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Autore: allanon9    26/07/2010    6 recensioni
Oneshot in due parti, era troppo lunga da postare in un'unica soluzione. Una serata che per Lisbon non si prospetta bene finisce in un modo alquanto inaspettato. Spoiler per la seconda stagione.Il raiting è giallo, spero che sia il colore giusto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda Parte.

 Salirono in auto in silenzio e Jane guidò per un po’ senza parlare.

Poi disse, senza togliere gli occhi dalla strada: “Sei triste perché Minnelli non c’era. E anche perché avresti voluto che Bosco fosse lì a vederti, giusto?”

Lisbon ansimò leggermente, come diavolo faceva a leggerle la mente così facilmente?

“Jane, non ho voglia di parlarne.” Rispose lei evitando di guardarlo.

“Non c’è bisogno che tu dica niente Lisbon, so esattamente come ti senti, lo percepisco forte come se stessi urlando.”

“No, non puoi sentire niente, non sei un vero sensitivo. Ti prego Jane, stasera mi sono divertita come non succedeva da tanto, non roviniamo tutto.”

Lui la guardò con quei suoi incredibili occhi verde-azzurri e sospirò.

“Ti sbagli invece, io conosco bene questa sensazione. Ascolta Lisbon…sai che ti puoi fidare di me, io sarò sempre lì se avrai bisogno.”La voce dolce di Jane le sciolse qualcosa dentro e una piccola lacrima sfuggì al suo controllo.

Lui l’asciugò col pollice e tenne la sua mano calda sulla sua guancia. Lei per un momento strofinò il suo viso in quella carezza tenera, ma si riprese subito.

“Grazie Jane.” Gli disse scostandosi e guardandolo di nuovo.

Lui sorrise.

“Sempre pronto per servirti Lisbon.”

Arrivarono a casa di Lisbon e lei scese dall’auto.

“Ci vediamo lunedì al lavoro Jane, buonanotte.”

“Sì, buonanotte.” Disse lui.

Lisbon ebbe l’impressione che fosse triste, strano, le era sembrato che anche lui avesse apprezzato la serata, fino ad un certo punto almeno.

“Uhm…vuoi entrare a bere qualcosa?” gli disse sperando che magari lui si aprisse con lei.

“Vorrei tanto Lisbon ma non posso…io…ciao.” Borbottò confuso allontanandosi verso la sua Citroen.

Lei ebbe un flash, ma certo era stata una stupida...se lei aveva desiderato che, stasera, Minnelli e Bosco la potessero vedere ed essere orgogliosi di lei, anche Jane probabilmente desiderava che sua moglie e sua figlia potessero essere lì con lui per la medesima ragione.

“Jane, aspetta!” disse raggiungendolo. “Mi dispiace, sono stata una stupida, insensibile egoista!”

Jane la guardò senza capire: “Che vuoi dire?, tu non sei né stupida, né egoista, né tantomeno insensibile, quello sono io.”

“Sì invece, lo sono, ero così chiusa nel mio dolore che non mi accorgevo di quello che succedeva a te.”

Jane si morse le labbra, cosa cercava di dirgli con quelle parole?

“Jane, ti puoi fidare di me lo sai, io ti prometto che saprò ascoltarti se vorrai parlarmi.”

L’uomo si allontanò leggermente da lei, il cuore che gli batteva forte, gli occhi grandi e tristi.

“Io mi fido di te Lisbon, assolutamente. E’ solo che non voglio farti del male, ho paura che se mi avvicino troppo ti possa succedere qualcosa come alla mia famiglia…come a Bosco e al suo team…come a Kristina.” Sussurrò d’un fiato, la gola stretta dall’angoscia.

Teresa Lisbon non era una donna fredda ma neppure una che impazziva per i contatti fisici non necessari, eppure l’espressione smarrita, di bambino abbandonato, che lesse negli occhi azzurri di Jane le fece fare un gesto che sorprese lei per prima: l’abbracciò.

Il consulente non se lo aspettava e cercò di divincolarsi, non voleva la sua pietà.

“No, aspetta…” sussurrò Teresa sentendo il tumulto del cuore di Jane contro il suo petto.

“Non è stata colpa tua, tu sei un uomo buono Jane, più di quanto immagini.”

