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Autore: Morea    29/07/2010    7 recensioni
Come nasce l'attrazione tra Usagi e Mamoru, a partire dal loro primo incontro dovuto a un foglio di carta appallottolato, e attraverso le battaglie che combattono insieme. La mia storia si sviluppa a partire dagli eventi narrati nel MANGA, e non nell'anime. Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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inizio Usagi non poteva fare a meno di pensarlo: Minako era proprio strana. Non che avesse tic o comportamenti... particolari, ma aveva quell'aria di chi la sa lunga, alternata a momenti di incertezza pura, era esuberante, chiacchierona ed incontenibile, almeno fino a quando non subentrava in lei qualcosa che la rendeva triste e malinconica. Era... affascinante. Lunghi e morbidi capelli biondi, pelle rosea, labbra delicate... poteva essere la sua esatta fotocopia, se solo non avesse avuto quell'aura di mistero intorno che la rendeva ancora più eterea ed irraggiungibile. E si era legata subito a lei, più che a qualunque altra delle sue compagne: passava a trovarla a casa quasi ogni pomeriggio, cercava di fare i compiti insieme a lei - cosa impossibile, del resto in entrambe l'attitudine allo studio ed all'impegno scolastico non era troppo pronunciata -, e la subissava di domande.
Sì, domande, come se la conoscesse da sempre e lei non dovesse avere un minimo di titubanza e riserbo nei suoi confronti. Cosa provava mentre combatteva, che sentimenti nutriva nei confronti delle sue compagne, se faceva sogni strani, quando e come aveva conosciuto Mamoru... ed era impossibile non risponderle, dato che la sua inarrestabile parlantina la rendeva la più amabile delle ragazze. Certo, forse poteva essere un tantino meno curiosa riguardo al suo rapporto con Mamoru: Usagi era in continua tensione quando ne discuteva con lei, dopotutto non poteva tradirsi o far trapelare qualcosa sulla doppia identità del suo Mamo-chan. Sospirò, chiedendosi per quanto ancora sarebbe riuscita a mantenere quel segreto...
"Usagiiiiiii!"
Eccola, come ogni mattina: adesso Minako aveva preso anche il vizio di chiamarla per andare a scuola insieme. All'inizio aveva accolto la notizia con gioia: aveva una nuova, fantastica amica, e passeggiare fino alla Juuban insieme a lei rendeva più piacevoli anche le levatacce, senza contare che, finalmente, aveva un impegno morale da rispettare: farsi trovare pronta e scattante al suo arrivo, e di conseguenza, varcare i cancelli della scuola media in perfetto orario. Si rese conto di sbagliarsi dopo appena due giorni: gli orari di Minako Aino combaciavano quasi perfettamente con i suoi, e le passeggiate si trasformarono presto in corse, il farsi trovare pronta e scattante mutò in un altri cinque minuti a letto, tanto Minako non arriverà mai alle 7,30, il varcare i cancelli in perfetto orario divenne presto un supplicare il guardiano di non far scattare la chiave nella serratura prima del loro arrivo.
Eppure lei aveva un altro ricordo di Minako. Era come se l'avesse già conosciuta, come un'integerrima, devota, impeccabile autorità: era convinta di aver già visto quegli occhi chinarsi in segno di rispetto ed obbedienza, quelle labbra schiudersi emettendo una voce seria e responsabile, e non riusciva ad essere sovrappensiero mentre, immancabilmente, si incantava a fissarla durante le ore di lezione. Era magnetica, forse perchè era... la chiave di tutto.
"Cosa c'è, Usagi-chan?", le bisbigliò sorridente, mentre la professoressa Haruna voltava le spalle alla classe per scrivere sulla lavagna.
Usagi sobbalzò, arrossendo. "E' che... trovo meraviglioso che Sailor V... cioè, la Principessa... viva come una normalissima ragazza!", balbettò con un tono di voce ancora più flebile.
Lo sguardo di Minako si fece... strano. Non c'erano altre parole per definirlo, quello era lo sguardo che Minako aveva addosso quando stava per dire qualcosa di enigmatico, sibillino ed apparentemente innocuo. Come quando aveva borbottato un "inevitabile" mentre Usagi le raccontava del suo amore per Mamoru, come quando la fissava stranamente mentre le raccontava i suoi sogni più reconditi ed incomprensibili. Un'ombra fugace attraversò il suo sguardo, mentre mormorava: "Non fai lo stesso anche tu, Sailor Moon?".
Certo che Usagi faceva lo stesso, nonostante fosse una guerriera, altrimenti chi avrebbe spiegato ad Ikuko e Kenji il motivo di un abbandono così repentino dell'orrendo mondo dell'educazione? Ma forse... Minako non intendeva quello. Non intendeva mai la cosa più ovvia, e poi aveva dato un'intonazione strana a quella domanda, a quel... Moon.
Luna.

"Voglio che questa sera controlliate tutto il perimetro del palazzo." La donna che aveva parlato era di spalle, immersa nell'ombra, e la sua sagoma aveva una forma... familiare. Sembrava portasse degli odango, ma la sua acconciatura aveva un che di nobile, aggraziato, elegante.
"Come volete, Queen Serenity." Serenity?
I lunghi capelli biondi scivolarono di fronte al volto della Senshi, mentre si inchinava in segno di reverenza. Si allontanò in silenzio, e lei non potè fare a meno di correrle incontro.
"Venus!"
Si bloccò di scatto, voltandosi a guardarla. "Princess Serenity?"
"Oggi è il tuo compleanno! Hai organizzato la tua festa da mesi... perchè non l'hai detto a mia madre?", sbottò. Non le andava che una sua amica rinunciasse alla sua felicità, e per cosa poi. Non c'era pericolo, e quella doveva essere una serata di libertà e allegria.
"E' un ordine di tua madre, Serenity. E' molto semplice, non ci sarà alcuna festa", sospirò.
"Ma se le parlassi io..."
"No! Non comportarti come una bambina, festeggerò un altro giorno. E' più importante l'incolumità della tua famiglia, e quella di tutto il Regno." Ecco perchè aveva sempre ammirato Sailor Venus. Per la sua sicurezza, per il suo senso di responsabilità, per la sua tenacia. Era un degno comandante. Ma non potè non notare il lampo di tristezza che le attraversò gli occhi.
"Perchè rinunciate così velocemente a ciò che vi rende felici, voi Senshi? Perchè obbedite senza ribattere, perchè... ?"
"Non fai lo stesso anche tu, Serenity?"

Spalancò la bocca, beccandosi un'occhiata di rimprovero dalla professoressa. "Cosa c'è, Tsukino? E' così strabiliante la coniugazione dei verbi irregolari?"
Scosse la testa senza nemmeno starla a sentire.

"Devo ricordarti tutti i Balli a cui hai partecipato controvoglia?", continuò Venus, sorridendo. "Ognuno ha i suoi doveri... e deve rispettarli. Sarai una grande Regina un giorno, e ti comporterai come tua madre. Sarai perfetta e autorevole come tua madre, Serenity."
"Io ti concederei il tuo meritato divertimento, Venus. Se avessi saputo della tua festa... non ti avrei mai ordinato di fare niente che ti impedisse di parteciparvi." Aggrottò le sopracciglia, rifuggendo da quell'esempio di crudeltà che le sembrava sua madre in quel momento.
Venus le sorrise affettuosamente. "Tu un giorno rinuncerai alla tua stessa felicità, per il bene del tuo Regno, perchè sei generosa, ed altruista, e sempre pronta a sacrificarti per gli altri. Magari mi avresti chiesto per favore, ma mi avresti ordinato di fare lo stesso. Io, tu, le altre, tua madre siamo diverse. Abbiamo dei compiti, ed abbiamo sulle spalle il destino di tutti. Capirai presto cosa intendo." Le accarezzò una guancia, asciugando una piccola lacrima. "Devo andare adesso, Serenity. Grazie per aver pensato a me."
Si voltò, cominciando ad allontanarsi.
"Venus?", la chiamò, e la Senshi le rivolse uno sguardo interrogativo. "Buon compleanno", bisbigliò prima di allontanarsi da lì.

