Stealing
Tokyo: session opened 1.0.
Chapther
4.
People
are strange when you're a stranger
Faces look ugly when you're alone
Women seem wicked when you're unwanted
Streets are uneven when you're down
(
People are strange, The Doors)
“Alla
lanterna Blu” recitava l’insegna a neon, rigorosamente in kanji.
Il
locale profumava di resina sintentica e okonomiyaki, pietanza molto in voga
tra gli occidentali dai gusti semplici.
Alicia
Silver e Nikolaj Checovski entrarono nell’ambiente ampiamente illuminato,
disseminato di tatami. Era un bar anonimo, pulito e di una certa classe.
Ambiente
insolito per Harajuku, mecca di occidentali che non erano a Tokyo soltanto per
sfuggire alla recessione del loro paese natio.
Il
proprietario, dietro il bancone, giapponese meticcio, li accolse sorridendo:
Il
sorriso di uno squalo che non è certo abituato a trattare con semplici
clienti. O clienti semplici.
“
Harigatò, stranieri. Benvenuti nel mio..”
“ Taglia corto, vecchio.” sbottò Nikolaj saltando le presentazioni “..siamo qui per valutare la consegna. Lei è Alicia Silver.” soggiunse indicando con un cenno del mento la compagna.
Il
padrone del locale perse immediatamente la sua aria amichevole ed untuosa.
Prese
anzi un’espressione attenta e circospetta.
“
Certamente..certamente.” mormorò guardandosi attorno; fortunatamente, sembrò
pensare, il locale non era molto affollato a quell’ora mattutina.
“Alicia
Silver..siete qui per conto del Signor Adams, suppongo.” suppose con un
cenno meccanico della testa.
“
Esattamente.” annuì annoiata; Adams ovviamente non era altro che un Luther
Blisset, un Signor Nessuno. Non esisteva.
Mister
Adams era semplicemente l’organizzazione per cui lei e Nikolaj
lavoravano.
“
Venite.” sussurrò con circospezione l’uomo sparendo nel retrobottega.
“..dopo
di te Miss Alicia.” sorrise Nikolaj facendo un passo indietro.
“
Finalmente ti sento pronunciare parole gentili, piccolo Zar.” ghignò.
Nikolaj
finalmente stese le sopracciglia perennemente contratte. Sospirò.
“
Mi scuso per il mio comportamento. Ma quel fottuto..”
“
Lo so, lo so. Sei perdonato. Forza.” detto questo l’americana fece
scorrere lo shori che delimitava il retro-bottega.
I
due compagni si trovarono in un ambiente completamente diverso dal precedente;
una piccola stanza quadrata, disseminata di tende e pannelli di legno (si
supponeva vero). In mezzo alla stanza una quadro, coperto da un panno morbido
e scarlatto.
“
La consegna è questa? È un quadro?” esclamò l’americana.
“
Si, signorina Silver.” Confermò il mediatore.
Alicia
corrugò le sopracciglia; spesso “il vecchio” le aveva commisionato lavori
strambi, incredibili, senza per altro dirle il fine ultimo, mandandola in capo
al mondo.
Così
tra l’altro aveva conosciuto Nikolaj qualche anno prima.
Ma
mai le aveva fatto prendere un areo per un posto pericoloso come il Giappone
solo per recuperare un pezzo di legno dipinto.
Dev’essere
l’età che avanza. Demenza senile. Vecchio rimbambito…
Un
quadro. Mi fa rischiare la pelle..per un fottuto quadro.
Perché
non ha mandato i suoi tirapiedi?
“
Un quadro..” mugugnò Alicia “..bene, ottimo anzi.” emise con un sorriso
al titanio; era confusa, innervosita e perplessa.
Nikolaj
sembrò leggerle nella mente. Le sorrise.
“Dai,
non fare quella faccia, vediamo perlomeno di cosa si tratta.” con un gesto
elegante svolse il dipinto dal suo involucro.
“
Oh..ma che roba è?” mugugnò Alicia squadrando la tela, perplessa.
Nikolaj
la fissò stralunato “ Ma come cos’è? Un Gauguin originale!” esclamò
trepidante, accarezzando con le dita sottili la cornice laccata “..cazzo, è
originale Alicia! È ‘Giacobbe che lotta contro l’angelo’..guarda che
colori! L’uso dei colori!”
L’altra
inarcò un sopracciglio “ Si. Colori. Grandioso. Perlomeno non rischio la
pelle per i pastrocchi di un emerito sconosciuto.” sbuffò ironica. Non potè
comunque fare a meno di sorridere.
