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Autore: ka_chan87    26/09/2005    3 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ohayou a tutti, cari lettori! Come state? Io piuttosto bene, ieri sono andata al Comiconvention a Milano e ho fatto spese pazze – tra i miei acquisti una tazza di P-chan, un portachiavi con Bankotsu in miniatura e, finalmente, il pupazzo di Inuyasha!!!!! Sono troppo kawaii! C’era una marea di gente…chissà, magari c’era anche qualcuno di voi e ci siamo incontrati senza saperlo…!
Comunque, ora bisogna parlare della ff…bè, prima di tutto ho notato che questo capitolo, oltre ad essere stato commentato poco – solo tre recensioni…-____- - è stato anche letto poco…ma è ovvio visto che dopo che ho aggiornato io ci sono stati altri mille aggiornamenti che hanno mandato la ff nella seconda pagina…. Quindi ve lo dico adesso: io ogni lunedì aggiorno e se durante la settimana non vedete la ff andate a cercare nella seconda pagina o, addirittura, nella terza….
Cambiando arogmento sono contenta che l'entrata in scena di Deniel non abbia scatenato commenti negativi, anzi...comunque, come ho già detto, mi sono quasi sentita in obbligo di introdurre personaggi come Seiishiro e Deniel al fine di dare maggior spessore - nonchè un passato - ai nostri personaggi.... D’obbligo restano i ringraziamenti da fare ad aruko-chan, che saluto tantissimo^^, Mech e cri-chan che hanno commentato e tutti gli altri che hanno letto! Ora vi lascio al capitolo dove, finalmente, comincia a smuoversi qualcosa – ma questo non vuol dire che gli altri capitoli non siano importanti -__^ .
Vi saluto e…buon inizio di settimana!!!

5° CAPITOLO “DESTINAZIONE MENDEON”.

Erano appena le cinque del mattino ad Eldoras, la grande capitale della Terra Centrale.
La tenebra della notte non si era ancora del tutto diradata, circondando il paesaggio nel suo mantello oscuro, rendendolo spettrale.
Tra qualche ora il sole sarebbe sorto.
A disturbare la quiete delle prime ore del giorno era un piccolo gruppo di persone appostate nella piazza circolare all’interno della Residenza Reale, il luogo di arrivo e di partenza dei Draghi.
Era meglio sbrigarsi. In poco tempo la città si sarebbe risvegliata, i primi bottegai e commercianti avrebbero cominciato ad aprire le loro botteghe e i loro piccoli negozi, aspettando i clienti più mattinieri.
Miroku era silenzioso. Cercava di scaldarsi le mani tramite alcune alitate…erano ancora in inverno inoltrato e le temperature non erano di certo confortevoli.
Sbadigliò. Aveva un gran sonno.
“Miroku… ci sei?” Kouga lo guardò un po’ perplesso vedendo la faccia decisamente poco sveglia dell’amico.
“Mmh…” mugolò quello, come assenso. No, non era decisamente sveglio.
“Accidenti, cerca di riprenderti! Non devi mica andare a fare una scampagnata, lo sai?!”. Ci fu un attimo di silenzio e poi…
“Mmh…” mugolò nuovamente il ragazzo dal codino, facendo innervosire l’amico Youkai.
“Bha, sei proprio senza speranza! Possibile che tu sia ridotto in questo stato solo perché ti sei dovuto alzare un po’ prima?!”.
“Un po’ prima?! – sbottò all’improvviso Miroku – Svegliarsi neanche alle cinque del mattino ti sembra ‘un po’ prima ’ ?! Vorrei vedere te al mio posto!”.
“… Non so se ti sei accorto che stai parlando con me…! Che senso ha dire ‘vorrei vedere te al mio posto ’? No, non sei proprio per niente sveglio!”
“Mmh…” ritornò a mugolare il ragazzo come se niente fosse, facendo incollerire l’ ookami Youkai.
“Ma dov’è tuo padre?! Però, pure tu… che ti costava andare a prendere quello che è il TUO Drago? Mah…”.
“Perché se ci fosse andato lui avremo aspettato anche tutto il giorno!” gli rispose il Governatore che gli arrivò alle spalle insieme a Varandir, già preparata per il viaggio con la sella sul dorso. La dragonessa si diresse verso quello che era il suo Cavaliere addormentato cercando di svegliarlo o, almeno, di fargli capire che dovevano affrontare un lungo viaggio….
- Pensi di farcela? – gli chiese con quello che voleva sembrare un tono di rimprovero, ma che risultò ben altro… più che arrabbiata sembrava, anzi, quasi preoccupata
- Sì, non ti preoccupare… ho solo sonno. Non sono abituato ad alzarmi presto e sai già quanto io faccia fatica a svegliarmi… tra poco sarò a posto – gli rispose tramite il pensiero lui, rincuorandola. In effetti Varandir sapeva bene quanto ci mettesse il suo Cavaliere a svegliarsi completamente… come scordarsi di tutte quelle botte in testa che aveva preso sbattendo dappertutto proprio perché ancora mezzo addormentato!
- Bene, anche perché dovremo affrontare diverse ore di viaggio. Ma se tutto va bene, magari potrai anche riposare un po’ mentre ci dirigiamo verso Mendeon – gli disse affettuosamente lei, cercando di fargli forza.
Lui sorrise.
- Vedremo. Comunque… buongiorno! – la salutò allegro… si stava svegliando.
“Allora, siete pronti?” chiese loro Takehiko, dopo aver scambiato alcune parole con Mendion che li aveva da poco raggiunti.
“Sei sveglio Miroku?” chiese il Ministro al giovane che, per tutta risposta, sbadigliò
“Più o meno… l’aria fresca durante il volo mi gioverà sicuramente…!”.
“Bene, anche perché non dovete perdere altro tempo. Dovete partire prima che gli abitanti comincino a svegliarsi e girare per la città. A parte noi e pochi altri, nessuno deve sapere di questa missione”.
“Lo so…” sospirò Miroku. Il padre non aveva fatto altro che dire la stessa cosa per più di quattro giorni.
Infatti quattro giorni prima, appena terminate le Grandi Nevi, il padre gli aveva annunciato che sarebbe partito, quel giorno, per Mendeon.
Ed ora si ritrovava lì, alle cinque della mattina con un freddo pungente, pronto, o quasi, per affrontare quel lungo viaggio.
“Allora passiamo ai saluti – gli si avvicinò Mendion – Mi raccomando… cerca di tornare intero e, soprattutto, con la principessa!” e gli strinse la mano, dandogli un’affettuosa pacca sulle spalle
“Oh, su questo ci potete contare! Non resisterà al mio fascino” e risero salutandosi. Poi gli si avvicinò Kouga, con la sguardo un po’ teso
“Bè… allora… è ora che tu vada…”
“Kouga… se non ti conoscessi bene, direi che sei preoccupato…!” gli disse Miroku, con lo sguardo di chi la sa lunga facendo sobbalzare l’amico, colpito e affondato.
