle ginocchia e respirando affannosamente un paio di volte. “Accidenti, non credo di aver mai fatto una corsa così…”

“Neanch’io, Taichi…” rispose Agumon, sedendosi sul freddo pavimento di marmo. “Beh, almeno abbiamo raggiunto il santuario senza intoppi…”

“Già…” rispose Hikari, asciugandosi qualche goccia di sudore dalla fronte. “Spero solo che Leomon, Ogremon e Andromon sappiano cavarsela da soli…”

 

Detto questo, la ragazzina alzò lo sguardo, osservando la sala in cui lei e i suoi compagni si trovavano. Era una gigantesca sala circolare, abbastanza grande da ospitare comodamente anche le forme Champion o Ultimate dei Digimon, con il pavimento di marmo bianco e i muri di un luccicante minerale azzurro, sui quali erano incisi dei bassorilievi, la maggior parte dei quali raffiguravano lo stesso drago serpentino che avevano visto all’esterno: altre raffigurazioni, più piccole, rappresentavano una tartaruga con due teste, una tigre dai denti a sciabola, oppure una fenice. Inoltre, varie scritte in antica lingua digitale erano incise sotto le rappresentazioni. Il tetto presentava due piccole aperture dalle quali la luce esterna entrava, riflettendosi sulla pietra azzurra delle pareti e creando uno spettacolare gioco di riflessi. Infine, all’altro lato del vestibolo, tre imponenti arcate, su ognuna delle quali erano incisi simboli diversi, davano accesso alle zone più interne del tempio.

“Incredibile…” commentò Mimi, affascinata da quella vista meravigliosa “Certo che DigiWorld non smette mai di sorprendere…”

Koushiro annuì, osservando attentamente le creature rappresentate sui bassorilievi. “Già… sarei curioso di sapere chi sono quei Digimon raffigurati sulle pareti, ma immagino che dovrà attendere…”

“Guardate!” fece notare Patamon, svolazzando incuriosito verso le arcate “Cosa sono quei simboli incisi là sopra? Mi sembra di averli già visti…”

“Hmm… meglio andare a controllare, ho come la sensazione che potrebbe essere importante…” rispose Takeru, seguendo il suo Digimon. Gli altri membri del gruppo fecero la stessa cosa, fermandosi a pochi metri dai tre ingressi. Biyomon e Tentomon, gli altri due Digimon in grado di volare, raggiunsero Patamon per vedere cosa fossero i simboli incisi sulle arcate: in effetti, si resero conto, erano tutti simboli a loro ben conosciuti – erano i simboli delle Crest! Sull’arcata centrale erano incisi i simboli della Luce e della Speranza; quella di sinistra era ornata con i simboli del Coraggio, dell’Amicizia e dell’Amore, mentre quelli della Sincerità, della Conoscenza e dell’Affidabilità svettavano sull’arcata a destra.

“Mi sa tanto che abbiamo trovato un indizio…” affermò Gabumon “Immagino che questo voglia dire che solo i possessori delle relative Crest possono entrare…”

“Allora, non c’è molta scelta…” commentò Taichi “Io, Yamato e Sora prenderemo la strada a sinistra, mia sorella e Takeru quella al centro, e Mimi, Koushiro e Jyou l’altra. Mi sembra tutto molto semplice…”

“Già… speriamo di non trovare sorprese sgradite…” rispose Sora.

 

I Digiprescelti e i loro partner si guardarono l’un l’altro, scambiandosi cenni d’assenso e auguri.

“D’accordo. Buona fortuna, ragazzi…”

“Ci vediamo dall’altra parte!”

“Auguri a tutti voi!”

Poi, dopo essersi divisi nei gruppi opportuni, entrarono nei corridoi, pronti ad affrontare le prove che li attendevano…

 

**********

Taichi sentì il proprio cuore accelerare per l’emozione mentre si addentrava nel corridoio assieme ai suoi migliori amici e ai loro Digimon. La situazione gli ricordava molto i vecchi tempi del loro primo viaggio nel Mondo Digitale, e non poteva nascondere che gli mancava un po’ il brivido dell’avventura, anche se continuava ad essere preoccupato per i suoi cari nel Mondo Reale. Inoltre, era sempre accompagnato dai suoi amici, e con loro al suo fianco, Taichi sentiva che nulla sarebbe potuto andare male…

Già, i miei amici…” pensò tra sé il ragazzo, volgendo lo sguardo ora a Yamato, ora a Sora. Trovava ironico, sotto un certo punto di vista, che a tre persone così profondamente unite fossero state affidate le Crest del Coraggio, dell’Amicizia e dell’Amore, tre Crest che, a quanto sembrava, erano così strettamente correlate. “Chiunque ci abbia scelti per salvare il Mondo Digitale, anche se non ha fatto le cose a caso, sicuramente aveva uno strano senso dello humour… beh, ora è il caso di concentrarsi sulla nostra missione… credo che la prova sia già iniziata… e chissà gli altri come se la staranno cavando…

 

Ragazzi e Digimon si fermarono di botto, vedendo che le spoglie pareti di roccia attorno a loro cominciavano a perdere nitidezza… e il fatto non era dovuto all’oscurità che, in misura sempre crescente, avvolgeva il corridoio! Stava accadendo qualcosa di strano, come se il gruppetto stesse venendo teletrasportato dal corridoio ad un luogo sconosciuto…

“Sora! Sora! Che sta succedendo? Tu lo sai?” cinguettò Biyomon allarmata, svolazzando accanto alla sua partner umana, che trattenne il respiro.

“Non ne ho idea, Biyomon…” rispose la ragazza, mentre le pareti attorno a loro scomparivano del tutto, lasciandoli nel vuoto più completo. “Si tratterà della prova che noi dobbiamo superare, ma non so proprio come comportarmi…”

“Aspettiamo un altro po’ e vediamo cosa succede…” propose Yamato, senza perdere il sangue freddo. Gli altri acconsentirono e trattennero il fiato in trepidante attesa, mentre un nuovo scenario iniziava a materializzarsi di fronte a loro, prendendo contorni sempre più nitidi. Taichi, Agumon, Yamato e Gabumon trasalirono leggermente: davanti a loro stava apparendo uno scenario che ricordava l’interno di un immenso computer: ragazzi prescelti e Digimon si accorsero di avere i piedi su quella che sembrava una gigantesca scheda elettronica di colore verde, ornata di microchip e resistenze delle dimensioni di tavoli e sgabelli, mentre ilcielo’ era di un colore blu scurissimo, quasi nero, ed era percorso da scariche di energia elettrica che illuminavano a tratti i colossali componenti elettronici attorno al gruppo. Sulla superficie della scheda che faceva da pavimento, altri impulsi elettrici percorrevano le piste che connettevano tra loro i vari componenti. Davvero uno scenario spiazzante… eppure c’era qualcosa di stranamente familiare, qualcosa che a Taichi e Yamato ancora sfuggiva, ma avevano sulla punta della lingua.

 

“E’ strano… credo di essere già stato in un posto del genere…” disse Agumon, riflettendo i sentimenti dei due ragazzi “Non c’era un termine per questo?”

“Deja vù? E’ questo che volevi dire?” rispose Taichi, ricordandosi del termine che aveva sentito usare diverse volte. Prima che qualcuno potesse continuare la discussione, tuttavia, una sezione di terreno davanti a loro iniziò a muoversi e a tremolare, come se fosse stata fatta di gelatina, costringendoli ad indietreggiare per non ritrovarsi invischiati.

“E ora cosa sta…” iniziò a parlare Gabumon, ma non ebbe modo di terminare la frase prima che una forma gigantesca saltasse fuori improvvisamente dalla zona in movimento, facendo sobbalzare tutti i presenti. Sotto gli occhi di tutti, la strana figura si innalzò dal pavimento e prese forma, solidificandosi in un Digimon dolorosamente familiare ai Digiprescelti del Coraggio e dell’Amicizia.

