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Autore: Relena_AliScheggiate    29/07/2010    5 recensioni
Cinque anni senza Sasuke erano stati duri, ma mai quanto quella manciata di mesi dopo il suo ritorno, dove la lacerazione, sempre in agguato, era stata pronta a ridurre in pezzi ogni cosa. Naruto aveva bisogno che lui capisse perché era tornato. Ma prima, aveva bisogno di capire perché fosse rimasto. [SasuNaruSasu]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Torn.

 

 

PRIMA PARTE: Sinking.

 

Naruto non avrebbe saputo dire come fossero arrivati a quello.

Una maglietta con troppi bottoni, fuori la pioggia battente— Cinque anni senza Sasuke erano stati duri, ma mai quanto quella manciata di mesi dopo il suo ritorno, dove la lacerazione, sempre in agguato, era stata pronta a ridurre in pezzi ogni cosa. Naruto aveva bisogno che lui capisse perché era tornato.

Ma innanzitutto, aveva bisogno di capire perché fosse rimasto.

--

L’appartamento di Sasuke era situato un po’ fuori da Konoha, vicino ai campi d’addestramento, in una zona tranquilla. Un luogo che si manteneva fresco anche durante l’estate grazie agli stanzoni vecchio stile che si trovavano al pian terreno, per cui Naruto vi si recava spesso dopo la sessione giornaliera di allenamento. Dopo perché nonostante fossero passati mesi dal suo ritorno, Sasuke non poteva ancora uscire liberamente e Naruto ne approfittava per passare lì il suo tempo libero (e un po’ anche di quello lavorativo, ma dato che Tsunade si era dimostrata comprensiva, aveva deciso di approfittarne alla grande). Quindi quando era scoppiato un temporale, al posto di dirigersi verso casa propria, si era presentato bagnato fradicio a casa dell’amico mendicando abiti asciutti. Che Sasuke avrebbe preferito non dargli e Naruto, dopo averli visti, non ricevere.

“Ma hanno il tuo marchio strambo! Non hai vestiti un po’ più anonimi?!”

“Tch, sarai strambo tu, usuratonkachi. Se preferisci rimanere nudo…”

Naruto gli strappò gli abiti di mano, guardandolo trucemente. Da quando avevano sconfitto Madara, Sasuke aveva passato il primo periodo parlando il meno possibile, sempre assorto nei propri pensieri. A cosa avrà pensato? Naruto avrebbe voluto chiederglielo, ma alla fine per paura aveva vinto il silenzio. Poi, un giorno, mentre riscaldava un piatto di ramen che Sasuke con un’occhiataccia gli aveva fatto capire di non avere alcuna intenzione di cucinargli, si era scottato malamente e lì, cercando di bendargli la ferita, Sasuke aveva ricominciato a parlargli. Dal nulla, senza ragione apparente, solo quando era sicuro che fossero loro due da soli. E Naruto non aveva detto niente neanche a Sakura, per non perdere quel suo piccolo privilegio. Ma ormai era un po’ di tempo che Sasuke era tornato ad essere perfettamente il bastardo di un tempo e non riusciva più a trovare quel loro piccolo segreto una fortuna.

“Ma come si infila questa cosa?”

“Bottoni, questi sconosciuti”

“Zitto, stronzo! Aiutami, piuttosto!”

 

Ops. Errore.

 

Naruto non avrebbe saputo davvero spiegarsi come fosse accaduto, ma il tocco esitante con cui quella mano pallida gli aveva sfiorato il petto, la sensazione di calore e, si, di sollievo al contatto con quella pelle delicata, gli confuse i sensi. E quando riuscì a liberare la testa dalla trappola che quei vestiti rappresentavano, ritrovandosi davanti il volto dell’amico, non rifiutò di baciarlo, sentendo il suo respiro sulle labbra. Non riuscì ad evitarlo.

“…Smettila. Gli amici non fanno cose del genere”

“Tu mi consideri un amico, Naruto?”

Naruto scosse la testa.

“Tu sei molte cose, Sasuke. Ma non ho bisogno che diventi anche il mio amante”

Lo sguardo del ragazzo si indurì per un attimo, prima di tornare indifferente. Ma Naruto non fece in tempo a sentirsi sollevato, perché le mani dell’amico gli si serrarono sulle braccia e lo tirarono verso di sé.

