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Autore: ChopSuey    29/07/2010    6 recensioni
Un momento nella mente di Rodolphus Lestrange, mentre osserva la moglie combattere la sua ultima battaglia. Fic riveduta, corretta e ripostata! ;)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Rodolphus/Bellatrix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia l'avevo pubblicata tempo fa con il vecchio account che ho cancellato. Dato che l'ho sempre apprezzata (forse perchè l'ho scritta in un momento di ispirazione particolarmente felice, o almeno credo! xD) ho deciso di riproporvela, con un nuovo titolo e qualche correzione. Minima, però... voglio mantenerne la "purezza originaria"! xD


Quindi se l'avete già letta sappiate che non sono una plagiatrice! xD Solo la stessa autrice con un altro nome! ♥



Disclaimer: devo proprio sottolineare che il mondo di Harry Potter non mi appartiene? No, è che è una pugnalata ogni volta... ;)


Titolo: Dopotutto, non è che una sera come le altre.


A pensarci bene, fa davvero freddo stasera.

E’ un freddo strano, cattivo e incurante, di quelli che ti si infilano proprio lì, dove fa più male, tra il mantello e la pelle nuda. La stella pelle che lei ha accarezzato ieri sera, senza parole, in quel modo di comunicare che è solo vostro. Un segreto non parlarsi, insomma. Una ciocca che si impiglia tra le sue dita,ma gentilmente. Con dolcezza. In fin dei conti, lei non ha mai voluto farti del male. E nemmeno tu. Però a volte è successo. Anche se non ha senso pensarci adesso.


Proprio ora che fa così freddo, e lei è a pochi passi da te. Mentre combatte la sue espressione è famelica, quasi come quando ti stringe a sé e ti cattura l’anima col suo corpo. Non c’è dubbio che tu le appartenga. Lo sapete benissimo tutti e due.

E anche questa piccola verità ti rende felice. Sì, sei felice quando la guardi nei suoi occhi scuri, e lasci che ti porti in un mondo in cui le parole non servono, e per perdonarvi, per amarvi, per andare avanti basta una mano che ne accarezza un’altra, pallida e nervosa.

La tua mano.

La tua mano, che sembra essere nata solo per questi istanti, momenti che rotolano come biglie malinconiche e che tu vorresti fossero eterni. Sei rimasto un bambino, ogni tanto lei te lo ricorda, con quella sua voce di velluto.


La ami. E’ stata la tua unica certezza. Da sempre, a quanto ti sia dato ricordare.


Certo che è proprio fredda, questa sera. Chissà perché è così diversa dalle altre. Non che sia così importante. Tutti prima o poi hanno appuntamento con serate come questa, in bilico tra il ricordo e la realtà.


Pensi ancora che è bella. Mentre si scaglia contro l’altra, la donna dai capelli rossi.

E inspiegabilmente, proprio adesso, ti viene in mente quel mattino pigro di tanti anni prima.

La sua gonna a pieghe, l’ombra di un sorriso storto, una sciarpa che lo nasconde, e i suoi occhi. Dio, come ti piacciono i suoi occhi. Sanno dire tutto, anche quello che ancora deve accadere. Occhi magici. Occhi che sanno. Ti sei sempre chiesto cosa conoscessero di così speciale. Forse l’infinito. O forse hanno sempre guardato solo la realtà, così grande, e così spaventosa.


Chissà cosa sta urlando alla donna coi capelli rossi.

Strizza gli occhi nella perfetta espressione rabbiosa che ti è così famigliare. Ma tu la conosci troppo, per non sapere che lo fa solo per nascondere una tristezza così grande che potrebbe inghiottirla.

E lei non vuole. Quindi grida, strepita, agita le mani e scuote i capelli. E quando lo fa, tu pensi solo che sia la creatura più incantevole che abbia calpestato questa terra così mediocre. 


Che freddo.

Sta lanciando un incantesimo. Come fa a non avere le dita intorpidite da questo gelo, che quasi ti impedisce di pensare?

E vorresti ancora essere con lei nel vostro salotto, due anime che fingono di ignorarsi. Una tazza fredda premuta contro le labbra, mentre in realtà la studi di sottecchi. Lei dal collo reclinato, il respiro calmo, e il vento fuori da qualche parte, pronto a colmare i vostri silenzi. Era bello anche quello, pensi mentre la vedi cadere.


Ed è bella anche adesso, quell’ingenuo stupore dipinto sul volto, i capelli scuri che le vorticano attorno alle spalle, e la mano che lascia cadere la bacchetta. Anche in questo gesto c’è una malinconica dolcezza.

Forse questo freddo odioso le aveva veramente intorpidito le dita.

Però non sei preoccupato. Lei si è sempre rialzata. Tornava da te.

Come quella volta che avevate litigato.

