‡
Beautiful Novel ‡
†
De sublime. †
Quando
mi risvegliai, mi ritrovai a fare i conti con gli occhi
di Milo.
Non
avevo il solito sguardo affettuoso e arrogante, no, stavolta
quell’azzurro sgarbato mi scivolava addosso con
curiosità, mi scrutava con forza,
intensamente, come se io non fossi realmente presente.
Lui
continuava a restare in silenzio ed io facevo lo stesso,
domandandomi se davvero ero sveglia o se stavo continuando a sognare.
Infine
Milo parlò, rompendo il surreale torpore che mi
avvolgeva. Pronunciò frasi di circostanza che non ricordo
nemmeno, ed io
risposi educatamente con parole altrettanto vuote. Ma il nostro scambio
di
cortesi formule precotte non durò a lungo, e tra noi
tornò a calare un silenzio
denso e pieno di dubbi.
Non
dimenticherò mai quanto fossero ostinati gli occhi di Milo:
era come se mi attraversassero, come se volessero incidere sulla mia
pelle, con
cilestrina calligrafia, parole molto più interessanti e
sincere di quelle che
finora erano uscite dalle nostre labbra.
-
è inutile. – mi disse – Non riesco a
vedere altro che te. Non
c’è traccia di divino, non trovo un senso al tuo
Cosmo. Davvero non riesco a
capire.-
Cosa
c’è da capire, avrei voluto chiedergli.
Io
non ho mai visto in te, in voi, nient’altro che uomini, anzi,
ragazzi. In Saori stessa non ho mai visto altro che una bambina
spaventata.
Voi
non siete Cavalieri, io non sono un dio.
Tutta
questa farsa stellare è assurda, è una cosmica
presa in
giro.
Non
siamo altro che uomini, in fin dei conti.
Non
so perché, ma non riuscii a trovare la forza di dirgli tutto
questo. Però penso che Milo capì comunque,
perché mi sorrise e mi disse che mi
avrebbe portata in un posto speciale.
Mi
prese in braccio così, senza nemmeno darmi il tempo di
guardarmi allo specchio, di sistemarmi i capelli o di cambiarmi la
tunica
ospedaliera che indossavo. Per la verità, non ebbi neanche
il tempo di
brontolare.
Un
fruscio, un senso di vuoto allo stomaco, una leggera
vertigine e lo scenario intorno a me era cambiato. Non ero
più in una camera
bianca e luminosa che odorava di disinfettante, ma su una piccola
spiaggia,
vuota e silenziosa.
Era
l’ora del tramonto, e le onde erano attraversate da un
bagliore rossastro, lo stesso che tingeva i bassi arbusti di tamerici
dietro di
me.
Nel
complesso, era il luogo più armonioso e affascinante che
avessi mai visto.
-
Benvenuta nell’isola di Milo, mia cara. Benvenuta a casa mia.
–
Tentai
di sorridere, e magari di rispondere in maniera
spiritosa, ma un conato di vomito mi fece accasciare.
Fantastico,
gli effetti della supervelocità si manifestavano
sempre nei momenti e nei modi meno opportuni!
Chiaramente
Milo scoppiò a ridere, così per distrarlo e
rimediare alla mia figuraccia proposi un bagno in mare.
Il
problema arrivò quando constatai che sotto la tunica
ospedaliera indossavo solo gli slip. Del reggiseno neanche
l’ombra.
Dal
canto suo, Milo si era già spogliato di maglia e pantaloni e
sguazzava felice in acqua, canticchiando la propria allegria e
schernendo il
mio balbettare insicuro.
Ero
restia a lasciarmi andare, ma il richiamo delle onde era
troppo invitante e la voce di lui troppo suadente, così alla
fine cedetti.
Mi
sfilai la tunica con un gesto deciso, maledicendo i miei
stupidi, pallidi seni, e mi gettai in acqua dopo essermi assicurata che
almeno
le mutande fossero ben ancorate alle chiappe. Dovevo pur conservare un
briciolo
di dignità, insomma!
-
Ma che ti ridi? – sbuffai verso Milo, che non la smetteva di
sghignazzare.
