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Autore: gemini    26/06/2003    2 recensioni
Tre ragazze decidono di partire per un viaggio, per capire meglio se stesse e cosa vogliono realmente dalla loro vita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ON THE ROAD

 

CAPITOLO DIECI: EMOZIONI

 

Sendai, ore 17

 

Questa spiaggia è bellissima. E' molto diversa da quella di Okinawa, che era affollatissima...è un posto tranquillo, quasi isolato, non si sentono voci nelle vicinanze, ma solamente il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia e il verso dei gabbiani. Provo un'infinita sensazione di pace e di tranquillità, è dall'inizio del viaggio che non mi sentivo così. Mi sento bene. Mi sento rilassata. Il mare ha sempre avuto questo potere su di me, il potere di tranquillizzarmi, di portare via tutti i pensieri negativi che mi perseguitano. Chiudo gli occhi, e mi godo questa fresca brezza che mi accarezza il volto. E' stata davvero una buonissima idea fare questa passeggiata sulla spiaggia.  Quando li riapro, incontro due occhi azzurri che mi fissano attentamente. Schneider. Non so perchè, ma il mio cuore comincia a battere un po' più forte. Che strana sensazione...Schneider mi sta osservando, con una strana espressione dipinta sul volto. Uno sguardo con cui non mi ha mai guardata nessun ragazzo finora, nemmeno Tsubasa. Uno sguardo di...desiderio. Ma cosa vado a pensare? Sono impazzita? Come mi salta in mente che Karl Heinz Schneider, il Kaiser, mi stia guardando con desiderio? E' mai possibile che non riesca a godermi in pace un minuto di questa vacanza senza cominciare a fare qualche pensiero assurdo?

Per distrarmi mi rimetto ad osservare il mare, è così bello il suo colore azzurro e limpidissimo. Ora che ci faccio caso, è lo stesso azzurro degli occhi di Schneider...Sanae!! Ricominci? Oddio, adesso parlo anche da sola...devo essere veramente impazzita.

Mi sento strana da quando abbiamo incontrato Schneider e gli altri due ragazzi, anche se non so spiegare bene per quale motivo. All'inizio pensavo di essere a disagio perchè li conoscevo appena, ma ora mi rendo conto che non è affatto così. E' quello strano modo in cui lui mi guarda a mettermi a disagio. Ogni volta che mi giro, vedo che mi sta osservando, e questo mi provoca un inspiegabile turbamento. Sarà che non sono abituata ad essere osservata dai ragazzi...anche perchè, se qualcuno mi avesse guardata, io non me ne sarei neppure accorta, presa com'ero da Tsubasa. Già, Tsubasa...ogni volta che penso a lui, mi domando cosa direbbe se mi trovasse qui in compagnia di Schneider. Mi chiedo se si arrabbierebbe, se sarebbe geloso di me...se avrebbe paura di perdermi...oppure se, molto più semplicemente...si avvicinerebbe a Karl e comincerebbe a discutere con lui di calcio...e concludo tristemente che questa è l'ipotesi più probabile.

Chissà se mi pensa...se mi sta cercando...oppure se in questo momento è da qualche parte con il suo amato pallone, magari a provare i tiri combinati insieme a Misaki. Mi rendo conto che è assurdo essere gelosa del calcio, ma è sempre stato il pallone il mio più grande rivale in amore...un rivale con cui non ho mai saputo come combattere. Il calcio è il grande amore della vita di Tsubasa, ma a questo ormai mi sono rassegnata...vorrei solo sapere qual è il posto che occupo io, nel suo cuore e nella sua vita...

 

Credo proprio che Sanae abbia fatto colpo su Schneider. E' palese, basta vedere come la guarda...e ho l'impressione che anche lei se ne sia accorta. La vedo turbata, soprattutto quando il suo sguardo incrocia quello di lui...capisco perfettamente cosa sta provando, mi sono sentita così non molto tempo fa, con Masaro. Ripensare a lui mi provoca un acuto senso di colpa...un duplice senso di colpa, sia nei confronti di Jun, per essere stata capace di tradirlo con tanta leggerezza, sia nei confronti di Masaro, per averlo illuso che tra noi potesse nascere una storia. Basta, è inutile piangere sul latte versato. L'importante è che sia riuscita a troncare tutto sul nascere, prima di commettere qualche errore irreparabile. Spero solo che Sanae sappia affrontare la situazione meglio di me...ma lei è una ragazza con la testa sulle spalle, sono sicura che non si lascerà trasportare da un'emozione momentanea.

