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Autore: Bibismarty    26/07/2010    3 recensioni
Lie, una ragazza senza padre e in fuga da una madre drogata, si imbatte in un quartetto piuttosto speciale. Come un fulmine si ritrova a vivere con i Tokio Hotel, conosce la loro amica Erika e comincia a provare un affetto particolare che non aveva mai provato prima. Riuscirà a sentirsi in famiglia tra un Bill romanticone, un Tom innamorato, un gustav silenzioso, un georg allegro e Erika orfana di madre e padre? Cosa potrebbe succedere se Lie si accorgesse di amare Bill, per il quale prima provava solo indifferenza e potrebbe essere corrisposta? E se si trovassero a dormire nello stesso letto per mancanza di una camera doppia? E se molte verità venissero nascoste? Come potrebbero vivere nascondendosi dietro un muro di silenzio?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oddio! Vi devo ringraziare perché mi avete commosso! Quando ho visto che le recensioni superavano quelle del capitolo precedente stavo per fare un infarto!
Grazie veramente :)
Ok Ciao a tutti! Sono tornata con quest'altro capitolo. Una fra gli ultimi, perché sto cercando di raggruppare tutti i piccolissimi capitoli che avevo formato!
In questo nuovo episodio per voi troverete sia i dubbi di Lie e Bill, ma anche la conferma dei loro sentimenti. Ho accolto in pieno le vostre preoccupazioni: ma perché Lie non si accorge che Bill l'ama? Allora principalmente, perché lui le ha detto che ama un'altra, e secondo perchè non crede abbastanza in se stessa.
In fondo quando sei convinta che fai schifo, vedi che tutti pensano che tu fai schifo. È pura convinzione della nostra mente!
Senza indugi vi lascio a questo capitolo scoppiettante. Buona lettura!



Le risposte alle mie lettrici: A tutte: vi ringrazio!
Splash_Bk: ciao :) è la prima volta che recensisci? Bene mia cara benvenuta :) Eheh Bill è dolce come un cucchiaio di miele :) L'amore rende pazzi no? Per i motivi che ho spiegato sopra Lie e Bill sono destinati a non capirsi, finché non si scontreranno! Eh già! Piaciuto il capitolo nuovo? Grazie mille e un bacione! Alla prossima!

Layla: mia cara, lo so che segui moltissimo la coppia LieXBill e ci saranno risvolti molto presto lo giuro! Non posso dirti di più purtroppo sennò svelerei tutto XD Per Tom come hai visto l'Odissea è finita, ma sai com'è loro hanno iniziato molto prima, per cui ogni cosa a suo tempo. :) Bill dolce? Una tua impressione XD

lillik: Uh, una nuova lettrice *.* molto orgogliosa di fare la tua conoscenza :) stretta di mano solida e ferma XD Benvenuta a bordo! Sisignorcapitano! Bene finite le presentazioni, abbiamo un nome quasi simile: mi chiamano anche Lily per un personaggio da me inventato! :) Ciao ciao :)

E ora Kyara Agatha Mainlander: Allora visto che non mi merito nessuna accoltellata perché sono stata così brava da aggiornare presto, posso scagliare un masso sul tuo lungo nome per accorcialo hahahahah XD e comunque ti torturerò a vita non facendo sbocciare l'amore tra Lie e Bill, così piangerai a vita muhahahaha no scherzo! Lo sai vero che presto ci sarà il finalone, se non tra due capitolo tra tre! Per cui aspettati un sadico finale...o uno bello? Mah non te lo dico fiuuuuuu fiuuuuu ^^ Oddio mi diverto a tenere tutti sulle spine!
Ah anche io aspetto quel bacio, ma non è ancora arrivato :( Miawww :( ciao mia assassina professionista! :)



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Capitolo 21: L'amore è una dipendenza?