-
Mi perdoni, Miss Pudore! – ammiccò lui,
chiaramente in cerca
di rogne. La guerra di schizzi che cominciò subito dopo fu
un’inevitabile
conseguenza delle sue insolenze.
Smettemmo
di giocare con l’acqua solo quando Milo mi fece notare
che una luna tonda e gialla come un pompelmo aveva sostituito il sole
senza che
noi ce ne fossimo accorti. Solo allora sentii che l’acqua del
mare bruciava
sulle ferite che ancora riportavo. Nonostante le intense cure, il
labbro
spaccato in un angolo, il taglio sopra il sopracciglio e i vari graffi
nelle
gambe continuavano a dolere in modo molto fastidioso.
Dovevo
essere un vero schifo.
Milo
invece era più bello che mai, così profondamente
immerso
nel suo ambiente naturale. E quella luna, quell’atmosfera,
tutta quella
surreale natura sembrava voler contribuire a donare vigore al suo
fascino.
Improvvisamente
mi sentii inopportuna, inferiore, e provai una
gran vergogna.
Uscii
dall’acqua di corsa e senza parlare, e cercai subito la
tunica per nascondere le mie nudità, che mai mi erano
sembrate tanto
fastidiose, deformi, rivoltanti. Ma dove cavolo era finito quello
straccetto?
Frugavo
la spiaggia con lo sguardo, quasi con smania, ansiosa di
trovare qualcosa, qualsiasi cosa con cui coprirmi.
Di
colpo avvertii una sensazione di calore sulle spalle:Milo mi
aveva appoggiato addosso un asciugamano. Ma dove diavolo
l’aveva trovato?
-
Asciugati, prima di ammalarti. Io intanto provo ad accendere
un falò. Ti piacciono i falò? Anche a me. Poi mi
dici cosa ti è preso, intesi?
–
Un
tono dolce, pacato e rigido. Obbedii.
-
Non è che avresti una maglietta da prestarmi? –
-
Puoi usare la mia, io non ho freddo. –
Lo
osservai mentre accendeva il falò e mentre estraeva della
carne da uno zainetto nascosto in un cespuglio. Ecco da dove aveva
preso
l’asciugamano!
-
Hai fame? –
-
Da morire. –
-
Allora siediti, che mangiamo.-
Mi
invitò a sedere al suo fianco sopra un telo dai colori
sgargianti,e mangiammo in silenzio. Prendevamo i pezzi di carne con le
mani e
ci leccavamo le dita quando il grasso colava giù,
perché non avevamo di che
pulirci e ci sembrava che sciacquarci le mani in mare fosse
un’eresia, uno spreco
di quel sapore squisito.
Terminata
la nostra primitiva cena decidemmo di stenderci a
guardare le stelle, mentre poco lontano da noi il falò
andava lentamente
spegnendosi.
-
Vuoi dirmi cosa non va, adesso? – mi chiese finalmente.
-
Tanto non trovo le parole, non ha senso che te lo spieghi. –
-
Mi devi una spiegazione, Lily, e non darmi mai più una
risposta del genere, mi spazientisci! –
La
verità era che mi sentivo stupida, una bambina cretina che
sollevava questioni immature, e non avevo nessuna voglia di chiarire il
mio
comportamento. Però era anche vero che conoscere il
perché delle mie reazioni
lunatiche era un suo diritto, o quantomeno lo era ricevere le mie
scuse…
Così,
tentai di spiegargli la mia sensazione di disagio davanti
alla sua statuaria perfezione, e la cosa lo fece irritare ancora di
più.
Borbottò
qualche imprecazione incomprensibile, si mise a sedere
e si passò una mano tra i capelli.
Mi
alzai anch’ io, con un’angoscia crescente che mi
martellava
il petto. Perché le mie ridicole paranoie dovevano sempre
rovinare tutto?
Inaspettatamente
il suo braccio mi cinse le spalle, ed io potei
di nuovo godere di quell’aroma mediterraneo che ancora mi
affascina.
-
Perdere tempo su dei simili paragoni è la cosa
più sciocca,
inutile e dannosa che potessi fare! – commentò,
secco.
