Il servo dell’orco
cattivo,che non era affatto malvagio,portò
i fratelli in un villaggio. Era in
corso una fiera…
“Stiamo arrivando.” fece notare Roku mentre all’orizzonte appariva la
città.
I gemelli guardavano il luogo felici.
Se ne erano andati,anche se per
poco.
Via da quel brutto posto.
Via dall’orco cattivo…
Non si può comparare con nulla al mondo la felicità di
andarsene dalla propria prigione.
Anche l’androide
pareva più sereno. Il laboratorio del suo creatore era come avvolto in
un’atmosfera soffocante e grave. Una sorta di camera a gas,se
si volesse
comparare a qualche arnese di supplizio.
Come ci si poteva vivere?
“Meno male che mi ha permesso di fargli uscire. Non so
quanto avrebbero potuto
resistere senza prendere una boccata
d’aria.” pensò apprestandosi ad atterrare.
17 fu il primo a scendere,ed era
esterrefatto.
“Ma non è un trucco!Sei un mago,per
caso?”
“Se così lo vuoi chiamare…”
rispose 6 non troppo seriamente.
Erano atterrati in una strada sterrata,ad
un centinaio di metri dalla città.
Sin da lì si udivano musica e risate.
“Oh…qui deve esserci una festa!!!”
esultò la bambina.
Così prese per mano il suo amico e iniziò a camminare
verso la musica.
Anche il fratello imitò 18,e la
prese per manina.
Da quanto tempo non sentiva una musica,6.
Si ricordava,che,prima di andare
in coma,sua madre gli aveva regalato un carillon.
Gli piaceva un sacco ascoltare la dolce melodia che
produceva.
Anche ora poteva ricordarsela.
La città del nord era in festa. Forse era un festival per
chissà quale evento storico,
o magari un festeggiamento ideato
per i bimbi piccoli.
L’unica cosa certa era l’atmosfera che si respirava.
Ovunque si percepiva felicità,voglia
di vivere.
L’esatto contrario di ciò che si provava a stare nella
base di Gero.
“Che…Che bello!!!” urlò la
bambina vedendo stelle filanti ovunque.
“Guarda la!!!” disse il
fratello,indicando un gruppo di artisti di strada.
I due fratelli iniziarono a ridere,a
metà strada tra lo stupore e il divertimento.
6 si mise ad osservare l’ambiente.
Si sentiva strano in mezzo a tutta questa
allegria.
Lui non riusciva davvero a sorridere,in
ogni modo.
“Ma poi dovranno tornare la…”
pensò.
Non voleva tornassero dal dottor Gero. Non voleva tornarci
nemmeno lui.
“Sarebbe così facile fuggire…ma non posso…dio,come mi maledico per questo…”
A lui non importava di fuggire o meno.
Ma avrebbe voluto far scappare i
due.
Se solo loro fossero riusciti a
fuggire…
“Ehi,6!!!Vieni a vedere!” lo
chiamò 18 strattonandolo per una manica della giacca.
Vi era una sfilata per le strade. Donne e uomini sfilavano
in sfarzosi e vaporosi abiti 800eschi. Tutt’intorno
vi era pioggia di coriandoli e di stelle filanti,che
colorava il paesaggio dei mille colori dell’arcobaleno.
L’androide si mise a fissare
tutto ciò incantato.
Tutto era così bello.
Avrebbe voluto che il tempo non passasse mai.
Che si fermasse.
Ovunque vi erano giocolieri e uomini sui trampoli,che rallegravano con numeri
acrobatici il pubblico. Uno spettacolo per
gli occhi.
E anche per la mente.
“Sono delle principesse!” commentò entusiasta 18,mentre seguiva la sfilata con
gli occhi spalancati.
La festa terminò dopo alcune ore,e
i tre camminarono per le strade.
La gente stava tutta tornando a casa,sulle
strade vi erano residui di coriandoli che
davano un vistoso colorito.
“Vi siete divertiti?” domandò 6 ai fratelli.
“Moltissimo!!!” risposero
all’unisono i due,sorridendo.
Era la prima volta che vedevano uno spettacolo simile. Ne erano rimasti incantati.
“Sai,6…tu non sei così cattivo
come sembra…” ammise 17 grattandosi la guancia.