"Pssss! Usagi?! Va tutto bene?"
Usagi lanciò a Minako un'aria interrogativa: questa volta sapeva per certo di aver chiamato Venus la donna del sogno. Ed era Sailor Venus, non c'erano alternative: stessi capelli, stesso fiocco rosso, stessi occhi, stessa, identica, fuku arancione. Ma... non era possibile, si era sicuramente immaginata tutto, altrimenti non ci sarebbe stata un'altra Serenity in quel sogno. Si limitò ad annuire, scuotendo freneticamente la testa e sforzandosi di fissare di nuovo la lavagna, in un tentativo disperato di apprendere qualcosa.
"Mina-chan?", sussurrò mentre riponeva lentamente libri e quaderni in cartella.
"Sì?"
Esitò, sforzandosi di formulare una domanda di senso compiuto - impresa abbastanza difficile, data la confusione che regnava nella sua testa. "Tu ricordi... tutto?"
Un tonfo sordo annunciò la rovinosa caduta sul pavimento del libro di inglese di Minako.
"Minako-chan! Quante volte ti ho detto che devi stare attenta ai libri?", sbuffò Ami, prima di raccogliere il testo per porgerlo all'amica con un largo sorriso. "Principessa, non devi prendere esempio dalla nostra Usagi-chan!", aggiunse con un filo di voce mentre abbracciava scherzosamente la sua prima vera amica. "Ehi, Usagi! Ma che cosa c'è?"
"N-niente, Ami-chan... niente." Dissimulò la tristezza come solo lei riusciva a fare. "Verreste con me al Gacen?"
"Io veramente... ho promesso a mia madre che sarei tornata subito a casa. Non la vedo da due giorni a causa del suo lavoro, così...", borbottò Ami con aria compita.
"Non c'è bisogno che ti scusi, Ami-chan... e tu, Minako?" Doveva acconsentire, doveva parlare.
"Secondo me è meglio che tu vada da sola, Usagi-chan!", squittì facendole l'occhiolino. "Ci sarà sicuramente qualcuno lì che non gradirebbe il vederti già in compagnia..."
Usagi sospirò rivolgendo gli occhi al cielo... perchè Minako doveva essere sempre così adorabile? In effetti, c'erano molte probabilità che Mamoru fosse al Gacen in quell'esatto momento... beh, le domande perentorie a Minako potevano comunque aspettare! "Va bene, allora... io vado, eh! Sicure di non aver cambiato idea?"
Per tutta risposta Minako la spinse fuori dall'aula, mentre Ami ridacchiava in sottofondo. "E non tornare via presto, eh!"

Si era nascosta dietro una colonna di marmo bianco, in attesa che passasse... "Venus!"
"Santo cielo, Serenity, vuoi farmi prendere un colpo?"
"Ssssst! Non dire il mio nome! Vieni qui!", bisbigliò mentre la tirava dietro la colonna. "Sai cosa sto per chiederti, vero?", disse tutto d'un fiato sfoderando i suoi occhioni da cerbiatta.
"Ti approfitti un po' troppo del fatto che io sia la Senshi dell'amore... ma cosa posso dirti? Vai, forza, dirò a tua madre che sei con me", concluse Venus sospirando.
La abbracciò in un impeto di gioia. "Sei sempre la migliore!"
"Ah, Serenity... fai in modo che ne valga la pena, visto quando mi fai faticare... non tornare via presto, eh!"

Usagi si immobilizzò appena fuori dal cancello della Juuban. Quelli non potevano essere solamente sogni, frutto della sua immaginazione... erano vividi, realistici, ampiamente particolareggiati... ricordi. Un'improvvisa pacca al centro della schiena la costrinse a smettere di pensarci. "Usagi!"
No, Umino, no. Di tutte le persone che poteva incontrare... proprio lui? "Ciao, Umino... ancora a scuola?"
"Ho sentito che cercavi compagnia per il Gacen... se vuoi posso venire io!" Perfetto. Adesso non poteva proprio dirgli di no.
"Beh... andiamo allora", borbottò mestamente sforzandosi di sorridere.
Si avviarono lentamente verso il Game Center, con l'inarrestabile parlantina di Gurio-san a fare da sottofondo. Usagi riuscì a carpire solamente qualche sporadica parola di quel monologo, da cui dedusse che il suo compagno era ancora interessato alle mirabolanti avventure di Sailor V e Sailor Moon, ma che il suo eroe personale era diventato di recente...
"...Tuxedo Kamen, si dice che faccia battere il cuore di tutte le Senshi, ma che sia innamorato segretamente..." Usagi si ritrovò a trattenere il fiato, sorridendo incontrollabilmente. "...di Sailor V!"
Sbattè violentemente contro la porta del Gacen, tentando di aprirla tirandola e non spingendola.
"S-sei... sicuro?", chiese frastornata, mentre finalmente riusciva a varcare la soglia della Sala Giochi.
"Ma certo, Usagi! E di chi, altrimenti? E' lei la più importante tra le guerriere, no?" Usagi strinse i pugni, in un attacco di rabbia: chi si permetteva di andare in giro a raccontare simili frottole? Il mondo doveva sapere che Tuxedo Kamen era roba sua! Ma poi... poi realizzò che un simile principe delle favole non poteva che sposare una fantastica Principessa. E quella Principessa era... Minako.
"Usagi..." Umino le stava bisbigliando qualcosa nell'orecchio. "Usagi, quel ragazzo laggiù ti sta fissando... vuoi che vada a dirgli di smetterla? Posso anche picchiarlo, se vuoi, eh? Eh?"
Alzò gli occhi al cielo, prima di puntarli nella direzione in cui ammiccava Umino. Mamo-chan! "No, Umino... proprio no." Si staccò da lui, correndo sorridente verso l'altro.
"Mamo-chan!", esordì baciandolo dolcemente.
"Odango... non è che devo preoccuparmi di quel baccalà, vero?" Usagi si voltò verso il suo compagno di classe, rimasto immobile e con la bocca spalancata come uno stoccafisso.
"Scusami, Umino, non vi ho presentati... lui è il mio ragazzo, T- Mamoru." Che stupida! Per un istante avrebbe voluto urlare Tuxedo Kamen!, così da mettere a tacere le voci su lui e Sailor V.
Gurio-san indugiò, prima di ricambiare la stretta del moro. "Gurio Umino."
"Sei un compagno di classe della mia Usagi?" Il cuore le balzò nel petto, nel sentire quella particolare intonazione data all'aggettivo possessivo.
"Sì, ma... ora devo andare! Ho accompagnato la sua Usagi solo per accertarmi che non corresse pericoli, Mamoru-senpai", ansimò, ancora spaventato.
"Ne sono felice. A presto allora, Gurio-san."
"Ci vediamo domani, Usagi!", esclamò, prima di rivolgere un inchino al senpai, e sparire oltre la porta d'ingresso del Gacen.
"Povero Umino", ridacchiò una voce poco lontana. "Non l'ha mai neppure sfiorata, Usagi."
"Tendo a voler difendere ciò che è mio, Motoki." Mamoru si volse verso di lui e scoppiò a ridere. Nel frattempo Usagi non riusciva a smettere di sorridere: lui la amava! Lui la considerava sua e di nessun altro! Anche se un po' le dispiaceva per il povero Umino, ma... gli avrebbe parlato il giorno successivo, chiedendogli di perdonare l'atteggiamento un po' sbruffone e protettivo di Mamoru. Protettivo... sorrise di nuovo.
"E così io sarei tua? Ho forse scritto il tuo nome in fronte, Mamo-chan?"
"Mmmm... non ancora! Motoki?" Si voltò verso l'amico tendendogli il palmo della mano.
"Mamoru, non vorrai..." Sospirò, capendo che voleva, eccome. "Tieni", borbottò rassegnato mentre gli porgeva un pennarello indelebile, appena estratto dal taschino della veste.
"Tu! Non oserai?!" esclamò Usagi, lanciandosi giù dallo sgabello, e cominciando a correre per il Gacen. Non ci fu niente da fare, Mamoru era troppo più veloce di lei: la placcò stringendola tra le sue braccia, e stappando il pennarello con i denti.
"Ecco qua... M... C", asserì con la voce falsata dal tappo stretto in mezzo alle labbra. "Ora sei mia, Usako."
"Baka!" Incrociò le braccia - adesso libere - al petto. "E adesso cosa dico ai miei genitori? E' anche indelebile quel..." Bacio. Beh, no, non era il bacio ad essere indelebile... ma era un bacio appassionato ed allo stesso tempo dolce, quel bacio con il sapore della conquista e della vittoria, il bacio che l'aveva resa di nuovo arrendevole nei suoi confronti... era un bacio a monopolizzarle la mente, in quell'istante.
"Tu non ami la Principessa, vero?", domandò non appena Mamoru si fu staccato, con la mente ancora scollegata dal resto del corpo, con l'aria intontita di chi si è appena risvegliata dal più bello dei sogni.
Una strana espressione attraversò il volto del suo interlocutore, che si grattò la testa, sorpreso. "Perchè me lo chiedi?"
"Mamo-chan... rispondimi, ti prego. Tu sogni la Principessa?"
"P-può darsi. Io sento di dovermi ricordare qualcosa di importante su di lei..." Sentì un singhiozzo risalirle lungo la gola. "...Ma tu sei la mia unica principessa, io non voglio nessun'altra." Usagi pianse lacrime di felicità, sperando in cuor suo che fosse vero.

