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Autore: Vale_Hiwatari    26/09/2005    1 recensioni
Per un'interrogazione servono fondamentalmente tre persone: un professore che interroghi e due alunni che siano interrogati. E non è detto che un'interrogazione di Storia dell'Arte possa trasformarsi in una strana spirale di pensieri ed emozioni..... Alessandra, Giovanni e il prof. Cattaneo in una storia un po' d'amore e un po' di odio; una riflessione su diversi quadri e sul passato.
Quali foto vorresti strappare dal tuo album dei ricordi?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Trahison des images



Cattaneo accavallò le gambe.

Alessandra si guardò le mani in grembo, girandosi un po' i pollici, tutta rossa in viso.

Giovanni alzò lo sguardo e guardò il professore di Storia dell'Arte.

"Bene, molto molto bene" -Girando lentamente le pagine del libro, forse cercando un argomento appropriato da chiedere per un'interrogazione da quinta superiore, ultimo anno, Terza liceo classico, Cattaneo commentava a bassa voce ogni immagine- "No, non va"

Giovanni guardò di sottecchi Alessandra.

Quanto bella era quella ragazza?!

Scosse la testa accorgendosi che finalmente il professore di Storia dell'arte aveva sollevato trionfante il libro.

"Ok, Colombi"

Alessandra diventò dello stesso colore della felpa di Giovanni. Rosso Fuoco.

"Forza, analizza questo quadro"

Alessandra si sporse verso la cattedra e sbirciò il libro aperto.

Magritte; lo riconobbe a prima vista.

Almeno era qualcosa, si disse.

 

 

Sospirò profondamente e osservò di nuovo il quadro. 

Ceci n'est pas une pipe.

Questa non è una pipa.

E allora che diavolo è? -La domanda che le sorse le parve immediatamente inopportuna, così trovò intelligente riservarla per un secondo momento.

La seconda domanda che si affacciò al suo cervello fu: Ma scusa, perché non gli dici che sei impreparata? -Scartò anche quest'ipotesi. Un due non era il caso. Meglio tentare di cavarsela e prender quattro.

Terza domanda: Allora cosa cavolo dico? -ecco, qui la risposta era un po' meno scontata per Alessandra.

Giovanni la guardò, facendo segno con la testa di parlare.

Alessandra scosse la testa.

Ok, ragionare per prima cosa.

C'è una pipa nel quadro. Una pipa. Ma sotto c'è scritto che non lo è.

Oggetto, parola e immagine: tre concetti chiave.

Ecco che cominciarono a tornarle alla memoria le immagini e le parole di un pomeriggio alquanto noioso, durante la penultima -o terzultima, non ricordava bene- lezione di arte.

 

*****

 

Vedevi nel cielo quell'alta pressione, sentivi una strana stagione? Era la nebbia del pomeriggio, che ti diceva che l'inverno era lentamente ma inesorabilmente arrivato.

 

Ed era arrivato tutto di un colpo.

"Alessandra, Alessandra, sempre distratta in classe, sempre a sognare di cose inesistenti. A pensare a un nulla. Il difetto tuo e del tuo distrarti è che alla fine non pensi mai realmente a qualcosa, solo a un nulla fatto di nebbia"

Alessandra era spiazzata.

Beccata distratta dal prof. più severo della scuola, Cattaneo.

Sospirava guardando fuori dalla finestra.

"Vedi di prendere appunti su questa roba adesso"

Se solo avessi saputo dirglielo, Alessandra.

Se solo avessi saputo dirgli che quel nulla per te valeva molto di più dei suoi tanti "Qualcosa".

Eppure stavi zitta e rossa di fronte a lui, Alessandra.

 

Sentivi il tuo aereo, che volevi ti portasse lontano? Lo sentivi quel suono di un piano, di un Mozart stonato che provava e riprovava, ma il senso del vero non trovava? Senso del vero. Come una pipa che non è una pipa, giusto? Lo sentivi il perché di cortili bagnati, di auto a morire nei prati, la pallida linea di vecchie ferite riaperte, il francobollo di vecchie lettere ingiallite e ormai non spedite? Vedevi il rumore di favole spente? Sapevi che non siamo più niente? Non siamo un aereo né un piano stonato, stagione, cortile o un prato...

 

Neppure una pipa era più una pipa, nel tuo mondo. Cominciavi a capire Magritte, a sentire quanto fosse vera quella scritta sotto quel quadro senza senso. Concetto di Parola, Immagine, Oggetto.
Parola, come cavallo.
Immagine, come il disegno di un cavallo.
Oggetto, come il cavallo stesso.

 

Conoscevi l'odore di strade deserte che portano a vecchie scoperte, e a nafta, telai, ciminiere, a periferie misteriose, e a rotaie infinite per nessun posto, a letti, a brandine, ad alcove? Sapevi che colore hanno le nuvole basse e i sedili di un'ex terza classe?

 

Parola, quel qualcosa di magico da maneggiare e manipolare per creare sensazioni e inventare mondi nuovi che si riflettono in specchi vuoti per creare nuovi mondi...

 

L'angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia della vita? Di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Sapevi che non siamo più nulla?

 

Immagine, il riflesso della parola che l'ha creata in uno specchio. Specchio rotto. Frantumi di cristallo.

 

Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia, non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita... Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro, o lo un raggio di sole in un campo di grano...

 

Oggetto, il riflesso uscito dallo specchio rotto per farsi vero e colorato e vivo per te.

Tu l'hai creato, Alessandra.

E adesso sei prigioniera del tuo stesso specchio.

Si faceva a strisce il cielo e quell'alta pressione diventava un film di seconda visione, con l'urlo di sempre di accompagnamento che pian piano ti ripeteva: "Non siamo, non siamo, non siamo..."

 

*****

 

Prese fiato con gli occhi chiusi, Alessandra.

"Colombi? Dormi?"

Alessandra riaprì di botto gli occhi.

Ecco, la sua distrazione; quella doveva eliminarla.

Stava distratta in classe e studiava a casa, Alessandra.

E voleva rimediare.

Portò il ricordo della lezione sulle labbra.

"Oggetto, Parola, Immagine- ecco quello che Magritte voleva dirci..."

Nessuno degli altri presenti proferì parola mentre Alessandra parlava.

Finì in pochi minuti di esporre mentre il prof. Cattaneo decideva che era ora di cambiare vittima.

"Va bene, Colombi, adesso zitta un po' mentre sento Gianese cosa ne pensa di questa statua"

 

 

 

La prima foto che Alessandra decise di strappare dal suo Album fu la foto della distrazione.

Rappresentava una ragazza che guardava fuori dalla finestra, con i capelli sciolti sulle spalle. A lato c'era un professore alto che cercava di richiamare la sua attenzione, invariabilmente concentrata sulla nebbia del pomeriggio invernale e sull'aereo appena passato. E' strappata in mille pezzettini, la foto della distrazione di Alessandra.

  
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