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Autore: Linkin Crazy    29/07/2010    3 recensioni
Dopo la battaglia, Ron, Hermione e Harry riprendono gli studi. Per Ron, quella è l'unica occasione che ha per cercare di capire cosa voglia Hermione: lei vuole o meno stare con lui?
Ho cercato di trovare una soluzione, e non è detto che questa soluzione piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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L’ora della verità


Autore: Linkin Crazy
Titolo: L’ora della verità
Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger, Ginny Weasley
Genere: Generale, Romantica (un poco)
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?, Spoiler! (per chi non abbia letto l’ultimo libro)

Note dell'autore: Nella storia, Hermione è Caposcuola, assieme a Ginny; lo sono entrambe perché ho immaginato che Hermione, avendo sempre avuto il massimo dei voti ed avendo salvato il Mondo Magico, si sia meritata questa carica; ma, visto che ha saltato l’anno scolastico, e che, sempre immaginariamente, Ginny al suo Quinto Anno sia stata Prefetto e si meritasse anche lei l’incarico, ho preferito farlo fare ad entrambe.
Nessuna voce in proposito dice che il Trio abbia aiutato nella ricostruzione di Hogwarts, ma probabilmente è stato così (almeno per me).
 
 
<< Harry! Ron! È ora: svegliatevi! >>.
La Tana, primo settembre; Hermione Granger stava svegliando i suoi fidi compagni.
<< Hermione, la vuoi piantare?!? Che ore sono? >> Domandò Ron, la voce ancora impastata dal sonno.
<< Sono le sette! Se non vi alzate e non vi preparate faremo tardi! >> Intimò la ragazza, i ricci mossi dal vento.
<< Hermione, il treno dal Binario 9 3/4 parte alle undici! Cosa ti salta in mente di svegliarci così presto?! >> Urlò Harry. Il ragazzo si stava dimenando nel letto: la sua vista, come sapeva Ron, senza occhiali, non lo aiutava. Hermione glieli porse, e il ragazzo, infilandoseli, si tranquillizzò.
<< Ora penso che ti possa alzare, Harry >> Disse Hermione, altezzosa. Harry sbuffò, poi eseguì l’ordine.
<< Perfetto: ora che Harry è in piedi, posso tornare a dormire. Buonanotte! >> Disse Ron. Il ragazzo provò a riaddormentarsi, ma, con un incantesimo di librazione, Hermione lo fece alzare da terra. Il Weasley si ritrovò a testa in giù, con la sensazione di essere tenuto in quella posizione dalla caviglia destra. Si divincolò, cercando di liberarsi; ma senza successo.
<< Fammi scendere, Hermione! >> Urlò, le orecchie diventate rosse. Hermione scosse la testa.
<< Non credevo avessi cambiato idea su quell’incantesimo >> Disse Harry, ghignando. Hermione gli lanciò un’occhiataccia.
<< Penso che con Ron servano delle mosse… severe. Altrimenti non capisce >> Rispose lei, ritornando a guardare il Weasley, che continuava a dimenarsi.
<< Per favore, fammi scendere! >> Supplicò, le mani congiunte in preghiera. Lo sguardo della ragazza diventò di fuoco.
<< Solo se dopo ti preparerai! >> Disse, autoritaria. Ron annuì.
<< Farò tutto quello che vuoi… ma ora, lasciami libero! >> Esclamò, la voce diventata acuta.
<< Perfetto, allora >>.
Con un movimento di bacchetta, Hermione lo lasciò libero.
<< Io nel frattempo scendo in camera mia… ma me ne accorgerò, se anche solo uno dei due non si organizza. È meglio che sbrighiate tutte le faccende, perché altrimenti non la passerete liscia >> Disse. Poi, girati i tacchi, uscì dalla camera. Ron si rialzò da terra, la fronte dolorante.
<< Accidenti, non è cambiata di una virgola, eh? >> Esclamò, massaggiandosi dove gli faceva male. Harry fece spallucce.
<< Così sembra. Comunque, non credo che sia il caso di farla arrabbiare nuovamente. Prepariamoci, che è meglio >>.
Ron sbuffò.
<< Pensavo che oramai la Scuola fosse finita, e invece… >> Iniziò, contrariato.
<< E invece Hermione ci ha convinto a ritornare. Ma lo sai che è fatta così >> Lo interruppe Harry, che nel frattempo si stava infilando un paio di calzini. Ron sbuffò nuovamente.
<< Ma a me ancora non sembra giusto >>.
<< Lo so, ma lo stiamo facendo soprattutto per lei. E poi ci potrebbe essere utile, un altro anno a Scuola: potremmo imparare incantesimi che prima non conoscevamo. E poi la McGranitt ci ha dato il permesso per poter entrare nella Sezione Proibita della Biblioteca, quindi possiamo studiare degli extra >>.
Ron lo guardò, gli occhi sbarrati.
<< Stai diventando come lei! >> Esclamò, puntandogli l’indice contro. Quella volta, sbuffare toccò a Harry.
<< Lo sai benissimo che voglio diventare Auror, e da quello che ho capito lo vuoi diventare anche tu. Mi serve studiare, almeno per quest’anno >> Disse, con voce noncurante. Ron ritrasse il dito.
<< Sembra proprio che hai messo la testa a posto, eh? >> Domandò, lanciandogli uno sguardo d’intesa. Harry gli sorrise, complice.
<< Sembrerebbe proprio di sì >> Confermò, mentre si metteva i pantaloni.
I due ragazzi tacquero, e da quel momento pensarono solo ai preparativi.
 