Ho sognato di aver fatto l'amore con Serenity, Usako, ma come posso dirtelo? Odio anche il solo pensiero di averti tradito... io voglio amarti, voglio proteggerti sempre... voglio che tu sia mia! Perdona il mio silenzio, amore...

"Ti andrebbe di, ecco... cenare con me, stasera?"

"Sul serio, Endymion? Mi piacerebbe un sacco!", esclamò Serenity, saltellando come una bambina, ma la sua felicità scomparve così com'era arrivata. "Ma... non possiamo, voglio dire, mia madre ci scoprirebbe! E poi lo sai, per la Regina..."
"...E' sacra la cena con te e le Senshi e non perdonerebbe mai la tua assenza...", sbuffò.

"Io... ecco... mi piacerebbe, ma non posso certo dire ai miei genitori che sono con te..."

Com'è che chiamano queste sensazioni? Dèja-vu? Perchè devo ricordare la mia vita con lei? Io non voglio lei, io voglio te, Usako!

"Beh... non importa..."
"...Ma posso dir loro che sono con le mie amiche!", squittì Usagi, schioccandogli un bacio sulla guancia. "Chiedo a Motoki di prestarmi il telefono... torno tra pochissimo", continuò con un sorriso a 32 denti.

Come si può non amarti, Usako? E sei diversa da lei...

"Eccomi! Per la cronaca, stasera sono da Ami perchè sua madre lavora", concluse rivolgendogli un occhiolino. "Però... dovresti aiutarmi con..." Si fissò i piedi, titubante.
"Chiedimi quello che vuoi, Usako."
"...Con... matematica. Io sono imbranata, e incapace, in matematica... e se non farò i compiti nemmeno stasera, domani prenderò un brutto voto."
Mamoru rise di gusto. "Ma certo, Usako, faremo tutti i compiti che vuoi. Adesso vieni... dobbiamo ancora scegliere cosa mangiare per cena."
"Sai cucinare, Mamo-chan?", chiese perplessa.
"Ehm..." Mamoru si grattò la testa, imbarazzato. "E se... prendessimo qualcosa da asporto?"
"Potrei cucinare i-"
"No! No, è meglio di no!", esclamò frettolosamente, addolcendo appena il tono quando vide un lampo di stizza attraversare gli occhi di Usagi. Come si permetteva? Osava criticare le sue doti culinarie?

Non chiedermi perchè, Usagi, ma non mi fido della tua abilità in cucina... Ho come un presentimento...

"Ok! Cucinerò io, Mamo-chan, allora", concluse con tono minaccioso. Gliel'avrebbe fatto vedere lei, come si cucinava un buon... non poteva cucinare il riso al curry, aveva appena dimenticato metà degli ingredienti necessari... e non sapeva preparare altro! Cominciò a sudare freddo, che figura avrebbe fatto di lì a poco...
"Insisto, amore." Per fortuna il suo Mamo-chan sapeva sempre insistere al punto giusto, e poi con quel dolce epiteto avrebbe ottenuto tutto ciò che desiderava.
"Vada per la rosticceria, amore."

"Non possiamo andare nelle cucine, Endymion... se ci vedesse qualcuno...!"
Sbuffò, quasi arrabbiato: doveva essere l'unico uomo in tutto l'Universo a non potersi godere la propria fidanzata senza essere costretto a nascondersi come un ladro. "Io ho fame, Serenity."
Avrebbe potuto giurare di aver visto le sue infinite trecce dorate ondeggiare stizzite a mezz'aria. "Oh... e va bene! Tanto vinci sempre tu!" La osservò mentre impugnava uno strano oggetto colorato. "Stai indietro... ed impara. Moon Power! Change!" Doveva aver pensato a trasformarsi in una graziosa cameriera, visto che non c'era più traccia del suo abito color pervinca, ma adesso indossava l'uniforme della servitù di corte. "Fai lo stesso, su!"
"S-sei bella anche cos-"
"Muoviti!" Era proprio buffa: non tollerava il fatto di essere contrariata, soprattutto se lui pretendeva di trascinarla nelle cucine proprio in quella maledetta settimana che ricorreva ogni anno, sempre alla fine di quello che sulla sua Terra era chiamato Giugno, sempre nei momenti serali in cui il suo regale stomaco era costretto a gorgogliare inascoltato.
Si concentrò sull'immagine del cameriere che aveva intravisto all'ingresso del Palazzo: ricordava di averlo visto intento ad imprecare contro il vento lunare che continuava a spostargli beffardamente tutta la polvere accumulata contro il muro; come copertura poteva andare. Pronunciò la formula impugnando quella strana Penna, prima di specchiarsi soddisfatto nelle cerulee iridi di Serenity.
"Pinguino", fu il suo unico gelido commento mentre usciva dalla camera sbattendo la porta.

