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Autore: Primb    30/07/2010    4 recensioni
"Correvo. Semplicemente, correvo, il bianco vestito da sposa pieno di macchie e strappi, lo strascico ormai ridotto a brandelli. I rami e gli arbusti della macchia mediterranea mi graffiavano il viso e le porzioni di pelle lasciate scoperte dalla veste nuziale. Mentre inciampavo nell'ennesima radice, sentii uno schiocco e un improvviso bruciore alla guancia. Me la sfiorai con le dita ricoperte dai guanti candidi e questi si tinsero di rosso. Sangue."
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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‡ Beautiful Novel ‡

 

 

† De sublime. †

 

 

Quando mi risvegliai, mi ritrovai a fare i conti con gli occhi di Milo.

Non avevo il solito sguardo affettuoso e arrogante, no, stavolta quell’azzurro sgarbato mi scivolava addosso con curiosità, mi scrutava con forza, intensamente, come se io non fossi realmente presente.

Lui continuava a restare in silenzio ed io facevo lo stesso, domandandomi se davvero ero sveglia o se stavo continuando a sognare.

Infine Milo parlò, rompendo il surreale torpore che mi avvolgeva. Pronunciò frasi di circostanza che non ricordo nemmeno, ed io risposi educatamente con parole altrettanto vuote. Ma il nostro scambio di cortesi formule precotte non durò a lungo, e tra noi tornò a calare un silenzio denso e pieno di dubbi.

Non dimenticherò mai quanto fossero ostinati gli occhi di Milo: era come se mi attraversassero, come se volessero incidere sulla mia pelle, con cilestrina calligrafia, parole molto più interessanti e sincere di quelle che finora erano uscite dalle nostre labbra.

- è inutile. – mi disse – Non riesco a vedere altro che te. Non c’è traccia di divino, non trovo un senso al tuo Cosmo. Davvero non riesco a capire.-

Cosa c’è da capire, avrei voluto chiedergli.

Io non ho mai visto in te, in voi, nient’altro che uomini, anzi, ragazzi. In Saori stessa non ho mai visto altro che una bambina spaventata.

Voi non siete Cavalieri, io non sono un dio.

Tutta questa farsa stellare è assurda, è una cosmica presa in giro.

Non siamo altro che uomini, in fin dei conti.

Non so perché, ma non riuscii a trovare la forza di dirgli tutto questo. Però penso che Milo capì comunque, perché mi sorrise e mi disse che mi avrebbe portata in un posto speciale.

Mi prese in braccio così, senza nemmeno darmi il tempo di guardarmi allo specchio, di sistemarmi i capelli o di cambiarmi la tunica ospedaliera che indossavo. Per la verità, non ebbi neanche il tempo di brontolare.

Un fruscio, un senso di vuoto allo stomaco, una leggera vertigine e lo scenario intorno a me era cambiato. Non ero più in una camera bianca e luminosa che odorava di disinfettante, ma su una piccola spiaggia, vuota e silenziosa.

Era l’ora del tramonto, e le onde erano attraversate da un bagliore rossastro, lo stesso che tingeva i bassi arbusti di tamerici dietro di me.

Nel complesso, era il luogo più armonioso e affascinante che avessi mai visto.

- Benvenuta nell’isola di Milo, mia cara. Benvenuta a casa mia. –

Tentai di sorridere, e magari di rispondere in maniera spiritosa, ma un conato di vomito mi fece accasciare.

Fantastico, gli effetti della supervelocità si manifestavano sempre nei momenti e nei modi meno opportuni!

Chiaramente Milo scoppiò a ridere, così per distrarlo e rimediare alla mia figuraccia proposi un bagno in mare.

Il problema arrivò quando constatai che sotto la tunica ospedaliera indossavo solo gli slip. Del reggiseno neanche l’ombra.

Dal canto suo, Milo si era già spogliato di maglia e pantaloni e sguazzava felice in acqua, canticchiando la propria allegria e schernendo il mio balbettare insicuro.

Ero restia a lasciarmi andare, ma il richiamo delle onde era troppo invitante e la voce di lui troppo suadente, così alla fine cedetti.