Certo che qui si sta proprio bene...c'è un'atmosfera rilassante in questa spiaggia.  Un'atmosfera di pace e serenità...peccato che io non sappia più cosa significhino queste parole. Osservo i miei "compagni di viaggio"...Schneider sta ancora osservando Sanae, e con che occhi la guarda...si vede lontano un miglio che si sente attratto da lei. Sanae cerca di fare finta di nulla, ma si capisce altrettanto bene che si sente in imbarazzo...ecco, ci siamo cacciate in un altro dei nostri soliti pasticci! Eh sì, questo viaggio dev'essere nato proprio sotto una cattiva stella (ma no!! è solo l'autrice che è particolarmente sadica!! ndGemini). Yoshiko si è avvicinata alla riva, e sta giocando con le onde. Sembra allegra e spensierata, ma so benissimo che non è così. C'è un'ombra che vela il suo sguardo, un'ombra che lei cerca inutilmente di mascherare...ma a me non può nasconderla, perchè è la stessa che sicuramente si può scorgere anche nei miei occhi. Levin la sta guardando, con un'espressione indecifrabile. Certo che quel ragazzo è un tipo proprio strano...praticamente non ha mai parlato, tranne quella volta in macchina, durante il viaggio per Sendai. E le sue parole mi hanno colpito come macigni, anche se ho cercato di non darlo a vedere. Mi hanno portato a chiedermi nuovamente se Jun mi stia cercando, e cosa farei se mi trovasse...non c'è proprio modo di liberarmi di questo pensiero, maledizione! Ogni istante che passa mi sento più angosciata, triste e confusa. In alcuni momenti mi sembra di impazzire, e allora vorrei avere una bacchetta magica e poter cancellare tutto...in altri, invece, mi dico che partire è stata la scelta giusta, e che se non l'avessi fatto a quest'ora sarei insieme a lui cercando di fingere che tutto va bene e di dissimulare i miei problemi, come ho fatto finora. Non so più nemmeno io cosa devo fare...avrei bisogno di aiuto, ma non so dove cercarlo. Le ragazze hanno i loro problemi a cui pensare, e comunque sono sulla mia stessa barca...mentre penso a queste cose, noto due occhi malinconici che osservano il mare con espressione triste e nostalgica. Sembrano celare la mia stessa inquietudine. Sono gli occhi di Franz Schuster.

 

Adoro giocare con le onde, mi è sempre piaciuto, fin da quando ero piccola e i miei genitori mi portavano in vacanza al mare durante l'estate. Avvicinarmi a loro fino a sentire l'acqua lambire la punta dei miei piedi, e poi scappare correndo velocemente tra gli spruzzi...mi sembra di tornare alla mia infanzia, quando faccio così. E in questo momento avrei tanta voglia di poter tornare indietro nel tempo...tornare a quando ero piccola, essere di nuovo una bambina allegra, spensierata e senza problemi. Ma il tempo va solo avanti, inesorabilmente...e su questa spiaggia io sto solo cullando un'illusione, nella speranza che possa regalarmi almeno qualche istante di serenità. Le aspettative che avevo riposto in questo viaggio stanno cadendo miseramente, l'una dietro l'altra, e ormai non so più nemmeno io cosa devo aspettarmi...ho vissuto in questi giorni una continua altalena di emozioni, l'unica che non mi ha abbandonato nemmeno per un secondo è stata l'inquietudine. Anche qui, su questa spiaggia meravigliosa, tranquilla, dove regnano sovrane pace e serenità, non riesco a trovare quiete, nemmeno per un secondo. E so che le mie amiche condividono le mie stesse emozioni...Yayoi ha uno sguardo triste e abbattuto, negli ultimi giorni non l'ho vista sorridere nemmeno una volta. Probabilmente lei è quella che è stata messa più a dura prova dagli eventi accaduti finora. Anche Sanae è triste...e ora mi sembra anche piuttosto turbata. Sicuramente si è accorta di come Schneider la guarda...Certo che tutto mi sarei aspettata, tranne di vedere Karl Heinz Schneider guardare languidamente la fidanzata di Tsubasa Ozora, il suo più grande rivale calcistico...il mondo è veramente piccolo! Se qualcuno mi avesse predetto questo incontro alla vigilia della partenza, gli avrei dato del pazzo! Eppure, guarda le cose strane che ci sono successe in questi giorni...è come se qualcuno volesse mandarci un messaggio, anche se non riesco a decifrarlo...ma che dico, probabilmente è tutto dovuto al caso, ad una stranissima fatalità. Mi soffermo nuovamente ad osservare Levin, in piedi di fronte a me, con il suo solito sguardo impassibile. Uno sguardo di ghiaccio. A prima vista, sembrerebbe più una statua che un ragazzo, una bellissima statua priva di emozioni, di sentimenti. Ma io sono sicura che dietro quella maschera di impenetrabilità nasconde un intero universo di emozioni...solo che sono bloccate, soffocate...probabilmente dal giorno in cui è morta la sua ragazza. Mi ritornano alla mente le parole che ha detto ieri, durante il viaggio...se davvero fosse stato freddo come il ghiaccio, non le avrebbe mai dette, anzi, si sarebbe disinteressato completamente di noi e delle nostre vicissitudini amorose. Ma perchè continuo a guardarlo e pensare a lui? Cosa mi ha colpito così tanto di questo ragazzo? So solamente che sento il desiderio di conoscerlo meglio...di penetrare quella corazza dietro la quale nasconde il suo cuore... Oddio, i nostri sguardi si sono incrociati!! Si è accorto che lo stavo guardando! Sento le guance andarmi in fiamme, e vorrei sprofondare per l'imbarazzo...lui non cambia minimamente espressione, sembra non provare nulla...chissà se è veramente così...