Tom. Germania.
Disegnavo ampi cerchi nel giardino di casa, nervoso come non mai, cercando irrimediabilmente di non guardare verso di lei.
Faceva freddo, eppure sedeva sulla veranda, senza un cappotto. Le sue braccia avvolgevano le ginocchia e fissava assorta il cielo, mentre canticchiava una canzone. Intuii poi che stava cantando Sex.
I suoi morbidi capelli biondi le cadevano sul dolce vita bianco coordinato con un paio di scarpe a tacco alto e una minigonna nera non troppo corta. La linea del suo collo puntato verso l'alto mi faceva venire voglia di baciare e mordere quella pelle così liscia. Gli occhi azzurro cielo, luccicavano pieni di gioia.
Era consapevole di ciò che stava cantando e che lo stava cantando davanti a me.
Le braccia mi crollarono lungo i fianchi. Alzai lo sguardo al cielo anch’io e canticchiammo insieme.
La mia voce nasale non poteva certamente essere paragonata al suo angelico timbro, e questo mi faceva sentire terribilmente a disagio.
Erika abbassò sguardo su di me e io su di lei. Fu un attimo a capii che le distanze doveva essere coperte, ora. Voleva avermi vicino, come io volevo avvicinarmi.
I miei piedi bruciarono i metri che ci separavano e le mie mani si fusero con il suo collo, i polpastrelli saggiarono la pelle rosea della mia ninfa. Le scostai le ciocche dei capelli sulla spalla sinistra e Erika piegò lentamente la testa, così potei baciarle la spalla.
Lei mi passò una mano tra i rasta e mi sfilò il berretto mordendosi le labbra. Era bellissima, assolutamente fantastica. Non potevo non vedere i messaggi che mi lanciava: mi amava e io la rispettavo per questo. Nessuna donna mi avrebbe dato ciò che mi stava dando oggi lei, ero fortunato.
Si. L'amavo.
Tutto in quel momento era splendido e il tutto fu coronato dal bacio, che mi diede sorridendo.


Bill. Roma.
Frugai dappertutto. Non le trovavo. Dove erano andate a cacciarsi?
L’ansia mi prese e mi strattonò in un baratro sconosciuto. Il mio stato di irrequietezza era esploso alle stelle. Cominciai a lanciare oggetti per la stanza. Cercai nelle tasche delle giacche, nei pantaloni, nella valigia. Niente. Sembravano essersi volatilizzate.
Il fiocco nero del regalo che Lie aveva scartato quella mattina era ancora lì, sul pavimento. Un brivido mi percorse la schiena. Distolsi lo sguardo, rimuginando su quello che era successo in quella stanza poco fa.
Ero un gran coglione. Un vero grande coglione. L’avevo baciata e ancora non le avevo detto che l’amavo.
Cercavi le tue sigarette? Be’ non le troverai. Lie le ha gettate via…”
Saki era appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.
An…ok…” risposi rilassandomi, cercando di stendere bene i muscoli per non lanciarmi in una corsa furiosa verso il cestino della cucina. “Non sembri morire da astinenza sigarette. O forse è stato il suo nome a rilassarti?”
Saki non smetteva di fissarmi, non aveva intenzione di andarsene: attendeva la mia risposta. Ma io una risposta non ce l'avevo! Lie sapeva davvero rilassarmi? O avevo solo paura che la mia ira le avrebbe fatto male? Oppure stavo realmente pensando di smettere di fumare ora, prima di trovarmi incastrato in un circolo vizioso? In fondo fumare non rilassava, rendeva ancora più nervosi.
Oh Saki! Non ti ci mettere adesso a criticare! Ho fatto una grossissima cazzata e ho bisogno di calmarmi”.
Il fumo ti fa male…E lo sai bene!”Il mio bodyguard era entrato nel suo stato paranoico. Sembrava una cara mamma che difende i suoi bambini dai pericoli, o almeno cerca di spiegare loro che una cosa è cattiva.
Ma ora non ne ho più bisogno, vedi?” dissi allargando le braccia.
Saki sorrise, scuotendo la testa. “Lo sai perché?” Rise sempre più forte, non trovando nei miei occhi la risposta a quel dubbio che mia aveva posto. Era inutile scrutare il suo viso, alla ricerca di un'ancora di salvataggio! Lui sapeva qualcosa che a me sfuggiva, qualcosa che volevo condividere subito.
Hai trovato un’altra dipendenza. La dipendenza dall’amore. La dipendenza da Lie!”
Aggrottai le sopracciglia. Cosa? L'amore è una dipendenza? Ma da quando? Oddio forse ha ragione, io non riesco a vivere senza la consapevolezza che LEI sta bene. Guardai verso Saki in cerca di una conferma, ma in lui non vi era che cieca certezza. Come potevo essere ridotto a una dipendenza così grande? Come potevo esserci cascato così in fretta? E soprattutto come mai non me ne ero accorto?
Lui se ne andò.
Non poteva andare ora: io avevo bisogno di troppe risposte. “Ma Saki! Aspetta…!”
Non ricevetti risposta.

