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Autore: Mapi D Flourite    28/07/2010    2 recensioni
SPOILER! 6x18, The End
Intrecciò le dita all'altezza del suo grembo e piegò il capo di lato, mentre una piccola, irrazionale speranza si faceva largo dentro di lei [...]. Quella stessa speranza che aveva nel cuore quando, tanti anni prima, gli aveva detto che sperava che trovasse qualsiasi cosa stesse cercando.
Sospirò, prima di parlare: «Sta cercando qualcuno?»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Desmond, Kate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« A r e  y o u  l o o k i n g  
f o r  s o m e o n e ? »




«Tu non vieni?»
La voce di Claire era dolce, screziata solo leggermente dalla stanchezza e da quel misto improbabile di leggerezza e ansia con cui, da quando era tornata dall'Isola, aveva imparato ormai a convivere. Kate si voltò per guardarla e vide che nei suoi occhi brillava una luce nuova, intensa, consapevole. Lasciò vagare brevemente il suo sguardo anche sul volto di Charlie e, quando ritrovò quella stessa espressione anche sul suo viso, sorrise. «No,» disse, a bassa voce, stringendosi le braccia al petto. «Voi andate pure, io ho ancora qualcosa da fare.»
Claire e Charlie annuirono all'unisono, come se in quel brevissimo istante avessero compreso tutti i significati nascosti che poteva avere quella frase e, prima di parlare nuovamente, la ragazza appoggiò le labbra sulla fronte del bambino che teneva stretto tra le braccia. «D'accordo,» le disse e guardò Charlie con un'espressione beata sul volto. «Vi aspetteremo là.»
Kate si voltò appena e cercò Desmond con la coda dell'occhio, sebbene sapesse perfettamente che non era di lui che stavano parlando. L'uomo fece alcuni passi avanti, sorridendo e, quando fu accanto a lei, allungò una mano che Charlie afferrò con decisione. I due si fecero un breve cenno col capo e, quando sciolsero la stretta, Charlie strinse il braccio attorno alle spalle di Claire. «Grazie, amico,» gli disse, chinandosi poi per baciare la fronte di lei.
Desmond quasi rise e i suoi occhi si illuminarono, mentre scuoteva il capo. «Grazie a me? Direi piuttosto grazie a te, fratello.» Charlie aggrottò le sopracciglia, senza capire. «Non fosse stato per te, e per quello che mi hai fatto capire» gli spiegò, «a quest'ora nessuno di noi sarebbe qui.»
Charlie aprì la bocca per parlare ma non disse nulla. Dopo alcuni istanti, annuì, tra sé. Not Penny's boat «Era giusto così,» mormorò, guardandolo dritto negli occhi. «E mi spiace per la tua macchina,» aggiunse, con un mezzo sorriso che gli fu ricambiato con una risata e un paio di occhi scintillanti.
Un momento dopo, tutti e quattro erano in silenzio, gli occhi lucidi e stanchi che vagavano su visi troppo conosciuti e una stanza che non conoscevano affatto. Fu di nuovo Claire a parlare per prima, sciogliendosi appena dalla stretta di Charlie: «È ora che andiamo,» disse, stringendo le labbra. «Noi qui non abbiamo più niente da fare.»
Era vero, pensò Kate, nel momento in cui si chinò in avanti per stringere appena tra le braccia Claire e il bambino. Ora loro erano liberi di andare, e aspettare. Sorrise, sciogliendosi dall'abbraccio, e guardò Charlie dritto negli occhi: «Ci vediamo presto.» Lui le strinse la mano e poi le cinse le spalle con le braccia. «Ci contiamo, eh.»
Rimasero ancora un lungo istante a guardarsi e poi, come se finalmente si fossero liberati di tutti gli obblighi che avevano nei confronti di quel mondo, voltarono loro le spalle, diretti all'uscita stretti l'uno all'altra.
Kate e Desmond li guardarono andar via e, quando furono scomparsi oltre gli infissi e le porte, si voltarono per guardarsi negli occhi, un sorriso appena accennato sulle loro labbra. Desmond si infilò le mani in tasca e ondeggiò sui calcagni lanciandole occhiate in tralice. «Allora,» sussurrò, «usciamo?»
Kate annuì e gli appoggiò una mano sul braccio, accarezzandogli la giacca scura. «Vai, Desmond.»
Lui allungò un braccio verso l'uscita, senza smettere di sorridere. «Dopo di te,» disse, ma lei scosse il capo e rimase immobile. La sua espressione era densa, pesante, gli occhi liquidi. Desmond aggrottò le sopracciglia: «Qualcosa non va?»