"E adesso che siamo qui, cosa vorresti fare, Principe?" Doveva solo provare a dire qualcosa riguardo alla sua intrattabilità...
"Sei insopportabile, amore." Certo, credeva di addolcire la pillola con qualche vezzeggiativo? "Però sei bella quando ti arrabbi." Apprezzabile. "Però sei meravigliosa quando ti impegni per me." Si stava avvicinando, quell'approfittatore infigardo si stava pericolosamente avvicinando. "Però sei a dir poco incredibile quando ti spunta quel risolino accattivante e birichino che svela il tuo amore per me." Scoperta! L'aveva scoperta di nuovo... "Però sei tremendamente imbranata, amore, quando mescoli il cioccolato fuso che io stesso ti ho portato ed insegnato ad apprezzare con quei granelli bianchi terribilmente simili al sale." Maledetto!
"Non è colpa mia se zucchero e sale sono perfettamente uguali!", esclamò piangendo di rabbia.
"Sarebbero più uguali, amore, se non avessi preso addirittura il sale grosso", concluse dandole un leggero bacio sulla fronte. "Ma berrò uguale la mia cioccolata." Che carino! "Perchè l'hai fatta tu con tanto amore." Adorabile... "Perchè tutto ciò che fai mi riempe di gioia." Da sposare! "Perchè per fortuna il contenitore del sale grosso non ha il tappo bucherellato per farcelo passare..." Maledetto. Per la seconda volta in venti minuti, rischiò di fracassare un portone in legno massello, e la sua figura si allontanò freneticamente dalla stanza, in una perfetta cornice di polvere bianca. Che fino a poco prima decorava finemente i bordi cesellati della porta.

"Faccio io, Mamo-chan!"
"Non se ne parla, Usako, sei mia ospite dopotutto... accomodati di là, intanto, e comincia a preparare libri e quaderni."
Mamoru cominciò a sparecchiare, mentre lei si spostava, sollevata, nell'altra stanza. Sollevata perchè gli ultimi minuti della loro cena si erano svolti in un silenzio tombale, come se nessuno dei due fosse realmente seduto di fronte al tavolo, sollevata perchè ciò che aveva visto, ancora una volta, non le piaceva. L'uomo che aveva sognato le ricordava vagamente Mamoru, ma ciò che la destabilizzava era il fatto che non fosse Mamoru. Lei aveva dei ricordi relativi a qualcun altro, lei aveva tradito Mamoru, anche se con il solo pensiero... almeno in quella vita. Sì perchè ne era sempre più convinta: sentiva di aver vissuto due volte, e quegli strani sogni non facevano che ricordarle qualcosa che non poteva assolutamente dimenticare. O magari aveva semplicemente mangiato troppo, quella sera.

Anche Usagi ricorda qualcosa... l'ho letto nei suoi occhi vacui, persi nel vuoto, l'ho percepito mentre perdeva il suo proverbiale appetito, mentre fissava me come se vedesse un fantasma. Forse è una prerogativa di chi cerca il Cristallo d'Argento, vedere cose che non esistono, che vorrei non esistessero. Non voglio un'altra te, non voglio associare il tuo volto a reconditi ricordi di un'altra ragazza, vorrei semplicemente vivere la mia vita con te, e nessun'altra. Per chi lo sto cercando questo Cristallo, oltre che per me stesso? E' una figura sbiadita, a ripetermi di impegnarmi, è una donna, a volere tutto questo... che sia lei? Lei che mi appare con i sinuosi codini della mia Usako per persuadermi a raggiungere lo scopo?

"Mamo-chan?"

Comincio a non sapere più chi sei, Usako. Comincio a dubitare che tu sia lì, sulla porta, con la tua uniforme scolastica a chiedermi se sto bene, e se ho finito di caricare la lavastoviglie... ti vedo fasciata in un abito bianco, lungo fino ai piedi, ti vedo avvolta da una luce abbacinante, con il volto luminoso e... diverso. Ma poi la seta si ritrae, e lascia intravedere le tue calzette bianche, poi la gonna blu... la scollatura non è più tale, perchè il fiocco con la spilla da cui mai ti separi, e il colletto azzurro prendono il posto delle fini passamanerie dorate che decoravano il tuo petto ancora acerbo...

"Mamo-chan! Puoi venire a controllare alcuni esercizi?"
"S-sì, arrivo..."

Matematica... numeri, operazioni, certezze. Se solo tu vivessi quello che sto vivendo io, Usako... apprezzeresti la sicurezza che ti dà, saresti felice nel riconoscere nel risultato esatto il coronamento dei tuoi sforzi, la conferma alle tue ipotesi, l'esaltazione dell'impresa riuscita. Di cosa sono sicuro io?

"Vedi, Mamo-chan... sbaglio sempre a dare la precedenza... perchè prima le tonde, poi le quadre, e poi le graffe? Cosa hanno fatto le parentesi tonde per meritarsi il primato sulle altre? Fosse per me, lascerei libera interpretazione... ad esempio, un giorno inizierei dalle moltiplicazioni e dalle divisioni, come deve essere, ma il giorno dopo, perchè no? Inizierei privilegiando somme e sottrazioni, facendole passare in primo piano e ridonando loro la ribalta che non hanno mai avuto... sai, credo che sia una questione di potere. Voglio dire, le moltiplicazioni e le divisioni aumentano o diminuiscono di tanto un numero no? Cioè, somme e sottrazioni sono graduali, lente... ma con moltiplicazioni e divisioni, zac!, salti dritto al risultato che vuoi... prova a sommare cento a un numero, o invece a moltiplicare per cento quello stesso numero... con il prodotto arrivi subito ad un numero grosso, con la somma vai poco più lontano. Ti sembra giusto che venga data la precedenza a per e diviso, solo perchè sono più potenti? Va sempre così nel mondo... e non è giusto!"
Singhiozzi sommessi provenivano dalla sua destra, mentre si alzava in piedi con il carisma di uno statista.
"Se fossi una regina, o anche una principessa..." - Dalla sua destra provenne uno strano singulto, come se a Mamoru fosse andato qualcosa di traverso - "...Non darei la precedenza alle persone più potenti... Non credi sia meglio partire dal privilegiare quelle più deboli, per renderle almeno un po' felici? Pensi che se ne parlassi alla professoressa..."
"Usako, io non lo farei", esclamò Mamoru tra le lacrime.

Grazie Usako... non ho mai riso così tanto! "La Matematica secondo Usagi Tsukino"... crollerebbe il mondo!

"Perchè ridi, Mamo-chan? Non ho ragione?"
"Vedi, Usako, ci sono delle regole da rispettare. La matematica è una convenzione, certe cose sono state decise così e basta... la decisione di privilegiare certe parentesi o certe operazioni è scaturita dalla necessità di uniformare la risoluzione delle equazioni e di molte altre cose in tutto il mondo... Pensa se in Giappone un'equazione avesse un certo risultato, mentre negli Stati Uniti ne avesse un altro? Non si costruirebbero case, verrebbe devastato il sistema dei mercati internazionali, tu non potresti neppure avere un vestito confezionato bene, perchè le proporzioni tra le sue varie parti sarebbero scorrette, irreali..."
"Va bene, va bene, ho capito", borbottò sconfitta, abbassando la testa sui fogli e correggendo mestamente gli errori. "Adesso vanno bene?"
Mamoru dette una scorsa rapida al foglio. "Sì, direi proprio di sì. Hai altro da fare?"
"Problemi di geometria." La sua voce risuonò funebre.
Il ragazzo, invece, cominciò a sghignazzare. "E hai altre rivoluzioni in programma anche per questi?" Forse Mamoru si aspettava una risposta negativa da lei... forse non l'avrebbe considerata ridicola come, certamente, aveva fatto poco prima, eppure...
"Sì." Certe cose non potevano essere tenute dentro. "Voglio dire, perchè devo scoprire qualcosa che è incognito? Se è incognito, un motivo ci sarà, no?"
Mamoru appoggiò la schiena contro il divano, sorridendo, e preparandosi a gustare un'altra trovata della sua sovversiva Usagi.
"A te farebbe piacere se scoprissero la tua vera identità? E' incognita, e il fatto che lo rimanga non mette a repentaglio la tua vita, o la mia, o quella di qualcun altro..."
"C'è una-" Si teneva la pancia, in preda a scosse di riso incontenibili. "-leggera, impercettibile differenza, Usa-"
"Se è leggera non è poi così tanto importante. Voglio dire, magari questo triangolo non ci teneva a far sapere al mondo la lunghezza della sua ipotenusa, no?"
"Mi arrendo!", esclamò Mamoru.

