Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: FuoriTarget    30/07/2010    5 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1

Relazione Clandestina



-12-








La consapevolezza era arrivata all'improvviso. Tra gli spaghetti alla carbonara collosi della mensa e un secondo di tacchino e verdure cotte -il che la rendeva un po' squallida, ma insomma bisogna poi accontentarsi...- nel giovedì più nevrotico dell'anno.
Era appena finita la simulazione della prima prova per tutte le quinte, e in mensa si respirava l'aria tesa che accompagna l'uscita dagli esami, quando a tutti sembra di aver fatto un buon compito e la frenesia di sapere il risultato chiude lo stomaco.
Chiara ancora sfogliava con studiata meticolosità la divina commedia, per controllare se le citazioni che aveva infilato nell'analisi testuale fossero giusto mentre l'allegra compagna di disavventure fulminava chiunque osasse avvicinarsi al loro tavolo.
E poi eccolo lì il tassello che mise tutto al posto giusto.
Ripassò con la mente ogni notte passata insieme, ogni parola detta o sospirata sulla pelle dell'altro, ogni cenno ogni sguardo. Il “ti odio” che gli aveva urlato mesi prima quando l'aveva buttata fuori dalla sua vita e le tensioni che erano arrivate dopo: le frecciatine, gli insulti morti in gola, le contraddizioni, i baci rubati in mezzo dalla folla.
Per giorni aveva speso ore dietro ai suoi misteri, dietro a quel segreto che lo frenava, che gli impediva di essere spontaneo, senza capire perché le interessasse così tanto.
Sì il solco che aveva lasciato sulla sua pelle era ancora visibile, e le sua mani cariche di passione e gentilezza ancora le tormentavano il sonno, però l'aveva catalogata come una cotta da manuale e nulla di più. Ma quel tormento non aveva nulla di familiare, mai si era sentita così in colpa per aver ferito qualcuno, ne aveva desiderato così ardentemente un banale contatto con la pelle di una ragazzo al punto da sperare di sfiorarla casualmente nel corridoio. Nessuno -nemmeno Edoardo- le aveva mai provocato tutte quelle farfalle e quei sorrisi e quei pianti.
Alzando gli occhi lo trovò là, due tavoli più a destra, meno di cinque metri in linea d'aria. Poteva sentirne la risata bassa piena di scherno mentre combatteva con Filo e il Vigna a suon di palline di mollica di pane. Nulla di diverso da quando l'aveva visto chinarsi la mattina alla macchinetta del caffè o fumare a ricreazione sdraiato sulle scale con il viso rivolto al sole. Forse solo la luce accesa della risata nei suoi occhi.
Ed era là a portata di mano. Con i suoi misteri e la sua alterigia. La risata bassa e roca e i capelli più spettinati del solito. Un orgoglio che faceva sorridere e un paio di bicipiti da paura.
E tutto prese un nome, quello con la A, che a diciott'anni si ha paura a pronunciare persino col pensiero.
Finalmente non c'era più nulla da capire: Alice era innamorata cotta di Manuel (e in qualche modo poco ortodosso lui la ricambiava).

Fu relativamente facile a quel punto capire cosa fare.
Innanzitutto prese il cellulare dalla tasca per attivare la prima fase, quella dell'indagine, mandò un sms a Jack dicendo che aveva bisogno di parlargli da sola e se poteva aspettarla all'uscita.
Attese la reazione con le dita incrociate sotto il mento, quando finalmente alzò gli occhi e la guardò pieno di domande, lei sorrise discreta e Jack, da grande diplomatico quale era, annuì mascherando il movimento nella confusione del tavolo più agitato della sala.
Ancora una volta l'avevano fatta sotto il naso a Manuel.
Dopodiché illustrò la situazione e il piano alle amiche a bassa voce con estrema disinvoltura. Due grossi sorrisi si aprirono sui volti attorno ad Alice strappandole un immenso sospiro di sollievo.
Laura si spinse avanti sul tavolo l'espressione diabolica che Alice adorava e temeva al tempo stesso dipinta sul viso.
-Io amo i tuoi piani. Finalmente abbiamo qualcosa da fare, non ne potevo più di studiare!- ondeggiò la chioma bionda e boccolosa a beneficio della fauna maschile che la guardava estasiata, poi con tono leggermente più alto continuò: -Bene direi che è giunto il momento della tua sigaretta post-pranzo perché stavolta te la sei meritata. No Chi?-
Con i libri e i pensieri del compito accantonati, anche Chiara la guardava felice come non lo era mai stata davanti ad una confessione dell'amica rossa-combinaguai: -Giusto se l'è meritata. Quindi se oggi pomeriggio cercherai di estorcere qualche informazione a Gio, io e lei potremmo portare avanti la missione con una spedizione esplorativa di shopping per quando l'avrai conquistato? Che preferisce intimo bianco virginale o nero pizzi e merletti?-
Improvvisamente lei e le sue sorelle erano tornate quelle di una volta. Diaboliche e vendicatrici, unite come un fronte compatto per proteggere la famiglia, e pronte ad accettare tutto per la felicità di una delle tre.
-Non che abbia mai espresso una preferenza, di solito toglieva tutto alla svelta non si fermava finché non arrivava alla pelle. Però credo che sia più il tipo da vedo-non-vedo..- si fermò a lanciargli uno sguardo attento mentre Manuel, ignaro delle trame che stavano tessendo alle sue spalle, chiacchierava pacatamente con Paolo annuendo di tanto in tanto attento alle sue parole.
-Nero sì, decisamente nero!- mormorò infine Alice dopo un'attenta analisi.