L’androide fece un cenno positivo “Tu sei la seconda persona che me lo dice…”
Si misero in cammino verso l’uscita della città,prendendo la strada dei campi.
“Dobbiamo proprio andare?” domandò 18 rattristata
“Si sta facendo tardi…” rispose 6,anche
lui un po’ triste.
Passarono per un immenso campo fiorito.
I fiori erano tutti blu,e
parevano un mare da quanto erano numerosi.
La bimba si fermò assieme al fratellino ad osservarli,con la bocca aperta.
Senza aggiungere altro si buttarono
a terra e rotolarono giù per la collina,finendo
in mezzo ai fiori.
L’androide corse subito dai due,e li trovò sorridenti in mezzo al campo.
“Ma che combinate?” chiese,più
curioso che spazientito.
“Prova anche tu,6!!!Ti diverti
tanto tanto!!!” suggerirono i gemelli.
Poco dopo 6 rotolò giù per la collina come loro due,e finì tra i fiori con la pancia all’insù. Provava una
sensazione così piacevole che gli sfuggì un sorriso.
“Bello,vero?” domandò il bimbo
rotolandogli vicino.
“Avete ragione!” ammise questi dopo essersi tolto un paio
di petali dalla bocca.
“Ti prego!Non torniamo in quel brutto posto!Restiamo qui
un altro po’!!!”
scongiurò 18.
Non voleva in nessun modo tornare la. Era così felice fuori…
6 ci pensò su. Poi voltò la testa
verso la bambina e annuì. “Certo!”
“C’erano tanti bambini come noi la alla festa…” fece
notare 18,mentre con suo fratello e 6 guardava le
nuvole,sdraiata nel campo.
“Sì…erano moltissimi…” accordò questi.
La bimba fece un profondo sospiro,e
mormorò in tono triste
“Loro erano con mamma e papà. Come li invidio…vorrei che
la mamma fosse qui.”
L’androide venne
gelato da quelle parole. Ogni volta che saltava fuori questo discorso,gli si gelava il sangue nelle vene.
Quei bambini nutrivano una speranza vana,eppure
ne erano così convinti…
Era così triste. Così dannatamente crudele.
“Vedrai che papà ci verrà a prendere e darà una bella
lezione a quel cattivo!”
la rassicurò 17,stringendo i pugni
con determinazione.
Innocenza.
Così innocenti da credere i loro genitori ancora vivi.
Tanto innocenti da venir quasi presi per stupidi.
Quando sarebbe giunto il momento di dire la verità,che reazione avrebbero avuto?
Per ora lui non ne aveva il
coraggio. Non ora che erano così felici.
Non ora.
Ma allora quando…?
Forse mai.
Venne l’imbrunire. Le nubi si addensarono assumendo un
colore rosso.
6 odiava quel colore.
Ovunque lo vedesse,gli veniva a
mente il sangue.
“Meglio se torniamo…non vorrei
che il dottore si incavoli.” consigliò questi
alzandosi molto lentamente.
I gemelli lo imitarono,con in
volto tutta la tristezza che potevano esprimere.
Tornavano dall’orco.
Alla loro “Casa”…
Alla loro prigione.
Il loro amico li prese in braccio e si involò
verso la base.
“Dio mio…come vorrei che tutto sparisse…” pensò ricordando
ogni brutta cosa.
Che bello sarebbe stato se Gero non
ci fosse mai stato.
Anche a costo di restare solo loro
tre…tutto sarebbe stato perfetto.
Ma anche se i sogni sono belli,sono
sempre e solo sogni.
Ribellarsi al suo creatore…una cosa che desiderava
ardentemente,ma che non poteva fare. E ogni giorno si dannava per questo.
Ogni singolo giorno.
Quando arrivarono a “Casa”,trovarono
ad accoglierli l’orco.
Teneva la cinghia di cuoio nella mano sinistra,e la destra era stretta a pugno.
Il suo volto era una maschera di rabbia.
I bambini si misero dietro la gamba di 6,impauriti.
“Caro figliolo…mi deludi…” enunciò velenoso.
“Ti ho permesso di farli uscire ogni tanto,e tu che fai? Li tieni fino a tardi!
E se fossero scappati?Immagini
cosa comporterebbe ciò??!”.