Che… COSA? Qu… quello è…” esclamò Taichi. La creatura che si stagliava dinnanzi a loro era un allampanato, quasi scheletrico umanoide dalla pelle di un insano colore marrone chiaro, il cui tronco era racchiuso in un’armatura dello stesso colore blu-nero del cielo sopra di loro, con spalliere esageratamente larghe da sotto le quali fluivano braccia spaventosamente esili, apparentemente costituite da niente più che un groviglio di filamenti intrecciati. Le mani, sproporzionate rispetto al corpo, erano protette da una corazza dello stesso materiale di quella del tronco e terminavano in cinque lunghissimi artigli marroni. La testa era altrettanto mostruosa, ricoperta com’era da un elmo nero, a forma di teschio e con due corna ricurve sulle tempie, che copriva il volto della creatura infernale. Una criniera di rigidi peli arancioni emergeva da sotto l’elmo, e lunghi spuntoni ricurvi, dello stesso colore marrone degli artigli, scendevano lungo la spina dorsale.

 

Sora rabbrividì e strinse i denti, scioccata dalla vista di quell’essere spaventoso. “T… Taichi… Yamato… quella cosa… non sarà per caso…”

“Diaboromon…” sibilò il ragazzo biondo, mentre Agumon, Biyomon e Gabumon si paravano davanti ai loro partner umani, pronti a difenderli fino all’ultimo.

 

 

ANALIZZATORE DIGIMON

Nome: Diaboromon

Anche chiamato: Diablomon

Tipo: (non identificato)

Attributo: Virus

Livello: Mega

Attacchi: Cable Crusher, Web Wrecker, Inferno Missile

 

Uno dei Digimon più pericolosi mai esistiti, Diaboromon è in grado di controllare qualsiasi apparecchio informatico, plasmandone i dati a proprio piacimento. In passato, è stato distrutto dai Digiprescelti grazie alla Digievoluzione DNA di WarGreymon e MetalGarurumon in Omnimon… com’è possibile che sia ancora vivo?

 

**********

Da un’altra parte del tempio…

 

Hikari deglutì nervosamente, riconoscendo fin troppo bene il paesaggio di fronte a lei: dove, fino a qualche secondo prima, c’erano soltanto gli spogli muri di pietra azzurra del corridoio che lei e Takeru stavano percorrendo, si stagliava una sconfinata spiaggia di sabbie grigie lambita da un cupo mare colore del piombo e spazzata da un vento gelido che penetrava nelle ossa, portandosi dietro un opprimente senso di vuoto spirituale che già stava cercando di insinuarsi nei cuori dei due ragazzi. Su una scogliera di roccie nere, chiaramente composte dello stesso materiale delle Dark Towers, si stagliava un solitario e triste faro dalla cui torretta proveniva un fascio di tenebre, e anche il cielo era privo di colore, gravato da un opprimente grigio. Hikari e Takeru conoscevano bene quell’orribile posto e il senso di grigiore spirituale che lo pervadeva – erano già stati là, quando Hikari vi era stata trascinata da quegli strani e inquietanti Digimon che la definivano la loro ‘regina’…

“Questo… questo posto…” mormorò la Digiprescelta della Luce, facendo un involontario passo indietro. L’esperienza che aveva fatto in quel luogo infernale era stata una delle peggiori che lei potesse concepire, e sperava di non avere mai più nulla a che fare con esso. Ora, invece, si trovava lì…

 

Anche Takeru era piuttosto spaesato… neanche lui aveva un bel ricordo di quel mare plumbeo e di quel senso di squallore e di oscurità che esso si portava dietro. Tuttavia, era riuscito a mantenere il sangue freddo meglio della sua amica… in fondo, com’era possibile che loro due fossero stati trasportati in quell’inferno così, senza neanche attraversare un portale o esserci stati trascinati a forza? In fondo, pochi istanti prima erano nel santuario di Azulongmon, poi i muri avevano iniziato, man mano, a sfumare davanti ai loro occhi fino a scomparire… ed ecco che poco dopo era apparso lo scenario che vedevano in quel momento! Tutto questo doveva in qualche modo fare parte della prova, non poteva essere altrimenti…

Scacciando un brivido di freddo e il senso di vuoto che già cercava di erodere la sua mente e la sua anima, il ragazzino biondo appoggiò le mani sulle spalle della sua amica. Sentì Hikari trasalire e irrigidirsi leggermente, per poi rilassarsi. Il fatto di avere qualcuno al proprio fianco, anche in mezzo al luogo delle tenebre eterne, le stava infondendo coraggio.

“Non dobbiamo farci prendere dallo sconforto, Hikari-san…” la rassicurò Takeru “Sono sicuro che questo fa parte della prova a cui ci dobbiamo sottoporre… andiamo avanti e cerchiamo un modo di uscire di qui, ci sarà sicuramente…”

“Va bene… grazie per l’incoraggiamento, Takeru!” rispose la ragazzina, appoggiando una mano su quella di Takeru e facendolo leggermente arrossire. Dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa, i due Digiprescelti cominciarono ad incamminarsi lungo la spiaggia grigiastra, guardandosi attorno per trovare una via d’uscita o per individuare possibili minacce. Per il momento, quegli inquietanti Digimon grigi che ricordavano dal loro viaggio precedente non si erano fatti vedere… ma non si poteva mai essere sicuri…

 

**********

“Huh? Ma… che razza di posto è questo? Un attimo fa eravamo nel tempio, e ora…”

 

La domanda di Mimi non poteva giungere più a proposito: in quel momento, lei, Palmon, Jyou, Gomamon, Koushiro e Tentomon si trovavano su una strana isola galleggiante nel bel mezzo del nulla, dell’ampiezza di vari chilometri quadrati, sulla quale si ergevano delle desolate rovine di marmo grigio. Il paesaggio era disseminato di roccie grigie, fenditure e statue semidistrutte, mentre tutt’attorno a loro ilcielo’ era niente più che un groviglio di colori febbrili nel quale brillavano, in maniera apparentemente casuale, stelle e pianeti: Mimi e Jyou ricordavano bene un posto come quello – era stato proprio lì che, assieme a Ogremon e a Leomon, per l’occasione evoluto in SaberLeomon, avevano affrontato MetalEtemon. Comunque, anche Koushiro aveva riconosciuto diversi elementi del paesaggio: quello strano cielo multicolore gli ricordava molto un episodio particolarmente spiacevole del suo viaggio a DigiWorld, ovvero il suo viaggio nella dimensione di Vademon, un Digimon alieno dall’animo meschino e dagli strani poteri che aveva cercato di sottrargli la mente. In pratica, sembrava che quello strano posto fosse stato messo su da qualche mente malata riunendo elementi dai ricordi di tutti e tre i Digiprescelti.

“Una cosa è certa, chiunque abbia scelto i colori aveva dei pessimi gusti!” scherzò Gomamon, lanciando occhiate di disapprovazione al paesaggio, e soprattutto a quella bizzarra imitazione di un cielo.

“Ho idea che sia questa la prova che dobbiamo superare…” commentò Palmon “Sfortunatamente, non ho idea di cosa dovremmo fare a questo punto…”

“Sentite, io suggerirei di andare avanti e cercare qualche indizio…” fu Jyou a parlare, cercando di prendere il controllo della situazione “Restando qui, non credo che risolveremo nulla. Forse, andando avanti ci faremo un’idea migliore…”

Tutti i presenti annuirono, approvando l’idea del ragazzo con gli occhiali. “Sì, penso che sia una buona idea…” affermò Koushiro “Da quanto ho potuto vedere, comunque, la prova è basata su certi ricordi per noi particolarmente vividi… Tentomon, noi eravamo già stati in una dimensione simile, ti ricordi?”

“Certamente! Quando siamo finiti nel reame di Vademon…” replicò il buffo insetto con la sua voce nasale. “Chissà, forse anche gli altri si trovano in una situazione simile…”

 

**********

All’esterno, era ancora in corso il furioso inseguimento fra i tre Digimon artificiali che facevano la guardia al santuario e gli alleati dei Digiprescelti, che fino a quel momento erano egregiamente riusciti ad allontanare i guerrieri di Mephistomon dalla zona. Grazie alle loro dimensioni più ridotte e alla loro maggiore esperienza in combattimento, Andromon, Leomon e Ogremon erano riusciti a tenere a bada Okuwamon, MetalTyrannomon e Assaultmon nonostante una notevole differenza di livello, e i Digimon artificiali si trovavano in quel momento a farsi faticosamente strada nella foresta, in un territorio dove erano in svantaggio. Fino a quel momento, Okuwamon aveva abbattuto diversi alberi con le sue possenti mandibole, mentre MetalTyrannomon e Assaultmon continuavano a sparare alla cieca nel tentativo di colpire i loro bersagli che si nascondevano tra gli alberi e la vegetazione. Per fortuna, nessuno dei loro tentativi stava andando in porto. I loro avversari erano semplicemente troppo esperti per farsi cogliere impreparati da un semplice attacco frontale.