-Non dovrei essere io a raccontarti questa storia..- sospirò con il peso della colpa che già gli piegava le spalle
Alice aveva atteso febbrilmente quel momento per tre ore.
Si era torta le mani per tutto il pomeriggio, aveva fatto la punta a tutte le matite del suo astuccio e anche a quelle delle sue compagne di banco. Non aveva seguito una parola della lezione di storia dell'arte ne d'inglese. Nella mente contava i minuti.
-Lui non me lo direbbe mai ed io ho bisogno di sapere! Sai di poterti fidare di me, non andrò certo a spifferargli le mie fonti!- cercò di dissuaderlo con una spallata amichevole che sui 90 kg di muscoli non sortirono un gran effetto. Arrivata a quel punto non si sarebbe arresa davanti alle remore di coscienza dell'altro.
Jack la guardò negli occhi, ed oltre gli occhi contemporaneamente. Avrebbe regalato tutto il suo guardaroba pur di conoscere i suoi pensieri
-E va bene..ma bada di non giudicarlo troppo male!- sospirò arreso sistemandosi con le gambe stese oltre i gradini e le braccia a sostenersi il corpo all'indietro
-Più o meno lo conosco dalle elementari, ed è sempre stato lo scorbutico asociale che conosci tu, forse un po' meno stronzo, ma sicuramente a causa dell'età innocente! Eravamo alle fine delle medie quando sua madre morì, un tumore che la consumò in meno di due mesi. Da quel momento si chiuse ancora di più in se stesso come era prevedibile: parlava pochissimo e stava quasi sempre con Andre. All'inizio delle superiori  ci perdemmo di vista, io alle Stimate, lui invece era riuscito ad iscriversi al classico contro la volontà di suo padre. Quell'anno cominciammo anche a giocare nella stessa squadra, prima io ero nella categoria più bassa della sua, e scoprii che in campo era molto diverso da fuori. Dava tutto se stesso per vincere e per far felice suo padre. Prima di vederlo con i miei occhi avevo sentito voci sulla sua scorrettezza e sulla mancanza di abilità tattiche, ma erano solo il frutto dell'invidia che provocava negli altri. In seconda mi bocciarono lui invece si trasferì alle Stimate perché con tutti gli allenamenti che faceva non riusciva a star dietro allo studio e suo padre pensò di agevolarlo mandandolo al privato-
-Tsk..allora ha decisamente sbagliato scuola per il suo pargoletto!!-
Jack rise, una risata seria, controllata poi la riprese: -Si vede che non conosci suo padre, per lui non esiste accontentarsi! Bisogna sempre arrivare al massimo! Non che sia sbagliata come filosofia però la applica indistintamente a tutto sopratutto nei confronti di suo figlio. Non è una cattiva persona solo pretende molto da chi gli sta attorno!-
Di punto in bianco Alice si ritrovò a pensare alle poche volte che Manuel aveva nominato suo padre e a come l'avesse fatto con irritazione e una punta di disprezzo ben mascherata.
-Beh comunque il meglio deve ancora arrivare: dalla terza in avanti migliorammo i nostri rapporti, gli unici con cui usciva eravamo io mio fratello e Andre, gli altri della squadra lo rispettavano ma lo temevano troppo per legare, nonostante fosse il capitano. Poi in quarta, cioè io ero ancora in terza in realtà, successe il finimondo!-
Quello era il momento giusto per la prima sigaretta.
-Sai no dell'infortunio?- si fermò a guardarla per la prima volta dall'inizio del racconto, non voleva vedere le sue reazioni mentre parlava di una vita non sua.
-Mmh non tutta la storia-
-Non che ci sia molto da dire su quello in particolare. All'inizio del campionato in Novembre, al terzo quarto un idiota gli infilò il piede sotto il suo mentre atterrava da canestro e lui ci finì sopra con tutto il peso. Risultato: frattura scomposta di tibia e perone, tutti i legamenti esterni del ginocchio strappati e menisco andato. Non ti dico gli urli e le bestemmie che tirava mentre aspettavamo l'ambulanza, mia madre se lo ricorda ancora e ogni tanto quando lo vede si fa il segno della croce!!!- Jack sbotto in una risata acuta che stonava con discorso ma ebbe il plauso di stemperare un po' la tensione che aveva accumulato sulle spalle.
-Andò ad operarsi a Bologna prima di Natale ma subito gli dissero che non avrebbe potuto più giocare ad alti livelli. Al rientro dalle vacanze combinò un gran casino: non andava mai a fare riabilitazione ne portava le stampelle, a scuola si faceva vedere si e no due volte a settimana e con una faccia da cadavere allucinante. Scoprimmo grazie al Vigna che Cherubini gli vendeva della roba in cambio delle serate da PR-
Alice chiuse gli occhi, la verità era sempre stata lì come un tarlo sopito nella sua mente, solo non aveva voluto vederla. Il semplice fatto che fosse così in confidenza con Cherubini e Clarissa era un grave campanello d'allarme e poi la bocciatura nonostante gli ottimi voti che aveva sempre avuto, le conoscenza torbide che aveva sempre dimostrato all'interno del BlueMoon.
-Poi all'inizio della primavera il fratello di Laura e alcuni suoi amici ci chiamarono dicendo che lo avevano trovato su una panchina vicino al BM. Strafatto-
Lì Jack si fermò e non sembrò intenzionato a riprendere.
E poi? Voleva sapere, cos'era successo dopo, com'era tornato quello di prima? Se veramente era tornato come prima...
Rivolse all'amico uno sguardo smarrito mentre lui si ostinava a guardare i sassolini sull'asfalto.
-Perché?-
Fu l'unica domanda sensata che trovò la forza di porgli.
-Questo lo devi chiedere a lui, penso che solo Manuel possa risponderti. Io ho provato a mettermi nei suoi panni tante volte: aveva una famiglia un futuro una vita serena, poi in pochi anni si è ritrovato solo e senza nessuna meta. Senza punti di riferimento.-
-Suo padre?- era inutile non riusciva a costruire una frase completa.
-Dopo la storia del ginocchio accettò un incarico a Manchester oltre a quello con la Benetton e lo mollò da solo proprio quando aveva bisogno di controllo; ormai saranno tre anni che lo vede solo un weekend si uno no. C'è rimasta solo quella santa di Sonia che lo bacchetta ogni tanto e adesso lo tiene in riga. Non lasciarti ingannare da quel che dice, lui la adora!-
