Capitolo
15
Helinor guardò
Gofna, che in piedi al centro della piazza armeggiava con il suo bastone e il
suo cappello da maga, attirando una buona dose di persone a vedere il suo
piccolo spettacolo. Notò che Adrian e Kay erano in prima fila, incantati dai
trucchi di Gofna, mentre qualche metro più dietro c’era Nara, intento a pensare
ai fatti suoi con aria indifferente. Vicino a lui, James di tanto in tanto gli
scoccava un’occhiata spaventata.
Helinor si
mantenne a una dozzina di metri di distanza e fece scivolare una mano sull’elsa
del coltello, mentre le sue spalle si abbassavano per la delusione. Harila
aveva tradito sua madre e Gammon aveva fatto lo stesso con Helinor. Adesso
doveva pareggiare i conti con Gofna e poi avrebbe dovuto trovare il coraggio di
affrontare Gammon. Già... quello era un bel problema.
Aspettò
pazientemente che lo spettacolo di Gofna si avviasse ad una conclusione, poi la
vide infilarsi in testa il cilindro dopo averlo fatto roteare in aria, mentre
la folla se ne andava soddisfatta.
Nara fece una
smorfia perplessa e diede le spalle a tutti, avviandosi nella propria tenda con
passo pesante, seguito dallo sguardo vigile e ostile di Uriah, che subito dopo
se ne andò nella direzione opposta. Kay gli andò dietro. Forse avevano stretto
amicizia?
Vide il
ragazzino indietreggiare ad un gesto irritato di Uriah.
No, decisamente
non avevano fatto amicizia.
Helinor si sentì
sollevata, poi si diresse verso Gofna, che stava per prendere James a braccetto
e scappare via.
-Gofna...
posso... parlare con te?- domandò Helinor, cercando di mantenere il suo tono di
voce ad un livello civile.
La bionda la
guardò quasi con disprezzo, tuttavia non la trattò male, e accettò la sua
richiesta di buon grado.-Vai pure, James! Ci vediamo dopo!-
-A dopo tesoro-
rispose James, lanciando a Helinor un’occhiata di sfuggita.
Helinor rimase
in silenzio per un lungo istante, mentre insieme a Gofna entrava nella propria
tenda. Stava formando nella sua mente un discorso sensato, scartando le parole
che si ammucchiavano l’una sull’altra e mettendo insieme quelle che potevano
costuire una frase di senso compiuto. Non era ancora lucida perché quello
strano blocco mentale la costringeva a non ragionare, tuttavia sentiva qualcosa
di strano che si faceva strada nel suo cuore. Un sentimento strano, mai provato
prima d’ora.
Chiunque altro,
l’avrebbe chiamato compassione, ma Helinor non sapeva cosa volesse dire, dunque
non gli diede un nome, limitandosi ad ascoltare la sua voce.
Gofna la
fissava, curiosa, sostenendo però un’aria abbastanza arrabbiata.
-Mi dispiace-
proruppe Helinor, cadendo in ginocchio con lo sguardo rivolto al volto di
Gofna, che fece un passo indietro per lo stupore.-Io non avevo altra scelta, se
non uccidere tuo padre. Non potevo far altro, perché il mio maestro me lo aveva
ordinato. Non potevo disubbidire agli ordini...-
-Tu menti!-
esclamò Gofna, arrossendo dalla rabbia.-Il mestro Gammon è un uomo buono e
sincero! Non avrebbe mai fatto del male a mia madre!-
-E tu sbagli!-
esclamò Helinor, estraendo di scatto il pugnale dalla fodera facendo sussultare
Gofna.-Perché se avessi avuto la possibilità di scegliere, le cose sarebbero
andate diversamente! Gammon ha ordinato a me e al mio compagno di uccidere te e
tua madre!-
-Non è vero...-
balbettò Gofna, arretrando alla vista del coltello.