Lei si sciolse i capelli e si passò le mani tra i riccioli scuri, sciogliendo i nodi pesanti come se quel semplice gesto potesse alleggerirle l'anima. Quando tornò a guardarlo, scosse il capo: «No, va tutto benissimo.» Tornò ad appoggiargli la mano sul braccio e la presa si fece più solida. «Va da Penny, Desmond.»
Lui sorrise, socchiudendo le labbra. «Posso restare,» mormorò e Kate stirò le labbra nel sentire nella sua voce quanto avrebbe di gran lunga preferito seguire il suo consiglio, invece del proprio. Scosse di nuovo il capo: «No, va da lei. Questa mattina,» aggiunse, stringendosi nelle spalle, «questa mattina mi hai detto di volertene andare.» Fece una breve pausa. «Credo che sia arrivato il momento anche per te. Va da lei, Desmond,» ripeté, facendosi più vicina. «Per noi hai fatto più di quanto ci si potesse aspettare.»
Lui annuì, greve e, un momento dopo, la strinse nel suo abbraccio, facendo scivolare le dita tra le punte dei suoi capelli e la stoffa leggera del suo abito. Restarono immobili a lungo e quando Desmond parlò lo fece a bassa voce, direttamente nel suo orecchio: «Sei sicura, Kate?»
Lei si sollevò dalla sua spalla e annuì, sistemandosi i capelli oltre le spalle. «Sì. Voglio essere sola.»
Desmond annuì e questa volta fu lui ad accarezzarle un braccio. Kate appoggiò una mano sulla sua e si strinse le braccia al petto, come se improvvisamente avesse freddo. «Sai, tornando da Sidney… L'ho visto sull'aereo,» disse, con la voce leggermente tremolante. Poi rise e aggiunse, rivolta a se stessa: «L'ho visto solo pochi giorni fa e mi manca comunque immensamente.»
Desmond la lasciò e fece scivolare le mani in tasca. «Non sarà facile, Kate. Avrà paura, sarà sconcertato, non ti…» Fece una pausa, ed espirò. «Non ti riconoscerà, né, probabilmente, vorrà fidarsi di te. Lo so per esperienza.»
Lei abbassò il viso e strinse le labbra, mentre si avvolgeva con più insistenza dentro le proprie braccia. Annuì piano. «Posso immaginarlo,» mormorò. E poi sorrise, appena. «Però vorrei tentare.»
Quando Kate sollevò il viso per guardarlo negli occhi, lui decise che non valeva la pena insistere. Allungò la mano e gliela strinse, con decisione, e lei ricambiò la stretta con altrettanto entusiasmo. «Buona fortuna, Kate.»
La ragazza fece un breve cenno e lo guardò in viso, intensamente. «Grazie, Desmond. Per tutto.»
Il viso di lui si distese completamente e annuì, lasciandole la mano con dolcezza. Non aggiunse altro e, dopo un solo istante, si incamminò, le braccia penzoloni lungo i fianchi. Kate gli fissò la schiena e, prima che lui scomparisse, lo chiamò di nuovo indietro, avvicinandosi a rapidi passi. Desmond si voltò e aggrottò le sopracciglia. «Cosa c'è?»
Sul viso di Kate era comparso un sorriso quasi furbo, come se fosse sul punto di raccontargli una barzelletta: «Che ne è stato di James, alla fine? Immagino non abbia gradito la nostra fuga.»
Desmond si concesse una breve risata. «Immagino di no.» Poi aggiunse: «Comunque non mi preoccuperei troppo: Juliet avrebbe dovuto essere qui con noi al concerto, questa sera.»
Kate annuì e gli occhi le brillarono, al ricordo di quel dolore che aveva visto divorarlo giorno dopo giorno e che poteva essere lenito solo da una presenza che non sarebbe mai più tornata. «Spero che, alla fine, glielo chieda.»
«Che cosa?»
Lei si strinse nelle spalle. «Di sposarlo.»
Desmond annuì e, dopo alcuni istanti di silenzio di voltò di nuovo, incamminandosi verso l'uscita. Per il momento, non c'era altro da aggiungere.
Kate aspettò alcuni minuti, prima di seguirlo, e quando uscì l'aria della notte la colpì come una sferzata, lasciandola un momento immobile a godersi la frescura improvvisa sulla pelle accaldata. Si guardò intorno, osservando i profili bassi delle ultime, poche persone che ancora girovagavano sotto i tendoni e avanzò tra i tavoli e le sedie gettate alla rinfusa, le braccia strette attorno al corpo come unico scudo contro gli sguardi distratti e quelle sensazioni che si agitavano nel suo petto.
