Capitolo
05
Aveva
sentito la presenza di qualcuno nascosto nell’ombra, era proprio lì a pochi
passi da lui. Non gli interessava sapere chi fosse o cosa volesse, non subito
almeno. Decise di fingere di non essersi accorto di lui, avrebbe scoperto più
tardi perché lo stesse seguendo fin da quando era uscito di casa, ma non ORA.
Era sicuramente un demone, Angel poteva percepirlo dal suo odore. Era in grado
di distinguere la differenza fra un umano ed un demone. Faceva parte del pacchetto regalo che le aveva dato
Darla, quando con il suo morso aveva infettato il corpo di Liam e l’anima era
stata annientata dal demone. Quando si
diventa vampiro infatti, il demonio si impossessa del corpo ma non dell’anima
che semplicemente si annulla. Per un vampiro era fondamentale poter
distinguere gli umani da altre creature, era inscritto nel loro DNA, perché per
loro era una questione di sopravvivenza. Gli umani erano il loro cibo naturale.
Per poter sopravvivere in eterno, i vampiri, dovevano nutrirsi di sangue umano
preferibilmente direttamente dalla
fonte. Peccato però che Darla dimenticò di menzionare questo particolare, quando aveva promesso di
farlo entrare nel suo mondo, ingannandolo con la promessa che gli avrebbe
mostrato cose che non aveva mai visto né mai udito. Darla dimenticò anche di
dire al giovane ed ingenuo Liam che per vedere quel mondo sarebbe dovuto morire.
Per rinascere a
nuova vita. Vita eterna.
Eterna dannazione.
Era stato questo il
dono di Darla.
La morte.
Si,
Angel poteva percepire questo ed altro nell’oscurità. La notte le era amica e
per lui non aveva segreti. Al momento non gli importava del demone che stava
proprio dietro lui, al momento era più interessato a quello che gli era accaduto
pochi minuti prima, che riguardava proprio la sua capacità di poter sentire. Poco dopo aver lasciato il suo
appartamento, mentre si aggirava per le strade di Los Angeles, aveva sentito
improvvisamente un odore molto particolare. Tutta la zona circostante ne era
impregnata. Decise di seguire quella traccia olfattiva che diventava sempre più
forte man mano che andava avanti. Finché, svoltando verso un altro vicolo, non
lo sentì in modo chiaro e distinto.
Era un profumo bellissimo e inebriante, fortissimo e persistente. Dovette
fermarsi un attimo e appoggiarsi al muro, per non rischiare di cadere. Fu
letteralmente travolto da quel profumo. - Questo non è possibile - pensò, visto
che lì, in quel qui e ora era
impossibile poter sentire quel
particolare odore. C’era un
solo posto al mondo in cui lo aveva sentito prima d’ora, ed era stato nel
giardino della sua casa a Sunnydale. Il fantasma di Drusilla si fece strada
nella sua mente e ricordò che lei
passava delle lunghe ore in quel giardino a parlare con le sue bambole e
ad ascoltare le stelle, perché, così diceva, le sussurravano dei dolci segreti.
Lei aveva il dono della vista. Già!
Drusilla. Il capolavoro di Angelus. Dopo averla fatta impazzire, e contro il
parere di Darla, ne aveva fatto la sua childe ed era diventata una delle
creature più malvagie che avesse mai visto. Folle e completamente inaffidabile.
- Tale padre e tale figlia – pensò Angel con amarezza.
Concentrandosi
meglio su quell’odore si rese conto che in realtà era un insieme di profumi.
Impossibile non riconoscerlo. Gelsomino misto a quello della menta e del
rosmarino. Il ricordo di Drusilla svanì velocemente, per lasciare spazio ad un
altro ricordo del suo recente passato. Si appoggiò con la schiena al muro lì
vicino e vi si aggrappò con tutte le sue forze. Sentiva che stava per perdere il
controllo del proprio corpo, tremava visibilmente e la causa era proprio quel
ricordo. Come se quell’odore avesse avuto il potere di riportarlo, nella
frazione di un secondo, a Sunnydale, in quel giardino, da
lei.
-
Buffy –
Trattenne
a stento le lacrime cercando di non farsi prendere dalla forte emozione
suscitata dal ricordo di lei, ricacciandole con forza dentro sé, ma il nodo in
gola che sentiva in quel momento non accennava a diminuire e faceva male da
morire.