Helinor prese il
pugnale dalla parte della lama e lo porse a Gofna dalla parte del manico.-Vuoi
provare cosa vuol dire uccidere una persona? E allora prendi questo e prova, Gofna
Brown!- gridò, accompagnando l’oggetto verso le mani della ragazza in
piedi.-Uccidimi come io ho ucciso tuo padre e senti cosa vuol dire ammazzare
una persona per la prima volta!-
Gli occhi di
Gofna si fecero lucidi e lei prese il pugnale tra le mani tremanti,
impugnandolo con entrambe, mentre Helinor gli si parava davanti, in ginocchio,
con le braccia spalancate.
-Ma ti avverto
che se lo fai... niente sarà più come prima- mormorò Helinor.
Gofna rimase
immobile davanti a Helinor a guardarla negli occhi. Occhi azzurri e brillanti,
velati da una patina di solitudine e tristezza, ma anche da un grande desiderio
di vivere. Vi lesse la scintilla della speranza in un futuro migliore, la
stessa scintilla che il tempo aveva spento negli occhi disua madre. Strinse il
pugnale. Era pur sempre l’assassina di suo padre, però, e doveva pagare per ciò
che aveva fatto.
-Tu hai ucciso
mio padre...- disse Gofna, più a se stessa che a Helinor, mentre tentava di
combattere la paura e le lacrime.
Helinor rimase
in silenzio ad aspettare.
-Perché ce l’hai
tanto con me?- iniziò a singhiozzare Gofna.
-Perché io
vorrei essere te- fu la risposta.-Io non ho mai conosciuto mio padre, e mia
madre mi ha abbandonata quando avevo due anni. Io non so fare altro che
provocare dolore alle persone che mi circondano...-
-Non ho pensato
che la morte di tuo padre avrebbe potuto ferirti, né tantomento che tu avresti
sofferto tanto... perché io non ho mai provato niente che somigli all’affetto
tra un padre e una figlia. Ti chiedo soltanto di perdonarmi.-
Gofna la fissò,
incerta.-Tu... non hai mai...?-
-Uccidere e combattere
sono le uniche cose che mi vengono bene, per quanto mi sforzi!- esclamò Helinor
con voce angosciata.-Ti chiedo soltanto di comprendere e di perdonarmi, poi
potrai fare ciò che vuoi...- avvertì un leggero tonfo vicino alle sue
ginocchia, e abbassati gli occhi, vide il suo pugnale, poi qualcosa la investì,
e due braccia esili la strinsero. Rabbrividì, non perché non volesse un
abbraccio, ma perché sentiva che stava nuovamente per piangere.
-Sono tanto
triste per te...- susurrò Gofna, stringendo la castana a sé con una forza che
Helinor non avrebbe mai immaginato avesse.-Deve essere stata una brutta vita,
la tua...-
-Lo è ancora-
rispose Helinor, nascondendo il volto tra i capelli biondi di Gofna, senza
restitire però il calore dell’abbraccio. Lasciò che le braccia restassero ferme
lungo i fianchi, e che i sottili capelli della ragazza bionda le solleticassero
le guance e il collo. Era quasi più bello di quando l’aveva abbracciata Uriah,
perché adesso sapeva che quel peccato che si era portata dietro per anni, era
stato finalmente perdonato. Chiuse gli occhi e allacciò le braccia intorno alla
vita di Gofna. Finalmente perdonata... finalmente libera.
Dopo svariati
minuti, la bionda si staccò da Helinor e le passò una mano sul viso per
spostarle i capelli dagli occhi, sorridendo con le lacrime agli occhi, poi si
alzò e se ne andò di corsa.
Helinor si tirò
in piedi a sua volta e rimase a fissare il suo pugnale per terra. Il rubino
sull’elsa sembrava opaco adesso, ma forse era soltanto la sua immaginazione.
Sorrise. Forse
c’era ancora speranza...
-Ah, sei qui!-
esclamò una voce, improvvisamente.
Lei si voltò.-E
a te chi ha dato il permesso di entrare?!- domandò, irritata.