Era vero. Era preoccupato.
“M- ma che vai blaterando?! Io preoccupato per uno come te che non morirebbe nemmeno se arrivasse il giorno del giudizio!” gli disse, stizzito, rosso in volto, l’ ookami Youkai, vergognandosi della sua stupida preoccupazione… ma Miroku era uno dei suoi più cari amici e non poteva fare a meno di essere in pensiero.
“Sì, sì, ho capito! Ma non ti devi preoccupare… non ho intenzione di morire giovane né tanto meno di rimanere ferito rischiando di deturpare la mia strabiliante e naturale bellezza!” gli disse ridendo, scatenando anche l’ilarità dell’amico. Si abbracciarono, scambiandosi qualche altro saluto.
Miroku si girò verso il padre che era leggermente distante da loro con un sguardo decisamente tirato e cupo.
Gli si avvicinò col sorriso sulle labbra, mostrando una grande fiducia.
“Direi che è ora che io vada, no papà?” gli disse gentilmente mentre Takehiko posava lo sguardo su di lui, annuendo.
“S- sì. È ora” gli rispose, quasi gelidamente mentre il ragazzo ancora sorrideva
“Bene” e si girò dirigendosi verso Varandir.
“Aspetta Miroku!” lo richiamò il padre, facendolo girare.
Takehiko gli si avvicinò e lo abbracciò di getto, sorprendendolo. Miroku non si sarebbe mai aspettato un gesto simile dal padre.
“Mi raccomando cerca di tornare tutto intero. Non voglio perdere anche te”. Il ragazzo sorrise, abbracciandolo a sua volta
“Credo che per liberarti di me dovrai aspettare ancora molto!” scherzò Miroku, facendo sorridere anche il padre.
Restarono qualche momento in quella posizione in silenzio per poi staccarsi e guardarsi negli occhi, sorridendo.
Si mossero verso Varandir e il ragazzo salì in groppa al Drago salutando nuovamente i tre che lo guardavano sorridenti.
“Cercate di non divertirvi troppo senza di me e papà…”
“Cosa?” gli chiese ingenuamente, chiedendosi cosa il ragazzo gli dovesse dire
“… Non ubriacarti troppo! Lo tenga d’occhio senpai!” ghignò Miroku, scatenando l’abituale rabbia del padre che già cominciava a sbraitare.
“Buon viaggio! Occupati tu di lui Varandir!” disse Kouga e il Drago ruggì come assenso, mentre si alzava in volo sovrastandoli in tutta la sua grandezza.
In poco tempo erano così in alto da vedere appena i tre che li guardavano con le teste alzate mentre il vento, con le sue correnti, trasportava Varandir che, dal basso, sembrava nuotasse nell’immenso cielo appena rischiarato dall’imminente alba.
I due si diressero a Nord di Eldoras, dirigendosi verso la catena montuosa delle Montagne dei Re *. Per arrivarvi, però, dovevano attraversare praticamente metà della Terra Centrale, superare parte della catena montuosa e dirigersi ancora verso Nord, raggiungendo così Mendeon.
Miroku aveva molto sentito parlare della grande capitale del Nord, famosa per la sua imponenza e per la maestria con cui era stata costruita. Come Eldoras era molto antica ed era sorta sotto il volere del fondatore della dinastia, colui sotto il quale la città, ma non solo, tutto il Regno poté godere di lunghi e prosperosi anni.
Inizialmente isolata e poco propensa a qualsiasi tipo di contatto con gli altri due Pesi, negli ultimi anni si era notevolmente aperta e i traffici commerciali con la Terra Centrale erano notevolmente aumentati, portando ricchezze e profitti ad entrambi i Paesi.
Con il Sud la situazione era notevolmente differente. Quest’ultimo, da sempre, era chiuso nel suo ostinato isolamento, rifiutando qualsiasi tipo di contatto con i restanti due Paesi.
Negli anni in cui aveva regnato Inu Taisho le cose erano leggermente cambiate, se non migliorate – anche se per molti ciò non aveva avuto nessuna rilevanza.
Il sovrano aveva cercato di migliorare le condizioni generali del proprio Paese, cosa che doveva cominciare con l’aprirsi anche al mondo esterno.
La fortuna del Regno del Sud, era, sì, quella di godere di numerosa materia prima, ma la sfavorevole costituzione del territorio permetteva appena di coltivare qualche ettaro di terra e solo in certe zone e per questo c’era una minima agricoltura di sussistenza. Cioè molti rimaneva senza di che mangiare. I più poveri, l’ultimo gradino della rigida e spietata gerarchia di classi sociali.
Perciò era necessario, se non inevitabile, ricorrere al commercio con gli altri due Paesi se si volva sopravvivere. Ma questa motivazione non era bastata o, addirittura, non aveva minimamente interessato coloro che misero in atto la congiura di quattordici anni prima, primo fra tutti Naraku, che aveva portato alla morte del sovrano e di sua moglie, una ningen.
Ora il Sud era nuovamente ricaduto nel suo isolamento, capeggiato da Naraku di cui si sapeva ben poco se non che volesse piegare sotto il suo dominio tutto il Continente.
Varandir volava leggera e veloce mentre lui rifletteva su queste questioni, le sue squame bluastre che brillavano alla debole luce del sole che stava sorgendo.
L’aria pungente contro il viso lo aveva completamente svegliato seccandogli, per altro le labbra. Ma il fatto di poter di nuovo, finalmente, volare con il suo amato Drago gli faceva dimenticare il gelo. Di certo, però, non raggiungeva i livelli di Kouga, al quale, con qualsiasi condizione atmosferica, piaceva volare…se non ci fosse stato chi glielo aveva categoricamente proibito e se le ali di Slyfer – ma non solo le sue, quelle di qualsiasi Drago – fossero state molto più resistenti, avrebbe volato anche durante il periodo delle Grandi Nevi.
Varandir, invece, sembrava estremamente a suo agio poiché, essendo un Drago d’Acqua, prediligeva le basse temperature.
Ruggì di contentezza, frustando l’aria con la lunga coda che usava da timone, inclinandosi leggermente. Le grandi ali sbattevano ritmicamente ed elegantemente mentre la membrana di cui erano costituite si muoveva elasticamente, sfruttando al meglio le varie correnti del vento.
La dragonessa di Miroku aveva sedici anni ed era uno dei Draghi migliori fra tutti quelli della Milizia, nonostante la sua giovane età.
Avere sedici anni, infatti, per un Drago voleva dire essere poco più grande di un cucciolo. Era in genere verso la metà della loro intera vita – che erano, in genere, molto lunghe - che i Draghi raggiungevano lo sviluppo massimo. La crescita, comunque, non riguardava solo le dimensioni che il Drago poteva raggiungere, ma anche le sue capacità nelle arti magiche nonché nel fuoco che poteva soffiare.