-
Chissà cosa starà facendo adesso, starà già dormendo? – Lo faceva impazzire il
pensiero di lei, che si aggirava da sola nella notte nei vari cimiteri di
Sunnydale per la sua ronda quotidiana. – Se le succedesse qualcosa, adesso che
non sono più accanto a lei, non potrei mai perdonarmelo – Proteggerla era stato
il suo compito principale in quegli ultimi tre anni e insieme erano davvero
forti, ma il fatto che lei fosse la cacciatrice la esponeva ogni giorno a molti
pericoli e lui ora non avrebbe più potuto aiutarla.
Il
profumo svanì velocemente, così come era arrivato e lo lasciò con l’anima in
subbuglio.
-
Oh bene! Fantastico! adesso ho anche le allucinazioni olfattive. Sto forse
impazzendo? – Anche la follia poteva essere una soluzione, una veloce e comoda
via di fuga. Forse anche più efficace dell’alcool stesso. Guardandosi in giro
spaventato, uscì velocemente dal vicolo, quasi a voler scappare come se si
sentisse preso in trappola. Si rese conto di essere arrivato nelle vicinanze di
un vecchio edificio, sembrava una scuola. Lo riconobbe immediatamente.
–
Non è possibile, come ho fatto a non… -
Avrebbe
tanto voluto poter dimenticare e invece quei ricordi lo tormentavano
crudelmente.
Lui
non poteva dimenticare. Non era forse
questa la vera essenza della maledizione degli zingari? A lui l’oblio non era
concesso. Doveva ricordare tutto e doveva ricordarlo per
sempre.
–
Non lo avevo notato prima – disse fra sé e in quel momento seppe che quella non
poteva essere una semplice coincidenza. Qualcuno gli stava mandando un
messaggio, qualcuno voleva che lui fosse lì, proprio in quel momento e proprio
in quel luogo.
…un
luogo a lui molto caro.
Il luogo in cui,
quattro anni prima, aveva visto Buffy per la prima volta.
La Hemery
High School.
Fu allora che
decise che poteva ancora essere un uomo
e fu allora che capì di amarla come non aveva mai amato prima.
–
Ma chi? Chi può volere questo? E perché? – Come se fosse in trance si mosse
lentamente verso quell’edificio. La strada era praticamente deserta e
scarsamente illuminata, ma non era certo un problema, lui al buio ci vedeva
benissimo. E sul fatto che la scuola fosse poco illuminata, era abbastanza ovvio
capirne i motivi, a parte l’ora tarda, era logico che non vi fosse alcun segno
di vita, le lezioni erano terminate da tempo visto che erano ormai a Luglio
inoltrato. Tutti erano in vacanza da settimane.
Rimase
lì immobile ad osservare, non riusciva a muoversi. Non importava quanto lo
desiderasse, non poteva scappare da quel luogo. Faceva male essere lì, ma allo
stesso tempo ne era attratto come le falene lo erano dal fuoco, che danzando
pericolosamente sempre più vicine alla luce, finivano inevitabilmente con il
bruciare le proprie ali.
Intorno
a lui tutto scomparve, per essere
sostituito da scene che si susseguivano velocemente davanti ai suoi occhi e
sperimentò una sorta di visione a tunnel. Il campo visivo era limitato, poteva solo guardare
avanti.
Malgrado
ciò, si rese conto che in qualche modo, oltre a vedere se stesso, poteva anche
percepire i pensieri e le emozioni delle persone con cui aveva interagito in
quegli ultimi tre anni, cogliendo sfumature che al momento le erano sfuggite.
Come se dovesse rivivere tutto da capo, ma da una nuova angolazione. Sentì di
essere di nuovo di fronte ad un ulteriore svolta epocale e ne fu spaventato.
Comprese che avrebbe dovuto riconsiderare tutti gli anni di Sunnydale da una
nuova prospettiva. Qualcuno voleva che accadesse questo, ma chi poteva volere
una cosa simile? E soprattutto perché? - Se sono le PTB a fare questo, stanno
perdendo il loro tempo. Ho chiuso con loro per sempre – disse con rabbia. Tentò
di allontanarsi per fuggire via, ma non poteva muoversi in alcun modo da quel
luogo. Si rese conto di essere spettatore
passivo della stessa sua vita, e suo malgrado dovette assistere a quelle
scene, il cui ricordo lo facevano soffrire terribilmente.