 

“Heh! Questi bestioni sono davvero degli idioti!” commentò un divertito Ogremon, mentre altri raggi laser rossi sparati da MetalTyrannomon sfreciavano a considerevoli distanze da lui e dai suoi alleati. “Continuano a caricare a testa bassa, e non si rendono neanche conto di cosa stiamo cercando di fare!”

“Non abbassare la guardia, Ogremon!” lo avvisò Leomon “Non saranno molto intelligenti, ma restano comunque molto più forti di noi: dobbiamo continuare a distrarli e a guadagnare tempo affinchè i ragazzi recuperino le loro Crest.”

“Affermativo.” Confermò Andromon “Secondo i miei dati, le nostre possibilità di sopravvivenza in uno scontro diretto con quei Digimon sono inferiori al 20%. Evitiamo di correre rischi inutili e manteniamo distanza di sicurezza. Procedo ad azione diversiva.

“Fai pure.” Rispose Leomon, scostandosi per dare al Digimon androide la possibilità di prendere la mira. I Digimon artificiali, nei loro ciechi tentativi d’attacco, si stavano avvicinando sempre di più, e già Andromon, Leomon e Ogremon sentivano la terra scuotersi a causa dei passi pesanti di quei bestioni. Non c’era tempo da perdere…

Gatling Attack!” esclamò Andromon, sparando un paio di missili a forma di piranha in direzione dei loro avversari, che si voltarono nella sua direzione, pronti a ricevere l’attacco. Tuttavia, i Digimon artificiali non erano il bersaglio di Andromon: con grande sorpresa dei mostri di Mephistomon, entrambi i missili andarono a schiantarsi contro un grosso albero che si trovava vicino a loro. Prima che i tre colossi avessero il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo, il tronco dell’albero colpito si spezzò in due nel punto d’impatto, cominciando ad inclinarsi pericolosamente verso di loro…

Ruggendo per la rabbia, i tre Digimon artificiali indietreggiarono rapidamente, mentre l’enorme fusto della pianta si abbatteva al suolo con un tremendo fragore di rami spezzati, crollando proprio nel punto dove si trovavano un istante prima! I loro riflessi avevano salvati i tre Ultimate artificiali, ma ora si trovavano davanti un altro ostacolo, e un’ulteriore perdita di tempo! Assaultmon, infuriato, provò a mirare oltre il gigantesco tronco e sparare una raffica di proiettili dalle braccia-mitragliatrici, ma era troppo lontano, e i suoi bersagli troppo ben nascosti: tutti i colpi andarono a vuoto.

 

“Questo li terrà occupati ancora un po’. Calcolo che dovrebbero perdere tra i trenta e i quarantacinque secondi per superare questo ostacolo. Suggerisco di allontanarci il più possibile nel frattempo. Constatò Andromon, ritirandosi rapidamente oltre la portata di Assaultmon.

“Bene. Speriamo che questo gioco del gatto col topo non debba durare troppo a lungo. Affermò Leomon, sapendo bene che non avrebbero potuto evitare per sempre quei tre mostri scatenati. Potevano solo cercare di resistere il più possibile… e sperare che i loro amici compissero la loro missione il più rapidamente possibile…

 

**********

Di ritorno al santuario di Azulongmon…

 

Gli sguardi di Taichi, Sora, Yamato e dei loro Digimon erano fissi sul terrificante Diaboromon, che si stagliava ancora una volta davanti a loro: tutti loro sapevano molto bene quanto fosse potente quell’essere diabolico – WarGreymon e MetalGarurumon non erano stati in grado di sconfiggerlo, e c’era stato bisogno della Digievoluzione DNA e dell’intervento di Omnimon per distruggerlo! Ora, però, con i Digimon in grado di raggiungere solo il livello Champion, che speranze avevano di battere quell’orrore?

Ciò nonostante, Taichi non si fece prendere dal panico: anzi, dopo un primo istante di sorpresa, sollevò il suo Digivice e lo puntò verso Agumon, sorridendo con aria sicura. “Allora, Agumon, te la senti di affrontarlo di nuovo?”

Il piccolo dinosauro guardò dritto negli occhi il mostro che torreggiava su di lui, facendo un passo in avanti come per sfidarlo. “Dammi il via, Taichi! Non mi faccio intimorire da questo buffone!” esclamò, mentre Diaboromon continuava a rimanere immobile al suo posto, come a concedere ai Digiprescelti almeno il vantaggio della prima mossa.

“Aspetta, Taichi!” esclamò un’allarmata Sora, afferrando il braccio del suo amico d’infanzia “Come pensi di poter sconfiggere questa creatura nelle condizioni in cui siamo ora? Se WarGreymon non è stato in grado di batterlo… che speranze può avere Greymon?”

“Fidati di me, Sora… credo di sapere quello che sto facendo!” rispose lui, volgendosi verso la ragazza dai capelli arancioni. Nei suoi profondi occhi color cioccolata ardeva qualcosa che Sora aveva spesso visto ai tempi del loro primo viaggio a DigiWorld… nelle situazioni più terribili, quando sembrava che non ci fosse più via d’uscita… il suo coraggio, il suo desiderio di non arrendersi mai… la qualità che più di tutte lo distingueva.

 

Al fianco di Taichi, anche Yamato, dopo lo smarrimento iniziale, aveva tirato fuori il suo Digivice, pronto a far evolvere Gabumon per combattere Diaboromon. “Io mi sono sempre fidato di Taichi, e anche se a volte non la pensiamo allo stesso modo, siamo sempre pronti a sostenerci a vicenda. Perciò, anche questa volta, combatterò al suo fianco!”

“Sono d’accordo con te, Yamato!” esclamò Gabumon, facendosi avanti e mettendosi al fianco di Agumon. Diaboromon era ancora immobile davanti a loro, un sogghigno malefico stampato sul suo volto mostruoso.

“Ragazzi…” cominciò a dire Sora. Poi, la ragazza sorrise e afferrò a sua volta il suo Digivice. “E va bene. Ma se avete intenzione di combattere contro di lui, anch’io sono con voi! Avete rischiato troppe volte le vostre vite per noi, e voglio ricambiare il favore!” Guardando negli occhi di Sora, i due ragazzi rividero a loro volta quella scintilla di vita che tante volte avevano visto durante il viaggio di tre anni prima: l’amore di Sora, la sua determinazione, erano tornati in tutto il loro splendore!

“Non abbiamo potuto aiutarvi quando avete affrontato Diaboromon la volta scorsa, e di questo ci dispiace immensamente. Ora che ne abbiamo la possibilità, non ci tireremo indietro!” cinguettò Biyomon. Fu in quel momento che qualcosa di incredibile avvenne: tutti e tre i Digivice iniaziarono a vibrare ed emanarono un’intensissima luce bianca, simile a quella che si sprigionava da essi durante la digievoluzione, e i tre amici furono costretti a coprirsi gli occhi, sopraffatti dallo splendore. Avvolti da quella calda luce, Agumon, Gabumon e Biyomon sentirono un’improvvisa, inebriante scarica di energia percorrere i loro corpi, un’energia a loro familiare, ma che da tanto tempo non avevano sentito…

“Ce… ce l’hanno fatta?” si chiese Agumon ad alta voce, osservando i raggi di luce bianca che continuavano ad espandersi, avvolgendo tutto l’irreale scenario davanti a loro e dissolvendolo come per magia. Senza un suono, Diaboromon scomparve nel nulla come se non fosse mai esistito, sotto gli occhi increduli di Biyomon e Gabumon.

Che… che cosa?” esclamò Gabumon, sgranando gli occhi. Dietro di lui, Taichi si concesse un sorriso, aprendo gli occhi quel tanto che bastava per assistere allo spettacolo senza esserne abbagliato.