Mi arrendo a te, Usako.

"Mi prendi troppo poco sul serio, Mamo-chan", sospirò mentre applicava il teorema di Pitagora. "Non credi che sarebbe migliore, un mondo senza matematica?"
"Trovo che sarebbe peggiore, Usako, che sarebbe un mondo senza regole, senza sicurezza, senza certezze." Non sorrideva più. "Vieni qui, Usako." La strinse a sè, mentre lei gli si appoggiava placidamente contro il petto. "Anche se tu sei la mia unica certezza... forse con te sarebbe possibile vivere anche senza matematica, sai?" Le baciò un odango.
"Forse hai ragione, Mamo-chan, forse dovrei imparare ad apprezzare le regole, senza rifugiarmi nel mio mondo idilliaco ed utopico..."
"Effettivamente, se vuoi dei buoni voti a scuola devi farlo... ma io ti amo così come sei, ti amo perchè sai sognare, ti amo perchè con la tua spontaneità rendi più piacevole qualsiasi cosa, ti amo perchè non c'è niente che riesca a trattenere la tua creatività e la passione che metti in ogni cosa che f-"

Cosa ho detto?

Usagi alzò la testa, voltando lo sguardo incredulo verso di lui. "N-non so se ho... sentito bene, ecco... ma... ti amo anch'io, Mamo-chan!" Gli lanciò le braccia al collo, stringendosi a lui come a non volerlo lasciar più andar via... era così strano, si conoscevano da così poco eppure erano già così uniti e... innamorati.

Mamoru Mamoru Mamoru... dove sei finito? Dov'è finito il ragazzo freddo e razionale che ero? E' tutto così semplice, con te, Usako...

Un rapido movimento, un assalto inaspettato... si era sentita di farlo, e quello le bastava.

Le tue labbra, Usako, le tue labbra sono tutto ciò che desidero... ed averle adesso sulle mie è incredibile, irreale, terribilmente fantastico. Non ne sarò mai abbastanza sazio, non avrò pace finchè un giorno ci apparterremo totalmente, quando tutto questo sarà finito, e niente e nessuno potrà impedirci di... sposarsi. Sì, un giorno te lo chiederò, amore, un giornò ti domanderò se vorrai donarmi il tuo sorriso ogni mattina, se vorrai bruciarmi le uova per colazione, e se vorrai darmi un figlio, anche, o magari una bambina.

"Il nostro bambino sarà un rompiscatole come te, Endymion... parlerà sempre di cose serie, adorerà la matematica, ed avrà la testa sulle spalle. Avrà i capelli neri come l'ebano, e gli occhi-"
"Ma noi avremo una bambina, Serenity... dopotutto la stirpe lunare non ammette eccezioni, no?"
Serenity allontanò la schiena dal suo petto, pensierosa. "Ma sulla Terra ogni re ha un unico erede maschio, no?"
"Ma io voglio una figlia identica a te, amore... voglio essere circondato di principesse, per ricordarmi ogni giorno quanto sono fortunato ad averti..."
Vide il rossore prendere sempre più campo sulle guance rosate della ragazza. "E allora, come sarà?"
"Sarà imbranata, testarda e..." Serenity si alzò, stizzita. "...permalosa."
Rise, rise a lungo, mentre la ragazza continuava a tenergli il broncio. "E anche... luminosa, come te."

L'avrebbe baciato per ore in quel modo, con le mani perse tra i capelli che più adorava.

"Dovresti tagliarli Endymion, sai che a mia madre non piacciono...", mormorò mentre gli accarezzava la testa, appoggiata sulle sue gambe incrociate.
Endymion sonnecchiava, solleticato dai dolci raggi del sole che gli illuminavano il viso. "A te piacciono?"
"Sì, un sacco", rispose perdendosi in quella soave seta nera.
"E allora non li taglierò... un giorno sarai tu a sposarmi, non tua madre." Un largo sorriso gli rischiarò il volto, mentre apriva gli occhi ancora mezzi addormentati.

Sposarsi! Sì, un giorno si sarebbero sposati anche lei e Mamoru, come lei e quell'Endymion! ...Lei? Lei non voleva Endymion... Si immobilizzò, quasi impaurita.
"Cosa c'è, Usako?"
Non poteva dirgli di aver immaginato un altro uomo al suo posto... non poteva. "Ti amo, Mamo-chan."
Ricevette per risposta un altro bacio. "Dovresti riportarmi a casa..."
"Non voglio!" Faceva le bizze come un bambino, era così buffo...
"Devi." Lo baciò, una volta e poi un'altra, incapace di smettere.

"Devo tornare sulla Terra... Lasciami andare, Serenity..."
"Non voglio!"

Non te ne andare, non posso essere felice senza di te...

"Devo, oppure i miei scopriranno che me ne sono andato di nuovo..."
"Non hai detto loro che saresti venuto da me?"
Evitò di guardarla in volto. "No, non vedono più di buon occhio la nostra... relazione."
"Ma come?" Era disperata. "Ma se tua madre e la mia-"
"Stanno succedendo cose strane sulla Terra, sembrano tutti... non in sè, in questo periodo... ma vedrai che tutto questo passerà, e saremo finalmente insieme, un giorno."

Finalmente insieme, un giorno... perchè in tutto questo riusciva a scorgere solo presagi funesti?

"Dai, alzati, su! Dovrai vedertela con Kenji altrimenti..."
"Kenji?" Le sembrava... geloso, e ridacchiò.
"Kenji, sì, vuoi conoscerlo?"
"Chi è, Usako?"

Sono disposto a torturarti pur di saperlo... è un tuo compagno di scuola? Un tuo amico? Qualcuno... innamorato di te? Chi altro potrebbe ess-

"Tsukino Kenji"

Famiglia. Non ho pensato neppure per un secondo che potesse essere qualcuno così vicino a lei... come un padre. A volte mi sembra strano che gli altri ne abbiano uno...

"E' un padre protettivo?"

Protezione, amore, affetto... lui li conosceva solamente da pochi giorni.

"Diciamo che è il padre più protettivo, geloso e pericoloso di tutta Tokyo... ti ho convinto a riportarmi a casa, adesso?"

Chissà che aspetto aveva l'ira di un padre? L'orgoglio ferito di un uomo che deve rendersi conto che non ha più a che fare con una bambina, ma con una donna? La paura costante di vederla sparire, portata via da chissà chi? Il terrore di vederla soffrire per mano di altri, lo sguardo rilassato di chi invece ha capito di potersi fidare di lei e del suo giudizio?

