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Autore: gulips the moony    27/07/2010    4 recensioni
diviso in "La Matta che canta" (antefatto al Circo della Foresta Oscura) e conseguente "Un mondo deforme"
Genere: Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fa freddo, ma questo non mi disturba. La grande giacca che loro mi hanno dato all'entrata mi tiene caldo. Forse ha le maniche un po' troppo lunghe, ma loro sono persone gentili: me le hanno accuratamente legate dietro, cosicché non mi facessero inciampare, anche se me le hanno fermate con grandi lacci ruvidi dietro la schiena.

Fanno un po' male, ma mi tengono al caldo. Mi prendono sottobraccio e mi portano in una grande stanza bianca, senza mobili, ma molto pulita. Loro sono gentili: mi hanno permesso di avere dei compagni con cui condividere la nuova camera. Anche loro sentono freddo e la giacca non è abbastanza da tenerli al caldo. Per questo sono abbracciati.

Sono due gemelli, di appena quattordici anni, credo. Ho perso il conto del tempo da quando sono qui. Credo di essermi dimenticata perfino di che colore sia il cielo... forse azzurro chiaro?

...no, di sicuro rosso.

Così abbracciati, non riesco minimamente a distinguerli. Sono così simili che sembrano una persona sola. E tremano. Sentono freddo, poverini.

Io sto bene. Ho una giacca calda, vivo in una stanza grande, bianca e pulita e posso cantare. Canto molto.

Loro due mi ascoltano assorti. Io canto la mia gioia e loro cercano di capirla, magari di emularla. A volte sorridono... ma per lo più stanno in silenzio a fissarsi negli occhi, come se fossero incatenati fra loro.

Io intanto canto, qualsiasi cosa, mi basta solamente che possa sentire la mia voce. Mi piacciono i complimenti ed è per ciò che cantavo spesso anche là fuori. Cantavo al posto di parlare. Cantavo tutto ciò che vedevo. Ho cantato i fatti anche quando il mio patrigno dai capelli bluastri cercò di avermi. Quando ho canato questa mia esperienza a mia madre, lei fu subito accecata dall'odio per lui, almeno credo. Così rinchiuse il mio patrigno nello scantinato e lo legò come un cane alla scala senza portargli cibo.

Un giorno aveva così fame che quando mia madre lo aprì la porta per picchiarlo, le morse la mano...

...gli piacque, molto. Scalciò i resti del nostro gatto da una parte e si avventò su di le.

Purtroppo io non potei assistere alla scena, mia madre mi aveva già mandato in questa grande casa bianca, subito dopo avermi ascoltato. Di questo mi arrivò solo un eco lontano... ma le voci di corridoio non dicevano che mia madre era morta.

Peccato, avevo già in mente una bella melodia per questa mancata canzone.

I gemelli si stanno ancora abbracciando, la testa dell'una appoggiata sulla spalla dell'altro. Continuano a fissarsi negli occhi.

Io continuo a cantare, in quell'enorme stanza vuota.



Passano giorni, forse mesi.

Len, il gemello minore, si rannicchia ancora di più verso la sorella quando, come a ogni fine settimana, i "passi dei condannati", come lui li chiama, si fanno sentire. Io non capisco perché li chiami così. Nella grande casa c'erano molte urla e quando loro portavano chi urlava nella stanza buia fiorita di rosso in fondo al corridoio, esse cessavano. "Loro ci fanno stare bene, ci aiutano" è quello che dico a Len, ma ogni volta che replico così, lui si aggrappa più forte alla sorella, che di conseguenza lo abbracciava di più. Poi, sommessamente, sussurra "Miku, tu sei troppo spensierata perchè capisca quello che ci faranno... spero solo che al prossimo giro non tocchi a noi".

Di solito sbuffo quando mi risponde così e riprendo a cantare. Io non urlo, mai. Neanche loro urlano. Rin, la gemella maggiore, non aveva mai proferito parola da quando ero arrivata. Non ci avrebbero separato dunque... e anche se fosse stato così, ci avrebbero preso per farci stare meglio.

Perchè loro ci vogliono bene.

Mia madre mi vuole bene.

Lei mi ha mandata in una casa più felice...



Uno giorno (o notte?), loro sono passati a prendere Rin.