 

Sendai, ore 17,30

-Accidenti!! E adesso che faccio?-, esclamò Ryoichi preoccupatissimo, guardando alternatamente Tsubasa, Jun e Hikaru.

I tre amici erano mortificati...per colpa loro e della ricerca delle ragazze, Ryoichi aveva dimenticato l'appuntamento con Yukina, e ora la ragazzina era arrabbiatissima con lui. Tsubasa soprattutto continuava a ripensare alle parole che aveva detto... "La cosa più importante per te è il calcio, e il tuo dannato pallone! Io vengo dopo, sempre dopo!"

Chissà quante volte Sanae aveva pensato la stessa cosa di lui...gli tornavano in mente tutti gli appuntamenti andati a monte per colpa di una partita o degli allenamenti, tutte le volte in cui lui aveva fatto tardi perchè stava giocando a calcio, tutte le volte che aveva rifiutato un invito della ragazza...era stato veramente un idiota, Sanae aveva fatto bene a piantarlo in asso! Si era comportato da imbecille, senza rendersi minimamente conto di quanto il suo comportamento ferisse la ragazza. Era talmente felice e soddisfatto della sua vita, da non chiedersi neppure se Sanae fosse soddisfatta di quello che lui le dava, o se desiderasse qualcosa di più. Le aveva dato davvero poco, troppo poco...sperava solo di avere la possibilità di rimediare...Ora però, aveva un altro importante compito. Doveva impedire che Ryoichi commettesse il suo stesso sbaglio con Yukina.

-Ryoichi, ascolta...io ti capisco perfettamente. Anch'io spesso, troppo spesso, ho trascurato Sanae per il calcio...o per una partita, o per gli allenamenti, o per qualcos'altro. E adesso lei se n'è andata, e io rischio di perderla per sempre. Non puoi permettere che a te succeda la stessa cosa con Yukina-, disse, poggiando le mani sulle spalle del ragazzino.

Ryoichi annuì, con un'espressione profondamente triste sul volto. -Io non voglio perdere Yukina! Le voglio troppo bene, lei è importantissima per me! Niente avrebbe più senso senza di lei!!-

-Questo gliel'hai mai detto?-, domandò Hikaru.

Il ragazzino rimase interdetto per un attimo, poi scosse lentamente il capo. -Pensavo che non ce ne fosse bisogno...che lei lo avesse capito da sola...-, mormorò abbattuto.

-A volte gli altri non capiscono quello che noi proviamo...e noi non capiamo quello che provano gli altri. Per questo nascono incomprensioni e malintesi...l'unico modo per evitarlo è parlare-, disse malinconicamente Jun, mentre il suo pensiero tornava a Yayoi. "Se solo le avessi parlato...se solo le avessi detto tutto quello che avevo dentro...e lei avesse fatto lo stesso con me...ora saremmo insieme, e io non starei cosi male...", pensò.

-Jun ha ragione, Ryoichi. Devi parlarle chiaramente, e dirle tutto quello che provi per lei-, aggiunse Hikaru, avvertendo anch'egli una fitta al cuore pensando a Yoshiko.

-Forse non sono la persona più adatta a dirti questo, Ryoichi, visto che io mi sono comportato anche peggio in passato...ma se te lo dico, è perchè non voglio che tu commetta il mio stesso errore. Capisco quanto ami il calcio, e quanto esso sia importante per te. Credimi, nessuno può capirti meglio di me, perchè questo sport è tutta la mia vita. Ma non devi trascurare Yukina, in nessun modo, devi sempre farla sentire importante, devi sempre farle capire quanto conta la sua presenza per te, quanto le vuoi bene. Perchè...me ne rendo conto solo ora che lei mi ha lasciato...senza Sanae anche giocare a calcio non avrebbe più senso per me. Non sarebbe più la stessa cosa, senza di lei-, disse Tsubasa, e a quest'ultime parole chinò il capo, travolto da un'improvvisa ondata di tristezza.

