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Autore: LunaMirtilla    25/09/2005    0 recensioni
Tutto può succedere. Anche che un ragazzo pacifico come Tom Riddle diventi l'essere più spietato del mondo dei maghi.
Ma come?
La mia prima storia seria, con la quale voglio dimostrare che ogni cosa ha un perché, anche se crudele, e che nel mondo non sono sempre i buoni a vincere.
Avvertimento: forse questa storia può risultare incompatibile con la serie di Harry Potter. Questo perché l'ho scritta basandomi solo sui primi cinque libri della saga. Per cui, vi prego di non considerare tutti i particolari del sesto e settimo libro che potrebbero smentire la mia versione.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-No, gliel’ho già detto professore. Non conosco nessun ragazzo di nome Harry Potter, ne alcuna delle persone che è comparsa nel mio sogno.-
-Dunque non conosci neppure il nesso tra il tuo sogno ed i nostri nomi.-
-No.-
-A volte i ricordi sono celati negli angoli più bui della nostra mente. Occorre fare molta attenzione nel ricercarli.-
-Io non ho mai visto quelle persone. Ne sono certo.-
-Eppure l’uomo con gli occhi del colore del sangue mi ha nominato. Non ne conosci il motivo?-
-No. Speravo che lei potesse aiutarmi a far luce su queste domande.-
-Mi spiace, Tom. Ma non posso. Sono certo di non aver mai difeso alcun Harry Potter. Non conosco il significato di queste immagini.-
-Ma lei è una persona saggia! Deve avere almeno formulato un’ipotesi su questo argomento!-
-Più avanti imparerai a distinguere l’esperienza dalla saggezza, Tom. Allora comprenderai che solo tu puoi capire il significato del tuo sogno.-

Quelle parole risuonavano fastidiosamente nella testa di Tom Riddle come i suoi passi sul pavimento di pietra.
Perché?
Perché Silente non gli aveva detto la verità?
Tom aveva osservato il suo sguardo preoccupato e triste, una volta uscito dal Pensatoio. Aveva sentito il suo tono farsi più grave, più serio. Aveva visto il suo sguardo abbassarsi, nel tentativo di nascondere la verità che gli si leggeva in faccia.
Inutile.
Tom sapeva quando la gente mentiva. Lo sapeva sempre. Era sempre stato un legilmens molto dotato. Aveva imparato a decifrare ogni nota di paura, ansia, preoccupazione, negli sguardi e nelle voci di chi gli stava accanto. Ogni tanto si sforzava di non leggere nel pensiero delle persone con cui parlava. Ma ormai era diventata una cosa piuttosto automatica, a metà tra magia ed intuizione. Sapeva che Silente aveva capito tutto.
Silente aveva trovato il collegamento tra il suo nome e il sogno. Aveva capito perché la tomba portava incise le parole Tom Ridde. E aveva compreso chi erano realmente Harry Potter, le persone nerovestite e l’uomo con il viso da rettile.
Ma allora perché non aveva voluto rispondere alle sue domande?
La verità fa male, Tom. A volte ferisce molto più di una bugia, lo ammonì quella familiare vocina in fondo alla sua testa.
Forse il professore non voleva fargli capire che sarebbe morto presto.
Già, dopotutto c'era il suo nome su quella tomba. Il suo nome, ed una data.1942.
Forse sarebbe morto nel 1942.
Un nodo gli si strinse alla gola.
Aveva solo un anno di vita?
No. la risposta era un'altra.
Il nome sulla tomba non era il suo. Era quello di suo padre. L'uomo di casa Riddle. L'uomo delle fotografie.
Ma Silente non sapeva tutto questo. Non era a conoscenza dell'esistenza di un altro Tom Riddle. Forse aveva frainteso.
O forse aveva ragione lui. Forse sarebbe stato proprio Tom a morire nel 1942.
Ma l'uomo con il viso da rettile? Il ragazzo di nome Harry Potter?
Cosa c'entravano con lui? Quando quei fatti sarebbero avvenuti, lui sarebbe stato già morto. E allora perché erano nella sua testa?
E perché quel serpente si chiamava come il suo pipistrello? Una coincidenza?
Forse no.
Un rumore improvviso lo distrasse da quei pensieri.
Delle voci.
Si fermò e tentò di capire da dove provenivano, scrutando in silenzio il corridoio del sotterraneo, illuminato dalle torce.
Chi poteva essere, in quel corridoio isolato, nel bel mezzo dell'orario delle lezioni?