***
 
<< Harry, Ron, Hermione! La colazione è pronta! >> Esclamò la Signora Weasley, dalla cucina. Harry e Ron balzarono in piedi, dai loro letti - dopo che si erano seduti da un paio di minuti -, ed uscirono.
<< Buongiorno, Harry, Ron >> Disse Ginny, quando i due la incontrarono.
<< Buongiorno >> Le rispose gioviale il ragazzo. Le diede un bacio a fior di labbra.
<< Ci vediamo dopo in cucina >> Disse, rossa in viso. Si allontanò.
<< Ooh, Ron! Non c’è bisogno di prendersela ancora! >> Esclamò Harry, quando vide che il suo amico stava guardando volutamente in alto, a braccia incrociate.
<< Scusami se mi da fastidio che ti baci mia sorella davanti agli occhi >> Rispose a tono, lanciando un’occhiataccia Harry. Il ragazzo sospirò.
<< Va bene, hai ragione. Ma ora, scendiamo giù >> Disse lui, spintonandolo. Di malavoglia, il ragazzo scese le ultime rampe.
La situazione cominciò ad essere troppo strana per Ron. Pochi mesi prima, i tre stavano lottando contro Voldemort, per liberare il Mondo Magico dalla sua presenza e dittatura; ed ora, invece, la loro vita era ritornata noiosamente normale, senza nessuna novità in particolare. Certo, avevano aiutato nella ricostruzione di Hogwarts e Harry si era fatto forza ed aveva riconquistato Ginny, ma queste, in confronto alle notizie che avevano appreso durante l’anno precedente, erano bazzecole. Senza contare che Ron aveva ancora un briciolo di gelosia nei confronti di Harry: insomma, lui era il possessore della Bacchetta di Sambuco, ed aveva deciso di abbandonarla! Quella situazione lo aveva fatto incupire, e gli aveva fatto decidere di affrontare Harry; ma, poi, aveva lasciato perdere. Tanto, per avere la Bacchetta avrebbe dovuto uccidere il suo amico, e non pensava che quella fosse una gran mossa.
<< Finalmente siete scesi! >> Esclamò la Signora Weasley, intenta negli ultimi preparativi per la colazione.
<< Mamma, sono appena le 08:30! >> Le rispose Ron, sedendosi scomposto sulla prima sedia che gli era capitata a tiro. Harry si sedette accanto a lui.
<< Ricordati che siete lenti a fare colazione. E che non abbiamo a disposizione nessun mezzo per andare fino a King’s Cross >> Lo rimproverò, versandogli sul piatto bacon e uova strapazzate.
<< Sai benissimo che possiamo utilizzare la Materializzazione Congiunta e portare sia te che Ginny senza alcun problema! >> Rispose Ron, attaccando il suo piatto. Aveva un gran appetito, ma non era una novità: si sapeva che il ragazzo aveva un forno al posto dello stomaco.
E aveva anche ragione in quanto alla Materializzazione Congiunta: ad Agosto, appena dopo il suo compleanno, sia lui che Ron avevano fatto l’esame (Ron per la seconda volta, visto che al suo Sesto Anno ad Hogwarts – e quindi due anni prima – era stato bocciato soltanto perché non era riuscito a far Materializzare un suo mezzo sopracciglio), e l’avevano passato entrambi con esito positivo. Quindi, non gli sarebbe stato difficile portare Ginny o sua madre in quel modo.
<< Anche io so Materializzarmi, caro. Ma non fido comunque di voi >>.
<< L’aver salvato il Mondo Magico non basta come credenziale? >> Domandò il Weasley, tra l’ironico e l’esasperato. Molly gli lanciò un’occhiataccia.
<< E va bene, faremo come avete detto >> Disse infine, sospirando. Ron divenne raggiante.
<< Perfetto! Allora Hermione si occuperà dei bagagli, mettendoli dentro a quella borsetta a cui ha lasciato l’Incantesimo Espansivo, e io mi occuperò di fare la Materializzazione Congiunta con Ginny. Si può fare tutto con estrema facilità! >> Esultò, le braccia protese al cielo, le mani chiuse a pugno. Hermione, che era entrata nella stanza in quel momento, si mise una mano sulla faccia, vergognandosi della visione che aveva appena avuto.
<< E Leotordo? >> Domandò la sorella. Leotordo era il gufo di Ron, il quale non aveva dato il nome a quel povero volatile; al contrario, era stata proprio Ginny ad affibbiargli dell’appellativo, che Ron non era riuscito a cambiare, visto che era arrivato troppo tardi; Leotordo, ormai, riconosceva solo quel nome. Ron, comunque, aveva avuto la grazia di chiamarlo Leo, in diminutivo.
<< Lo metteremo nella gabbietta e lo getteremo insieme ai bauli. Tanto lì dentro è abbastanza grande per esserci ossigeno a sufficienza >> Rispose con tono leggero, come se la questione fosse semplice. Ma a quelle parole, Ginny si infervorò.
<< Ma morirà prima che lo faremo uscire fuori! >> Esclamò, i capelli rossi che svolazzavano nell’aria. Ron la osservò, come fosse una matta.
<< Ma sarà soltanto per cinque minuti, giusto il tempo di arrivare a King’s Cross e di tirare fuori tutto! Perché dovrebbe morire? >> Domandò, incredulo.
<< Ah… se la metti così, allora… >> Gli rispose lei, il viso diventato paonazzo per l’imbarazzo. Harry, come poté vedere Ron, sorrise sotto i baffi.
Le persone riunite in cucina cominciarono a mangiare, dopo che la Signora Weasley aveva finito di servire tutti, anche sé stessa.
 