Dirlo o non dirlo a Lie?
Le mani mi sudavano, da quando avevo abbracciato l'idea di chiedere a Bella se le sarebbe piaciuto accompagnarmi in città. I secondi all'orologio sembravano susseguirsi senza senso, mentre io rimanevo fermo ad aspettare come la moglie fedele attende che il proprio marito compaia all'orizzonte, tornato dalla guerra. Io non attendevo niente, se non me. Ero io che aveva bisogno di tempo, ed era me stesso che avrei atteso, prima di aprire il mio cuore e frustarlo di inutili speranze.
Quale persona si sarebbe arrovellato per trovare conferma dei sentimenti che animavano la donna amata?
Lie entrò a passi leggeri in cucina, strofinando le mani sul grembiule. Accese i fornelli senza guardarmi negli occhi.
Sospirai lentamente. Non volevo disturbarla, per cui continuai a osservarla mentre indaffarata trafficava spostando le ciocche ribelli dietro le orecchie.
Era assolutamente fantastica. Non potei non sorridere, quando ritirò la mano e si soffiò su un polpastrello dopo che se lo era scottato.
Lie mi lanciò uno sguardo truce, studiando il mio volto. Non avrebbe mai potuto leggere quello che viaggiava nella mia mente, perché il mio viso era una maschera impassibile, impenetrabile.
La smorfia delusa che le rigò la bocca, mi fece tremare.
Mi alzai, per coprire le distanze e le mie braccia l'avvolsero in un abbraccio stretto. Non mi stavo illudendo. No. Avrei fatto quello che un amico fa con la sua amica.
Il respiro di Lie si bloccò e le sue mani strusciarono sulla mia camicia, fermandosi dietro alla mia schiena.
Questo è amore Lie. È amore. Lo senti? Ti prego dimmi che lo hai capito. Come non hai fatto a capire? Io ti amo.
Guardai il muro di fronte a me. Con decisione mi ritrassi e a passo svelto mi dileguai, passandomi una mano sul volto.
Non riuscii a decifrare ciò che trasformò il viso di Lie.

