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Autore: Achamo    26/07/2010    4 recensioni
Il gelo, che può temprare o uccidere l’animo debole, incatena un regno custode di un segreto per anni rimasto anonimo.
Come nella scacchiera, un solo giocatore che muove un esercito di torri e cavalieri per i suoi fini.
Paladini ed eroi per muovere quello avversario, ignari della guerra che si sta preparando…
Un mistero che coinvolge i protagonisti e il lettore; non mi credete? Provate.
Se v’ho incuriosito provate a leggere la storia e ditemi se sono riuscita nel mio intento: rendervi partecipi di questo gioco di regole ramate e turchesi.

L'avventura di quattro paladini e del loro coraggio...
Ambientata nel Medioevo Fantasy… ispirata da 'Il cavaliere inesistente' di Calvino.
Buona lettura ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.


1cap

Premessa: Ho di recente riletto 'Il cavaliere inesistente' di Calvino e così, ho deciso di scrivere questa ff...

Grazie a tutti!

t

Un bosco dal nero abbraccio cingeva una torre di pietre e rovi serpeggianti, separandola dal resto del mondo.
Tutto ciò che s’avvertiva era l’oscura presenza della malvagità del luogo. Né il cantare di timidi animali, né lo scrosciare un placido torrente. Tutto era immerso nel silenzio.
Solo chi fosse stato dotato d’udito sopraffino avrebbe potuto ascoltare, in lontananza, il rumore riecheggiante di alcuni zoccoli che percuotevano e sollevavano la fredda terra invernale.
Alcuni cavalieri dalle pesanti armature, conducevano i loro destrieri nella terra madre dei loro guai.
Le bianche armature dei paladini dissolvevano le tenebre, mentre i nitriti di quei validi compagni di viaggio s’intensificavano dando segno di stanchezza, che assieme al freddo attanagliava le ossa.
Le corazze rinchiudevano i corpi invincibili dei paladini, le celate degli elmi a becco nascondevano i loro volti, ma grazie ai disegni incisi su scudi e spade si potevano riconoscere i loro nomi.
Le lamine di bianco acciaio che costituivano le armature, cozzavano tra loro in un raggelante rumore metallico.
Le borse cariche in cuoio, strette da lunghe cinghia, pendevano in bilico lungo i fianchi dei cavalli.
Gli ordini del paladino che li guidava, stretto in un’armatura bianca candida, spezzata da una croce verde dalle braccia prolungate sul cuore, giungevano metallici da dentro l’elmo dall’alto pennacchio piumato verde e arancio. Gli altri tre cavalieri tirarono le redini dei loro purosangue,che gemettero disperdendo l’aria tiepida delle loro gole tra la saliva ancora fluida a causa del morso sopra le loro rosee lingue, fermandosi in quei neri boschi dalle ampie chiome.
Ogni corazza,balzando dalla sella in cuoio nero, posò i talloni metallici sul terreno livido.
Nulla poteva essere più rassicurante dell’avere la terra sotto i propri piedi, anche se essere cavaliere significava sia fondersi con il proprio destriero, percepire la sua nauseante fatica, ascoltare i suoi gemiti e il lento arrugginirsi dei ferri che proteggono le unghie, sia difendere con arma bianca chiunque supplicasse il loro aiuto.
Tre di loro alzarono le celate, ancora umide a causa del tiepido respiro. Tremavano sotto l’effetto del vento gelido, i loro visi erano pallidi. Iniziarono a sfilarsi i pesanti schinieri delle armature bianche, attraversate da stemmi carmini più complessi rispetto a quelli del paladino, per massaggiarsi le gambe, che nonostante non avessero marciato, erano gonfie e stanche.
Il paladino che li guidava si tolse l’elmo pesante. Il volto anemico era spezzato da purpuree linee sotto gli occhi.
Egli restò immobile, nella sua insonnia, ad osservare con sguardo arcigno la torre vestita di rovi.
I tre si sedettero dopo aver coperto la terra arida e gelida con alcune pelli e subito una grossa fiamma rosso carminio dissolse le tenebre circostanti.
”Voi non vi riposate?”. A pronunciare tale domanda fu Monkey D. Rufy, un uomo non ancora cavaliere e, pur non dimostrandolo, figlio del re di Carnation, un regno così chiamato per gli immensi campi di garofani
Il paladino si voltò scosso dalle calde parole del giovane principe moro e con sguardo arcigno gli rispose: “Il fisico di un uomo che vanta il titolo di paladino, a dispetto dei vostri, non cede al freddo invernale …”.
”… ma la vostra mente si …”. Chopper, un cavaliere anch’esso, non più uomo da alcuni anni, conosceva le arti mediche e sapeva dal volto anemico e dalle marcate linee sotto gli occhi di quel uomo che il riposo era l’unico rimedio.
”Dovreste dormire almeno qualche ora, anche se non volete mostralo, siete stanco …”. Insistevano le lusinghe implicite del principe.
”Fate silenzio …”. Lo sguardo del paladino lo trafisse, come la lancia in frassino penetra nella carne del cavaliere impegnato a sfoggiare la sua nobiltà nel torneo della giostra.