Sephiroth abbozzò
un sorriso, ma il tentativo risultò quasi penoso, così si limitò a scuotere il
capo.-Tseng mi ha chiesto di tenerti d’occhio in caso decidessi di fare
pazzie...-
Helinor battè un
piede a terra e si mise le mani sui fianchi.-Guarda che non sono una bambina,
so prendere le mie decisioni e assumermene la responsabilità...-
-Sì, certo...-
disse Sephiroth, beffardo.-Insomma, che è successo con Gofna qui?-
-Non sono affari
tuoi- fu la risposta, accompagnata da un tentativo di colpire Sephiroth con un
sassolino calciato con un piede.-E comunque, ora siamo amiche, va bene?-
-Cambi idea
molto facilmente, vedo... fino a un’ora fa volevi ucciderla...-
Al contrario
delle aspettative di Sephiroth, che già si era immaginato recapitare un pugno
in qualche parte del corpo, Helinor sorrise enigmatica e nascose le mani dietro
la schiena. Si sorprese di leggere una sorta di sollievo nel suo sguardo, e si
stupì ancora di più quando lei si chinò a raccogliere il coltello con un
sorriso sghembo sulle labbra. Lo ringuainò.
-Io... ci ho
pensato- disse Helinor, guardando la lama entrare nel fodero.
Sephiroth la
guardò con aria interrogativa, ma non si azzardò a chiedere niente. Non voleva
dare a vedere la sua curiosità. Fu tentato dal farle quelle domanda che gli
frullavano in testa da fin troppo tempo. Perché li aveva aiutati? Se non lo
aveva fatto per la ShinRa, e neanche per
il puro gusto nel tradimento, che motivo poteva averla spinta a voler ammettere
due Soldier e un Turk nell’accampamento?
-Sono stanca di
provare odio- dichiarò Helinor, posando gli occhi sul viso inespressivo del
Soldier.-Gofna è... una vittima, proprio come me. È insopportabile, questo è
vero... e probabilmente non saremo mai grandi amiche però... sento che ottenere
il suo perdono per quello che ho fatto a suo padre è stato un po’ come
rinascere.-
Sephiroth
socchiuse gli occhi e distolse lo sguardo da quello della ragazza.
-Non sei
d’accordo- osservò Helinor, un po’ delusa.
-Il fatto è che
sei una totale contraddizione, Helinor- affermò il ragazzo, in tono lugubre.-Tu
sembri divisa in due. Prima sei una ragazza calma e allegra, e un attimo dopo,
un’assassina a sangue freddo.-
Helinor
sorrise.-Non ho ancora trovato me stessa- si schermì.
Lui le rivolse
un’occhiata di sfuggita.-Sono un figlio della ShinRa- confessò.-Io... credo che
nella vita non avrò bisogno di trovare me stesso. Devo solo combattere, per
questo sono nato.-
Per un po’
rimasero entrambi in silenzio a squadrare due direzioni differenti, poi irruppe
la voce di Helinor:-I tuoi occhi sono diversi.-
Sephiroth non
rispose.
-Perché?-
-Se una persona
viene esposta più degli altri al Mako, i suoi occhi assumono questo colore un
po’ verde...- disse. Per qualche strana ragione, sentiva che esprimere quel
concetto significava mettere a nudo una parte di sé. Era qualcosa di segreto e
di intimo, che dopotutto, non era neanche un segreto, visto che alla ShinRa
tutti conoscevano quel particolare. I Soldier di prima classe avevano più o
meno lo stesso bagliore verde negli occhi...
Helinor lo guardò
con una sfumatura di compassione che a Sephiroth non piacque affatto. Sapeva
cosa stesse pensando... che lui era diverso, che era un mostro...
-Fanno
esperimenti su di voi...- mormorò Helinor.
Sephiroth annuì.
-Ho sempre
pensato che se qualcuno avesse fatto degli esperimenti su di me, non l’avrei
accettato. Ma adesso... temo che di non essere più sicura su questo punto... -
disse Helinor.
Non sai quanto ci sei andata vicino...
Si guardarono,
di nuovo in silenzio. Non che Sephiroth fosse un ottimo disquisitore, tuttavia
i membri dell’Ombra non erano certamente meglio, quindi per Helinor fu facile non
farci troppo caso. In fondo, anche solo il fatto che il Soldier non parlasse
più per monosillabi, era una grande conquista.
-Credo che...
dovrò riflettere sull’offerta della ShinRa...- concluse Helinor, in tono
incerto.