Nikolaj
era un ragazzo unico; capace di nutrire rabbia e rancore epocali, come essere
eccitato e trepidante di fronte alle opere che avevano sempre pululato i suoi
ingenui sogni.
Che
poi, a voler essere sinceri, è soltanto un ingenuo intellettuale di provincia
– russa – che io ho strappato dalla grigia quotidianetà.
Diciamocelo;
è troppo bello per finire sepolto in una biblioteca paesana.
Gente,
io ho il senso del bello. Che male c’è?
“ Beh, allora è roba preziosa.” sospirò avvicinandosi; in effetti era un dipinto bello. Molto. Anche una capra come lei sapeva apprezzarne i meriti.
“ Si..lo è!” esclamò passandosi una mano sulle labbra secche per l’emozione “..solo che..non capisco cosa possa farci il tuo vecchio con un Gauguin. Non ha mai apprezzato l’arte.” commentò perplesso.
“
Già..ma che ci vuoi fare. E’ matto.” decretò Alicia con un’alzata di
spalle “Ehi Giappo!” esclamò rivolta al mediatore che fino a quel momento
se ne era rimasto in disparte “..sei sicuro che ‘sto coso sia per Mister
Adams?”
“Assolutamente
certo Miss. Mi ha detto di consegnarlo a voi. Che voi l’avreste restituito
a chi di dovere..”
Nikolaj
annuì, recitando tra se e se gli ordini ricevuti in direttissima da quello
che da molti anni era divuto il suo datore di lavoro.
“ Consegnare il regalo a Shimizu, occultandolo come meglio preferite. Non fare domande. Consegnare. Una consegna.” annuì “…Alicia?”
“
Lo so, lo so. Penseremo dopo a come occultare la tela.” borbottò di pessimo
umore; l’odore di chiuso di quella stanzetta cominciava a darle la nausea.
“Intanto
sappiamo che questa è la consegna. Non ci freghi, vero giapponesino?”
“
No, signorina, no.” negò con decisione l’altro “…questo è ciò che
dovevo farvi vedere. Voi lo prenderete in effettiva consegna alle 12:30 di
domani l’altro.” soggiunse.
“
Come? Perché tra due giorni?” esclamò perplessa “Perché non oggi?”
“
Sono disposizioni di Mister Adams, signorina.”
“ Ti pareva!” sbottò passandosi una mano trai capelli “Quindi dovremmo tornare qui! Necessariamente! Non solo mi manda in questo buco di paese senza una spiegazione..ma continua a comandarmi a bacchetta anche da oltre-oceano!”
Nikolaj
represse una risatina; non era il caso di indisporre ulteriormente la già
nevrotica compagna. La conosceva da sette anni ormai, e sapeva che quando
sparava a zero sul “vecchio”, era meglio non intervenire. In nessun modo.
Vuole
fare tanto l’indipendente…
…ma
non sarebbe capace di sopravvivere senza l’ombra dell’organizzazione.
Lo
sa bene. Solo che le fa comodo ignorarlo.
È
decisamente viziata. E’ per questo che neanche io posso abbandonarla.
“
Non dipingerla più drammatica di quello che è. Probabilmente non vogliono
che tu tenga quel quadro più del necessario. Potrebbe essere potenzialmente
pericoloso, ricordati che siamo qui clandestinamente, meglio non lasciare
troppe tracce di se. E la detenzione di un Gaguin originale è una
traccia.”
“
Scommetto che è stato ‘preso in prestito’ al legittimo proprietario, right?”
sospirò Alicia.
“
Esatto. Stasera penseremo a come trasportarlo. Ci darà una mano Ewan, se sarà
in se…” aggiunse con un sospiro “ Tra due giorni verremmo a prendere il
quadro e lo consegneremo al compratore. Faremmo i commessi viaggiatori, niente
di più, nulla di meno. Ovvero quello che vuole ‘il vecchio’. Se tutto va
bene tra quattro giorni torneremo negli States.”
“ Grazie a Dio.” ringhiò l’altra “Sta bene.” concluse; l’ultima parola spettava a lei.
Nikolaj annuì facendo cenno al mediatore di coprire nuovamente la tela.
“
Fatti trovare pronto.” gli ordinò in tono professionale e dunque
minaccioso; Nikolaj sapeva perfettamente calarsi nella parte del duro
malavitoso.
Certe
volte sembra anche che ci provi gusto.
E’
una buona maschera per un insicuro come lui.
Usciti
dal locale, dopo essere stati profusamente ringraziati dal padrone, a cui
avevano elargito una sostanziosa mancia “per il disturbo”, i due si
incamminarono per la via in cui avevano lasciato gli altri tre.
