Passi.
Sasuke si rifugiò sotto le coperte, gli occhioni sbarrati di fronte al troppo, troppo buio che lo circondava. Il cuore martellava in petto, rimbombando in testa.
Di certo lo avrebbe sentito. Chiunque fosse, lo avrebbe sentito, sarebbe venuto presto a prenderlo.
Le gocce di pioggia battevano violente sul vetro della finestra, ma poteva ancora udire chiaramente i rumori che provenivano dal piano inferiore.
Si rannicchiò ancor più su se stesso, attendendo.
Un passo. Un altro. Un altro ancora.
Il respiro usciva affannato dalla bocca socchiusa.
Uno scricchiolio. Un altro.
Stava salendo le scale, stava venendo a prenderlo, a portarlo via. Aveva paura, lì, da solo, al buio.
Sbirciò da sotto le coperte, in direzione della porta: era aperta, bastava solo che corresse e si intrufolasse nella camera attigua.
Prese un respiro.
Adesso o mai più.
Buttò a terra la coperta, gettandosi a capofitto in corridoio. I piedini nudi si posavano veloci sul pavimento in legno, conducendolo tremante nella stanza poco più in là.
Uno scricchiolio. Un altro.
Spalancò la porta.
Il respiro gli mancò bruscamente: non c’era nessuno.
Passi.
Forse era Sasuke.
Itachi rosicchiò noncurante il pezzo di pane che si era procurato in cucina. La sua colazione, per l’esattezza. La sua colazione delle quattro di mattina.
All’alba sarebbe partito per un’altra missione: l’equipaggiamento era già raccolto nella stanza da letto, necessitava solo di un’ultima controllata.
Imboccò il corridoio che conduceva alle camere, lungo e spoglio.
Quella notte, villa Uchiha era solo un’austera costruzione, nulla più: tutti gli affetti che quelle pareti potevano racchiudere non erano nulla. Ora, esisteva solo la missione, che era tutto.
Quella notte, Itachi era solo un ninja.
Spalancò la porta.
Socchiuse gli occhi, lievemente seccato: il fratellino di tre anni ci voleva proprio, quella notte.
“Itachi!”
Sasuke gli abbracciava la vita, posando il naso freddo e gocciolante sulla sua maglietta, soffocando il respiro accelerato su di essa.
Itachi stette un attimo in silenzio, lasciandolo fare. Non lo guardava, non lo voleva guardare.
“Cosa c’è, Sasuke?” chiese atono.
“Sento dei rumori. C’è qualcuno in casa.”
Non riuscì a non accennare un sorriso. Sasuke non lo vide, aveva ancora la faccia schiacciata sulla sua pancia, con gli occhi chiusi.
“Ero io. Hai preso paura?”
Sentì il bimbo scuotere energicamente la testa contro il suo corpo.
Itachi sbuffò.
“Guarda che non sono Fugaku. Non mi arrabbio, se mi dici che hai paura del buio.”
Abbassò lo sguardo, fu più forte di lui.
Alla vista di quella zazzera di capelli neri, di quelle esili braccia che, accidenti, lo stavano letteralmente stritolando, di quei piedi nudi sul pavimento freddo, di quel naso gocciolante appoggiato alla sua maglietta, gli si strinse il cuore. Doveva andarsene di nuovo, doveva lasciarlo ancora da solo: Sasuke la prossima notte non avrebbe potuto intrufolarsi in camera sua a svegliarlo, inventandosi la solita scusa per dormire assieme a lui.
Sfuggì all’abbraccio del fratellino, sgusciando verso le armi pronte in un angolo.
“Devo partire, Sasuke.”
Il bimbo spalancò gli occhi, atterrito.
“Adesso?” chiese, con voce acuta.
“All’alba. Quando non sarà più buio.”
Sasuke sorrise, saltando rumorosamente sul letto.
“Non ho paura del buio.” si premurò di confermare.