Sephiroth storse
il naso.-Non starai scherzando!-
Helinor cambiò
immediatamente discorso, imbarazzata:-Tu sei veramente troppo serio!-
-I-io?!?-
esclamò Sephiroth, preso in contropiede.-Ma... che c’entra?!-
-Smetti di
essere così rigido. Mi metti a disagio!- sentenziò Helinor, in tono severo.
Per un attimo,
Sephiroth prese seriamente in considerazione l’idea che lo stesse veramente
rimproverando, poi si disse che forse lo stava soltanto prendendo in giro.
Helinor
simulò un sbuffo:-Però, anche con quella tua faccia di marmo, mi sei abbastanza
simpatico.-
Certo, avrebbe
preferito che ci fosse Zack al posto del Soldier dai capelli argentati, ma non
si poteva avere tutto dalla vita... anzi, Helinor doveva ammettere che parte
della sua improvvisa voglia di entrare in Soldier, era dettata proprio dal
grande desiderio di rivedere Zack.
-Simpatico?-
ripetè Sephiroth, a voce bassa.
Helinor annuì,
anche se pensò che “simpatico” non fosse proprio il termine adatto a descrivere
i suoi sentimenti verso di lui. Sentiva una specie di affinità dettata dalla
solitudine che aveva vissuto anche Sephiroth. La connessione tra loro, pensò
Helinor, si basava semplicemente su un fatto di uguaglianza, giacchè vedeva nello
sguardo del platinato tanto di ciò che apparteneva anche al suo.
-Sì.- Semplificò
Helinor. Dopotutto, conosceva molto bene la solitudine nello sguardo del
platinato.-Potremmo addirittura essere amici, se tu non fossi così serio... ma
in fondo...-
Potremmo essere amici comunque, perché un amico è
una persona speciale che sa apprezzare anche i difetti della persona a cui
vuole bene...
-Non farmi
ridere. Noi siamo nemici, e i nemici si combattono a vicenda.- Replicò
Sephiroth.
Ma dentro di sé,
sorrise. Negli occhi di Helinor poteva leggere qualcosa che li accomunava; un
piccolo ponte di comunicazione fragile e delicato, ma era comunque qualcosa.
Aveva sperimentato che trovare qualcuno simile a lui era un’impresa a dir poco
impossibile, e anche se Helinor non era proprio ciò che aveva sempre avuto in
mente, sentiva che c’era qualcosa di lei, in lui.
Forse era
soltanto la solitudine e l’amarezza, o forse era il desiderio di credere in
qualcosa di migliore, in un fine più alto legato alla loro esistenza.
-Helinor...-
-Sì?-
Le domande si
affollarono nella testa di Sephiroth, tanto che alla fine lui riuscì soltanto a
dire:-C’è qualcuno che aspetta qui fuori...-
Lei spalancò gli
occhi, confusa.
-Io devo
andare... gli dico di entrare, va bene?- chiese Sephiroth. Lei annuì.
Il Soldier uscì
e al suo posto entrò Uriah.
-Finalmente hai
finito di cospirare contro l’Ombra...- disse Uriah, con una punta di sarcasmo
nella voce.
Helinor guardò
il suo volto pallido.-Come stai?-
Lui si passò una
mano sul viso e si coprì gli occhi stanchi.-Non molto bene...-
-Vuoi sederti?-
domandò Helinor, indicando il sacco a pelo disteso a terra. Lui acconsentì
all’invito e si lasciò scivolare sul fagotto di coperte con un sonoro sbuffo.
La ragazza gli
si sedette vicino.
-Forse ho sbagliato
tutto...- esordì Uriah, mentre raccoglieva le ginocchia al petto.-Forse questo
posto non è quello che ho sempre pensato.-
-In che senso?-
-Una nuova casa-
disse il ragazzo con voce tremante.-Un posto dove essere in pace con me stesso.
Credevo che l’Ombra fosse questo per me, ma mi sbagliavo. Stavo soltanto
cercando di dare un significato a qualcosa che mi è capitato di punto in
bianco. E ora che Nhat non c’è più...-
Helinor lo
fissò, dispiaciuta.