“
Ma dove diavolo sono?” mugugnò il russo guardandosi attorno; il suo
buon’umore sembrava improvvisamente essersi vaporizzato.
Alicia
sospirò “Si saranno seduti da qualche parte. Hai visto come stava messo
Ewan?”
“E’
di questo che mi preoccupo. Non è capace di intendere né di volere e…”
“..Ewie
non è mai capace di intedere. E vuole solo una cosa. Dimenticare che
non intende mai nulla per il verso giusto. Quindi…”
“
Piantala con i tuoi giochi di parole…”
“
Certo, certo..non li segui eh, mio piccolo russo?” sghignazzò prendendolo a
braccietto. Nikolaj non si divincolò, ma la sua espressione era più che
eloquente.
“
Davvero Niko, la stai prendendo troppo male.”
“
Non è per Ewan. Lo sai..”
“
Oddio! Ma è ancora per loro?!”
“
Non li conosciamo Alicia. Possono anche essere..”
“..marziani
antropofagi. O spie russe. O giapponesi con un’eccellente plastica. Grazie
tante! Neanche loro conosco noi, ma non si fanno tutte queste paranoie!
Beh..tranne la ragazza..Bullett..quella è..”
“
Ewan è un bambino.” la interruppe “ E quello schifoso gli ha messo gli
occhi addosso, quei piccoli, acquosi, azzurri occhi addosso!” esplose
Nikolaj stringendo i pugni “..se solo..”
“
Nikolaj. Quiet down.” sospirò Alicia dandogli una pacchetta sul
braccio “ Quel francesino ha l’aria di un testa di cazzo comprovata, vero.
Ma non credo sia cattivo e non penso voglia far del male ad Ewan…lo conosce
appena.”
“
Tutto fa del male ad Ewan, lo sai…lui…” esitò con un’espressione
preoccupata “…io non voglio che soffra. Tutto qui.”
Alicia
annuì lentamente, con espressione improvvisamente seria “ Staremmo attenti.
E poi è soltanto per quattro giorni, non l’hai detto anche tu? Non è
neanche una settimana, cosa potrà mai succedere?”
******
Stephanos,
dopo che i due erano andati via, cercò con lo sguardo un posto dove sedersi.
“ Io direi di sederci laggiù.” indicò una panchina sgangherata, sotto un
palazzo sgangherato, su un marciapiede sgangherato, miracolosamente libera.
Ewan
si sedette automaticamente, e Jacques, che continuava a canticchiare ma
sembrava tornato nel mondo dei vivi, camminò di propria volontà fino alla
panchina e ci si buttò scoordinatamente sopra.
“
Ti amooooo…” mormorò Ewan a Stephanos, con un sorriso. Cuori aleggiavano
nella sua visuale totalmente fuori di testa. Emise un ghigno lubrico.
“
Ah. Buono a sapersi.” rispose l’altro, guardando lo scozzese con
circospezione.
“
Secondo me dice sul serio, Steph.” ghignò Jacques, all’indirizzo dei due
“
Sareste una bella coppia!” esclamò serafico. Con Stephanos era abituato a
scherzare così fin da quando una sera di anni prima, in un bar parigino,
aveva tentato con poco successo di abbordarlo per una notte.
“
…amo anche Jwangfhghg!” proferì allora Ewan, tentando di pronunciare il
secondo nome e il cognome di Jacques, aka Jean Jacques. Troppo
difficoltoso per la lingua infeltrita e
scozzese del drogato cronico.
“
… tu dici, Jwangfhghg?” ribatté Stephanos con un sorrisetto.
Il Mercenario, per salvare quella poca reputazione che ancora gli rimaneva,
decise saggiamente di rimanere in silenzio.
Poco
dopo, mentre Stephanos si stava con calma rollando una sigaretta, e Jacques
stava ascoltando delle canzoni (rock italiano del XX secolo, amava per motivi
sconosciuti quel particolare tipo di musica) con il lettore mp5 portatile e le
minicuffie bluetooth, Ewan aprì nuovamente bocca.
“
Seeeeeeenti…” belò, ignorato dal ladro.
“
Ieritigoibaciato…” tentò di dire, pasticciando con le parole.
“
Ieri cosa?”
“
…baciatooooooo…”
(e
qui, signori, viene proprio da dire “In droga veritas…”)
“
Ah, davvero?” chiese il biondo, tirando fuori l’accendino da una
tasca
della giacca “ E chi?”
Ewan
nel frattempo si era avvicinato ed era arrivato a respirargli sulle labbra. Tentando
di accendere la sigaretta senza risultato, Stephanos pensò: Dannati
cosi, non funzionano mai…Uh.