"E tua madre invece, come si chiama?"
"Ikuko."

Deve avere i tuoi occhi, Usako, deve avere un volto sereno e florido... potrà forse sembrare svampita, a volte, mentre altre avrà il compito di consigliarti, guidarti, aiutarti, magari a volte anche quello di sgridarti per qualche tua mancanza... Chissà se anche mia madre mi ha rimproverato qualche volta, quando le disubbidivo, chissà se mi ha disinfettato graffi e sbucciature, o se mi ha rimpinzato di cibo fino a farmi scoppiare, io... non lo ricordo. Non chiedermi di loro, Usako, fa troppo male.

"E ho anche un fratello insopportabile, Shingo. E' un fan sfegatato di Sailor Moon, sai? E invece a casa non fa altro che prendermi in giro..."
"Andiamo, Usako, o si arrabbieranno tutti." La aiutò a riporre tutto il materiale scolastico in cartella, in religioso silenzio, rotto solo dopo qualche minuto.
Usagi aveva appena sfiorato con le dita quell'orologio, quello strano, quello incomprensibile, quello rotto. "Sai, Mamoru... ho qualcosa che ti appartiene e che dovrei renderti."
"Anch'io ho qualcosa che ti appartiene, Usagi... ce li scambieremo la prossima volta, se per te va bene."
"E' una scusa per rivedermi?", sussurrò lusingata.
"E' una scusa per rivederti."

"La prossima volta ti porterò un regalo..."
"No."
"E' già pronto, quindi è inutile che ti lamenti tanto, Serenity."
"Ni."
"Dai, che tanto non ce la fai a rimanere arrabbiata con me..."
"Stupido terrestre."
"Sei un po' troppo permalosa, lo sai?"
Si voltò verso di lui, infuriata. "Mi hai detto che sono grassa!"
"Va bene, ho capito, niente regalo, allora..."
"Potresti sempre ritrattare la tua versione dei fatti."
"Sbaglio, o vuoi questo regalo?"
"Sbaglio, o senza quel regalo io non ti vorrò rivedere mai più?"
"Ricattatrice." Endymion le si lanciò addosso, bloccandola a terra, e solleticandole la mascella con piccoli, dolci baci: fu proprio con le labbra che sentì i muscoli facciali tendersi in un largo sorriso.
"Sono grassa?", mormorò con voce addolcita.
Il principe parve indugiare nell'osservarla. "Direi di sì."  E scoppiò a ridere, mentre scappava facendo lo slalom tra gli alberi del parco.

L'auto di Mamoru si fermò a pochi metri da casa Tsukino, per sicurezza. "Grazie per la cena, Mamo-chan, e per matematica."
Il ragazzo non rispose, ancora era assente, pensieroso, silenzioso. "Mamo-chan... sarò io la tua famiglia, se me lo permetterai, un giorno."
Gli prese il volto tra le mani, sfiorandogli le labbra con le sue, ed uscendo dalla vettura senza pronunciare neppure un'altra parola.

Nessuno mi capisce come fai tu, Usako... non sai quanto vorrei essere al tuo posto, varcare quella soglia ed essere subissato di domande su cosa ho fatto, dove sono stato, e con chi... ed invece tornerò a casa e nessuno si interesserà a che genere di serata ho trascorso. E' così da sempre, ma adesso... adesso già vorrei che ci fossi tu ad aprirmi la porta, a salutarmi con un lieve bacio, ed infine ad ascoltare tutto ciò che sarei disposto a raccontarti. Sei appena scesa, e ti vorrei subito con me, di nuovo...

"Serenity, non so quanto presto potremo rivederci..."
La vide corrugare la fronte, pensierosa. "A fianco di chi combatterai?"
La sua Serenity era cresciuta, e solo allora capì quanto si era impegnata in quegli anni, quanto si era applicata su questioni per niente frivole, quanto si era preparata ad affrontare il suo futuro da regnante. "Voglio far ragionare i miei genitori, i miei Generali e tutti i miei sudditi, ma... morirò per te, se sarà necessario."
"Non devi nemmeno pensarlo!", urlò la principessa in lacrime, gettandosi tra le sue braccia. "Ma... loro sono la tua famiglia, Endymion, come potrai combatterli?"
"
Tu sei la mia famiglia, Serenity... la Terra non è più un luogo dove vivere bene, i terrestri non sono più persone di cui mi posso fidare. Io mi posso e mi voglio fidare unicamente di te. Vinceremo, amore." Suggellò quella promessa con un bacio, mentre, inaspettata, un'ondata di terrore lo sommerse.

Lo stesso terrore che provo adesso... sta per succederti qualcosa, Usagi?

"Mamma! Papà! Sono a casa!" Li trovò seduti sul divano, circondati da torce e candele. "Abbiamo dimenticato di pagare qualche bolletta?"
"No, Usagi cara, è andata via la luce improvvisamente, sembra che sia successo in tutto il quartiere... speriamo che la società elettrica ripristini la corrente al più presto! Spero che tu abbia già finito i compiti, o ti sarà piuttosto difficile farli adesso..." Ikuko sembrava stanca, spossata, mentre Kenji era del tutto addormentato.
"Mamma... papà sta bene?", chiese tremante, senza ricevere risposta. Anche Ikuko si era addormentata.
In quell'esatto momento il suono insistente dello Tsuushinki la riscosse dal torpore che pareva permeare quella casa. "Usagi-chan, presto! Corri al Quartier Generale! Tutta Tokyo è rimasta senza corrente elettrica... i nemici sono vicini!"
Non indugiò neppure per un secondo, visto che ne andava dell'incolumità dei suoi stessi genitori; quando varcò la soglia di casa era già Sailor Moon, ed iniziò a correre a più non posso verso il Game Center. Là trovò le sue amiche già trasformate, intente a discutere con Sailor Venus.
"Raggiungi Luna ed Artemis nella sala sotterranea!"
"No! Io combatterò!"
"Principessa, ma è pericoloso..."
"E' meglio che rimanga al sicuro!"
"Oh, basta!", sbraitò Usagi. "Non c'è tempo da perdere... Principessa, ti proteggeremo noi!" Era il colmo, si mettevano a discutere in un momento simile... i suoi genitori potevano... no, no che non sarebbe successo loro niente di male.
"Ma sentitela! E' appena arrivata e si mette a dare ordini!" Si voltò verso Rei, e fu rincuorata nel vederla sorridente. "Usagi ha ragione, stiamo solo perdendo tempo! Corriamo alla Tokyo Tower!"
Rivolse lo sguardo in direzione della Torre, e la vide avvolta da una grande, sinistra, luce, come se le stesse chiamando da quella parte. Qualcuno le stava aspettando là; inspirò a fondo, pregando che Mamoru fosse al sicuro.

Credi davvero che potrei restarmene con le mani in mano, Usagi? Sto correndo, e questa volta sarò io a proteggerti... voglio dimostrarti di essere alla tua altezza... non lascerò che sia la Principessa o qualcun altro a salvarti!