Lui l’avvolse a sua volta fra le sue braccia, stringendola forte e seppellendo il viso nei suoi capelli, combattendo le emozioni che questa piccola sorprendente donna faceva sorgere dentro di lui.

“La tua famiglia Jane, se potesse vederti, sarebbe molto orgogliosa di te, ne sono certa.”

Lisbon lo sentì tremare leggermente e lo strinse ancora di più, come se da quell’abbraccio dipendessero le loro vite.

“Non merito una persona come te accanto Lisbon, non ti merito.” Sussurrò Jane con la voce spezzata, sbattendo più volte le palpebre per ricacciare le lacrime che lo accecavano.

“Non essere troppo duro con te stesso, per quello ci sono io.” Sorrise leggermente e aggiunse: “Vieni dentro Jane ti preparerò un the.”

Lisbon si staccò da lui e si asciugò una lacrima che le era sfuggita.

Lui la seguì docile, cercando di ricomporsi.

-Dio come amo quest’uomo! -  Disse la donna a sé stessa.

Aspetta…cosa aveva appena detto?

Si fermò sulla porta di casa e lo guardò. Quello che vedeva era un uomo col cuore a pezzi che cercava come un pazzo di proteggerla e salvarla, da cosa poi lo doveva ancora capirlo, un bell’uomo affascinante e infantile a volte ma dolce e premuroso.

Quello era Jane la sua spina nel fianco, l’uomo per il quale rischiava ogni giorno di perdere il suo lavoro, l’uomo che rischiava di perdere a causa di Red John, l’uomo la cui anima tormentata si nascondeva dietro i sorrisi e l’allegria che lo caratterizzavano.

Sì, ad essere completamente onesta era questo che l’aveva sempre attratta, la sua incredibile capacità di andare avanti ad ogni costo, a volte lo avrebbe preso volentieri a calci nel sedere, ma in qualche modo lui riusciva sempre a farsi perdonare. E a lei risultava così facile perdonarlo perché lo amava, come non aveva amato mai nessuno prima.

Quella consapevolezza la spaventò enormemente.

Aprì la porta ed entrarono nell’atrio buio, accese la luce e si diresse in cucina, seguita da un Jane stranamente silenzioso.

“Che c’è?” gli chiese togliendosi le scarpe e rimanendo scalza.

Lui le sorrise in quel suo modo particolare, era davvero piccola senza i tacchi.

“Niente, stavo solo pensando. Bella serata vero? Hai visto Rigsby? Non sapeva se invitare o meno Van Pelt e, alla fine, se l’è fatta sfuggire.” Chiacchierava a vanvera, se ne rendeva conto, ma era troppo agitato dentro e non riusciva ad essere troppo lucido e non c’era abituato.

“Davvero? Non l’ho notato.” Rispose lei mettendo il bollitore sul gas.

“Cho ed Elise sono molto carini insieme, il nostro bell’agente dovrebbe darsi una mossa però.” Scherzò ancora Jane.

Teresa lo guardò di sottecchi, era strano vedere Jane così a disagio, lui era sempre così composto e tranquillo…beh, tranne quando c’era Red John di mezzo, e questo non era il caso.

Il bollitore fischiò facendoli sobbalzare entrambi.

“Non ho latte Jane, va bene lo stesso?”

“Come? Sì naturalmente. Posso usare il bagno?” le chiese facendole segno come se si stesse lavando le mani.

“Sì, vai pure, la stanza sulla sinistra.”gli indicò.

Jane si sciacquò mani e viso e tornò nel soggiorno dove Lisbon aveva apparecchiato le tazze col the.

“Grazie.” Disse accettandone una ed aspirando l’aroma della bevanda.

“Allora ti sei divertito stasera?” gli chiese lei sentendosi a disagio a rimanere zitta.

“Sì, è stato carino. Beh, a dire il vero la mia idea di divertimento è un’altra.” Rispose maliziosamente.

“Uhm…davvero?” ribatté lei fingendo indifferenza.

Lui sogghignò mettendo giù la tazza sul tavolino di fronte al divano sul quale erano seduti.

“Ammetti di essere curiosa Lisbon, non fare l’indifferente con me, sai che riesco…”

“…a leggermi come un libro aperto.” Concluse lei al suo posto.

“Vero.”

