Torn.
PRIMA
PARTE: Sinking.
Naruto
non avrebbe saputo dire come fossero arrivati a quello.
Una
maglietta con troppi bottoni, fuori la pioggia battente—
Cinque anni senza Sasuke
erano stati duri, ma mai quanto quella manciata di mesi dopo il suo
ritorno,
dove la lacerazione, sempre in
agguato, era stata pronta a ridurre in pezzi ogni cosa. Naruto aveva
bisogno
che lui capisse perché era tornato.
Ma
innanzitutto, aveva bisogno di capire perché fosse rimasto.
--
L’appartamento
di Sasuke era situato un po’ fuori da Konoha, vicino ai campi
d’addestramento,
in una zona tranquilla. Un luogo che si manteneva fresco anche durante
l’estate
grazie agli stanzoni vecchio stile che si trovavano al pian terreno,
per cui
Naruto vi si recava spesso dopo la
sessione giornaliera di allenamento. Dopo perché nonostante
fossero passati mesi
dal suo ritorno, Sasuke non poteva ancora uscire liberamente e Naruto
ne
approfittava per passare lì il suo tempo libero (e un
po’ anche di quello
lavorativo, ma dato che Tsunade si era dimostrata comprensiva, aveva
deciso di
approfittarne alla grande). Quindi quando era scoppiato un temporale,
al posto di
dirigersi verso casa propria, si era presentato bagnato fradicio a casa
dell’amico mendicando abiti asciutti. Che Sasuke avrebbe
preferito non dargli e
Naruto, dopo averli visti, non ricevere.
“Ma
hanno il tuo marchio strambo! Non hai vestiti un po’
più anonimi?!”
“Tch,
sarai strambo tu, usuratonkachi. Se preferisci rimanere
nudo…”
Naruto
gli strappò gli abiti di mano, guardandolo trucemente. Da
quando avevano
sconfitto Madara, Sasuke aveva passato il primo periodo parlando il
meno
possibile, sempre assorto nei propri pensieri. A
cosa avrà pensato? Naruto avrebbe voluto
chiederglielo, ma alla
fine per paura aveva vinto il silenzio. Poi, un giorno, mentre
riscaldava un
piatto di ramen che Sasuke con un’occhiataccia gli aveva
fatto capire di non
avere alcuna intenzione di cucinargli, si era scottato malamente e
lì, cercando
di bendargli la ferita, Sasuke aveva ricominciato a parlargli. Dal
nulla, senza
ragione apparente, solo quando era sicuro che fossero loro due da soli.
E
Naruto non aveva detto niente neanche a Sakura, per non perdere quel
suo piccolo
privilegio. Ma ormai era un po’ di tempo che Sasuke era
tornato ad essere
perfettamente il bastardo di un tempo e non riusciva più a
trovare quel loro
piccolo segreto una fortuna.
“Ma
come si infila questa cosa?”
“Bottoni,
questi sconosciuti”
“Zitto,
stronzo! Aiutami, piuttosto!”
Ops.
Errore.
Naruto
non avrebbe saputo davvero spiegarsi come fosse accaduto, ma il tocco
esitante
con cui quella mano pallida gli aveva sfiorato il petto, la sensazione
di
calore e, si, di sollievo al contatto con quella pelle delicata, gli
confuse i
sensi. E quando riuscì a liberare la testa dalla trappola
che quei vestiti
rappresentavano, ritrovandosi davanti il volto dell’amico, non rifiutò di
baciarlo, sentendo il suo respiro sulle
labbra. Non riuscì ad evitarlo.
“…Smettila.
Gli amici non fanno cose del genere”
“Tu
mi consideri un amico, Naruto?”
Naruto
scosse la testa.
“Tu
sei molte cose, Sasuke. Ma non ho bisogno che diventi anche il mio
amante”
Lo
sguardo del ragazzo si indurì per un attimo, prima di
tornare indifferente. Ma
Naruto non fece in tempo a sentirsi sollevato, perché le
mani dell’amico gli si
serrarono sulle braccia e
lo tirarono verso di sé.
“Tu
non sei mio amico. Non sei mio rivale. Non sei mio fratello. Cosa sei,
Naruto?”
