CAPITOLO 1
Jasper
Ero in camera nostra, sdraiato sul letto a
leggere uno dei tanti libri che si potevano trovare in casa Cullen, mentre il
mio adorato folletto era uscito insieme a Carlisle ed Emmett per andare a
caccia nella foresta vicina. Sorridevo al pensiero di Alice che cacciava:
riusciva ad essere leggera e a volteggiare delicatamente anche in un momento
cosi brutale, come lo era uccidere un animale. Ma ammiravo lei e i Cullen,
erano riusciti a diventare vegetariani senza troppo sforzo, spinti solamente
dalla bontà d’animo di rispettare gli esseri umani, come lo erano stati molti
anni prima, come lo ero stato io…
Già, ero sempre stato un assassino e ancora
adesso faticavo a resistere a quell’odore… Ma per fortuna c’era Alice, lei
riusciva sempre tranquillizzarmi e mettermi a mio agio…
Mentre ero assorto nei miei pensieri, sentì
il campanello suonare: cosa molto insolita, dato che tutti i Cullen avevano la
chiave per entrare in casa.
Scesi dal letto con le orecchie tese e mi
diressi verso le scale per andare ad aprire: in casa c’erano solamente Esme e
Rosalie ed io ero l’unico “uomo”, dato che Edward era in viaggio con Bella,
quindi spettava a me fare gli onori di casa o comunque proteggerla nel caso
fosse stato un malintenzionato.
Scendevo diffidente le scale, annusando
l’aria ma non percependo alcun odore umano o di altra razza: doveva essere un
vampiro che tuttavia non avevo mai incontrato e questo non mi rassicurò.
Appena arrivato nell’ingresso, Esme stava già
aprendo la porta mentre anche Rosalie era arrivata e se ne stava leggermente in
disparte, anche se i suoi bellissimi capelli biondi non potevano certo passare
inosservati.
Ancora incredulo, cercai di fermare la mia
madre adottiva prima che aprisse la porta, dato che non mi fidavo di chiunque
fosse là fuori e dall’odore mi sembrava fosse anche un maschio…
-
Jasper: Esme, aspetta ad aprire. Non sappiamo
chi sia.
Rosalie: da quando sei cosi fifone? – mi
punzecchiò Rosalie con malizia
Jasper: semplicemente non mi fido.
Esme: ha detto di essere un nomade in cerca
di un posto dove risposarsi un po’.
Jasper: e da quando i vampiri hanno bisogno di
riposo?
Rosalie: eddai fifone, vorrà un po’ di
compagnia dato che è solo.
-
Mi fidavo ancora di meno, ma lasciai che Esme
aprisse la porta con fare dolce e premuroso. Il vampiro (maschio) che si
presentò davanti a noi era biondo, magro ma abbastanza muscoloso, i vestiti
erano davvero mal ridotti ma non sembrava minaccioso: solamente i suoi occhi
rosso sangue non mi lasciavano tranquillo e le emozioni che potevo percepire in
lui non erano troppo amichevoli, anche se sembrava innocuo.
Questo strano individuo non si presentò
nemmeno e lanciò uno sguardo ammaliato verso Rosalie, che ovviamente lo aveva
colpito subito mentre lei gli lanciava uno sguardo quasi di disgusto: se Emmett
avesse visto come quello guardava Rosalie lo avrebbe fatto a pezzi. Ma come dargli
torto? Se avesse guardo da cima a fondo la mia Alice in quel modo lo avrei
azzannato all’istante.
Nessuno si muoveva, cosi mi feci avanti verso
lo sconosciuto, senza essere troppo ospitale cosa che lo sguardo di Esme mi
rimproverò, mentre lui si limitò a rivolgermi uno sguardo indifferente.
-
Jasper: e tu chi saresti?
James: sono un nomade, mi chiamo James.
Jasper: e cosa saresti venuto a fare qui?-
Esme mi lanciò un’occhiataccia per il modo brusco con cui avevo rivolto quella
domanda, ma quell’uomo mi irritava…
James: chiedo scusa, ma credo di aver perso
l’orientamento e dato che ho percepito solamente in questo luogo la presenza di
vampiri, ho pensato di chiedere aiuto.
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Disse quella frase con un fare terribilmente
ruffiano, una finta faccia angelica che non ingannò né me né Rosalie, mentre
Esme gli aprì di più la porta e gli fece cenno di entrare in modo molto
accogliente e con un sorriso sulle labbra.
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Esme: prego, prego. Entra pure.
James: grazie mille, signora…?
Esme: Esme Cullen – ci indicò – e loro sono i
miei figli adottivi Jasper e Rosalie.
James: piacere…
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Fece una specie di inchino con la testa a me
e a Esme, in segno di una finta gratitudine (o almeno a me sembrava cosi)
mentre si avvicinò a Rosalie baciandole la mano. – enchanté–
Le disse in modo molto galante mentre lei
sembrò pressoché indifferente a quel gesto. Mi vennero i brividi dal nervoso al
pensiero che uno del genere potesse fare le stesse attenzioni alla mia Alice,
che per una volta speravo non arrivasse.
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Esme: posso offrirti qualcosa?
James: beh, mi trovo un po’ assetato ma dato
che in questo territorio, che immagino sia il vostro, non posso cacciare esseri
umani
Esme: oh non ti preoccupare, abbiamo scorte
di sangue in abbondanza – lo interruppe dolcemente Esme, con quel fare sempre
molto ospitale.
James: oh grazie ancora.
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