Alito al Chewingum alla fragola.
“
…tteeee…” biascicò lo scozzese.
“
Cosa?”
Non
ebbe risposta perché l’altro gli infilò, con una certa nonchalanche,
la lingua in bocca. Rimase per qualche secondo spiazzato. Molto spiazzato.
Oh.
Mi sta baciando. Beh, più che altro sta roteando la lingua nella MIA bocca.
No,
dico. Mi sta Baciando!
…
E
sa ancora di Chewingum alla fragola.
Che
schifo!
Questo
pensiero portò Stephanos a decidere il da farsi; mettendo le mani sulle
spalle di Ewan, lo allontanò da sé con espressione solenne.
“
Non è il caso, douceur…”
mormorò. In realtà non ne era poi così tanto convinto.
Quasi
si rendesse conto che Stephanos era indeciso, Ewan replicò il gesto di prima.
Ed anche questa volta Stephanos lo allontanò da se.
“ Ti ho detto che non è il caso, Ewan!” sbottò improvvisamente nervoso.
“
Oh. Ok.”
Detto
fatto, lo scozzese parve perdere le forze, e si accasciò sulle gambe di
Stephanos.
Oh,
Ce petit. Poverino.
“
Ma bene. Una cosa a tre…”
Stephanos
mandò un’imprecazione mentale; quella era la voce del russo.
E
la scena che gli si era sicuramente parata davanti dava adito a moolti fraintendimenti:
Lui, al centro della panchina, con una sigaretta in bocca che sembrava più una canna, con Ewan addormentato sulle ginocchia che biascicava qualcosa e Jacques, appoggiato leggermente alla sua spalla, che canticchiava a bassa voce.
Scelse di fare buon viso a cattivo gioco. Come sempre, d’altronde.
“
Macché cose a tre.” replicò Stephanos, con il suo migliore sorrisetto “
…è semplicemente crollato.”
“
See, see. Lo sai che Nikolaj è fissato, no?” gli rispose Alicia, nello
stesso tono. “ Equivoca sempre tutto…si…” soggiunse con un ghigno
pigro.
E
qui c’è molto da equivocare.
Se
Ewan non avesse un alibi perfetto. Si droga. E questo spiega
tutto.
“
Io mi limito a descrivere ciò che vedo.” rispose l’interpellato,
mantenendo l’espressione granitica.
“
Si, si. Va bene.” sospirò Stephanos “ Avete fatto Possiamo andare?”
Nikolaj
prese in spalla Ewan, e mandò un’occhiataccia a Jacques.
“
Il tuo amico lì, sta tra le nuvole o cosa?” chiese poi a Stephanos.
Stephanos
notò in quel momento che il mercenario era ancora il piena trance da musica,
e gli tolse le cuffie. Magicamente, quest’ultimo sembrò svegliarsi e guardò
Alicia e Nikolaj perplesso.
“
E voi quando siete arrivati? Non vi avevo notato prima!”
Ewan
intanto s’era svegliato sulle spalle di Nikolaj. Sembrò deplorare la nuova
posizione perché sporse il labbro inferiore, spiaciuto. Si riprese subito.
“
Niiiikoooooo!”
“
Che c’è Ewan?”
“
Niko…com’è che mi chiamo…?” chiese allucinato.
“
Ewan. Ewan Wallace. O Signore della Droga.” rispose asciutto l’altro.
“
Oh… giusot…” annuì, intrigandosi con le parole.
“
Dovrebbe smettere.” sentenziò Stephanos, all’indirizzo di Alicia,
fissandolo con sincero compatimento.
“
Si, è quello che gli dico ogni giorno!” sospirò l’altra “ Solo il vero
amore, forse…lo farebbe smettere. Lui almeno lo crede.” Concluse con aria
ispirata.
“
Oh.. è così romantico Ewan?” chiese Stephanos con un sorriso.
“
Scherzi!” esclamò Alicia “Ewie è l’essenza del romanticismo! Vorrei
fosse Etero e Non Drogato, per farmi viziare da lui. Dice che l’amore può
guarire ogni ferita. Stronzate. Però…lui ci crede.” fece spallucce “
Sembra una liceale quando fa così…”
Nel
frattempo Ewan s’era messo a proditoriamente cantare:
“When
you're strange, faces come out of the rain! When you're strange! No one
remembers your name…yeah! Wheeen you’re…straaangeee!”
…coprendo così i discorsi tra Alicia e Stephanos alle orecchie di
Nikolaj.
