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Autore: braver than nana    31/07/2010    6 recensioni
*Partecipante al contest "Team Contest - Speciale Team 10" da Rota23*
*Partecipante alla "Love Challenge - Do you love me?" di Mayumi-san*
Era l’amicizia più bella del mondo, la loro e lei avrebbe fatto di tutto per difenderla.
I ricordi del giorno in cui erano diventati un trio a tutti gli effetti erano come marchiati a fuoco nella sua memoria. Perché tra di loro era nato tutto molto prima che il Sensei Iruka li assegnasse ad Asuma, molto prima che formassero insieme il Team 10. Senza obblighi imposti da coprifronte e missioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore : Nana° (nanaosaki93 su efp)
Titolo : Heartquake.
Genere : Introspettivo, Sentimentale.
Rating : verde.
Personaggi/Pairing : Shikamaru Nara, Ino Yamanaka, Choji Akimichi.
Avvertimenti : OneShot,

Heartquake.

She had an earthquake on her mind.

Era l’amicizia più bella del mondo, la loro e lei avrebbe fatto di tutto per difenderla.
I ricordi del giorno in cui erano diventati un trio a tutti gli effetti erano come marchiati a fuoco nella sua memoria. Perché tra di loro era nato tutto molto prima che il Sensei Iruka li assegnasse ad Asuma, molto prima che formassero insieme il Team 10. Senza obblighi imposti da coprifronte e missioni.
Loro erano amici. E lo erano da così tanto tempo che una vita senza quei due ninja da strapazzo non sarebbe mai potuta essere completa.

Le loro vite si erano bruscamente incontrate in una lontana e afosa giornata di Luglio.

La famiglia che abitava nella residenza vicino quella degli Yamanaka festeggiava il settimo compleanno del figlio più piccolo. Era stata invitata anche la piccola Ino ma lei si era categoricamente opposta perché non sopportava l’odore di cane e i giochi fangosi con i quali si divertiva il festeggiato.
Suo padre si era leggermente arrabbiato con lei ma alla fine aveva semplicemente impacchettato un regalo e lo aveva fatto ricevere al piccolo Inuzuka mentre la bambina con i capelli legati in due codine sfuggiva di nascosto dal retro della grande casa.
Era uscita con l’intenzione di andare a giocare con Sakura, per guardarla mentre si arrabbiava quando la prendeva in giro sulla sua fronte troppo spaziosa ma si era ricordata troppo tardi che i suoi genitori l’avevano messa in punizione, tra l’altro proprio per colpa sua. Rise un po’ al ricordo, la gara per ricerca del fiore più bello le aveva fatte tornare a casa sporche di fango fino alle ginocchia, ma questo non bastò a rallegrarla abbastanza da farle dimenticare la noia e il caldo.
Le strade di Konoha erano afose e poche erano le persone che si addentravano nella città a quell’ora. Lei però aveva trovato un bel modo per divertirsi.  Camminava a testa alta sentendosi padrona di quelle strade senza lasciarsi intimorire dal silenzio che la circondava né dalla vecchiette che ogni tanto si affacciavano alle varie finestre per guardar male chiunque fosse alla loro portata.
Poi, senza rendersene conto era arrivata all’unico campo di addestramento della città. Sorrise correndo verso i tre tronchi impiantati nel terreno, sfiorò con una mano quello centrale e sentì un brivido trafiggerle la schiena. Quello era il posto in cui, tra cinque anni, avrebbe avuto l’onore di allenarsi. In quel luogo sarebbe diventata un ninja, proprio come lo era suo padre, come lo era stata la sua mamma.
Proprio come ogni volta che certi ricordi le attraversavano la memoria il suo viso si rabbuiò leggermente, per poi ritornare allegro nel guardarsi attorno. Non bisognava essere tristi in una giornata bella come quella, in un posto verde e incontaminato come quello.

Aveva raccolto dei fiori per la sua mamma e quando si era voltata il sole stava già tramontando. Dietro gli alberi il cielo era diventato arancione e le nuvole si erano colorate di rosa e violetto.
Era rimasta incantata a fissare quella moltitudine di colori fino a quando, da dietro un cespuglio, non sentì qualcosa che si muoveva. Era già pronta a scappare via spaventata quando dagli arbusti spuntò un volto, rivelando un ragazzino che sembrava della sua stessa età.