***
 
<< Ma sei diventata Caposcuola! >>.
Esclamò Harry, dopo qualche minuto di silenzio. Tutti i presenti si girarono a fissare lui e Hermione, vicino alla quale si era messo dopo che l’aveva vista in atteggiamento particolare; la ragazza riprese in tutta furia quello che aveva in mano Harry – sembrava una lettera -, per cercare di nasconderlo agli altri.
<< Che cosa hai detto, Harry? >> Domandò la Signora Weasley, lo sguardo puntato su Hermione. << Hermione è diventata Caposcuola? >>.
<< Sì; le è arrivata una lettera proprio dalla Scuola, che dice questo >> Rispose Harry, che ormai non poteva più evitare la verità. Ron vide Hermione sprofondare nella sedia, imbarazzata.
<< Ma è una cosa meravigliosa! >> Esclamò la Signora Weasley, gioviale; si avvicinò alla ragazza, e le strinse la mano, in un moto d’orgoglio.
<< Ooh, sono così contenta! Ormai per noi fai parte della famiglia, e sono così felice che un’altra Weasley sia Caposcuola! Sono… sono così commossa… >> Aggiunse, soffiandosi poi il naso. Hermione le sorrise, raggiante.
<< Ma non è possibile! >> Esclamò Ginny. Tutti si girarono a guardarla.
<< Come no? >> Le domandarono in coro Molly, Hermione e Harry.
<< A-anche a me è arrivata una lettera, stamattina… in cui c’è scritto che sono diventata Caposcuola! >> Esclamò, confusa. Gli altri si guardarono.
<< Forse… non è stata letta bene la lettera? >> Domandò incerta la Signora Weasley, guardando Harry. Hermione, per sicurezza, la rilesse, anche se da quando l’aveva ricevuta era la centesima volta.
<< No, dice chiaramente che sono il nuovo Caposcuola di Grifondoro >> Asserì, lo sguardo ancora immerso nella pergamena. Ormai la confusione era alle stelle.
<< Bé, forse è il caso di chiedere spiegazioni, una volta arrivati a sul treno >> Disse la Signora Weasley, dopo qualche minuto di incertezza. Tutti gli altri sembrarono essere d’accordo con la sua idea.
<< Bene, allora non è più il caso di preoccuparsene >> Disse infine, asciugandosi le lacrime che le erano sgorgate per la commozione. << Avrei comunque avuto voglia di festeggiare…! Forse, se mi fate sapere qualcosa non appena sarete arrivati a Hogwarts, possiamo organizzare una festicciola per Natale. Tanto qui alla Tana ci ritornerete, ne sono sicura! >> Gioì. Hermione assunse una tonalità rosso fuoco.
<< Bé, grazie mille, Signora Weasley >> Riuscì solo a dire, guardandola con un sorriso sbilenco.
<< Ma di niente, cara! Ed ora, finite la colazione e andata a terminare i preparativi! >> Esclamò. In cucina ritornò il chiacchiericcio tipico di una mattinata in casa Weasley.
In quella situazione, Ron era rimasto soltanto in disparte, a guardare la situazione. Soprattutto, ad osservare Hermione, per la quale aveva sempre avuto un debole. Anche in quell’infrangente, aveva provato qualcosa per la riccia che si trovava davanti a lui; un tuffo al cuore aveva avuto quando la vide arrossire. Ma non le aveva dato le proprie congratulazioni, come invece avevano fatto anche Harry e Ginny, dopo sua madre; le sue orecchie si arrossarono, e lui si incupì. Anche se, in un certo senso, era stato il momentaneo imbarazzo a bloccarlo.
Decise che le avrebbe parlato dopo, in disparte. Soprattutto perché, in tutta l’estate, non avevano avuto neanche un momento per stare da soli, in santa pace. Prima, era toccata la ricostruzione della Scuola, che aveva portato via parecchio tempo; poi, Hermione aveva deciso di partire, per l’Australia, per ritrovare i genitori e sciogliere loro l’incantesimo che aveva lanciato l’anno precedente per salvarli dalla minaccia di Voldemort, essendo Babbani; infine, era toccato a Ron essere occupato, assieme a Harry, per superare l’esame di Materializzazione. Dopo l’esame, però, avevano avuto parecchio tempo libero entrambi. O almeno, credevano di averne avuto: la Signora Weasley, infatti, non li aveva fatti riposare neanche un secondo, visto che li aveva fatti sgobbare assieme ad Arthur e agli altri componenti della famiglia che li erano venuti a trovare per qualche giorno. Ed ogni volta che Ron e Hermione erano da soli da qualche parte, erano troppo impegnati e imbarazzati per parlare di quello che era successo: pochi mesi prima, infatti, si erano scambiati il loro primo bacio. Certo, era in mezzo alla battaglia, e quindi c’era il rischio di lasciarci la pelle, perciò si poteva credere che fosse stato dato così, per “smorzare la tensione”; ma, d’altra parte, quel bacio non si poteva ricollegare all’ultima possibilità che avevano per dimostrarsi di provare qualcosa l’uno per l’altro?
Ron non ne aveva idea. E l’atteggiamento di Hermione non lo aiutava molto a capirlo, visto che diventata sempre più scostante, come se non lo volesse avere tra i piedi. Ma, forse, quella era solo una sua impressione. Ora come ora, lui sapeva solamente che lei era diventata Caposcuola, e che quindi avrebbe avuto decine di responsabilità; perciò, non avrebbe avuto più tempo per starsene tranquilla con loro in Sala Comune. E allora, che avrebbe fatto per cercare di capire? Non ne aveva idea. Per questo, si ripromise di parlarle al più presto, magari anche abbandonando la dignità, se ce ne sarebbe stato bisogno.
Con questi pensieri, si recò nuovamente nella sua stanza con Harry, per prendere i bagagli e portargli in salone.
 
***
 
<< Forza, Ron, è ora di andare >> Disse Ginny, trovando suo fratello nel letto, a poltrire.
<< Di già?! Accidenti, avrei voluto avere altri cinque minuti… >> Disse, alzandosi con fatica. Ginny lo squadrò.
<< Ti potrai riposare sul Binario. Ora, scendi giù, che ti stanno aspettando tutti >>.
Così dicendo, Ginny si voltò, per andarsene.
<< Sai dove è Hermione? >> Le domandò, le orecchie immediatamente scarlatte. Ginny si girò, un sopracciglio alzato.
<< Ho appena detto che tutti ti stanno aspettando giù, quindi FORSE anche lei si trova con gli altri. O no? >> Gli domandò, retoricamente. Se avesse potuto, Ron sarebbe sprofondato all’istante.
<< Già… hai ragione. Ma era meglio domandare, no? >> Disse, cercando di volgere la situazione a suo vantaggio. Ginny non gli rispose, ma semplicemente uscì dalla stanza, come stava provando a fare prima. Ron si prese a pugni, poi seguì il suo esempio.
<< Finalmente siamo tutti riuniti! >> Esclamò la Signora Weasley, i capelli disordinati per via delle ultime faccende che aveva compiuto. << È ora di andare: muoviamoci! >> Aggiunse, avviandosi fuori dal salone. Gli altri, che avevano già affidato i bagagli ad Hermione – che li aveva prontamente infilati nella borsetta, come aveva suggerito Ron -, la seguirono, tranne il ragazzo, che decise di aspettare. Hermione era l’ultima, prima di lui…
<< Ehi, Hermione. Non potresti aspettare un attimo? >> Domandò, imbarazzandosi immediatamente. Hermione si girò, lo sguardo severo.
<< Hai qualcosa da dirmi? >> Chiese, adirata
<< Sì, certo. Intanto, ti vorrei fare le congratulazioni… per essere diventata Caposcuola. E poi, volevo dirti che è da tempo che vorrei parlarti, soltanto che non ne ho mai avuta l’occasione >> Disse lui, avvicinandosi di un passo. Gli sembrava di esserle troppo lontano. << Ecco, riguarderebbe il… >>.
<< Ron, Hermione! Vi decidete ad uscire?! >> Urlò dal giardino la Signora Weasley. Ron chiuse gli occhi, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo; Hermione si apprestò ad andarsene.
<< Ne parleremo dopo! >> Disse sbrigativa, lasciando un Ron interdetto in salotto.
Credo che la questione sia ancora incasinata” Pensò, affranto. Poi, decise di uscire, soprattutto per evitare che la madre lo redarguisse troppo.
 