E
lui rivide tutto. Con gli occhi, con il cuore, con l’anima. Non poteva opporsi a
questo.
Rivide
l’incontro con Whistler a Manhattan e tutto ciò che gli disse quella prima
volta. Ricordò soprattutto la speranza che si faceva strada in lui. Sentì il
peso della sua disperazione che finalmente si affievoliva e che tutto il
tormento di quei lunghissimi cento anni stava sparendo per lasciare posto alla
consapevolezza che anche per lui forse esisteva una seconda possibilità. Forse
tutta quella solitudine e quella vita priva di senso stava per giungere al
termine. Rivide il viaggio in quella vecchia macchina sgangherata che da New
York lo portava a Los Angeles, proprio lì davanti a quella scuola, mentre lui
ascoltava il cantastorie, senza fare domande e in religioso silenzio. Ricordò la
fame che lo attanagliava, non si nutriva da giorni. Rivide il suo arrivo a Los
Angeles, e la scena cambiò ancora una volta. Non c’era più la luna a rischiarare
la notte, ora era sorto il sole. E per la prima volta vide lei. Il suo sole.
Finalmente dopo tutta quella oscurità poteva accarezzare la luce senza
bruciarsi. Ricordò il viso luminoso di lei e lo stupore nei sui occhi quando
Merrick, il suo primo osservatore, le diceva che lei era la prescelta. Stava
assistendo alla sua chiamata. Ma
soprattutto vide il suo cuore e la sua anima. Quella fu la prima volta che la sentì dentro sé. Riuscì subito a
leggerla intimamente e le sembrò di averla conosciuta da sempre. Sentì che loro
erano due esseri simili e complementari. Avevano tante cose in comune. Avrebbe
dovuto sentire il pericolo e scappare il più lontano possibile, lui era un
vampiro e lei era il suo nemico naturale, ma non accadde nulla di tutto questo.
Anziché la loro diversità, lui percepì il loro essere simili, entrambi soli e
fragili. Non percepì affatto quello che li divideva, ma vide quello che invece
li univa. Tutto si fece chiaro in quel momento. Aveva incontrato la sua anima
gemella, lo sentiva in ogni fibra del suo essere, e ora il destino li faceva
incontrare. Nella sua lunga vita aveva visto e sentito molte cose strane e pensava che nulla ormai potesse
più sorprenderlo, si sbagliava. Quello che stava vivendo in quel momento era una
cosa unica e irripetibile e in una frazione di secondo, seppe che da quel
momento in poi la sua vita sarebbe cambiata per sempre. La scena all’improvviso
cambio ancora e rivide il cimitero dove Buffy uccise il suo primo vampiro. Vide
anche sé stesso che osservava lei e provò disgusto e vergogna. Percepì la paura
di lei, quando mancò il cuore del vampiro. Percepì la propria paura al pensiero
che potesse rimanere ferita o uccisa. Sentì distintamente farsi strada dentro sé
il fortissimo desiderio di starle accanto, per poterla aiutare e proteggere.
Nella scena successiva vide di nuovo se stesso fuori dalla casa di lei, era
ancora notte. La osservava dalla finestra del suo bagno. Sentì le liti dei suoi
genitori e vide le sue lacrime riflesse nello specchio. Vederla lì, piangere
sola e indifesa lo commosse fino alle lacrime. Percepì la sua stessa solitudine
riflessa in quella di lei, come lei rifletteva la sua immagine nello specchio
che le stava di fronte.
Pianse per
lei.
Pianse con lei.
E
sentì di amarla profondamente, sentì di averla amata da sempre. Provò una
tenerezza infinita per lei e qualcosa dentro sé finalmente si sciolse. Le
lacrime scendevano libere, e per la prima volta fu consapevole che possedere un
anima era una benedizione e non una maledizione che portava solo disperazione.