Il suo tono di voce si fece aggressivo,e
in meno di un secondo afferrò per un braccio 18.
“Lasciami!!!Mi fai male!!!” urlò
la bimba mentre l’orco la tirava per i capelli.
Non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che venne colpita alla schiena da
una cinghiata.
Un urlo disumano uscì dalla sua bocca,mentre
la sua piccola schiena si tingeva di rosso…
“SORELLINA!!!!”
17 cercò di andarle incontro,ma
Gero si frappose,con un ghigno insano.
“Ne ho anche per te,bimbo mio!!!”
senza aggiungere altro lo colpi al
braccio,ferendolo tanto da farlo sanguinare.
Mentre 18 piangeva disperata cercando di lenire il dolore,17 chinò la testa,
tenendosela tra le mani. “Basta!!!Non ci faccia più male!!!”.
Gero a quel punto cambiò espressione.
Si rimise con naturalezza la cintura e sorrise.
“Certo che non voglio farvi male…voi siete così preziosi
per me…non posso permettermi di danneggiarvi…”.
Poi rivolse lo sguardo a 6.
Aveva osservato impotente a quello spettacolo irreale.
Il suo occhio organico stava facendo scendere una lacrima.
“Spero voi abbiate capito la lezione…se volete uscire,cercate di tornare prima del tramonto…altrimenti dovrò
ricorrere alla cinghia!”.
I gemelli obbedirono singhiozzando,e
non si mossero di un millimetro.
“Beh…vuoi dirmi qualcosa,Roku?” domandò poi avvicinandosi.
L’androide cercava come poteva
di mascherare i suoi sentimenti.
Per un attimo gli balenò nella mente un chiaro pensiero.
Lo ammazzo.
Ma questo non era possibile. Per
quanto desiderava farlo,il suo corpo non
rispondeva a simili stimoli. Così era stato
programmato:
Non torcere un capello al proprio creatore.
Gero sapeva bene cosa provasse in
quel momento,e gli diede un buffetto sulla
guancia. Un gesto tanto arrogante da fargli ribollire il
sangue.
“Avanti,6…porta i bimbi a
letto…domani si comincia…”.
Così dicendo Gero se ne andò
nella sua camera.
Rimasero solo i bambini e l’androide.
18 si tolse la maglietta. Sul suo
dorso vi era un taglio abbastanza fondo,circa mezzo
centimetro,tutto sanguinante.
“Perché ci fa questo?Siamo
bambini cattivi?” domandò piangendo a dirotto.
“6…perché non hai detto qualcosa?” chiese 17 sconvolto.
L’androide emise un gemito
secco.
Il suo volto era contorto dal dolore. Stringeva il labbro
tra i denti e dall’occhio
uscivano delle lacrime copiose.
Si poté udire un singulto,simile
a quello di un bambino.
Le sue gambe crollarono e si ritrovò in ginocchio.
“Mi dispiace!!!Mi dispiace così
tanto!!!” urlò sbattendo i pugni a terra.
“Se vi è successo questo è solo per colpa mia!!!Mi dispiace così tanto!!!”.
Il suo pianto fu bloccato da un paio di manine che si
posarono sui suoi occhi.
Erano i due fratelli,che gli
erano andati incontro.
“Non importa…” iniziò 17 tirando su il naso.
“Non è colpa tua…oggi è stata una giornata bellissima,grazie a te…non devi incolparti…è quel uomo cattivo il colpevole
di tutto…” concluse 18 con le
lacrime agli occhi.
Le parole dei due bimbi lo toccarono al cuore.
Di istinto li abbracciò,continuando a
singhiozzare.
Vi prometto che vi
farò uscire da qui,un giorno o l’altro…
pensò 6 mentre sentiva i cuoricini dei
bimbi vicino al suo.
Quella notte 17 e 18 dormirono accanto a lui. Così
l’orco non poteva picchiarli.
Il bambino che era in lui non se
ne era mai andato.
Ogni volta che certe cose accadevano,poteva
sentirlo piangere.
Non aveva mai voluto obbedire a Gero.
Se avesse potuto,sarebbe fuggito
subito da quel Limbo.
Ma non poteva. Mai avrebbe potuto.
Sognare è così dannatamente crudele,a
volte…