Quando mangiammo nessuno era di molte parole. Quando finimmo la nonna di Lie mi chiese se potevo darle una mano a sparecchiare e a sua nipote di lavare i piatti.
Saki, nel frattempo era andato a comperare i fuochi d’artificio, però credo che stesse fuggendo dalla nonna di Lie.
Ero ancora seduto a tavola, quando Maria Rosa scomparve dicendo che era stanca.
Rimanemmo solo io e Lie. Per un attimo i miei occhi si scontrarono con lo sguardo vitreo della ragazza che avevamo investito un mese fa, poi di scatto si posarono altrove.
Il cuore mi si bloccò. Ritornai a sprofondare nel mare dei suoi occhi e sulle sue labbra si dipinse un timido sorriso. Le dita delle mani si incrociavano ansiosamente.
Quello sguardo.
Quegli occhi.
Quel sorriso.
Quella sua timidezza.
Sparecchiamo?” sussurrò tesa, torturando il pomello della sedia.
La mia faccia cambiò colore, tingendosi di rosso, dopodiché mi gettai a capofitto nel mio compito. Raccolsi in una pila tutti i piatti, poi presi i bicchieri, infine le posate. Una volta che tutto era nel lavandino Lie si infilò i guanti per lavare.
Mi stava dando le spalle e stava per cominciare, quando mi sfuggì una domanda prima di trovare il modo di bloccarla. “Posso?”
La ragazza si voltò perplessa.
A-a-aiutarti?” finii la frase balbettando.
Adoravo il suo modo di incespicare nelle sue parole. Era così adorabile.
Annui, prendendo la pila appena formata. “Tu lavi e io asciugo”.
Lie rispose in tono asciutto: “Perfetto”.
Presi uno strofinaccio e mi misi al suo fianco. Lo sguardo mi cadde sulle sue mani bianche che stringevano un piatto e lo tenevano sotto l’acqua del rubinetto. Si era irrigidita e sembrava molto tesa.
Mi passò un piatto sicura, che ero pronto a prenderlo, senza guardarmi, ma io mi ero perso. Si voltò per capire, perché non avevo preso il piatto. L'impatto con i miei occhi fu forte.
Bill…Il piatto! Se non ne hai voglia perché stai qui? Faccio anche da sola. Non ti devi scusare. Ho capito. Non sono arrabbiata”.
Perché dovrebbe essere arrabbiata? Io non stavo scherzando quando l'ho baciata. Io volevo solo farle capire quanto l'amo. Ma forse siamo sono un caso disperato. Dovrei stare zitto.
Non è per scusarmi. Mi sembrava giusto aiutarti visto che due sono meglio di uno, no?”
Si ma aiutami allora. E…e…ti prego non guardami così…mi agiti…” aggiunse abbassando gli occhi.
Quella frase mi martellò il cervello. L’agitavo? Cosa voleva dirmi? Oddio! “Oh. Mi dispiace. Non pensavo…”
Rise. “Quando mai tu pensi?”. Scherzava.
Penso sempre a te” sarebbe stata la frase adatta. Invece mi uscì uno sbiascicato “Mai…”
Presi il piatto silenzioso e lo asciugai con cura. Pensando a quanto ci sarebbe voluto perché mi decidessi a dichiararmi. In modo serio intendo.


Lie. Roma.
Bill era strano. Veramente strano! Cioè tutti siamo strani…ma lui è matto da legare.
Io stavo solo scherzando, quando gli avevo chiesto se lui avesse mai pensato in vita sua. Invece lui si è ammutolito e chiuso nel suo guscietto. Quando potrò capire cosa passa per quella testolina sotto la chioma da leoncino nera solcata da meches bionde?
Bill sai che quando mi fai compagnia riesco a dimenticare il pensiero della morte di mia madre? Insomma una volta avrei pensato che alla morte dei miei genitori non sarei riuscita ad andare avanti. Invece ce la sto facendo…E riesco anche a pensare a un futuro positivo. Desidero avere una famiglia, un marito, dei figli, un lavoro stabile, un casa e un cane. Sogno una vita normale. Forse sto perdendo la paura del domani” snocciolai, pensando che era giusto riavviare una conversazione da persona normali. Quei silenzi cominciavano a darmi l'ansia.
Bill sembrava interessato. “Davvero? Non credevo di fare questo effetto!”
Risi. “Be’ forse è perché sei forte e la tua presenza mi rassicura. Per me sei importante. Uno dei pali più importanti a cui aggrapparmi nella mia vita”.
Bill gongolò felice. Stava completamente al mio tono serio-giocoso. Ma come faceva a capirmi al volo?
Wow, ne sono lusingato. Sono imbarazzato”
Quando sei entrato a far parte della mia vita qualcosa è cambiato. Non so come. Ma è cambiato e forse non lo voglio nemmeno sapere. Per la prima volta mi sento apprezzata e utile da una persona estranea. È difficile da spiegare, ma si credo che tu sia il mio vero grande amico. Non ho mai avuto amiche. Quindi non credo di sapere come funzioni un’amicizia. Ma sono sicura che tu sia un amico”
Bill era interdetto da tutte quelle rivelazioni. “Ma io mi sono comportato male. Ti ho abbracciato quando non avrei dovuto. Ti ho baciato quando non avrei dovuto. Come fai a considerarmi un amico?” sembrava più sconvolto di quello che avevo immaginato.
Ma mi hai abbracciato quando ne avevo bisogno. Quando stavo male! Lo hai fatto per starmi accanto” risposi io molto decisa.
Lui sembrava molto teso. “Davvero?” domandò quasi in un sussurro.
Sorrisi. “Ma certo!”
Bill arrancava nei suoi pensieri. Forse non era ancora convinto.
Bill?!?! Ci sei??” domandai perplessa.
Stavo solo pensando che” Corrugo la fronte “No niente”.
Tieni. Questo è l’ultimo!” dissi porgendogli un piatto.
Bill scoppiò con un applauso. “Perfetto! Che dici se andiamo a fare un giretto fuori porta?”
Io annui felice come una pasqua. Tutto andava bene a patto che ci fosse Bill al mio fianco. Tutto sarebbe stato bello se c’era lui. Sospirai a quel pensiero mentre il moro mi sorrise candidamente.