Quante volta l'aveva sentito imprecare contro di lei per una maglietta che non trovava più, i cd rimessi a posto nell'ordine sbagliato, il telecomando che non si trovava mai...
Ma quella domanda era ancora lì a premere dietro la fronte: -Sai se si fa ancora?-
Jack sospirò come se la fatica di tutte le parole che aveva detto fosse ancora sul suo petto.
-Ali devi chiederle a lui queste cose, io mi sono limitato a raccontarti ciò che so, che sappiamo tutti. Manu ha passato un anno di merda prima di diventare quel che è ora gli ho promesso che non ti avrei detto nulla e credo davvero che spetti a lui- la guardò con quegli occhi buoni e scuri così simili e allo stesso tempo diversi dai suoi. Se gliel'avesse chiesto, lui non le avrebbe mai risposto. -Chiediglielo, se si fida di te allora te lo dirà!-
Sconvolta molto più di quanto fosse possibile vedere dalle sole espressioni del viso Alice annuì con poca convinzione. Si fidava di lei?
Sei uno stronzo
I think i'm drowing...Io non posso dimenticarti...Asfixiating
Da quando per te non sono più Alice ma Aroldi
Perchè devi essere così testarda devi dimenticarmi! Io non posso stare con te..non è il momento, quindi fai un favore a tutti e due: lasciami perdere!
Come osi...vai a divertirti con le tue amiche dodicenni e non scocciare me! Brutto figlio di...
Quanto sei acido..
Quasi le vennero le lacrime agli occhi al pensiero di quante cattiverie gli aveva urlato, quando l'unica cosa che voleva davvero era potergli sussurrare ancora all'orecchio tutta la voglia che aveva di lui e del suo abbraccio.
Su quel gradino davanti a scuola con il suo migliore amico di fianco a svelarle cose che mai avrebbe immaginato da sola si sentì per la seconda volta nella sua breve vita, una gigantesca merda maleodorante.
Ed entrambe le volte era coinvolto Manuel.
Coma aveva potuto in tutti quei mesi insultarlo giudicarlo con tanta leggerezza, se solo avesse saputo...forse gli sarebbe stata lontana!
Quel ragazzo a soli 19 anni ne aveva passate più di quante ne potesse sopportare; e mentre lei negli anni precedenti scopriva se stessa, il potere inebriante del Martini e quello seduttivo di un bel paio di gambe, lui sopportava il peso di vedersi strappare un sogno a forza e delle aspettative di un padre. Avrebbe dovuto capirlo quando gli aveva chiesto della sua famiglia e lui aveva candidamente risposto che ciò che ne rimaneva passava più tempo con le hostess dell'British Airways che con lui.
Oppure quando lo aveva visto con lo sguardo perso nel vuoto mentre lei si lamentava delle interminabili discussioni con sua madre.
O quando andava a prenderla dopo essere stato a vedere una partita e la spogliava in fretta senza vederla davvero, con i denti le correva sul corpo, pieno di brama e di rabbia e non diceva nulla fino all'orgasmo.
Si maledisse una, due cento volte per la sua inutile ingenua cecità. E Jack lo intuì subito quando la vide conficcarsi le unghie nei palmi e l'espressione mutarsi in una maschera d'odio.
-Ali non fartene una colpa, non potevi saperlo. Lui non ne parla nemmeno con me e tu hai fatto il possibile, ti sei avvicinata come nessuna prima di te aveva osato fare. Di solito le faceva scappare prima che potessero anche solo pensare di chiedergli di rivederlo..- le passò un braccio sulle spalle e con le labbra si avvicinò alla tempia: -ci vuole pazienza e costanza con Manu!-
Le lacrime a quel punto strariparono, aveva retto anche troppo a lungo senza piangere, perchè sentiva che quelle parole c'erano già dentro di lei. Sapeva dall'inizio che ci sarebbe voluta molta pazienza, e c'aveva provato con tutti i mezzi. Ma era tardi. Troppo tardi.
Aveva deciso senza interpellarla.
Proprio ora che era certa di essersene innamorata.
-troppo tardi..- brontolò tra i singhiozzi contro la spalla dell'amico
-Ehi non ci crederei troppo se fossi in te!- sghignazzò dei suoi stessi pensieri: -Ieri ha passato tutto il pranzo a guardarti cercando di non farsi beccare da noi e ha preso cinque in latino dopo la scenetta in giardino, persino la Gracci si è stupita. Non voleva crederci, era l'unico della classe con la sufficienza piena-
Trattenne un sorriso a stento ricordando che quello era uno dei loro battibecchi più comuni: il suo pessimo rapporto col latino.
Quel discorso riportò alla luce il bacio che le aveva dato la mattina che erano andati al lago, il giorno dopo che lei aveva mollato Edo. Il tepore del piumone, le sue mani a circondarle il viso e le labbra delicate in un tocco casto che voleva solo dirle buongiorno.
No. Non poteva arrendersi.
Non dopo tutta la fatica che aveva fatto prima di ammettere a se stessa che era lui che voleva.
Poteva essere arrogante, scorbutico, asociale, persino drogato, non gliene fregava nulla, li avrebbe raddrizzati lei i pilastri che si erano piegati sotto di lui. A costo di impiegarci anni non avrebbe rinunciato. Gli avrebbe dato qualcosa di nuovo per cui sperare, qualcosa che avrebbe scacciato tutte le sue ombre.
Perché non ne avesse mai parlato con lei non importava, l'avrebbe costretto con la forza o con metodi meno ortodossi se si fosse reso necessario, a tutti i costi. Fino a che lui non le avesse detto esplicitamente che non provava nulla per lei. Doveva portare a termine il piano.
Non importava che fosse amore - anche perché conoscendolo se si fosse innamorato non avrebbe nemmeno saputo dare un nome a ciò che sentiva - si sarebbe accontentata di qualsiasi barlume di sentimento. Pur di essere almeno un po' nei suoi pensieri.
Rimase a farsi coccolare un po' da Jack. Pianse ancora qualche lacrima giusto per sfogare tutta quella rabbia mentre le mani grandi del suo migliore amico le stropicciavano la frangia con carezze rudi e smaliziate. E si fece portare a casa, troppo stanca per affrontare Manuel la sera stessa.