Avanzò fino al limitare del tendone e gettò un'occhiata speranzosa verso l'erba bassa che si stendeva tutt'attorno oltre i gazebo e i grandi vasi appoggiati sul pavimento. Si appoggiò ad un tavolino basso con il gomito e attese. Alcune persone la guardarono, incuriosite, ma lei non voltò il capo e rimase immobile, ad aspettare. Strinse le dita attorno alle sue braccia e sospirò. Aveva aspettato così tanto, per tutta la sua vita, che quegli ultimi, interminabili minuti le parvero di un peso insopportabile.
Sospirò leggermente e, nel medesimo istante in cui il dubbio irrazionale che lui, probabilmente, non sarebbe più venuto, lo vide. Nel suo petto, il cuore parve fermarsi e lei si accorse di non avere più fiato. Rimase immobile, tra i tavoli, con lo sguardo fisso su di lui, e lo osservò avvicinarsi con passo deciso e poi fermarsi, a pochi metri da lei, lo sguardo improvvisamente perduto nel vuoto e nel buio che gli stava davanti.
Kate deglutì, continuando ad osservarlo e quando lui estrasse il cellulare dalla tasca si fece coraggio e, finalmente, uscì. L'erba sotto i suoi piedi le parve più soffice di come se la ricordava e, mentre gli si avvicinava, non riuscì ad impedire ad un sorriso appena accennato di affiorarle sulle labbra. Le era mancato immensamente.
Avanzò fino ad essere a portata del suo orecchio e si fermò a pochi passi da lui, le braccia raccolte. «È finito.»
Lo vide voltarsi e guardarla dubbioso, abbassando il telefono che aveva all'orecchio. «Mi scusi?»
«Il concerto,» gli spiegò, indicando con un gesto vago alle proprie spalle. «È finito.»
Sul suo viso comparve un'espressione crucciata e, mentre lo guardava, Kate non poteva fare a meno di sorridere. Era esattamente come lo ricordava, nonostante tutto. Lo stesso viso, la stessa gestualità, la stessa ansia in fondo agli occhi di non essere in grado di dimostrare il proprio valore. Intrecciò le dita all'altezza del suo grembo e piegò il capo di lato, mentre una piccola, irrazionale speranza si faceva largo dentro di lei, a dissipare per un brevissimo istante la paura, l'angoscia e la solitudine che, nonostante tutte le persone che si era trovata accanto, non era mai scomparsa. Quella stessa speranza che aveva nel cuore quando, tanti anni prima, gli aveva detto che sperava che trovasse qualsiasi cosa stesse cercando.
Sospirò, prima di parlare: «Sta cercando qualcuno?»






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N/A
Tutta questa ZOMG!Jate crazyness mi ucciderà, un giorno o l'altro. Nell'attesa, non potete far altro che sorbirvi i miei parti.
Questa fanfiction nasce, sostanzialmente, dal fatto che nessuno mi toglierà dalla testa che quando Kate, al concerto, gli fa la fatidica domanda "Are you looking for someone?" (che, oibò!, è anche il titolo della nostra storiella) sperasse in cuor suo che la risposta fosse "Yes: you", come d'altro canto sono convinta che fosse la stessa cosa che pensava quando, seimila episodi prima, gli ha detto l'altra fatidica frase: "I hope you'll find what you're looking for". Capitemi, è troppo facile. (;
Per quanto riguarda la prima metà della storia, non era in programma, ma mentre pensavo a Kate che si avvicina a Jack sono stata colta da un pensiero: e Desmond dove cacchio è? Mi piace pensare che Kate abbia voluto e preteso questo incontro da sola, dopo aver passato una vita senza l'uomo che ama. ;_; E che, d'altro canto, dopo la conversazione avuta con Des alla chiesa, lei si sia sentita quasi in dovere di "liberarlo" da questo incarico e mandarlo da Penny sua. (E voi ormai non vi sorprendete più di tutti gli accenni al Suliet nelle mie storie, vero? XD)
Bon, ho blaterato anche troppo.
Grazie se avete letto fin qui, per me vuol dire tanto, e come al solito una menzione speciale a Sonia, la mia specialissima sorella e a Fede, Ila, e Sil, le mie preziose donnine Lostiane. ♥ (Se vi capita, lurker, leggete le loro fic su Lost, perché meritano! *_*)

  
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