Ryoichi annuì, con espressione seria. Le parole di Tsubasa lo avevano colpito profondamente. Ripensò a tutti i momenti più belli e importanti dell'ultimo periodo della sua vita...in tutti, anche in quelli collegati al calcio, compreso l'ultimo, fantastico pareggio con la squadra dei Nakagawa, Yukina era stata lì...era stata la sua presenza a dargli forza, a dargli coraggio, a dargli voglia di vincere. Il sorriso felice di Yukina ogni volta che lui segnava un gol gli dava un'emozione mille volte più forte di quella che gli dava il gol stesso. Senza di lei, sarebbe stato un altro, sia come persona sia come calciatore. Tsubasa e i suoi amici avevano ragione...non era mai stato veramente capace di farle capire quanto lei fosse importante, fondamentale per lui. -Avete ragione, ragazzi. Ma adesso cosa posso fare? Yukina è arrabbiatissima con me, e non vorrà nemmeno parlarmi!-, disse tristemente.

Tsubasa gli mise una mano sulla spalla, incoraggiandolo. -Su, sono sicura che invece Yukina ti ascolterà...in fondo, se si è arrabbiata così tanto vuol dire che ci tiene veramente a te!-

-Io penso che dovresti andare subito da lei-, disse Jun.

-Avete ragione. Vado immediatamente a parlarle-, ribattè Ryoichi con espressione decisa. -Mi accompagnereste?-

I tre ragazzi sorrisero, e acconsentirono. Si erano affezionati al ragazzino in quei giorni trascorsi insieme, e oltretutto era un po' anche colpa loro se aveva tirato quel bidone a Yukina.

Trovarono la ragazzina seduta sugli scalini di fronte a casa sua, con lo sguardo triste e gli occhi rossi. Si capiva benissimo che aveva pianto, e Ryoichi sentì un lancinante senso di colpa. Anche Tsubasa avvertì la stessa situazione...all'immagine di Yukina si era improvvisamente sovrapposta l'immagine di Sanae, e il ragazzo si chiese per l'ennesima volta quante volte Sanae avesse pianto in solitudine per colpa sua.

Tenendo la testa bassa, Ryoichi si avvicinò lentamente alla ragazzina, e si sedette al suo fianco con aria contrita, senza trovare il coraggio di parlare.

Yukina si voltò bruscamente verso di lui, era chiaro che era ancora piuttosto arrabbiata. -Che vuoi? Vattene!-, sibilò con una voce fredda, che conteneva ancora un'evidente venatura di pianto.

Ryoichi alzò lentamente lo sguardo. -Scusami, Yukina...perdonami-, sussurrò in tono triste.

La ragazzina rimase per un istante spiazzata da queste parole, ma si riprese subito. -Non basta chiedere scusa, Ryoichi...posso anche accettare le tue scuse, ma sono sicura che alla prossima occasione ti comporterai di nuovo allo stesso modo-, rispose mestamente.

-Non è vero!-, esclamò lui. Cogliendo Yukina di sorpresa, prese una mano di lei e la strinse con forza tra le sue, mentre la guardava dritto negli occhi. -Sono stato uno scemo, Yukina, un imperdonabile, completo idiota. Ti ho sempre trascurata, e non ti ho mai fatto capire quanto fossi importante per me...la verità, Yukina, è che io...-, arrossì leggermente mentre pronunciava queste parole, -io ti voglio bene. Ti voglio un bene immenso, e senza di te niente avrebbe senso, nemmeno il calcio-

La ragazzina rimase sorpresa, e le sue guance si colorarono di un rosso acceso. Per quanto tempo aveva aspettato di sentire quelle parole da lui...quasi non poteva crederci!

-Oh, Ryoichi!-, esclamò felice, buttandogli le braccia al collo.

Ryoichi ricambiò l'abbraccio, mentre finalmente si rilassava.

Tsubasa e i suoi amici si allontanarono in silenzio per lasciarli soli, con un gran sorriso sulle labbra. Erano felici di essere riusciti ad aiutare il loro nuovo amico. Speravano che almeno lui avesse capito la lezione, e non trascurasse più Yukina. In cuor loro, si chiesero nuovamente se sarebbero stati fortunati come Ryoichi...se anche a loro sarebbe stata concessa una seconda possibilità.

 

Sendai, ore 19

La giornata era trascorsa piuttosto piacevolmente. La passeggiata sulla spiaggia era piaciuta moltissimo a Schneider e ai due amici, Schuster non aveva fatto altro che ripetere quanto amava il mare. Le ragazze si sentivano a proprio agio con loro. Schneider era un ragazzo dalla conversazione molto brillante, e, contrariamente alle loro aspettative, era molto simpatico e divertente. L'unica cosa che aveva messo non poco in imbarazzo Sanae era stato il modo in cui l'aveva guardata per tutto il pomeriggio...aveva cercato di non pensarci, ma era inutile, quando si voltava verso di lui scopriva sempre i suoi penetranti occhi azzurri fissi su di lei. Si era chiesta a lungo come avrebbe dovuto comportarsi, e alla fine aveva deciso che era molto meglio fare finta di nulla, almeno non avrebbe corso rischi...la cosa più importante era evitare che Karl le facesse degli approcci, allora sì che sarebbe stata nei guai fino al collo!