" Bhe, magari si droga proprio per via del suo…cuore tenero.” esitò, pensieroso, il ladro
Cuore
tenero, un mondo troppo duro, e qualche rimorso con cui fare i conti.
Mi
ricorda qualcuno.
Pensò,
guardando Jacques che, come al solito quando era sobrio, aveva
un’espressione molto amara.
L’oggetto
dei suoi cogitabondi pensieri fu squadrato da Nikolaj, dato che aveva di nuovo
messo mano alla bottiglia.
“
Che tu sparisca dalla faccia della terra, è chiedere troppo beone?”
“
Non vedo perché dovrei. Sono una creatura del Signore anch’io!” rispose
Jacques con un sorriso da un orecchio all’altro.
“
Ne dubito.”
“
Niko… Niko… mi vuoi beneee?” questo era Ewan, ancora caricato addosso al
russo, che si era rivelato insolitamente paziente.
“
Mmmm…” mugugnò quest’ultimo, sovrappensiero.
“
Niko…mi vuoi beeeeeeneeee?” insistette lo scozzese.
“
Si…si.”
“
Ecco. Appunto.” esclamò imbronciato Jacques “ A lui si ed a me? A me vuoi
bene?”
Unica risposta del Russo, un netto, duro, deciso…
“ Crepa.”
“
Non ho voglia ora!” gli si appolpò al braccio, prendendolo palesemente per
i fondelli. “ Però se vuoi uccidermi tu, sarebbe la morte più bella del
mondo…” si guardò attorno e poi fissò lo sguardo su Alicia, continuando
con la tipica teatralità dei francesi “… o tu, demoiselle
Alicia!”
Alicia
ridacchiò; quel francese aveva tutti i difetti del mondo (non ultimo quello
di essere francese), ma dopotutto era divertente.
Ed anche un po’ masochista, da come si rivolge a Niko.
“
NON CI PROVARE!” urlò il russo, in modo ridicolo, dando uno spintone
a Jacques, che per tutta risposta esclamò imbronciato:
“
Uff! Non sai stare agli scherzi tu!”
“
Nikko vuole bene solo A MEEEEE!” urlò Ewan, sentendosi misteriosamente
chiamato in causa.
“
Comunque.” interruppe Alicia “Noi abbiamo sbrigato quell’affare…Ewan?”
“
Mmm?” mugugnò quest’ultimo, con sguardo acquoso.
“
Niente, niente. Dovremmo fare la spesa e mangiare qualcosa, però. Accidenti
al giapponesino…non solo dobbiamo pagargli l’alloggio, ma cercarci pure il
vitto!” disse Alicia, guardando poi l’orologio per vedere che ore fossero.
Neppure
tardi, le 10.
“ Ed Ewan?” chiese Nikolaj, protettivo come una chioccia col pulcino.
“
Non possiamo portarcelo dietro.” rifletté la donna.
“
Lo porto a casa io, allora!” si offrì il russo, anche per sfuggire al suo
sicuro ruolo di facchino.
“
No, tu mi servi…” obbiettò l’altra, ma prima che potesse finire quel
che aveva intenzione di dire, Ewan (sceso da Nikolaj poco prima), iniziò a
saltellare con leziosità allarmante.
“
MICIPORTASTEPHANMICIPORTA!” esclamò.
“
GIAMMAI!” ruggì Nikolaj. Già li aveva lasciati insieme troppo per i
suoi gusti… ma Alicia stava già fondamentalmente implorando il ladro con lo
sguardo, e quello aveva già fondamentalmente risposto.
“
Per me va bene. Ma portarmi dietro lui sarà un problema.” indicò Jacques
col pollice, storcendo in una smorfia (comunque di classe, anche se smorfia)
le labbra. “ Potreste assumerlo come facchino secondario?” fece un
sorriso, vagamente ironico.
“
Oh.. ok!” si disse d’accordo l’americana, ignorando gli strepiti di
Nikolaj “Va bene, Stephan. Ci penso io”.
“
E’ un sollievo. A dopo.” ammise quest’ultimo, prendendo per mano Ewan e
dirigendosi, con un cenno di saluto, verso la fermata dello Shinkansen.
Mentre
si allontanava, sentì le urla di Nikolaj, visto che Jacques s’era
abbracciato a lui ed ad Alicia esclamando:
“Adoro
circondarmi di bellezze simili!”
“CONOSCI
IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE ‘FUORI DAI COGLIONI’?”
“
NO!”
Questo
movimentato dialogo li inseguì mentre si allontanavano.