Varandir ora raggiungeva la lunghezza di tre metri e mezzo sovrastando di poco la testa di Miroku stando a quattro zampe. Nei primi anni di vita, lo sviluppo dei Draghi era molto veloce per poi rallentare dai quindici in su, anche perché bisogna tenere conto che un Drago aveva una vita decisamente lunga e per questo motivo la crescita rallentava e si faceva più progressiva.
I Draghi d’Acqua e quelli di Vento erano i più ‘piccoli ’, raggiungendo nel loro sviluppo massimo un’altezza tra i sette e gli otto metri.
Poi venivano i Draghi di Terra, poco più grandi dei precedenti.
I Draghi di Metallo, quelli di Fuoco e quelli Oro erano i più grandi, specialmente gli ultimi che potevano raggiungere grandezze davvero mastodontiche; i Draghi delle prime due specie raggiungevano al massimo i dieci metri.
Da tempo però era difficile vedere un Drago di queste ultime tre specie raggiungere il massimo del suo sviluppo visto che non vivevano più in cattività e si erano dovuti adattare all’ambiente della città e di spazi più ridotti. Ma la ragione principale era un’altra. Da quando Cavalieri e Draghi si erano incontrati e avevano unito le loro vite le cose erano ulteriormente cambiate.
Le vite del Cavaliere e del Drago diventavano interdipendenti e se moriva uno, moriva anche l’altro – se non subito, dopo poco tempo.
Spesso infatti accadeva che un Drago il cui Cavaliere fosse morto si ammalasse o che il dolore stesso della sua perdita lo facesse morire. Quelli che non morivano andavano in esilio, si rifugiavano nelle antiche terre appartenenti ai Draghi e di cui nessuno, a parte loro, conosceva l’esatta posizione.
Nonostante la vicinanza del Drago al Cavaliere prolungasse la vita di quest’ultimo, di certo non poteva vivere quanto un Drago che poteva raggiungere anche i quattrocento anni se non di più.
Per questa ragione non si vedeva più un Drago raggiungere il massimo della propria forza nonché del proprio splendore.
- A cosa pensi? – la voce tranquilla di Varandir risvegliò Miroku dalle sue riflessioni
“A niente di particolare… quante leghe avremo percorso? Non ci ho fatto caso…”
- Bè, da quando siamo partiti sono già passate tre ore, ormai siamo nelle vicinanze del confine con il Nord. Tra poco dovremmo vedere le Montagne dei Re-
“Capisco… dovremmo arrivare verso sera, no?” chiese Miroku con tono speranzoso…non vedeva già l’ora di arrivare al palazzo dei Mend per approfittare del confortevole calore del fuoco….
- Speriamo. Ma penso di sì…non sono mica una lumaca io! -
“Eheh! Lo so, lo so! Non volevo offendere le tue strabilianti capacità di volo!” scherzò il ragazzo facendo ruggire la dragonessa mentre due piccoli sbuffi di fumo tra l’azzurro e il grigio le uscivano dal naso.
- Comunque, il fatto di arrivare presto o no dipenderà soprattutto da te! Spero proprio che non comincerai a lamentarti per qualsiasi cosa e soprattutto a non farci fermare mille volte! È sempre così quando dobbiamo fare dei lunghi viaggi…! – riprese il Drago con una chiara nota di irritazione nella voce che il Cavaliere percepì chiaramente, già sudando freddo proprio perché colpevole.
“Sìììì…! Cercherò di trattenermi…!” sospirò, abbattuto
- No, non ti limiterai a cercare, lo DEVI fare e basta! – ruggì la dragonessa frustando l’aria con la coda.
“Ho capito, ho capito! Accidenti, mi tratti sempre come un bambino!” sbottò stizzito Miroku, esasperato dalle continue raccomandazioni e rimproveri della dragonessa – che, peraltro, riteneva ingiuste…ovviamente a torto.
- Caro mio non dipende mica da me! Se ti tratto così è perché te lo meriti! – gli rispose la creatura senza mezzi termini. In effetti era vero, spesso lo aveva e lo trattava come fosse stato il proprio cucciolo… le veniva istintivo. Ma lo faceva esclusivamente per il suo bene e perché si preoccupava per lui. Erano insieme da sempre – Miroku aveva appena quattro anni quando lei lo scelse – e gli sarebbe rimasta a fianco per tutta la vita. Avrebbe dato la sua vita pur di difenderlo.
“Cambiando discorso… che ne pensi di quello che ho chiesto a Slyfer?” le chiese lui, con un tono stranamente malinconico.
- Intendi quando gli hai chiesto che ti parlasse direttamente ogni tanto? -
“Già…”
- Penso che sia una bellissima cosa. Credo proprio che tu l’abbia spiazzato!
“Addirittura?” esclamò sorpreso Miroku, non credendo che la sua richiesta avesse suscitato una simile reazione nel Drago.
- Sono convinta che sia ancora lì a rimuginare su quello che gli hai detto…! Bè, come biasimarlo… non fai altro che prenderlo in giro! – disse divertita Varandir ricordandosi di tutte le volte che Slyfer aveva inveito contro il suo Cavaliere minacciando continuamente di farlo arrosto.
“Ma io scherzo! Proprio perché lo rispetto e perché lo conosco da tanto che mi comporto così! Non lo farei con nessun altro a quel modo…. Pensavo lo avesse capito…” rifletté Miroku, chiaramente stupito dal fatto che il dragone non avesse capito ciò che lui provava.
- Io lo so Miroku e questo perché tu sei il mio Cavaliere. Anche se vi conoscete da tanto non ti stupire… Slyfer non ci capisce niente dei rapporti con gli altri, per lui esiste solo Kouga. E non lo biasimo… sai anche tu che non ha avuto una vita facile -
Miroku tacque, riflettendo sulle parole della dragonessa.
Slyfer era rimasto completamente solo. I suoi genitori morirono durante un combattimento anni prima quando lui era già stato covato e per poco non era morto anche lui… infatti il suo uovo venne rivenuto sulla riva di un piccolo fiumiciattolo nelle vicinanze di Eldoras in pessime condizioni.
Lo misero subito in un gruppo di uova per la Cerimonia della Scelta, sperando che si schiudesse il prima possibile, temendo per le sue condizioni. Ma prima che si schiudesse passarono molti anni, lo stesso Miroku aveva sfilato davanti a quell’uovo che, ovviamente, non lo scelse.
Finalmente l’anno successivo si era schiuso, scegliendo come proprio Cavaliere Kouga che aveva avuto un destino molto simile al suo.
I primi anni di vita per Slyfer furono difficili, poiché il giorno in cui i suoi genitori erano morti anche lui, seppur nel guscio, aveva subito diversi danni nonché una malformazione ad un’ala che si era aggravata anche per il lungo tempo che era rimasto all’interno dell’uovo senza poter ricevere delle cure immediate.
Per questo era sempre stato preso in giro dagli altri Draghi che lo avevano isolato e reso la vita un inferno.