Lei non aveva mai urlato, eppure ecco che la issano come un sacco di carne da macello. Ci stanno mettendo un bel po' i camici bianchi a staccare la sorella dal fratello. Io continuo a cantare... più forte, per coprire le urla.

...Non avevo mai sentito la voce di Rin e in quest'occasione ho avuto modo di sentire tutta la sua potenza (in tutta la sua disperazione).

Anche dopo che la grande porta bianca è stata chiusa, Len continua a fissarla per tutto il tempo, come in speranza di intravedere la sorella attraverso la piccola finestra posta su di essa. Adesso sembra una pezza vuota. La fissa vacuo.

Mi siedo accanto a lui a guardarla... chissà cosa ci vedeva di strano.

Canticchiai sotto voce una nuova melodia ma Len mi intimò subito di fare silenzio. Forse cercava con tutte le sue forze di ascoltare la sorella urlare.

Mah... tanto non avrebbe urlato ancora a lungo, loro l'avrebbero fatta sentire bene come tutto gli altri.

Quando il giorno (?) dopo mi sono svegliata, ho visto Len fissare ancora la porta. Evidentemente non aveva dormito, aveva due occchiaie profonde e gli occhi rossi.

Senza il sonno, gli occhi diventano così rossi?

Da quando Rin fu portata via non ho più cantato a causa di Len. Comincio a stufarmi di questa situazione, ho la sensazione di scoppiare da un momento all'altro. Perchè Len è così arrabbiato? Proprio non vuole capire che qui saremmo stati di certo meglio di come lo eravamo fuori, sotto quel cielo rosso?

Per compensare la noia giocherello con i miei capelli. Di una cosa sono sicura: sono bella, "bellissima", come diceva il mio patrigno.

...la mia mamma non me l'ha mai detto. In queste situazioni si limitava a girarmi le spalle e a mostrarmi solo la sua schiena vestita di rosso scarlatto.


Pochi giorni dopo hanno preso anche Len con loro. Com'ero felice! COn un gran sorriso l'ho subito incoraggiato ad andare con i camici bianchi "Len, adesso potrai incontrare tua sorella, non sei felice?"

Len si volta di scatto e mi brucia con un'occhiata truce. Mi grida contro parole piene di rabbia.

Non me ne curo. So che non può pensare veramente queste cose di me. E' solo troppo travolto dalla contentezza perchè di lì a poco si sarebbe ricongiunto alla sorella.


..."Ricongiunto"...


Da sola mi sono annoiata cento volte di più però, ora che non c'era più Len a impedirmelo, ho ripreso a cantare. Inizio a cantare la mia prima strofa dopo tanto tempo:

"Watashi..."

Qualcuno apre la porta all'improvviso. Erano i camici bianchi. "Che bello, è il mio turno?" Loro mi rispondono solo con un ghigno nero.




...


"Legatela"

"Watashi...watashi...watashi..."

"Mio Dio, vuoi chiudere quella fottuta bocca? E' da quando sei nata che mi rompi con le tue canzoni"

Una lacrima

"Watashi... watashi... watashi..."

Un colpo di martello.



...madre...




Nel buio di una gabbia dorata piange la ragazza dal bel viso... canta una canzone che mai riuscirà a finire.

Intorno a lei tetre figure dal passato confuso la accompagnano verso un futuro per sempre tinto d'orrore.

Un ragazzo a due teste, pazzo esperimento su due gemelli innamorati; un freddo cannibale, un tempo uomo infedele, legato come un cane a una madre che ha ripudiato la figlia, accecata dal rosso odio...

...e una diva deforme.



"Venghino i gentil signori al Circo della Foresta Oscura! Venite a vedere le deformità! Stasera ci sarà il gran spettacolo canoro del mostro che canta. Venghino i gentil signori, venghino!"

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Questa e la mia versione in fanfiction della canzone "Hakushiki Dearu ga Yue, Kyouki" cantata da Miku. Ho un po' stravolto la storia antecedente all'esperimento =^= sì, lo so, magari un po' troppo contorta, ma neanch'io ero tanto chiara con le mie idee mentre la scrivevo o.O spero solo che qualcuno sia riuscito a capirci qualcosa *^* Per la traduzione del testo della canzone mi sono affidata alla traduzione dell'utente Camicarlot di Youtube (un mito ù.ù)

grazie infinite a tutti quelli che vorrano commentare questa fanfiction non-sense *v*

Bye ^^

   
 
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