Lei lo guardò di sottecchi e vedendo la sua espressione innocente e canzonatoria, roteò gli occhi e disse: “Ok, qual è la tua idea di divertimento?”

Jane si rilassò contro la spalliera del divano, di nuovo a suo agio e padrone delle sue emozioni, si sentiva tranquillo, su un terreno conosciuto.

“Allora, per me divertirsi vuol dire passare una giornata in riva all’oceano, nuotando e magari costruendo castelli di sabbia. Oppure osservare le persone e indovinare quello che le loro menti custodiscono.” Sorrise ancora più apertamente.

“Un esempio pratico? Spesso mi diverto a leggere Van Pelt, è così facile da decifrare che lei neppure se ne rende conto. La mente di Rigsby è ancora più chiara di quella di Van Pelt, la sua semplicità infantile è quasi commovente a volte. Ho difficoltà con Cho a volte, ma se mi concentro abbastanza decifro anche lui abbastanza bene. Ma devo essere sincero, il mio divertimento più grande è un altro.” Si protese leggermente verso di lei guardandola direttamente negli occhi.

“Come tu sai adoro le sfide e tu, mia cara Lisbon, sei la sfida più grossa che mi sia capitata. Sei il perfetto connubio di chiaro e scuro, a volte sono connesso perfettamente coi tuoi pensieri, come adesso ad esempio: stai pensando che quello che sto dicendo è orribile, altre volte non sono sicuro di capire bene i messaggi che ricevo da te.”

Lisbon era senza parole.

“Non dici niente?” le chiese ritornando ad appoggiarsi alla spalliera.

“Jane giuro che non smetti mai di stupirmi, e non è un complimento credimi. Tu ti diverti a spiare la gente!” gridò quasi, alzandosi bruscamente.

“Uhm…io non la vedo così, infondo se risolvo i casi è perché, come dici tu, spio la gente.” Rispose Jane, cercando di mascherare quanto l’avesse ferito la sua reazione.

“Già, tu chiudi i casi.” Mormorò.

Prese le tazze ormai vuote e le porto nel lavello in cucina.

Jane si alzò a sua volta.

“Ora devo proprio andare Lisbon, grazie del the e della bella serata.”

Lisbon lo guardò dalla porta della cucina e non riuscì a trattenersi dal dire: “Patrick Jane, so che dietro quella facciata di freddo bastardo si nasconde il tuo vero io, non occorre essere un sensitivo per capirlo. Se solo lo lasciassi vedere anche agli altri…”

Jane si avvicinò a Lisbon e con sua sorpresa l’abbracciò forte.

“Mi dispiace Lisbon.” Sussurrò nel suo orecchio.

“Non sono pronto, non posso permettermi di cadere a pezzi, non ancora.”

Si tirò indietro e senza guardarla si allontanò verso la porta.

“Patrick.” Lo chiamò lei.

Jane si fermò sorpreso che Lisbon avesse usato il suo nome di battesimo, non lo faceva mai.

“Rimani, non andartene, non stasera.” Gli si era avvicinata e lui si voltò per guardarla.

“Perché Teresa proprio stasera?” le chiese con la voce roca.

Teresa arrossì violentemente ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

“Perché ho capito che…stasera ho capito che ti amo Jane, nonostante tu sia un fastidioso dolore nel culo, ti amo.”

La faccia di Jane passò dallo sgomento all’incredulità alla tenerezza nel giro di un nano secondo.

“Oh Dio Teresa…” mormorò.

Lei prese la sua mano sinistra e l’accarezzò, soffermandosi sull’anulare sul quale brillava la sua fede matrimoniale.

“So bene che tu ami ancora lei, che non potrai mai amare nessuna allo stesso modo, ma io non l’ho fatto apposta ad innamorami di te, è semplicemente successo.” Alzò gli occhi ad incontrare quelli addolorati di lui.

“Teresa ti ho già detto che non voglio farti del male, non consapevolmente. Amarti è così facile…e allo stesso tempo è difficile. Oh Dio, come faccio a spiegartelo io non sono bravo in queste cose.” Disse con una nota di disperazione nella voce.

“L’amore è off limits per me, chi mi sta vicino è in costante pericolo…”

Teresa non lo lasciò finire.

“Jane io so badare a me stessa, sono un poliziotto ricordi?”