Per fortuna le accurate cure mediche, le potenti ed efficaci medicine, nonché la vicinanza e l’affetto di Kouga, lo avevano fatto guarire facendolo diventare uno dei Draghi più belli e potenti di tutta la Milizia. Certo, la malformazione c’era ancora – seppure con la crescita non si notasse quasi – ma non gli creava problemi.
Però i suoi primi anni lo avevano segnato indelebilmente, portandolo ad avere un comportamento aggressivo verso gli altri e ad avere un forte spirito di competizione per dimostrare a tutti che era il migliore. Lui e Kouga erano davvero simili.
Miroku sospirò. Varandir aveva ragione, non poteva pretendere certe cose da Slyfer. Però gli sarebbe davvero piaciuto che il dragone gli avesse dato la possibilità di poter avere un contatto diretto… chissà, magari col tempo sarebbe accaduto.
“Sì, hai ragione – sospirò – Però non è venuto nemmeno a salutarci… ci sono rimasto un po’ male…” disse veramente rammaricato il ragazzo dal codino.
- Ci sarà quando torneremo, non ne dubito. Devi avere pazienza -
“Sì… perché io non mi arrendo facilmente!” disse allegro, rimpossessandosi della sua usuale sicurezza e positività.
- Bene! Ora, visto che ti sei completamente svegliato, che ne dici se ci facciamo un volo come si deve? - chiese la dragonessa trepidante
“Certo! Scateniamoci mia cara!” esclamò il Cavaliere scatenando la contentezza del Drago che immediatamente incrementò notevolmente la velocità, irrigidendo completamente la membrana delle ali per sfruttare al meglio le correnti del vento.
Fece qualche acrobazia aerea mentre Miroku si aggrappava maggiormente a lei godendosi quel volo spericolato.

Dopo altre dodici lunghe ore, circa, di viaggio, finalmente i due giunsero a Mendeon.
Il viaggio, fortunatamente, era stato tranquillo e senza intoppi, i due aveva percorso quella lunga distanza più in fretta di quello che pensavano.
Si erano fermati poche volte: per il pranzo – a base di carne secca e di qualche verdura che Miroku si era portato da Eldoras – e due volte nel pomeriggio.
Nonostante il gran freddo, i due si erano goduti il viaggio, riempiendosi gli occhi dei meravigliosi paesaggi che avevano sorvolato.
Né Miroku né Varandir si erano mai spinti così lontano, ed erano stati completamente travolti dal fascino di quei luoghi mai esplorati e mai visti prima.
Rimasero estremamente colpiti anche dalla maestosità delle Montagne dei Re, catena montuosa le cui vette raggiungevano altezze veramente impressionanti – in confronto, le Montagne della Luna sembravano colline! – e le cui pareti in roccia, di un particolarissimo colore dorato, disegnavano nel cielo terso strane immagini che parevano quasi dei volti.
Dopo aver superato la catena montuosa il paesaggio era completamente cambiato.
Il Nord, rispetto alla Terra Centrale, dal punto di vista morfologico, era costituito soprattutto da catene montuose – delle quali, appunto, la principale era quella delle Montagne dei Re – perciò si potevano vedere a perdita d’occhio immense distese di misteriosi e bellissimi boschi. La natura, lì, regnava veramente sovrana.
Quello, per Miroku e Varandir, appariva davvero come un mondo nuovo, così differente dal tipico paesaggio collinare della Terra Centrale che poteva sembrare quasi monotono in confronto a quelle immense distese sconosciute.
La loro meraviglia, poi, crebbe ancora di più quando si trovarono di fronte alla maestosità della capitale, Mendeon.
Risaltata dalle infinite e soffuse luci che la illuminavano – essendoci ancora l’inverno, il sole tramontava molto prima perciò era già buio - , pareva come invasa da miriadi di lucciole incastonante nella stessa montagna che la sovrastava e proteggeva.
L’alta torre di vedetta spiccava al centro della parete rocciosa alle sue spalle, con la luce del grande focolare che si irradiava tutta intorno come la stella tra le stelle.
Splendida. Questa era l’unica parola che riempiva la mente di Miroku. Gli era stata descritta la maestosità e la bellezza di quella città, ma quell’immagine non valeva tutte le parole del mondo. Dopo diversi minuti di contemplazione, i due si avvicinarono alle alte mura della città, anch’esse illuminate a intervalli dai piccoli focolari che le percorrevano.
Le guardie poste sulle due torri di vedetta li notarono subito – soprattutto Varandir - , ordinando loro di presentarsi.
“Sono Miroku di Eldoras, figlio del Governatore Takehiko di Eldoras, e questo è il mio Drago, Varandir. Devo parlare urgentemente con il vostro Signore, Fersen di Mend” disse con voce ferma e sicura Miroku aspettando pazientemente che una delle guardie andasse a riferire al Signore del loro arrivo.
Alcuni minuti dopo si sentì riecheggiare nell’aria il rumore dei meccanismi del ponte levatoio azionarsi mentre questo, cigolando, cominciava ad abbassarsi per poi aprirsi completamente con un tonfo sordo.
Miroku e Varandir attraversarono il ponte con passi sicuri mentre una delle guardie si avvicinava loro
“Il Signor Fersen vi dà il benvenuto. Vi aspetta nella Residenza. Seguitemi” si girò bruscamente e si diresse a passo spedito verso la Residenza, facendogli strada.
Drago e Cavaliere, intanto, si guardavano intorno, ammirando la bellezza della città ancora animata dalla gente che bevevo allegra nelle locande e dai vari negozianti che sistemavano le botteghe per il giorno dopo. Poche persone li videro passare – poiché per passeggiare di sera era troppo freddo – e quei pochi che li notarono si stupirono di vedere, forse per la prima volta, un Drago passeggiare per le loro strade.
Poco dopo si ritrovarono davanti a due palazzi, al centro della città, e quello che si trovava più a destra era proprio la Residenza.
Si avvicinarono alla grande entrata dell’edificio e la guardia bussò al portone di ciliegio, rinforzato da intelaiature in acciaio, finemente lavorato – seppur leggermente logoro dal tempo – aspettando che qualcuno venisse ad accoglierli. Immediatamente la porta si aprì, e da dietro di essa fece capolino una giovane donna che li accolse con un sorriso, rivolgendosi a Miroku e Varandir.
“Il nobile Fersen vi sta aspettando nel suo studio” annunciò quieta.
“Grazie… ma con il mio Drago come possiamo fare?” chiese Miroku, immaginandosi che il nobile Fersen non volesse avere Draghi in giro per casa….
“Il nobile Fersen ha detto che anche il vostro Drago può accomodarsi dentro, non creerà nessun disturbo”
“Vi sono molto grato” e i tre si avviarono verso l’interno mentre la guardia faceva ritorno verso la sua postazione su una delle due torri di vedetta.