La situazione era molto imbarazzante anche per il ragazzo...era sicuro che Sanae si fosse accorta che provava una certa attrazione nei suoi confronti, anche se la ragazza si sforzava di nasconderlo il suo imbarazzo era palese. Gli dispiaceva moltissimo il pensiero di metterla a disagio, ma d'altra parte non poteva farci niente...mai si sarebbe aspettato di provare una simile emozione nei suoi confronti...ancora non riusciva a crederci! Era attratto dalla fidanzata di Tsubasa Ozora! La cosa aveva dell'incredibile. Ancora una volta, si domandò come andassero le cose tra Sanae e il suo ragazzo. Non avrebbe mai avuto il coraggio di indagare, ed era sicuro che Sanae non avrebbe affatto gradito un'intrusione nella sua vita privata, ma dall'espressione degli occhi della ragazza si capiva chiaramente che non era felice, che qualcosa la tormentava. Certo, si sforzava di apparire allegra, di ridere, fingeva di divertirsi e di stare bene, ma lui, anche se la conosceva appena, capiva che era una maschera...la capiva perchè anche a lui, molte volte, era capitato di fingere di stare bene, quando dentro aveva l'inferno. Ma lui era il Kaiser, e non doveva mostrare segni di debolezza o cedimento.

Yoshiko dal canto suo era sempre più incuriosita da Stefen Levin. Il ragazzo aveva parlato pochissimo per tutto il giorno. Lei aveva fatto il possibile per intavolare una conversazione, ma lo svedese le aveva risposto praticamente a monosillabi e svogliatamente, così aveva lasciato perdere. Aveva concluso che, probabilmente, non gli era affatto simpatica, magari la trovava invadente, o la considerava una stupida. "Cosa mi importa di conoscerlo meglio?", si domandava la ragazza, e tutte le volte le tornavano in mente le parole che Stefen aveva detto in macchina, il giorno prima. Non sapeva con esattezza nemmeno lei cosa l'aveva colpita di quelle parole...forse la rabbia e la sofferenza che aveva percepito dietro di esse...Probabilmente sentiva ancora la mancanza della sua ragazza, e lottava ancora contro il dolore per la sua morte. Probabilmente era stata la tragedia che aveva vissuto a renderlo così introverso e spinoso. Era come un riccio che si chiudeva intorno alle proprie spine per evitare di essere ferito. Sorrise al paragone.

Levin notò il suo sorriso, e con suo grande stupore il cuore gli mancò un battito. Sorrideva proprio come lei...Ma perchè continuava a paragonarle? Non avevano niente in comune, niente...non conosceva quella ragazza sufficientemente per dire che le assomigliava. Eppure bastava poco...un sorriso, un gesto, un atteggiamento, perchè le due immagini si sovrapponessero...davanti a sè aveva Yoshiko, una sconosciuta ragazza giapponese di cui non sapeva assolutamente nulla, dietro di lei c'era l'ombra della ragazza che aveva amato e perduto. Si chiese quando finalmente si sarebbe liberato del suo ricordo e avrebbe ricominciato a vivere. Probabilmente mai...era già passato parecchio tempo dal giorno dell'incidente, ma il ricordo di lei era ancora vivo nella sua mente, non era sbiadito nemmeno un po', e tutte le volte che ripercorreva mentalmente il poco tempo trascorso insieme il dolore tornava a bruciare dentro, la ferita riprendeva a sanguinare e lui sapeva che non c'era modo di tamponarla.

Forse si era comportato sgarbatamente con Yoshiko...aveva mandato sistematicamente a monte tutti i tentativi di lei di fare conversazione, ma proprio non se la sentiva. Soprattutto con lei...sentirla parlare, vederla gesticolare, ridere...gli provocava un'emozione stranissima, e non era in grado di dire se era piacevole o spiacevole. Quando lei era andata a giocare con le onde, e aveva sentito la sua risata allegra e cristallina, per un attimo...per un attimo aveva avuto l'illusione che lei fosse tornata...poi era tornato alla realtà, e si era sentito strano. Non sapeva cosa pensare, come comportarsi...sapeva solo che era da tanto che niente e nessuno riuscivano a risvegliare le sue emozioni...e questa ragazza invece c'era riuscita...

Yayoi era molto preoccupata per le due amiche, e molto triste. Ogni giorno che passava si sentiva sempre più confusa e demoralizzata, e non riusciva proprio a trovare un po' di serenità...ma con sua grande sorpresa si era accorta di non essere l'unica a provare certe sensazioni. Le era bastato osservare per un po' Franz Schuster per capire che il ragazzo aveva qualcosa che lo tormentava. In compagnia era allegro, chiacchierava e scherzava senza problemi, e Yayoi aveva notato che era molto spiritoso e con la battuta sempre pronta, ma c'erano alcuni momenti in cui si distaccava e sembrava partire per un altro pianeta, per un mondo tutto suo...il suo sguardo si faceva distante, malinconico, e i suoi occhi diventavano tristi, immensamente tristi. Si spegneva come una candela consumata. La vitalità che lo contraddistingueva diventava uno sbiadito ricordo, e al posto del giovane allegro e scherzoso c'era un ragazzo inquieto, triste...sembrava quasi disperato. Se n'era accorta in modo particolare quel pomeriggio sulla spiaggia...era stato molto più taciturno del solito, aveva parlato pochissimo e scherzato quasi per niente, e sembrava che l'atmosfera della spiaggia lo deprimesse ancora di più.