Gli zingari non avevano considerato quanto potente potesse essere l’amore. Venne
preso dal desiderio di abbracciarla e stringerla forte a sé per far cessare le
sue lacrime, era doloroso vederla soffrire. Vedersi riflesso in lei attraverso
quello specchio, vedere e sentire la propria disperazione attraverso quella di
lei, per lui assumeva un profondo significato mistico. Lui non poteva avere un
immagine riflessa, ma finalmente attraverso lei poteva vedersi. Lei era il suo
riflesso e in lei si specchiava. Lei era lo specchio della sua anima tormentata.
Non aveva mai amato nessuno prima d’ora. Quel sentimento, sconosciuto al suo
cuore, lo travolse totalmente ed entrò dentro lui dolcemente, avvolgendolo nel
più dolce degli abbracci …e capì che fino ad ora aveva vissuto solo per poter
incontrare lei. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva vissuto e
sofferto era stato solo un susseguirsi di istanti che lo avevano condotto fino a
lei. Lei era il suo destino.
Da
quel momento in poi, fu un susseguirsi di eventi frenetici che cambiarono
radicalmente la sua vita. Seguendo le istruzioni di Whistler,
lasciò New
York e si trasferì in una piccola cittadina conosciuta nel mondo demoniaco come
la Bocca dell’ Inferno. Rivide
il suo primo giorno a Sunnydale. Era arrivato prima di lei, perché secondo le
istruzioni, doveva aspettarla lì e voleva essere pronto ad accoglierla. Trovò un
piccolo appartamento nel seminterrato di un vecchio palazzo, vicino ad un locale
frequentato dai giovani del posto. - Il Bronze – ricordò a se stesso. Il tempo
di dormire sotto i ponti era finito. Whistler
gli indicò dove poter acquistare del sangue di maiale e così finì pure il tempo
in cui i ratti erano stati il suo unico cibo. – Dio, come è ridotto, più in
basso di così non si può scendere. –
Percepiva i pensieri di Whistler
adesso.
In
quei primi giorni a Sunnydale, non faceva che pensare a lei incessantemente,
sentendo le stesse emozioni di quella prima volta, e sempre con la stessa
identica intensità. Quelle emozioni gli davano forza e ne fu anche spaventato. -
…e se dovessi perdere il controllo? – Subito pensò che sarebbe stato più saggio
agire nell’ombra. L’avrebbe aiutata ma senza farsi vedere, aveva paura di non
riuscire a starle accanto senza che Buffy potesse capire ciò che lui sentiva per
lei. Non poteva certo dirle che l’aveva amata dal primo momento che la vide
seduta nei gradini della sua scuola. Lui era un vampiro e lei la cacciatrice e
questo non avrebbe dovuto dimenticarlo mai. Aveva paura di sé stesso, e di ciò
che era stato e pensò che, involontariamente, avrebbe anche potuto farle del
male. Aveva paura di perdere il controllo di sé e di cedere all’istinto del
vampiro che era sempre presente in lui. Da oltre cent’anni, cioè da quando fu
maledetto, non aveva più attaccato un solo essere umano, da cui si teneva sempre
a distanza di sicurezza per non soccombere al desiderio di mordere e non era
certo facile reprimere quell’impulso, era quella la sua natura. Fino ad allora
era comunque riuscito a mantenere il controllo e pur di non cedere aveva
preferito patire la fame. Ma Buffy Anne Summers era speciale, percepiva tutto il
suo potere e sentiva Angelus dibattersi con forza dentro sé. Ebbe paura, e così
pochi giorni prima dell’arrivo di Buffy, si recò dal gioielliere di Sunnydale e
acquistò un regalo per lei. Il suo primo dono e non fu certo l’unico. Aveva
scelto una croce con una catenina, che avrebbe dovuto proteggerla da demoni e
vampiri, ma anche e soprattutto da se stesso. Prima di chiuderla nell’elegante
scatolina, si recò da padre Gabriel, il sacerdote della vecchia missione di
Sunnydale e gli chiese di benedirla. Ricordò distintamente il suo
incontro con il prete, ma questa volta ne
percepì anche i pensieri e le emozioni.
–
Deve essere molto speciale questo regalo, come deve esserlo la persona a cui
esso è destinato, se ha avuto il potere di condurre qui te, Vampiro! – il prete lo scrutò
attentamente.