Dov’è che eravate? Ti sembra così difficile ricordarlo, in questo momento. E invece è importantissimo che tu lo faccia. Magari ne va della vostra vita.

Allora, dov’è che eravate?

Calma Rodolphus, perché sei agitato?

Il cielo era bianco. Sì, questo te lo ricordi. Bianco come è adesso la sua pelle.

No Rodolphus, non pensare adesso alla sua pelle fredda come questo vento maledetto, come il pavimento duro su cui ha abbandonato le mani stanche, sempre con dolcezza.

Il cielo era bianco, e tu avevi una sciarpa. Naturale, era inverno.

All’improvviso ti sembra di vederla, quella sciarpa verde e argento. Le piaceva, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Ma a volte, quando ti incrociava nei corridoi, ti obbligava a cedergliela, e poi se ne andava con quel suo sorriso sghembo, e stavolta era la tua sciarpa a nasconderlo.

Bene, se avevi una sciarpa verde e argento vuol dire che andavi ancora a scuola. Avevate litigato, e tu stringevi piano una sigaretta tra le dita. Non ti importava se i professori ti avessero visto, perché avevi litigato con lei, e il resto non significava nulla.

Lei. Così bella.

Adesso è là a terra, e non si muove.

Non pensarci, non ora ti prego, poi accadrà tutto, ma non ora. Prima devi ricordarti di quel giorno.

Era freddo, il cielo era bianco, avevi una sigaretta che si spegneva piano tra le dita, e avevi litigato con una ragazzina dal sorriso sghembo.

Cosa le avevi fatto? Questo proprio non te lo ricordi. Magari non era stata nemmeno colpa tua. Però non aveva fatto nessuna differenza.

La cercavi, il cielo bianco, il freddo che ti mordeva la punta delle dita, una ragazza dai capelli neri di cui volevi seguire le orme. Chissà dove conducevano, ti chiedevi.

Adesso lo sai.

A un pavimento gelato, a una notte che morde la pelle, a un mondo ovattato di uomini urlanti.

Ma non è il momento di fermarsi a pensare, devi inseguire quella ragazzina, che di solito ha quel sorriso storto che ti piace da impazzire - glielo hai mai detto? - , anche se adesso non sta sorridendo.

La devi trovare, e dirle che andrà tutto bene, perché tu hai una sciarpa che ormai sa di voi, e del suo sorriso, e poi tu la ami, anche se lei forse non ti ha mai creduto.


Un passo su quel prato bianco di neve, bianco come il cielo. E poi un altro. Un altro. Ancora uno, vedrai che la trovi, perché tu sai quanto sia importante riuscirci.

Magari ha freddo anche lei.

Forse ancora più di adesso, mentre se ne sta riversa sul pavimento, in quella immobile tranquillità. Se ti soffermi troppo a pensarci il cuore sembra scoppiare.

Lo sai che non puoi farlo ora, Rodolphus.

Non guardarla.

Chissà se le ha fatto male.

Tu non pensarci, non adesso, veramente Rodolphus, non adesso, ti prego.


Ricorda solo come hai fatto a trovarla, in quel mondo bianco, freddo come il cielo e come i suoi occhi che adesso sono spalancati su qualcosa che, come al solito, tu non riesci a vedere.

Ma non sforzarti di capire troppo adesso, prima trovala, solo questo Rodolphus. Solo questo.


Un passo su questo pavimento gelido. E poi un altro. Ancora uno, e lei è lì, davanti a te.

Però non è più una ragazzina dal sorriso sghembo. E’ una donna stupita dalla vita.

Stupita come sei tu adesso, mentre guardi la sua pelle bianca, e quegli occhi di brace che non ti vedono più, e non pensi più a nulla, se non a quanto la ami.

Poi tutto si fa sfuocato, chissà perché stai piangendo.

Forse ti sei ricordato che non le hai mai detto quanto ti facesse impazzire quel suo modo di ridere di te, del mondo, della vita, delle convenzioni.


Fa freddo stasera.

E non sai più dove sia finita quella sciarpa verde e argento, che sa tutto dei vostri sorrisi.

 

A/N: questa fic l'ho scritta ormai tre anni fa... Il mio stile di scrittura è cambiato, e anche il genere che cerco di trattare. 

Tuttavia sono particolarmente affezionata a questa storia, e anche all'atmosfera malinconica che la pervade.

Mi piace pensare che il rapporto tra Rodolphus e Bellatrix fosse diverso, più profondo di quello che la Rowling ci suggerisce. D'altronde, soprattutto nell'Ammore, le cose non sono mai semplici e banali (cit!).

Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storiella! E scusate se l'avete già letta e io ve la ripropongo in questo modo! xD


Commenti apprezzati e sono sicura che se fate questa buona azione avrete una giornata fortunata! ;)

 

  
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