Miroku e Varandir si ritrovarono in un ampio ingresso, arredato con gusto seppur l’arredamento fosse costituito da pochi mobili.
Davanti a loro si stagliava una lunga scala di gradini bassi in marmo bianco tirati a lucido, mentre le luci soffuse delle varie fiaccole, incastonate in maglie di spesso bronzo attaccate alle pareti, si riflettevano sul pavimento creando una strana atmosfera.
Non ebbero tempo per soffermarsi a lungo su ciò che li circondava poiché la serva li richiamò facendo loro strada.
Attraversarono alcuni corridoi mentre il calore confortevole della casa cominciava ad invadere piacevolmente Miroku, intirizzito dal freddo.
Improvvisamente la cameriera si fermò dicendo loro che sarebbe stato meglio per Varandir aspettare lì poiché da lì in poi lo spazio era molto più ridotto. La dragonessa non obiettò e si accucciò sul freddo pavimento aspettando pazientemente il ritorno del suo Cavaliere.
A Miroku dispiaceva lasciarla lì da sola ma non c’erano alternative.
Così i due rimasti proseguirono per un corridoio più stretto per poi fermarsi davanti a una porta in massiccio legno di frassino.
“Aspettate qui un attimo, prego” e la cameriera entrò nella stanza per poi riuscirne dicendogli che il nobile Fersen lo attendeva, per poi congedarsi.
Miroku bussò alla porta sentendo poco dopo, da dietro essa, una voce maschile che gli ordinava di entrare.
Fece capolino in quello che era chiaramente uno studio visto le numerose librerie piene di file di libri, antichi e non, e la scrivania dietro la quale stava un uomo di mezza età – il nobile Fersen, appunto – piena di varie scartoffie e documenti.
Ma ciò che attirò maggiormente l’attenzione del ragazzo fu la figura di un’incantevole fanciulla seduta compostamente su un piccolo divanetto nei pressi del camino alla sinistra della scrivania.
Sango di Mend. Non poteva essere che lei.
Gli occhi blu mare di lui si incrociarono con quelli color caffè di lei e per un attimo gli sembrò di perdercisi. Ma la sua attenzione verso la ragazza venne distolta dal nobile Fersen, che gli si avvicinò salutandolo cordialmente
“Prego, prego venite avanti nobile Miroku! – gli disse mentre gli si avvicinava – Sono veramente felice di riceverla! Speravamo tanto di avere qualche notizia dalla Terra Centrale ed è venuto addirittura di persona il figlio del Governatore! Vi siamo obbligati”.
“No, no, che dice, per così poco! È stato un piacere venire fin qui…le vostre terre sono magnifiche!”.
“Già, incantevoli! Ma, accidenti, perdonate la mia maleducazione, anche se saprete bene chi sono le presentazioni sono d’obbligo. Sono Fersen di Mend e questa è mia figlia, Sango” disse lui stringendogli per primo la mano mentre Sango si avvicinava a loro per salutare il nuovo ospite
“Piacere di conoscervi, sono Sango di Mend, primogenita del nobile Fersen” disse con voce dolce la ragazza mentre porgeva la mano a Miroku per il baciamano.
Il ragazzo si chinò verso essa, guardandola negli occhi mentre si presentava a sua volta con un tono di voce quasi roco
“Il piacere è tutto mio – disse per poi sfiorare con le labbra la morbida pelle della piccola mano della ragazza. Dopo quel gesto, si drizzò con la schiena per dire con tono più imperioso – Sono Miroku di Eldoras, figlio del Governatore Takehiko di Eldoras. Vi ringrazio per aver accolto me e il mio Drago nella vostra casa”.
“Di nulla, di nulla! – disse allegro Fersen – Prego ora accomodatevi. Sango, prendigli il mantello” e la ragazza gli si avvicinò mentre Miroku le porgeva il pesante mantello, sorridendole.
I tre si accomodarono, Fersen dietro la scrivania, sulla sua morbida poltrona in pelle color mattone, Sango ritornò sul divanetto mentre Miroku si sedette su una della due poltrone poste davanti alla scrivania.
“Perdonate il mio aspetto, ma sono appena arrivato…” si giustificò Miroku, immaginandosi di non essere in condizioni perfette
“Ma si figuri, anzi le posso offrire qualcosa? Il nostro whisky è davvero ottimo!” chiese gentilmente Fersen
“Come potrei rifiutare? Non c’è niente di meglio di un buon bicchiere di whisky per riscaldarsi!” sorrise Miroku
“Ottimo!” rispose allegro l’altro mentre si avvicinava verso un piccolo tavolino in legno sopra il quale vi era un vassoio in argento, finemente lavorato, lucidissimo, sul quale vi erano alcune bottiglie in cristallo piene di diversi liquori ed alcuni bicchieri sempre dello stesso materiale.
Intanto Sango se ne stava in silenzio, osservando di sottecchi il nuovo arrivato. Era un ragazzo davvero bellissimo. Di lui ciò che l’aveva colpita maggiormente erano gli occhi di quel bellissimo colore blu mare. Doveva avere qualche anno in più di lei ma aveva ancora un’aria molto sbarazzina.
Lo vide sorridere mentre prendeva tra le grandi mani il bicchiere che il padre gli stava porgendo. Aveva un sorriso davvero bello, sincero, pensò. Venne distolta dai suoi pensieri quando il padre cominciò a parlare.
“Prima di tutto la ringrazio ancora di essere venuto fin qui di persona – cominciò Fersen – Immagino che anche a voi della Terra Centrale le Grandi Nevi devono aver creato non pochi problemi…”.
“In effetti quest’anno sono durate più del previsto, isolandoci quasi completamente dal resto del Continente… solo ora, infatti, sono potuto venire visto che sono terminate appena quattro giorni fa…” disse quieto Miroku mentre osservava il liquido color ambra all’interno del suo bicchiere.
“Anche a noi hanno creato non pochi problemi riguardo ciò. Rimanere isolati e senza informazioni di questi tempi non è affatto sicuro”
“Già…”e rimasero qualche momento in silenzio, ognuno con i proprio pensieri.
“Prima di tutto – sbottò poi improvvisamente Fersen – dobbiamo pensare alla vostra sistemazione per questa notte…”
“Oh, no non vi disturbate! Più tardi andrò in una delle locande qui in città per un posto…”
“Non ditelo nemmeno per scherzo! – tuonò Fersen – Alloggerete qui, stanotte! Ci sono così tante camere libere! Mi offenderei se non accettaste!”
“Allora accetto di buongrado, non sia mai che io vi offenda! Anzi, grazie per l’ospitalità…”
“Di niente, di niente! È un piacere avervi qui! E vostro padre? Spero stia bene”
“Benone, direi! – sorrise divertito il ragazzo – Gode di ottima salute, più di me!”