Lentamente, facendo attenzione a non farsi sentire, svoltò l'angolo e si ritrovò in un secondo corridoio, in cui le torce giacevano spente alle pareti.
Eppure le voci venivano da una di quelle porte.
Forse doveva tornare indietro. Qualsiasi cosa stesse succedendo là dietro, non lo riguardava.
O forse doveva dare un'occhiata. Dopotutto era un prefetto.
Nell'indecisione, mosse qualche passo nel corridoio buio.
E le voci si fecero più forti.
Si addentrò ancora di più nell'oscurità.
Erano voci di ragazzi, e venivano dall'ultima porta a destra.
Prese a camminare più velocemente.
Ora riusciva quasi a distinguere le loro parole.
Si fermò davanti alla porta, e cercò di ascoltare le loro conversazioni.
Ed infatti udì qualcuno parlare.
-... non cercare di fare la furba...- disse la voce di un ragazzo dalla stanza -...stavi spiando.-
-Cercavo il professor Scrudge!- protestò una seconda voce, stavolta appartenente ad una ragazzina.
La prima voce ridacchiò. -Sai benissimo che il professor Scrudge sta facendo lezione nell'aula di Pozioni, ad un paio di piani da qui. Un Grifondoro non dovrebbe mai girovagare da queste parti.-
Tom riconobbe quella voce. Apparteneva ad un Serpeverde del settimo anno. Edward Mundge. Un brutto tipo. Piuttosto insolente e fastidioso. Una persona da cui tenersi alla larga.
-Perché? Un Corvonero invece può? E comunque dovreste essere tutti a lezione!- Ribatté la ragazzina.
-Non mi sembra che tu sia nella condizione di dire a noi cosa fare e cosa non fare, ragazzina. Un Corvonero può venire, se invitato. Ma non temere, non stiamo cercando di escluderti dalla festa. Oggi avrai il grande onore di unirti a noi.- Disse Mundge.
Tom accostò l'orecchio alla porta di legno, nel tentativo di non lasciarsi sfuggire neanche una parola del dialogo.
Forse doveva entrare e porre fine alla conversazione. Forse doveva chiamare un professore. Era il suo dovere di prefetto.
E allora perché rimaneva lì, paralizzato, ad ascoltare le loro parole?
-Ma io non voglio unirmi a voi! Siete solo un branco di prepotenti senza cervello! Ahi!-
Mundge riprese a parlare in tono quasi annoiato. -Lasciala andare Rufus. Ti sembra il modo di trattare la nostra ospite? ... Hai detto 'prepotenti', vero, ragazzina? ... Non mi sembra che ci stiamo comportando in modo scortese... ti abbiamo invitata ad entrare, no? Ti abbiamo gentilmente consentito di prendere parte alla nostra discussione...-
Ma lei lo interruppe. -Schifosissimi palloni gonfiati!-
-Tuttavia- riprese Mundge, fingendo di non sentirla -Anche la nostra pazienza ha un limite, mia cara. Un limite che tu stai per oltrepassare da ormai troppo tempo...-
Ora era il momento buono per intervenire.
Dovevano esserci un paio di ragazzi, lì dentro. Sarebbe bastato rimandare ognuno nei proprio dormitori, ed avvisare un insegnante della loro riunione segreta. Prima che la ragazzina si cacciasse nei guai.
-E cosa vuoi fare adesso, Mundge? Tanto in ogni caso, quando uscirò di qui, dirò tutto al preside Dippet!-
Mundge si lasciò sfuggire un'altra risatina malvagia. -Ne sei davvero sicura, ragazzina?-
Quando riprese a parlare, lei abbandonò il suo coraggioso tono di sfida, ed una punta di panico invase le sue parole. -I-io...andrò a chiamare un insegnante...-
-Davvero? Se vuoi puoi anche urlare. Tanto nessuno ti sentirà.- Ribatté Mudge, minaccioso.
Tom estrasse la bacchetta dalla tasca.
Rifletti bene prima di agire.
Forse sarebbe stato più saggio chiamare un professore... Forse sarebbe stato meglio non rischiare...
Rifletti bene... Non essere impulsivo...
Tom si fece coraggio e spalancò la porta con un colpo della bacchetta. -Sicuro, Mundge? Io l'ho sentita.-
Ma la risolutezza di quelle parole sfumò in un istante.
Il ragazzo scrutò la stanza.
Erano molto più che un paio di ragazzini.
  
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