-Nhat è stato
ucciso dal maestro. Ne sono sicuro.-
-Sì. L’avevo
pensato anche io- mormorò Helinor, in risposta.
Uriah appoggiò
il mento alle ginocchia e sospirò.-Credevo che questa fosse la mia famiglia, e
in quanto tale che non l’avrei mai tradita... invece mi sono sbagliato-
-Cosa stai
dicendo, Uriah?- chiese Helinor, perplessa.-Non è che ti stanno venendo strane
idee in mente, eh?-
-Stai parlando
tu, che hai fatto entrare sue Soldier e un Turk in incognito- ribattè Uriah,
stentoreo.
-Non c’entra
niente...- farfugliò Helinor, imbarazzata- adesso stiamo parlando di te, non di
me...-
Uriah abbozzò un
sorrisetto.-Qui non c’è la mia famiglia, Helinor... la mia famiglia è morta
tredici anni fa. Qui non c’è la mia casa, perché la mia casa adesso è abitata
da qualcun altro, o molto propbabilmente è in rovina...-
-Non ti seguo
più...- gli fece notare Helinor.
Lui sollevò una
mano e la avvicinò ad una guancia di Helinor.-Qui non c’è niente per me.-
-Non è vero...-
bisbigliò Helinor. Non capiva eprchè Uriah stesse facendo quello strano
discorso, ma intuì che qualunque cosa avesse detto non sarebbe stato nulla
buono, e il cuore di Helinor aveva preso a battere forte. Sentiva una strana
sensazione allo stomaco, come un vuoto, e per un attimo credette di non essere
più seduta a terra, ma sull’orlo di baratro in cui sarebbe caduta da un momento
all’altro.
-Il maestro non
era la persona che credevo- disse Uriah, accarezzando il viso di Helinor.-E ora
che non c’è più neanche Nhat...-
-Ci sono io...-
disse Helinor in un soffio.-Che hai intenzione di fare?-
-Ucciderò Nara...-
Helinor tentò di
allontanarsi da lui, ma il ragazzo l’afferrò prontamente e la strinse a sé,
circondandola con entrambe le braccia.
-Lasciami
andare...- sibilò Helinor.
-No. Non finchè
non mi avrai ascoltato...-
La ragazza
appoggiò la testa al petto di Uriah, in silenzio. Adesso le mancavano davvero
le forze, e il suo cuore si era come fermato.
-Affronterò Nara
nell’arena, alla festa di plenilunio... non lo perdonerò mai per quello che ti
ha fatto... o delle frustate che mi ha dato. Vedi... ci sono persone che
possono cambiare... io sono cambiato. Non voglio più essere un burattino.
Finalmente sono libero, e tutto questo lo devo a te.- Sentì una mano di Helinor
correre sul suo torace e stringere la stoffa della divisa. Si sentì quasi in
colpa, ma non poteva stare zitto.-Tu sei sempre stata quella forte,
intraprendente e un po’ eccentrica. In tutti questi anni ho sempre pensato che
fossi una pazza visionaria, ma non ho mai messo in dubbio il mio affetto per
te. Adesso sento che posso dirtelo...-
-Perché? Perché
adesso?- mormorò Helinor.-Perché in tredici anni non me l’hai mai detto? Ti
prego... sei l’unico che mi è rimasto...-
-No. Tu puoi
avere di meglio, Helinor. La tua vita può continuare, perché tu sei in grado di
andare avanti. Ma io no. Io non sono mai stato come te, mi spiace...- allentò
la presa per permetterle di discostarsi quel tanto che bastava per potersi
guardare l’uno negli occhi dell’altro.-Per me non c’è più niente. Non una
famiglia. Non una casa. Non un’amica.-
-Uriah...-
susurrò Helinor, deglutendo rumorosamente.-Cosa sono io, per te?-
-Tu sei la mia
salvatrice- disse Uriah, posandole due dita sotto il mento.-Sei più di
un’amica. Io ero come morto, dopo l’attacco ai miei genitori, e tu hai saputo
riportarmi alla vita. non lo dimenticherò mai, perché sono in debito con te.