Il Digiprescelto del Coraggio sghignazzò leggermente con tono soddisfatto. “Allora avevo visto giusto… quel Diaboromon non era reale… faceva tutto parte della prova…”

Yamato sorrise tra sé, rispondendo alla domanda che i Digimon stavano per fare. “Questa messinscena serviva per fare sì che noi dimostrassimo di possedere ancora le qualità che ci rendono Digiprescelti: in questo caso il Coraggio, l’Amicizia e l’Amore… e a quanto sembra, noi abbiamo superato la prova…”

 

Come a confermare le parole di Yamato, una voce profonda e autorevole, che sembrava provenire da tutte le direzioni, parlò. “Hai detto bene, giovane Prescelto dell’Amicizia. Avete superato la prova, e vi siete dimostrati degni delle vostre Crest. Potete procedere.

La luce si intensificò ancora, inghiottendo ragazzi e Digimon e trasportandoli verso la parte più interna del tempio…

 

**********

Takeru sospirò, sentendo che tutto quel camminare non li stava portando da nessuna parte: ormai era quasi mezz’ora (almeno, così a lui sembrava) che lui, Hikari, Gatomon e Patamon stavano proseguendo, quasi del tutto in silenzio, lungo quella desolata spiaggia, e ancora non se ne vedeva la fine. La sensazione di gelo e vuoto che permeava l’atmosfera si stava intensificando ad ogni minuto, minacciando di fargli abbandonare ogni speranza. Tuttavia, il ragazzino sapeva bene che non potevano fermarsi… doveva proseguire, andare avanti… non poteva perdere ciò che lo rappresentava… doveva farlo anche per Hikari, per evitarle di rimanere perduta in quel mondo oscuro.

Allo stesso tempo, Hikari era impegnata in una sua battaglia personale: quelle stesse voci ultraterrene che aveva sentito la volta prima, riferendosi a lei come ‘regina Hikari’, continuavano a riecheggiare nella sua mente in maniera alienante, restituendole quella sensazione di disagio e smarrimento che già aveva provato diverse settimane prima. La ragazzina si coprì le orecchie, ma servì soltanto ad amplificare quei bisbigli ultraterreni… ma li sentiva davvero, o era soltanto una sua impressione? A quel punto era difficile dirlo…

Non devo lasciarmi influenzare… non devo lasciarmi influenzare…” si ripetè tra sé, cercando di scacciare gli influssi nefasti di quel luogo… Al suo fianco, Gatomon volse uno sguardo preoccupato verso di lei, vedendola impegnata a lottare contro i suoi demoni interiori.

“Hey, Hikari… cosa succede?” chiese la gattina, zampettando al fianco della sua amica. Tuttavia, non sembrava che Hikari avesse sentito: continuava a tenere le mani sulle orecchie e gli occhi chiusi, avanzando alla cieca e con passo incerto. Quelle maledette voci demoniache sembravano crescere di intensità, facendosi sempre più assillanti e soffocanti…

 

Regina Hikari…

 

Io… non appartengo a questo posto…” ribattè Hikari nei propri pensieri “Voi non potete impormi di restare… Io non abbandonerò la mia vita e i miei amici… per diventare uno strumento delle forze delle tenebre…

 

Lui ti vuole… tu dovrai governare con lui… lui è il nostro faro, e noi viviamo in funzione di esso

 

Mi… mi dispiace…” rispose lei, sentendosi chiaramente in pena per quei poveri Digimon sperduti nelle tenebre, che avevano abbandonato ogni gioia e speranza “Ma non accetterò mai di diventare la sposa del vostro padrone… non posso farlo, e voi non potete chiedermelo…

 

Regina Hikari… è il tuo destino…

Regina Hikari…

Tu non ti puoi opporre…

Tu appartieni a lui…” Le voci si stavano facendo sempre più insistenti… inquietanti… soffocanti… Esse continuavano a crescere di intensità, nel tentativo di piegare la volontà di Hikari… i loro lamenti ormai coprivano ogni altra cosa… la sensazione di nausea e claustrofobia era spaventosa… Hikari strinse i denti, cercando disperatamente di resistere…

 

Regina Hikari… Regina Hikari… Regina Hikari…” ripetevano i perduti, sempre più ossessivamente… ormai Hikari era arrivata al limite di sopportazione… sapeva che, se non si fosse liberata lei da quelle voci, nessuno avrebbe potuto farlo… era il momento…

“BASTA! Lasciatemi in pace!” strillò lei ad alta voce, afferrandosi le tempie e serrando gli occhi. Gatomon, non aspettandosi una simile reazione da parte della sua compagna, fece un salto indietro per la sorpresa, mentre Hikari scivolava in ginocchio e si metteva una mano sul petto ansimando per lo spavento, la fronte imperlata di sudore. In un attimo, Gatomon fu al suo fianco.

“Hikari! Si può sapere cosa ti succede?” esclamò Gatomon, con tono più imperativo che interrogativo. La sua migliore amica, colei che le aveva dato la possibilità di ricominciare da capo dopo la caduta dell’odiato Myotismon, aveva chiaramente dei problemi, e la gattina intendeva aiutarla, a qualunque costo!

La Digiprescelta della Luce riprese fiato per qualche secondo, poi si volse a guardare la sua partner digitale, con aria apologetica. “Gatomon… hanf… hanf… scusami… non so bene cosa… di cosa si trattasse… ma volevano impormi… di abbandonarmi alle tenebre… questo, almeno, ho capito… hanno parlato di un loro ‘padrone’… ma altro non so dirti…”

Gatomon scosse la testa, facendo un lieve sorriso. “Lascia perdere, l’importante è che tu stia bene…” Il tono della gattina si incupì di nuovo, mentre lei inquadrava i loro due compagni di viaggio “…ma Takeru e Patamon… non so cosa gli sia preso…”

 

Allarmata, Hikari si rialzò, prendendo in braccio Gatomon, e guardò cosa stava facendo il suo coetaneo: in tutto questo, Takeru non sembrava essersi accorto di nulla di ciò che era successo, e nemmeno l’urlo che Hikari aveva lanciato e la sua caduta avevano attirato la sua attenzione – il Digiprescelto della Speranza continuava a camminare in linea retta, come un automa, senza preoccuparsi di nulla… e, particolare che atterrì Hikari ulteriormente, attorno al suo corpo si stava formando una strana aura di oscurità… anche lui stava subendo gli effetti dell’atmosfera malvagia di quel posto, e stava cedendo all’apatia…

     

“Takeru!” esclamò Patamon, svolazzando attorno al suo compagno umano. “Takeru, svegliati! Svegliati, ti prego! Non ti sei accorto di cosa è successo? Hikari è rimasta indietro…”

Il ragazzino biondo sembrò non accorgersi di nulla. “Forza, Patamon… Hikari… Gatomon… non perdiamo la speranza… dobbiamo andare avanti…” ripetè con voce atona.

“Takeru-kun! Takeru-kun!” lo chiamò lei, correndogli incontro e afferrandogli le spalle. “Ti prego, svegliati, Takeru-kun! Questo posto sta avvelenando la tua anima! Io sono qui, non mi vedi!?

Le parole della ragazzina ebbero un effetto quasi immediato sul Digiprescelto della Speranza: tutt’a un tratto, l’aura di energia negativa che lo circondava iniziò a diminuire, e Takeru si scosse dal torpore in cui era caduto. “Huh? Che… che cosa… Hikari-san, cosa mi è successo? Mi sento così strano…”

Patamon, senza trattenere un sospiro di sollievo, si fermò in sospensione per rispondergli. “Finalmente, Takeru! Non so bene cosa sia successo, ma eri caduto in trance… non ti stavi più rendendo conto di cosa ti accadeva attorno, e non ti sei nemmeno accorto di quando Hikari ha urlato ed è caduta in ginocchio…”

“Come?” chiese Takeru, non ancora del tutto ripresosi dal torpore. Al suo fianco, Hikari annuì, procedendo a spiegare la situazione.

“Credo di aver capito cosa sia successo…” spiegò la ragazzina “Fin da quando la prova è iniziata, tu hai cercato di farmi coraggio, e ti sei messo sulle spalle la responsabilità della mia sicurezza, al punto da scordarti della tua. Questo posto ha, per così dire,amplificato’ la tua ansia nei miei confronti, trasformandola in disperazione e usandola per inquinare i tuoi pensieri!”

“Detto in altre parole, essere troppo altruisti non conviene…” riassunse Gatomon con il suo classico tono sarcastico.