***
 
Il viaggio con la Materializzazione era stato veloce, quasi senza strane sensazioni, come invece capitava di solito. Si erano ritrovati in un vicolo buio, lo stesso che era stato scoperto dal Signor Weasley in uno dei tanti viaggi in cui aveva accompagnato i figli al Binario. Ron era stato bravo: era riuscito a fare una Materializzazione Congiunta senza Spaccature di nessun tipo. Soddisfatto, lasciò sua sorella libera, che schizzò immediatamente via dalla presa del fratello e si avvicinò a Harry, che l’abbracciò. Le labbra di Ron si serrarono, livide; lui era ancora l’unico che non riusciva ad accettare la relazione tra i due, nonostante anche la Signora Weasley aveva accettato, e di buon grado. Ma lei era sempre stata sostenitrice di Harry, quindi nel complesso non faceva testo.
<< Prendete velocemente le vostre cose! Mancano solo dieci minuti alla partenza del treno! >> Esclamò la Signora Weasley, tesa.
<< Mamma, non preoccuparti: di solito arriviamo molto più tardi! >> Disse Ginny.
<< Hai ragione, ma è comunque troppo tardi; potreste rischiare di non arrivare in tempo! >>.
<< Ma non accadrà; stia tranquilla >> Le disse Harry.
<< Ok, se lo dite voi… >>.
Mentre i tre stavano parlottando tra di loro, Hermione cercò di velocizzare la ripresa dei vari bagagli; Ron la vide in difficoltà, ed accorse ad aiutarla. In poco tempo, tirarono fuori quasi tutti i bagagli, con un buon gioco di squadra: ma quando arrivarono gli altri a prendere le proprie cose, e quando inaspettatamente le loro mani si toccarono, facendo arrivare ad entrambi una scossa poco piacevole, si imbarazzarono e Ron smise di aiutarla, passando anche per un tipo poco cavalleresco. Comunque sia, Harry prese il suo posto, e in meno di due minuti finirono quello che era stato iniziato. Poi, due alla volta, uscirono dal vicolo, e si avviarono dentro King’s Cross. Cinque minuti più tardi erano dentro il treno, in uno scompartimento occupato solo dai quattro ragazzi.
<< Hai visto, mamma? Ce l’abbiamo fatta! >> Esclamò Ginny, urlando dal finestrino. La Signora Weasley si soffiò il naso; come al solito, si stava commuovendo per la partenza dei figli.
<< Già… beh, fate buon viaggio! >> Disse lei, gli occhi lucidi. Harry, Ron, Hermione e Ginny la salutarono dal treno.
<< Stai tranquilla, mamma! Tanto non dobbiamo più affrontare nessun genere di Mago Oscuro! >> Esclamò Ron, il viso contratto in un ghigno.
<< Lo spero vivamente per voi! >> Rispose la Signora Weasley, lanciando un’occhiata di fuoco al figlio. Un fischio arrivò dal treno.
<< È arrivato il momento! Buon viaggio, ragazzi! >> Aggiunse. Così dicendo, si mise a salutare nuovamente con la mano. Gli altri la imitarono.
<< Ci vediamo a Natale! >> Disse Ginny; gli altri la seguirono nei saluti. Il treno prese a partire, e i quattro si ritirarono nello scompartimento. Ron, che era quello seduto vicino al finestrino, vide la madre seguire il treno fino a che non la vide scomparire dai suoi occhi. Sorrise di sottecchi, poi si girò, in direzione degli altri, con cui cominciò a parlare del più e del meno. Poi, dopo circa un’ora dalla partenza, Hermione e Ginny si alzarono.
<< Dove andate? >> Domandò Harry, incuriosito.
<< Dobbiamo andare dagli altri Capiscuola, a prendere ordini e capire la nostra situazione >> Rispose prontamente Hermione. Ron, ancora una volta, pensò che Hermione non fosse minimamente cambiata: se aveva un’occasione, rispondeva, dando sfoggio della sua intelligenza.
<< Va bene. Allora ci vediamo dopo! >> Disse il Weasley. Le altre ricambiarono il saluto, poi si dileguarono. Harry e Ron rimasero nello scompartimento, da soli.
Per perdere del tempo, i ragazzi ripresero il parlottare; poi, si misero a giocare a Sparaschiocco, come una volta. Quel gioco li fece venire in mente momenti del passato, avendo così un po’ di nostalgia. Cominciarono, per quel motivo, a parlare dei tempi passati, e ne parlarono per così tanto tempo che non si accorsero che si era fatto buio. La Scuola ormai era vicina.
<< Forse dovremo prepararci >> Disse Harry, che già si era alzato e stava frugando tra i suoi bagagli per cercare l’uniforme.
<< Credo di sì >> Rispose Ron, che, come Harry, si mise a cercare la sua uniforme.
<< Senti una cosa… sei riuscito finalmente a parlare con Hermione? >> Domandò Harry, il viso immerso nella maglietta che aveva ripescato. A Ron si arrossarono subito le orecchie.
<< No, non ne ho avuto il modo >> Rispose, finendo in quel momento di prepararsi. Si risiedé, la testa china.
<< Forse dovresti farlo appena scendiamo dal treno. Così ti levi questo du… >>
<< Lo so, non c’è bisogno che me lo dici! >> Disse, interrompendo Harry. Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia.
<< Va bene. Volevo solo darti una mano >> Lo rimproverò, sguardo gelido.
<< Grazie, ma non ce n’è bisogno >> Gli rispose. I due cominciarono a guardarsi in cagnesco; non poterono fare altro, però: in quel momento, infatti, erano rientrate Hermione e Ginny. Ron si agitò.
<< Ah, allora in sette anni qualcosa l’avete imparata! >> Esclamò la riccia, sedendosi accanto a Ron. Se prima era agitato, ora non sapeva più che cosa provava.
<< Che… che cosa? >> Domandò, confuso.
<< Vi siete preparati con largo anticipo! >> Esclamò Hermione, lanciando sorrisi sinceri ad entrambi.
<< Già. Questa volta abbiamo fatto i bravi >> Disse Harry, ironico. Ma dalla sua voce traspariva del risentimento, che sembrò cogliere solo Ron; il ragazzo abbassò gli occhi, ad osservare il pavimento. << Comunque, avete risolto con la storia dei Caposcuola? >> Domandò.
<< Sì, e abbiamo capito quale fosse il problema >> Cominciò Ginny. << In pratica, visto che Hermione ha sempre avuto il massimo dei voti a scuola, e visto che ha aiutato nella vittoria contro Voldemort, ha meritato, anche se “ripetente”, il ruolo di Caposcuola. Ed anche io, visto che ho aiutato nella battaglia e mi avvicino a lei nella media dei voti, mi sono meritata di averlo. Quello di Hermione, però, è più un incarico “ad honorem” >> Terminò, lo sguardo illuminato. Harry le sorrise.
<< È meraviglioso! >> Esclamò, lanciando un sorriso gioviale anche ad Hermione. Ron, in quel momento, ebbe una fitta di gelosia.
Purtroppo, anche se ormai tutto era passato, il ragazzo aveva ancora ricordi nitidi di quella giornata in cui aveva distrutto il medaglione: l’Horcrux. Sì, lui lo sapeva che quelle immagini che aveva visto erano state proiettate solo per renderlo più debole, ma allo stesso tempo pensava che ci fosse un fondo di verità. Probabilmente, fino a che non avesse avuto risposta da Hermione, non avrebbe dimenticato quelle immagini.
E decise di dar retta ad Harry, per una volta.
 