Per questo devo affrontare Nara...-
Helinor tentò di
abbassare la testa, ma le dita di Uriah opposero resistenza, e lei fu costretta
a rimanere nella sua posizione.-... sarò di nuovo sola...-
-Non sarai sola.
Te l’ho detto, tu hai il coraggio necessario per vivere. Io credo in te...-
-Uriah... io...
io...-
Lui sorrise con
calma e le scoccò un lieve bacio sulla fronte.-Ti voglio bene anche io. Non ti
dimenticherò mai.-
Helinor scosse
la testa.-Neanche io...-
-Grazie per avermi
capito.-
-Di niente... è
questo che fanno gli amici... no?- si costrinse a sorridere facendo appello ad
ogni più piccola molecola del suo corpo in grado di darle forza.
Uriah vide la
falsità nascosta da quel sorriso, ma si ritenne soddisfatto. Si alzò, le posò
un’ultima volta la mano sulla testa e uscì di corsa.
-Sarò sola...-
bisbigliò Helinor, incrociando le gambe e iniziando a disegnare cerchi sulla
terra. Si sentiva troppo giù di morale per fare qualsiasi altra cosa, e al
pensiero che a breve sarebbe dovuta andare all’allenamento insieme a Nara sentì
una dolorosa morsa allo stomaco.
Si alzò a fatica
e si posò il dorso della mano guantata sulle labbra per frenare quelle lacrime
che continuavano a insistere per scendere dai suoi occhi. Respirò profondamente.
Avrebbe soffocato qualsiasi dolore nel combattimento. Gammon le avrebbe dato
volentieri il permesso di girare per la pianura in cerca di mostri. Dopotutto,
Gammon aveva un’inclinazione particolare nel darle il permesso di fare
qualsiasi cosa che avrebbe potuto ferirla.
Sarò sola...
Sarò sola di nuovo...
Nara lo ucciderà... e se non lo farà lui, ci penserà
Gammon.
In entrambi i casi, sarò di nuovo sola.
(...)
-Divideremo le
truppe in due squadre composte da venti uomini. In tutto avremo quindici Soldier
di Terza classe, quattro Soldier di Seconda Classe; un Soldier di prima classe
per la squadra A e un Turk per la squadra B. Quaranta soldati in tutto.
Chiaro?-
Zack correva
dietro a Angeal, mentre il corridoio rimbombava dei loro passi e delle parole
precise e sicure del Soldier di prima classe.
-Angeal...
perché due squadre? Sono solo una trentina di ragazzi, dopotutto...- disse
Zack, trotterellando dietro al suo maestro che attraversava il corridoio a
grandi falcate.
-La squadra A è
addetta alla soppressione. Noi due facciamo parte di questa partizione- lo
informò Angeal, svoltando un angolo.
Zack fu lì lì per inciampare quando Angeal cambiò direzione, gli andò
dietro cercando di stare al suo passo, ma era un’impresa.-Sopressione?!-
-Hai capito, no?
Noi dobbiamo distruggere l’accampamento. L’ordine è di non lasciare superstiti-
-Ma Angeal...
credevo che il presidente volesse stringere un’alleanza con loro...- disse
Zack, confuso.
-Voleva.- Fece
Angeal, fermandosi di botto. Zack si bloccò appena in tempo per non
travolgerlo.-Ma credo che tutto questo improvviso desiderio di attaccare sia
dettato dal messaggio che abbiamo consegnato...-
-Quello che ti
ha dato Gammon e che non dovevamo aprire per nulla al mondo?- domandò Zack,
grattandosi la nuca.
Angeal lo
guardò.-Esatto Zack, vedo che sei attento.-
-Io sono sempre
attento!-
-Sì, come no...
nella tua testa forse.- Replicò Angeal, dopodichè si gettò di nuovo a capofitto
lungo il corridoio.
Arrivarono
all’ascensore e lo imboccarono prima che le porte si richiudessero.
-E la squadra
B?-
-Devono tenere i
prigionieri.-
-Ma insomma, che
dobbiamo fare? Li dobbiamo uccidere o catturare?- domandò Zack con una tale
veemenza da aggiudicarsi un’occhiataccia di Angeal e una sessione di allenamento
speciale.