« Ciao. »
« Chi sei? »
« Che risposta fastidiosa. Se non sei gentile con me non te lo dico come mi chiamo. »
« Tra poco pioverà… »

Ino non sopportava i bambini che facevano gli antipatici e da brava dispettosa aveva imbronciato il suo bel faccino e assunto la sua solita posa da offesa, incrociando le braccia  e gonfiando le guance. Se quel bambino voleva parlare con lei avrebbe dovuto chiederle scusa invece di parlare di cose stupide come il tempo.
Quando però non arrivò nessuna risposta la bambina si ritrovò costretta a cercare con lo sguardo il ragazzino dai capelli legati così in alto da farlo assomigliare a un frutto che una volta aveva visto su una bancarella al mercato, ritrovandolo tutto concentrato a togliere varie foglioline dal pantalone scuro.
L’aveva totalmente ignorata ed era così arrabbiata che se non fosse stata una bambina beneducata gli avrebbe urlato contro quanto gli stava antipatico. Pensò subito che una persona del genere non sarebbe mai e poi mai potuta essere suo amico.
Una voce che veniva dal luogo dal quale sembrava essere uscito quel mostriciattolo la distrasse da quei pensieri.

« Shikamaru, dove sei finito? Se quando torno a casa si è fatto già buio la mamma non mi comprerà più le patatine! »
« Continua a camminare dritto, ho trovato l’uscita. »

Il secondo bambino sembrava sul punto di scoppiare a piangere quando uscì correndo dal boschetto che circondava lo spiazzo, era piuttosto robusto ma sembrava essere più piccolo di loro due ed era così preoccupato da non rendersi conto di dove camminava, cadendo addosso alla sconosciuta.
Quando guardò verso di lei, rimasta come una sciocca a fissare la scena, gli sorrise.

« Ciao. » ripeté per la seconda volta, sperando che almeno questa volta avrebbe ricevuto una risposta decente.
« Ciao. Io sono Choji, tu come ti chiami? Scusa se ti sono caduto addosso. »

Finalmente qualcuno che conosceva le buone maniere. Lei sorrise cercando di non badare al fatto che la stava schiacciando e quando lui si alzò le porse una mano per rialzarsi.

« Mi chiamo Yamanaka. Yamanaka Ino. Tu sei proprio un bambino gentile. »

Pronunciò l’ultima frase alludendo all’altro ragazzino che nel frattempo si era avvicinato ai due. Quando si rese conto che la stava guardando avrebbe voluto vendicarsi facendogli una linguaccia ma lui, con fare annoiato, allungò il braccio porgendogli un piccolo mazzetto rovinato di fiori.

« Questi sono i tuoi fiori, no? Peccato che Choji li abbia schiacciati, erano belli. »
« Gra-grazie. »

Quando li prese, quasi strappandoglieli dalle mani, si rese conto di essere arrossita dalla testa ai piedi. Aveva subito pensato che fosse una dichiarazione e lei era troppo piccola per ricevere fiori dai maschietti.
Come aveva detto Shikamaru i fiori erano quasi totalmente rovinati. Li guardò un po’ triste perché il piccolo bouquet sarebbe dovuto essere della sua mamma.
Pensandoci quel bambino non era poi così antipatico come aveva pensato appena si erano conosciuti. Aveva detto che i suoi fiori erano belli quindi non doveva essere una persona cattiva. Quando rialzò lo sguardo su i due sorrideva contenta.

Fu così che i loro padri li trovarono quella sera. Il sole era già tramontato e le sottili gocce di pioggia tipicamente estiva previste da Shikamaru cadevano bagnandoli mentre ridevano per qualsiasi cosa. Il piccolo Akimichi non ricevette le sue amate patatine per i successivi due giorni ma da quel giorno le loro vite presero una direzione che li avrebbe visti uniti per tutto il resto della loro vita.
Chouza glielo anticipato ridendo, quella sera, mentre chiacchierava con i suoi vecchi compagni di squadra smarriti da troppo tempo. Lo aveva detto scherzando, ma in realtà sperava che i tre rimanessero uniti come il precedente Team Ino-Shika-Cho.
Se quell’incontro non fosse mai avvenuto probabilmente adesso non sarebbero stati  nel campo d’addestramento a guardarsi in cagnesco mentre il sole tramonta per l’ennesima volta.
Erano passati più di dieci anni da quel giorno e non era cambiato quasi nulla.

Shikamaru sbadigliava nel momento sbagliato e riceveva un pugno sulla testa da una Ino ormai stanca di fare la brava bambina. Era un momento serio e come al solito facevano finta di nulla.
Sentiva i loro sguardi addosso solo adesso erano come carichi di aspettative. Sentiva che dentro di se si scatenava un putiferio di emozioni. Come un terremoto violentissimo, che buttava a terra ogni certezza che aveva costruito fino a quel momento.

« Quindi, se nessuno ha nulla da dire, io andrei. »
« No! Choji, ti prego, aspetta. »

Lei lo guardava implorandolo con gli occhi. Non poteva davvero lasciarla sola con lui, dovevano rimanere tutti insieme. Lui sbuffò leggermente ma, incapace di resistere a quei grandi occhi azzurri, cedette sedendosi con un tonfo sul terreno.

