26/07/2010
2 recensioniFandom: Naruto.
Personaggi/Pairing: Rock Lee POV, Gai Maito.
Disclaimer: I personaggi e la storia (ahimé) non mi appartengono, ma sono solo e soltanto di proprietà di Masashi Kishimoto. La fiction non è stata scritta a scopo di lucro, bensì per piacere personale
Avvertenze: Flashfic, Missing Moments, One-shot, What if...? (piuttosto lieve).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life.
Rating: Verde.
Conteggio parole: 357 (escluso il titolo).
Introduzione: Non si sente altro che il suono delle cicale e qualche altro piccolo rumore della sera, in quel luogo. E i suoi singhiozzi – che man mano che il tempo passa si fanno sempre più insistenti.
Cosa dovrebbe fare, lui, in quel momento?
Note: 1. Scritta per il One Hundred Prompt Project con il prompt “universo”.
2. Missing Moments del capitolo 180.
Urteriori Note: In fondo.
La cattura dell’universo.
È sera, e Lee si trova sulla torre in cui, un paio d’anni prima (eppure sembra essere passato così tanto tempo…!), per la prima volta Gai-sensei aveva portato la squadra, presentandosi come il loro nuovo maestro.
Non si sente altro che il suono delle cicale e qualche altro piccolo rumore della sera, in quel luogo. E i suoi singhiozzi – che man mano che il tempo passa si fanno sempre più insistenti.
Cosa dovrebbe fare, lui, in quel momento?
Osserva il suo mentore, dritto davanti a lui. Gai gli sorride, fiero ed anche un po’ commosso, e sotto quelle timide luci sembra che tutta la sua figura sia così decisa, così determinata. Più del solito – e questo fa in modo che le sue lacrime diventino innumerevoli, della stessa quantità che sono le stelle in cielo.
Cosa dovrebbe dire, lui, ora?
Il suo maestro, la persona che più stima e da cui prende esempio, gli ha appena detto che lui – lui! – è il suo credo ninja, il suo nindo. Che morirà con lui, se l’operazione si risolverà al peggio.
Lee sente di stare singhiozzando indecentemente. Sente il suo volto in fiamme, gli occhi che gli pizzicano furiosamente, non vede più nulla che non sia completamente sfocato, avverte le lacrime mal trattenute che gli scorrono calde sul volto.
Cosa dovrebbe fare?!
E poi, proprio quando veramente non riesce a vedere più nulla, si alza, tremando, e si butta tra le braccia del suo maestro, sperando con tutto il cuore che lui capisca. Che comprenda quanto gli è grato, quanto sia grande l’affetto e l’ammirazione che nutre nei suoi confronti, quanto lo stimi, quanto- Quanto gli sia immensamente legato, per aver fatto un gesto – averlo trovato, avergli insegnato, avergli parlato, avergli detto quello, averlo deciso – simile.
L’operazione e tutto quello che comporterà – e che potrebbe comportare – è vicina, ma lui non ha paura, né incertezze.
Con una frase simile di Gai-sensei nella mente, con l’atteggiamento e la determinazione che il suo mentore gli ha insegnato ad avere, lo fa sentire come se tenesse in mano l’universo.
Come avrete capito, nel suddetto capitolo Gai raggiunge Lee, che deve decidere tra il sottoporsi e l’evitare l’operazione che lo farà guarire o lo porterà alla morte, e praticamente gli comunica di essere il suo credo ninja (prima gli dice che sono “entrambi abbastanza stupidi da non poter vivere senza il loro nindo”, poi che “dal primo istante in cui l’ha visto il suo credo ninja si è basato sul farlo diventare un buon combattente” ed infine che “se l’operazione dovesse finire male morirà con lui”; più di così). Le domande che si pone Lee questa volta non sono rivolte al fatto che dovrà sostenere l’operazione, ma sul che cosa deve fare per mostrare al suo maestro quanto gli è riconoscente. Lo so, nel manga la scena durerà sì e no due secondi, ma io ho voluto descriverla in questo modo (è per questo motivo che la fiction è senza pretese, perché nel manga non succede esattamente così).
Ogni volta che leggo quel capitolo mi commuovo, è inevitabile. E quindi ho voluto dedicargli un piccolo Missing Moment, approfittando della nuova serie.
Bon; grazie per aver letto! <3