Mi sfilai la tunica con un gesto deciso, maledicendo i miei stupidi, pallidi seni, e mi gettai in acqua dopo essermi assicurata che almeno le mutande fossero ben ancorate alle chiappe. Dovevo pur conservare un briciolo di dignità, insomma!

- Ma che ti ridi? – sbuffai verso Milo, che non la smetteva di sghignazzare.

- Mi perdoni, Miss Pudore! – ammiccò lui, chiaramente in cerca di rogne. La guerra di schizzi che cominciò subito dopo fu un’inevitabile conseguenza delle sue insolenze.

Smettemmo di giocare con l’acqua solo quando Milo mi fece notare che una luna tonda e gialla come un pompelmo aveva sostituito il sole senza che noi ce ne fossimo accorti. Solo allora sentii che l’acqua del mare bruciava sulle ferite che ancora riportavo. Nonostante le intense cure, il labbro spaccato in un angolo, il taglio sopra il sopracciglio e i vari graffi nelle gambe continuavano a dolere in modo molto fastidioso.

Dovevo essere un vero schifo.

Milo invece era più bello che mai, così profondamente immerso nel suo ambiente naturale. E quella luna, quell’atmosfera, tutta quella surreale natura sembrava voler contribuire a donare vigore al suo fascino.

Improvvisamente mi sentii inopportuna, inferiore, e provai una gran vergogna.

Uscii dall’acqua di corsa e senza parlare, e cercai subito la tunica per nascondere le mie nudità, che mai mi erano sembrate tanto fastidiose, deformi, rivoltanti. Ma dove cavolo era finito quello straccetto?

Frugavo la spiaggia con lo sguardo, quasi con smania, ansiosa di trovare qualcosa, qualsiasi cosa con cui coprirmi.

Di colpo avvertii una sensazione di calore sulle spalle:Milo mi aveva appoggiato addosso un asciugamano. Ma dove diavolo l’aveva trovato?

- Asciugati, prima di ammalarti. Io intanto provo ad accendere un falò. Ti piacciono i falò? Anche a me. Poi mi dici cosa ti è preso, intesi? –

Un tono dolce, pacato e rigido. Obbedii.

- Non è che avresti una maglietta da prestarmi? –

- Puoi usare la mia, io non ho freddo. –

Lo osservai mentre accendeva il falò e mentre estraeva della carne da uno zainetto nascosto in un cespuglio. Ecco da dove aveva preso l’asciugamano!

- Hai fame? –

- Da morire. –

- Allora siediti, che mangiamo.-

Mi invitò a sedere al suo fianco sopra un telo dai colori sgargianti,e mangiammo in silenzio. Prendevamo i pezzi di carne con le mani e ci leccavamo le dita quando il grasso colava giù, perché non avevamo di che pulirci e ci sembrava che sciacquarci le mani in mare fosse un’eresia, uno spreco di quel sapore squisito.

Terminata la nostra primitiva cena decidemmo di stenderci a guardare le stelle, mentre poco lontano da noi il falò andava lentamente spegnendosi.

- Vuoi dirmi cosa non va, adesso? – mi chiese finalmente.

- Tanto non trovo le parole, non ha senso che te lo spieghi. –

- Mi devi una spiegazione, Lily, e non darmi mai più una risposta del genere, mi spazientisci! –

La verità era che mi sentivo stupida, una bambina cretina che sollevava questioni immature, e non avevo nessuna voglia di chiarire il mio comportamento. Però era anche vero che conoscere il perché delle mie reazioni lunatiche era un suo diritto, o quantomeno lo era ricevere le mie scuse…

Così, tentai di spiegargli la mia sensazione di disagio davanti alla sua statuaria perfezione, e la cosa lo fece irritare ancora di più.

Borbottò qualche imprecazione incomprensibile, si mise a sedere e si passò una mano tra i capelli.

Mi alzai anch’ io, con un’angoscia crescente che mi martellava il petto. Perché le mie ridicole paranoie dovevano sempre rovinare tutto?

Inaspettatamente il suo braccio mi cinse le spalle, ed io potei di nuovo godere di quell’aroma mediterraneo che ancora mi affascina.