Questa volta il nemico aveva lunghi capelli bianchi, e l'aspetto più fiero e deciso di quello degli altri tre uomini già sconfitti: sebbene portasse la stessa uniforme, aveva qualcosa che lo distingueva, ed era... il carisma, sì, che si rifletteva nei suoi occhi e nei suoi movimenti. Dimostrava calma e sicurezza, e ciò si rifletteva nel suo potere, che era percepibile persino nell'aria.
"Moon Twilight Flash!", urlò non appena fu sicura di averlo nel suo raggio d'azione. Ma l'uomo si limitò ad alzare stancamente un braccio, e fu proprio nel palmo della sua mano che l'attacco rimbalzò, tornando dritto al mittente. Ne fu colpita in pieno, dato che non si era neppure spostata a causa della propria incredulità: si accorse troppo tardi di aver perso completamente l'equilibrio, del resto già precario, sulle strette travi di ferro che costituivano il vertice della Tokyo Tower. Si ritrovò a precipitare nel vuoto, con la testa completamente libera da ogni pensiero: non c'era stato il tempo di riflettere, o di agire, e poteva dire di andarsene dopo aver pienamente adempito al proprio dovere di proteggere la Principessa. Poteva anche dire di andarsene dopo aver conosciuto l'amore, dopo aver trascorso una dolce serata con il suo Mamo-chan... se l'avesse saputo avrebbe magari anche mangiato per l'ultima volta una fetta della torta che meglio riusciva alla mamma, quella al cioccolato, che talvolta guarniva con rivoli di panna e zucchero a velo. Ikuko... chi le avrebbe detto 'Addio' al posto suo? Chi avrebbe spiegato a Kenji che la sua bambina non era più tale, ma che era diventata abbastanza matura perfino per morire? E Shingo... Forse non gli aveva mai detto di volergli bene, troppo intenta a litigare con lui per i videogiochi. E beh... ultimamente neanche quei litigi li avevano avvicinati, con lei troppo dedita alla sua missione ed al suo Mamoru. Si ritrovò stupidamente a pensare a quanti metri la separavano dalla fine di tutto, in totale la torre era alta più di 300 metri, e lei doveva essere più o meno ad un terzo del percorso: altri 200 metri e tutto sarebbe finito. Sorrise, aveva appena pensato a dei numeri, parlato di frazioni, ed eseguito una sottrazione: il suo Mamo-chan sarebbe stato orgoglioso di lei. Uno scatto di rabbia e di terrore improvvisi cancellarono l'effetto dell'adrenalina. Mamoru non sarebbe mai più stato orgoglioso di lei, Mamoru non le avrebbe più insegnato teoremi e formule, lei non sarebbe mai stata la sua famiglia, come stupidamente gli aveva promesso... non si potevano fare promesse se non si era sicuri di poterle mantenere, le aveva sempre detto la mamma. Cielo, perchè doveva morire? Aveva quattordici anni, era immersa fino al collo in una situazione più grande di lei, era innamorata eppure non poteva pensare all'amore come tutte le sue coetanee. Era tutto così ingiusto... si trovò a piangere lacrime amare, mentre forse aveva superato la prima metà del suo ultimo percorso. E fu allora che pregò intensamente che Mamoru, Tuxedo - Endymion - la salvassero... nemmeno sapeva perchè aveva pensato anche all'uomo che popolava i suoi sogni diurni e notturni, pregò che la sua muta richiesta arrivasse fino alle orecchie di una delle due - tre - identità. Mamo-chan non avrebbe mai permesso che a lei succedesse qualcosa di male... non l'avrebbe abbandonata proprio in quel momento in cui credeva di impazzire! Non pensò più a nulla, abbandonandosi tra le immaginarie braccia del suo amato: era così semplice farsi abbracciare e cullare, anche a mezz'aria, era così semplice pensare al suo amore, per non morire soli... e poi quelle braccia si fecero più salde. Si fecero più sicure, più ferme, più... reali. Forse era successo, forse dopo la morte si aveva un'immaginazione più fervida.
"Usako... ci sono io qui con te." Erano le sue braccia, fasciate in un'elegante smoking nero. Quello era vivere.
"E' incredibile... sei venuto a salvarmi, ancora una volta." Sorrise, leggera. Ma l'adrenalina lasciò presto il posto allo sgomento, il terrore si tramutò in consapevolezza. Le sue amiche erano ancora lassù, in cima alla Torre, la Principessa era lassù con loro, ed aveva bisogno di lei. Perchè c'era un nemico, ed era pericoloso, e lei aveva volutamente messo in pericolo Tuxedo Kamen, supplicandolo di andare lì per aiutarla. "E' pericoloso stare qui, Mamo-chan... Penseremo noi al nemico, fuggi il più lontano possibile!"
Lo baciò con un trasporto incontenibile, per poi tornare a volgere lo sguardo al cielo. Però... prima era salita fino in cima tenendosi per mano con le sue compagne ed invocando insieme tutti i loro poteri... come avrebbe fatto adesso? Fissò gli occhi in quelli di Mamoru, completamente arrossito per la spontaneità e l'irruenza di quel primo loro pubblico bacio. Doveva riuscirci per lui. Attinse ad un potere che neppure credeva di avere, e si ritrovò a salire vorticosamente verso l'antenna della torre: ce l'aveva fatta.

Che aspetto deciso hai oggi, Usako... mostri sempre un lato nuovo della tua personalità, come se ognuna delle due - tre - identità che hai venisse fuori a poco a p-... perchè ho pensato 'tre'? Voglio conoscerti ancora meglio, voglio amare ogni tua singola sfaccettatura... ogni vostra singola sfaccettatura...

"Sailor Moon! I nostri attacchi continuano a rimbalzare contro la barriera che ha eretto!"
"Dovete portare la Principessa in salvo!" Se la sarebbe vista lei con quella testa canuta... aveva già rischiato di ucciderla una volta, era un affronto abbastanza meritevole di una vendetta in pieno stile: fissò Mercury, Mars e Jupiter mentre si chiudevano a riccio intorno a Venus, ma fu proprio la voce della Principessa a stupirla.
"No! No! Dobbiamo proteggere Sailor Moon! Lasciatemi!"
Usagi spalancò gli occhi: lei era soltanto una pedina, una mediocre guerriera al servizio di Minako, ed era ciò che voleva essere... perchè mettere a repentaglio la vita della Principessa, per lei? 
Per lei che non aveva nè l'acume di Ami, nè la determinazione di Rei, nè la resistenza di Makoto? Lei era la più sacrificabile tra le Senshi... Si ricordò solo troppo tardi di essere rimasta la sola di fronte al nemico. Sembrava proprio che quella volta sarebbe riuscito a togliersela dai piedi... questo dimostrava che era solo una stupida, inutile, imbranata guerriera... lasciarsi distrarre in un momento simile era semplicemente da pazzi.

Questa volta...

Fissò la sfera luminosa tra le mani di quell'uomo con lo sguardo di una condannata a morte, sapeva che in quel globo scoppiettante era scritto il suo destino. Chissà come si poteva arginare un attacco simile? Il suo Moon Twilight Flash non era servito a niente, cosa avrebbe mai potuto fare?

...sarò io...

Ecco perchè rimpiangeva di non avere niente di speciale, rispetto alle altre. Ami avrebbe trovato una soluzione rapida ed intelligente, Rei avrebbe almeno potuto avere la prontezza di riflessi di togliersi di lì per temporeggiare e partorire nuove idee, Makoto non si sarebbe mai tirata indietro, ma si sarebbe forse inventata un nuovo attacco, infondendo in esso tutta la rabbia e la potenza che in ogni situazione riusciva ad evocare da ogni singola sua terminazione nervosa, Minako avrebbe avuto scaltrezza e potere dalla sua parte, sicuramente quello di una Principessa era infinitamente più grande del suo. Osservò avvicinarsi la luce... godendo del fatto che la sua distanza attuale fosse incognita. Aveva ragione lei, era meglio quando alcune cose rimanevano misteriose e sconosciute...