« Pioverà anche oggi. »

La voce del Nara era cambiata molto da quando si erano conosciuti. Ormai aveva una voce adatta ad un uomo. Aveva pronunciato parole molto simili a quelle di quel giorno ma adesso avevano un significato totalmente diverso.
La pioggia la odiavano tutti, a Konoha. Infondo l’uomo della pioggia aveva distrutto il villaggio.
Ma per loro aveva un significato completamente diverso. Era in un giorno di pioggia che avevano perso il loro maestro, solo in giorni come quelli si sentivano autorizzati a piangere liberamente. Se dell’acqua calda e sottile stava per cadere dal cielo significava solo una cosa: sarebbe successo qualcosa di brutto e irreparabile.
Anche quando le avevano detto che la sua mamma era morta, il cielo aveva nascosto le sue lacrime confondendole con altra acqua più dolce.
A quel pensiero Ino tremò impercettibilmente ed entrambi i compagni dovettero trattenere l’impulso di correre a consolarla, ad abbracciarla.
Sapevano che lei era fragile. Faceva la forte, combatteva ed era sempre pronta a fare qualsiasi cosa per loro, ma dentro era maledettamente fragile. E ora stava soffrendo per la situazione che si era venuta a creare.
Non voleva deludere nessuno, lei. Era fatta così.

« Cercherò di essere breve, così potremmo tutti andare al compleanno di Kiba. »

Tutti e tre alzarono lo sguardo contemporaneamente. Gli occhi neri di Choji passavano velocemente in rassegna quelli marroni di Shikamaru e quelli assurdamente azzurri di Ino per controllare se fossero entrambi pronti a ricevere il colpo.

« Mi sono innamorato di Ino. »

Il singhiozzo che lei aveva cercato di contenere esplose per tutta la radura. Le mani le coprivano il viso mentre si inginocchiava vicino al compagno, per poi abbracciarlo nascondendo il suo pianto sulla sua spalla.
In lontananza nuvoloni oscuravano il cielo.

« Quando? »
« Da sempre Shikamaru. La amo dal primo momento in cui l’ho vista. »
« Perché? »
« Mi stai chiedendo perché la amo? Sono convinto che tu lo sai almeno quanto me. »

Choji non voleva arrabbiarsi, non voleva litigare con il suo migliore amico per Ino. Era tutto quello che aveva chiesto agli dei per quella giornata nonostante sapeva che sarebbe stata un’impresa ardua.
Ingoiò ogni brutta parola che sentiva nascere nella gola e sospirò frustrato stringendo la ragazza ancora più vicina.

« Shika, non… non volevamo tenertelo nascosto. Io, noi… Avevo così paura. »

Aveva alzato il volto per guardarlo mentre parlava ma non era riuscita a pronunciare l’ultima frase a testa alta. Si vergognava di essere stata così vigliacca.
Il sole era totalmente scomparso dietro gli alberi e le ombre erano così lunghe che quella del Nara, ancora in piedi, arrivava fino al confine del campo. Sembrava grande e imponente come mai lo era stato. In quel momento, per la prima volta nella sua vita, Ino ebbe paura di Shikamaru.
Era impossibile pensare che li avrebbe attaccarti ma inconsciamente ebbe paura di lui, della sua possibile reazione, di perderlo per sempre. Le scosse che le scuotevano il petto si facevano sempre più violente.
Un fulmine aveva squarciato un cielo lontano.

Quando anche lui si lasciò cadere per terra, a qualche metro da loro, era pronta a tutto, convinta che le sue parole avrebbero ferito come se fossero stati pugnali appuntiti.

« Che seccatura, il vento sta cambiando… Ho sbagliato un’altra volta previsione del tempo. Il compleanno di Kiba questa volta non verrà rovinato dall’ennesima alluvione.»

Rimasero zitti per qualche secondo, assimilando la frase sconclusionata di Shikamaru. Quando tutti arrivarono alla stessa conclusione scoppiarono in una fragorosa risata più potente di qualsiasi altro tuono.
Infondo loro erano amici e se adesso il suo cuore straripava d’amore e di gioia, si rese conto che non avrebbe dovuto dubitare di nessuno di loro.
Il terremoto era finito, adesso bisognava solamente impegnarsi per costruire insieme un nuovo futuro.

I almost heard her cry out as I left her far behind
And knew the world was crashing down around her.

Fine.

Questa fic ha partecipato al contest "Team Contest - Speciale Team 10" indetto da Rota23 [ringrazio ancora mille volte per la precisione e la velocità :)] e alla Love Challenge di Mayumi-san.

Credo che Ino sia completamente fuori carattere ma tutto sommato mi piace : )

Nacchan.
   
 
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