****
Il
cielo era coperto da una coltre di smog e l’aria era umida e pesante, grigia
come i palazzi sbrecciati dei quartieri malfamati e come quelli lustri dei
quartieri nuovi che si intravedevano in lontananza. Ai balconi delle case
erano appesi i panni ad asciugare, macchie di colore nel grigiore dei
palazzoni in stile inizi XX° secolo.
In
strada, gente di tutte le etnie con indosso qualunque tipo di abbigliamento,
dal dandy al rapper, coloravano lo squallore del luogo.
In
tutto questo, Stephanos e Ewan erano sulla via di casa, in silenzio.
“
Sai che dovresti smettere con la droga, vero?”
“………”
“
Bhe? Cos’hai?” gli chiese a quel punto, buttando a terra la cicca con
noncuranza.
“
…tu non sai niente.” rispose truce Ewan.
“
Di cosa?”
“
Di come sono io.” chiarì, sempre con l’allegria di una pietra tombale.
“
Non pretendo certo di sapere chi sei, petit!”
esclamò il francese allegramente, con un sorriso gentile “ Lo dico perché
non voglio vederti morto, come non voglio vedere morto nessun’altro.”
pausa meditativa “ Altrimenti avrei fatto lo stesso mestiere di Jacques,
no?”
Sentendosi
vagamente preso per il culo, Ewan si staccò da Stephanos con un sentito “
Va al diavolo.” a cui subito dopo seguì lo sfogo vero e proprio, ascoltato
con pigro interesse da parte di un enigmatico Stephanos.
“
Che cazzo ne sai…? Che ne sai di com’è stare male davvero?”
Ha
i lucciconi agli occhi. Che tenero…
Il pensiero attraversò la mente di Stephanos, che comunque evitò di
sorridere imprimendosi una faccia piuttosto seria.
“
Senti, non sei l’unico che è stato male, sta male e starà male, sai?” lo
guardò severamente. In realtà gli dispiaceva per l’espressione che aveva
messo su Ewan “ D'altronde…” gli sorrise, mentre tentava di orientarsi
verso la casa di Ryuji, con modesto successo “… se vuoi illuderti che sia
così, fai pure, scricciolo.”
“
Sei cattivo.” Gli giunse alle orecchie l’imbronciata protesta di Ewan.
“
Nah.” si mise le mani in tasca, e miracolosamente trovò un’ultima
sigaretta, di quelle fatte a mano. La offrì al ragazzo. “Vuoi?”
“ Non fumo.” Si affrettò a dire Ewan. Poi si corresse, dopo averci pensato un attimo “O meglio. Non fumo quella roba”.
“
Giusto.” rispose il francese, stranamente taciturno. Se la accese per se,
aspirandone una boccata con sollievo.
“
Giusto.” ripetè Ewan “ Visto che non te ne frega niente di me, non essere
gentile. Sei odioso.” ribadì secco. Stephanos lo innervosiva, con i suoi
modi di fare gentili e poi all’improvviso indifferenti.
Non
ci capiva niente.
“
Hey bello…” si vide arrivare un’occhiataccia dal bel francese “…dici
a me di non giudicarti, e poi tu giudichi me. C’è qualcosa che non torna,
ti pare?”
Ewan
lo fissò ferito. Di solito, sotto droga, tendeva a fidarsi un po’ di tutti.
Incoscientemente il mondo gli sembrava popolato da persone simpatiche.
Mentre
quando era in quello stato – ovvero, aveva meno droga in circolo del solito
– tendeva a vedere le cose come stavano.
E
stavano di merda.
“
Tu non mi conosci. Punto.” borbottò “Alicia è la mia migliore amica e
non riesce a farmi smettere. Quindi. Tu non hai proprio voce in capitolo.”
Stephanos
alzò un sopracciglio nella massima espressione perplessa.
“
Tentare non ha mai ammazzato nessuno.” si fermò a pensare due secondi.
“Oh, bhe. Credo che non abbia mai ammazzato nessuno.” disse tra se e se,
prima di riprendere il discorso con una scrollata di spalle “… dicevo.
Mentre non tentare potrebbe ammazzare te.” Sorrise, uno di quei sorrisi
enormi e luminosi “Direi che ho ragione io, no?”
“
Piantala di fare il buon…s…samaritano” tentò di sibilare Ewan;
difficile essere scostante quando si era abbagliati da un sorriso così
luminoso.
Ma
con che cavolo si lava i denti questo?
“
Affari tuoi, si, forse è vero.” gli rispose Stephanos con studiata
noncuranza e scostandosi lentamente i capelli dalla fronte, prima di sganciare
la classica ultima parola: “ Ma
io non posso fare a meno di preoccuparmi.”