Era una bella sorpresa quella che volevo fare a Bill. Chissà se gli piacerà! Continuavo a rimuginare tra me, mentre mi sistemavo le pieghe delle gonna nera che mi stavo mettendo. Infine indossai una felpa bianca le calze e le converse. Mi fissai allo specchio e sbuffando diedi una spazzolata ai capelli. Erano proprio ribelli!
Afferrai la tracolla e la sistemai sulla spalla riempiendola di tutto quello che mi capitava sotto mano. Presi anche il cellulare: Erika poteva chiamarmi da un momento all’altro. Chissà se passerà la notte con Tom! Ero proprio curiosa di sapere cosa avrebbero combinato quei due insieme a casa da soli.
Bill mi aspettava sull’uscio. Lo raggiunsi.
Il moro mi fece i complimenti che raccolsi con un timido grazie. Mi fece passare per prima e poi chiuse la porta. Scendemmo velocemente le scale e salutammo la portinaia che scosse la testa vedendo il modo in cui andavamo via vestiti. (Annuncio ai gentili lettori: alla gente può sembrare strano come veste Bill. Anche se poi alla fine veste jeans e magliette come tutti i comuni mortali e non vedo cosa ci sia di così strano da criticare! An…se qualcuno lo ha capito per favore me lo dica perché o non capisco io o c’è gente che non sa cosa fare dalla mattina alla sera e trova intelligente prendersela con le persone solo per il gusto di farle stare male…).
Usciti indossammo, come degli agenti segreti, i nostri occhiali da sole e indicai a Bill la via da percorrere.
Così in quell’ultima giornata dell’anno mi ritrovai a vagare per Roma in compagnia di Bill Kaulitz nascosta dietro un paio di moderni occhiali nell’anonimato più assoluto.
Il moro sorrideva felice sotto il suo cappellino nero e gli inseparabili occhiali che amavo.
Mi ritrovai a fissarlo, mentre lui osservava ammirato le vie di Roma. Era bello. Molto più che bello.
Mi salì un groppo in gola, cominciavo a sudare freddo.
L’occhio “mi cadde” sui suoi pantaloni che scendevano deliberatamente in maniera vertiginosa facendo bella mostra del suo sedere e dei suoi boxer neri. Arrossii appena mi accorsi di ciò che stavo facendo.
E proprio per questo quando Bill frenò improvvisamente ci fu un effetto tamponamento.
Caddi all’indietro come un sacco di patate, protetta solo dal sedere che incontrò l’asfalto nero.
Bill si voltò di scatto, con un'espressione costernata, rammaricato dell’incidente “Oddio scusa, Lie! Mi dispiace moltissimo, sono un impiastro tremendo!”
Bill mi offrì le sue mani per aiutarmi a salire, ma l'aria da papà preoccupato mi faceva morire dal ridere. “Dovresti vederti allo specchio…sei così carino!”
Lui mi fece il broncio. “Non ridere di me, dai! Mi sembra di essere uno stupido!”
Bill si guardava con intensità le punte dei piedi, in segno di timidezza.
Gli diedi una pacca sulla spalla. “Forza, che sennò fa buio!” dissi prendendolo per una manica della giacca e cominciando a correre con un sorriso a trentadue denti.
Bill era decisamente più alto di me e le sue gambe erano chilometriche, di conseguenza non gli ci volle molto per superarmi e farmi mangiare la polvere.