Venerdì a una settimana esatta dalla fine della scuola e a meno di 24 ore da uno dei ponti più attesi dell'anno, il sole splendeva arrogante su Verona, quasi come per prepararsi al weekend. I programmi erano fatti, tutti erano pronti bisognava solo aspettare la fine delle lezioni e poi via al grande anticipo di vacanze.
E come ogni mattina dell'anno scolastico il Blackberry di Manuel trillò venti minuti dopo le sette.
Provò a ignorarlo per qualche secondo, ma sapeva di dover andare, così straziato dal dolore lanciò il lenzuolo da un lato con irruenza e si issò a sedere sul bordo del letto.
La prima cosa di cui si accorse era assolutamente fuori posto: il suo piede destro era finito su qualcosa di angolato liscio e plasticoso che non somigliava affatto al parquet in rovere della sua stanza. Abbassò gli occhi e lui era là, trionfante.
Fisica Tre, edizioni Zanichelli.
Quella era la prova lampante della sua tragica serata, non era uscito per studiare una materia che riteneva inutile e incomprensibile e per la quale oltretutto era pure negato. Raccolse il libro e lo scaraventò sulla scrivania con stizza rovesciando una pila di cd.
Decisamente aveva bisogno di una doccia fredda per svegliarsi.
Uscito dal bagno dove aveva perso tempo a farsi la barba, era in clamoroso ritardo quindi si infilò camicia pantaloni della divisa, poggiò la cravatta sulla spalla e raccattò velocemente i libri di cui aveva bisogno. Quello di fisica per primo.
Infilate le dunk si scapicollò per le scale fino all'ascensore. La vicina lo guardò malissimo mentre aspettavano insieme -l'aveva sempre sostenuto, lei, che quel ragazzo dalla morte della madre era diventato un delinquente- di certo le condizioni di Manuel non aiutarono: le chiavi della moto in bocca i pantaloni a metà sedere e la camicia fuori, la tracolla stretta tra le ginocchia mentre tentava invano di fare un nodo almeno per una volte decente alla cravatta, i capelli bagnati nemmeno lontanamente pettinati.
Non poteva che essere un delinquente.
Arrivato in garage afferrò il casco e si sistemò alla svelta sulla Honda per poi scattare fuori dal cancello per riversarsi sui viali trafficatissimi a quell'ora del mattino.
Scivolò come sempre agile e tra le auto in coda, e non riuscì a non pensare a come avrebbe fatto senza il suo gioiellino.
In fondo ognuno ha i suoi vizi...glielo aveva detto lei in uno slancio di sincerità reciproca quella volta che erano andati in centro ed erano finiti a baciarsi contro un portone.
Scacciò l'immagine con violenza dalla sua mente -non aveva nessuna voglia di flagellarsi pensando ad Alice- per di più a quell'ora del mattino con l'alzabandiera e un motore vibrante tra le cosce.
In effetti si, forse la moto era il suo unico vizio residuo, nemmeno le sigarette avevano lo stesso potente legame fisico col suo corpo. A scuola nei momenti peggiori, quando cominciava a vederci doppio i sentiva i muri giallo sporco stringersi sul suo corpo e strappargli via l'aria dai polmoni, la mente volava libera tra i colli euganei con 250 cavalli tra le gambe e il vento a ghiacciargli la faccia. L'asfalto a pochi centimetri ad ogni piega e l'adrenalina che corre veloce nelle vene.
Niente car wash con ragazze in abiti succinti, ne professoresse giovani e seducenti pronte a bacchettarlo, come nei pensieri della maggior parte dei suoi coetanei, solo una signora nera e cromata, sexy e molto disponibile.
Arrivò a scuola persino in anticipo con la foga che aveva di correre, nel parcheggio non c'era nessuna delle macchine degli amici, per questo si concesse una sigaretta in tutta calma e un bel cornetto al bar.
Quando finalmente arrivò in classe Filo stava ripassando fisica con i capelli lunghi più incasinati del solito e suo fratello cercava febbrilmente un luogo adatto per nascondere i bigliettini. Quei due avevano il potere di agitarlo più di quanto non fosse già di suo.
Si accomodò al suo posto, con gli appunti già al loro posto in un calzino e la certezza che se non avesse passato quel compito decentemente avrebbe dovuto dire addio ad un paio di crediti.
Poi arrivò lei: l'angelo della salvezza.
Visione celestiale -per una lunga serie di motivi- avvolta di luce e preceduta dall'annuncio delle trombe del paradiso, Alice fece il suo ingresso nell'aula della quinta D. Mai donna fu più desiderata.
Si avvicinò sgusciando tra banchi in disordine e compagni esagitati, seguita ad un passo da Charlie che fissava tutti circospetto. Così Manuel ebbe l'occasione di studiarla accuratamente: dai capelli lunghi e lisci disposti ordinatamente sulle spalle alle pieghe ondeggianti della gonna, passando per la camicetta sbottonata ad arte per finire sulle gambe candide.
Deglutì e si passò la lingua sul labbro inferiore prima di avventurarsi ad incrociarne lo sguardo, quegli occhi blu potevano fare brutti scherzi, meglio premunirsi.
-Se le tracce sono quelle che mi ha mandato Charlie ieri sera, queste sono le soluzioni-
Ecco il completamento della visione perfetta: la splendida Alice di prima mattina che portava con se i risultati del compito!!
Aveva parlato a voce bassa direttamente chinata sul banco di Filo, in una posizione che gli faceva temere che l'amico non avesse sentito una parola, poi riprese dopo aver buttato un'occhiata generale all'aula: -Sono tre copie, una ciascuno. Nel caso voleste qualcos'altro mi faccio trovare nel bagno dei maschi alle 8.30 precise ok?-
Manuel stava per dire che si, voleva dell'altro e che l'avrebbe raggiunta di sicuro nel bagno ma non certo per il compito di fisica, e pure lo sguardo vacuo di Filo gli disse che lui stava pensando esattamente la stessa cosa. Forse solo Jack mantenne una parvenza di lucidità.
-Ali ti adoro!! Se riesco a copiare giuro che domani sera la tua pizza la pago io!!- Jack si allungò oltre il banco per abbracciarla in uno slancio di gratitudine.
-Io invece ti sposo!- strillò Filo senza nessun senso logico, e una buona dose di femminilità nella voce.
A quel punto tutti si aspettavano che anche Manuel, il terzo componente del trio, esordisse con una proposta per Alice. I loro sguardi si incrociarono mentre lei era ancora stretta tra le braccia di Jack -e quelle di Filo che si era unito all'altro e non perdeva occasione per toccarla- ma nessuno disse nulla. Alice troppo persa ad annegare in due occhi scuri come la notte, Manuel troppo orgoglioso per ringraziare in qualsiasi modo.
Da quell'istante tutto si mosse molto velocemente.
Prima la campanella che riportò l'ordine in classe e costrinse la ragazza alla fuga veloce dall'aula, poi arrivò la professoressa con un plico di fogli in mano.
-Avete cinquanta minuti da adesso-
Gli esercizi erano esattamente quelli del compito che aveva fatto l'altra classe, quindi gli stessi che la loro salvatrice aveva portato pochi minuti prima. Copiarli non fu impresa facile, ma i meccanismi di distrazione di Filo -dall'alto del suo settimo anno di liceo dirigeva la classe egregiamente- erano sempre validi e non ci volle molto perché la professoressa si arrendesse all'evidenza della loro innocenza.
Al suono della campana della seconda ora tutti avevano già consegnato e all'uscita della Spigarelli, Filo si lanciò in corridoio dichiarando a squarciagola a tutta la scuola di amare Alice Aroldi.