-
Come ti chiami? –
-
Angel, padre. Il mio nome è Angel –
-
Angel? un angelo caduto però, a quanto vedo. Perché e soprattutto per chi riesci a sopportare il terrore
che senti davanti al Cristo in croce, Vampiro!? Dovresti scappare davanti alle
immagini sacre e invece no. Nonostante il dolore che provi, tu riesci a stare
qui stoicamente. Perché? Lo sai
vero che questo è luogo consacrato? - Il
prete sfidò il demone apertamente.
-
Si padre, lo so! - disse
nervosamente, non poteva stare lì a lungo, non senza impazzire.
-
Perché sei qui? –
-
Come ho detto poc’anzi, vorrei che lei benedisse questa piccola croce …è una
cosa, …è molto importante per me. Ho una certa fretta, come lei ha ben capito,
non posso stare qui per m…
-
-
Perché sei qui a Sunnydale intendo, da dove arrivi? Dove stavi prima?
–
-
All’inferno, prima stavo all’inferno e… - non riusciva più a parlare, fu
sommerso da una fortissima emozione e voleva scappare il più lontano possibile
da quel luogo che lo respingeva.
-
Vieni andiamo in canonica, lì starai meglio e potrai raccontarmi la tua storia
–
-
La mia storia padre? Ho paura che ci vorrà parecchio tempo, io…
-
-
Non abbiamo fretta. Angel giusto? o dovrei chiamarti Angelus?
–
Angel
si alzò di scatto e fronteggiò il sacerdote. Si sentì improvvisamente minacciato
e si pose subito in una posizione difensiva. Per un lungo istante, sfidò padre
Gabriel, guardandolo intensamente negli occhi, le braccia abbassate lungo i
fianchi e le mani chiuse dolorosamente a pugno. Il suo passato l’avrebbe
tormentato per sempre, non poteva sfuggire da esso. Il padre gli sorrideva con
comprensione e lui si rilassò immediatamente dopo. Il prete non voleva fargli
del male e sentì che poteva fidarsi di lui …e comunque pareva che lo conoscesse
bene, visto che sapeva il nome del suo demone. Abbassò la testa sconfitto e
seguì il padre in canonica.
-
Mi scusi per prima padre, io non avrei dovuto… ho paura che non sarei dovuto
venire qua, non ne ho alcun diritto. Non volevo essere irriverente né tanto meno
profanare la sua chiesa
-
-
Siediti e rilassati ora, sei al sicuro qui. Dammi la croce Angel! non posso
benedirla se continui a tenerla in tasca …e se ti stai chiedendo per quale
motivo so di Angelus, dovresti sapere che lui era piuttosto noto fra noi uomini
di fede. Come certamente ricorderai, era solito aggirarsi fra chiese e conventi,
seminando terrore e morte. Erano questi i luoghi che esercitavano su lui un
attrazione ossessiva e in cui sfogava tutta la sua perversa malvagità. - Angel
annuì. - Avrai notato che parlo di Angelus in terza persona. Non so cosa gli sia
accaduto, da tempo abbiamo perso le sue tracce, ma una cosa è certa Angel, TU
non sei LUI. Posso sentire la tua anima, ma non sei neppure umano, no! Sei
ancora un vampiro e possiedi un anima. Divino e demoniaco coesistono in te e
questo è un fatto senza precedenti. Tu ora sei Angel, un vampiro con un anima,
dimentica Angelus, tu non sei più lui, non saresti qui se tu fossi ancora lui.
Su raccontami la tua storia Angel, non voglio sapere di Angelus, di lui so già
tutto. Voglio sapere di te Angel! Perché sei qui? Hai detto di venire
dall’inferno. Bene! dimmi del tuo inferno …e –
-
Non posso padre, io vorrei tanto, ma non posso ricevere i sacramenti. Non mi è
possibile confessarmi, anche se lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo. Da
oltre cento anni cerco il perdono, ma non credo che possa esistere per me alcuna
forma di espiazione. –
-
Non ho parlato di confessione, Angel – Padre Gabriel gli sorrise. - Diciamo che
la mia è una curiosità professionale,
se intendi cosa voglio dire – e sorrise ancora
-
Sono nato a Galway... nel 1727. Il mio nome da umano era Liam ed ero il figlio
primogenito di
un
mercante di sete e lini...