“Mi fa piacere…. Piuttosto stavo pensando dove possiamo sistemare il vostro Drago…”
“Oh, non fatevi troppi problemi per questo… per una notte può stare anche all’aperto”
“Mh… è che non abbiamo stanze abbastanza grandi… però mi duole lasciarlo all’aperto, così…. Potrebbe andare bene vicino alle stalle, qui all’interno della Residenza? Almeno sarà più riparato…”.
“Va benissimo, anzi, chiedo scusa per il disturbo…”
“Ma quale disturbo! È da tanti anni che non vedo un Drago e questa è un ottima occasione anche per mia figlia e mio figlio per vederne uno per la prima volta dal vivo!”.
“Non ne avete mai visto uno, nobile Sango?” chiese Miroku, rivolgendosi gentilmente alla ragazza, guardandola negli occhi
“No, purtroppo non ho mai avuto l’occasione” rispose lei, quasi timidamente, imbarazzata dal modo in cui la guardava il ragazzo. Non aveva mai reagito così se non davanti al senpai Seiishiro.
“Sa né lei né suo fratello minore, Kohaku, hanno mai avuto l’occasione di viaggiare al di fuori del Regno del Nord…e qui di Draghi non se ne vedono spesso…” intervenne il nobile Fersen, distogliendo nuovamente l’attenzione di Miroku da Sango.
“Lo capisco benissimo, anche per me questa è la prima volta che visito il Nord. Ho viaggiato spesso ma non mi sono mai spinto così lontano.... Comunque sarei veramente felice di mostrarvi il mio Drago!” concluse il ragazzo dal codino rivolgendosi nuovamente a Sango.
“Ora veniamo a cose più serie - sbottò poi Fersen – Per voi non è un problema se prende parte al colloquio anche mia figlia, vero? Sa, essendo la primogenita, voglio che sappia tutto delle varie questioni politiche e non”.
“Certo, non c’è nessun problema” acconsentì sorridendo Miroku.
“Bene. La vostra stessa visita mi porta a pensare che voi della Terra Centrale abbiate scoperto qualcosa…di molto importante peraltro”.
“È così infatti. Qualche settimana fa ha fatto ritorno uno dei nostri soldati della Milizia che era stato mandato nel Regno del Sud per raccogliere informazioni, appunto.
“Abbiamo scoperto, prima di tutto, che Naraku sta cercando la Shikon no Tama. Sapete di che si tratta?”. Fersen sbiancò al suono di quel nome.
“S- sì, certamente. È un antico monile dagli immensi poteri che veniva tramandato nella Famiglia Reale, è così?”
“Esattamente. Questa, come mio stesso padre ha detto, è la notizia più incerta, ma anche quella che dobbiamo tener maggiormente presente. Quella della Shikon no Tama è una leggenda che si tramanda da secoli e se ne sono perse le tracce fin dopo la Grande Guerra della Prima Era e non saprei dire se esista ancora o meno. Ma se dovesse essere così, non possiamo assolutamente permettere che Naraku si impossessi di un oggetto simile”.
“Naturalmente. Procura già fin troppi danni adesso, figuriamoci se riuscisse ad impossessarsi di un oggetto simile!”.
Sango rabbrividì all’idea.
“Poi siamo venuti a conoscenza che otto anni fa a Naraku giunse la voce che mia cugina di secondo grado, Kagome, ultima discendente della dinastia Higurashi e perciò legittima proprietaria del trono, fosse ancora in vita e si mobilitò per mandare alcuni dei gruppi dei suoi sicari migliori sulle varie isole del Continente… con il chiaro intento di uccidere tutti gli abitanti delle varie isole per assicurarsi di non trovarsi con brutte sorprese…”.
“Non sapevo che la secondogenita del nobile Higurashi fosse ancora in vita – disse con un tono decisamente teso Fersen – Eravamo venuti a sapere dell’attentato ma di questo no…”.
“È comprensibile… riuscirono a salvarla per miracolo e mio padre stesso si occupò di farla nascondere sull’Isola di Arlem e, ovviamente, la cosa venne tenuta segreta altrimenti sarebbe stato tutto inutile”.
“Capisco. Sapevo che era stato Naraku ad architettare le stragi di tutti quei paesi ma non pensavo che fosse per questo motivo…. Sa, mia moglie è rimasta vittima proprio in uno di quegli attacchi…” disse flebilmente l’uomo mentre abbassava lo sguardo. Anche gli occhi di Sango si velarono di tristezza per poi far comparire sul suo sguardo un’espressione di pura rabbia.
“Mi dispiace. Non lo sapevo” ammise costernato Miroku. Dovunque andasse, vedeva la morte provocata sempre da quell’unico essere spregevole.
“Non vi preoccupate. E di vostra cugina non sapete niente?” riprese serio
“Purtroppo no. Non riceviamo sue notizie da anni ormai, ma mio padre ultimamente non ci aveva quasi fatto caso…. La minaccia di Naraku ormai occupa tutto il suo tempo…ed ora non si da pace per questo…” disse il ragazzo con voce piena di dolore ricordandosi bene l’espressione del padre il giorno in cui ci fu quella riunione nella Sala del Parlamento dopo che gli aveva raccontato tutto quello che avevano scoperto. L’espressione di chi si ritiene colpevole. Ma non era colpa sua, aveva dovuto occuparsi del suo Paese, di saperlo al sicuro e questo era un compito che richiedeva tutte le energie e le attenzioni possibili.
“Lo immagino. Povero Takehiko… non dev’essere un periodo facile per lui”.
“Sì, ma mio padre è forte – disse Miroku con voce sicura – Saprà far fronte anche a questo”.
“Ne sono più che sicuro. C’è altro che avete scoperto?”.
“Sì, e si tratta, fondamentalmente, del motivo per cui sono venuto fin qui di persona” disse con estrema serietà il ragazzo.
“Vi ascolto”.
“Siamo venuti a sapere che il secondogenito della famiglia Yasha che, come ben saprete, fu vittima della congiura, sempre organizzata da Naraku, quattordici anni fa e nella quale restarono vittime il Re e la Regina, venne imprigionato sulla Shima no Nanimo”.
“Un secondogenito? Non sapevo che Inu Taisho avesse avuto un altro figlio…. Il primo si chiama Sesshoumaru se non sbaglio…”.
“E non sbagliate, infatti. Ora, mio padre mi ha incaricato di accertarmi se appunto il figlio di Inu Taisho, Inu-yasha, sia ancora in vita o no…”.
“E a che scopo? Dopo che sa se è vivo o meno cos’ha risolto?” chiese, spaesato, Fersen, non capendo dove il ragazzo volesse andare a parare.
“Ecco… - cominciò titubante Miroku, sapendo bene quanto fosse ‘assurdo ’ quel piano – Se Inuyasha dovesse essere in vita… mi è stato dato l’ordine di liberarlo…”.
Silenzio.
Il nobile Fersen era rimasto davvero stupito e basito da quella notizia.