“Tu non sei mio amico. Non sei mio rivale. Non sei mio fratello. Cosa sei, Naruto?”

Nel dirlo, aveva unito le loro fronti, in un gesto che sapeva che Naruto non avrebbe potuto capire.

“L’unica cosa che ti posso dire, è che quella volta sei sopravvissuto per un mio capriccio”

Sasuke chiuse gli occhi.

“Ma noi SIAMO tutto questo, Sasuke”

“Non esiste chi sia tutto questo” ringhiò quasi.

“Sasuke—”

“Taci, idiota”

Il bacio, questa volta, non fu a stampo. Naruto, con un’arrendevolezza per cui si sarebbe disprezzato più tardi, concepì un unico pensiero coerente nella sua mente, mentre la pioggia battente diventava l’unico rumore nelle sue orecchie insieme ai gemiti spezzati dell’altro:

questo è un errore.

--

Il comportamento di Sasuke era cambiato radicalmente, da quel giorno.

Poche parole, sorrisi deviati e sesso, durante il quale, come regole non scritte, era vietato spogliarsi completamente e venire urlando il nome dell’altro. Se una volta Naruto aveva desiderato con tutto se stesso riportare a casa Sasuke per allenarsi, fare missioni, ridere con lui, ora non sapeva più che pensare, quando rimasti da soli, vedeva le labbra dell’altro curvarsi in modo osceno e sussurrare Vieni. Qui.

 “Il bagno è libero”

Dal letto, Naruto alzò di scatto lo sguardo. Sasuke, con i capelli ancora umidi per il bagno, gli era avvicinato, porgendogli un kimono simile a quello che indossava lui. Naruto sospirò. L’atto si era ripetuto  anche la sera prima, ovviamente. E somigliava pericolosamente sempre più ad una routine a cui lui non sapeva resistere.

“Sasuke”

“Hm?”

Io pensavo fosse tutto a posto—Pensavo di averti salvato.

“…”

“Cosa, usuratonkachi?”

“Niente” e irritato dal modo in cui le parole non sembravano mai prestarsi ad essere infallibili, prese la via del bagno.

Quel giorno, il giorno in cui era riuscito a spazzare via le tenebre dal suo cuore, in cui era riuscito a trasformare il suo rancore in desiderio di proteggere... perché non era andata distrutta anche quest’ombra? Cosa c’era ancora nel cuore di Sasuke ad impedirgli di essere felice?

—Ma il muro che Sasuke erigeva tra sé e gli altri, era troppo alto persino per lui.

--

Naruto era sicuro che non avrebbe mai dimenticato questo giorno. L’espressione sconvolta e ferita di Sakura mentre guardava Sasuke venire su di lui, schiacciandolo dolorosamente contro il muro, era più di quanto avrebbe voluto accadesse. Rimase pietrificato, con in mano ancora il membro dell’amico ma gli occhi affondati nelle iridi lucide di lei.

“Sakura-chan—”

“Nh?” Accennò con voce roca Sasuke, prima di notare che lo sguardo di Naruto non era più rivolto a lui.

“Ah”, sussurrò lei quando vide Sasuke girarsi “sono entrata perché volevo portarti questo” e agitò il cestino “gli onigiri. Ma—” e qui, non riuscendo più a trattenere le lacrime, coprendosi la parte inferiore del volto con una mano, piegò la testa da un lato e scappò via.

“Sakura-c—”

“Dove pensi di andare, tu” sibilò l’altro, scaraventandolo violentemente contro la parete.

“Come, dove penso di andare! Togliti, bastardo! Non sai nemmeno sigillare le porte!”

“No. Prima devi venire anche tu”, e curvò le labbra divertito.

Oh. Tu…

“…L’hai fatto apposta? Sapevi che lei stava arrivando?!”

Nessuna risposta.

“Bastardo—” e stringendo la mano in un pugno, mirò al volto. Ma Sasuke, mentre con una parava, con l’altra era sceso all’inguine.

“Ah—!”