A ricreazione anche Manuel si vide costretto a ringraziare la ragazza con un dignitoso assenso del capo alle, già eccessive, proposte per sdebitarsi degli altri due. Lei si limitò a sorridere divertita declinando gentilmente l'ennesima proposta di matrimonio del maggiore dei fratelli Zonin.
-Non posso accettare la tua proposta solo per il pagamento di un debito..Non potrei mai privare il mondo femminile di un buon partito come te per ragioni così infime!!-
-Oh Ali quanto sei buona! L'ho sempre detto io, beato chi ti si piglia!!-
Buona parte del gruppo scoppiò in una sonora risata, solo Jack lanciò un'occhiata in tralice a Manuel che nascondeva un sorrisino malizioso dietro una mano. Da troppo non lo vedeva ridere così.



Nulla di speciale quel venerdì alle Stimate. La mattinata, dopo l'episodio del maggiore dei fratelli Zonin che urlava nel corridoio le sue proposte di matrimonio per la Aroldi, si trascinò lenta fino dopo pranzo.
I soli che a mensa urlavano entusiasti erano un ristretto gruppo di studenti di seconda: le voci non erano state confermate, ma si diceva in giro che un paio di loro avesse spiato la tanto bramata Alice Aroldi a fumare nel bagno dei maschi del terzo piano e che lei li avesse intrattenuti mostrando loro le sue grazie. Già si favoleggiava di completini leopardati e rocambolesche acrobazie sessuali.
In realtà le cose erano andate in modo ben diverso. Alice si era sì rinchiusa nel bagno dei maschi armata di libro di Fisica, calcolatrice, ed aveva riempito di fumo tutta la stanza, in attesa che suonasse la campanella, ma i due ragazzini che l'avevano beccata seduta a gambe incrociate sul piano del lavandini erano stati cacciati fuori prima ancora che avessero il tempo di sbavare sul pavimento. E si erano pure presi una bella strigliata dal Bressan (con tanto di minacce e insulti coloriti alle loro madri) quando li aveva beccati a raccontare in giro la storia rivista e corretta del loro incontro.
Questo però era un particolare che nessuna delle due parti era interessata a divulgare..
Il pomeriggio toccò vette di sonnolenza mai raggiunte per gli alunni di quinta. Persino Chiara, sempre attenta e diligente, affondò le testa tra le braccia incrociate sul banco in un momento di totale sconforto.
Solo la bella rossa della sezione B fremeva con le mani schiacciate sulla sedia sotto le cosce fresche. Unica in tutta la classe che parve vagamente attenta alla correzione dell'ultima versione assegnata per casa, non staccava gli occhi dall'orologio e la sua mentre viaggiava già verso il settimo piano di un palazzo bello e signorile nel centro di Verona.