–
-
Irlandese eh? ed eri sicuramente cattolico – ridacchiò - questo però lo sapevo già.
Parlami di Angel, ragazzo!. Voglio sapere come hai fatto ad uccidere Angelus -
Angel,
sentendosi chiamare ragazzo, sorrise a Padre Gabriel e raccontò della
maledizione e della sua secolare solitudine. Gli raccontò, della disperazione
che non lo aveva abbandonato un solo attimo, e di come ogni alba che arrivava
portava con sé, nei suoi incubi, le grida di morte delle sue vittime. Ogni volta
che chiudeva gli occhi, riviveva tutto il suo passato e non riusciva a trovare
né pace né perdono. Come era possibile poter perdonare chi si era macchiato di
simili colpe?. Gli parlò infine di Buffy e del cantastorie e gli disse che
adesso aveva una missione da compiere. Finalmente, dopo il vuoto di una
esistenza priva di significato, ora aveva di nuovo uno scopo per cui vivere …e
parlando di lei, davanti a Padre Gabriel, si commosse ancora e pianse come un
bambino. Gli raccontò, fra le lacrime, del loro primo incontro e quello che
aveva provato nel vederla piangere, e gli confessò le sue paure. – Buffy,
è questo il suo nome, lei è il mio primo contatto umano da oltre cinquanta anni
Padre. Non riesco a trovare le parole giuste per dire come mi sono sentito
quando l’ho vista …lei è speciale Padre, Buffy è…
Padre
io credo di amarla e questo non è possibile… -
Sentiva che a quest’uomo poteva dire tutto e a lui aprì il suo cuore. Non poteva
confessarsi certo, ma sentì che parlare con lui, un po’ lo alleggeriva di tutto
quel peso che gravava su di sé da così tanto tempo …e quelle lacrime erano così
liberatorie. Era un sollievo poter condividere qualcosa di così intimo con uno
sconosciuto e sentì che quelle lacrime stavano lavando la sua anima, ripulendola
da tutto l’orrore che aveva vissuto. Capì anche che quello era un passaggio
obbligato, sentiva il bisogno di lavare la propria anima. Si rese conto di
quanto quel pensiero lo avesse tormentato subdolamente fin dal suo arrivo a
Sunnydale. Non si sentiva degno di lei, come avesse paura di sporcarla con la
sua vicinanza e ora padre Gabriel gli stava offrendo la possibilità di rendersi
più puro agli occhi di Buffy.
–
Padre, lei non immagina quanto ho desiderato tutto questo. Purificare la mia
anima… l’ ho voluto con tutto me stesso da così tanto tempo, e lei ora mi sta
regalando l’opportunità di poterlo fare. Non la ringrazierò mai abbastanza –
Padre Gabriel gli sorrise silenziosamente. Anche lui era visibilmente commosso
davanti a tanta purezza e in quel momento decise che avrebbe pregato ogni giorno
per questo vampiro e per la sua anima. Comprese che Angel, prima di iniziare la
sua missione, aveva un disperato bisogno di compiere una sorta di rituale di
purificazione. Prima di incontrare Buffy, voleva fare un gesto importante e
simbolicamente significativo. Doveva presentarsi puro a lei per esserne degno.
Padre Gabriel non si sbagliava, infatti Angel, più che di fronte ad un
confessionale, ora percepiva se stesso come se fosse davanti ad una fonte
battesimale. Aveva ricominciato a vivere nel momento in cui aveva incontrato
lei …e ora, aveva bisogno di candore e
purezza.
-
Voglio
aiutarla, voglio diventare un uomo -
furono queste le parole che Angel disse a Whistler.
Darla aveva ucciso l’uomo che era stato …e ora Buffy gli donava una nuova
esistenza.
Per rinascere a
nuova vita.
Vita degna d’essere
vissuta.
Era stato questo il
dono di Buffy.
La
vita.
Saluto
padre Gabriel che intanto gli aveva riconsegnato la piccola croce benedetta e
solo dopo averla riposta nella sua custodia. Non voleva ferire in alcun modo quest’uomo. Meritava tutto il rispetto e
tutto l’amore che meritavano le creature di Dio e anche se pensò che forse
quella era un idea che rasentava la blasfemia, in cuor suo sentì che anche da
lassù approvavano. Si lasciarono con la promessa che si sarebbero rivisti
presto. Angel sorrise. Era finalmente
libero.