***
 
<< Hermione! >>.
Erano appena scesi dal treno, e Ron stava chiamando la sua amica, che dalla sua prospettiva era quasi del tutto inghiottita dalla folla. Hermione parve sentire, e si girò a vedere chi la stesse chiamando.
<< Finalmente ti ho raggiunto! >> Esclamò lui, quando le arrivò accanto.
<< Non è colpa mia se tu sei l’ultimo ad uscire dallo scompartimento >> Disse lei, sorridendo freddamente. Ron ebbe una strana impressione, ma non le diede peso. Riprese, invece, a camminare in mezzo alla folla, che sembrava pronta ad inghiottirlo da un momento all’altro. Hermione lo seguì.
<< Senti, non è che potremmo riprendere il discorso che abbiamo lasciato in sospeso alla Tana? >> Le domandò, le orecchie nuovamente in fiamme.
<< Bé, questo non mi sembra il momento adatto >> Rispose Hermione, lo sguardo in cerca di qualche carrozza libera.
<< Ne sei sicura? Non potremmo neanche fermarci un attimo e…? >>.
<< Non, non credo proprio che dovremmo. >> Rispose, gelida. Ron la osservò. << Le carrozze sono contate, e se non riusciamo a salire neanche su una, ci toccherà farcela a piedi. E Harry ce lo ha detto tempo fa, che il viaggio senza carrozza è parecchio lungo >> Aggiunse, la fronte aggrottata. Si rilassò solo quando vide una carrozza libera; ci corse dentro, e ne occupò un posto. Ron, di malavoglia, la seguì.
<< Neanche qui dentro…? >> Cominciò, speranzoso. Ma una testa bionda gli fece cambiare idea.
<< Luna! >> Esclamò Hermione, abbracciando Luna Lovegood, ragazza del settimo anno di Corvonero.
<< Ciao, Hermione! E ciao anche a te, Ron! >> Rispose lei, lo sguardo perso nel vuoto (“come al solito” Pensò il Weasley). Insieme a lei, salì sulla carrozza un ragazzo che entrambi riconobbero come Dean Thomas. Era del loro stesso anno; si sorpresero di trovarlo ancora vivo.
<< Accidenti, Dean! Che fine avevi fatto? >> Domandò Ron, sorpreso e contento allo stesso tempo.
<< Dopo la battaglia, sono ritornato a casa mia, da mia madre. È stata contenta di rivedermi, e ancora più contenta di sapere che ora il Mondo è più tranquillo >> Rispose, in maniera abbastanza evasiva. Prese la mano di Luna; lei strinse la sua. Hermione e Ron osservarono la situazione, poi si scambiarono un’occhiata complice. Hermione, però, distolse quasi immediatamente lo sguardo.
<< Comunque, non credevo che sareste ritornati a Scuola >> Aggiunse. << Pensavo che con tutto quello che avete fatto, un po’ di riposo ve lo meritaste >>.
<< Lo so, ma Hermione non è contenta se non terminiamo la nostra istruzione >> Rispose Ron, portando gli occhi al cielo; Hermione, risentita, gli schiacciò un piede. Tutti e quattro cominciarono a ridere.
<< Anche mia madre ha voluto che ritornassi, per ottenere un diploma >> Disse Dean, ancora sorridendo.
<< Ed io invece volevo stare in regola con la mia età >> Si intromise Luna, prevalentemente assente. << Comunque ho saputo che sia tu che Ginny siete diventate Caposcuola: è meraviglioso! >> Esclamò poi, gli occhi meno svampiti e più felici. Hermione le sorrise, mentre Ron cominciò a discorrere con Dean.
Pochi minuti dopo, arrivarono al Castello.
 