Con uno scatto del pedale superò lo spartitraffico e attraversò il cortile interno diretta al portone di legno scuro e i campanelli. Trasse un respiro profondo e con il dito tremante pigiò il bottoncino argentato accanto al cognome di Manuel.
Contrariamente a tutti i suoi piani si ritrovò a pregare che nessuno rispondesse, tutto il coraggio era scomparso all'improvviso, i nervi tesi dietro al collo e una sensazione inspiegabile nello stomaco le diceva di andarsene, che salire sarebbe stato un errore enorme.
Passarono una decina di secondi e stava già per girare la bicicletta e andarsene quando la sua voce falsata dal citofono risuonò nell'aria.
-Chi è?-
-Sono Alice-
Silenzio dalla parte del ragazzo.
Enorme e madornale errore. Ogni istante le diceva che non avrebbe mai dovuto suonare quel campanello. Eppure da quella decisione dipendevano troppe cose -compresa la sua felicità- e forse anche il suo futuro.
-Mi fai salire un attimo, devo chiederti una cosa?-
-Vieni- rispose subito facendo scattare il meccanismo del portone.
-Metto dentro la bici?-
-Si-
La solita conversazione telegrafica non la scalfì, ci era abituata.
Attraversò il portone e lasciò la bicicletta nel solito angolo appoggiata al muro. Sempre lì, lo stesso punto in cui la lasciava sempre fino a qualche mese prima.
Quando non andava da lui per parlare, e la mattina impiegava dieci minuti solo per scegliere la biancheria.
Si avviò all'ascensore sistemando la divisa della scuola e la borsa a tracolla che le stringeva il seno provando senza risultati di scacciare ogni pensiero che non fosse il suo obiettivo.
Settimo piano.
Guadagnò il pianerottolo in quattro falcate e si addentrò decisa nell'appartamento. Pensava di trovarlo in camera al computer oppure sdraiato sul letto ad ascoltare musica come sempre, quindi si avviò spedita alle scale a chiocciola che portavano alla sua stanza.
-Ehi! Sono qui.- l'urlo arrivò dalla cucina, luogo che lei aveva semplicemente ignorato.
Voltandosi indietro lo trovò seduto su uno sgabello davanti ad un paio di libri che si affrettò a chiudere.
-Che vuoi?-
Ed era bello anche così, in maglietta e vecchi pantaloncini. Coi capelli appiattiti su un lato, probabilmente dove prima teneva appoggiata una mano, gli avambracci muscoli su cui sporgeva un intricato disegno di vene pulsanti.
-Avevo un paio di cose da chiederti-
Sbuffò e si alzo in piedi. La maglietta larga dei Celtics talmente lisa da essere quasi trasparente non nascondeva affatto le linee dure delle spalle. Si avviò al frigorifero dove si tuffò con tutta la testa.
-Parla no!?!-
Quell'invito nemmeno troppo scortese la distrasse definitivamente da quel corpo tentatore.
L'obiettivo, doveva pensare solo all'obiettivo.
-Prima di tutto: per caso hai trovato un mio paio di orecchini?- decise di partire da lontano, si liberò della borsa lasciandola accanto al tavolo e si sedette sullo sgabello dove era seduto lui in precedenza: -Sono a forma di margherita, li ho persi la sera della festa alle Colombare, se non sono qui..-
Manuel interruppe il suo sproloquio: -Sì, erano sparsi nel letto, te li avrei restituiti io-
Glacialmente parlando, la risposta di Manuel fu come una corrente artica nel pieno di Verona il 15 di luglio: da brivido.
-Ok beh...- esitò un attimo sull'altra domanda, improvvisamente tutta la carica che aveva prima di uscire era sparita.
-Perché non mi hai mai detto che hai fatto due anni al classico?-
-Perché non sono affari tuoi- le rispose acido ma calmo emergendo dal frigo con in mano una serie di buste.
Alice si concesse uno sbuffo, appoggiò il gomito sul piano e il mento sulla mano.
-Pensavo ti fidassi di me? Io mi sono fidata e ti ho raccontato un sacco di cose di me, tu invece nulla...non è corretto!!-
-Non fare la bambina...-
Era serio e la guardava stando in piedi dall'altra parte del piano. Per un attimo incatenò lo sguardo con suo, e in quegli specchi d'ossidiana bollente Alice vide l'ammonimento che in realtà celavano. Le stava chiedendo di non andare oltre con lo domande.
-Hai fame?- tergiversare era un gioco in cui Manuel non aveva rivali.
-No-
Ancora una pausa più breve della precedente in cui lo vide prendere un grosso respiro.
-Non sei venuta qui per chiedermi le cose di me che non ti ho detto, ne di stupidi orecchini ...quindi ora parla: che vuoi?-  il tono era perentorio e non ammetteva repliche.
Sfiorò il piano freddo con il palmo della mano libera, la testa ancora abbandonata sull'altra, poi tamburellò con le dita sul marmo, indecisa se fosse o no il momento di scoprire tutte le carte.
-Cosa ti è successo l'anno scorso?- sputò tutto d'un fiato.
Alzando gli occhi per scorgere la sua reazione si ritrovò davanti solo un paio di spalle larghe.
Non le rispose.
-Senti Manu sei incoerente! Io non ti capisco...prima mi tratti male e mi dici di andarmene via...-
La interruppe senza voltarsi: -Sei tu che mi hai staccato la tv e mi hai dato dello stronzo!- la corresse senza particolare intonazione mentre armeggiava con pane e prosciutto.
Ma Alice continuò imperterrita.
-..poi mi hai baciata al BleuMoon-
-No tu mi hai baciato!!- continuò a correggerla sempre più irritato
-...poi a scuola mi dici che devo dimenticarti e che non è il momento giusto-
Nella mente di entrambi vorticava il ricordo doloroso di quella conversazione, quando Manuel le l'aveva seguita per dirle di dimenticarlo pensava davvero di fare la cosa giusta per tutti, invece non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
-Mmmh...smettila di interrompermi!!!- sbraitò Alice anticipando la sua replica: -Comunque poi mi hai aiutata sabato scorso, anche se non mi spiego il perché visto che nella tua testa vuota mi avevi chiesto di starti lontana!- berciò sempre più irritata sbattendo le mani sul tavolo e dando sfogo a tutta la sua impazienza.
Finalmente Manuel si voltò tra la mani un piatto su cui aveva disposto due metà di una panino bello farcito.
-E allora?- domandò con rinnovata calma.
-Come allora? Ieri mattina mi hai difesa e poi insultata davanti a tutti, mi hai umiliata capisci, cosa dovrei pensare io? Eh?-
La guardò un istante negli occhi per decidere cosa risponderle.
Erano dunque alla resa dei conti, sapeva che prima o poi Alice sarebbe arrivata a chiedergli spiegazioni, non poteva continuare a illudersi di poterle stare vicino senza però “avvicinarsi troppo”. Allo stesso tempo aveva la certezza che se le avesse detto che non si sentiva di darle quello che lei desiderava, si sarebbe infuriata e non gli avrebbe più dato tregua.
-Se sei venuta per sentirti dire che ti amo e che voglio stare con te, che ti sarò fedele finché morte non ci separi, puoi anche tornare da dove sei venuta! Sai che non è così te l'ho detto che non provo per te quello che tu provi per me! E poi io non sono come il tuo ex..-
Non comprese il riferimento a Edoardo, però il senso di ciò che le aveva detto era fin troppo chiaro.
-Non sono venuta per questo...- amareggiata gli rispose e abbassò lo sguardo.
Forse si era illusa di avere qualche possibilità quando invece lui non era affatto interessato.
-Per cosa allora?-
Giusto. Bella domanda: per cosa era lì?
-Per sapere con chi sono andata a letto per più di tre mesi, per avere delle risposte. Perché io sono tua amica e non mi accontento delle voci, voglio la verità. E poi per scoprire se ti fidi di me-
-Non è necessario-
-Si che lo è!- inveì con fin troppa enfasi costringendolo ad alzare gli occhi su di lei e a fissarla con un sopracciglio alzato: -Lo è per me- concluse sussurrando.
