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Autore: Less_    27/07/2010    3 recensioni
Sì, lo so. Un titolo originale. Non avevo tempo. Una ragazza che va in un bosco, e poi...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza prese l'Mp4 e uscì.

Tecnicamente, vista la sua tendenza a rimanere chiusa in casa, avrebbe dovuto affrontare un sacco di domande prima di uscire. Praticamente, invece, i suoi erano in vacanza all'estero e suo fratello con loro, perciò poteva fare quello che preferiva.

Decise di fare una passeggiata nel bosco.

Dietro casa sua c'era una stradina che si inoltrava nel folto, e Alessia infilò le cuffiette prima di percorrerla.

Svariati metri più tardi, si stava lambiccando il cervello. Effetto sperato delle cuffiette assolutamente nullo. Tredici anni, e così insopportabilmente preda degli ormoni. Cavoli. Era proprio messa male, cioè, nella fattispecie era innamorata.

Lui era di Venezia, un anno, sei mesi e quindici giorni più grande di lei, e passava solo l'estate in quel paesino di montagna dimenticato dal mondo.

Stare insieme, visti i presupposi e considerato che lei non credeva nelle relazioni a distanza, era un'utopia.

“L'amore non conosce utopia” disse una voce nella sua testa.

“Ma gli ormoni sono suoi buoni amici” ribatté la parte razionale del suo cervello.

“Va bene, va bene, calma. Pace, fratello” disse la Prima voce.

“In teoria siamo tutte femmine, perciò pace sorella” intervenne una Terza interlocutrice.

“Mio Dio, parlo con una vocina. Sto diventando pazza” disse la seconda.

“Parli con due voci”

“Non esattamente. Non ho mai parlato con la Terza. Oh, mamma. Ma tu sei la Quarta”

“Ebbene sì” confermò la Quarta.

“Tecnicamente parlare con le voci nella propria testa è segno di dialogo interiore, perciò va bene farlo”.

“Perfetto, perché siamo salite a cinque!”.

Alessia ignorò le voci.

Cast your mind back to the days.

Una roccia scivolosa sul terreno.

When I'd pretend I was okay.

Non vista.

I had so very much to say.

Inciamparci su.

About my crazy living.

Cadere.

Now I'm staring to the void.

Trascinarsi dietro il masso.

So many people I've annoyed.

Ti atterra sulla gamba.

I have to find a middle way.

È più pesante di quanto credi.

A better way of giving.

Ora sei bloccata.

[melody]

Gridi.

 

***

 

Andrea raggiunse la casa di lei. Era con il suo migliore amico, nonché cugino di Alessia.

Cercava un pretesto per vederla.

Suonò al campanello, ma nessuno rispose.

«Oh. Forse non c'è» disse. Perché gli sembrava tutto così gelatinoso e irreale?

«Proviamo sul retro» suggerì Luca.

«Felice di accontentarti» mormorò Andrea.

Aggirarono la casa, e fu in quel momento che udirono lo strillo.

Dolore e paura.

Andrea prese a correre in direzione del bosco, da dove veniva la voce. Luca lo seguì a pochi metri.

Poi lui la vide. Era a terra, pochi metri più sotto al fianco del sentiero, sul sottobosco muschiato.

Aveva una roccia grande e dall'aria pesante su una gamba, a nasconderla alla vista. Davanti a lui c'era una specie di cratere, lasciato dal masso quando era caduto.

Il terreno era fangoso e bagnato. Aveva piovuto.

Andrea si precipitò giù.

«Alessia! Come stai?» chiese allarmato.

«Indovina un po'» esclamò con acidità lei. Una smorfia di dolore le deturpava il viso.

«Luca, chiama qualcuno!» gridò verso l'alto.

La faccia pallida del suo amico era tirata.

«Qui non c'è campo, mi devo spostare. Cavatevela da soli per un po', okay?» chiese, e senza aspettare una risposta, scomparve.

Andrea prese la mano inerte di Alessia.

«Che cazzo hai fatto?» chiese, con l'ansia in ogni respiro.

«Sta' zitto, sta' zitto» ingiunse lei, il volto contratto tentando di domare il dolore.

Andrea si alzò e raggiunse il masso. Tentò di spostarlo, ma Alessia lanciò un grido lancinante subito.

Andrea lasciò andare la roccia quasi inamovibile nella sua posizione originale.

Lo schiocco fu potente e immediato, seguito ad un nanosecondo di distanza da un altro urlo.

«Che ho... ti ho rotto la gamba» sembrava una domanda, ma non c'erano dubbi che non lo fosse. Il rumore era stato inequivocabile.

Il fiato abbandonò in fretta i suoi polmoni, rifiutando di tornarci. Almeno non troppo presto.

Le aveva spezzato la gamba.

Guardò Alessia.

«Senti, rifiuto della società» iniziò lei. Aveva l'abitudine di insultare chiunque, da che lui la conoscesse. «Mi piaci un sacco. Un sacco molto grande. Così adesso lo sai, se muoio, e se resto viva non mi prenderai in giro. Te l'ho detto in punto di morte, ho una buona scusa» concluse.

Per la seconda volta in pochi secondi, ad Andrea mancò il fiato. Era accasciato al suo fianco, e con la faccia che aveva in quel momento non era possibile distinguere chi fosse il ferito.

