<< Bell, puoi venire un secondo? >>, mi domandò, con la sua voce suadente e irresistibile per qualunque ragazza. << Ti dovrei dire una cosa >>, mi spiegò, prima che io avessi potuto rispondere.
Io, sulle prime, mostrai un’aria indifferente, con un po’ di incertezza se avvicinarmi o no. Sentivo tutti i mormorii degli studenti presenti nel parcheggio. Rabbrividii al solo pensiero che immaginassero che tra me e il figo della scuola ci fosse potuto essere qualcosa. Quel ragazzo mi incuteva timore, e non mi era molto simpatico, anche se c’era da ammettere che era bellissimo.
Alla fine accettai, annuendo col capo. Sul suo volto gli si dipinse un sorrisetto soddisfatto. Mi percorse un brivido lungo la schiena, sospirai rassegnata, avanzando verso lui. Il quale mi tese la mano, non appena fui vicinissima. Io guardai la sua mano, poi il mio sguardo salì fino al suo volto e alzai un sopracciglio, non capendo perché avesse compiuto quel gesto.
<< Vorrei parlare in privato >>. E avvicinò ancora di più la mano.
Il sangue mi si gelò nelle vene. Titubante la presi. Il contatto fu inspiegabile. La sua mano era fredda come il ghiaccio. Lui annuì e mi condusse al di fuori del parcheggio. Prima che potesse voltarsi verso di me, gli girai il polso e lo catapultai per terra, con un ghigno stampato sul volto.
<< Pensavi che fossi la tua prossima preda Cullen? >>, gli chiesi sarcastica.