-Non tutti vanno
uccisi, se tu avessi letto il dossier che ti ho fatto consegnare stamattina,
dossier che tra l’altro, Lazard ha distribuito a tutti, avresti scoperto che
alcuni vanno catturati vivi.- Lo rimproverò Angeal, premendo il pulsante che li
avrebbe portati al piano terra.
Zack fece mente
locale. Dossier? Mai visti dossier in vita sua... a meno che...
-Zack! Zack! Sono Kunsel! Devi aprirmi, è una cosa
importante!-
-Puoi scortartelo! Sono stufo dei tuoi scherzi!-
-Dai Zack, giuro che non volevo rovesciarti addosso
quel secchio di vernice...!-
-NO! Devo farmi una doccia! Smamma!-
-Come vuoi! Ma dopo non prendertela con me!-
-Cavolo!-
ringhiò Zack, stringendo un pugno.-Kunsel...-
-Sì, si chiamava
proprio così il ragazzo a cui ho detto di portarti i documenti- disse Angeal,
in tono severo. Lo spazio tra le sue folte sopracciglia si era ridotto ai
minimi termini, tanto le teneva aggrottate.
Zack
arrossì.-Sii buono, Angeal... non è che mi daresti qualche informazione...-
-Spero per te
che ne sia valsa la pena.-
-In che senso?-
-Non do
informazioni gratuite- lo rimbeccò Angeal, con una nota di divertimento nella
voce che a Zack non prometteva nulla di buono.
-Ah... non
voglio pulire i bagni!- piagnucolò Zack.-Io sono un Soldier, non una donna
delle pulizie!- si zittì non appena Angeal gli ebbe lanciato l’ennesima
occhiataccia della giornata.
-Silver Gammon,
Helinor Hinari, Gofna Brown e il nostro carceriere, Taiji... non so se te lo ricordi...-
-Certo che me lo
ricordo. Mi ricordo tutti tranne questa Gofna... ha un nome davvero simpatico!-
fece Zack, con un sorriso a trentadue denti.
-Bizzarro,
direi. Mi piacerebbe proprio vederla al fianco di Sephiroth- aggiunse poi, tra
sé e sé.
-Hai detto
qualcosa?-
-No, no. Tieni,
la foto è questa. Ma ti costerà una settimana di allenamenti supplementari.-
-Ma! Angeal!!!-
esclamò Zack, disperato.
Angeal fu
irremovibile.-Devi essere più disciplinato, più controllato, più riflessivo...
più tutto!- rimproverò.-Zack, io non vivrò in eterno, e presto ti assegneranno
missioni che dovrai compiere anche da solo! Devi darti una svegliata!-
Le porte
dell’ascensore si aprirono.-E la prossima volta che buttate a terra un secchio
di vernice, giuro che vi faccio pulire con lo spazzolino da denti!-
Zack aprì la
bocca per ribattere, ma Angeal era già volato via. Lo seguì.
Chissà come
stava Helinor. Era passato un bel po’ di tempo dal loro ultimo incontro...
(...)
-Avalanche...-
Il presidente
poggiò i gomiti sulla sua scrivania e intrecciò le dita delle mani, guardando
fisso davanti a sé con aria vacua.
L’uomo di fronte
a lui teneva in mano un foglio completamente bianco, se non per la scritta
“AVALANCHE”, che occupava gran parte dello spazio vuoto.
-Gammon... quel...
lo sapevo che alla fine sarebbe spuntato fuori nuovamente. Lui e
quell’organizzazione di incompetenti inconcludenti...- disse Shinra.