***
 
<< Fate tutti quanti silenzio! >> Esclamò il Professor Vitious, che anche quell’anno era insegnante di Incantesimi. Nella Sala Grande non ci fu più un fiato. << La Preside vuole dirvi alcune cose, prima di iniziare >> Aggiunse, indicando la Professoressa McGranitt, che si alzò, lo sguardo severo. Tutti gli studenti applaudirono.
<< Accidenti, non vedo l’ora che vi sia lo Smistamento: non ci vedo più dalla fame! >> Esclamò Ron, l’espressione affamata. Harry, che si era ricongiunto con loro (stessa cosa Ginny), gli sorrise. Sembrava che i rancori in poco tempo si fossero dissipati.
<< Ssh! Fammi ascoltare! >> Lo redarguì Hermione, lo sguardo concentrato sulla Professoressa. Ron non disse più nulla., permettendo ad una Hermione concentrata di ascoltare meglio quello che stava dicendo la McGranitt.
Il discorso della Professoressa, durato un paio di minuti, terminò poi con uno scroscio di applausi; successivamente, ci fu lo Smistamento. Senza sorpresa, poche persone rispetto agli anni precedenti finirono a Serpeverde, con disappunto di coloro (decisamente pochi) che erano ritornati a Scuola, in quella Casa.
Subito dopo, i piatti si riempirono di cibo, e per Ron quello fu il momento più bello della giornata.
<< Bene, è arrivato il momento di andare nelle vostre Sale Comuni >> Disse la McGranitt, dopo una cena eccezionale conclusa (“Siano ringraziati gli Elfi Domestici!” Pensò Ron tra sé e sé). << Studenti del Primo Anno, seguite i Prefetti ed arriverete senza difficoltà a destinazione. Buonanotte a tutti! >> Così dicendo, la Professoressa li congedò. Immediatamente, i Prefetti, da ogni dove, chiamarono a sé gli studenti più piccoli, che a dir la verità erano anche piccoli di corporatura.
<< Non c’è niente da fare: più si va avanti, e più i bambini nascono piccoli >> Disse Ron, sconcertato.
<< Ron! Non prendere in giro gli studenti più piccoli di te! >> Esclamò Hermione, lanciandogli un’occhiataccia. Ron sorrise, poi si avviò insieme agli altri su per le scale, diretto al Settimo Piano.
<< Dimmi un po’: neanche è adesso è il momento giusto? >> Domandò ad Hermione, sussurrandole in un orecchio. Hermione ebbe i brividi, e non rispose immediatamente.
<< Probabilmente avrò da fare in quanto Caposcuola; non mi sembra il caso di rimanere indietro >> Disse poi. Cominciò a correre, allontanandosi dal suo gruppetto.
Più i minuti passavano, più Ron rimaneva sempre sconcertato. Un tempo, per lui era facile parlare con Hermione, anzi: lei ne sembrava anche abbastanza contenta. Ed ora, invece, la ragazza faceva di tutto per starle lontano. Per quale motivo? Il ragazzo non riusciva a darsi una risposta, neanche se si spremeva il cervello. Decise di lasciar perdere; ci avrebbe pensato il mattino seguente.
Con questo pensiero, si avviò nella Sala Comune.
 
***
 
Tra un sogno ed un incubo, il risveglio di Ron, il mattino seguente, fu abbastanza traumatico. Si alzò, il collo dolorante. Massaggiandoselo, si preparò, poi uscì dal Dormitorio Maschile. In Sala Comune, non trovò nessuno dei suoi amici. Fece spallucce; poi, si avviò in Sala Grande.
<< Buongiorno, Ron! >> Esclamò Ginny. Il ragazzo se la ritrovò davanti all’entrata della Sala Grande.
<< Buongiorno anche a te >> Le rispose piatto, ancora troppo sonnolento per parlare con più enfasi. << Sai dove sono Harry e Hermione? >>.
<< Li ho incontrati prima, mi hanno detto che sarebbero andati a fare colazione >> Gli rispose. Come il giorno precedente, una fitta passò nel cuore di Ron.
<< Oh, capisco. >> Riuscì a dire, tetro. Poi, si avviò con sua sorella al tavolo dei Grifondoro, in cerca degli altri due. Li trovò immediatamente; infatti, si trovavano all’inizio della tavolata. Si mise accanto a loro; stessa cosa, fece Ginny.
<< Tra poco dovrebbero arrivare i nuovi orari >> Disse Hermione, lo sguardo stranamente assente.
<< Ha fatto qualcosa? >> Domandò sottovoce Ron ad Harry. Il ragazzo, in risposta, seppe solo lanciare uno sguardo confuso. Ron sbuffò, poi, quando passò Vitious tra i tavoli, a portare gli orari, si mise tranquillo, ad aspettare il proprio. Con gioia, notò che le prime due ore della giornata erano di buco.
<< Evviva! Possiamo riposarci un altro po’! >> Esultò, le braccia in aria. Hermione gli lanciò un’occhiata gelida, poi si alzò.
<< Buon per te; io, invece, alla prima ora ho Erbologia. Ci vediamo dopo, in caso. >> Disse; poi, se ne andò. Ron notò che la ragazza non aveva toccato cibo.
<< Basta, le vado a chiedere cosa è successo >> Disse, alzandosi a sua volta. Harry lo bloccò, trattenendolo per un braccio.
<< Forse è il caso che la lasci perdere >> Gli disse semplicemente, giustificando la sua reazione.
<< Ma perché dovete essere tutti così enigmatici?! >> Esasperato, si risiedé, e trangugiò qualcosa velocemente. Poi, farfugliò un << devo andare… in bagno >>, e si ritirò, lasciando Harry e Ginny da soli, alquanto perplessi.
Ron cominciò a correre a perdifiato; in poco tempo, ritrovò la ragazza, che si era seduta sotto un faggio.
<< Hermione! >> Riuscì solo a dire. Si fermò davanti a lei, senza fiato. Hermione alzò un sopracciglio.
<< Dimmi: vuoi ancora cercare di parlare con me? >> Disse lei, la voce terribilmente gelida, distante. Ron annuì.
<< Bé, puoi anche dimenticartelo. Se non lo vedi, sto cercando di riposarmi qualche secondo, prima di andare a lezione. Lasciami in pace >>.
<< No che non ti lascio perdere! >> Sbottò lui, il viso stravolto. << Perché non riesci a stare tranquilla per un paio di secondi e non mi fai parlare? Perché per tutto questo tempo mi hai evitato? Perché sembra che mi odi? >> Domandò di getto, senza neanche accorgersi di cosa stesse dicendo. Hermione lo fisso sconvolta, poi si alzò e cominciò ad allontanarsi.
<< Rispondimi! >> Insisté Ron, cercando di bloccarla come aveva fatto poco prima Harry. La ragazza si divincolo.
<< Smettila, Ron! Non ho nessunissima voglia di parlare, adesso! >>.
<< E quando ne avrai, allora? >>.
Hermione si fermò; sembrò essere diventata di marmo.
<< Non ne ho idea, ma adesso no. Ora, lasciami. >>.
<< Non ne ho voglia >>.
<< Ho detto di lasciarmi! >>.
Hermione si girò, e tirò uno schiaffo al ragazzo, che si ritrasse immediatamente.
<< Ci vediamo dopo >> Furono le sue ultime parole. Poi, si dileguò.
Ron rimase interdetto al suo posto: credé di averla vista in lacrime, distrutta.
Ma non era certo della sua visione…
 