“Vuole… vuole che voi facciate EVADERE di prigione un carcerato, ho capito bene?” chiese con tono tranquillo ma incredulo
“… Sì…” assentì semplicemente Miroku, comprendendo la reazione dell’uomo
“Ma per quale assurdo motivo?!” sbottò, non trovando alcuna spiegazione logica ad una simile iniziativa.
“Perché vuole ricostituire il Consiglio delle Tre Terre” disse, riassumendo un tono serio che calmò anche il nobile Fersen
“Il Consiglio?... È da tanto che non lo sentivo nominare…”
“Da quando è morto Inu Taisho, vorrete dire…” puntualizzò Miroku, facendo intendere di saperla lunga….
“Già…” annuì l’uomo con malinconia.
“E voi sarete venuto qui di persona per questo? Dev’esserci dell’altro…” sospettò Fersen. “È così infatti…. – cominciò il ragazzo, con un tono quasi dispiaciuto. Sì perché quello che stava per dire pensava non sarebbe piaciuto affatto al nobile. – Sono qui per chiedervi ufficialmente se vostra figlia è disposta a fare parte del Consiglio” disse tutto d’un fiato aspettandosi già una sfuriata dell’uomo.
Ma diversamente da quello che si aspettava ci fu nuovamente il silenzio.
La diretta interessata, Sango, si era bloccata immediatamente all’udire quelle parole per poi girarsi verso il padre guardandolo spaesata. Fersen, invece, sospirò e contraccambiò lo sguardo della figlia, sorridendole lievemente.
“In effetti una simile richiesta non la si poteva fare che di persona… - cominciò l’uomo, guardando con espressione tranquilla Miroku – Ma questa non è una decisone che spetta a me…” concluse, rivolgendosi poi alla figlia.
“Adesso dipende tutto da te, Sango. Sei tu quella che deve decidere…”.
La ragazza guardò il padre mentre quelle parole le rimbombavano nella testa.
Le era stata data l’opportunità di far parte di uno dei più importanti e leggendari organi di governo di tutto il Continente.
Le era stata data l’opportunità di rappresentare il suo Paese, il suo popolo.
Le era stata data l’opportunità di poter finalmente vendicare la morte della madre.
Le era stata data l’opportunità di poter contribuire alla distruzione di uno dei peggiori nemici che il Continente avesse mai dovuto affrontare.
“Accetto” disse, secca mentre i suoi occhi esprimevano sicurezza e decisione.
Fersen sorrise, sua figlia aveva preso la sua decisone.
“Bene, allora. Cosa deve fare?” chiese tranquillo l’uomo a Miroku.
“Verrà con me ad Eldoras dove avrà la possibilità di diventare un Cavaliere” rispose il ragazzo, guardandola sorridente e con un’enorme gratitudine per il suo gesto.
“I- io un Cavaliere?!” esclamò incredula Sango.
“Se siete predestinata, sì, diventerete un Cavaliere!” le rispose allegro il giovane vedendo la sua eccitazione
- Potrò avere un Drago… - pensò, elettrizzata dall’idea, la ragazza.
“In seguito resteremo nella capitale qualche mese, in modo tale che il vostro Drago cresca e che voi possiate esercitarvi a cavalcarne uno. Poi andremo sulla Shima no Nanimo per, eventualmente, liberare questo Inuyasha e condurlo ad Eldoras”.
“Ho capito. Immagino, quindi, che ci sia urgenza che voi facciate ritorno ad Eldoras il prima possibile…” azzardò Fersen
“In effetti, sarebbe l’ideale. Non c’è un minuto da perdere”.
“Bene, è tutto chiaro. Darò subito ordine di far preparare le cose di mia figlia. Basterà solo qualche vestito, vero?”.
“Sì, anche perché c’è solo il mio Drago e nonostante goda di ottima forza, deve trasportare già me e la signorina Sango e non credo che riuscire a resistere ad altri pesi eccessivi” disse, quasi mortificato il giovane
“Ovviamente. Bè, direi che abbiamo concluso, no?” sorrise il nobile Fersen
“Direi di sì… mi dispiace di avervi portato solo brutte notizie”
“Non si preoccupi… non sono poi così sorpreso…. Di questi tempi non fa di certo bene illudersi” sorrise a forza l’uomo mentre si alzava dalla sua poltrona, imitato da Miroku e Sango. “Lei e il suo Drago dovrete essere affamati – gli disse poi avvicinandoglisi – Se volete vi faccio preparare qualcosa”.
“No, non si disturbi…io non ho fame…. Al massimo, potrei chiederle un po’ di carne secca per il mio Drago così sarà in forze per il viaggio di domani…”.
“Sicuro! Mando a chiamare la cameriera così potrà accompagnarla nella sua stanza…” e Fersen uscì un attimo dallo studio, lasciando i due ragazzi da soli.
Per la prima volta, Miroku sentì una strana sensazione di imbarazzo di fronte quella donna. Di solito non aveva problemi a rapportarsi con l’altro sesso, soprattutto a stare da solo con loro, ma con quella ragazza c’era qualcosa di diverso.
Intanto Sango lo guardava, chiedendosi a cosa stesse pensando con quell’espressione così tesa.
Decise di interrompere quel silenzio, imbarazzata da quella situazione, azzardandosi a intavolare una qualche conversazione
“Credete che riuscirò a diventare un Cavaliere?” chiese titubante. Miroku a quella domanda trasalì voltandosi a guardarla come se l’avesse vista per la prima volta.
“Bè… purtroppo non ve lo so proprio dire… tutto dipende dal Drago…” le rispose sorridendole. Quella ragazza era davvero incantevole. Alta, con lunghissimi capelli castano scuro e occhi dello stesso colore, indossava un vestito che, ammise, le donava davvero: un lungo abito color pesco scuro di morbidissimo velluto rifinito da bordi dorati che luccicavano alla debole luce delle fiaccole e del focolare.
Lei sentì su di sé il suo sguardo e non poté fare a meno di arrossire lievemente; si irrigidì, poi, quando lo vide avvicinarsi improvvisamente e non poté fare a meno di indietreggiare di qualche passo non capendo le intenzioni del ragazzo. D’istinto chiuse gli occhi quando se lo vide arrivare davanti, abbassando lo sguardo, aspettando. Restò così qualche momento, accorgendosi che non era successo niente; aprì gli occhi e lo ritrovò vicino al focolare mentre riattizzava il fuoco. Che stupida, era proprio un’idiota. Perché aveva avuto una reazione simile? Cosa avrebbe potuto fare? o, meglio, cosa si era immaginata che avrebbe fatto?
A distoglierla da quelle domande assurde fu il padre che rientrò nello studio accompagnato dalla cameriera che precedentemente aveva condotto lì Miroku.
“La vostra stanza è pronta – annunciò, rivolgendosi sorridendo al ragazzo – Vi condurrà la cameriera”.
“Vi ringrazio per il disturbo” disse gentilmente Miroku.