“Sì ma non sei immortale. Non sopporterei di perderti Teresa, non voglio rivivere tutto.”

“Jane ho solo una domanda da farti e sentiti libero di rispondermi sinceramente. Cosa provi per me?”

Il cuore di Jane si mise a battere furiosamente, gli occhi gli divennero quasi blu nello sforzo di trattenere le emozioni che sentiva scoppiarsi dentro.

“Lisbon…” avrebbe voluto dirle che le voleva bene come un’amica, che la rispettava professionalmente e che non poteva fare a meno della sua compagnia, ma non poteva semplicemente perché era pazzo di lei.

Con un unico veloce movimento la spinse contro il muro e la baciò selvaggiamente, lei rispose immediatamente all’assalto con la stessa passione, circondandogli i fianchi con le gambe, nonostante il vestito stretto le fosse d’impaccio.

Jane sentì che stava perdendo lucidità appena comincio a slacciarle il vestito; Lisbon dal canto suo l’aveva aiutato a togliersi la giacca e gli stava sfilando la camicia dai pantaloni.

“Non possiamo Teresa, ti prego fermami.” La supplicò lasciando momentaneamente le sue labbra.

In risposta alla sua supplica lei gemette e gli sbottonò la camicia: “Non posso Patrick e neppure tu lo vuoi.”

Jane la sollevò tra le braccia e la portò di sopra nella sua camera da letto.

Quando la mise giù si liberò della camicia ormai del tutto aperta e l’aiutò a sfilarsi il vestito. Rimase a fissarla senza fiato, era perfetta.

Lisbon si avvicinò di nuovo a lui e tirandolo per una mano lo condusse sul letto.

Tornarono a baciarsi e lui coprì con le sue mani i suoi seni protetti dal leggero reggiseno di pizzo.

Ansimando Lisbon gli tolse i pantaloni e cominciò a baciargli il ventre piatto, risalendo lentamente verso il petto.

“Teresa…” Sussurrò lui rauco, cercando di fermarla improvvisamente in ansia.

“Tranquillo, non avere paura andrà tutto bene.” Cercò di rassicurarlo capendo che la sua ansia era dovuta ai sei anni di astinenza che si era autoimposto.

Lui la baciò ancora con avidità.

Eliminati anche gli ultimi indumenti i loro corpi si toccarono per la prima volta e la passione divampò in un incendio.

Quando Lisbon, travolta dalle sensazioni che i baci e le carezze roventi di Jane le provocavano, disse: “Ti prego Patrick, non posso più aspettare.”, lui scivolò facilmente dentro di lei strappando ad entrambi un brivido.

Dapprima si mossero piano, quasi timorosi e poi via via che il piacere cresceva sempre più veloci.

Jane aspettò che Lisbon raggiungesse per prima la vetta del piacere prima di lasciarsi andare anche lui.

La tenne stretta e, dandogli tanti piccoli teneri baci sul volto e sul collo, gli sussurrò: “Ti amo Teresa, che Dio mi perdoni, io ti amo.”

Lisbon si sentì felice come non lo era da anni e piangendo lo strinse forte, come se avesse paura che potesse sparire da un momento all’altro.

“Non piangere, ti prego.”

“Non pensavo che avrei mai potuto amare qualcuno come amo te Jane.” Gli disse sorridendo felice.

Jane sospirò.

“Ah Lisbon, cosa mi hai fatto!”

E riprese a baciarla.

Fecero l’amore altre due volte prima di addormentarsi esausti, uno nelle braccia dell’altra.

 

Jane si svegliò per primo e rimase parecchio tempo a contemplare il volto addormentato di Teresa.

Nella sua testa si formò una preghiera, rivolta  a chi non lo avrebbe saputo dire, visto che non credeva in niente, ma chiese di proteggere dal male questa donna con tutto il suo cuore.

Si alzò piano per non svegliarla e si rivestì.

“Dove vai?”

“Scusa ti ho svegliata.” Disse chinandosi a baciarla sulle labbra.

“Non hai risposto.” Continuò lei mettendosi seduta e stringendosi il lenzuolo sul seno nudo.

Jane sorrise.

“Ho fame e pensavo di uscire a comprare delle ciambelle e del latte.”

“Oh, sì bella idea.” Rispose Teresa riaccoccolandosi fra le lenzuola, con movenze da gattina.