Il principe ricordava bene il primo incontro con il paladino.
Era sotto la sua spada da due settimane, ma il tempo trascorso non aveva portato alla benevolenza del suo mentore, probabilmente perchè lo considerava troppo infantile per ciò che avrebbe rappresentato una volta guadagnato il titolo di cavaliere.
”Figlio mio …”. Le terse parole di suo padre gli tornarono in mente.
”Figlio mio, come ben sai, vostro fratello Ace diverrà re dopo la mia scomparsa, mentre a voi affiderò alcune terre, ma non siete ancora cavaliere … è un titolo che purtroppo dovrete acquisire con imprese che faranno riecheggiare il vostro nome nelle terre più lontane, per questo dovete partire … ormai avete raggiunto la maggiore età …”.
”Partire?! Mi auguro che scherziate padre!”.
”Tranquillizzatevi, vi sposterete sotto la spada di un paladino, il migliore di queste terre … Sir Roronoa, avanzate pure …”.
Un uomo prigioniero in un’armatura bianca si fece avanti con portamento fiero e passo veloce.
Il suono del tocco degli schinieri con il duro pavimento scandivano i suoi passi metallici.
Il fodero in cuoio nero che nascondeva la fredda lama della spada, scivolava lungo il fianco destro del cavaliere.
I suoi occhi sembravano cicatrizzati su foglie d’edera umida, le pupille erano cupe, perfettamente rotonde, nelle quali ci si poteva perdere come in un labirinto, profondo e colmo di nero.
Le labbra sottili come lame.
Il tocco bizzarro dato dall’insolito colore dei capelli, simile all’iride, e da tre orecchini dorati tintinnanti sul lobo dell’orecchio sinistro.
Lo seguivano, ma nascondendosi nella sua ombra, altri due cavalieri, anch’essi rinchiusi nelle corazze metalliche.
Uno di loro aveva una sola caratteristica umana, il camminare sulle gambe, zampe poichè spostandosi la luce permetteva di vederne il corpo.
Era simile ad un cucciolo di renna, dall’insolito naso blu oltremare e lucido.
Le piccole orecchie appuntite sembravano soffici.
L’estremità delle zampe terminavano in zoccoli neri lucenti biforcati e taglienti.
Due piccole corna avorio emergevano dall’elmo roseo.
Gli occhi enormi e neri, vagamente dalla forma animalesca.
Al fianco destro della renna, camminava intimorito un uomo che stringeva al petto una balestra a mano.
Lungo il fianco sinistro pendeva la faretra in cuoio scarlatto, colmo di frecce dall’impennaggio rosso.
I capelli crespi e mori, leggermente serpeggianti.
La carnagione era bronzea e gli occhi di un nero profondo, a piccoli tratti sfumati di bruno opaco.
La caratteristica più bizzarra del suo aspetto, oltre ad un portamento troppo sicuro, era il naso smisuratamente lungo.
La bizzarra compagnia si fermò di colpo poco distante dalle ginocchia del mio fiero padre.
S’inchinarono, ponendo la mano destra chiusa a pugno sul cuore.
"Andrai con loro, figlio mio …”.

______________________________

Achamo & il suo inutile monologo...
"E' un'epoca che ancora non padroneggio molto bene, comunque ho deciso di provare a scrivere qualcosa... spero di non aver esagerato... spero non risulti pacchiano... ho paura di aver descritto troppo...
Ditemi che ne pensate... spero sia stato di vostro gradimento ^^
Grazie a tutti. Ciao!"







PURA FINZIONE SCARLATTA
J.


   
 
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