Nel
dirlo, aveva unito le loro fronti, in un gesto che sapeva che Naruto
non
avrebbe potuto capire.
“L’unica
cosa che ti
posso dire, è che quella volta sei sopravvissuto per un mio
capriccio”
Sasuke
chiuse gli occhi.
“Ma
noi SIAMO tutto questo, Sasuke”
“Non
esiste chi sia tutto questo” ringhiò quasi.
“Sasuke—”
“Taci,
idiota”
Il
bacio, questa volta, non fu a stampo. Naruto, con
un’arrendevolezza per cui si
sarebbe disprezzato più tardi, concepì un unico
pensiero coerente nella sua
mente, mentre la pioggia battente diventava l’unico rumore
nelle sue orecchie
insieme ai gemiti spezzati dell’altro:
questo
è un errore.
--
Il
comportamento di Sasuke era cambiato radicalmente, da quel giorno.
Poche
parole, sorrisi deviati e sesso, durante il quale, come regole non
scritte, era
vietato spogliarsi completamente e venire urlando il nome
dell’altro. Se una
volta Naruto aveva desiderato con tutto se stesso riportare a casa
Sasuke per
allenarsi, fare missioni, ridere con lui, ora non sapeva più
che pensare,
quando rimasti da soli, vedeva le labbra dell’altro curvarsi
in modo osceno e
sussurrare Vieni. Qui.
“Il bagno
è libero”
Dal
letto, Naruto alzò di scatto lo sguardo. Sasuke, con i
capelli ancora umidi per
il bagno, gli era avvicinato, porgendogli un kimono simile a quello che
indossava lui. Naruto sospirò. L’atto
si
era ripetuto anche
la sera prima,
ovviamente. E somigliava pericolosamente sempre più ad una
routine a cui lui
non sapeva resistere.
“Sasuke”
“Hm?”
Io
pensavo fosse tutto a
posto—Pensavo di averti salvato.
“…”
“Cosa,
usuratonkachi?”
“Niente”
e irritato dal modo in cui le parole non sembravano mai prestarsi ad
essere
infallibili, prese la via del bagno.
Quel
giorno, il giorno in cui era riuscito a spazzare via le tenebre dal suo
cuore,
in cui era riuscito a trasformare il suo rancore in desiderio di
proteggere...
perché non era andata distrutta anche quest’ombra?
Cosa c’era ancora nel cuore
di Sasuke ad impedirgli di essere felice?
—Ma
il muro che Sasuke erigeva tra sé e gli altri, era troppo
alto persino per lui.
--
Naruto
era sicuro che non avrebbe mai dimenticato questo giorno.
L’espressione
sconvolta e ferita di Sakura mentre guardava Sasuke venire su di lui,
schiacciandolo dolorosamente contro il muro, era più di
quanto avrebbe voluto
accadesse. Rimase pietrificato, con in mano ancora il membro
dell’amico ma gli
occhi affondati nelle iridi lucide di lei.
“Sakura-chan—”
“Nh?”
Accennò con voce roca Sasuke, prima di notare che lo sguardo
di Naruto non era
più rivolto a lui.
“Ah”,
sussurrò lei quando vide Sasuke girarsi “sono
entrata perché volevo portarti
questo” e agitò il cestino “gli onigiri.
Ma—” e qui, non riuscendo più a
trattenere le lacrime, coprendosi la parte inferiore del volto con una
mano,
piegò la testa da un lato e scappò via.
“Sakura-c—”
“Dove
pensi di andare, tu” sibilò l’altro,
scaraventandolo violentemente contro la
parete.
“Come,
dove penso di andare! Togliti, bastardo! Non sai nemmeno sigillare le
porte!”
“No.
Prima devi venire anche tu”, e curvò le labbra
divertito.
Oh.
Tu…
“…L’hai
fatto apposta? Sapevi che lei stava arrivando?!”
Nessuna
risposta.
“Bastardo—”
e stringendo la mano in un pugno, mirò al volto. Ma Sasuke,
mentre con una
parava, con l’altra era sceso all’inguine.
“Ah—!”
“Non
farti salire il sangue al cervello per così poco,
idiota”
Debole.
Naruto si sentì un debole.