Con il fiatone lo raggiunsi alla fine della via dove vi era un grosso incrocio e poi oltre si estendeva un enorme parco verde, con erba tagliata, grandi alberi frondosi e persistenti cinguettanti uccellini.
Vieni…” dissi io attraversando lo stradone con il rosso.
Bill non si mosse dal ciglio della strada. Scosse la testa e mi urlò forte: “Ecco perché ti investono!”
Io che ero rimasta a metà strada, sul divisore del traffico, mi misi a ridere. Non aveva poi tutti i torti. “Ho una vena sadica! Amo farmi investire!”
Il moro si diede una sberla sulla fronte in segno di rassegnazione. Attraversò appena il semaforo diventò verde e quando mi fu di fronte mi diede un buffetto sul naso. “Mi fai sempre fare degli infarti fatali tu!”
Arrossii inesorabilmente stringendomi nella mia giacca.
Oh…questo è il parco?” domandò il kaiser tutto euforico.
Sospirai per liberarmi dalla tensione accumulata. Che ci potevo fare? Quello era Bill Kaulitz mica micio-micio bau-bau!
Girovagammo in lungo e in largo per il parco e poi ci sedemmo all’ombra di un’enorme quercia per riposarci. Mi tolsi la tracolla e la gettai nell’erba stendendomi a fissare il cielo tra le fronde dell’albero. Bill mi si accoccolò vicino. “L’ultima giornata dell’anno…Der letze Tag” sussurrò, non so se più a me o se a se stesso.
Avresti potuto passarlo con la tua famiglia. Invece per colpa mia lo dovrai passare in Italia lontano da tuo fratello. Non eri costretto a venire. Ora mi dispiace tanto di tutto questo casino!” Mormorai.
Bill si accoccolò tra il braccio e il ventre, tanto che potevo sentire i suoi vestiti toccare i miei. “Ma se io non mi ammalavo saremmo tornati a casa in tempo…Quindi non è colpa tua!”
Qualcosa mi diceva però che era colpa mia se lui era stato picchiato e si era ammalato, però non avevo voglia di litigare con Bill. Stavo troppo bene. Il vento mi carezzava la pelle, l’erba vivida mi solleticava la schiena e i raggi del sole, che mi sfioravano il viso, mi davano quel senso di beatitudine che provavo solo, quando Bill mi guardava con quei suoi due occhi color nocciola che mi avevano paralizzato così tante volte!
Bill?”
Il moro spostò tutta la sua attenzione su di me. Io mi rigirai sul fianco per vederlo meglio in faccia. “Davvero saresti disposto a stare al mio fianco?”
Bill rise. “Domanda tagliente la tua! Se te l’ho detto era perché davvero ci credevo. Non so perché, ma quel giorno che ti ho vista a terra ho capito che avresti fatto parte della mia vita per sempre, che non avrei mai potuto lasciarti da sola perché il mio destino è terribilmente legato al tuo”
È una cosa buffa…Io la prima volta che ti ho visto in Tv ho pensato che non avrei mai voluto fare la tua conoscenza e tanto meno pensavo che il mio destino si dovesse intrecciare con il tuo. Ma quando mi hai abbracciato mi è sembrato che qualcosa in me si fosse risvegliato e che tu fossi arrivato per riempire un buco che per tanto tempo è stato vuoto”.
Quelle parole aleggiarono nell'aria per un tempo indefinito. Non aggiungemmo altro al mio discorso. Non avrebbe avuto senso. Andava bene così.