Davanti
alla scuola di lei, lì a Los Angeles, ricordò ancora di quanto gli venisse
facile sorridere in quei primi giorni a Sunnydale. Si sentiva un uomo nuovo. Non
riusciva a fermarsi, era in continuo fermento in attesa dell’arrivo di Buffy e
sentiva delle emozioni intense …era forse
felicità? Si
riapproprio delle sue cose, che aveva abbandonato da tempo in una vecchia casa
che era stata sua intorno agli anni venti. I sui amati e preziosi libri, oltre
ad alcuni oggetti antichi e ricominciò anche a dipingere. Disegnò il suo volto
più e più volte. La ritrasse da ogni angolazione possibile, come avesse paura di
poterla dimenticare e invece lui voleva rivederla ancora e ancora. Whistler
intanto lo istruiva su quanto accadeva nella bocca dell’inferno, passandole
delle preziose informazioni che in seguito sarebbero state utili a Buffy. Il
mondo demoniaco era in fermento, perché tutti sapevano dell’imminente arrivo
della nuova cacciatrice. Il cantastorie gli disse che qualcosa di terribile
stava per accadere e gli parlò di alcuni vampiri, seguaci di una atavica setta,
che avevano come unico scopo, quello di ripristinare potere e forza a colui che
veneravano come il loro Maestro. La setta infatti apparteneva all’ antico ordine
di Aurelius. Whistler
gli disse che sapeva benissimo che lui lo conosceva. Il Maestro era un vampiro
molto vecchio, aveva più di mille anni ed era stato il sire di Darla, e quindi
anche Angel apparteneva allo stesso ordine. Angelus in passato aveva già
incontrato il Maestro più volte, perché Darla era una delle sue “figlie”
predilette e anche allora gli fu ostile e aveva per sino osato sfidarlo.
Angelus, come Liam prima e come Angel dopo, difficilmente si sottometteva
all’autorità di qualcun altro, specie se rivendicavano assurde pretese di
paternità e di consanguineità. Liam non si sottomise mai al potere del padre,
lottò contro lui fino a morirne e Angelus non riconobbe mai la tanto decantata
(da Darla) superiorità del Maestro e
non si sottomise mai a Darla …e Angel non si sottomise mai del tutto al fato o a
delle mere e inconsistenti profezie e lottò per questo. Lottò fino allo stremo
delle sue forze. Difendendo la propria capacità di poter compiere delle scelte.
Lottò per il proprio destino e per quello delle persone che amava, deciso a
modificarne il corso, a dispetto di quanto avevano scritto per lui in quelle
vecchie e ammuffite pergamene. Liam-Angelus-Angel erano animati dallo stesso
istintivo fuoco della ribellione. A modo loro, per motivi e circostanze
differenti, erano comunque degli innovatori e dei rivoluzionari. Perché
stupirsene? Non erano forse la stessa persona? Beh, sicuramente condividevano lo
stesso corpo e gli stessi ricordi. Ad ogni modo il Maestro era un avversario
forte e temibile, e Angelus, ogni volta che si era battuto contro di lui ne era
uscito sempre con le ossa rotte. Ebbe paura per Buffy e per se stesso, conosceva
fin troppo bene il potere e la malvagità del Maestro. Il pensiero che Darla
potesse essere a Sunnydale lo terrorizzava e non voleva avere più nulla a che
fare con lei, non voleva vederla mai più. Whistler
lo rassicurava dicendogli che il fatto che conoscesse il Maestro era uno dei
motivi per cui le PTB aveva contattato lui, ma non era l’unico. Angel aveva un
grande potenziale e un luminoso futuro che lo attendeva e finalmente il suo
destino poteva compiersi, così come avrebbe dovuto essere da tempo. Lui era nato
per diventare un guerriero della luce, ma le tenebre, grazie all’intervento di
Darla, ne avevano fatto un demone, uno dei peggiori mai esistiti. Il grande
Angelus, il Flagello d’Europa e degno discendente dell’ordine di Aurelius.
–
Darla non potrà più farti del male – gli disse il cantastorie.