“Mh. Dovresti dormire, otouto.”
Itachi era chino sull’equipaggiamento, gli dava le spalle. Anche a lui sarebbe piaciuto dormire sul suo letto, cosa che presto Sasuke gli avrebbe chiesto di fare.
“Posso dormire qui?”
Ecco.
“Sì.”
Sentì il piccolo armeggiare con le coperte, sospirando soddisfatto.
“Sei il migliore fratello del mondo.”
Itachi sorrise.
“Dormi.”
Non era solo un ninja, non sarebbe mai potuto esserlo. Non sarebbe mai stato ricordato solo come una bella arma da guerra.
E quella notte così buia sarebbe stata poi cancellata dai primi raggi di sole. Prima o poi, sarebbe finita.
Speranza.
****
Il brano utilizzato, solo strumentale, è "Hope" degli Apocalyptica (link sul titolo a inizio pagina ^-^). Alla fine, con il ritmo della narrazione non c'entra un granchè, me ne sono resa conto dopo. ^^''
Perdonatemi, ma questo è venuto, spero piaccia.
Sakuchan_94: Oddeo, come fai a scrivere delle recensioni così belle? Cioè, fanno bene alla mia salute, alla mia psiche depressa e bislacca, alla mia ispirazione! ** Non so come ringraziarti, davvero. Hai visto che ho scritto un qualcosa di vagamente felice anche stavolta? =) Sarò brava, eh? XD
Spero di non deluderti, la mia ispirazione assenteista a volte mi gioca brutti scherzi.
Ah, auf wiedersehen è un banale arrivederci XD
Mi piaceva il tedesco, mi dispiace averlo mollato.
Orbene, critiche ben accette. Finora 'sta raccolta ha avuto scarso successo veramente. Se qualcuno vuole esprimersi, lo faccia. ^^
Grazie a chi legge, segue in silenzio, e soprattutto, grazie a chi commenta. =)
Alla prossima,
Cory ^^
Sasuke si rifugiò sotto le coperte, gli occhioni sbarrati di fronte al troppo, troppo buio che lo circondava. Il cuore martellava in petto, rimbombando in testa.
Di certo lo avrebbe sentito. Chiunque fosse, lo avrebbe sentito, sarebbe venuto presto a prenderlo.
Le gocce di pioggia battevano violente sul vetro della finestra, ma poteva ancora udire chiaramente i rumori che provenivano dal piano inferiore.
Si rannicchiò ancor più su se stesso, attendendo.
Un passo. Un altro. Un altro ancora.
Il respiro usciva affannato dalla bocca socchiusa.
Uno scricchiolio. Un altro.
Stava salendo le scale, stava venendo a prenderlo, a portarlo via. Aveva paura, lì, da solo, al buio.
Sbirciò da sotto le coperte, in direzione della porta: era aperta, bastava solo che corresse e si intrufolasse nella camera attigua.
Prese un respiro.
Adesso o mai più.
Buttò a terra la coperta, gettandosi a capofitto in corridoio. I piedini nudi si posavano veloci sul pavimento in legno, conducendolo tremante nella stanza poco più in là.
Uno scricchiolio. Un altro.
Spalancò la porta.
Il respiro gli mancò bruscamente: non c’era nessuno.
Passi.
Forse era Sasuke.
Itachi rosicchiò noncurante il pezzo di pane che si era procurato in cucina. La sua colazione, per l’esattezza. La sua colazione delle quattro di mattina.
All’alba sarebbe partito per un’altra missione: l’equipaggiamento era già raccolto nella stanza da letto, necessitava solo di un’ultima controllata.
Imboccò il corridoio che conduceva alle camere, lungo e spoglio.
Quella notte, villa Uchiha era solo un’austera costruzione, nulla più: tutti gli affetti che quelle pareti potevano racchiudere non erano nulla. Ora, esisteva solo la missione, che era tutto.