Bill. Roma.
Questo è perfetto! Bill sei un figurino! Fatti vedere per bene” disse Lie sfiorandomi la manica della giacca. Indossavo una giacca gessata, una camicia linda bianca e un paio di pantaloni coordinati alla giacca.
Feci un giro completo su me stesso e mi guardai fiero allo specchio. Sul volto della castana sbocciò un tenero sorriso e si mise ad applaudire felice. “Semplicemente fantastico! Comperalo dai!”
E così feci. Usciti dal rinomato negozio del centro, dopo aver speso una cifra astronomica, era pomeriggio inoltrato.
Ho i soldi a sufficienza per comperarti un vestito sexy per te” dissi sperando di vederla esultare.
Invece ricevetti come risposta un indignato no. “Non ci pensare nemmeno! Un regalo me lo hai già fatto!”
E' capodanno. Voglio farti questo regalo” protestai io con il terrore di non vederla in abito.
Scordatelo!” rispose lei digrignando i denti.
Mi voltai di scatto intenzionato a riportare indietro l’abito appena comperato. Se Lie non accettava, non volevo nemmeno io essere vestito elegante.
Lie mi afferrò per un braccio e mi trascinò verso di se. Come una grossa sanguisuga si aggrappò con tutte le sue forze, si si appoggiò a me con la testa e cominciò a stritolarmi.
Ok faccio quello che vuoi, ma non andare a riportare il vestito! Ti sta troppo bene”
Questo volevo sentirti dire…” sussurrai piano.
La ragazza si staccò dal mio braccio. “Ti odio Bill Kaulitz!” strillò arrabbiata. Si era accorta dell'inganno.
Io sorrisi e le indicai di voltarsi e guardare una vetrina proprio dietro di lei. “Cambi idea se ti compero quello?”
Lei si girò perplessa. Dallo stupore le cadde la mascella e sgranò gli occhi tanto che ebbi paura che le rotolassero a terra. “T-U S-E-I F-U-O-R-I!!” gridò appoggiando le mani sul vetro e cominciando a fissare stralunata il vestito che le avevo indicato.
Si formo un alone al respiro ansioso di Lie sul vetro lucido del negozio.
Era un vestito nero con il corpetto di payette e la gonna di tulle era voluminosa con lucenti ricami argentati. Era senza maniche, ma da abbinare vi era uno splendido copri spalle con altrettanti ricami che partivano dalle maniche e si incontravano sulla schiena dando la sensazione che si svolgesse una fusione.
Deglutii. L'immagine di Lie in quell'abito mi faceva venire la pelle d'oca.
Vieni che lo provi…”
Lie abbassò la testa pronta a fuggire indignata.
In un soffio le afferrai l'orlo della giacca e la trattenni
Cretina torna qui! Non succederà niente, vedrai!”
Lie si massaggiò le mani strisciando la suola della scarpe.
Tu non sei normale. Bill non posso metterlo. Non ci entrerò mai!”
La fissai perplesso. “Solo per questo non lo vuoi provare?”
Gli occhi di Lie si gonfiarono e le mani si strinsero in duri pugni. “Sono piatta Bill …”
Cosa? Alzai le sopracciglia. Cosa voleva dire?
Sono senza tette!” urlò, poi arrossì vedendo una marea di occhi su di lei.
Le feci segno di avvicinarsi. Lei obbedì. Le scostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Non urlare. Comunque di tette ne hai. Ieri sera ho avuto la possibilità di constatarlo io stesso” Annuii felice.
Arrossì violentemente d’improvviso e cominciò a tossire come se qualcosa le impedisse di respirare.
Ti strangolo Kaulitz! Cosa vuoi dire che hai constatato? Meglio se non lo dici…Vabbe’ entriamo…”
La trascinai felice all’interno del negozio.
I rivestimenti in pelle delle pareti presagivano fin da subito che il locale richiedeva un certo budget per permettersi un semplice capo. La quantità di merce in esposizione ne dimostrava la tesi.
Un alto commesso si presentò ai nostri occhi e ci osservò dall’alto in basso.
Vorremmo quel vestito in vetrina” esclamai, mostrando la mia pacatezza e solidità. Quest'uomo non potrà mai credere che io non possa permettermi un suo abito.
Non credo che il vestito in questione sia in vendita. È un capo molto speciale che il padrone ha deciso di esporre per privati motivi…”
Questo è il tipico modo con cui liquidano il cliente che non ha soldi sufficienti per pagare.
Lie alzò lo sguardo verso l'uomo. I suoi occhi erano colmi d'ira e di paura allo stesso tempo.
Avevo un sacco di soldi nel taccuino. Gliel'avrei fatta pagare io. Nessuno può giudicare gli altri per come sono vestiti.
La mia risata squillò nel negozio, prima di tramutarsi in un sorriso beffardo.


Anticipo: Allora ho intenzione di deliziarvi con i festeggiamenti di un grande nuovo anno e con la voglia di GELATO?? Ma di che gelato stiamo parlando? Scopritelo nel prossimo episodio!
   
 
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