-
Lo so, e… -
-
No, non è vero. Tu non sai un bel niente, non hai la minima
consapevolezza di ciò che sei: sei totalmente incosciente di
te stessa.-
Ci
sono momenti in cui la verità è come
un’offesa. Un serpente
pieno di spine, che ti scivola dentro lentamente, e punge,punge ovunque.
-
Ma io… - tentai, già con le lacrime agli occhi.
-
No, taci. Non parlare. –
Il
tono arrogante di Milo mi fece salire la bile alle
stelle,facendo muovere freneticamente il serpente che era in me,in una
dolorosa
danza dettata ora dall’offesa, ora dalla rabbia, ora dalla
vergogna.
Poi,però,
lui si fece scappare un sorriso lieve,un fulmineo
movimento del viso. Durò solo un istante, ma
bastò a dissipare le tenebre del
malumore che mi stava prendendo.
Milo
era così, era il bagliore di un fiammifero in una notte
buia: la sua luce non bastava a fare giorno, ma era sufficiente a
dissipare le
paure, a farmi sentire meno sola. Per me non era vita, eppure ne aveva
il
sapore.
Appoggiò
la sua fronte contro la mia, mentre con una mano mi
accarezzava i capelli bagnati. Mi disse ancora di tacere, stavolta
sussurrando,e potei avvertire sulla pelle il calore del suo respiro.
Io
intanto restavo immobile e incredula, sicura che stessi
vivendo un sogno e non la realtà. Chiusi gli occhi e attesi,
senza riuscire a fare
altro che sperare e pregare. Avrei voluto vivere quell’attimo
in eterno.
Poi
accadde.
Le
labbra di Milo erano proprio come le immaginavo: morbide,
leggere e un po’ umide. Schiusi le labbra e risposi al bacio,
mentre sotto la
mia pelle divampava un fuoco sottile.
Tenevo
gli occhi ostinatamente chiusi, ma l’intensità
dell’emozione era tale che se anche avessi provato ad aprirli
non sarei
riuscita a vedere nulla.
Per
un po’ l’unico suono udibile, oltre a quello del
mare,
furono le nostre labbra ansanti che frugavano, mangiavano,
danzavano…Poi ci
furono sospiri interrotti, gemiti malcelati, morsi, strappi e
l’assordante
percuotere di due cuori che si riconoscono. Nella mia anima era il
caos, e
lasciarmi andare ai miei istinti più primordiali fu una
dolce resa.
Milo
mi spogliò della sua maglietta con una lentezza calcolata,
che gli costò non poco, a giudicare dai tremiti e dal
respiro affannoso. Io
invece gli sbottonai i pantaloni con dita tremanti, rivelando una
fretta e
un’ansia che non avevo mai avuto e non pensavo di avere,
perché non avevo mai
desiderato così tanto un uomo prima di Milo.
Gli
attimi che precedettero l’amplesso furono i più
frustranti
della mia vita. Quell’attesa, quello sguardo, quel futuro
promesso e
taciuto…non dimenticherò mai nemmeno un istante
di quella notte.
Poi,
finalmente, Milo entrò in me, e potei godere di un atto
privo di qualsiasi perversione, di qualsiasi dolore, di qualsiasi
rimorso.
Non
c’era niente di cavalleresco in quei movimenti animali, nei
nostri roventi palpeggiamenti. Il sacro e il divino erano ben lontani
da noi,
non avevano nulla a che fare con quell’intrico profano di
gambe e vite.
Eravamo
solo noi due, irraggiungibili, invincibili e mortali.
Non
avevo mai vissuto qualcosa di così violento e sublime.
Finalmente
sono tornata!!!
Chiedo infinitamente scusa, ma il
computer mi crea non pochi problemi,
e faccio fatica a postare!-.-‘’
Tra
l’altro ci scappa pure un viaggio,
quindi non riuscirò ad aggiornare prima di 3
settimane. =(
Chiedo
venia!!!!!
Intanto
ringrazio tutti, ma veramente
tutti per il sostegno. Oggi
non faccio in tempo a ringraziarvi uno per uno come meritereste, ma mi rifarò la prossima volta.
Spero che
questo capitolo vi piaccia!
Enjoy!
*stan*