PROLOGO

499° anno del Calendario Mistico

Scuola di giovani maghi e guerrieri

Myriam salì frettolosamente gli ultimi gradini, raggiungendo la sommità del castello con un forte fiatone. Era una zona proibita per gli alunni del primo livello, ma a lei piaceva lo stesso andarci, anche se solo di notte, quando i Cadetti, ovvero gli studenti più grandi e più qualificati, cessavano i controlli nei corridoi. Quel posto lo conosceva solo lei, e custodiva il segreto con gelosia. Un giorno aveva quasi pensato di mostarlo ad Astrid, la sua compagna di stanza, colei che si avvicinava di più al concetto di amica lì dentro. Ma aveva scacciato via quel pensiero immediatamente, rendendosi conto di non fidarsi abbastanza di quella ragazza. Tra di loro c'era un rapporto di rispetto, ma non certo di fiducia: d'altronde sarebbe stato innaturale, nella loro scuola insegnavano ad evitare qualsiasi contatto con il prossimo, ad estraniarsi dai rapporti sociali. Era la loro società e nessuno ci trovava qualcosa di strano: la storia di tutti gli studenti della scuola era sempre la stessa; i bambini nascevano nelle abitazioni giù al villaggio. Laggiù il bambino cresceva con il ferreo divieto di parlare con chicchesia, limitandosi a comunicare con la madre. Quest'ultima doveva comportarsi freddamente con il figlio e pensare solamente alla sua salute ed istruzione. Non era conosciuta la figura del padre: semplicemente non c'era e la madre non poteva parlarne. Raggiunta la tenera età di sei anni, il bambino veniva affidato a un maestro e, senza saperlo, diceva per sempre addio alla madre: non l'avrebbe mai più rivista. Ma solitamente non ne sentiva la mancanza: per lui aveva sempre e solo rappresentato il ruolo di una sconosciuta, che gli preparava la colazione al mattino, per poi sparire e ricomparire solo per preparare gli altri pasti. La notte non era mai a casa. Il maestro provvedeva alla preparazione fisica del bambino: lo allenava al combattimento fino a quando il bambino non compiva dieci anni. A quell'età era ormai un combattente mediocre e poteva entrare nel grande castello posto in cima alla collina. Era una scuola per guerrieri, ma oltre al combattimento, lì dentro si studiava la magia. Myriam aveva ora diciassette anni e mancavano ormai pochi giorni all'esame per diventare una studentessa del secondo livello. Quando si trovava lassù, sul tetto dell'immenso castello, ripensava alla sua vita, ma non provava nostalgia, nè alcuna forma di sentimento. La sua mente volava sempre oltre quella terra, aldilà della sua vista: chissà, magari la terra finiva veramente lì, ai confini del villaggio, come raccontavano sempre gli insegnanti, ma a Myriam piaceva pensare che non fosse così. Passò ancora un po' di tempo in preda all'immaginazione, poi decise di tornare agli alloggi. Doveva stare attenta, non voleva svegliare la sua compagna di stanza: Astrid aveva un sonno leggero, ma fortunantamente Myriam era agile e snella, e sapeva muoversi silenziosamente. Raggiunto il suo letto spartano, dotato solo di una semplice coperta e di un cuscino pieno di piume, si addormentò velocemente, rilassata grazie all'escursione notturna. L'indomani l'avrebbe aspettata una dura gioranta di allenamento e di studio.