“Se fai così però non riuscirò nemmeno a raggiungere la porta di questa stanza.” Disse lui cominciando a sbottonarsi la camicia.

“Così come?” chiese lei innocentemente, aprendo il lenzuolo e facendogli segno di raggiungerla.

“Esattamente quello che stai facendo. Mi stai supplicando di baciarti…accarezzarti…amarti.” Concluse lui infilandosi, di nuovo nudo, accanto a lei nel letto.

Gli occhi di Lisbon erano cupi dalla passione che sentiva crescere per il suo consulente ogni secondo sempre di più.

Mentre lui la baciava e accarezzava insaziabile pensò che mai aveva pensato che Jane fosse così passionale, la maggior parte del tempo era sempre così controllato.

Quello fu l’ultimo pensiero coerente prima che il piacere la travolgesse.

Alla fine non fecero colazione perché dormirono fino a tardi e dopo uscirono per andare all’appartamento di Jane, per permettergli di  cambiarsi e poi si recarono al ristorante preferito di Lisbon il Thay Food.

“Jane, lunedì dovrò informare Hightower di questo, lo sai vero?” disse lei mentre, mano nella mano, passeggiavano nella via dei negozi di Sacramento.

“Meh, tecnicamente anche se non lo facessi non succederebbe nulla, io non sono un poliziotto, sono solo un consulente e, nel manuale delle regole del CBI, non è contemplata nessuna regola sui rapporti interpersonali coi consulenti.” Le rispose Jane col suo solito sorrisetto.

“Hai letto il manuale delle regole?” gli chiese lei incredula fermandosi e costringendolo a fermarsi a sua volta.

Lui scrollò le spalle.

“Mi annoio facilmente quando non ci sono casi, lo sai. E non posso fare puzzle di sudoku tutto il tempo, mi viene mal di testa.”

La sua logica infantile era inattaccabile, Teresa si ritrovò a sorridere e a scuotere la testa spazientita.

“Non smetterai mai di stupirmi Patrick Jane.”

Patrick l’abbracciò forte e le diede un bacio veloce sulle labbra.

“Questo è il piano in effetti, se io non trovassi ogni giorno il modo di stupirti tu ti annoieresti a morte e io non voglio che accada.”

“Oh Dio Jane, a volte credo davvero che tu abbia cinque anni.” Affermò picchiandolo piano sul braccio.

Lui scoppiò a ridere, una risata vera che lei non gli aveva mai sentito fare e che la fece tremare dentro.

“Forse hai ragione Teresa o forse no, sta a te scoprirlo. Ne avrai il coraggio?” disse tornando improvvisamente serio.

“Se sono qui con te ora, nel mio primo sabato libero da non so quanti mesi, dovrà pur significare qualcosa.”

Lui la guardò dritto negli occhi per un tempo che sembrò infinito.

“Non sono una persona facile con cui trattare Teresa, lo sai, specie dopo quello che mi è successo, ma ti prometto che proverò a non deluderti.”

Era ancora serio e Teresa gli credette.

“Lo so che non sei una persona facile Jane…Patrick, la mia ultima sospensione ne è la prova, ma sono certa che ci proverai e anche se non ci riuscirai…non resterò delusa, giuro.”

“Ti ho già detto che ti amo?” disse Jane abbracciandola di nuovo.

Lei rise.

“Almeno un centinaio di volte, ma sentiti libero di dirlo quante volte vuoi, non mi da fastidio.”

“Andiamo allora, voglio dimostrartelo anche coi fatti.” Disse Patrick con un inequivocabile sguardo negli occhi.

“Ok.” Concordò lei.

Si allontanarono verso la Citroen di Jane tenendosi ancora per mano. Sapevano che il futuro non sarebbe stato facile da affrontare: Red John era ancora là fuori, i fantasmi del loro passato erano ancora in agguato, ma a volte l’amore aiuta ad affrontare le difficoltà con uno spirito diverso, e Patrick e Teresa con il reciproco aiuto potevano farcela.

 

 Ringrazio di cuore Elina, Ilaria8, Jane_Lisbon93 e Soarez per i loro bei commenti.

Sono felice che vi sia piaciuta la prima parte e spero che vi piaccia ancora di più la seconda.

Baci baci.

  
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