***
 
<< Sei riuscito a risolvere, con Hermione? >>.
Ginny era appena entrata nella Sala Comune, ed aveva trovato Ron lì dentro, sprofondato in una poltrona. Harry gli stava accanto, e con lui stava giocando a scacchi.
<< No: lei non me ne ha dato modo >> Le rispose, sospendendo momentaneamente il gioco.
<< Vorrei capire cosa le passa per la testa >> Disse Ginny, prendendo una poltrona e sedendosi davanti ai due.
<< Lo vorrei sapere anche io >> Ribatté Ron, burbero.
In quel momento, entrò anche Hermione.
<< Prova a parlarle adesso, magari è più tranquilla >> Le suggerì Harry sottovoce. In effetti, Hermione sembrava più calma, ed il suo sguardo immerso nei loro giorni.
<< Ok, adesso ci provo >> Gli rispose. Poi, si alzò.
<< Ehm… Hermione? Non è che adesso…? >>.
<< No, adesso proprio niente >> Disse lei, interrompendolo. Ron s’incupì; Ginny e Harry osservarono Hermione, che si era immersa nella lettura.
<< Hermione, forse dovresti smetterla di evitare Ron >> Iniziò Ginny, seria. Harry, come notò Ron, le strinse la mano, per darle conforto. A Ron, quel contatto non piacque.
<< Ma io non lo sto evitando. Perché tutti vi siete messi in testa questa storia? >> Domandò Hermione, il naso a due centimetri dal tomo.
<< Invece lo stai facendo: non negare >> Si intromise Harry. Hermione, quella volta, staccò gli occhi dal libro e li puntò sull’amico.
<< Forse lo capisco da sola, quando faccio una certa cosa >> Disse. Poi, con un colpo secco, richiuse la sua lettura. << Vado in camera, che è meglio >> Aggiunse. Poi, si dileguò.
I tre ragazzi rimasero sconcertati.
<< Hermione è cambiata così tanto… >> Disse Ginny; la ragazza era quella più confusa tra di loro.
<< Già; non è più la stessa >> Asserì Harry, lo sguardo rivolto sulla sua ragazza. Ron non disse nulla.
Si allontanò solo dalla Torre, diretto nell’ignoto.
 
***
 
Si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore. Ron ci mise un po’ per capire che era ritornato alla realtà, e quando lo fece si tranquillizzò. Si alzò in piedi, e scese nella Sala Grande, a prendere un po’ d’aria. Ci trovò Hermione.
<< Buonasera >> Le disse. La ragazza sussultò; era girata di spalle alla rampa di scale, e non si era accorta del suo arrivo. << Hai avuto un brutto sogno anche tu? >> Continuò, avvicinandosi alla finestra. Una bella brezza stava passando in quel momento, e Ron se l’assaporò.
<< Sì >>. Rispose Hermione, la voce tremula. Ron si girò a guardarla. Ne rimase colpito: anche in vestaglia, la ragazza aveva fascino (almeno su di lui).
<< E si può sapere cosa? >> Domandò, la voce noncurante. Forse, se non le avesse chiesto di parlare, sarebbe riuscito a scambiare qualche parola con lei.
<< Non era niente in particolare >> Disse, evasiva. Ma il rossore che le era salito sulle guance non convinse il ragazzo.
<< Ne sei sicura? >>.
Hermione annuì.
<< Ok… >>.
Le si avvicinò di un passo. Hermione arretrò.
<< Ma sei sicura di stare bene? >> Le chiese, notando il suo gesto istintivo. Hermione annuì, quella volta più incerta.
<< Sto benissimo, sì… >> Disse. Poi, salì la rampa di scale, in direzione del Dormitorio Femminile. A Ron cedettero le ginocchia, e il ragazzo si ritrovò a terra, le mani a toccare il pavimento. Una rabbia disumana gli crebbe in petto, ed ebbe solo voglia di urlare; riuscì a trattenersi, e, con molta forza di volontà, si alzò e ritornò nel suo Dormitorio, a provare a dormire.
Ma non riuscì a prendere sonno, e per tutta la notte fu sveglio, a sentire il respiro degli altri che, invece, dormivano beatamente.
Questo, però, gli diede modo di pensare.
Sono passati due mesi, interminabili per giunta, e ancora non sono riuscito a fare nulla di buono. In realtà, ho cercato in tutti i modi di avvicinarmi, di mettere in chiaro tutto, ma lei non me ne da la possibilità. E ancora è il caso di continuare a provarci?” Si domandò, lo sguardo perso nel vuoto, in direzione del soffitto. “Forse, per una persona come lei, è il caso di continuare. Ma, se va avanti così, perderò ogni speranza, e magari ogni possibilità per concludere. Perciò, devo agire, ed in fretta”,
Si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda.
Devo provare domani. Sarà la mia ultima possibilità; se non sarò riuscito a parlare con lei, vorrà dire che non era destino. È l’unica soluzione da prendere, ne sono certo.
Farò così.”.
 