“Più o meno…” disse Hikari “Takeru-kun, ascolta… io apprezzo il fatto che tu ti sia tanto premurato per la mia sicurezza… ma, come mi dicesti tu una volta, io devo imparare a rendermi indipendente… non avrò sempre te, mio fratello, o chi per voi a vegliare su di me, e dovrò imparare ad affrontare la mia paura delle tenebre. Capisco e apprezzo che tu abbia cercato di darmi speranza in un momento così difficile… ma in questo caso abbiamo sbagliato: in quel momento, tu stesso dubitavi che ce l’avremmo mai fatta … non è vagando a vuoto, come stavamo facendo, che usciremo da qui… lo faremo solo appellandoci sinceramente al potere delle nostre Crest…”     

 

Takeru sembrò cogliere il significato delle parole di Hikari: dopo qualche istante di smarrimento, un lieve sorriso si dipinse sul suo viso, facendo scomparire definitivamente l’aura maligna che lo avvolgeva, mentre i loro Digivice cominciavano ad emettere luce.

“Hai ragione, Hikari-san… abbiamo scelto l’approccio sbagliato al problema… stavo semplicemente andando avanti senza riflettere, ma senza rendermene conto stavo abbandonando ogni speranza… grazie per avermelo fatto capire…” replicò Takeru, tenendo in mano il suo D-3 e osservando la luce bianca che si intensificava…  sempre di più… sempre di più… squarciando le tenebre che avvolgevano i due ragazzi e i loro Digimon e inglobandoli in un caldo bagliore. Hikari tirò a sua volta fuori il suo D-3, dal quale si sprigionava la stessa luce.

L’avete capito, a quanto vedo.” Disse una voce tonante, parlando direttamente alle menti dei due ragazzi. “Nonostante qualche inciampo, avete dimostrato di possedere ancora i requisiti necessari. Dunque venite, le vostre Crest vi stanno aspettando…

“Huh? Che cosa… quella voce…” cominciò a parlare Patamon, ma non fece in tempo a finire: la luce bianca annebbiò completamente la visuale al gruppetto, trasportandolo verso le zone più interne del santuario…

 

**********

Non un segno di vita si presentava davanti agli occhi di Jyou, Koushiro, Mimi, e dei loro Digimon mentre loro continuavano ad esplorare quello strano posto apparentemente nato dalla fusione dei loro ricordi. Strani riflessi di luce purpurea, verdastra e di altri colori che i ragazzi non riuscivano ad identificare continuavano a danzare sui muri semidistrutti e sul terreno pieno di spaccature, creando uno spettacolo ancora più innaturale. I membri del gruppetto continuavano a guardarsi attorno, alla ricerca di un indizio che li aiutasse a capire cosa esattamente dovessero fare.

“Bel posticino davvero…” commentò Gomamon, cercando di tenere alto il morale di tutti con una delle sue battute. “Solo che l’arredamento avrebbe bisogno di una bella revisione…”

“Già, e l’illuminazione lascia parecchio a desiderare… non riesco a fare fotosintesi con questo buio!” proseguì Palmon. Mimi si mise una mano davanti alla bocca e soffocò una risatina, apprezzando il fatto che i loro compagni digitali non avessero perso il loro buon umore. Tuttavia, si ricordò osservando le espressioni assorte di Koushiro e Jyou, il problema restava: non avevano ancora trovato nulla di utile, e la ragazzina dai capelli rosa stava iniziando a temere che non sarebbe stato facile uscire da quel posto…

 

“Guardate, ragazzi! Quell’edificio…” disse improvvisamente Koushiro, indicando una costruzione, simile ad una basilica in stile gotico, ancora in piedi in mezzo a tutta quella distruzione. Immediatamente, gli sguardi di tutti si volsero in quella direzione, osservando l’edificio con interesse.

“E’ l’unica cosa ancora intera che ho visto finora…” aggiunse Jyou “Pensate che là troveremo qualcosa che ci possa aiutare?”

“Non lo sapremo finchè non andremo a vedere!” rispose Gomamon, iniziando a trascinarsi con le pinne verso la struttura. Subito, gli altri membri del gruppo seguirono il suo esempio, e in breve tempo arrivarono davanti all’ingresso della basilica, una pericolante arcata di marmo grigio ricoperta di crepe e di muschio. Ad una distanza così ravvicinata, i ragazzi si resero conto, con non poco sgomento, di numerosi danneggiamenti ed erosioni che punteggiavano i muri della basilica, minando la sua stabilità. Per quanto l’edificio stesse ancora in piedi, dava l’impressione di essere in procinto di collassare al minimo tocco.

 

“Ehm… beh, ragazzi… non so voi, ma a me l’idea di entrare là dentro non attira per niente…” commentò Tentomon, svolazzando vicino ai muri pericolanti e osservandoli attentamente con i suoi occhi compositi.

Jyou sospirò, sorridendo lievemente tra sé e sé. Sapeva già cosa doveva fare per assicurarsi che i suoi amici non corressero rischi “D’accordo. Questo vuol dire che è meglio se qualcuno va avanti… Aspettate qui fuori, vado a vedere se questo posto è sicuro…” disse il ragazzo con gli occhiali, facendo per varcare la soglia della basilica, seguito da Gomamon. Il Prescelto dell’Affidabilità e il buffo Digimon foca stavano per entrare, quando la mano di Mimi afferrò la spalla del ragazzo, facendolo fermare di botto.

“Aspetta, Jyou-kun!” disse Mimi, parandosi davanti al suo amico “Scusa, ma perché devi essere tu ad entrare in quel postaccio? Se è pericoloso, lo è per te come per noi!”

Il ragazzo sbattè gli occhi, meravigliato dalla decisione che Mimi stava dimostrando. “Ehm… beh, qualcuno dovrà pur controllare la stabilità di questo posto, no? E… penso che sia meglio che sia io ad andare…”

Mimi alzò gli occhi al cielo: esattamente la risposta che si aspettava di sentire! “Insomma, Jyou-kun! E perché sarebbe meglio che tu rischi al nostro posto? Sei per caso meno importante di noi? Tu pensi sempre agli altri, mai a te stesso, e questa è una delle cose che ammiro di più di te… ma questo non significa che sia giusto che tu ti sobbarchi anche le nostre responsabilità e ti esponga sempre al nostro posto! Noi siamo una squadra, Jyou-kun… e con questo credo di aver detto tutto!”

“Bel discorso, Mimi!” esclamò Palmon, facendo un lieve applauso.

 

I due ragazzi del gruppo erano rimasti piuttosto stupiti: certo, sapevano che la loro amica era una che diceva quello che pensava, ma sentirla sostenere la propria opinione con tanta sicurezza era qualcosa di nuovo… Mimi era davvero cambiata molto dalla ragazzina viziata e un po’ frignona che era all’inizio del loro viaggio a DigiWorld, e ora stava dando prova di notevole maturità.

“A dire la verità, penso che Mimi-san abbia ragione. Riprese Koushiro dopo qualche istante di silenzio. “Perciò, proporrei di entrare tutti insieme là dentro, ovviamente con le dovute cautele.” Tutti gli altri si dissero d’accordo.

“Va bene. Do un’occhiata all’interno e vi dico com’è la situazione…” disse Tentomon, svolazzando verso l’entrata e sbirciando all’interno della cattedrale. Dopo qualche secondo tirò indietro la testa, sbalordito. “Ehm… non so come dirvelo, ragazzi… ma qui dentro non c’è niente! E quando dico niente, voglio dire assolutamente niente! Non ci sono muri, soffitti, né pavimento! A parte delle strane cose che ti saranno familiari, Koushiro…”

“Come?” chiese il suo partner umano, raggiungendo Tentomon e dando un’occhiata a sua volta. Con sua grande sorpresa, si accorse che il suo Digimon aveva ragione: l’arcata d’ingresso dava su un immenso vuoto dello stesso colore del cupo cielo sopra i ragazzi, apparentemente senza limite e senza fondo, ‘popolato’ unicamente da dozzine su dozzine di bolle bianche e traslucide delle dimensioni del pugno di un uomo, che fluttuavano in esso cambiando lentamente forma ed emettendo dei suoni bassi e vibranti. Koushiro spalancò gli occhi per la sorpresa: certo, questo era un altro elemento preso dai suoi ricordi! Quando era rimasto prigioniero nella dimensione di Vademon, la sua mente, a cui il Digimon alieno lo aveva convinto con l’inganno a rinunciare, aveva assunto l’aspetto di una bolla come quelle! Il ragazzo dai capelli rossi non fece fatica a trarre le dovute conclusioni.