“Non farti salire il sangue al cervello per così poco, idiota”

Debole. Naruto si sentì un debole.

--

Percorrere i corridoi dell’ospedale alla ricerca di Sakura era l’unico modo per essere sicuro di trovarla. Naruto si era appostato davanti casa sua per ore nei giorni precedenti, solo per scoprire grazie a Shizune che l’amica pernottava all’ospedale in quei giorni. Difficile non pensare che lo facesse per non incontrarlo.

“Sakura-chan!” la chiamò, vedendola in ambulatorio, sola. Le sue spalle si erano irrigidite sentendo la voce dell’amico, ma quando si era girata verso di lui gli occhi non tradivano nessuna emozione.

“Cosa vuoi, Naruto?”

“Io… Mi dispiace per quello che è avvenuto l’altro giorno. Non accadrà più”

Sakura rimase in silenzio, indugiando con lo sguardo sulla sua espressione colpevole.

“Quello che stai dicendo non ha senso. E poi ora sono occupata”

“Non è vero che sei occupata!”

“Naruto!”

“Non me ne vado di qui, dovessi anche prendermi a pugni. Non c’è niente tra me e Sasuke”

Lo sguardo indifferente di Sakura si incrinò. Ma il tono divenne furioso.

“Non mi interessa!” Poi, pian piano che la rabbia aumentava, iniziò a piangere sommessamente.

“C’è un confine tra ciò che si può fare o no per un amico! C’è un maledettissimo confine tra l’amicizia e il sesso! Pensavo che fosse scontato!”

Naruto rimase ad ascoltarla con lo sguardo abbassato, permettendo a quelle parole di devastare qualunque ragione si fosse costruito dentro di sé in quelle settimane. Nella mente si sovrapposero ricordi degli ultimi 5 anni, di tutte le volte in cui aveva promesso a lei e a se stesso di riportare indietro il terzo vertice del loro universo, della disperazione genuina che aveva provato constatando la propria debolezza. Che cosa aveva provato allora? Cosa lo aveva spinto fino all’esaurimento?

Pensava di conoscere la risposta, ma era chiaro che il legame non rispondeva più a nessuna domanda.

“Tu non sei mio amico. Non sei mio rivale. Non sei mio fratello. Cosa sei, Naruto?”

Perché Sasuke glielo aveva chiesto? Cosa sperava di sentirsi dire?

“Quindi Naruto, se le cose stanno così, io non voglio più essere coinvolta in tutto questo; è oltre le mie capacità”

“Sakura-chan. Posso chiederti una cosa?”

Sakura non rispose; Naruto lo prese per un si.

“È per me? O è per Sasuke?”

Vide l’espressione scura di Sakura vacillare. In quegli occhi verdi scorse l’amore, il dolore, il rancore inseguirsi l’un l’altro, incatenati senza soluzione; il corpo gracile tremava. Ma la parte di sé innamorata da sempre di Sakura voleva sapere lo stesso. Almeno avrebbe avuto una verità per cui soffrire.

“E’ perchè ho toccato Sasuke, Sakura-chan?” insistette “O perché credi che il mio amore non sia sincero?”

“—non è amore quello che provi per me” il tono, grave. Ma abbastanza alto per essere udito e ridurre in pezzi tutto il suo mondo.

“Tu non hai bisogno della mia approvazione. E ora lasciami sola”

--

Naruto non tornò da Sasuke per parecchi giorni. Le parole di Sakura erano un concentrato di amarezza che avrebbero potuto anche scavargli un buco nel cuore e ucciderlo lentamente. E la routine di missioni in cui aveva permesso a se stesso di cadere, continuò ugualmente a tenerlo occupato anche dopo che il dolore si era calmato un po’. Quando si ripresentò a casa di Sasuke tuttavia, Naruto comprese che non era cambiato nulla: le domande erano ancora senza risposta e l’amico, dopo avergli tirato uno schiaffo, lo aveva attirato a sé e baciato lungamente.

--




Aside:

“Torn.” è una storia in 3 parti, già conclusa, che posterò di settimana in settimana. Spero che vi piaccia e che vogliate comunicarmi le sensazioni che vi ha suscitato.

Dedicata a Chartraux.
  
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