Quella notte, Itachi era solo un ninja.
Spalancò la porta.
Socchiuse gli occhi, lievemente seccato: il fratellino di tre anni ci voleva proprio, quella notte.
“Itachi!”
Sasuke gli abbracciava la vita, posando il naso freddo e gocciolante sulla sua maglietta, soffocando il respiro accelerato su di essa.
Itachi stette un attimo in silenzio, lasciandolo fare. Non lo guardava, non lo voleva guardare.
“Cosa c’è, Sasuke?” chiese atono.
“Sento dei rumori. C’è qualcuno in casa.”
Non riuscì a non accennare un sorriso. Sasuke non lo vide, aveva ancora la faccia schiacciata sulla sua pancia, con gli occhi chiusi.
“Ero io. Hai preso paura?”
Sentì il bimbo scuotere energicamente la testa contro il suo corpo.
Itachi sbuffò.
“Guarda che non sono Fugaku. Non mi arrabbio, se mi dici che hai paura del buio.”
Abbassò lo sguardo, fu più forte di lui.
Alla vista di quella zazzera di capelli neri, di quelle esili braccia che, accidenti, lo stavano letteralmente stritolando, di quei piedi nudi sul pavimento freddo, di quel naso gocciolante appoggiato alla sua maglietta, gli si strinse il cuore. Doveva andarsene di nuovo, doveva lasciarlo ancora da solo: Sasuke la prossima notte non avrebbe potuto intrufolarsi in camera sua a svegliarlo, inventandosi la solita scusa per dormire assieme a lui.
Sfuggì all’abbraccio del fratellino, sgusciando verso le armi pronte in un angolo.
“Devo partire, Sasuke.”
Il bimbo spalancò gli occhi, atterrito.
“Adesso?” chiese, con voce acuta.
“All’alba. Quando non sarà più buio.”
Sasuke sorrise, saltando rumorosamente sul letto.
“Non ho paura del buio.” si premurò di confermare.
“Mh. Dovresti dormire, otouto.”
Itachi era chino sull’equipaggiamento, gli dava le spalle. Anche a lui sarebbe piaciuto dormire sul suo letto, cosa che presto Sasuke gli avrebbe chiesto di fare.
“Posso dormire qui?”
Ecco.
“Sì.”
Sentì il piccolo armeggiare con le coperte, sospirando soddisfatto.
“Sei il migliore fratello del mondo.”
Itachi sorrise.
“Dormi.”
Non era solo un ninja, non sarebbe mai potuto esserlo. Non sarebbe mai stato ricordato solo come una bella arma da guerra.
E quella notte così buia sarebbe stata poi cancellata dai primi raggi di sole. Prima o poi, sarebbe finita.
Speranza.
****
Il brano utilizzato, solo strumentale, è "Hope" degli Apocalyptica (link sul titolo a inizio pagina ^-^). Alla fine, con il ritmo della narrazione non c'entra un granchè, me ne sono resa conto dopo. ^^''
Perdonatemi, ma questo è venuto, spero piaccia.
Sakuchan_94: Oddeo, come fai a scrivere delle recensioni così belle? Cioè, fanno bene alla mia salute, alla mia psiche depressa e bislacca, alla mia ispirazione! ** Non so come ringraziarti, davvero. Hai visto che ho scritto un qualcosa di vagamente felice anche stavolta? =) Sarò brava, eh? XD
Spero di non deluderti, la mia ispirazione assenteista a volte mi gioca brutti scherzi.
Ah, auf wiedersehen è un banale arrivederci XD
Mi piaceva il tedesco, mi dispiace averlo mollato.
Orbene, critiche ben accette. Finora 'sta raccolta ha avuto scarso successo veramente. Se qualcuno vuole esprimersi, lo faccia. ^^
Grazie a chi legge, segue in silenzio, e soprattutto, grazie a chi commenta. =)
Alla prossima,
Cory ^^