-P-Presidente,
io non credo che ci sia nulla di cui preoccuparsi. Ho già predisposto quaranta
Soldier per un attacco all’accampamento di Silver Gammon.-
-Bene,
Heiddegger- si complimentò Shinra, che già iniziava a sentirsi più sollevato.-E
Verdot?-
-Sta ancora
cercando i documenti rubati- disse Heiddegger, posando il foglio sulla
scrivania del presidente con mani tremanti.-Sembra che quella signorina li
abbia nascosti bene...-
-Karima...-
bisbigliò Shinra, avvicianando i palmi delle mani l’una all’altra.-Non mi sarei
mai aspettato nulla di simile... voglio Verdot a Kalm. Si dice che uno dei
gruppi di questa nuova resistenza sia locato lì... posso giocarmi il cravattino
che Gammon è in contatto con loro, e mentre tu te la sbrighi con l’Ombra, mi serve
che Verdot si occupi di Kalm.-
-Bene, bene,
bene...- disse una voce fastidiosa alle loro spalle.-Ho saputo che un mio
vecchio collega è stato catalogato nella lista dei prossimi prigionieri.- Si
sfregò le mani.-Non vedo l’ora di mettere di nuovo le mani su di lui...-
Il professore
che fino ad allora era rimasto in disparte, sorrise gaiamente.-E tutto per il
bene della scienza.-
-Ovviamente,
professor Hojo.- Disse Shinra, con un sorriso mellifluo.-So quanto dev’essere
stato difficile per lei perdere tre cavie in poco tempo, ma credo che il suo
collega Foster, sarà di ritorno a breve. Come vede, almeno una l’abbiamo
recuperata.-
-Ho sentito che
adesso si fa chiamare Taiji- osservò Hojo, contrariato.-Un successo buttato
così... che spreco per il progresso...-
-A proposito di
progresso, professore. Io e lei dobbiamo discutere di una faccenda...
Heidegger, lasciaci soli.-
Angolino dell’autrice:
questo è l’ultimo capitolo prima della partenzaaaa! Sigh, mi mancherete tuttiiii! (Guarda che non vai in guerra – nd Sephiroth)
Beh, mettiamola così: i prossimi capitoli saranno pieni di colpi di scena, dunque mi farò perdonare per la mia lunga assenza... u.u mi mancheranno gli aggiornamenti… Sob sob... e mi mancherà la mia cara nipote (che tra parentesi saluto e ringrazio) XD
Saluto anche la mia maestra ç_ç!!! E grazie per tutta la pazienza che hai con questo impiastro che sono!!!
E infine KiaElle, che è già in vacanza!! U.u per lo meno adesso so che non l’ha rapita Jenova XD
the one winged angel: nipoteeee! Mi mancherai tantissimoooo! Sigh, hai sempre la pazienza di lasciare delle recensioni fantastiche *me commossa* …
Comunqueeee… è_è cattivo Tseng, cattivo!!! Adesso butteremo la tua statua e la regaleremo a Genesis (anche io voglio una statua! Perché a me non ci pensa nessuno? – nd Genesis)! XD
Sì, era Kay che origliava XD Solo lui poteva farsi beccare, di tutta l’ogranizzazione. Forse si è svegliato, ma nel modo sbagliato... XD. Qualcuno dovrebbe appenderlo da qualche patre in modo che non faccia più danni u.u. Dai Sephy, contiamo su di te!
Secondo me sei una ragazza molto saggia nipote ^^, non sottovalutarti. Dici un sacco di cose intelligenti, per quanto mi riguarda. Ma sì, capiamo Nara, poveraccio. Ha avuto una brutta storia... e ha incontrato il capo dei capi (Gammon) che gli ha dato solo quello che voleva. Stando con Gammon si sente accettato e speciale, al contrario di come si sentiva con i suoi genitori. Per questo quello che è potrebbe essere un affetto puro e semplice, è diventata una mania di servilismo nei confronti di Gammon. Dopotutto, anche Nara ha bisogno di affetto... anche se non lo sa *-*. Fa parte della mia visione secondo il quale tutti gli esseri umani sono portati ad amare, in modi diversi, ma nessuno è escluso da questa regola. Che ne dici nipote? Non so neanche io se ho espresso il concetto in modo efficace *-*
Non sai quanto mi rendi felice dicendomi che vorresti leggere un mio libro ^^. Sono la persona più felice del mondo! *abbraccia* Yeeee! Pubblicherò un libro, te lo prometto!!! Giuro sul sommo Sephy che lo farò!
W LA NIPOTEEEE!!!
Un bacione enorme e buone vacanze, visto che presto partirai anche tuuu! Ti auguro tanto divertimento!!! ^^