“Il vostro Drago si trova ancora qua fuori. Immagino che lo volgiate accompagnare alle stalle. Abbiamo già provveduto a portare là il cibo”.
“Siete stato davvero gentilissimo”
“Ma si figuri! Lasciatemi dire, invece, che il vostro Drago è davvero un esemplare bellissimo! È stata davvero una grande emozione rivederne uno dopo tanti anni!”.
“Sarò felice di riferire i vostri complimenti!”
“Bè, allora vi do la buona notte – gli disse Fersen stringendogli la mano – Vorrei sapere però a che ora avete intenzione di partire”.
“Mh, visto che dovete preparare anche le cose per il viaggio penso andrebbe bene dopo pranzo, così avrete il tempo di parlare voi e vostra figlia…” rispose gentilmente Miroku, avendo capito che, ovviamente, padre e figlia avevano molte cose da dirsi….
- È sveglio… - pensò Sango.
“Ma se avete urgenza di fare ritorno ad Eldoras…” tentò di obiettare il nobile, ma venne ‘gentilmente zittito ’ dal ragazzo che, sempre sorridendo, confermò la sua decisione.
“No, non si preoccupi. Al massimo ci toccherà passare la notte all’aperto e spero che non sia un problema per vostra figlia…”.
“No, sono abituata a dormire all’aperto” assentì Sango anticipando il padre.
“Bene. Ci vedremo prima di pranzo, allora. Io vi do la buonanotte” e Miroku salutò nuovamente i due, congedandosi con un lieve inchino prima di dileguarsi dietro la porta, lasciando soli i due.
“È un bravo ragazzo” affermò poco dopo Fersen.
“Padre…” lo chiamò titubante Sango. Lui le sorrise
“Non devi dirmi niente Sango. Approvo la tua decisone di partire e sono fiero di te. Sono onorato dal fatto che ti sia stata data l’opportunità di rappresentare il nostro Regno… ma ti avrei capita anche se avessi rifiutato. Non preoccuparti…” le disse dolcemente l’uomo e lei non poté fare a meno di essergli grata. Gli si gettò tra le braccia, piangendo. L’idea di allontanarsi da lui e da suo fratello la faceva impazzire ma non poteva venire meno ai suoi doveri.
“Come farò a dirlo a Kohaku?” disse tra i singhiozzi
“Probabilmente all’inizio non capirà ma vedrai che alla fine anche lui sarà orgoglioso di te. È ancora un bambino, col tempo capirà anche queste cose… sai quanto ti è affezionato…” lei annuì nel suo abbraccio cominciando a calmarsi.
“Forza ora – cominciò il padre, allontanandola leggermente da sé per guardarla negli occhi – Domani ti aspetta un lungo viaggio e devi preparare le tue cose… sarebbe meglio se ti coricassi presto…”.
“Hai ragione – disse lei asciugandosi gli occhi – Prima però voglio andare da Kohaku a dargli la notizia…”.
“Sì, forse è meglio dirglielo subito”
“Allora ti do la buonanotte - lo salutò, dandogli un bacio sulla guancia – Grazie di sostenermi sempre nelle mie decisioni…”.
“È il mio dovere. Questa è la tua vita e solo a te spettano le decisioni, sei un’adulta ormai. So che saprai andare avanti anche senza di me al tuo fianco”.
Si salutarono ancora e poi Sango si ritirò, dirigendosi verso le stanze di suo fratello… non sarebbe stato facile dargli quella notizia e sapeva bene come avrebbe reagito Kohaku, ma ormai aveva undici anni e, andando via lei, sarebbe rimasto solo lui a stare accanto a loro padre. Doveva cominciare a prendersi le sue responsabilità.
Si fermò davanti ad una delle grandi porte- finestre del corridoio guardando le piccole luci della città accompagnate da quella della luna, che risplendeva alta nel cielo offuscando la debole luce delle stelle.
- Questa sarà l’ultima volta che vedrò questo paesaggio… - pensò, mentre una forte ansia cominciava a pervaderla.
L’indomani avrebbe dovuto abbandonare quelle terre e chissà quando vi avrebbe fatto ritorno….

FINE 5° CAPITOLO.
Un altro capitolo è terminato e – direi – finalmente le cose cominciano a smuoversi e la compagnia a riunirsi – la cosa fa molto Signore degli Anelli ^^.
Devo essere sincera, questo capitolo non mi soddisfa pienamente, penso sia quello scritto peggio…ma meglio di così non sono riuscita a fare visto che la scuola sta già quasi prosciugando tutte le mie energie! (Se sento ancora una volta la parola ‘ESAME ’ muoio…!).
Inoltre non so cosa pensiate del rapporto che Sango ha col padre…non so, forse è esagerato, forse no…lo chiedo a voi perché io non saprei proprio dirlo visto che col mio di padre non ho quello che si può definire un ‘bel rapporto ’ e in queste cose non sono molto ferrata. Quindi se ho esagerato, fatemelo sapere.
Per il resto direi che non ci sono molte cose da dire…di certo in questo capitolo Miroku può sembrare come…diciamo ‘snaturato ’…. Ma di certo non poteva scatenare tutto il suo amore verso il gentil sesso con un padre lì davanti. Quindi non vi preoccupate, non ho di certo intenzione di farlo agire contro la sua ‘natura ’ ^^.
Sarei la prima a lamentarmene.
Per adesso sono molto soddisfatta di questa fanfiction perché ho l’opportunità di dare spazio anche a personaggi come Miroku e Sango – cosa che non ho fatto in The Change e non ne sono contenta…ma, sapete com’è…l’ardore giovanile (visto che l’ho scritta e pensata ormai tre anni fa…) - che, peraltro, adoro. In effetti non c’è un personaggio che non mi piaccia in Inu-yasha (a parte Kikyo, si intende ed anche Urasue…che le venga….!) e mi sembra più che giusto dare a ciascuno il proprio e più che meritato spazio.
Verrà anche il tempo di Naraku, si intende – come potrei non dedicare tempo anche al sommo! Adesso qualcuno, dopo quello che ho detto, mi ucciderà… - , anche perché in questa storia gioca un ruolo più che decisivo (come sempre, del resto…^^).
Ma lo vedrete voi stessi anche perché, detta tutta, il finale di questa ff non l’ho minimamente pensato, diciamo che la sto pubblicando ‘alla cieca ’. Perciò potrà succedere di tutto e spero che le mie idee risultino originali e non troppo scontate.
Ringrazio ancora tutti coloro che stanno leggendo questa ff, i commentatori e non (è sempre bello vedere il numero dei lettori dei cap. che cresce!^^)…sappiate che mi rendete veramente felice, tutti quanti e spero che continuiate a sostenermi.
Vi saluto e ci vediamo al prossimo lunedì!
Baci ka_chan

CURIOSITÀ:
* Montagne dei Re: così denominati perché si pensava che gli spiriti dei grandi re del Regno del Nord vi risiedessero.

  
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