Appena un attimo fa, Jyou-san e Mimi-san hanno avuto la loro occasione di dare prova delle loro qualità… Accettando di assumersi dei rischi per mantenerci al sicuro, Jyou-san ha dimostrato la sua affidabilità… mentre Mimi-san ha dato prova della sua sincerità dicendo chiaramente quello che pensava. Ora, sono io l’unico a dover ancora sostenere la prova… e queste immagini dal mio passato ne fanno parte!

 

“Koushiro-kun?” chiese Mimi, raggiungendo il suo amico e chinandosi su di lui “Va tutto bene? E… cosa sono tutte quelle bolle che fluttuano nel bel mezzo del nulla? Tu lo sai?”

Koushiro sorrise e si volse verso la sua amica per risponderle. “Certamente… vi ricordate di quando vi ho parlato di quella misteriosa dimensione in cui io e Tentomon abbiamo affrontato quel Digimon chiamato Vademon, che aveva cercato di privarmi della mia conoscenza? Era un posto esattamente come questo.”

Una bolla fluttuò silenziosamente davanti a lui, come per ricordargli dell’esperienza precedente. “In quell’occasione ho imparato una lezione molto importante – che non avrei dovuto rinunciare ad essere me stesso per alcun motivo. Vademon aveva cercato di farmelo apparire come qualcosa di positivo, ma ho scoperto a mie spese che mentiva… e se non fosse stato per Tentomon…” proseguì Koushiro, volgendo uno sguardo pieno di gratitudine al suo compagno “…forse ora sarei ancora lì, a fluttuare in quel posto assurdo…”

“Mi dispiace…” disse Jyou, comprendendo lo stato d’animo del suo amico. “Dev’essere stata un’esperienza terribile…”

Tentomon si mise una zampetta artigliata dietro la nuca. “Beh… ho fatto quello che dovevo… comunque, scherzi a parte, neanch’io voglio che tu rinuci alla tua curiosità e alla tua voglia di conoscere. Sono le tue qualità più caratteristiche, e senza di esse non saresti tu…”

“Già, hai ragione…” proseguì Koushiro, mentre il suo Digivice vecchio modello, come quello di Jyou e Mimi, cominciava ad emettere un fascio di luce bianca. “Io sono fatto così… trovo affascinante sapere sempre di più del mondo che mi circonda, capire la ragione delle cose… so che forse vi sembrerà un discorso troppo serio, detto da un ragazzo della mia età…”

“Per niente, Koushiro-kun…” rispose Mimi “Tu sei quello che sei, e noi ti vogliamo bene per questo…”

 

Come era successo con tutti i Digiprescelti prima di loro, la luce proveniente dai Digivice di Mimi, Jyou e Koushiro si sprigionò in tutto il suo splendore, costringendoli a schermarsi gli occhi, e avvolgendoli con il suo calore. Prima che chiunque di essi potesse chiedersi cosa stava succedendo, la stessa voce misteriosa che aveva parlato ai loro compagni parlò anche a loro.

Complimenti. Anche voi avete dimostrato di aver conservato le qualità che vi rendono Digiprescelti. Potete procedere.

“A… aspetta un attimo… potremmo sapere…” iniziò a dire Gomamon. Non fece tuttavia in tempo a finire, prima che lui e il resto del gruppo venissero trasportati dalla luce verso la parte più interna del santuario…

 

**********

 

Quando la luce si fu diradata abbastanza da permettere loro di vedere, Taichi e Agumon aprirono lentamente gli occhi, meravigliandosi di vedere attorno a loro tutti gli altri membri del gruppo: in quel momento, gli otto ragazzi prescelti originali e i loro Digimon si trovavano nella sala più interna del santuario, una grande stanza di forma semicircolare con i muri in scintillante marmo bianco, decorati con le stesse rappresentazioni di draghi, fenici, tigri e tartarughe che i ragazzi avevano visto nel vestibolo. Il pavimento sembrava fatto di mattonelle di giada verde e semitrasparente, e davanti a loro stava un ampio altare, che sembrava comunque piccolo paragonato alle dimensioni della stanza, sopra al quale fluttuavano otto oggetti ben conosciuti: erano le loro Crest!

“Ragazzi! Ci siete tutti!” esclamò Taichi, contento di vedere il gruppo di nuovo insieme. Un piccolo coretto di voci d’assenso, non ancora sgombre dallo stupore, fu la risposta.

“Noi siamo qui!” rispose Hikari, alzando una mano.

“Presenti!” esclamò Gomamon “Solo che adesso non sappiamo dove siamo…”

“Sì, dovremmo esserci tutti…” rispose Sora, guardandosi attorno per controllare che fosse vero. Contò otto ragazzi, compresa sé stessa, e otto Digimon: no, non mancava nessuno, e questa era già una buona notizia.

“Ma cosa… che è successo? Adesso siamo… in un’altra zona del santuario…” chiese Patamon, atterrando sul berrettino bianco di Takeru.

“Sembra di sì… e quelle sono le nostre Crest…” confermò il Digiprescelto della Speranza, volgendo lo sguardo verso gli otto medaglioni luccicanti. “Questo vuol forse dire… che abbiamo tutti superato la prova?”

 

E’ così, giovane Takeru. Avete tutti dato prova di voi stessi, e vi siete dimostrati degni, una volta di più, del grande potere delle vostre Crest. Avvicinatevi, e ricevete ciò che vi spetta di diritto.

 

Ancora una volta, la voce che aveva parlato a tutti loro dopo il superamento delle rispettive prove si fece sentire, questa volta però con tono più flebile. Tutti i presenti nella sala sobbalzarono per la sorpresa quando una misteriosa, immensa figura traslucida apparve sopra l’altare, irradiando potere e maestà da tutti i pori. Si trattava dello stesso drago serpentino che i ragazzi avevano visto rappresentato all’ingresso e nel vestibolo del santuario, ma ora era possibile vederne bene tutti i particolari: il suo lungo corpo sinuoso e aggraziato, talmente grande da far sembrare piccolo persino WarGreymon, era ricoperto di luccicanti squame azzurre che scintillavano come zaffiri, e la sua coda pareva estendersi all’infinito prima di diventare incorporea e trasformarsi in una sorta di scarica elettrica color blu cobalto. Cinque paia di ali da angelo stilizzate ornavano il suo dorso, dipartendosi da sezioni diverse della sua spina dorsale. Aveva inoltre tre paia di corte zampe rettiliformi, ciascuna decorata da misteriose sfere di luce, e la sua testa era coperta da una specie di elmetto blu scuro a screziature gialle. Un singolo corno di metallo azzurro a forma di fulmine, simile a quello di Raidramon, spuntava dalla fronte del drago, e quattro grandi occhi pieni di saggezza, due per ogni lato della testa, osservavano con benevolenza gli stupiti ospiti del santuario. La sua caratteristica più distintiva, tuttavia, erano le lunghe vibrisse bianche che spuntavano dal suo volto, dando l’impressione di folti baffi e di una lunga barba che acuivano il suo aspetto da vecchio saggio e gentile. Luminose scie di luce dorata si dipartivano dal suo corpo, avvolgendo la stanza di un caldo bagliore. L’unica cosa che rovinava un po’ il suo aspetto erano le lunghe catene nere che, a partire dal collo, si avvolgevano attorno al suo corpo, dandogli un aria sofferente. Era una visione gloriosa, e i Digiprescelti e i loro Digimon non riuscivano a staccargli gli occhi di dosso, rapiti dallo spettacolo: avevano capito di trovarsi di fronte al Digimon sacro che governava DigiWorld, il supremo Azulongmon!

 

 

ANALIZZATORE DIGIMON

Nome: Azulongmon

Anche chiamato: Quinglongmon

Tipo: Animale Divino

Attributo: Dati

Livello: Mega

Attacchi: Lightning Whip, Aurora Force

 

Uno dei quattro Guardiani Digitali, il potente Azulongmon è il governatore del Mondo Digitale dell’Ovest, e controlla le acque e i fulmini. Ogni altra informazione su di lui è avvolta nel più profondo mistero.