--
Percorrere
i corridoi dell’ospedale alla ricerca di Sakura era
l’unico modo per essere sicuro
di trovarla. Naruto si era appostato davanti casa sua per ore nei
giorni
precedenti, solo per scoprire grazie a Shizune che l’amica
pernottava
all’ospedale in quei giorni. Difficile non pensare che lo
facesse per non
incontrarlo.
“Sakura-chan!”
la chiamò, vedendola in ambulatorio, sola. Le sue spalle si
erano irrigidite
sentendo la voce dell’amico, ma quando si era girata verso di
lui gli occhi non
tradivano nessuna emozione.
“Cosa
vuoi, Naruto?”
“Io…
Mi dispiace per quello che è avvenuto l’altro
giorno. Non accadrà più”
Sakura
rimase in silenzio, indugiando con lo sguardo sulla sua espressione
colpevole.
“Quello
che stai dicendo non ha senso. E poi ora sono occupata”
“Non
è vero che sei occupata!”
“Naruto!”
“Non
me ne vado di qui, dovessi anche prendermi a pugni. Non
c’è niente tra me e
Sasuke”
Lo
sguardo indifferente di Sakura si incrinò. Ma il tono
divenne furioso.
“Non
mi interessa!” Poi, pian piano che la rabbia aumentava,
iniziò a piangere
sommessamente.
“C’è
un confine tra ciò che si può fare o no per un
amico! C’è un maledettissimo
confine tra l’amicizia e il sesso! Pensavo che fosse
scontato!”
Naruto
rimase ad ascoltarla con lo sguardo abbassato, permettendo a quelle
parole di
devastare qualunque ragione si fosse costruito dentro di sé
in quelle settimane.
Nella mente si sovrapposero ricordi degli ultimi 5 anni, di tutte le
volte in
cui aveva promesso a lei e a se stesso di riportare indietro il terzo
vertice
del loro universo, della disperazione genuina che aveva provato
constatando la
propria debolezza. Che cosa aveva provato allora? Cosa lo aveva spinto
fino
all’esaurimento?
Pensava
di conoscere la risposta, ma era chiaro che il
legame non rispondeva più a nessuna domanda.
“Tu
non sei mio amico.
Non sei mio rivale. Non sei mio fratello. Cosa sei, Naruto?”
Perché
Sasuke glielo aveva chiesto? Cosa sperava di sentirsi dire?
“Quindi
Naruto, se le cose stanno così, io non voglio più
essere coinvolta in tutto
questo; è oltre le mie capacità”
“Sakura-chan.
Posso chiederti una cosa?”
Sakura
non rispose; Naruto lo prese per un si.
“È
per me? O è per Sasuke?”
Vide
l’espressione scura di Sakura vacillare. In quegli occhi
verdi scorse l’amore, il
dolore, il rancore inseguirsi l’un l’altro,
incatenati senza soluzione; il
corpo gracile tremava. Ma la parte di sé innamorata da
sempre di Sakura voleva
sapere lo stesso. Almeno avrebbe avuto una verità per cui
soffrire.
“E’
perchè ho toccato Sasuke, Sakura-chan?” insistette
“O perché credi che il mio amore
non sia sincero?”
“—non
è amore quello che provi
per me” il tono,
grave. Ma abbastanza alto per essere udito e ridurre in pezzi tutto il
suo
mondo.
“Tu
non hai bisogno della mia approvazione. E ora lasciami sola”
--
Naruto
non tornò da Sasuke per parecchi giorni. Le parole di Sakura
erano un
concentrato di amarezza che avrebbero potuto anche scavargli un buco
nel cuore
e ucciderlo lentamente. E la routine di missioni in cui aveva permesso
a se
stesso di cadere, continuò ugualmente a tenerlo occupato
anche dopo che il
dolore si era calmato un po’. Quando si ripresentò
a casa di Sasuke tuttavia,
Naruto comprese che non era cambiato nulla: le domande erano ancora
senza
risposta e l’amico, dopo
avergli
tirato uno schiaffo, lo aveva attirato a sé e baciato
lungamente.
Aside:
“Torn.”
è una storia in 3 parti, già conclusa, che
posterò di settimana in settimana.
Spero che vi piaccia e che vogliate comunicarmi le sensazioni che vi ha
suscitato.