"Forse non è stata una buona idea venire proprio al mare", stava pensando il ragazzo in quel momento.  Tutto gli ricordava lei...Elena. L'ultima volta che era stato in vacanza al mare era con lei...era passato solamente un anno, eppure gli sembrava che fossero secoli. Il tempo era impietoso...erano già passati tre mesi da quando lei l'aveva lasciato, e la classica frase "il tempo aggiusta tutte le cose e lenisce tutte le ferite", che più volte aveva dovuto sorbirsi in quei mesi, si era rivelata una baggianata colossale... il tempo non aveva lenito proprio un bel niente, nel suo caso. Continuava a pensarci e a starci male. Continuava a chiedersi incessantemente cosa aveva sbagliato con Elena, e come aveva fatto a non rendersi conto che lei non era più felice al suo fianco, che si era allontanata e che si stava innamorando di un altro ragazzo. Quando glielo aveva detto, Franz era caduto letteralmente dalle nuvole. Il mondo gli era crollato addosso come un castello di carte. Era arrivato al punto di supplicare Elena di non lasciarlo, di dargli un'altra possibilità, ma lei era stata irremovibile...gli aveva detto che ormai era troppo tardi, e con che sguardo glielo aveva detto...freddo, determinato, quasi ostile. Come se in lui ormai non vedesse altro che un nemico, una persona sgradita di cui liberarsi in fretta. asta, doveva smettere di pensarci...Elena ormai faceva parte del passato, e a lui non rimaneva altro che buttarsela alle spalle e guardare al futuro, ricominciare da capo. Anche se era difficile, eccome se era difficile...specie se tutto al mondo sembrava congiurare contro di lui per ricordargli Elena...il suo sguardo si soffermò un istante sulle tre ragazze che avevano incontrato durante il viaggio. Anche loro erano tristi e soffrivano per amore, se n'era accorto dal primo momento. Il dolore dei sentimenti può essere invisibile, ma non a chi lo conosce bene perchè lo sta vivendo sulla propria pelle. Quelle ragazze soffrivano quanto lui...e soprattutto lei, quella ragazza dai capelli ramati...sembrava la più inquieta e tormentata di tutte. Appena aveva incrociato i suoi occhi, aveva subito avvertito una sensazione di familiarità...quella che aveva letto negli occhi tristi di lei, era la stessa sofferenza che era scritta a lettere di fuoco nei suoi.

Immersi ciascuno nei propri pensieri, i sei ragazzi erano arrivati al ristorante dell'albergo, dove avrebbero cenato. Si sedettero tutti insieme allo stesso tavolo, e ordinarono. Per un po' rimasero in silenzio, nessuno sapeva in che modo intavolare una conversazione. Furono istanti in cui la tensione si tagliava con il coltello, ed era insopportabile per tutti. Alla fine fu Schneider, non riuscendo più a sopportare quell'opprimente cappa di silenzio, a parlare per primo.

-Ragazzi, questa sera vi va di andare in discoteca?-, domandò a bruciapelo.

Cinque paia di occhi lo fissarono con aria interrogativa.

-Vi sembra una cattiva idea?-, domandò il ragazzo.

Sanae ci pensò su per un istante. Discoteca...era almeno un secolo che non metteva piede in una discoteca. In fondo non era una cattiva idea...ballare l'avrebbe aiutata a scaricare la tensione che aveva accumulato negli ultimi giorni, e magari anche a distrarsi e a passare un po' di tempo senza pensare ai suoi problemi. -No, a me sembra un'ottima idea-, disse infine.

-Anche per me va bene-, disse Yoshiko. Perlomeno, la discoteca era un posto dove difficilmente si parlava, e poi era un modo come un altro per distrarsi un po'. Aveva proprio bisogno di liberarsi per un po' la mente da tutti i pensieri che le turbinavano dentro, cominciava a sentirsi veramente spossata.

Gli occhi delle due amiche si fissarono su Yayoi. La ragazza non aveva la minima voglia di andare in discoteca, era certa di non essere proprio nello stato d'animo più adatto per divertirsi e scatenarsi in pista, ma non voleva certo passare per la guastafeste della situazione. Se le amiche erano contente di andare a ballare, si sarebbe adeguata senza fare storie. In fondo, non sarebbe stata certo una serata in discoteca a farla stare peggio di come si sentiva. -Va bene anche per me-, disse.