“
Perché?” la domanda prevedibile di Ewan. Stephanos non ci pensò troppo
sopra, semplicemente lo guardò, e si mise a ridacchiare “ Certo che sei
buffo, sai?”
Prima
che Ewan potesse indispettirsi continuò “ Davvero credi che serva una
ragione?”
L’altro
arrossì e distolse lo sguardo, in parte imbarazzato e in parte risentito.
“
Si, sei proprio carino.” mormorò, a voce udibile , Stephanos, ridacchiando.
“
Carino…guarda che non è un complimento.” replicò guardandolo piuttosto
male.
“ See…voi americani la pensate così…” sbuffò Stephanos, guardando il
cielo… o meglio, quello che riusciva a intravedere tra i palazzi diroccati.
“
Chiunque sano di mente ed etero la penserebbe così.” rispose.
Stephanos scrollò le spalle, ridendo di nuovo.
“
Dimmi una cosa. Ma hai visto con che gente sto? Una fissata delle armi ed un
ubriaco cronico…ti sembrano sani?” poi, sfoderò il suo sorriso più
sfolgorante e il fascino francese, e disse, con la sua migliore voce
vellutata:
“
Chi ha mai detto di essere etero, comunque?”
L’espressione
che fece Ewan in quel momento fu una delle più sorprese e sconvolte della sua
vita.
Mi sta prendendo per il culo. Questo mi sta prendendo per il culo e gioca con me come al gatto col topo.
Ed
io ci sto cascando, dannazione.
“Quindi
sei…insomma…gay?” chiese retoricamente “Allora avevo…insomma…visto
giusto…” continuò, parlando più che altro tra sé e sé, visto e
considerato che il suo tono di voce si era notevolmente abbassato.
“
Non che io faccia qualcosa per nasconderlo.” considerò obbiettivamente
Stephanos “ Come te, d’altronde.” affermò con compiaciuta sicurezza.
L’unica
cosa che riuscì a balbettare Ewan fu un “c..c..c..che?”
ma era piuttosto eloquente, e piuttosto sbalordito.
“
‘che’ cosa, che sei gay anche tu?” gli chiese, guardandolo perplesso.
“
Io non s..s..sono gay…!” rispose, rosso in viso e balbettando, la
sudorazione aumentata. Era nervoso.
Il
ladro assunse la faccia più ironica che trovò nel suo repertorio e vi
aggiunse un dubbioso “ Ah no? Sai, io ho un radar. Queste cose le
percepisco. Allora non sei gay.”
Non ci credo, per niente.
Non
penso sia solo timidezza quella che fa arrossire il piccolo scozzese.
Sono
più che ovvi i suoi gusti.
“
N..n..noooooo!” esclamò Ewan. Quella conversazione era finita un po’
troppo in là, per i suoi gusti. In un territorio
non esattamente sicuro.
“Oh, bhe. Se lo dici tu…” iniziò uno scettico Stephanos. Poi ci pensò su due secondi e sorrise, il suo leggendario sorriso luminoso “…dopotutto non sono affari miei, no?”
“
Ok, sono gay…” mormorò sconfitto su tutta la linea, tossendo leggermente;
il pulviscolo che gravitava nell’aria di quella zona lo infastidiva “…ma
Niko non vuole che lo dica.”
“
Nikolaj ha dei pregiudizi un po’ troppo radicati.” proferì Stephanos,
pensando ai Tipici Bigotti Cristiani
ed ai loro pregiudizi.
“
Mi dice cose terribili sull’Inferno…e cose così. Mi spaventa…ho pure
gli incubi, sai?” a questa frase lo sguardo di Stephanos si rabbuiò.
“
Seee. E tu non credergli.” Con un gesto indicò la città, la gente, e tutto
il resto“ Mon Petit,
all’Inferno ci siamo già. Guardati intorno. Pensi che cambi qualcosa essere
etero o gay?” chiese retoricamente.
“
Non lo so. Sarà che sono troppo fumato… ma io a ‘ste cose ci credo.”
lasciò in sospeso la frase, indeciso.
Che
faccio? Glielo dico?
Se
ci fosse Alicia lo chiederei a lei…
O
a Cyberfly. Ma non ci sono.
Glielo
dico o no? Siamo soli…insomma…
E
poi credo di piacergli..
Questi i pensieri convulsi di Ewan, mentre Stephanos diceva perplesso:
“
Eppure, non mi pareva avessi fumato qualcosa. Oh, siamo arrivati!” indicò
il palazzo, loro ultima meta.
Ho
deciso. Glielo dico.
“…tu…tu…tu..
»
“
Occupato.” ironizzò l’altro.