***


Ron si alzò di buon’ora, quella mattina, anche perché era alimentato dai più buoni propositi. Si vestì, e in fretta e furia scese, nella Sala Grande. Fece una colazione veloce, poi si girò, in attesa. Ma non dovette pazientare molto: infatti, dal portone comparve proprio lei, Hermione, dopo circa una decina di minuti. Ron, in quel momento colto da batticuore, si rigirò, per non dare nell’occhio. Attese nuovamente, questa volta però l’avvicinarsi della ragazza al tavolo dei Grifondoro. Non ci volle molto: un minuto, ed era già lì, seduta vicino a lui. Ron deglutì sonoramente.
<< Ti sei ripresa da stanotte? >> Le domandò, evitando i convenevoli. Hermione sussultò; sembrava non aspettarsi di essere chiamata.
<< Sì; dopo sono riuscita a dormire >> Rispose, lo sguardo nel vuoto, una ruga preoccupata che le divideva la fronte. << E tu? >>.
<< Come stavo bene ieri notte, sto bene anche oggi >> Disse, evitando grandi giri di parole. Hermione annuì, poi cominciò a mangiare qualcosa.
<< Pensi che, adesso, potremmo parlare? >> Domandò Ron, lo sguardo fisso su di lei. << Tanto, in questo momento non c’è nessuno >> Proseguì. Ed era vero: in quel momento, la Sala Grande era deserta, ad eccezione di qualche studente. Hermione lo guardò, riassumendo lo sguardo gelido che da giorni gli lanciava.
<< Tra poco abbiamo lezione, non credo che sia il caso >> Disse, tornando al cibo. Ron notò che la ragazza stava cominciando a scostare buona parte di quello che aveva messo nel piatto.
<< È da giorni che continui a ripetere che hai da fare, e che non hai un momento. Non pensi che ne potresti trovare anche per me, una volta ogni tanto? >> Disse, stizzito; Hermione s’irrigidì nella panca. Nel frattempo, la Sala Grande si stava riempiendo, prevalentemente di studenti del Primo e del Secondo Anno.
<< Non credo che abbiamo molto da dirci, tutto qui >> Ribatté, alzandosi dalla panca e cominciando ad andarsene, come suo solito. Anche Ron si alzò.
È il momento: devo farlo!” Pensò; poi, agì, facendosi forza.
Il ragazzo, in uno slancio, riprese Hermione; la voltò, e, ignorando la confusione della Sala Grande, ignorando gli studenti che vi erano entrati (ormai metà Scuola), e ignorando anche i professori, così, davanti a tutti, prese e le diede un bacio. All’inizio, Hermione cercò di divincolarsi, e sembrava anche esserci riuscita; ma poi, lentamente, si tranquillizzò, e cominciò a rispondere al bacio, ignorando anche lei per una volta in vita sua il Mondo. Lentamente, gli studenti delle varie Case si girarono ad osservare la situazione, poi, come se niente fosse, ritornarono ai propri affari. Hermione e Ron, però, continuarono ad estraniarsi dal Mondo, almeno fino a quando la McGranitt, con un cipiglio da far paura, non li fece notare che quella era una Scuola, non un parco o chissà che altro posto, e decisero di staccarsi loro malgrado, entrambi scarlatti in viso (Ron aveva anche l’aggiunta delle orecchie). Quando la Preside si fu allontanata, i due si osservarono, imbarazzati.
<< Ehm… spero non ti sia dispiaciuto, tutto questo >> Domandò Ron, mentre con una mano si grattava la testa, teso. Hermione scosse la testa, guardando in basso.
<< No… a-anzi, mi ha fatto capire co…c-così tante cose… >> Disse, balbettando per l’imbarazzo. Ron divenne confuso.
<< Cosa vuoi dire? >> Le chiese, mentre con volontà disumana si cercava di portare fuori dalla Sala Grande, e di portare con sé anche Hermione.
<< Voglio dire che… ooooh, al Diavolo! Mi dispiace veramente di come mi sono comportata, ma non ero io! >> Esclamò, agitata. Ron la guardò negli occhi, e in essi vide la verità. << È che per tutto questo tempo ho avuto paura… paura di un tuo rifiuto. Non ho mai capito quello che provassi tu per me, ed era così difficile… f-farsi avanti… ma in un certo senso, ci ho provato. Ed infatti, due mesi fa… ci siamo baciati… >> Continuò, riducendo l’ultima parola ad un sussurro. << È stato quello a mettermi questa paura folle addosso. Non… non avrei mai voluto comportarmi così… soprattutto con te. Vorrei tanto chiederti scusa, ma non trovo le parole adatte >> Finì, il viso completamente in fiamme e gli occhi disperati. Ron, con quelle parole, rimase di stucco: finalmente, dopo tanto tempo, tutti i dubbi, tutte le incomprensioni che aveva vennero sciolti, e la situazione lo lasciava davanti ad una prospettiva speciale, unica: cercare, cioè, di stare più tempo possibile con lei, anche tutta la vita. Ma era decisamente troppo presto per parlare di quella lunghezza temporale.
La baciò nuovamente, preso dalla felicità.
<< Non c’è bisogno di scusarsi… tutto quello che hai detto è stato sufficiente a farti perdonare >> Le disse, guardandola attentamente. Hermione ricambiò lo sguardo, ancora preoccupata.
<< Davvero? >>.
<< Certo… ti sembra che dica mai bugie, io? >>.
Hermione gli sorrise, poi toccò a lei scoccargli un bacio.
Con quella nuova felicità acquisita, i due ragazzi, sottobraccio, si avviarono in Sala Comune; la prima ora, infatti, per entrambi, era di buco. Si lasciarono tutto alle spalle, o perlomeno, si lasciarono alle spalle quegli studenti che, loro malgrado, avevano assistito alla loro ricongiunzione.
Ed anche se per parecchio tempo al solo ricordo di quella giornata si imbarazzavano come non mai, erano comunque contenti di averla vissuta.
Loro due, insieme.





N.D.A.: Ho provato a scrivere questa storia per cercare di colmare uno dei buchi che ha lasciato la Rowling. Probabilmente, sarà andata diversamente la storia, anche perché l'autrice di Harry Potter, ovviamente, non sono io.
Comunque sia, sarei soddisfatta di trovare almeno una recensione, perché qualunque cosa quella recensione possa contenere, mi aiuterebbe a migliorare.
Ora vi saluto: torno a scrivere.
  
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