-Franz, Stefen, voi cosa ne pensate?-, domandò Karl rivolto ai due amici.

-Per me va bene-, rispose Schuster. Anche lui avvertiva fortissimo il bisogno di distrarsi, di fare qualcosa che gli tenesse libera la mente e gli impedisse di torturarsi con il pensiero di Elena. La spiaggia non c'era riuscita, sperava che in discoteca le cose potessero andare meglio.

-Okay-, si limitò a dire Levin. Almeno avrebbe potuto starsene zitto tutta la sera senza che nessuno lo infastidisse...e poi lo incuriosiva l'idea di veder ballare quella ragazza. Con una fitta al cuore ricordò che lei amava moltissimo ballare, e cercava sempre di trascinarlo nelle danze, nonostante lui fosse completamente negato...basta, basta, era una tortura! Non poteva continuare a vivere di ricordi. Doveva concentrarsi sul presente, a partire da quella sera stessa.

 

 

Atami, ore 21 (nota: non ho la più pallida idea se atami sia o meno vicina a sendai, ho usato la prima località termale che mi è venuta in mente ^__^)

Tsubasa, Hikaru e Jun avevano cenato nuovamente a casa di Ryoichi e della sua famiglia, che erano stati nuovamente gentilissimi e squisiti con loro. Il loro amico era al settimo cielo ora che aveva fatto pace con Yukina, l'unico rammarico era quello di non essere stato d'aiuto ai ragazzi a trovare le fidanzate. I tre amici erano piuttosto delusi dal fatto di non aver trovato le ragazze a Sendai, era l'unica pista che avevano ed era svanita nel nulla...ora non sapevano proprio cosa fare per trovarle.

Poi, Ryoichi aveva dato loro un suggerimento del tutto inaspettato.

-Perchè non le cercate alle terme?-

-Alle terme?!-, aveva risposto Tsubasa, guardandolo con aria interrogativa e sbalordita.

-Sì, alle terme-, aveva ripetuto il ragazzino con convinzione. -Quando una persona vuole rilassarsi, dov'è che va? In una bella località termale-

-Effettivamente non ha tutti i torti...-, aveva ammesso Jun, riflettendo.

-Sì, ma il Giappone è pieno di località termali!-, aveva obiettato Hikaru, che temeva di imboccare l'ennesimo vicolo cieco.

-Hai qualche idea migliore?-, era stata la risposta dei due amici.

-Siamo disperati, e non abbiamo la benchè minima idea di dove rintracciarle. Qualunque tentativo potrebbe andare a vuoto, ma dobbiamo pur fare qualcosa, perchè io non ho intenzione di tornarmene a casa a mani vuote a torturarmi fino al loro ritorno!-, aveva esclamato Jun.

-Potreste partire da una località termale qui vicino...-, aveva suggerito timidamente Ryoichi.

I tre ragazzi avevano preso una cartina geografica e avevano cominciato a consultarla alla ricerca di una possibile meta. Dopo una lunga riflessione, avevano scelto Atami, ed ora erano lì, in un piccolo ryokan tradizionale con terme annesse.

La proprietaria diede loro le chiavi della stanza con un largo sorriso, e gli diede tutte le indicazioni per utilizzare i bagni termali. Tsubasa avrebbe voluto domandarle immediatamente se Sanae e le altre fossero per caso alloggiate lì, ma gli altri due amici lo avevano convinto che prima era meglio darsi un'occhiata intorno, e vedere se la proprietaria era disposta a dare certe informazioni o se si sarebbe insospettita.

Stavano scendendo le scale per recarsi al bagno termale, decisi a ritagliarsi una mezz'oretta di relax, quando sentirono un urlo seguito da un'imprecazione. Era chiaramente una voce femminile. Nei cuori dei tre ragazzi si accese la speranza...forse erano loro, forse le avevano trovate...corsero verso la hall del ryokan più velocemente che poterono, per poi fermarsi sulla soglia in preda ad una cocente delusione. Una ragazza si stava massaggiando un piede, borbottando. Vicino a lei una pesante sacca da viaggio, che probabilmente le era sfuggita di mano cadendole sul piede.

I tre amici si avvicinarono, cercando di mascherare la propria delusione.

-Ti sei fatta male?-, domandò Tsubasa timidamente.

La ragazza alzò lo sguardo, incrociò quello di Tsubasa e arrossì violentemente. Non era molto alta, ma era snella e ben proporzionata. I capelli castani erano raccolti in uno chignon sulla sommità della testa, da cui sfuggivano alcune ciocche ribelli che le incorniciavano il viso rotondo e grazioso, sul quale spiccavano i grandi occhi marroni dall'espressione vivace. -No, grazie-, disse, cercando di ricomporsi.