“
No, MI PIACI!” esclamò infine Ewan, ansimò, aspettando la reazione (temuta
o sperata) dell’altro.
Stephanos
si voltò lentamente verso di lui, già alle scale che salivano
all’appartamento. Sorrise.
“
Oh, grazie. Mi piaci anche tu.” mormorò serafico.
Grandioso.
Mi
ha respinto.
“
Ho capito l’antifona…” sospirò Ewan con filosofia, per poi ritornare a
tossire.
“ Che antifona?” chiese volutamente noncurante. Ewan lo sorpassò.
“Il
due di picche…” sbottò per poi tossire di nuovo, e riprendere fiato
“…no grazie!”
Stephanos, ignorando le parole del più giovane, accelerò il passo e raggiungendolo lo prese sotto le ascelle, immobilizzandolo.
“ Ehi!”
“
Scusa, ma chi ha parlato di due di picche?” disse, di nuovo col suo miglior
tono vellutato; quel piccolo scozzese era delizioso.
Gli
piaceva vederlo arrossire, balbettare, e soprattutto lo divertiva oltremodo
giocare con lui.
Si,
era un ragazzino semplicemente delizioso.
“
E…eh…eh?”
Ewam
non fece in tempo a digerire e comprende la frase che Stephanos cambiò del
tutto tono di voce e, sopratutto, umore.
“
Comunque, petit, dovresti darti una
regolata, o camminare più piano.” si staccò da lui con espressione
indifferente “ Non ti fa bene.”
Lo
scozzese rimase in silenzio, piuttosto scioccato, mentre Stephanos suonava
alla porta.
“
Bullet? Ci sei? Apri, chérie!”
*****
Ringraziamenti
per voi:
Noes
-> Avvertimento fresco, fresco: in questa storia ci saranno scene
d’azione, si, ma PIU’ AVANTI. Perdonateci, purtroppo siamo due writer
che amano smodatamente i dialoghi, ergo..fate un po’ voi. Ma ci
saranno.
Dopotutto,
i nostri protagonisti mica sono timidi liceali!
(
Io mi comporto come una timida liceale, va bene lo stesso? NdEwie)
(
No mon amour…devi avere le treccine, non hai le treccine alle Britney? Non
sei una timida liceale. Nd
Noes)
(
Oh… NdEwie deluso)
Hary
-> Quoto la mia co-writer.
Esatto, siamo due che amano i prologhi lunghi, i discorsi lunghi, le
situazioni complicate e lunghe.
Non
ci possiamo fare nulla, è nella nostra natura.
Quindi,
aspetterete un po’ per l’azione – che comunque ci sarà! Ovvio…
Anche
perché, non so voi, ma io Nikolaj e Jacques non ce li vedo affatto come
timide liceali.
Forse
Stephanos potrebbe essere una timida liceale…
Quanto
ad Alicia e BulletDelay, si contenderebbero il trono di Boss della scuola. Ce
le vedo.
E
ora iniziamo i ringraziamenti veri e propri, dal primo capitolo.
cannella:
Thanks dear! Adoriamo sapere che il nostro folle esperimento piace!
Santangelo:
grazie della recenzione… lunga e dettagliata! Se hai notato, già dal terzo
capitolo si vede che abbiamo seguito i tuoi consigli… si dovrebbe vedere.
Il
fatto è che è la prima volta, per entrambe, che trascriviamo come storia
qualcosa che viene fuori da MSN e non siamo avvezze ad aggiungere
particolari et simili.
*Bla.St.*:
Grazie! In effetti, anche noi ce
lo figuriamo più come film che come racconto. Se hai notato appunto manchiamo
proprio di quella che è la descrizione, perché ci vediamo già
l’immagine.. è difficile da spiegare. Anyway. Per i volti degli attori…
vedrai, vedrai! (risata sadica)
diandraflu:
Due matte? Eh già, direi.
Lasciami dire che Noesis2 era già matta di suo (vedi Outlaw Blues…), e che
Harianne, nonostante non scrivesse roba, già aveva preso la strada del
manicomio… ci siamo incrociate su quella strada e abbiamo dato vita a
questo… questo… bhe, il modo
migliore per definirla è il titolo in sé. Stealing
Tokyo: opened session 1.0 ti sembra un titolo decente?
I
link alle immagini li avevamo promessi per questo capitolo ma, tra malattie
varie (quando Harianne era malata, Noesis2 era sana. Quando Noesis2 era
malata, Harianne era sana.) e la scuola, abbiamo avuto un paio di problemi.
Col prossimo Capitolo ce la facciamo, si spera!
Alla
prossima!
Noesis2&Harianne