 

 

Salute a voi, bambini prescelti.” Li salutò Azulongmon, chiudendo gli occhi e abbassando leggermente la testa come se stesse cercando di fare un inchino. “Non abbiate paura di me, non vi farò del male. Da molto ho atteso il giorno in cui vi avrei finalmente incontrato. Io sono Azulongmon, governatore di questo Mondo Digitale e creatore delle vostre Crest.

Per qualche istante ancora, lo stupore e un certo timore reverenziale impedirono ai ragazzi prescelti di proferire parola. Fu Koushiro a spezzare il silenzio, schiarendosi la gola nel tentativo di trovare le parole giuste per rivolgersi al potente drago. “Ehm… i nostri migliori omaggi, venerabile Azulongmon… è per noi un onore fare la vostra conoscenza.”   

Il sovrano di DigiWorld sembrò sorridere con benevolenza. “Anche per me è un onore vedere finalmente i bambini prescelti che tre anni fa hanno salvato questo mondo dai Dark Masters. E constato con piacere che tutto questo tempo non ha influito negativamente sulle vostre qualità distintive. Semmai, le ha rafforzate.

Taichi ricambiò il sorriso. “Il nostro viaggio nel Mondo Digitale ci ha fatto capire molte cose di noi stessi. Credo di parlare per tutti dicendo che ci ha aiutato a diventare persone migliori. Il ragazzo osservò i suoi amici che stavano attorno a lui, vedendo sui loro volti lo sguardo di approvazione che si aspettava.

Azulongmon annuì. “Ed è in funzione di questo che le vostre Crest potranno essere ripristinate. Ecco, ricevetele di nuovo, e fatene buon uso.

 

In quell’istante, le otto Crest si sollevarono dall’altare e, sempre fluttuando in aria, si diressero verso i rispettivi proprietari, la loro luce sempre più intensa man mano che si avvicinavano. Con il battito cardiaco accelerato, ciascuno dei ragazzi prescelti allungò la mano tremante, e accolse la Crest a lui (o a lei) appartenente come se fosse stata un passerotto svolazzante. Immediatamente, quella sensazione di calore ed energia a loro familiare tornò a scorrere nei loro corpi, e in quelli dei loro Digimon, come una scarica elettrica.

“Sì! Sento di nuovo l’energia scorrere in me! Ora possiamo digievolvere ancora!” esclamò Agumon, circondato da una splendente aura di luce rossa. Attorno a lui, anche gli altri Digimon si sentivano rienergizzati, e riconobbero per istinto il potere della Digievoluzione che tornava a loro. Era un momento magico. I Digiprescelti della vecchia guardia erano tornati al loro splendore di un tempo!

“Fantastico!” esclamò Mimi, osservando rapita la luminescenza dorata che scaturiva dalla Crest della Sincerità. “Ora sì che siamo in grado di affrontare qualsiasi avversario!”

Il gioco di luci e colori continuò ancora per qualche istante, poi si smorzò, e i medaglioni che rappresentavano le virtù di ciascuno riapparvero attorno ai colli dei ragazzi. La sensazione di energia e di ‘completezza’, tuttavia, non era svanita: ognuno dei ragazzi e dei Digimon sentiva nuovamente il tanto familiare potere pulsare dentro di sé. Con un balzo di gioia, ciascuno dei Digimon saltò in braccio al rispettivo partner umano, producendosi in manifestazioni di entusiasmo e affetto.

“Taichi! Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Agumon “Ora nessuno ci può fermare!”

“Hey, Agumon, calmati! Mi stai facendo cadere!” esclamò il ragazzo, cercando di mantenere l’equilibrio.

“Sono così felice, Sora!” cinguettò Biyomon, strusciando la testolina contro il viso della sua partner umana. Sora rise e accarezzò l’uccellino rosa sulla schiena, ricambiando la sua gioia. Gli altri Digimon erano a loro volta impegnati in festeggiamenti simili con i rispettivi partner umani, anche se i più seri Koushiro, Yamato, Takeru e Hikari cercavano di contenere un po’ il loro entusiasmo.

“Hey, calma, ragazzi!” esclamò Koushiro, senza riuscire tuttavia a trattenere qualche risata “Insomma, siamo davanti al venerabile Azulongmon!”

 

Un suono rimbombante che sembrava una risata sfuggì dalla gola del drago divino, mentre pian piano i festeggiamenti si quietavano. “Non vi preoccupate, bambini prescelti. La vostra gioia è comprensibile. Ora, ricevete anche queste da me. Avrete bisogno anche di queste nuove Crest per la battaglia che verrà.

“Altre Crest?” fece eco Yamato, volgendo uno sguardo meravigliato ad Azulongmon. In uno degli artigli del drago, altri quattro medaglioni, tutti recanti un simbolo diverso, apparvero in un lampo di luce, per poi dirigersi fluttuando verso Taichi, che, pur sorpreso, li accolse senza discussioni. Uno di essi recava un simbolo composto da un paio di cerchi concentrici, con un punto nel centro comune. Un altro simbolo assomigliava ad una Omega maiuscola (l’ultima lettera dell’alfabeto greco) con una linea orizzontale sotto di essa. Il terzo aveva l’aspetto di una freccia, ornata nella metà da una piccola X, e posta perpendicolarmente ad un segmento. Infine, la quarta Crest recava quelli che sembravano essere due triangoli isosceli senza base, con l’altezza in comune e sormontati da una semicirconferenza. Il vertice del triangolo più grande era tangente alla curva.

Prima che Taichi, o qualche altro Digiprescelto, potesse porre qualche domanda, Azulongmon spiegò la situazione. “Queste Crest rappresentano rispettivamente la Fermezza, la Giustizia, la Vitalità e l’Adattabilità. Ognuna di queste corrisponde ad uno dei Digiprescelti non provenienti dalla vostra terra: ovvero Catherine, Michael, Rosa e Derek. Ognuno di loro dovrà ricevere la sua Crest, e trovare il modo di farla brillare come avete fatto voi a suo tempo. Avrete bisogno anche del loro aiuto nelle prove a venire. Quanto sta accadendo oggi in questo Mondo Digitale non è che la punta dell’iceberg rispetto a quanto vi attende.

 

Ancora una volta quella parola. Azulongmon aveva parlato di ‘questo Mondo Digitale’… che voleva dire? Sulle prime non ci avevano fatto caso, ma ora la curiosità stava iniziando a farsi sentire…

“Ehm… perdonate la domanda, venerabile Azulongmon… ma cosa intendete quando parlate di ‘questo Mondo Digitale’? Vuol forse dire che esistono altri DigiWorld, oltre a quello in cui ci troviamo?” chiese Gabumon, esprimendo le perplessità di tutti. Il gigantesco drago annuì di nuovo.

Tanto vale che lo sappiate adesso. Il Mondo Digitale in cui ci troviamo adesso è il Mondo Digitale dell’Ovest, sul quale io ho la sovranità… o meglio, la avevo, prima che i Dark Masters mi imprigionassero, secoli or sono. Rispose Azulongmon, accennando alle catene che avvolgevano il suo corpo. “E’ conosciuta l’esistenza di altri quattro Mondi Digitali, ciascuno con un… Mondo Reale associato, non raggiungibile dalla vostra dimensione o da questa.

“Incredibile…” commentò Koushiro, spalancando gli occhi “In altre parole… qui stiamo parlando delle cosiddetta teoria delle ‘dimensioni parallele’, o sbaglio?”

Non sbagli, giovane Koushiro. E al momento, mentre stiamo parlando, un’altra aspra battaglia è in corso nel Mondo Digitale del Sud, quello governato da mio fratello Zhuqiaomon, che rappresenta la Fenice. Zhuqiaomon è il più potente dei quattro Guardiani Digitali, e nutre un profondo rancore nei confronti degli esseri umani. Egli ha plasmato il suo reame come un luogo in cui vige unicamente la legge del più forte, e i Digimon che vi abitano si cacciano a vicenda senza pietà, assorbendo i dati degli avversari caduti. Spiegò Azulongmon, con tono leggermente triste.

“E’ terribile… Un Mondo Digitale dove vige una legge così barbarica…” mormorò Hikari, sentendosi girare la testa al pensiero. Non avrebbe mai immaginato il suo DigiWorld come un luogo di violenza e anarchia, eppure ora si rendeva conto che esisteva un posto così brutale.