- Perdere tempo su dei simili paragoni è la cosa più sciocca, inutile e dannosa che potessi fare! – commentò, secco.

- Lo so, e… -

- No, non è vero. Tu non sai un bel niente, non hai la minima consapevolezza di ciò che sei: sei totalmente incosciente di te stessa.-

Ci sono momenti in cui la verità è come un’offesa. Un serpente pieno di spine, che ti scivola dentro lentamente, e punge,punge ovunque.

- Ma io… - tentai, già con le lacrime agli occhi.

- No, taci. Non parlare. –

Il tono arrogante di Milo mi fece salire la bile alle stelle,facendo muovere freneticamente il serpente che era in me,in una dolorosa danza dettata ora dall’offesa, ora dalla rabbia, ora dalla vergogna.

Poi,però, lui si fece scappare un sorriso lieve,un fulmineo movimento del viso. Durò solo un istante, ma bastò a dissipare le tenebre del malumore che mi stava prendendo.

Milo era così, era il bagliore di un fiammifero in una notte buia: la sua luce non bastava a fare giorno, ma era sufficiente a dissipare le paure, a farmi sentire meno sola. Per me non era vita, eppure ne aveva il sapore.

Appoggiò la sua fronte contro la mia, mentre con una mano mi accarezzava i capelli bagnati. Mi disse ancora di tacere, stavolta sussurrando,e potei avvertire sulla pelle il calore del suo respiro.

Io intanto restavo immobile e incredula, sicura che stessi vivendo un sogno e non la realtà. Chiusi gli occhi e attesi, senza riuscire a fare altro che sperare e pregare. Avrei voluto vivere quell’attimo in eterno.

Poi accadde.

Le labbra di Milo erano proprio come le immaginavo: morbide, leggere e un po’ umide. Schiusi le labbra e risposi al bacio, mentre sotto la mia pelle divampava un fuoco sottile.

Tenevo gli occhi ostinatamente chiusi, ma l’intensità dell’emozione era tale che se anche avessi provato ad aprirli non sarei riuscita a vedere nulla.

Per un po’ l’unico suono udibile, oltre a quello del mare, furono le nostre labbra ansanti che frugavano, mangiavano, danzavano…Poi ci furono sospiri interrotti, gemiti malcelati, morsi, strappi e l’assordante percuotere di due cuori che si riconoscono. Nella mia anima era il caos, e lasciarmi andare ai miei istinti più primordiali fu una dolce resa.

Milo mi spogliò della sua maglietta con una lentezza calcolata, che gli costò non poco, a giudicare dai tremiti e dal respiro affannoso. Io invece gli sbottonai i pantaloni con dita tremanti, rivelando una fretta e un’ansia che non avevo mai avuto e non pensavo di avere, perché non avevo mai desiderato così tanto un uomo prima di Milo.

Gli attimi che precedettero l’amplesso furono i più frustranti della mia vita. Quell’attesa, quello sguardo, quel futuro promesso e taciuto…non dimenticherò mai nemmeno un istante di quella notte.

Poi, finalmente, Milo entrò in me, e potei godere di un atto privo di qualsiasi perversione, di qualsiasi dolore, di qualsiasi rimorso.

Non c’era niente di cavalleresco in quei movimenti animali, nei nostri roventi palpeggiamenti. Il sacro e il divino erano ben lontani da noi, non avevano nulla a che fare con quell’intrico profano di gambe e vite.

Eravamo solo noi due, irraggiungibili, invincibili e mortali.

Non avevo mai vissuto qualcosa di così violento e sublime.

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente sono tornata!!! Chiedo infinitamente scusa, ma il computer mi crea non pochi problemi, e faccio fatica a postare!-.-‘’

Tra l’altro ci scappa pure un viaggio, quindi non riuscirò ad aggiornare prima di 3 settimane. =(

Chiedo venia!!!!!

Intanto ringrazio tutti, ma veramente tutti per il sostegno. Oggi non faccio in tempo a ringraziarvi uno per uno come meritereste, ma mi rifarò la prossima volta. Spero che questo capitolo vi piaccia!

Enjoy!

*stan*

  
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