«Non morirai, ma potrei prenderti in giro fino alla morte, dopo» commentò lui dopo qualche secondo. Secondi che gli erano stati necessari per riprendersi dalla rivelazione.

«Sì, come ti pare» disse lei, con il respiro affannoso.

Luca si affacciò pochi metri più su.

«Ho chiamato la forestale e la polizia, e anche un'ambulanza, ma al momento le prime due sono bloccate da un incendio enorme a Pescara e le altre vetture sono in un ingorgo. L'ambulanza dovrebbe arrivare in mezz'ora, ma senza la forestale potrà fare poco e niente. Io devo andare all'inizio del paese per scortarla qui. Ve la state cavando?».

«Mica tanto bene» disse Andrea.

«Se intendi che stiamo a posto a parte il fatto che mi ha rotto la gamba ce la caviamo» rispose invece Alessia.

«Consolati comunque. Penso che si sarebbe rotta a breve, anche senza il tuo geniale intervento» aggiunse poi rivolta ad Andrea.

Luca scosse brevemente la testa.

«Ale, ho chiamato i tuoi, ma il volo è di nove ore. Ci vorrà parecchio» aggiunse lui.

«Grazie Lu» disse Alessia.

“I miei sono l'ultimo impiccio che vorrei avere ora”.

“Ma sono ferita, dovrei volere loro accanto”.

“Non è comunque il momento di fare questi discorsi assolutamente idioti”.

“Fortuna che nessuno sente i miei pensieri”.

“Fortuna che nessuno sa delle voci nella tua testa!”.

«Andiamo bene» sussurrò Alessia prima che una fitta di dolore intensa cancellasse ogni suo pensiero.

Luca era già andato.

Fu in quel momento, fissando Andrea senza troppe remore, che sentì il dolore svanire.

Fluttuava da qualche parte, ma lei non lo sentiva più.

C'era del nero ovunque, intorno, l'aveva stretta a sé senza che lei potesse o volesse opporsi. Nel giro di un secondo Alessia si lasciò andare, sprofondando ancora in quel turbine scuro.

Avrebbe chiuso gli occhi e dormito per sempre, quando Andrea la baciò.

All'istante il nero si dissolse e tutte le terminazioni nervose di Alessia scattarono come scintille impazzite. Il bacio era durato un solo istante, ma sufficiente a riportarla alla vita.

«Scusa, io... non era mia intenzione, ma eri così...» balbettò.

«Non disturbarti a giustificarti. Lo so che non ti interessa niente di me. L'hai fatto per salvarmi la vita, bene, ti ringrazio. Non farlo più. Sarà sufficiente la rabbia che mi stai facendo provare in questo momento per tenermi ben sveglia» anche con una gamba rotta e bloccata sotto a un masso, la sua acidità non ne risentiva in alcun modo.

Tuttavia non era sempre così. Cercava di far fronte alla situazione come meglio poteva, e se questo includeva l'acidità, Andrea era disposto a sopportarla di buon grado. Sospettava che il suo ostentarsi fredda e distaccata, semplicemente una ragazza in balia degli ormoni, fosse solo una maschera.

Andrea espirò lentamente. Avrebbe voluto dire che gli interessava veramente di lei, ma non sarebbe suonato patetico e poco credibile?

Le successive sette ore furono una lenta inerzia accompagnata dal calare del sole.

Alessia era ancora sveglia e stringeva la mano di Andrea.

«I miei sono qui? C'è qualcuno?» chiese.

Non aveva dormito, ma di tanto in tanto sprofondava in sogni rapidi e confusi.

C'erano delle luci sopra di lei, luci degli elicotteri della forestale.

«Ale? I tuoi stanno arrivando. L'ambulanza è qui da tre ore. Un medico è venuto giù e ha detto che soffri di brevi perdite di memoria. Non ha potuto fare molto. Ora la forestale deve cercare un modo per tirarti su fra gli alberi» spiegò Andrea.

Alessia annuì debolmente, ricordando.

Ad un tratto strinse più forte la mano di Andrea. Di poco.

«Ale, mi interessi davvero. Magari non mi credi, ma te lo dimostrerò quando sarà il momento» disse Andrea.

«Certo che ci credo. Impossibile sfuggire al mio fascino...» sussurrò lei.

Poi un lampo di paura le attraversò gli occhi.

«Non ce la faccio, mi sta riprendendo...» mormorò.

«No, non ti riprenderà. So che mi ha detto di no, ma... scusa...» disse Andrea baciandola ancora.

Si ritrasse, ma la situazione era invariata.

«No, no... stavolta non funzionerà... digli che gli voglio bene. A chiunque» mormorò Alessia, poi inspirò un fiato tremante.

Le pale degli elicotteri muovevano le foglie degli alberi. Ancora poco e l'avrebbero presa.

Alessia chiuse gli occhi e le ultime tracce di sangue defluirono dal suo volto.

L'ultimo respiro s'interruppe a metà.

«NOOOOOOOOOOO!» gridò Andrea.

Ma niente l'avrebbe salvata.

 

Un gatto blu fra le macerie di una casa.

Una sirenide bluastra vagare nell'acqua fra le particelle di polvere.

 

Tutto ciò che resta.

 

...when I'd pretend I was okay... (thanks to Placebo, Bright Lights)

   
 
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