Capisco il tuo sgomento, Digiprescelta della Luce… e proprio l’odio insensato di Zhuqiaomon sta al momento causando numerose sofferenze a Digimon ed esseri umani. Osservate.” A queste parole di Azulongmon, un’evascenente visione di uno dei tanti, terribili duelli che si svolgevano nel reame del Sud: davanti al gruppo meravigliato apparvero due Digimon umanoidi che lottavano all’ultimo sangue all’interno di un canyon roccioso: il primo assomigliava ad un cavaliere in armatura bianca, con le spalliere, le ginocchiere, e il cimiero dell’elmo rossi, e un mantello rosso che gli svolazzava dietro le spalle. L’altro era un demone nero vestito come una sorta di motociclista, ricoperto di ferro e cuoio borchiato dalla testa ai piedi. Entrambi stavano facendo del loro meglio per sopraffarsi, anche se in quel momento il cavaliere sembrava avere la meglio.

 

“Non riesco a crederci… mai visto Digimon del genere… e io ne ho di esperienza!” esclamò Tentomon, sgranando gli occhi (quanto più poteva…) davanti allo spettacolo.

“Ragazzi, non so voi, ma io tengo per il cavaliere!” commentò Mimi “Quel tizio in nero mi fa paura!”

Poi, rapidamente com’era venuta, la visione scomparve. “Ecco. Questo è solo un esempio di quanto sta succedendo a causa dell’odio cieco di Zhuqiaomon… ma presto, umani e Digimon dovranno mettere da parte le loro differenze, se vorranno resistere all’assalto di una delle entità più malvagie e distruttive che il creato abbia mai conosciuto.” Spiegò Azulongmon.

“Spero che questo Zhuqiaomon decida infine di dare ascolto alla ragione…” disse Patamon.

Lo spero anch’io con tutto il cuore.” Assentì il drago divino “Gli altri due miei fratelli, Baihumon la Tigre ed EbonWumon la Tartaruga, rispettivamente sovrani dei Mondi Digitali del Nord e dell’Est, stanno facendo quanto possibile per indurre Zhuqiaomon a più miti consigli…” Si fermò per un attimo, poi proseguì. “Oltre a questi quattro settori, ne esiste un quinto, creato come territorio neutrale e governato da tre Digimon angelici di livello Mega: Lord Seraphimon, Lady Ophanimon e Lord Cherubimon. Ma, purtroppo, anche questo Mondo Digitale è avvolto nelle fiamme della guerra, a causa di un altro Digimon angelico, corrotto dalla sua tracotanza e sete di potere. Sei ragazzi come voi, anch’essi Digiprescelti, stanno al momento lottando con tutte le loro forze per fermare questo angelo caduto. Questa digressione per dirvi che un giorno, tutti questi Mondi Digitali avranno bisogno del vostro aiuto… numerose sono le sfide che vi attendono, e avrete bisogno di cuori saldi e grande dedizione per superarle…” L’immagine di Azulongmon iniziò a sbiadire, segno che il Digimon divino stava esaurendo l’energia. Purtroppo, altro non vi posso dire… Digiprescelti… affido a voi il resto… guardatevi dalle… tenebre… sconfiggete Mephistomon… e salvate… questo… mondo… ve ne prego…       

“Venerabile Azulongmon!” esclamò Taichi, alzando un braccio come per implorarlo di rimanere, ma fu inutile. L’enorme drago celestiale continuò a sbiadire, come l’immagine su un televisore difettoso, fino a sparire del tutto. La luce dorata che il suo corpo sprigionava si affievolì man mano, e presto si dissolse anch’essa, lasciandosi dietro il gruppo dei Digiprescelti sbalordito e confuso.

 

Un pesante silenzio, rotto unicamente dai respiri di ragazzi e Digimon, tornò a regnare nella sala dell’altare. Quello che i ragazzi avevano sentito in quel momento era, in effetti, davvero sconvolgente… davvero un giorno sarebbero stati chiamati a proteggere la sicurezza non di uno, ma addirittura di cinque Mondi Digitali, tutti così profondamente diversi dal loro? Ne sarebbero stati all’altezza? O meglio, sarebbero stati all’altezza della missione che li attendeva in quel preciso momento? Il dubbio serpeggiava, infido e insidioso, nelle loro menti e nei loro cuori.

Per fortuna, fu Taichi a prendere in mano la situazione, afferrando stretto la sua Crest del Coraggio e rivolgendosi a tutti i suoi amici. “Ascoltatemi, ragazzi! Non è pensando ai problemi prima del tempo che risolveremo la situazione attuale! Sapevamo bene che essere i bambini prescelti non sarebbe stato facile per noi, e che sulle nostre spalle sarebbero gravate molte responsabilità! Ora, il nostro dovere è combattere contro Mephistomon e contro chiunque minacci la pace e la tranquillità di questo Mondo Digitale… affronteremo i nostri problemi nell’ordine in cui si presenteranno, restando uniti e collaborando tra noi e con i nostri Digimon! Non è forse così che abbiamo sconfitto Apocalymon e i Dark Masters la volta scorsa?”

Il discorso di Taichi fece rapidamente presa negli animi dei suoi amici, che ormai da tempo conoscevano la sua capacità di leadership. Immediatamente, i dubbi vennero messi da parte, e sostituiti da un’audacia che avrebbe permesso loro di affrontare qualsiasi pericolo a testa alta!

“Ben detto, Taichi!”

“Sì, siamo d’accordo!”

“Sei il migliore, fratellone!”

“Non molleremo, questo è certo!”

“Bene, allora…” rispose Taichi, sfoderando il suo ormai noto sorriso obliquo “Adesso abbiamo degli amici a cui dare una mano! Agumon, ti senti pronto?”

“Io sono nato pronto!” rispose il piccolo dinosauro, mettendosi in posa di combattimento davanti al suo partner umano.

“Siamo pronti anche noi!” esclamò Gabumon.

“Dateci il via!” fece eco Gomamon.

“Trasformiamo quel caprone in cibo per gatti!” sbottò Gatomon, mostrando gli artigli sulle zampe anteriori. Tentomon, Biyomon, Patamon e Palmon li imitarono a loro volta, la loro decisione evidente nei loro sguardi. Yamato non potè trattenere un lieve sorriso osservando il suo migliore amico. Ancora una volta, la sua volontà di non arrendersi stava dando coraggio al gruppo intero.

Beh, Taichi… che cosa faremmo mai senza di te?” pensò tra sé il ragazzo biondo, ricordandosi di un proposito che si era posto quando erano ancora nel Mondo Reale. Decise che forse era il caso di parlarne il prima possibile a Taichi… ora più che mai la saldezza del loro legame si sarebbe rivelata determinante

 

“Perfetto! E allora, miei prodi… seguitemi! Leomon e gli altri avranno bisogno di aiuto!” esclamò Taichi con tono melodrammatico, imboccando il corridoio che portava all’uscita del tempio, con Agumon appena dietro. Una risata divertita accolse la battuta di Taichi, poi, uno ad uno, i ragazzi prescelti e i Digimon seguirono il loro leader, pronti ad affrontare una nuova avventura…

 

 

CONTINUA…

 

 

Note dell’autore: Beh, che dire… sono abbastanza soddisfatto di come il capitolo mi è venuto, e chiedo scusa ai miei lettori per la lunga attesa… finalmente, i miei esami sono finiti, e potrò, per qualche giorno, dedicare un po’ più di tempo alla stesura di questa fanfiction!

Che ve ne è parso di questa teoria dei ‘Mondi Digitali separati’? E’ una teoria molto popolare nella fandom straniera di Digimon, e ho pensato di implementarla nella mia saga… a proposito, avete riconosciuto, vero, il cavaliere e il demone motociclista che combattevano nella visione mandata da Azulongmon? E chi saranno mai ‘l’entità distruttiva’ e il ‘Digimon angelico caduto’ di cui parlava il sovrano del Mondo Digitale dell’Ovest? Vediamo se indovinate!   ;)

Per l’idea delle nuove Crest, ringrazio infinitamente Killkenny, uno dei miei lettori più affezionati! Ora che hanno una maggiore potenza di fuoco dalla loro, potranno i ragazzi sconfiggere Mephistomon, BlackWarGreymon e Daemon? Per non parlare del nemico misterioso che trama alle spalle di tutti… Vi lascio con questi interrogativi, e vi do appuntamento alla prossima volta! Ciao!

 

 

Justice Gundam           

 

 

  
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