-
Questa volta andrà in modo diverso, questa volta potresti restituirle il favore
che ti fece duecentocinquanta anni fa, questa volta per lei potrebbe essere la
fine – continuò Whistler.
–
Che cosa intendi dire? – chiese Angel con evidente ansia. Whistler non conosceva
affatto la perfidia di Darla e la sua capacità di tessere abilmente inganni, ma
lui si invece, e le sue paure erano più che giustificate. Nessuno conosceva
Darla meglio di lui.
-
Voglio dire che questa volta non sei solo, non più. Questa volta potresti anche
ucciderla –
Angel
per un attimo stette in silenzio, non volendo approfondire l’argomento e invece
gli chiese di parlargli della prescelta, del suo potere e della sua missione.
Voleva sapere tutto di lei.
-
Per ogni generazione c’è una prescelta
che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre. Lei è la
cacciatrice – Cominciò il cantastorie, che adorava mormorare di antichi
racconti sconosciuti al sapere dei più. Storie perse per sempre, antiche quanto
il tempo stesso e lui ne era il fedele custode. Era questo il suo compito, cantare storie e destini. Amava farsi
ascoltare e raccontava le sue storie solo a chi voleva veramente sentire. Angel era un eccellente
ascoltatore, silenzioso e attento ad ogni singola parola e Whistler cominciò a
sentire del genuino affetto verso quest’uomo che tanto aveva sofferto. Aveva
svolto altri compiti per le PTB in precedenza, ma con Angel era stato diverso
fin da subito. In qualche modo si sentiva più coinvolto, molto più di quanto
avrebbe dovuto. Whistler sentiva cosa si agitava in quell’anima tormentata,
questo era uno dei suoi molti poteri. Per poter conoscere le storie e i destini
di altri esseri, doveva sentire le loro anime e scoprirne il futuro. E nel
futuro di Angel c’era la cacciatrice. – Buffy, la più carina fra tutte le
cacciatrici …e la più longeva –
pensò. I loro destini erano indissolubilmente intrecciati nel bene e nel
male. Il cantastorie aveva anche
altri poteri, poteva infatti viaggiare nel tempo e osservare gli eventi passati
e futuri, usandoli nel presente per neutralizzare le forze del male. – Tempo e
spazio si piegano davanti a me, utile quando devi spostarti velocemente da un
punto all’altro della città – ridacchiò fra sé e sé. La sua capacità di vedere
attraverso il tempo però, aveva un unico limite. Non poteva vedere quei
frammenti di esistenze altrui, in cui lui stesso era coinvolto. Per farla breve,
non poteva vedere il proprio futuro né poteva modificarne il corso …e con il
futuro di Angel, accidenti, lui era maledettamente coinvolto. Per questo le PTB
avevano deciso di metterlo a riposo e di contattare un altro demone, anche lui
appartenente alla stessa sua razza, quella dei demoni che mormorano e che vedono.
La
visione a tunnel di poc’anzi si fece sempre più debole e svanì del tutto,
lasciando Angel con l’anima in tumulto e il cuore a pezzi. Voltandosi di
scatto e colpendo violentemente con i pugni
contro il muro, urlò alla notte tutta la sua disperazione. Continuò a colpire
fino a ferirsi le nocche che ormai erano dolorosamente sanguinanti. Non si fermo
finché non fu esausto …e allora corse, corse
fino a sfinirsi, lontano da quel luogo che tanto aveva amato e che solo quattro
anni prima aveva portato luce, vita, speranza ...amore.
Si
fermò solo quando si ritrovò davanti ad uno dei tanti bar di Los Angeles. Si
lanciò contro la porta del locale aprendola violentemente, come se fosse
inseguito da un orda di demoni inferociti e vi si tuffò dentro puntando dritto
verso il bancone. Le porte dell’ inferno si erano riaperte per lui, nulla poteva
più salvarlo, ormai era solo questione di tempo …e mentre ordinava la prima
bottiglia di whisky per rifugiarsi ancora una volta nel tanto desiderato oblio,
sentì la voce di lei che gli sussurrava dolcemente e con infinito
amore…
Per
andare avanti bisogna tornare indietro da dove si è cominciato …per non scordare
chi sei.
…e Angel seppe, che quella notte, pace e oblio erano ancora molto lontani.