Riappoggiò il piede a terra e provò nuovamente a sollevare la sacca, ma questa le sfuggì nuovamente di mano e cadde sul pavimento con un tonfo sordo.

-Dannazione!-, imprecò nuovamente la ragazza.

-Lascia che ti aiuti-, si offrì Tsubasa, e senza attendere la risposta della ragazza, sollevò la pesante borsa senza alcuno sforzo.

-Grazie! Sei veramente genti...-, la ragazza si portò improvvisamente una mano alla bocca, -ma tu sei Tsubasa Ozora!-, esclamò sbigottita.

Tsubasa divenne rosso come un peperone, e si limitò a un cenno di assenso.

-Cielo! E voi siete Jun Misugi e Hikaru Matsuyama!-, esclamò ancora, e i due calciatori si sentirono sprofondare per l'imbarazzo, e per il timore che gli toccasse sopportare un'altra scenetta come quella dell'aereoporto.

-Cos'hai da urlare, Midori?-, domandò un'altra voce femminile. In quel momento un'altra ragazza entrò nel ryokan, reggendo in mano una sacca da viaggio grande quanto quella dell'amica. La nuova arrivata era alta quanto Midori, magra e molto graziosa. Aveva anche lei i capelli castani, che erano sciolti e le arrivavano fino alla vita, e gli occhi marroni, e sul naso erano spruzzate in abbondanza graziose lentiggini, che le davano un'aria vivace e sbarazzina.

-Mariko! Ma non li riconosci?-, esclamò Midori sovraeccitata, prendendo l'amica per un braccio.

Mariko squadrò i tre ragazzi attentamente, con espressione interrogativa.

-Veramente no...-, ammise alla fine, arrossendo lievemente.

Jun e Hikaru trattennero a stento una risatina, mentre Midori sbuffò come una locomotiva a vapore.

-Ma sei senza speranze! Sono Tsubasa Ozora, Jun Misugi e Hikaru Matsuyama! Tre campioni della nazionale giovanile giapponese!-, esclamò.

-Oddio!-, fece la ragazza sbigottita, portandosi una mano alla bocca e diventando praticamente viola per la vergogna. -Scusatemi tanto!-

I tre ragazzi risero divertiti. -Non preoccuparti! Non è mica grave-, la rassicurò Tsubasa. Quelle due ragazze erano davvero simpatiche. Era da un po' che non rideva così di gusto.

-Eccomi, ragazze! La nostra stanza è la trecento...-, la nuova arrivata non riuscì a finire la frase, la borsa le cadde dalle mani e cacciò un urlo.

Jun e Hikaru stavolta non riuscirono a trattenersi, e scoppiarono in una fragorosa risata.

-Oddio! Ma siete davvero voi!-, disse la ragazza, una morettina alta e slanciata con i capelli neri tagliati a caschetto e gli occhi scuri. Si avvicinò a Hikaru e gli strinse vigorosamente una mano.

-Sono sempre stata una tua grande ammiratrice! Mi chiamo Suzuki, e conoscerti è un vero onore per me!|-, esclamò allegramente.

Hikaru arrossì lievemente, e ricambiò la stretta. -Grazie-, disse un po' imbarazzato.

-Scusa...Midori, giusto?-, intervenne Tsubasa rivolto alla ragazza con i capelli legati.

-Oddio, si ricorda il mio nome!-, strillò Midori felicissima.

-Ehm...dove devo appoggiare la tua borsa?-

Midori divenne rossa come un peperone. -Cielo, che figura!!-, esclamò mortificata.

-Tranquilla, tranquilla-, la rassicurò Tsubasa sorridendo. -Se volete, possiamo accompagnarvi fino alla vostra stanza-

-Lo fareste davvero?-, disse Mariko tutta contenta.

-Ma certo!-, rispose gentilmente Misugi rivolgendole un sorriso che la fece praticamente squagliare.

-La nostra stanza è la 307-, disse Suzuki, ancora attaccata al braccio di Hikaru.

-Allora siete vicino a noi...noi siamo nella 306-, disse Tsubasa, dirigendosi verso le scale.

L'annuncio del ragazzo fu seguito da una serie di gridolini eccitati da parte delle tre amiche, che fecero scoppiare nuovamente a ridere i tre amici.

-Il nostro soggiorno alle terme si preannuncia interessante, non trovi?-, domandò Jun rivolto a Hikaru, che stava cercando un modo gentile per sganciarsi dalla stretta di Suzuki.

-Eccome!-, ribattè l'amico sorridendo. Poi il suo volto si rabbuiò. -Speriamo solo che sia la volta buona per trovarle...-, disse in tono malinconico.

 

Le ragazze sono in discoteca con Schneider, Schuster e Levin, i ragazzi invece sono alle terme con le simpatiche Mariko, Midori e Suzuki....cosa accadrà?! per saperlo, non perdetevi l'undicesimo capitolo di "ON THE ROAD"!! ^________^

 

  
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