...a salvarti!

Non seppe mai a quanti centimetri di distanza da lei si fosse fermato il fascio di luce, seppe solo che quel colpo mancato le fece infinitamente più male. Pianse a lungo, quando riconobbe nei contorni sfocati dal contrasto tra luce ed ombra, quelli di un mantello e di un cilindro, pianse ancora più forte quando quello stesso corpo svuotato di ogni traccia di vitalità si accasciò al suolo, finendo per dormire sulle sue ginocchia incapaci di reggerla ulteriormente in piedi.

Allora sei tu quella che mi chiama in sogno, Usako... è tutto così chiaro, in questo limbo finale... sono suoi, i tuoi lineamenti, sono tuoi, i suoi capelli incorniciati dagli odango... non piangere, Usako, non è la prima volta che ci succede tutto questo... forse siamo semplicemente destinati a non stare mai insieme, Serenity... e così, io sono Endymion... buffo...

"T-ti ho trovata... Serenity..."
Un dolore lancinante le si concentrò al centro della fronte, mentre l'ultimo sibilo di Mamoru si perdeva nel vento. Urlò tutto il suo dolore, tutta la sua rabbia, e fu allora... che capì.
Non ebbe bisogno di rendersi conto del diadema che si spaccava, liberando la mezzaluna dorata che svelava le sue nobili origini, non prestò attenzione alla fuku che spariva, e all'abito di fine seta bianca che prese il suo posto... il suo sguardo era rapito dalle lancette dell''orologio di Endymion, sbucato da chissà dove, che avevano iniziato ad andare al contrario. Fu come vivere di nuovo, tutto, daccapo.
Era Endymion che stringeva tra le sue braccia, nonostante fosse esanime, era il blu dei suoi occhi, così simili al suo stesso Pianeta Azzurro, che, ancora una volta, non avrebbe potuto rivedere mai più. E ricordò la speranza che le infondeva la Terra, il sogno di un futuro migliore, di un futuro roseo, di un futuro insieme, ricordò l'amicizia coltivata fin da quando erano piccoli - forse abile magia delle Regine Madri -, e l'amore sbocciato quasi per caso, quando i giochi infantili si erano fatti troppo obsoleti, e alimentato da viaggi nascosti, sorprese improvviseregali inaspettati. Era stato tutto così naturale... fino alla guerra. Quella guerra. Impossibile non provare dolore nel ricordarla, impossibile anche isolare il freddo ed il senso di vuoto lasciato da essa, tanto da rievocarla nei sogni, e negli incubi. Solitudine. Quando quell'orribile donna invasata da Metalia l'aveva colpito. Abbandono. Quando la spada lo trafisse, nell'ultimo slancio di altruismo e di amore che anche in quel momento era riuscito a dimostrarle. Morte. Non avrebbe potuto fare altrimenti, che rivolgere quella stessa spada verso di sè. L'inutilità della vita, senza l'unica ragione per cui si esiste.
L'avrebbe fatto di nuovo? Forse farsi uccidere dalla stessa mano che aveva posto fine alla vita del suo Endymion sarebbe stata l'unica cosa sensata da fare... perchè vivere un'altra volta, se la sofferenza non poteva mai essere alleviata? Dolce, cara morte... l'avrebbe invocata volentieri, se solo una nuova sensazione travolgente non l'avesse resa incapace di agire.
Inspirò, prima di regalare al mondo la vista del suo tesoro più prezioso. Avresti mai pensato che ciò che cercavi con tanto ardore era dentro di me, Mamo-chan?
La sua essenza, il suo potere, la sua stessa vita, tutto racchiuso in una lacrima: il Cristallo d'Argento. Voleva donarlo, a lui che le aveva donato la sua stessa vita per ben due volte: rivolse le mani verso il suo volto, ma nell'enorme luce che ne scaturiva, non si distinse alcuna linfa vitale. Brillò a lungo, irradiò della sua energia una zona vastissima, ma l'unica cosa che avrebbe dovuto risanare rimase stesa a terra, fredda ed immobile: non un movimento arrivò a rincuorarla, nè un gesto anche impercettibile per dimostrarle che ce l'aveva fatta.
Luce, sempre più grande, sempre più avvolgente, sempre più calda...
ma inutile. E smise di brillare, all'improvviso, senza possibilità di appello. Era tornata ad essere solo Usagi, vestita di un abito lungo ed elegante, ma della sua passata vita come Serenity, nessuna traccia. Aveva già ricordato tutto...
E lui le venne strappato dalle mani, mentre le sue guerriere le facevano scudo con i loro stessi corpi. Lo vide sparire, in braccio a Kunzite, che era stato il più fedele dei suoi Generali. Spazzato via, passato dall'altra parte. Dalla parte di Metalia.

Urlò finchè di fronte a lei non fu rimasto nient'altro che il cielo stellato.
"Mamoru..." Fu l'ultimo sussurro che riuscì ad emettere prima di scoppiare in un pianto talmente intenso da toglierle l'aria.
Nessuna Senshi fece caso a come l'aveva chiamato, o forse, non importava neppure a loro.
"Venus... non sono riuscita a proteggerlo neppure questa volta..."
Minako le rivolse un mezzo sorriso. "E' vivo, grazie a te."
E mai come quella volta, sperò che la sua compagna di insufficienze avesse ragione.





Rispondo collettivamente alle recensioni :)
Alle romanticone maryusa
e romanticgirl, dico grazie, perchè volevo proprio dipingere Usagi e Mamoru con la dolcezza e l'amore che nell'anime sono stati quasi del tutto cancellati;
a semplicementeme
rispondo che sì, le Inner Senshi nel manga non sono personaggi sempre simpaticissimi (ad esempio, nei volumetti che ho racchiuso in quest'ultimo capitolo, ci sono un paio di vignette in cui Rei dice che Usagi "perde molto della sua immagine quando non è una Senshi", o qualcosa del genere, e le fa fare una figuraccia con "Sua Altezza Minako" in persona!)... per il tuo "quaglieranno" mi dispiace deluderti, ma non ho intenzione di far succedere il fattaccio in questa fanfic :) Usagi dopotutto ha quattordici anni e... mi piace pensare che sarà ancora pura ed illibata, almeno per un paio di anni (una visione un po' idilliaca della gioventù, eh? xD);
luciadom la ringrazio per aver apprezzato il mio metodo di narrare l'intreccio tra ricordi e vita reale, soprattutto perchè è un'esperta di psicologia, e ciò vuol dire che la mia mente da ingegnere (che si è dovuta sforzare parecchio per produrre le teorie della relatività universale di Usako xD) ha indovinato qualcosa che non appartiene esattamente al proprio campo d'azione :D ;
spidi988
 esagera... di geni in questo fandom ce n'è uno solo, ed è la diva Ellephedre :D ;
ringrazio ggsi per i suoi auguri per il mio ginocchiaccio malefico (sono quasi le due di notte e sto facendo esercizi di fisioterapia xD), e per i suoi commenti veramente costruttivi... mi fa piacere avere dei suggerimenti da parte dei lettori, perchè se qualcuno ha visto dei miglioramenti in questi miei primi mesi su EFP, è anche - e soprattutto - grazie a voi !

Alla prossima... ora che Mamoru è uscito temporaneamente di scena, ho in mente di continuare la storia in maniera "alternativa" , diciamo così ... spero che apprezzerete la mia innovazione :)


  
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