In un istante qualcosa si accese nello sguardo di Manuel tramutandolo in una belva.
-SMETTILA! Tu non sai niente di me, e non te ne frega nulla altrimenti non mi avresti dato del figlio di puttana l'altra mattina. Te l'ho detto smettila di starmi tra i piedi e dimenticami è meglio per tutti e due!-
Non l'aveva mai visto in quello stato. Manuel si era sporto verso lei al di là del piano della cucina, stingeva forte i bordi di marmo come se volesse sbriciolarli, le aveva urlato in faccia quelle parole in preda all'ira convulsa.
I tendini svettavano sul dorso delle mani e sugli avambracci come corde tese di un violino e anche i bicipiti si erano gonfiati sotto le maniche della maglietta. Sul collo pulsava una vena di grosso calibro al ritmo del suo cuore impazzito.
Eppure non le faceva paura.
Sapeva che con i suoi muscoli avrebbe potuto farle davvero male, ma non si mosse, sapeva che non l'avrebbe sfiorata nemmeno con un dito. Mai, nemmeno nei momenti di passione più brutale, le aveva fatto del male: ogni volta che magari le stringeva un polso o una coscia troppo forte e Alice stringeva i denti per non farglielo capire, lui invece mollava la presa con una carezza quasi gentile.
Urlando le aveva lanciato contro parole dure che riconosceva di meritarsi.
-Ti sbagli..- continuò senza mollare il suo sguardo e sfoderando tutta la dolcezza di cui era capace: -..io continuerò a starti intorno finché ne avrò forza; e non sottovalutarmi, so molte cose di te, più di quanto immagini!-
Allentò leggermente la presa sul marmo e rise sarcastico per quell'affermazione.
-Sai bene che è vero!- ribadì Alice un po' offesa per la sua risata.
-Dimostralo...- la sfidò. Per tutta risposta si alzò dallo sgabello e cominciò a girare attorno all'isola al centro della cucina per raggiungerlo dall'altro lato. Lentamente misurando ogni passo e senza mai lasciare il nero dei suoi occhi.
-Vuoi le prove? Pensavo che mi conoscessi abbastanza da sapere che io non parlo mai per nulla-
Manuel non accennò a cambiare la sua posizione e Alice continuò il suo percorso verso di lui.
-So che sei preoccupato dell'esame più di quanto tu voglia far credere, soprattutto per Fisica perché avere la Spigarelli in commissione ti terrorizza...ma non ne hai motivo. Per quanto ti faccia schifo sei abbastanza intelligente per passare egregiamente anche la terza prova- era praticamente al suo fianco e lo scrutava in cerca di un cambiamento nei suoi lineamenti rigidi.
Alzò una mano col preciso intento di sistemargli una ciocca di capelli però si fermò qualche centimetro del contatto. La sua possibile reazione la spaventava, poteva compromettere tutto il suo lavoro.
-So che hai avuto a che fare con Cherubini, Dave, Marco e il resto della sua cricca e pure con Clarissa, e la cosa non posso negarlo mi spaventa. Vorrei che ti fidassi di me al punto da raccontarmi cosa ci sta dietro ma non posso importelo-
-E poi odi i compromessi, o tutto o niente...me lo hai detto una volta...- abbassò per un po' gli occhi e sapeva che era per l'imbarazzo di quel ricordo.
Manuel non avrebbe scordato facilmente l'occasione che lei aveva citato: era l'inizio di aprile, ed erano ancora in quella fase in cui il resto del mondo sembrava solo una cartonato di scenografia alla loro vita. Si vedevano quasi tutti i giorni, a scuola starle lontano era una tortura, desiderava morderla e baciarla in ogni momento, non tollerava il pensiero che Edo potesse averla quando non era con lui, ed ad ogni amplesso era come morire tra quei capelli ramati.
Tutto o niente Alice Aroldi...ti credevo meno pudica....
Poi non le aveva detto più nulla, aveva atteso un suo cenno dopodiché aveva alzato l'orlo del vestito trascinandola a sedere su di lui. I piedi puntellati alla porta e le dita affondate nei fianchi di Alice, abbracciati nel bagno del BlueMoon.
La Aroldi scivolò davanti a lui proprio in quel momento, passando sotto al suo braccio con una mossa felina. Ora si guardavano negli occhi a pochi centimetri l'uno dall'altra, come quella notte tra denti stretti per non urlare parole di troppo.
L'idea di spostare le mani dal marmo freddo al calore delle sue cosce lo fece tremare, fremeva al pensiero di prenderla di peso e scaraventarla sul tavolo per dimostrarle quanto gli fosse mancata.
-So che ti convinci di stare bene così, ma ti manca la tua famiglia-
Il respiro gli si fermò rumorosamente. Gli occhi sbarrati puntati su di lei.
Alice 2 Manuel 0. Palla al centro.
-So che non mi hai trattata come tratti tutte le altre...E che ti piaccio più di quanto tu abbia il coraggio di ammettere- parlò gentile e carezzevole, come se volesse davvero ringraziarlo per questo.
Non c'era malizia, ne accusa, ne rivendicazione.
Manuel spostò lo sguardo verso il basso, non voleva guardare più quei maledetti occhi azzurri. Non voleva arrossire, ne darle l'impressione di avere ragione.
Non doveva sapere Alice di essere stata il suo sole e la sua luna, il giorno e la notte, l'acqua e l'aria, l'amore e l'odio, la vita e la morte. Per tre banalissimi mesi.
Eppure lei ci era preparata, scivolò con una mano sotto il mento decisa e lo riportò incatenato al suo sguardo con un gesto dolce che non era un'imposizione.
-Ali..-
Tutto quello che avrebbe dovuto dirle rimase intrappolato in gola.
Mentre lei lo guardava negli occhi con dolcezza, splendida, quel sorriso solo accennato sulla bocca, più di tutto gli occhi sorridevano soddisfatti per aver catturato la sua attenzione.
Cercò di ritrovare la sua dignità posando lo sguardo intorno a se.
Quando i loro occhi persero il contatto seppe che probabilmente era tutto perduto, che lui non voleva arrendersi, che non le avrebbe mai aperto il cuore.
Si appoggiò con tutto il peso contro al tavolo e con una mano incrociò uno dei libri che lui aveva lasciato sul tavolo, gli lanciò uno sguardo distratto; quando lesse il titolo, gli concesse l'attenzione che meritava: "Storia del design moderno".
Il portatile acceso sul tavolo della cucina, quel libro, e una alta pila di quaderni. L'astuccio blu scuro decorato dal bianchetto con ghirigori geometrici e alcune matite sparse sul marmo.
Quando incrociò di nuovo la sua maglietta che si allontanava di un poco da lei Manuel non le era mai apparso così stanco.
-Stai finendo la tesina?- chiese interrompendo il discorso che l'aveva portata lì immobile tra le sue braccia, appoggiati entrambi allo stesso tavolo. Colpì il libro con due dita.
-Stai cercando di cambiare argomento?- le fece il verso aprendosi in un sorrisetto scettico.
Purtroppo aveva imparato a conoscerla fin troppo bene, per lui era trasparente come un bicchiere di cristallo.
-Sì perché a questo punto credo che non otterrò più le risposte che cercavo- gli sorrise per spronarlo a parlare. Ultimo stremato tentativo.
-Sei una rottura!- rispose allontanandosi definitivamente da quella posizione così intima.
Attraversò la cucina a passo di marcia e si fermò sotto l'arco della porta dandole le spalle: -Se vuoi le tue risposte vieni e sta zitta!-
Spaesata ci impiegò qualche secondo per realizzare quanto le stava dicendo, ma si affrettò a seguirlo lungo il corridoio mantenendo fede all'invito al silenzio.
La portò in camera sua. Con un gesto automatico le indicò la poltrona perché si sedesse e aspettò che si accomodasse sulla pelle nera con le gambe a cavallo di un bracciolo.
Non sorrideva eppure nella sua espressione non poté che leggere ansia e una punta di curiosità.




Spazio Autrice:


Dopo mesi di latitanza eccomi qui!
Che lavativa...direte voi!
E in effetti è così!!
Ma gioite ora sono tornata e ho preparato già anche il prossimo capitolo
quindi fine delle attese millenarie!
[odiatemi pure per avervi lascito con un finale così...^^]

Jack è troppo buono, Manuel un cazzone cretino e Alice una pazza egocentrica..
ma la vita è bella perchè è varia!!



Come al solito vi amo e vi adoro per le splendide recensioni  a cui mi accingo a rispondere:

Ilary92: cara vorrei postare più spesso, come vorrei fare un viaggio in india, avere tre mesi di ferie, un attico a Parigi e due gatti...insomma ci siamo capite no?
RBAA: Tesora!! come vanno i tuoi studi?? io sono prossima alla laurea sai? Eh si ci avevi preso Droga è la parola chiave del mistero di Manu... vedrai che avremo anche altri particolare, nel prossimo capitolo HIHIHI Condivido l'iniquità della razza maschile (perchè di razza si parla!!) ma non possiamo farci più nulla, è un destino crudele il nostro!! Non ho avuto tanto tempo per leggere molto ultimamente spero di recuperare presto con le tue storie!! baciii
Angyr88:  Eheheh lasciare le cose in sospeso è il mio gioco preferito...sono contenta che la storia ti sia piaciuta! io sono sempre alla ricerca di gratificazioni perchè (come saprai) è snervante non sapere quello che i lettori pensano..spero di trovare una tua recensione, sono sempre molto gradite!! baci
Annalisa70: anch'io voglio pubblicare il continuoooooo uffa! devo impegnarmi ma sono sempre troppo incasinata!
Ozz: finalmente! da tanto non vedevo una tua rece!! Manuel e umano nella stessa frase un po' stonano, lui esula dalla razza per varie ragioni...sono felice che la storia ti piaccia! Spero anche questi ultimi cambiamenti!! ^^ baci
Betty: ehi ciao!! come al solito non ho mantenuto la promessa!! Londra?? piaciuta? io sinceramente l'ho odiata! Devo smentirti: le lettrici invisibili (ora sono due) non sei tu, ma le mie compagne di corso che ho (ahimè) coinvolto in questa avventura e leggono sempre tutti i capitoli! in ogni caso fai bene a tormentarmi con le mail, e anche su fb! Ci vuole qualcuno che mi sproni. Anche se la mia beta già ci mette un gran impegno!! Aspetto con ansia le impressioni sul nuovo capitolo!! baci
bimbic: benvenuta nel club dei quelle-che-leggono-un-mucchio-ma-non-recensiscono-un-tubo! Mi sa che siamo in parecchi comunque! Non ti preoccupare l'importante è che leggi (e magari fai girare la voce sulla mia Splendida creatura)!! Siamo concittadine?? wow! Bolognese anche tu...hihihi forse allora sarai l'unica a notare i tanti punti che mi da la nostra amabile città! baci
Rodney: chiedo venia ma davvero sono stata incasinatissima, tra matrimoni università lauree esamini ed esamoni, mi sono ridotta a scrivere tutto di notte...vorrei avere più tempo, ma giuro GIURO che la storia le finisco!! baci



Un saluto alle lettrici invisibili che sono diventate DUE!!


Baci a tutte
direi che ci rivediamo i primi di settembre!!

Vale



   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: FuoriTarget